Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non della Russia

Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non della Russia

Messaggioda Berto » sab mar 05, 2022 11:04 pm

Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non dei russi e della Russia
viewtopic.php?f=143&t=3000


Violazione dei diritti umani, civili e politici del popolo ucraino dell'Ucraina e degli ucraini in Crimea e nel Donbass che sono territori dell'Ucraina;
mediante demonizzazione calunniosa e interpretazioni menzognere della storia,
terrorismo e violenza politica della minoranza russofila in Ucraina, in Crimea e nel Donbass
e successiva criminale aggressione con invasione e occupazione militare che ha causato e che sta causando distruzione e stragi.

Con il sostegno demenziale e irresponsabile
inizialmente della Lega di Salvini, del Consiglio regionale veneto di Zaia e della minoranza venetista venezianista indipendentista che continua vergognosamente a tutt'oggi.

Venetismo venezianista indipendentista che ha ingannato e continua a ingannare i veneti con la sua propaganda menzognera sulla storia del Veneto e i suoi dogmi fideistici e che viola i diritti umani, civili e politici dei veneti, della maggioranza dei veneti che si vuole italiana sia pure con una forte autonomia, più o meno allo stesso modo adoperato dalla minoranza russofila nel Donbass e in Ucraina (questa con l'aggravante del sostegno politico e militare della Russia nazifascista e imperialista di Putin che ha prodotto il terrorismo, la guerra civile e l'aggressione fisica con stupro dell'intera Ucraina);
venetismo che è anche vergognosamente e demenzialmente, fortemente antisemita e antisraeliano.


Io veneto non provo più alcuna simpatia, alcun sentimento di fratellanza e di amore per questa minoranza demenziale e la sua malvagia deriva contro i diritti umani, civili e politici della maggioranza dei veneti, degli ucraini, e degli ebrei di Israele.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » sab mar 05, 2022 11:07 pm

Indice:

1)
Sintesi e premessa

2)
Fine dell''URSS e nascita degli stati ex URSS, tra cui l'Ucraina - 1991

3)
Referendo per l'indipendenza dell'Ucraina e dati del Donbass - 1991

4)
Memorandum di Budapest - 1994

5)
Demografia del Donbass censimento 2001 e composizione etnica dell'Ucraina

6)
Il presunto golpe ucraino di Kiev, con cui gli ucraini si liberavano del giogo politico degli oligarchi ucraini filorussi al potere

7)
Gli oligarchi ucraini ex URSS e filorussi di cui gli ucraini si sono liberati nel 2014 con la Rivolta di Kiev

8)
Destabilizzazione dell'Ucraina, del Donbass e della Crimea ad opera della Russia nazi fascista e imperialista di Putin e dei terroristi nazifascsiti ucraini russofili

9)
L'invasione e l'occupazione militare russa della Crimea, dopo averla destabilizzata con la promozione di movimenti ideologico politici e formazioni paramilitari anti ucraini a danno dell'Ucraina e della consistente minoranza ucraina della Crimea.

10)
Violazione dei diritti umani, civili e politici della maggioranza ucraina del Donbass, il terrorismo della minoranza russofila sostenuto e finanziato dalla Russia

11)
Demonizzazione e calunnie contro l'Ucraina, il popolo ucraino e gli ucraini della Crimea e del Donbass

12)
I bambini morti del Donbass

13)
La strage di Odesa con pronuncia alla ucraina e non alla russa Odessa

14)
Il battaglione nazista degli ucraini Azov e l'accusa di nazismo all'Ucraina

15)
Il caso dell'uccisione del giornalista italiano e del suo accompagnatore il dissidente russo

16)
Violazione degli accordi di Minsk

17)
L'espansione della NATO e la presunta minaccia alla Russia

18)
Stupro dell'Ucraina e violazione dei suoi diritti

19)
Paragoni fuori luogo con il bombardamento della Serbia da parte della NATO e altri in Libia, Sria, Iraq.

20)
I conflitti e la violenza in Ucraina, in Crimea e nel Donbass sono iniziati con l'avvento di Putin al potere in Russia e del Risveglio nazi nazionalista, fascio zarista e imperialista della Grande Russia, a spese dei popoli russi, degli ex paesi liberatisi dall'URSS con il suo crolloe delle aree in precedenza dominio dell'Impero russo degli Zar.

21)
Grazie a tutti colororo che aiutano l'Ucraina e gli ucraini contro il nazifascista russo che si è dimostrato peggio di Stalin e di Hitler e di Moametto

22)
La vergogna di quelli che si schierano contro l'Ucraina e a favore del criminale Putin e che giustificano l'aggressione perché l'Ucraina preferiva aderire alla UE e all'Occidente e la loro fratellanza e l'Alleanza Atlantica della NATO pittusto che la Russia nazifascista imperialista e antidemocratica di Putin che e che sparlano dell'Ucraina demonizzandola persino perché si difende dall'aggressione di questo criminale che è sicuramente peggio di Hitler, di Stalin e di Moametto

23)
Nessun genocidio di russofoni russofili nel Donbass ucraino ad opera degli ucraini, la Corte Internazionale condanna la Russia di Putin e il nazifascista Putin per crimini contro l'umanità

24
Ucraina/Russia sintesi e cronologia del conflitto

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Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non della Russia

Messaggioda Berto » sab mar 05, 2022 11:08 pm

1)
Sintesi e premessa


Vedasi capitolo 20
I conflitti e la violenza in Ucraina, in Crimea e nel Donbass sono iniziati con l'avvento di Putin al potere in Russia e del Risveglio nazi nazionalista, fascio zarista e imperialista della Grande Russia, a spese dei popoli russi, degli ex paesi liberatisi dall'URSS con il suo crollo e delle aree in precedenza dominio dell'Impero russo degli Zar.


Il Donbass è un territorio che è parte integrante dello stato dell'Ucraina fin dalla sua nascita nel 1991


1991
La dissoluzione dell'Unione Sovietica fu il processo di disgregazione che coinvolse il sistema politico, economico e la struttura sociale dell'Unione Sovietica, compreso tra il 19 gennaio 1990 e il 31 dicembre 1991, portando alla scomparsa dell'Unione Sovietica, all'indipendenza delle repubbliche sovietiche e alla restaurazione dell'indipendenza nelle repubbliche baltiche, dando così nascita ai cosiddetti Stati post-sovietici.
https://it.wikipedia.org/wiki/Dissoluzi ... _Sovietica

1991
L'Ucraina come stato è nata dalla disgregazione dell'URSS
Nel 1991 al crollo dell'orrido regime comunista dell'URSS organizzato attorno alla Russia di Mosca in Ucraina si tenne un referendo per l'indipendenza
Le città e i cittadini del Donbass in questo referendo del 1991 dissero in massa sì all'indipendenza dell'Ucraina dalla Russia dell'URSS.
https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991
Donec'k- Oblast' di Donec'k 76,85
Luhans'k - Oblast' di Luhans'k 83,86
Charkiv- Oblast' di Charkiv 75,83%


Il primo dicembre 1991 fu tenuto in Ucraina il referendum sull’indipendenza
L'unica domanda scritta sulle schede era: "Approvi l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell'Ucraina?" con il testo dell'Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell'Ucraina per confermare l'Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.
Vinsero i SI con una percentuale del 90,32%.
I SI vinsero in TUTTE le regioni del paese.
In Crimea i SI ottennero il 54,19% dei suffragi.
E quindi anche nella russofona Crimea e nel russofono Donbass vinsero gli indipendentisti a grande maggioranza.




1994
Il memorandum di Budapest firmato il 5 dicembre 1994, con cui l'Ucraina consegnava alla Russia 1900 testate nucleari in suo possesso. In cambio ricevette assicurazioni che i firmatari si impegnavano a:
Rispettare l'indipendenza e la sovranità ucraina entro i suoi confini dell'epoca.
Astenersi da qualsiasi minaccia o uso della forza contro l'Ucraina.
Capito? Entro i confine dell'epoca, quindi Donbass e Crimea comprese.
E non su trattava di un accordo verbale, di una minuta, di una strizzatina d'occhi, NO, si trattava di un accordo FIRMATO.
Poi, nel 2014 Putin invase la Crimea.
Ed oggi c'è chi si stupisce per la richiesta di entrare nella NATO.
E chi straparla di missili ucraini puntasti su Mosca.
Gli ucraini avevano 1900 missili nucleari e li hanno ceduti...

Il memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza è un accordo, firmato il 5 dicembre 1994, con il quale l'Ucraina accettava di smaltire l'enorme scorta di armi nucleari che aveva ereditato in seguito alla dissoluzione dell'URSS, aderendo al trattato di non proliferazione delle armi nucleari. Le testate nucleari (1.900) furono di conseguenza inviate in Russia per lo smantellamento nei successivi due anni.

https://it.wikipedia.org/wiki/Memorandu ... _sicurezza

In cambio, l'Ucraina ha ottenuto garanzie da Russia, Stati Uniti e Regno Unito, successivamente anche da Cina e Francia, per la sua sicurezza, indipendenza ed integrità territoriale; l'effetto vincolante di questo impegno è discusso, almeno nella parte in cui farebbe scattare il casus foederis a carico del Regno Unito.


Contenuto dell'accordo

Secondo il memorandum, la Russia, gli Stati Uniti e il Regno Unito concordano, in cambio dell'adesione dell'Ucraina al trattato di non proliferazione delle armi nucleari e del trasferimento del suo arsenale nucleare in Russia a:

Rispettare l'indipendenza e la sovranità ucraina entro i suoi confini dell'epoca.
Astenersi da qualsiasi minaccia o uso della forza contro l'Ucraina.
Astenersi dall'utilizzare la pressione economica sull'Ucraina per influenzare la sua politica.
Chiedere l'approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite se vengono usate armi nucleari contro l'Ucraina.
Astenersi dall'usare armi nucleari contro l'Ucraina.
Consultare le altre parti interessate se sorgono domande su questi impegni.

Effetti

Durante la crisi di Crimea del 2014, l'Ucraina ha fatto riferimento a questo trattato per ricordare alla Russia che si è impegnata a rispettare i confini ucraini e agli altri firmatari che ne sono garanti e gli Stati Uniti che hanno sostenuto che il coinvolgimento russo viola i suoi obblighi nei confronti dell'Ucraina ai sensi del Memorandum di Budapest e in palese violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina.



Demografia del Donbass
Oltre ad essere territorio legittimo dell'Ucraina era ed è abitato prevalentemente da ucraini, nel censimento del 2001 si definivano come ucraini il 78,8%, nel 2015, sempre secondo il Centro Razumkov, l’86%, e oggi il 92%.
Solo una minoranza di costoro, circa il 21%, era di lingua russa e politicamente russofila.

Quindi questa minoranza di lingua russa e politicamente russofila non aveva alcun diritto civile e politico alla sovranità democratica su questa terra.

Da un punto di vista dei diritti umani, civili e politici è la maggioranza della popolazione che determina la sovranità politica e non la minoranza, la quale va solo rispettata nelle sue specificità civili e linguistiche.
La pretesa di questa minoranza alla sovranità politica sul Donbass viola i diritti umani, civili e politici della maggioranza della popolazione che è e si sente ucraina.


Non vi è quindi alcun diritto della minoranza russofono-russofila che sia stato violato dall'Ucraina e dagli ucraini del Donbass.
Caso mai è il contrario questa minoranza minimale con l'appoggio della Russia di Putin ha violato i diritti umani, civili e politici della maggioranza ucraina del Donbass.

Chi sostiene questa minoranza criminale e terroristica viola i diritti umani, civili e politici della maggioranza ucraina del Donbass e dello stato ucraino.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non della Russia

Messaggioda Berto » dom mar 06, 2022 8:34 am

Sei miti sul conflitto in Donbass

Alessandra Libutti
25 giugno 2022

https://ormedidonne.com/2022/06/25/bozza-automatica/

Chiunque abbia frequentato i social negli ultimi mesi si è imbattuto in alcune affermazioni sul conflitto in Donbass. Le affermazioni sono spesso seguite dalla citazione di fonti che confermerebbero la veridicità di quanto sostenuto. Vediamole:

1)
Il popolo del Donbass lottava per l’indipendenza e l’Ucraina gliela negava. “Vatti a leggere cosa dice l’ONU!”
2)
Gli ucraini hanno violato i protocolli di Minsk. “Vatti a leggere i rapporti OSCE!”
3)
L’OSCE è un’organizzazione venduta. “Lo sanno tutti!”
4)
Gli ucraini hanno commesso stermini di massa. “Vatti a leggere cosa dice Amnesty International!”
5)
Gli ucraini massacravano i bambini del Donbass. “Ci sono infiniti rapporti a riguardo!”
6)
I nazisti ucraini torturavano e uccidevano i civili. “Lo dicono Amnesty e l’OSCE!”


Ho visionato di circa 600 documenti delle organizzazioni citate, pubblicati tra il 2014 e il 2021 per verificare se le affermazioni trovavano conferma nei rapporti.

Dal risultato della mia indagine è emerso che i sei punti di cui sopra sono dei miti.

Vediamo cosa contengono i documenti.

Primo chiarimento

Dei circa 14.000 morti in Donbass tra il 2014 e il 2021, i morti civili furono circa 3400. La maggior parte delle uccisioni avvenne tra l’aprile 2014 e il 2015 (incluse le 298 vittime del Malaysian Airlines Flight MH17). Dopo, la missione dell’OSCE ebbe più successo, tanto che nel 2021, per esempio, le morti di civili in Donbass furono solo 25. Il conflitto si stava spegnendo.
2016 - Conlitto in Donbass

Mito 1: Il popolo del Donbass lottava per l’indipendenza e l’Ucraina gliela negava

In un articolo precedente avevo già sfatato questo mito. Per quanto in Donbass nel 2014 esistesse una spaccatura tra gli Euromaidan e chi era contrario all’estromissione di Yanukovich, non esisteva una spinta popolare indipendentista.

È accertato, che coloro che chiamiamo “indipendentisti”, erano in realtà una combinazione di militari russi in missione “non ufficiale” (come l’ultranazionalista Igor Girkin), milizie paramilitari russe, tra i quali il Gruppo Wagner, e titushki (criminali locali al servizio di oligarchi legati al Cremlino). Infatti, tutte le organizzazioni di monitoraggio presenti in Donbass si riferiscono a essi come “gruppi armati”, mai come “indipendentisti”.
Da un rapporto tematico OSCE del dicembre 2015:

Nell’aprile 2014 gruppi armati hanno iniziato a sequestrare edifici governativi nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Il 13 aprile 2014 il governo ha annunciato la creazione di un’operazione antiterrorismo (ATO).

Con l’escalation della situazione tra il governo e i neo costituiti “DPR” e “LPR”, il governo ha iniziato a perdere il controllo su alcune parti del la regione e i membri di “LPR” e “DPR” hanno iniziato a prendere il controllo degli edifici governativi, compresi tribunali e procure.

Nell’agosto 2014, il governo ucraino ha iniziato a prepararsi per il trasferimento totale di tutti i tribunali e delle procure a causa della perdita di controllo su alcune aree. Durante questo periodo, i combattimenti in corso hanno separato la regione in aree controllate dal governo e non, divise da una “linea di contatto”.

Non vi era mai stato nessun preponderante supporto popolare all’auto proclamazione delle repubbliche. Si era trattato di un’operazione coordinata dal Cremlino. Lo stesso Girkin ribadì che fu lui a iniziare il conflitto in Donbass perché l’opposizione popolare all’occupazione russa era così forte che si rese necessario l’intervento armato.

Anche uno dei comandanti della Wagner, Marat Gabidullin nella sua autobiografia “Io, comandante di Wagner” sostiene di avere combattuto “dalla parte sbagliata”, perché “Le repubbliche popolari erano tali solo di nome. In realtà erano dittature militari”.


Mito 2: Gli ucraini hanno violato i protocolli di Minsk

Le accuse delle violazioni a Minsk vengono da Mosca e sono state ripetute da chi voleva credere a quella narrativa, anche se non aveva riscontri.

Il Protocollo di Minsk I (2014) e il Protocollo di Minsk II (2015) miravano a porre fine al conflitto in Donbass attraverso un cessate il fuoco e una normalizzazione che avrebbe facilitato le trattative.

Il primo protocollo di Minsk fu ratificato il 5 Settembre 2014. L’OSCE s’incaricò di osservare la situazione umanitaria, far rispettare il cessate il fuoco e il ritiro degli armamenti concordato. Purtroppo, inizialmente si trovò incapace di far rispettare gli accordi perché sia l’una che l’altra fazione mantenevano le rispettive linee non fidandosi a ritirare gli armamenti.

Si cercò allora di risolvere il problema coinvolgendo Francia e Germania creando una negoziazione quadrilaterale con Mosca e Kiev che portò al secondo Protocollo di Minsk l’11 Febbraio 2015.

Anche se il secondo protocollo riuscì a ridurre i combattimenti, non riuscì a fermarli del tutto e il processo fu graduale, con effetti significativi solo a partire dal 2016.

Da notare che agli osservatori OSCE veniva sistematicamente negato l’accesso nelle aree delle autoproclamate repubbliche. Questo limitava la coordinazione delle operazioni di disarmo e di sminamento nella parte del Donbass non controllata da Kiev.
In uno Status Report bimensile OSCE del 20 gennaio 2015, leggiamo:

L’Ambasciatore Ertugrul Apakan, Chief Monitor dell’OSCE SMM in Ucraina, ha invitato tutte le parti a esercitare la massima moderazione nell’Ucraina orientale. L’SMM ha inoltre invitato tutte le parti a fermare immediatamente i combattimenti a est, a ritirare armi pesanti e unità armate dall’aeroporto di Donetsk e da tutte le aree residenziali adiacenti, come concordato nei documenti di Minsk.
Nello Status Report del 3 febbraio 2015:

L’ambasciatore Ertugrul Apakan, ha condannato i bombardamenti a Mariupol il 24 gennaio come un attacco sconsiderato, indiscriminato e vergognoso contro civili innocenti.

In merito a questo incidente l’SMM pubblica un rapporto successivo accertando la provenienza dei missili da una zona controllata dalla Repubblica Popolare di Donetsk.
Per quanto riguarda la violazione di Minsk in merito al graduale disarmo, nel dicembre 2014 l’ONU riferisce:

Sebbene il governo ucraino abbia intrapreso le misure legislative necessarie, inclusa l’emanazione di un’amnistia e una legge sullo status speciale (entrambe successivamente ritirate) per alcune aree di Donetsk e Luhansk, i gruppi armati (ndt. i prorussi) non hanno attuato né rispettato le disposizioni chiave del protocollo di Minsk: come la garanzia del monitoraggio permanente del confine ucraino-russo e la sua verifica da parte dell’OSCE (Organizzazioni per la sicurezza e la cooperazione in Europa); di tenere elezioni locali in conformità con la legge ucraina; e il ritiro di tutti i gruppi armati illegali, dell’equipaggiamento militare, dei militanti e dei mercenari dal territorio dell’Ucraina.

In conclusione: Minsk fallì perché non esisteva una forza di pace consistente che operasse efficacemente per garantire il cessate il fuoco di entrambe le fazioni. D’altra parte, in violazione del protocollo, le repubbliche di Donetsk e Lugansk, negavano l’accesso ai monitor incaricati di supervisionare il disarmo.

In nessun rapporto esiste alcun riferimento al fatto che l’Ucraina avesse per prima violato il protocollo. Nella maggior parte dei rapporti emerge invece che le maggiori ostruzioni al disarmo provenivano dalle due autoproclamate repubbliche.

Il comandante Wagner, Marat Gabidullin ricorda di aver visto i russi bombardare durante i cessate il fuoco e violare Minsk.


Mito 3: L’OSCE è un’organizzazione “venduta”

È un mantra ripetuto da coloro che citano i rapporti dell’OSCE come prova delle loro affermazioni. Quando gli si dimostra che l’OSCE non ha mai descritto le situazioni che citano, allora “tutti sanno che è venduta”.
Chiariamo questo punto:

Nel gennaio del 2015 erano presenti in Ucraina 341 monitor di oltre 40 nazioni, compresi 20 della Federazione Russa. Il numero andò crescendo gradualmente. L’8 febbraio 2021 i monitor erano saliti a 715, di cui 39 della Federazione Russa.
OSCE - Conflitto in Donbass
OSCE – 2021

Per sostenere che 715 monitor di 44 paesi fossero “asserviti alla UE e alla NATO”, compresi i 39 russi, bisogna avere qualcosa di sostanziale. Poiché nessuno ha mai provveduto prove a riguardo, dobbiamo dare per scontato che i rapporti di oltre 700 persone sul campo siano un buon riflesso di quanto avveniva.


Mito 4: Gli ucraini hanno commesso stermini di massa

In quegli anni, anche Amnesty International monitora costantemente la situazione in Donbass. In particolare, nel 2014 si occupa di verificare la veridicità delle accuse del ministro degli esteri russo Lavrov riguardo presunti eccidi perpetrati dagli ucraini.

Un rapporto del 20 ottobre 2014 di Amnesty riferisce di avere investigato sulle accuse di esecuzioni di separatisti filorussi da parte delle forze filo-Kiev. Riporta di non avere riscontrato incidenti nella scala riportata dai media e dalle autorità russe, ma solo incidenti isolati e attribuibili a entrambe le parti.

La ricerca era stata condotta tra la fine di agosto e la fine di settembre 2014. Includeva interviste alle vittime e alle loro famiglie, di testimoni oculari, di funzionari locali nelle regioni di Lugansk e Donetsk, del personale medico e di combattenti da entrambe le parti.

“Non c’è dubbio che omicidi sommari e atrocità siano stati commessi sia dai separatisti filorussi che dalle forze filo-Kiev nell’Ucraina orientale, ma è difficile avere un’idea precisa della portata di questi abusi. È probabile che molti non siano stati ancora smascherati e che altri siano stati deliberatamente registrati erroneamente. È anche chiaro che alcuni dei casi più scioccanti che sono stati riportati, in particolare dai media russi, sono stati enormemente esagerati“, sosteneva John Dalhuisen, Direttore per l’Europa e l’Asia centrale di Amnesty International.

Le “fosse comuni”

Il 23 settembre 2015 i media russi avevano riportato la scoperta di “fosse comuni” a Komunar e Nyzhnya Krynka, due villaggi nella regione di Donetsk, che fino a due giorni prima erano stati controllati dalle forze di Kiev. I media avevano descritto il ritrovamento di corpi di donne con segni di tortura e il corpo di una donna incinta. In seguito, il ministro degli Esteri russo Lavrov aveva affermato che erano stati scoperti oltre 400 corpi in una fossa comune.

Una delegazione di Amnesty International aveva poi visitato la zona il 26 settembre. La delegazione aveva trovato prove del coinvolgimento delle forze di Kiev nelle esecuzioni di quattro uomini sepolti in due tombe vicino al villaggio di Komunar.

“La realtà dietro le affermazioni russe di fosse comuni a Nyzhnya Krynka è distorta. Si tratta dell’uccisione di quattro residenti locali da parte delle forze armate ucraine regolari o dei battaglioni di volontari che operano nell’area. Devono essere investigate, ma sono la dimostrazione che le accuse di abusi sono gonfiate, in particolare dalle autorità russe nella guerra di propaganda parallela”, dichiarava John Dalhuisen.

Amnesty International riceve anche denunce di esecuzioni in Donbass da parte delle forze separatiste. Tra le vittime figurano attivisti filo-ucraini e sospetti simpatizzanti, criminali locali e combattenti detenuti. I corpi recavano segni di tortura.
Esecuzioni

In merito alle esecuzioni di persone che si erano arrese, un rapporto dell’ONU rileva che entrambe le fazioni sono responsabili di violazioni.

I gruppi armati hanno iniziato a ricorrere a esecuzioni sommarie e omicidi già nell’aprile 2014. Hanno principalmente giustiziato individui che avevano opinioni esplicite “pro-unità” o che si credeva avessero tali opinioni, o fornito o si credeva che avessero fornito sostegno alle forze ucraine. Alcune delle esecuzioni sarebbero state eseguite al momento dell’imposizione di una condanna a morte dopo una parvenza di processo giudiziario. In almeno un caso, le vittime potrebbero essere state giustiziate per odio razziale.

Le presunte esecuzioni sommarie o uccisioni da parte delle forze ucraine registrate dall’OHCHR sembrano essere state per lo più dovute alla presunta affiliazione di una vittima con i gruppi armati della “Repubblica popolare di Donetsk” e della “Repubblica popolare di Luhansk”, o dalla sua/ il suo sostegno a loro, o dal punto di vista “separatista” o “filorusso” di una vittima.

Nello stesso rapporto l’ONU ritiene il governo di Kiev poco consistente nell’applicare la giustizia.

Per quanto riguarda le repubbliche separatiste invece, sostiene che fanno semplicemente “finta” d’indagare ma che non hanno mai fornito all’OHCHR informazioni di eventuali processi.

In conclusione, anche i presunti stermini fatti dagli ucraini in Donbass sono un mito. Si sono piuttosto verificati casi di esecuzioni sommarie, vendette e generali violazioni delle convenzioni imputabili a entrambe le fazioni.



Mito 5: Gli ucraini massacravano i bambini del Donbass

Chiariamo un altro malinteso. Il Donbass è una regione piuttosto vasta. Nella mente di molte persone il “Donbass era indipendente e l’Ucraina lo bombardava”. In realtà le autoproclamate repubbliche rappresentano solo una porzione del Donbass, che era diviso in aree controllate da Kiev e aree controllate dai separatisti.
Vittime civili in Donbass nel 2016 - Conflitto in Donbass
Vittime civili in Donbass nel 2016

La mappa delle vittime civili nel 2016 mostra la linea di confine tra la parte del Donbass controllata da Kiev e quella delle repubbliche “indipendentiste”.

Come si vede, i civili (tra cui bambini) muoiono sia nelle zone controllate da Kiev che nelle zone controllate dalle repubbliche. Dunque non sono esclusivamente vittime delle forze governative.

Ho scritto “prevalentemente” perché sebbene i bombardamenti fossero una delle cause delle uccisioni di civili non erano la sola: molti incidenti avvenivano a causa delle mine dell’una o dell’altra fazione soprattutto lungo la linea del confine. Infatti, nel 2016 il numero totale delle vittime causate dalle mine fu più alto di quello delle vittime di bombardamenti.

La morte anche di un solo bambino è una di troppo, ma se si parla di “massacri di bambini” è doveroso verificare il numero di vittime. Inoltre, bisogna comprendere se le uccisioni fossero imputabili a una fazione piuttosto che l’altra.
I dati

Osserviamo questa tabella dei morti civili in Donbass nel 2016. I bambini morti a causa del conflitto furono 6 (non 600 e nemmeno 60, furono 6).

4 di essi morirono a causa delle mine, altri 2 per altri incidenti dipendenti dalla guerra.
Cause della morte o del ferimenti di civili in Dombass - 2016 Conflitto in Donbass
Cause della morte o del ferimenti di civili in Dombass – 2016

Un rapporto dell’ONU del gennaio 2022 stabiliva che durante l’intero periodo del conflitto, dal 14 aprile 2014 al 31 dicembre 2021, l’OHCHR aveva registrato un totale di 3.106 morti civili legate al conflitto (1.852 uomini, 1.072 donne, 102 ragazzi, 50 ragazze e 30 adulti il cui sesso è sconosciuto). Tenendo conto dei 298 morti a bordo del volo Malaysian Airlines MH17 il 17 luglio 2014, il bilancio totale delle vittime del conflitto tra i civili aveva raggiunto almeno 3.404.

Dunque, il totale dei bambini vittime di 8 anni di conflitto è stato di 152.

Lo stesso rapporto indica che dei 152 bambini morti in Donbass tra il 2014 e il 2021, 42 erano morti a causa di mine.

Per quanto riguarda lo sminamento, l’operazione fu spesso limitata nelle zone controllate dai gruppi armati separatisti che negavano l’accesso. Pressoché tutti i rapporti OSCE che ho visionato lamentano questa situazione.
Un rapporto OSCE del 2016:

Accessi negati:

Membri armati del “DPR” a un posto di blocco nelle vicinanze di Kominternove (23 km a nord-est di Mariupol) hanno fermato l’SMM e ne hanno negato l’accesso, adducendo motivi di sicurezza dovuti alla presunta attività di cecchini nell’area.
Un membro del “DPR”, che si è presentato come il “comandante del posto di blocco”, all’ingresso ovest di Kominternove ha fermato l’SMM e negato l’accesso riferendosi agli ordini ricevuti dal suo superiore.
A un posto di blocco a Zaichenko (25 km a nord-est di Mariupol, 4 km a est di Kominternove), cinque membri del “DPR” hanno negato l’accesso a Kominternove all’SMM.
A Sverdlovsk controllata da “LPR” la SMM è stata scortata da due uomini armati senza procedere verso Chervonopartyzansk (64 km a sud-est di Luhansk) e il valico di frontiera controllata da “LPR”. Hanno citato come motivo una presunta operazione antiterroristica / contrabbando in corso e gruppi diversivi operanti nell’area.

Nello stesso anno, anche l’ONU lamenta di non avere accesso. Il sottosegretario generale per i diritti umani Ivan Šimonović riporta:

“Durante la mia missione a Donetsk, ho esortato i rappresentanti dell’autoproclamata ‘Repubblica popolare di Donetsk’ a consentire l’accesso agli attori umanitari e a smettere di privare la popolazione dell’assistenza umanitaria”.
Restrizioni agli SMM dell'OSCE - Conflitto in Donbass
Restrizioni agli SMM dell’OSCE – 2016

Sempre nel 2016, l’80% delle restrizioni di movimento ai monitor internazionali apparteneva alle due repubbliche “indipendentiste”. La conseguenza era che nell’80% dei casi, l’OSCE era impossibilitata a supervisionare il disarmo, la rimozione di mine, investigare sparizioni e deportazioni, violazioni di diritti umani e in generale le condizioni della popolazione, nelle aree prorusse.

Come vediamo, tra il 2019 e il 2020, la situazione era peggiorata:
Restrizioni 2019 2020 - Conflitto in Donbass
Restrizioni agli SMM tra il 2019 e il 2020

In conclusione, sebbene Kiev fosse responsabile della morte di alcuni bambini, altrettanto lo erano i gruppi armati delle autoproclamate repubbliche.

Dunque, affermare “gli ucraini massacravano i bambini del Donbass”, è mistificatorio.


Mito 6: I nazisti ucraini torturavano e uccidevano i civili

Anche in questo caso, occorre un chiarimento iniziale. Di nazisti ce n’erano tanti in Donbass, ma non erano tutti ucraini. Infatti se l’Ucraina combatteva in Donbass con alcuni battaglioni con elementi nazisti, i gruppi armati delle repubbliche di Donetsk e Lugansk erano quasi esclusivamente composti da gruppi ultranazionalisti russi.

Uno studio del 2016, dell’IFRI (redatto dallo storico russo Vyacheslav Likhachev) analizzando i gruppi nazisti ucraini e russi impegnati nel Donbass aveva concluso che nel 2014 nel Donbass i gruppi neonazisti russi avevano cooperato strettamente con i servizi segreti russi ed erano stati usati per innescare il conflitto (cosa confermata anche da Igor Girkin e Marat Gabidullin).

Lo studio concludeva che l’importanza e la rilevanza del neonazismo ucraino nel conflitto del Donbass era sempre stata esagerata. Al contrario di quanto spesso sostenuto, il conflitto in Donbass aveva progressivamente emarginato i gruppi che avevano avuto una loro breve stagione di consensi durante l’Euromaidan.

Questo studio trova conferma anche in tutti i rapporti sul Donbass delle varie organizzazioni umanitarie di cui ho preso visione.

Certo, le violazioni di diritti umani avvenivano in Donbass, ma come per quanto analizzato in precedenza, non erano una prerogativa degli ucraini.
Nel 2015, per esempio, Amnesty International riportava:

Storie di torture e maltrattamenti di prigionieri detenuti da entrambe le parti in relazione al conflitto nell’Ucraina orientale sono non solo scioccanti, ma fin troppo comuni.

Amnesty International ha intervistato 33 ex prigionieri per questo documento informativo, 17 dei quali erano stati trattenuti da separatisti e 16 da forze armate e di polizia filo-Kiev, compreso il Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU). Tutti tranne uno hanno descritto gravi percosse o altri gravi abusi, in particolare durante i primi giorni di prigionia.

L’ONU nel 2016 lamentava di sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie, torture e maltrattamenti sia nei territori controllati dai gruppi armati che nei territori controllati dal governo.

In conclusione, dire che “i nazisti ucraini torturavano e uccidevano i civili” è manipolatorio. Si trattava di un conflitto dove elementi nazisti erano presenti in entrambi i fronti e le vittime di tortura appartenevano a entrambe le fazioni ed erano nella stragrande maggioranza combattenti oppure affiliati alle forze in campo.
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Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non della Russia

Messaggioda Berto » dom mar 06, 2022 9:14 am

2)
Fine dell''URSS e nascita degli stati ex URSS, tra cui l'Ucraina - 1991




1991
La dissoluzione dell'Unione Sovietica fu il processo di disgregazione che coinvolse il sistema politico, economico e la struttura sociale dell'Unione Sovietica, compreso tra il 19 gennaio 1990 e il 31 dicembre 1991, portando alla scomparsa dell'Unione Sovietica, all'indipendenza delle repubbliche sovietiche e alla restaurazione dell'indipendenza nelle repubbliche baltiche, dando così nascita ai cosiddetti Stati post-sovietici.

https://it.wikipedia.org/wiki/Dissoluzi ... _Sovietica

L'elezione di Gorbačëv e la nuova politica

Con l'elezione di Michail Gorbačëv nel 1985 quale segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica (PCUS) era iniziata una nuova fase nella storia dell'URSS. Infatti, Gorbačëv fu sostenitore di un'innovativa politica per l'Unione Sovietica, fondata sui concetti chiave di perestrojka (ristrutturazione del sistema economico nazionale) e di glasnost' (trasparenza), volte al superamento dei problemi socio-economici del paese. Questa politica di riforme, se da un lato portò alla fine della guerra fredda e dell'isolamento internazionale dell'URSS, dall'altro lato portò all'emersione dei problemi economici dello Stato che fino ad allora erano stati tenuti nascosti.

La fine della rigida politica di repressione interna, la recessione economica e l'ammissione della fragilità del sistema politico fecero emergere ben presto i contrasti, gli odi razziali e le spinte indipendentistiche dei numerosi popoli che erano stanziati nello sterminato territorio dello Stato sovietico e che fino a quel momento erano stati tenuti sotto controllo dall'apparato centrale. La grave situazione economica ed i crescenti disordini nelle varie Repubbliche sovietiche portarono alle prime elezioni multipartitiche nella storia dell'Unione.


L'indipendentismo dei paesi baltici

Nel 1986 Gorbačëv continuò a premere per una maggiore liberalizzazione. Il 23 dicembre 1986 il maggior dissidente sovietico, Andrej Sacharov, ritornò a Mosca dopo aver ricevuto personalmente una chiamata telefonica da parte di Gorbačëv che gli diceva che gli oltre sette anni del suo esilio interno per sfidare le autorità erano finiti.

I paesi baltici, incorporati nell'Unione Sovietica nel 1940, cominciarono a spingere per il ripristino dell'indipendenza, iniziando dall'Estonia nel novembre 1988, quando il legislatore estone approvò delle leggi nonostante l'opposizione del governo centrale. L'11 marzo 1990 la Lituania fu la prima delle tre repubbliche baltiche a dichiarare il ripristino della propria indipendenza, sulle basi della continuità dello Stato.
Riga: Monumento alla Libertà, il luogo di ritrovo delle manifestazioni indipendentiste.

La CTAG Helsinki-86 (Cilvēktiesību aizstāvības grupa, Gruppo di difesa dei diritti umani) fu fondata nel luglio 1986 nella città portuale lettone di Liepāja da tre operai: Linards Grantiņš, Raimonds Bitenieks e Mārtiņš Bariss; il nome fa riferimento agli accordi di Helsinki e all'anno della sua fondazione. Helsinki-86 fu la prima organizzazione apertamente anti-comunista e apertamente in opposizione al regime in Unione Sovietica, facendo da esempio per altri movimenti indipendentisti delle minoranze etniche.[senza fonte]

A Riga, il 23 dicembre 1986, nelle prime ore del mattino dopo un concerto rock, circa trecento giovani lavoratori lettoni si riunirono nella piazza della cattedrale e marciarono verso viale Lenin gridando, una volta giunti al monumento alla Libertà: "Russia sovietica fuori! Libera Lettonia!". Forze di sicurezza si confrontarono coi manifestanti e diversi veicoli della polizia furono rovesciati.


Le tensioni nel Caucaso

Nel 1988 Gorbačëv iniziò a perdere il controllo in due piccole regioni dell'Unione Sovietica: le tre repubbliche baltiche, che furono conquistate dai rispettivi fronti popolari, e il Caucaso (dove già da anni c'erano forti tensioni in Nagorno-Karabakh, che sfociarono nella violenza e nella guerra civile).

Il 1º luglio 1988, il quarto e ultimo giorno della 19ª conferenza del partito, Gorbačëv vinse la resistenza dei delegati alla sua proposta di creare un nuovo organo legislativo supremo chiamato Congresso dei deputati del popolo dell'Unione Sovietica. Frustrato dalla resistenza della vecchia guardia ai suoi tentativi di liberalizzazione, Gorbačëv intraprese una serie di riforme costituzionali per separare il Partito dallo Stato e quindi isolare i suoi avversari conservatori. Proposte dettagliate per il nuovo Congresso vennero pubblicate il 2 ottobre 1988,[6] e, per consentire l'apertura della nuova legislatura del Soviet Supremo, durante le sessioni tra il 29 novembre ed il 1º dicembre, attuò degli emendamenti alla Costituzione del 1977, promulgando una legge sulla riforma elettorale e fissando come data delle elezioni il 26 marzo 1989.

Il 29 novembre 1988 l'Unione Sovietica cessò di interferire con le trasmissioni radio straniere consentendo ai cittadini sovietici l'accesso a fonti di informazioni diverse da quelle istituzionali.


Le prime elezioni libere

Il 7 febbraio 1990, nel suo 70º anniversario di lungo monopolio di potere politico, il Comitato Centrale del PCUS accettò le raccomandazioni di Michail Gorbačëv.[9] Come conseguenza, durante il 1990 tutte e quindici le repubbliche che costituivano l'URSS tennero le loro prime libere elezioni: riformatori e nazionalisti etnici ottennero la maggioranza dei seggi. Il PCUS perse le elezioni nelle seguenti sei repubbliche:

Lituania il 24 febbraio (con ballottaggio il 4, 7, 8 e 10 marzo), vinse Sąjūdis
Moldavia il 25 febbraio, vinse il Fronte Popolare Moldavo
Estonia il 18 marzo, vinse il Fronte Popolare Estone
Lettonia il 18 marzo (con ballottaggio il 25 marzo e il 29 aprile), vinse il Fronte Popolare Lettone
Armenia il 20 maggio (con ballottaggio il 3 giugno e 15 luglio), vinse il Movimento Nazionale Pan-Armeno
Georgia il 28 ottobre (con ballottaggio l'11 novembre), vinse la coalizione della tavola rotonda diretta da Zviad Gamsakhurdia

Nel febbraio 1990, il Comitato centrale del PCUS accettò di rinunciare al suo stato di partito unico. Nel corso delle settimane successive, le 15 repubbliche dell'Unione Sovietica tennero le loro prime libere elezioni.

Le repubbliche costituenti iniziarono a dichiarare la propria sovranità nazionale e iniziarono una "battaglia legislativa" con il governo di Mosca, in cui i governi delle repubbliche costituenti respingevano la legislazione a livello di Unione, dove era in conflitto con le leggi locali, affermando il controllo su tutte le loro economie locali e rifiutandosi di pagare le entrate fiscali al governo centrale di Mosca.

Il movimento indipendentista lituano convocò il 3 giugno 1988, giorno della visita di Michail Gorbačëv, una manifestazione a sostegno dell'indipendenza.

L'11 marzo 1990 la Lituania, guidata dal Presidente del Consiglio Vytautas Landsbergis, dichiarò la propria indipendenza. Tuttavia, l'Unione Sovietica mise in atto una sorta di embargo nei confronti della Lituania e vi mantenne le sue truppe "per garantire i diritti dell'etnia russa".

Il 30 marzo 1990 il Consiglio Supremo Estone dichiarò illegale il potere sovietico in Estonia, e avviò un processo per ristabilire l'indipendenza dell'Estonia. Il processo di ripristino dell'indipendenza della Lettonia iniziò invece il 4 maggio 1990, con voto del Consiglio Supremo che previde un periodo transitorio di completa indipendenza.

Il 17 marzo 1991, in un referendum, il 76,4% di tutti gli elettori votarono per il mantenimento dell'Unione Sovietica in una forma riformata. Paesi baltici, Armenia, Georgia e Moldavia boicottarono il referendum. In ciascuna delle altre nove repubbliche, la maggioranza dei votanti sostenne un'Unione Sovietica riformata.

Il 12 giugno 1991 El'cin vinse con il 57% dei voti le elezioni presidenziali per il posto di presidente della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, superando tra gli altri il candidato di Gorbačëv, Nikolaj Ryžkov.
Il colpo di Stato del 1991 e la "Federazione Russa"

Carri armati sovietici nella Piazza Rossa durante il colpo di Stato

Di fronte al crescente desiderio di autonomia, Gorbačëv tentò di trasformare l'Unione Sovietica in uno Stato meno centralizzato. Il 28 giugno era stato dichiarato sciolto il Comecon ed il 1º luglio il Patto di Varsavia, sciogliendo così i vincoli dei paesi esteri fino allora satelliti. Il 20 agosto 1991 la Russia era pronta a firmare il Nuovo Trattato d'Unione (in russo: Новый союзный договор?) che contemplava la trasformazione dell'Unione Sovietica in una federazione di repubbliche indipendenti con un comune presidente. Il 19 agosto 1991 il vice di Gorbačëv, Gennadij Janaev, il Primo ministro Valentin Pavlov, il ministro della Difesa Dmitrij Jazov, il ministro dell'Interno Boris Pugo, il capo del KGB Vladimir Krjučkov e altri funzionari si unirono per impedire la firma del Nuovo Trattato formando il "Comitato generale sullo stato di emergenza".

Nonostante gli organizzatori del colpo di Stato avessero previsto un certo sostegno popolare per le loro azioni, la popolazione nelle grandi città e nelle altre repubbliche risultò essere in gran parte contro di loro. Tale contrasto si manifestò con una campagna civile di resistenza, che ebbe luogo soprattutto a Mosca. Il presidente Boris El'cin si affrettò a condannare il colpo di Stato. Migliaia di persone a Mosca uscirono in strada per difendere il Parlamento. Gli organizzatori tentarono di far arrestare El'cin ma senza successo.

Dopo tre giorni, il 21 agosto, il colpo di Stato collassò su se stesso, gli organizzatori furono arrestati e Gorbačëv ridivenne presidente dell'Unione Sovietica. Tuttavia la sua posizione era ormai compromessa, in quanto né l'Unione né le strutture di potere ascoltavano i suoi comandi.

Cronologia delle dichiarazioni degli Stati baltici restaurati
Prima del colpo di Stato

Lituania Lituania - 11 marzo 1990
Estonia Estonia (di transizione) - 30 marzo 1990
Lettonia Lettonia (di transizione) - 4 maggio 1990

Durante il colpo di Stato

Estonia Estonia (efficace) - 20 agosto 1991
Lettonia Lettonia (efficace) - 21 agosto 1991

Cronologia delle dichiarazioni dei nuovi Stati della Comunità degli Stati Indipendenti
Prima del colpo di Stato

Flag of Abkhazian ASSR.svg Abcasia - 25 agosto 1990
Transnistria Transnistria - 2 settembre 1990
Georgia Georgia - 9 aprile 1991

Durante il colpo di Stato

Moldavia Gagauzia - 19 agosto 1991

Dopo il colpo di Stato

Ucraina Ucraina - 24 agosto 1991
Bielorussia Bielorussia - 25 agosto 1991
Moldavia Moldavia - 27 agosto 1991
Flag of the Kirghiz Soviet Socialist Republic.svg Kirghizistan - 31 agosto 1991
Uzbekistan Uzbekistan - 1º settembre 1991
Armenia Nagorno-Karabakh - 2 settembre 1991
RSS Tagika Tagikistan - 9 settembre 1991
Armenia Armenia - 21 settembre 1991
Azerbaigian Azerbaigian - 18 ottobre 1991
Turkmenistan Turkmenistan - 27 ottobre 1991
Flag of Chechen-Ingush ASSR 1978.svg Repubblica cecena di Ichkeria - 1º novembre 1991
Ossezia del Sud Ossezia del Sud - 28 novembre 1991
Russia Russia - 12 dicembre 1991 (il Soviet Supremo della Russia ratificò gli accordi di Belaveža e rinunciò al Trattato della creazione dell'URSS del 1922, inoltre ritirò i deputati russi dal Soviet Supremo dell'URSS).
Kazakistan Kazakistan - 16 dicembre 1991

Nascita della CSI e fine dell'Unione Sovietica
Dopo lo scioglimento dell'Unione Sovietica, l'emblema dell'Unione Sovietica con la scritta "СССР" (sopra) sulla facciata del Cremlino di Mosca fu sostituito da cinque aquile a due teste con lo stemma della Russia (sotto).

La fase finale del collasso dell'Unione Sovietica ebbe luogo con il referendum in Ucraina del 1º dicembre 1991, in cui il 90% dei votanti optò per l'indipendenza. I leader delle tre repubbliche slave (Russia, Ucraina e Bielorussia) concordarono di incontrarsi per una discussione sulle possibili forme di relazione.

L'8 dicembre 1991 i capi di Russia, Ucraina, e Bielorussia s'incontrarono a Belavežskaja pušča per firmare l'accordo di Belaveža, che dichiarava dissolta l'Unione Sovietica e la sostituiva con la Comunità degli Stati Indipendenti.

Il 12 dicembre 1991 fu completata la secessione della Russia dall'Unione. Il 15 dicembre 1991 morì Vasilij Grigor'evič Zajcev: la notizia ebbe un forte impatto simbolico e viene considerato un altro segno della fine di un'epoca.

Il 25 dicembre 1991 alle ore 18, Gorbačëv si dimise da presidente dell'Unione Sovietica e dichiarò abolito l'ufficio, inoltre conferì tutti i poteri e l'archivio presidenziale sovietico al presidente della Russia Boris El'cin. Alle 18:35 la bandiera sovietica sopra il Cremlino fu ammainata e sostituita con il tricolore russo. Infine, il 26 dicembre 1991 il Soviet delle Repubbliche del Soviet Supremo dell'URSS ratificò le decisioni del presidente dimissionario dell'URSS e dissolse formalmente l'URSS. La dissoluzione fu resa definitiva nella notte tra 31 dicembre 1991 e il 1° gennaio 1992.




1991
L'Ucraina come stato è nata dalla disgregazione dell'URSS

https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991
Nel 1991 al crollo dell'orrido regime comunista dell'URSS organizzato attorno alla Russia di Mosca in Ucraina si tenne un referendo per l'indipendenza
Le città e i cittadini del Donbass in questo referendo del 1991 dissero in massa sì all'indipendenza dell'Ucraina dalla Russia dell'URSS.
Nello stesso giorno, si tennero anche le elezioni presidenziali, nella quale gli ucraini elessero Leonid Kravčuk (all'epoca Capo del Parlamento) Presidente dell'Ucraina.
L'Atto di Indipendenza fu sostenuto dai cittadini di tutte le regioni amministrative dell'Ucraina: 24 oblast', 1 repubblica autonoma e 2 città con status speciale.
https://commons.wikimedia.org/wiki/Cate ... uselang=it
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Il Donbass è degli ucraini e dell'Ucraina e non della Russia

Messaggioda Berto » dom mar 06, 2022 9:14 am

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Messaggioda Berto » dom mar 06, 2022 9:16 am

3)
Referendo per l'indipendenza dell'Ucraina e dati del Donbass - 1991



Il primo dicembre 1991 fu tenuto in Ucraina il referendum sull’indipendenza dalla URSS/Russia
e fu una votazione libera, democratica, senza violenze ne brogli.

Giovanni Bernardini

https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 5531793313

Il primo dicembre 1991 fu tenuto in Ucraina il referendum sull’indipendenza
L'unica domanda scritta sulle schede era: "Approvi l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell'Ucraina?" con il testo dell'Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell'Ucraina per confermare l'Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.
Vinsero i SI con una percentuale del 90,32%.
I SI vinsero in TUTTE le regioni del paese.
In Crimea i SI ottennero il 54,19% dei suffragi.
E quindi anche nella russofona Crimea e nel russofono Donbass vinsero gli indipendentisti a grande maggioranza.

Piccolo particolare, NON c’erano carri armati nelle vicinanze dei seggi, neppure ai confini del paese o delle varie regioni.
Per qualcuno la cosa non è sufficiente. Si tratta di altri tempi, si dice. Ora occorre aggiornare la situazione.
Quindi in un paese normale si dovrebbero tenere ogni due o tre anni dei referendum sull’indipendenza dello stesso o sulla secessione di questa o quella regione.
In Italia ad esempio si potrebbe tenere oggi un referendum sulla secessione della Sardegna, nel 2023 un altro per la secessione della Valle D’Aosta, nel 2025 un altro ancora per la secessione della Sicilia. Non solo, questi referendum si dovrebbero tenere con i carri armati di un altro paese nelle vicinanze dei seggi elettorali.
Si può anche amare Putin, ma amare è una cosa, farsi travolgere dalla passione un'altra.
PS. NON ho voglia di rispondere a commenti che a mio insindacabile giudizio qualifico idioti. Prego chi li volesse scrivere di astenersi.

https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991
Il referendum riguardo all'indipendenza dell'Ucraina si è svolto il 1º dicembre 1991. L'unica domanda scritta sulle schede era: "Approvi l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell'Ucraina?" con il testo dell'Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell'Ucraina per confermare l'Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.
I cittadini ucraini espressero un sostegno schiacciante per l'indipendenza. Al referendum votarono 31.891.742 (l'84.18% dei residenti) e tra di essi 28.804.071 (il 90.32%) votarono "Sì".
Nello stesso giorno, si tennero anche le elezioni presidenziali, nella quale gli ucraini elessero Leonid Kravčuk (all'epoca Capo del Parlamento) Presidente dell'Ucraina.


Le città e i cittadini del Donbass in questo referendo del 1991 dissero in massa sì all'indipendenza dell'Ucraina dalla Russia dell'URSS.

https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991
Donec'k- Oblast' di Donec'k 76,85
Luhans'k - Oblast' di Luhans'k 83,86
Charkiv- Oblast' di Charkiv 75,83%
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Messaggioda Berto » dom mar 06, 2022 9:16 am

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Messaggioda Berto » dom mar 06, 2022 9:18 am

4)
Memorandum di Budapest - 1994


Il memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza è un accordo, firmato il 5 dicembre 1994, con il quale l'Ucraina accettava di smaltire l'enorme scorta di armi nucleari che aveva ereditato in seguito alla dissoluzione dell'URSS, aderendo al trattato di non proliferazione delle armi nucleari. Le testate nucleari (1.900) furono di conseguenza inviate in Russia per lo smantellamento nei successivi due anni.
In cambio, l'Ucraina ha ottenuto garanzie da Russia, Stati Uniti e Regno Unito, successivamente anche da Cina e Francia, per la sua sicurezza, indipendenza ed integrità territoriale; l'effetto vincolante di questo impegno è discusso, almeno nella parte in cui farebbe scattare il casus foederis a carico del Regno Unito.
https://it.wikipedia.org/wiki/Memorandu ... _sicurezza

Contenuto dell'accordo

Secondo il memorandum, la Russia, gli Stati Uniti e il Regno Unito concordano, in cambio dell'adesione dell'Ucraina al trattato di non proliferazione delle armi nucleari e del trasferimento del suo arsenale nucleare in Russia a:

Rispettare l'indipendenza e la sovranità ucraina entro i suoi confini dell'epoca.
Astenersi da qualsiasi minaccia o uso della forza contro l'Ucraina.
Astenersi dall'utilizzare la pressione economica sull'Ucraina per influenzare la sua politica.
Chiedere l'approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite se vengono usate armi nucleari contro l'Ucraina.
Astenersi dall'usare armi nucleari contro l'Ucraina.
Consultare le altre parti interessate se sorgono domande su questi impegni.

Effetti

Durante la crisi di Crimea del 2014, l'Ucraina ha fatto riferimento a questo trattato per ricordare alla Russia che si è impegnata a rispettare i confini ucraini e agli altri firmatari che ne sono garanti e gli Stati Uniti che hanno sostenuto che il coinvolgimento russo viola i suoi obblighi nei confronti dell'Ucraina ai sensi del Memorandum di Budapest e in palese violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina.
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