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Propaganda del nazismo imperialista russo putiniano contro il patriottismo nazionalista ucraino.
Il caso dell'uccisione dell'attivista dei diritti umani Andrej Mironov e dissidente russo perseguitato prima nella Russia sovietica e poi in quella del dittatore Putin, ucciso in Ucraina assieme ad altre persone sabato 24 maggio del 2014 in un attacco di mortaio assiame al fotografo italiano Andy Rocchelli a Sloviansk mentre documentavano gli scontri armati pre-elettorali nell'Ucraina orientale.
L'uccisione è avvenuta con dei colpi di mortaio senza alcuna sevizia e tortura come racconta la propaganda filo russa, ma non si capisce bene per quale ragione se per errore oppure perché gli ucraini lo ritenevano un nemico o un potenziale nemico ?Ecco come presentano e manipolano il caso i fascisti italiani filo nazismo imperialista russo di PutinL'UCRAINA E I TANTI REGENI DI CUI NON FREGA NIENTE A NESSUNO.Annamaria Spada
A differenza della grandissima risonanza mediatica avuta dall'uccisione di Giulio Regeni in Egitto, l'assassinio del giornalista italiano Andrea Rocchelli non ha avuto il minimo eco.
Perchè vi chiederete voi?
Perchè è stato trucidato in Ucraina, insieme all'attivista dei diritti umani Andrej Mironov, mentre stavano documentando le brutalità commesse dal governo golpista ucraino contro la popolazione civile.
Lo stesso governo ucraino che adesso viene fiancheggiato amorevolmente dalla NATO nella guerra contro la Russia.
Per questo brutale duplice omicidio fu arrestato Vitaly Markiv, militante neonazista e Vice Comandante della Guardia Nazionale Ucraina, condannato in primo grado a 24 anni di galera.
A inchiodarlo le foto scattate dal suo stesso cellulare e definite "raccapriccianti" dagli inquirenti.
Foto di torture, stupri e sevizie che testimoniavano i crimini contro l'umanità commessi delle milizie filo-governative ucraine.
A inchiodarlo perfino la testimonianza di due militari suoi commilitoni, decisi a parlare perché inorriditi dalla sua brutalità.
Dopo la condanna, il Governo Ucraino ha lanciato una violenta campagna contro l'Italia a sostegno dell'assassino neonazista, fatta di insulti e minacce ai danni della Famiglia Rocchelli, della Magistratura italiana e della Federazione Nazionale della Stampa, che al processo si era costituita parte civile.
Campagna che ha trovato buoni sponsor negli uffici dell'Ambasciata USA. Tale è stata la pressione esercitata sui magistrati che la sentenza è stata incredibilmente cancellata e il neonazista pluriassassino ucraino assolto e scarcerato.
In nome della fedeltà alla NATO sputiamo sui cadaveri dei nostri stessi connazionali e applaudiamo i loro carnefici.
Ma le cose stanno diversamente, Andrej Mironov era ui nemico della Russia sovietica e di nazi imperiale di Putin.Chi era Andrej Mironov ucciso con Andy Rocchelli in Ucraina?HuffPost Italia
https://www.huffingtonpost.it/marco-per ... 88291.htmlSe cercate Andrej Mironov su internet vi apparirà, almeno per ora, Andrei Alexandrovich Mironov - uno dei più famosi attori sovietici, scomparso nel 1987, quando la patria che raccontava colle sue interpretazioni propagandistiche esisteva ancora. L'Andrej Mironov di cui occorre conoscere la vita, le idee e le attività era russo anch'egli, ma è morto sabato 24 maggio 2014 in un attacco di mortaio assiame al fotografo italiano Andy Rocchelli a Sloviansk mentre documentavano gli scontri armati pre-elettorali nell'Ucraina orientale.
Se una ricerca pubblica non fa emergere notizie sul nostro Mironov, una ricerca nella memoria storica dei primi "militanti per i diritti umani" attivi in Europa orientale, e che negli anni Ottanta avevano scoperto il Partito Radicale transnazionale, racconta qualcosa - molto - di più.
Andrej Mironov, nato verso la fine degli anni '50, era stato arrestato nel 1985 in Russia per attività antisovietiche consistenti essenzialmente nell'aver ciclostilato o manuscritto in proprio samizdat con critiche al regime mosvocita - altro che twitter!. Mironov, come altri ex-dissidenti russi, dopo la caduta del regime sovietico pensava che fosse finalmente arrivato il tempo della libertà - libertà negatagli anche sotto il propositore della Perestrojka Gorbacev. E' proprio in quegli anni infatti che Mironov viene arrestato, processato e condannato a quattro anni di lager e tre di confino poiché ritenuto un pericoloso criminale. La base della sentenza contro di lui era l'articolo 70 del Codice Penale della Repubblica Federale Socialista Sovietica Russa che penalizzava pesantemente la "propaganda antisovietica".
Antonio Stango, anche lui un "militante per i diritti umani", e iscritto al Partito Radicale dagli anni '70 (oggi ne è membro del Consiglio generale), racconta di quando lo conobbe a Mosca poco dopo la sua liberazione nei mesi in cui i Radicali stavano aprendo un ufficio nella capiatale per coordinare le proprie attività nelle ex-Repubbliche sovietiche. Mironov si iscrisse subito al Partito Radicale e ne rimase membro fino ai primi anni Novanta.
Tra le prime attività di quell'ufficio vi fu il lancio della lega anti-militarista contro la leva obbligatoria, attività antiproibizioniste e, naturalmente, tutto ciò che atteneva alla libertà di espressione e associazione. Il mio concittadino e compagno Andrea Tamburi, che faceva parte di quella prima ondata di militanti, fu trovato morto a Mosca il 27 febbraio 1994 in circostanza mai chiarite a seguito di un incidente stradale di stampo tipicamente sovietico. Altri amici, compagni e simpatizzanti radicali furono aggrediti e le loro case e uffici sistematicamente visitate da ladri...
Adrej Mironov era un recidivo. Caduta l'URSS si accorse subito che i diritti umani nella Federazione russa avevano bisogno di esser tenuti sotto costante monitoraggio. Nel 1987 era stato fra i fondatori dell'associazione Memorial attiva, tra le tante altre cose, anche nella documentazione dei crimini della guerra in Cecenia. Con Memorial collaborava anche Anna Stepanovna Politkovskaya proprio in merito alla seconda guerra cecena. Anche la Politkovskaya non c'è più.
Con gli anni, e l'apertura di fronti sempre più orientali del Partito Radicale, di Mironov si persero le tracce fino all'estate del 2003 quando a Olivier Dupuis, allora Segretario del Partito, giunse notizia di un'aggressione subita da Andrej nella sua Mosca. Un'aggressione di una violenza inaudita che lo aveva lasciato senza conoscenza, con molte ferite aperte e una serissima lesione cerebrale che lo segnò per il resto della vita. Dupuis presentò immediatamente un'interrogazione alla Commissione europea per chiedere chiarimenti - non ho trovato traccia di un'eventuale risposta.
Mironov fu curato in Italia nel 2004, e in quel periodo ebbe modo più volte di condividere coi Radicali le proprie opinioni sulla Russia di Vladimir Putin, che consolidava la propria onnipotenza, e che stava portando a termine la propria campagnia di "cecenizzazione" occupando le istituzioni locali di quella repubblica con collaborazionisti come Akhmad Kadyrov, padre dell'attuale "governatore" della Cecenia "stabilizzata", che tadivano e uccidevano i proprio "fratelli".
Qui alcuni appunti di una di quelle conversazioni tra Olivier Dupuis e Andrej Mironov. Contengono elementi utili per meglio comprendere ciò che ancora oggi non si vuol prendere in considerazione ogni qual volta si parli di Russia e, soprattutto, di Vladimir Vladimirovich Putin.
In particolare alla domanda di Dupuis su come si spiegassei il largo consenso ottenuto da Putin anche alle ultime elezioni, Mironov rispondeva:
Per capire questa apparente incoerenza degli elettori si deve tener presente la tradizione politica russa, ancora legata a una concezione "verticistica" dello stato, dove l'autorevolezza autentica o apparente, di chi lo impersona è più importante della sua condotta politica contingente. Del resto non c'erano candidati capaci di concorrere con lui, anche per mancanza di mezzi di informazione a loro disposizione. Le reti televisive indipendenti sono praticamente scomparse [...] Memorial, per far passare notizie sulle violazioni dei diritti umani in Russia e informazioni sugli avvenimenti di Cecenia, deve rivolgersi a Radio Liberty, un'emittente basata all'estero, proprio come avveniva durante l'URSS, quando i dissidenti volevano far giungere la loro voce alla popolazione russa. Certo, adesso, almeno teoricamente, con le trasmissioni televisive via satellite si potrebbe attingere a fonti di informazione diverse da quelle nazionali, ma pochi conoscono le lingue straniere a sufficienza, e ancora meno persone hanno i mezzi per comprare parabole e decoder per il diverso sistema di trasmissione. All'estero non ci si rende conto della miseria in cui vive la maggioranza della popolazione russa, e la miseria diffusa si esprime nel suffragio universale con risultati apparentemente contraddittori, con un consenso a un leader che si contrappone ai cosiddetti oligarchi, cioè a coloro che si sono arricchiti grazie alle privatizzazioni "pilotate" nel momento del passaggio dall'economia statalizzata a quella del mercato. Non importa se questo leader continua la guerra in Cecenia, se dichiara pubblicamente che un ufficiale del KGB lo è per sempre, come lo sono la maggioranza dei suoi collaboratori.
Voi pensate che qualcuno che diceva cose del genere non avesse un file grosso come una casa sugli scaffali del KGB? E pensate che quei file siano stati distrutti nel passaggio alla Federal'naja služba bezopasnosti Rossijskoj Federacii? E pensate che i dirigenti della nuova polizia segreta siano cambiati (l'aggressore di Mironov del 2003 era un membro dell'FSB)? Io ne dubito fortemente.
Andrea Rocchelli aveva scelto l'interprete sbagliato, perchè era molto più di qualcuno che conosceva la lingua di Dante. Mironov era l'uomo giusto al momento giusto nel posto giusto.
Eterno riposo a tutti e due
In ricordo di Andrej Mironov3 Giugno 2015
https://www.amnesty.it/in-ricordo-di-andrej-mironov/Venerdì 5 giugno presso la sede nazionale di Amnesty International Italia a Roma si è svolto un incontro in memoria di Andrej Mironov, ex-dissidente, prigioniero politico sovietico, giornalista e coraggioso difensore dei diritti umani rimasto ucciso a Sloviansk, in Ucraina, nel maggio del 2014, insieme al fotoreporter Andrea Rocchelli mentre documentavano gli scontri armati pre-elettorali nell’Ucraina orientale.
A distanza di un anno dalla sua tragica morte, Amnesty International ha inteso ricordare il coraggio dell’uomo e del difensore dei diritti umani Mironov. La commemorazione è stata l’occasione per inaugurare, nella ricorrenza del 40° anniversario della nascita di Amnesty International in Italia, l’archivio storico dell’organizzazione, allestito in una sala dedicata ad Andrej Mironov. L’archivio conterrà documentazione originale relativa alle campagne, alle mobilitazioni e al lavoro sui casi di persone a rischio che l’organizzazione per i diritti umani conduce dal 1975 a oggi.
Strenuo oppositore politico nel suo paese, nel 1985 Andrej Mironov fu arrestato dalla polizia segreta Kgb con l’accusa di aver rivelato una notevole diminuzione dell’estrazione di petrolio, da cui l’economia sovietica dipendeva totalmente, di aver distribuito clandestinamente (Samizdat) ‘I racconti della Kolyma’ di Varlam Salamov, di aver criticato il governo, in particolare riguardo l’invasione dell’Afghanistan e della Cecoslovacchia, e la mancanza di democrazia nell’Urss.
Durante il processo venne simulata un’impiccagione, che gli fece perdere i sensi. Il suo processo si concluse con una condanna a quattro anni di detenzione e tre di esilio interno per propaganda sovversiva antisovietica. Spedito in un campo di lavoro destinato ad autori di reati contro lo stato considerati particolarmente pericolosi, Mironov venne rinchiuso in cella di punizione per sei volte. Fu liberato nel 1986 quando, a seguito dell’incontro tra il presidente statunitense Reagan e quello sovietico Gorbaciov, si decise la scarcerazione di 140 detenuti.
Nel 1991 iniziò a lavorare per numerose testate giornalistiche come ricercatore specializzato in diritti umani e dal ’92 operò in varie zone di conflitto, tra cui Nagorno Karabakh, Tagikistan, Cecenia e Afghanistan. Durante la guerra in Cecenia, organizzò incontri tra rappresentanti ceceni e deputati russi per una soluzione pacifica del conflitto. Le sue iniziative erano in contrasto con i piani governativi di reprimere con la forza l’insurrezione.
Continuamente pedinato dai servizi segreti e minacciato per le sue attività di denuncia delle violazioni dei diritti umani in Russia, Mironov rimase infine ucciso in Ucraina il 24 maggio 2014.
L’incontro nella sala Mironov si è tenuto alla presenza tra gli altri della Dott.ssa Mariapina Di Simone della Soprintendenza Archivistica per il Lazio, Ministero per i Beni e le Attività culturali, di Giuliano Prandini, coordinatore per la Russia di Amnesty International Italia, di alcuni amici e del fratello di Mironov, Aleksandr.
Sei anni fa morivano Andy Rocchelli e Andrej Mironov, uccisi perché illuminavano il conflitto in UcrainaAntonella Napoli
23 Maggio 2020
Francesco Bigazzi, giornalista
https://www.articolo21.org/2020/05/sei- ... n-ucraina/Sei anni fa, il 24 maggio del 2014, su una strada che attraversava una delle linee di fronte più pericolose in Ucraina, venivano uccisi il fotoreporter italiano Andrea Rocchelli e il dissidente e scrittore russo Andrej Mironov.
Una pioggia di proiettili si abbatté sull’auto che trasportava i due amici e compagni di lavoro e altri tre civili inermi: oltre all’autista ucraino viaggiavano con loro William Reguelon e un quinto uomo incontrato sul luogo.
Cercarono di ripararsi lanciandosi in un fosso, ma il fuoco non si fermò. Andy mori facendo il suo mestiere, scattando foto fino all’ultimo secondo. Immagini raccolte in una mostra esposte alla Triennale a Milano nell’ambito del Festival dei Diritti umani.
Rocchelli era nel Paese in guerra con la Russia per documentare la situazione della popolazione civile coinvolta nel conflitto nella regione del Donbass.
Per anni non abbiamo saputo cosa fosse davvero successo a Sloviansk, perché il gruppo di giornalisti fu bersaglio di un tiro deliberato di artiglieria dal fronte ucraino.
Poi, grazie al collega sopravvissuto e rimasto gravemente ferito, ascoltato nel 2017 dalla Procura di Pavia, e ai risultati della rogatoria internazionale chiesta dal magistrato che ha portato avanti l’inchiesta, sono stati acquisiti nuovi elementi che hanno reso possibile l’arresto di Vitaly Markiv, 29enne con doppia cittadinanza, italiana e Ucraina, ritenuto l’esecutore materiale dell’uccisione di Andrea e Andrej.
Nel luglio del 2019 la Corte di Assise di Pavia ha condannato l’uomo, militare della Guardia Nazionale del Paese di origine, unico imputato del processo, a 29 anni di carcere.
Oggi sulla morte di Rocchelli e Mironov è stata raggiunta una verità giudiziaria che sembrava allontanarsi quando, a un certo punto, la Procura era pronta ad archiviare l’inchiesta, possibilità scongiurata grazie alla caparbietà dei genitori del fotoreporter e al supporto che ad essi hanno garantito Articolo 21 e Federazione nazionale della Stampa insieme al senatore Luigi Manconi, che nella sua veste di presidente della Commissione Esteri nel 2016 incontrò Elisa e Rino raccogliendo il loro appello a supportare la richiesta a non archiviare l’inchiesta.
Manconi presentò un’interrogazione rivolta al ministero degli Esteri e della Giustizia affinché sollecitasse il governo ucraino a collaborare per fare piena luce sull’omicidio del 31enne di Pavia e del compagno di lavoro e di viaggio.
In tutti questi anni Rino e Elisa Rocchelli, che sin dal primo momento hanno tenuto a sottolineare che né loro né la sorella di Andy, Lucia, né la sua compagna Maria Chiara, mamma di Nico il bimbo che Andrea non ha potuto veder crescere, fossero animati da spirito di vendetta, hanno sempre avuto un solo obiettivo: conoscere la dinamica dei fatti.
Una famiglia forte, unita, che ha deciso di rompere il silenzio, autoimposto per riservatezza e fiducia nell’operato delle autorità giudiziarie italiane, perché volevano che si facesse luce sul caso con serietà e onestà, senza mistificazioni.
Che fosse fatta giustizia.
Per questo hanno deciso di esporsi in prima persona e di supportare tutte le iniziative mediatiche e di sensibilizzazione sul caso di Andrea con il fine di accelerare l’esito dell’inchiesta. A cominciare dalle incisive pressioni della Federazione nazionale della stampa e di Articolo 21, che li hanno affiancati in questa battaglia, per impedire che le autorità ucraine continuassero a tergiversare e a prendere tempo pur di non dare risposte. Ma anche a contrastare là campagna a favore di Markiv, che ha sempre potuto contatore sulla difesa dell’ambasciata ucraina e delle branche nazionaliste di Kiev presenti nel nostro paese.
Anche grazie all’impegno del sindacato dei giornalisti e della nostra associazione, che ha riacceso i riflettori sul caso, e all’azione dell’avvocato Alessandra Ballerini, che nel 2017 ha assunto l’incarico di difendere i genitori di Rocchelli, si è arrivati alla svolta che ha portato al pocesso e alla condanna di Markiv.
”Non possiamo dire di essere soddisfatti perché soddisfazione, contentezza, sono aggettivi che trovano poco spazio in questa vicenda. È un passo importante verso la verità. Un riconoscimento al buon lavoro fatto dalla giustizia e dagli investigatori”.
Nelle parole pronunciate alla fine della lettura della sentenza da Rino Rocchelli c’era tutta la dignità di una famiglia che non ha mai smesso di credere nella giustizia, continuando a battersi per quella verità che le autorità ucraine volevano negargli. E noi con loro. Sempre!
Andrei Mironov, un ricordo del dissidente ucciso in Ucrainadi Francesco Bigazzi
Andrei Mironov
https://it.gariwo.net/testi-e-contesti/ ... 11040.htmlPubblichiamo un ricordo di Andrei Mironov - l'uomo ucciso in Ucraina insieme al fotoreporter italiano Andy Rocchelli - del giornalista Francesco Bigazzi. A seguire, la storia del dissidente Mironov, scritta da Bigazzi e pubblicata nell’introduzione del libro "Tempi dell'Est" del fotografo Mauro Galligani (Silvana Editore, 1999).
Il testo completo è disponibile nel box approfondimenti.
Andrei Mironov era qualcosa di più di un "interprete" oppure di una "guida", come viene frettolosamente definito dalla stragrande maggioranza dei mezzi di informazione italiani. Andrei, l'ultimo dei dissidenti sovietici a finire in un lager, quando è tornato in libertà ha collaborato con Memorial di Mosca, è stato emissario di Amnesty International in Cecenia e nel Caucaso, era sempre in prima fila nei punti caldi dell'ex-Unione Sovietiva per denunciare le violazioni dei diritti umani e testimoniare la verità.
Fragile quanto determinato, non ha ceduto alle minacce ed ha avuto la forza di superare una tremenda esperienza quando è stato brutalmente aggredito e ridotto in fin di vita da un "vicino" di casa.
Andrei Mironov deve essere ricordato come era veramente. Suo amico e compagno di innumerevoli avventure, lo rivedo come quando scrissi questo testo. Addio Andrei, la Russia dopo di te non sarà più la stessa.
Mosca - Comunismo: dissenso, prigione, violenza, lager, fame, esecuzioni fasulle. Post-comunismo: felicità, diritti umani, delusione, ribellione, contestazione, spogliato di tutti i suoi beni da parte di un “nuovo russo”. Il passaggio dall’Unione Sovietica alla Russia del “capitalismo burocratico”, come ama definirla citando il suo economista preferito, Andrei Piontkovski, non ha riconciliato Andrei Mironov con il mondo che “sembra restare immutabile ed eterno”. La sua storia è molto simile a quella di tanti altri dissidenti, basta pensare allo stesso Aleksander Solgenitsyn, che, una volta caduto il comunismo, non riescono ad intravedere l’uscita dal tunnel, lo sbocco verso una vera democrazia.
Capelli arruffati, sguardo penetrante, vivace, talvolta un po’ troppo, un sorriso amaro che immancabilmente, quando parla dei nemici di sempre, comunisti di ieri che si sono riciclati nei “nuovi russi”, si trasforma in una vera e propria smorfia, Andrei è ormai convinto che d’importanza vitale per il superamento del passato sia riconoscere il principio della colpa personale, l’ammissione della propria responsabilità. “I nostri cittadini e dirigenti - ama ripetere Andrei - si considerano, nella maggioranza, vittime innocenti delle circostanze storiche. Per questo motivo in Russia non c’è stato, né ci poteva essere nulla di simile al processo di Norimberga oppure alla denazificazione della Germania”.
La prigionia ed il lavoro forzato non hanno contribuito a far attenuare la sua intransigenza nel ricercare a tutti i costi la giustizia. Non "avrà mai pace" fino a quando non saranno processali gli aguzzini di ieri ed arrestati i truffatori di oggi. La detenzione sembra invece aver marcato il suo modo di vivere ed i suoi comportamemi. Quando cammina, non lo fa mai in modo regolare. Predilige lunghi passi, come se andasse su e giù in una cella, oppure cambiamenti improvvisivi di velocità. Riesce a vivere in uno spazio piccolissimo, come raggomitolato su se stesso. Nel lungo periodo che abbiamo passato insieme a Grozny, mentre attendavamo la liberazione di Mauro Galligani, mi ha colpito come fosse capace di non sconfinare mai dal suo divano letto sul quale era adagiato un sacco da montagna con qualche libro e pochi oggetti personali "che teneva sempre pronto" perchè da tempo "era abituato al peggio". Quando non dormiva portava sempre gli auricolari per ascoltare tutti i programmi di Radio Liberty e della BBC, le uniche verso le quali nutre una certa fiducia perchè gli aprivano uno spiraglio nel muro eretto dalla spaventosa macchina propagandistica dell'era sovietica. E poi il desiderio costante di mangiare, provocato da un drastico restringimento dello stomaco, a causa della lunga prigionia. Un dolore continuo di cui soffrono molti reduci, eredità delle disumane privazioni del lager e che ha raggiunto tragiche conseguenze nel grande scrittore Varlam Shalamov, autore degli insuperabili "Racconti di Kolyma", Mangiare quindi è un rito tutto panicolare. Si mastica lentamente e si spezzetta il pane in bocconi minuscoli.
Processo d'appello per l'omicidio del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli e del suo interprete russo Andrej Mironov
29.09.2020
PROCESSO | - Milano - 09:47 Durata: 3 ore 54 min
https://www.radioradicale.it/processi/1 ... -e-del-suo???
Abbiamo sparato noi su Andrea Rocchelli e Andrej Mironov uccidendoli». Un soldato svela la veritàValerio Cataldi, Giuseppe Borello e Andrea Sceresini
https://espresso.repubblica.it/mondo/20 ... 335860890/ L’uomo osserva la mappa sullo schermo del portatile, poi annuisce e si infila in bocca una sigaretta: «Sì, quel giorno ero lì», esclama massaggiandosi le tempie. «Ho ancora la scena davanti agli occhi. Alcuni civili erano scesi da una macchina e si erano gettati nel fossato, in mezzo alla boscaglia. Non so chi di noi li abbia avvistati, ma ricordo le parole del nostro comandante: “Quelle persone non devono stare lì”.
E perché non dovevano star lì?
Adesso tutto si spiega e si tiene.In Corte d'Appello l'ucraino patriota accusato ingiustamente della morte di Andrea Rocchelli (e del dissidente e perseguitato politico Andrej Mironov, perseguitato dall'URSS), è stato assolto.
Con ogni probabilità sono stati gli ucraini filo russi a ucciderlo addossandone poi la colpa ai patrioti ucraini, ancora oggi la propaganda nazi fascista russa e dei filo russi continua ad incolpare i patrioti ucraini.
La sentenza del 2020 stabilisce il contrario, l'innocenza dell'ucraino e la sensatezza che a compiere la strage siano stati i filo russi.
Omicidio Rocchelli, sentenza ribaltata in Appello: dopo 3 anni di carcere è libero l'ex soldato Vitaly Markiv Il Riformista
Carmine Di Niro
4 Novembre 2020
https://www.ilriformista.it/omicidio-ro ... iv-173051/ Omicidio Rocchelli, sentenza ribaltata in Appello: dopo 3 anni di carcere è libero l’ex soldato Vitaly Markiv
Fine dell’incubo per Vitaly Markiv. La Corte d’Assise e d’Appello di Milano ha assolto il 29enne italo-ucraino, ex soldato della guardia nazionale ucraina, “per non aver commesso il fatto” nell’ambito del processo per l’omicidio del fotoreporter di Pavia Andrea Rocchelli, morto nel Donbass il 24 maggio 2014. Egualmente assolto anche lo Stato Ucraino, che era stato citato in qualità di responsabile civile. In primo grado il Tribunale di Pavia aveva condannato l’italo-ucraino Markiv a 24 anni di reclusione, con 36 mesi già trascorsi in carcere: dopo la lettura della sentenza Vitaly Markiv è stato scarcerato.
Rocchelli, all’epoca dei fatti 30enne, venne ucciso da colpi di mortaio il 24 maggio 2014, mentre stava realizzando un reportage nel Donbass, zona dell’Ucraina occupata dai separatisti filorussi, attacco nel quale morì anche l’interprete Andrej Mironov. Secondo i giudici Markiv, arrestato nel 2017, era considerato la persona che aveva individuato come sospetti il giornalista Rocchelli e il suo interprete, dando il via libera ai colpi di mortaio che poi li hanno uccisi.
Parlando in aula Markiv ha sottolineato due aspetti: “Non ho mai detto che per l’esercito ucraino e per la guardia nazionale il civile era un bersaglio, questo è falso. Potete anche vedere un video dell’obitorio dei due civili armati di kalashnikov e loro stessi dicono che per poter recuperare le salme dovevano travestirsi da civili perché sui civili non si sparava, quindi su questo non voglio dilungarmi”.
Lasciando il carcere di Opera dopo la lettura del verdetto l’italo-ucraino ha invece ricordato come “questo popolo mi ha dato casa, istruzione, tutto, non avevo nulla contro questo Paese. Chi mi conosce, sa che ho sempre cercato di essere grato per la possibilità che mi ha dato l’Italia. Però tre anni mi sono stati tolti e nessun risarcimento li farà tornare indietro, questa deve essere una lezione per tutti gli innocenti: i casi vanno guardati fino in fondo, perché una virgola può cambiare il destino di un uomo, di una famiglia, di un popolo. Sono contento, abbiamo visto che in Italia la giustizia c’è”.