Questione siriana, come orientarsi e con chi stare?

Re: Questione siriana, come orientarsi e con chi stare?

Messaggioda Berto » mer apr 18, 2018 8:24 am

La Siria degli ingenui, dei confusi, dei dementi e dei nazi-fascisti europei



Anche Magdi Allam è stato preso in questa rete nazionalista, antiamericana, antieuropea, filoputiniana, sovranista, nostalgica del fascismo e dell'uomo forte.

LO STATO DI DIRITTO PUGNALATO ALLE SPALLE
https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 1421333105

Buongiorno amici. Donald Trump si è comportato come un boss mafioso che si arroga arbitrariamente il ruolo di “Gendarme del mondo”, facendo eseguire la sentenza di morte prima ancora che venga emessa dall’autorità costituita, addirittura senza neanche attendere che inizi l’attività investigativa finalizzata a raccogliere le prove dell’eventuale colpevolezza.

Trump di fatto più che punire il regime siriano legittimo, laico, mobilitato su vari fronti di guerra per sconfiggere il terrorismo islamico e riscattare la sovranità nazionale, ha ucciso la democrazia e lo stato di diritto.

Gli Stati Uniti d’America si sono comportati da campioni della tirannia.

Trump ha dimostrato che ciò che ispira la politica estera della maggiore potenza mondiale non è l’ottemperanza del diritto internazionale ma la soddisfazione dei profitti delle multinazionali produttrici di armi, che per essere garantiti necessitano che ci siano delle guerre costi quel che costi.

Ieri Trump ha ordinato il lancio sul territorio siriano di oltre 100 Tomahawk, missili da crociera con una gittata di 2500 km. Ciascuno di questi missili costa 1,7 milioni di euro, quindi 100 missili costano 170 milioni di euro. Poi ci sono i costi notevolmente superiori della mobilitazione permanente di basi militari, navi e aerei da guerra.
I missili Tomahawk, che Trump preannunciando il bombardamento li aveva definiti “belli, nuovi e intelligenti”, quasi fossero dei figlioli di cui essere orgogliosi, avrebbero colpito un centro di ricerca scientifica a Damasco, un sito di stoccaggio per armi chimiche a ovest della città di Homs e un importante posto di comando situato nei pressi del secondo obiettivo.

Ebbene questi oltre cento missili sono stati lanciati mentre Trump annunciava il bombardamento e soprattutto mentre si attende l’arrivo in Siria degli ispettori dell’Opac (Organizzazione per la Proibizione delle armi chimiche), che è una istituzione dell’Onu, invitati dal governo siriano per accertare la verità sull’uso delle armi chimiche a Duma, dopo che per ben tre volte gli Stati Uniti si sono opposti in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu all’invio a Duma di ispettori dell’Opac.

Cari amici, oggi è un giorno triste per la nostra democrazia e il nostro stato di diritto che hanno finora avuto negli Stati Uniti d’America il loro emblema.
Perché se al centro di tutto primeggiano, non più i diritti fondamentali della persona e la giustizia certa, ma i profitti delle multinazionali produttrici di armi e della grande finanza speculativa globalizzata, significa che abbiamo toccato il fondo della nostra civiltà decadente.

Dobbiamo acquisire e diffondere informazione corretta. Dobbiamo ribellarci alla nuova dittatura finanziaria e guerrafondaia.

Dobbiamo mobilitarci per riscattare la nostra civiltà e consegnare ai nostri figli una casa comune dove possano continuare ad avere la certezza dei valori inalienabili della vita, dignità e libertà.”


https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 3457758568

Finalmente gli ispettori dell’Onu sono arrivati in Siria per indagare sull’uso di armi chimiche a Duma. Il fatto che l’Occidente abbia bombardato senza attendere l’esito dell’indagine e senza l’autorizzazione dell’Onu, è una sconfitta per la nostra democrazia e per il nostro stato di diritto

Buongiorno amici. Le armi chimiche, che sono armi di distruzione di massa, vengono indicate come la “atomica dei poveri” per la facilità e economicità della loro produzione. Grandi, medie e piccole potenze, a partire da Stati Uniti e Russia, hanno arsenali di armi chimiche. Così come è stato accertato il possesso e l’uso di armi chimiche da parte di gruppi terroristi islamici in Siria e in Iraq. Le armi chimiche che deteneva l’Esercito siriano erano state distrutte dagli Stati Uniti nel 2014, sulla base della risoluzione 2118 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Ciononostante il Presidente americano Donald Trump ha accusato l’aviazione siriana di aver bombardato sabato 7 aprile con armi chimiche la popolazione civile a Duma, città di circa 50 mila abitanti vicina a Damasco, provocando la morte di 47 persone. Il 7 aprile Duma era sotto il controllo dell’Esercito siriano che l’aveva appena liberata dai terroristi islamici del gruppo Jaysh al-Islam (Esercito dell’islam), sostenuto dall’Arabia Saudita. Non si comprende come avrebbe potuto l’aviazione siriana bombardare con armi chimiche una città controllata dal proprio Esercito. Così come se fossero state effettivamente usate delle armi chimiche lanciandole dall’alto in una città di 50 mila abitanti, avrebbero provocato migliaia di morti, non solo 47 morti che oltretutto si trovavano all’interno di un rifugio anti-aereo.
Domenica 8 aprile Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno deciso di bombardare la Siria come rappresaglia, nonostante non ci sia alcuna certezza sull’uso effettivo di armi chimiche e nonostante che il governo siriano abbia subito smentito di aver usato armi chimiche a Duma. Oltretutto, non solo la decisione di bombardare la Siria è del tutto arbitraria non essendo stata autorizzata dalle Nazioni Unite, ma la Siria e la Russia hanno subito chiesto l’invio a Duma degli ispettori dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), che è una istituzione delle Nazioni Unite, per verificare la fondatezza dell’accusa di Trump e per ben tre volte gli Stati Uniti si sono opposti in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Venerdì 13 aprile Trump ha annunciato il bombardamento della Siria con il lancio di oltre 100 missili da crociera Tomahawk con una gittata da 2.500 chilometri, da lui definiti “belli, nuovi e intelligenti”, che avrebbero colpito un centro di ricerca scientifica a Damasco, un sito di stoccaggio per armi chimiche a ovest della città di Homs e un importante posto di comando situato nei pressi del secondo obiettivo.
Ieri invece, il Presidente francese Macron ha detto che sono stati colpiti “tre siti di produzione e trattamento di armi chimiche, identificati da mesi. Un sito è stato colpito da noi con gli americani e i britannici, il secondo soltanto dagli americani, il terzo solo dai francesi". Secondo Macron il bombardamento sarebbe stato comunque legittimo perché “siamo intervenuti in modo legittimo nel quadro multilaterale". Se ne desume che se Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia decidono di bombardare uno Stato, il bombardamento sarebbe legittimo perché deciso in un “quadro multilaterale”.
Cari amici, finalmente ieri gli ispettori dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) sono arrivati in Siria per avviare la loro indagine sul presunto uso di armi chimiche a Duma. Se Trump, May e Macron avessero avuto rispetto per la legalità internazionale, avrebbero dovuto attendere l’esito delle indagini. E in ogni caso un eventuale bombardamento avrebbe dovuto essere ratificato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Ecco perché la loro decisione del tutto arbitraria e la loro azione di guerra rappresenta una sconfitta per la nostra democrazia e il nostro stato di diritto. Aggiungo che Assad andrebbe sostenuto e non combattuto. Perché, pur essendo un regime dittatoriale, è stato legittimato da elezioni popolari, è laico, sostiene i cristiani, combatte i terroristi islamici, persegue il riscatto della sovranità nazionale. Accanirsi contro Assad, operare per la caduta del suo regime, favorire la frammentazione della Siria, significa di fatto sostenere i terroristi islamici e condannare a morte i cristiani. Ecco perché questo Occidente irresponsabilmente si comporta come chi odia se stesso e sta dando il colpo di grazia alla propria civiltà decadente.


Alberto Pento
Assad è il servo sciocco del regime nazista maomettano iraniano che consente a questi criminali di espandersi e insediarsi in Siria per distruggere Israele e tutti gli ebrei. Poi non capisco perché Magdi Allam non se la prenda anche e più con gli israeliani che hanno bombardato due insediamenti siro-iraniani uccidendo 7 soldati iraniani, mentre i bombardamenti di Trump e compari non hanno ammazzato nessuno.




Anche il povero Salvini purtroppo fa parte di questa schiera assieme alla Meloni

Siria: Salvini contro l'attacco, Berlusconi vorrebbe essere al fianco di Trump
Di Mirko Nicolino sabato 14 aprile 2018
http://www.polisblog.it/post/390097/sir ... anco-trump
USA, Inghilterra e Francia attaccano la Siria e il centrodestra italiano si divide. La politica estera della Lega di Salvini non sembra essere la stessa di Forza Italia e non è un bel segnale in vista della formazione di un presunto nuovo governo. Ieri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha dichiarato che rispetto ad una settimana fa non siano stati fatti passi avanti e il quadro rimane molto intricato. Salvini invita Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio a smetterla con i veti incrociati, ma a quanto pare anche all’interno della stessa coalizione di centrodestra vi sarebbe più di un problemino. Appreso dell’attacco ad Assad, Salvini ha twittato:
Twitta Salvini “Stanno ancora cercando le "armi chimiche" di Saddam, stiamo ancora pagando per la folle guerra in Libia, e qualcuno col grilletto facile insiste coi "missili intelligenti", aiutando peraltro i terroristi islamici quasi sconfitti. Pazzesco, fermatevi


Raid in Siria, Salvini: "Pazzesco, fermatevi" | Berlusconi: "Meglio tacere"
Ennesimo botta e risposta via social tra i leader della Lega e di Forza Italia, stavolta sullʼattacco missilistico contro Assad
14 aprile 2018
http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/ra ... 802a.shtml


Missili sulla Siria, Matteo Salvini non ci sta: "Errore tremendo, Italia non sia complice"
Per il leghista l'attacco può aiutare i terroristi.
2018/04/14
https://www.huffingtonpost.it/2018/04/1 ... a_23411088


Siria, da Vauro a Gino Strada: i pacifisti rossi "lodano" Salvini
Sergio Rame - Lun, 16/04/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 16039.html

Vauro su Facebook: "Condivido e sottoscrivo parola per parola l'appello di Salvini". Lo stesso fa Strada, ma si lascia scappare una brutto attacco

Chi l'avrebbe mai detto? Due pacifisti rossi "costretti" a lodare Matteo Salvini.

Dopo i raid americani in Siria, la posizione del leader leghista è stata condivisa e, in un certo qual senso, lodata da Vauro Senesi e da Gigo Strada. E, mentre il vignettista lo fa senza distinguo ("Condivido e sottoscrivo parola per parola l'appello di Matteo Salvini"), il fondatore di Emergency non riesce proprio a trattenersi dal fare una battutaccia ("Sono contento di vedere che anche Matteo Salvini dice qualcosa di intelligente").

Non capita spesso di vedere gente come Vauro e Strada trovarsi d'accordo su qualcosa. da sempre divisi su tutto, a partire dall'emergenza immigrazione. La guerra in Siria, invece, li trova perfettamente d'accordo. Tanto che sabato scorso il vignettista non solo ha condiviso un post di Salvini ma ha anche commentato: "Condivido e sottoscrivo parola per parola l'appello di Matteo Salvini". Lostesso ha fatto Gino Strada, intervistato oggi da Circo Massimo su Radio Capital. Il fondatore di Emergengy, però, ci ha messo una battuta al vetriolo che avrebbe anche potuto risparmiarsi. "Sono contento di vedere che anche Matteo Salvini dice qualcosa di intelligente - ha detto - è molto meglio questa posizione contro la guerra che non quelle contro i migranti".

Dopo i raid dei giorni scorsi, anche Strada è intervenuto per elencare i guai del fare un'altra guerra. "Non si vede altra alternativa per risolvere problemi seri e crisi importanti. È una follia totale, e rischiosa. Macron e May - ha, poi, aggiunto a Circo Massimo - non hanno neanche consultato il Parlamento. Non c'è più una fase di dialogo, di pensiero, di riflessione". "Di fronte a qualsiasi problema, si pensa solo a quante truppe mandare o a quante bombe sganciare. C'è questa idea folle secondo cui per far finire una guerra bisogna iniziarne un'altra. In realtà così ci sono due guerre. Lo trovo irrazionale e pericoloso per il pianeta". Ai microfondi di Radio Capital, Strada ha, infine, puntato il dito contro l'Onu: "Non capisco l'assenza di reazione. Sembra stia sparendo. Ormai fa solo raccomandazioni, come la mamma al bambino che va a scuola".




Anche molti "veneti indipendentisti venezianisti" stanno con Assad e protestano per i raid aerei senza vittime contro i centri militari dove si presume vi siano trattate o stoccate armi chimiche per gasare. Molti di costoro sono anche cristiano cattolico romani antisemiti e antisraeliani.

https://www.facebook.com/mario.sandrin/ ... &ref=notif

Mazarol Veneto
Questa è solo l'ultima,per il momento, prova di forza dell'america e dei suoi alleati contro popoli diversi da loro ma che hanno qualcosa che a loro interessa,continuando a professarsi difensori del mondo e della democrazia, ma quale democrazia,si esporta con le bombe? Democrazia significa potere al popolo,non ha visto nessuno di questi stati occuparsi di situazioni antidemocratiche in paesi "amici" vedi referendum Catalano o in paesi dove non hanno materie prime che a loro interessano,vedi Niger! Sveglia popoli democratici,non siete in paesi dove il volere vostro sia sovrano,se stiamo un pò più attenti ce ne rendiamo conto quotidianamente anche da noi! Non fidatevi delle dichiarazioni del capo del governo,le basi in Italia non sono state coinvolte non per volontà del governo,ma perchè,in questo caso non servivano! W la libertà e WSM!!!

Mario Sandrin
Bella riflessione!

Mario Sandrin
A te che te ne viene andare a bombardare uno Stato sovrano, ti senti il paladino del mondo, perché non vai a bombardare anche il cancaro di Erdogan ?
Uno Stato che ha resistito ai rifiuti umani dell’ISIS finanziati dagli alleati USA e dell’occidente Arabi, (dove la si diritti umani sono rispettati).
È che ora e prima tiene botta così , vuol dire che il Popolo siriano è con lui..... certo le capre, to amiche, mussulmane estremiste appoggiate dall’occidente rompono i coglioni, ma quelli se li ammazza tutti sono anche contento.
Poi cosa c’è di male a cambiare la religione?... se uno si accorge di essere in mezzo a una banda di invasati sanguinari e ha del sale in zucca, fa bene a mandarli in figasomare;
O NO??

Alberto Pento
Riflessione demenziale, incoerente e assurda motivata solo da stupido antiamericanismo, da ignoranza e da incapacità di analisi. In Siria la guerra è nata come guerra civile e non è stata importata dall'America o dall'occidente; è nata nel conflitto millenario tutto interno al nazismo maomettano tra sciiti e sunniti; in Siria il 16% è sciita filo iraniano compreso gli alawiti di Assad e oltre il 60% è sunnita filo arabo.

Mario Sandrin
Alberto, puoi fare la tua, di propaganda, senza offendere le opinioni degli altri, mi sembri troppo attivo su questo fronte, i tuoi spunti sono interessanti, ma ti scopro un po’ troppo militante .

Alberto Pento
Io dico la mia in modo chiaro e senza ambiguità. Io sto con l'uomo di buona volontà, che ama la libertà e Israele e i suoi ebrei. Non sto con i dittatori, con i nazisti maomettani con gli antisemiti. In tutto ciò sono militante. L'Arabia sunnita è un regime nazi maomettano però oggi è meno opprimente di quello iraniano e al momento non è nemica di Israele e geopoliticamente è legata agli USA e tanto mi basta: preferisco avere come amicizia gli USA che la Cina, la Corea del Nord e la Russia. Il mondo è intriso di bene e di male io cerco di ridurre la quota di male e di stare dalla parte del bene e del male minore. Si può sempre sbagliare ma tra essere con Israele o contro Israele io preferisco stare con Israele a ogni costo e Israele bombarda la Siria e le sue armi iraniane antisraeliane. I veneti indipendentisti-venezianisti che stanno con Assad, con gli iraniani, con la Russia e che sono anche generalmente contro Israele mi fanno orrore.
Mescolare la questione catalana, i conflitti etnici e politico religiosi della Nigeria, gli interessi economici degli USA e le complicate vicende siriane è del tutto insensato. Non sta agli USA risolvere la questione catalana ma ai catalani che non sono affatto in maggioranza per l'indipendenza, perché se lo fossero al 60% sarebbero già indipendendenti purtroppo la loro "maggioranza" è risicata al 50%.
Io ringrazio gli USA che ci hanno liberato dal nazismo, tenuto fuori dalla miseria e dai gulag comunisti, che con Trump difendono il mercato dall'invasione cinese, che sono un argine al nazismo maomettano mondiale e che difendono Israele e i suoi ebrei.


Mario Sandrin
Alberto Pento io invece non parlerei di amicizia, ma di terzietà, di una posizione dignitosa e autonoma dell’Europa , una equidistanza ne avremmo da guadagnare in tutti i sensi, invece di rimetterci; hanno tutti la rogna dalla CIA in giù, nell’elenco dei tuoi “buoni”
ti sei dimenticato dell’ISIS il principale alleato del fronte guerrafondaio occidentale.
Non vi è bisogno di nessuno scontro e bisogna smettere di fare da reggicoglioni agli americani.
Certo, una Europa dignitosa passa dal l’abbattimento delle burocrazie Statuali più criminali, colluse, sfuggite al controllo democratico.
Di una, sembrava ce ne fossimo liberati, mi riferisco al Regno Unito, invece con la sceneggiata pietosa, fatta in casa, quella della spia russa gasata, si è dimostrato che ce li abbiamo ancora tra i coglioni.
Il gruppo di Stati europei patologici oltre ai sudditi sopra citati sono Francia, Spagna e Italia.
Se non saltano questi mostri pericolosi saremo relegati a province di confine di un impero in disfacimento, quindi pericoloso; quello della massoneria economica/finanziaria occidentale.
Sia in Europa che in USA il Popolo è sano ma ingenuo(e massacrato dalla propaganda), esiste un fronte interno più i meno organizzato o che si sta oraganizzando contro questi pidocchi , Trump può essere considerata una timida risposta, la Scozia, la Catalunya, il blocco delle democrazia dell’Europa Centrale e del nord, i cui Popoli fanno ancora ben sperare. Credo che il male assoluto dell’Europa sia islam integralista tout court , senza distinzioni e l’invasione in atto orchestrata è voluta dai tuoi alleati in chiave destabilizzatoria, pensa alla primavera araba e il tafazzismo delle Burokràzie vendute europee (citate sopra).
Per i Popoli Europei ce ne da fare sul fronte interno senza andare dietro agli invasati della Nato).
Tra altro, se si finisse di massacrare il medio oriente anche il cancro turco si ridimensionerebbe e non saremmo costretti a limonare con un dittatore sanguinario come Erdogan, ficcandoci nel culo ipocritamente i fondamenti e i principi delle democrazie Europee sempre più a rischio anche per “noi”.
Quindi ... keep calm and carry on





Assad, perché i fascisti di CasaPound e Forza Nuova sostengono la Siria
15.04.2018
Andrea Mollica

https://www.giornalettismo.com/archives ... orza-nuova

Assad è stato sostenuto in modo esplicito da CasaPound e Forza Nuova dopo i raid di Usa, Regno Unito e Francia contro l’attacco con armi chimiche che sarebbe stato compiuto dall’esercito della Siria a Douma. L’estrema destra si è schierata a favore del dittatore di Damasco da ormai molto tempo. e non manca di rinnovare il suo appoggio esplicito ogni volta che c’è un’occasione, come capitato anche ieri.

Perchè ai fascisti di CasaPound e Forza Nuova piace Assad

CasaPound ha esposto centinaia di striscioni contro il bombardamento della Siria, mentre Forza Nuova ha organizzato un comizio di Roberto Fiore a Milano – dove partecipava a una manifestazione contro la legge 194 che consente l’aborto – in sostegno di Assad. Il dittatore siriano piace all’estrema destra da molto tempo, per diversi motivi.

LEGGI ANCHE> USA, GB E FRANCIA BOMBARDANO LA SIRIA. TRUMP: «MISSIONE COMPIUTA». PUTIN: «È UN’AGGRESSIONE»

Il primo è l’antiatlantismo: la destra radicale è contro la Nato e l’alleanza militare tra Usa e Europa che ha abbattuto i regimi dittatoriali di Mussolini e Hitler nella Seconda Guerra mondiale. Il secondo motivo è il socialismo nazionale che Bashar al-Assad prosegue, seppure con più di una contraddizione, seguendo la linea baathista del padre. L’estrema destra attuale in Italia segue la linea più sociale seguita da Mussolini, a parole, durante la Repubblica di Salò, per mascherare l’occupazione nazista della parte settentrionale del nostro Paese. La radicale contrapposizione a Israele tipica del socialismo nazionalista arabo di Assad è un altro elemento che spiega il sostegno di CasaPound e Forza Nuova ad Assad.

L’ELOGIO DI CASAPOUND AD ASSAD, ILLOGICO SECONDO AL-JAZEERA

Simone Di Stefano, il vicepresidente di CasaPound, aveva spiegato così il sostegno del suo movimento ad Assad durante un’intervista ad al-Jazeera di un paio di mesi fa. Sotto il regime di Assad, i cristiani possono celebrare il Natale apertamente e le donne non sono costrette a indossare il velo. Ci piace l’ideologia dello stato siriano, ma sosteniamo soprattutto ciò che Assad rappresenta: libertà, apertura rispetto al fondamentalismo e socialismo moderno. Al-Jazeera aveva trovato illogico l’appoggio così esplicito ad Assad, in contrapposizione alla radicale ostilità all’accoglienza dei rifugiati siriani.

ASSAD E LA LOTTA ALL’ISIS

Un altro motivo per cui Assad è così appoggiato dai movimenti neofascisti è la sua lotta ai terroristi dell’ISIS, che aiuterebbe anche l’Italia. Questa posizione è però vera solo in parte. In Siria il regime lotta senza pietà contro la ribellione sunnita sostenuta anche da formazioni come al-Nusra affiliate con al-Qaida, ma contro l’ISIS lo scontro è sempre stato limitato.

ASSAD E L’ESTREMA DESTRA EUROPEA

Il legame tra l’estrema destra europea e il regime di Damasco, senza alleati nelle cancellerie continentali, non è una novità. Germano Monti li descriveva così nel 2012: «Gli stretti legami esistenti fra il regime di Assad e l’estrema destra europea non sono un mistero per nessuno: in Francia, a lavorare per Assad troviamo Frederick Chatillon (un passato da neonazista ed attualmente braccio destro di Marine Le Pen), lo storico negazionista Robert Faurisson ed il comico Dieudonnè, passato anni fa dalla sinistra all’estrema destra. In Italia, oltre agli squadristi di Controtempo ed al quotidiano Rinascita Nazionale, gli alleati del regime di Assad sono i rossobruni del circuito di Eurasia e di Stato e Potenza, oltre ad altre sigle afferenti al network internazionale di ‘eurasiatico’, strutturato da Mosca a Lisbona, ed il cui principale ideologo è il russo Alexander Dugin, traduttore degli scritti di Julius Evola».



Un filo unisce i fascisti di CasaPound e Forza Nuova al regime di Bashar al Assad in Siria
Luciana Grosso
15/2/2018

https://it.businessinsider.com/un-filo- ... d-in-siria

A scriverlo è Al Jazeera in un lungo reportage nel quale accosta al governo siriano non solo la destra italiana (CasaPound, ma anche Forza Nuova e altri gruppi minori che orbitano nella galassia nera) ma anche le destre nere europee di Polonia, Grecia Gran Bretagna e Germania, oltre all’Alt Right americana e il Ku Klux Klan.

A unire buona parte di queste formazioni e a avvicinarle al regime siriano è l’adesione all’ESFS, il Fronte europeo di solidarietà per la Siria – una coalizione di gruppi neofascisti e di estrema destra che sostengono il governo di Assad.

A spiegare la vicinanza ad Assad della destra europea è stato Simone Di Stefano, leader di CasaPound, in un’intervista ad Al Jazeera: “Sotto il regime di Assad, i cristiani possono celebrare il Natale apertamente e le donne non sono costrette a indossare il velo. Ci piace l’ideologia dello stato siriano, ma sosteniamo soprattutto ciò che Assad rappresenta: libertà, apertura rispetto al fondamentalismo e socialismo moderno“.

Non solo, secondo Al Jazeera a piacere alla destra italiana ed europea ci sono anche, per buona parte, l’antisionismo di Assad e, soprattutto, la sua tensione antiglobalista visto che la guerra civile è partita come effetto secondario del contagio delle rivolte della Primavera Araba.

Posizioni ideologiche che non possono che rendere ‘amici’ i gruppi di destra neofascista e il governo di Assad. Si può essere o meno d’accordo ma la compatibilità ideologica è cristallina e coerente. Non fa una piega.
Quello che invece sembra non tornare ad Al Jazeera e sembra sfuggire alle regole della logica è come si concilii la solidarietà al governo siriano alla palese ostilità ai rifugiati e ai richiedenti asilo mostrata dalla destra, italiana ed europea.

La posizione di CasaPound, per cui i profughi sarebbero vicini ad Assad e perseguitati dai ribelli e dall’Isis, è incompatibile con il rifiuto di accogliere i profughi.

Delle due l’una: o i siriani in fuga sono perseguitati dall’Isis (come sostiene Di Stefano nell’intervista) e allora logica vorrebbe venissero aiutati dai loro ‘fratelli italiani’ oppure sono (come dimostrano i numeri) persone perseguitate da Assad stesso che, per non cadere nelle braccia dell’Isis, non hanno avuto altra scelta se non la fuga.

Entrambe le posizioni, secondo Al Jazeera, sono difficili da mantenere perché vanno contro la logica. E contro i numeri: secondo un sondaggio del 2015 di circa 900 rifugiati siriani in Germania, più della metà sarebbe tornata nel loro paese se Assad avesse smesso con le persecuzioni e circa il 70% ha accusato il governo di violenze, mentre il 31,5% ha puntato il dito contro l’Isis).
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Questione siriana, come orientarsi e con chi stare?

Messaggioda Berto » mer apr 18, 2018 10:07 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Questione siriana, come orientarsi e con chi stare?

Messaggioda Berto » mer apr 18, 2018 10:09 am

Nazismo maomettano: conflitti tra sunniti e sciiti, la loro violenza e il loro terrorismo millenario.
Siria laica e nazi maomettana le sue due componenti sciita e sunnita in concorrenza e in conflitto, l'una sciita foloiraniana e l'altra sunnita filoaraba.


Assad è uno sciita alawita filo iraniano e appartiene al 16% sciita dei siriani.
Il 65% dei siriani è sunnita e filoarabo e in questo ambito stanno i Fratelli Mussulmani




I Fratelli Musulmani della Siria: caratteristiche, storia, impegno per il futuro
Ehsan Soltani

http://www.notiziegeopolitiche.net/i-fr ... -il-futuro

Era il 1945 quando Mustafà Sibai fondava i Fratelli Musulmani siriani con lo scopo di liberare il paese mediorientale dal mandato francese e di risolvere la spaccatura presente nel mondo arabo. Da sempre il gruppo ha avuto un ruolo di opposizione al governo della Siria, cosa che avviene ancora oggi.

Differenze di pensiero e punti in comune dei Fratelli Musulmani della Siria, rispetto a quelli dell’Egitto e della Turchia.
Tutti e tre i gruppi sono accumunati dalla stessa radice ideologica, ovvero di portare nella politica civile la religione islamica; tuttavia vi sono tre differenze sostanziali che caratterizzano i Fratelli Musulmani siriani:
– la Siria è stata governata per cinquant’anni dal partito Baath che, a differenza di quello egiziano e turco, aveva preclusa ogni possibilità di azione sociale e culturale; in Turchia ed in Egitto infatti i Fratelli Musulmani potevano costituire associazioni di carattere economico-sociale, cosa che rappresentava la chiave d’apertura per entrare nel mondo politico, mentre in Siria erano relegati ad un ruolo puramente ideologico. Questo è servito al partito Baath per mettere ai Fratelli Musulmani siriani l’etichetta del radicalismo, mentre in realtà erano semplicemente impossibilitati ad agire;
– sia la Turchia che l’Egitto erano dichiaratamente paesi antimarxisti, quindi utilizzavano i Fratelli Musulmani per ricoprire lo spazio altrove riservato ai movimenti di sinistra; in Siria il partito Baath era già di per sé una formazione di ispirazione socialista per cui a chi era al potere non conveniva cedere posizioni ad un gruppo potenzialmente concorrente;
– i governi di Egitto e di Turchia erano più liberali rispetto a quello siriano, quindi aperti all’iniziativa solidaristica e culturale privata; in Siria i Fratelli Musulmani non avevano attività culturali ed economico-sociali in quanto non permesse e quindi essi si sono posti in totale antitesi rispetto al partito Baath.

Il ruolo dei Fratelli Musulmani nel Consiglio nazionale siriano e nell’Esercito libero.
Per quanto i Fratelli Musulmani abbiano acquisito un ruolo di primo piano sia nella costituzione che nella conduzione del Consiglio nazionale siriano (Cns), essi non hanno potuto ricavarsi un ruolo rilevante nell’Esercito liber poiché formato da militari provenienti dalle fila dell’Esercito regolare ed ideato da politici ora all’opposizione del regime, per cui si tratta di individui di ispirazione laica e liberale, in profonda antitesi con il pensiero dei Fratelli Musulmani stessi.

Approccio dei Fratelli Musulmani siriani con i partiti curdi ed i movimenti liberali di opposizione ad al-Assad.
Il Cns, influenzato dai Fratelli Musulmani, spinge perché il futuro sistema politico del paese abbia una chiara matrice arabo-nazionalista, idea non condivisa dai curdi, i quali puntano ad una propria indipendenza o comunque ad un maggior peso nella politica siriana del futuro. I Fratelli Musulmani, al contrario, non vogliono che venga modificata la geografia del paese, anche se, va detto, al momento la questione sembra rimanere sospesa.
Per quanto riguarda i movimenti liberali che ora lottano all’opposizione del regime, non sembrerebbe che un domani possano avere problemi da un’eventuale egemonia politica dei Fratelli Musulmani in quanto questi hanno dato prova, ad esempio in Egitto, di sapersi integrare in un sistema democratico.

I Fratelli Musulmani nelle varie classi sociali.
La maggior parte delle manifestazioni avverse al regime sono state portate avanti dalle classi medio-basse e comunque più nei villaggi che nelle città; i Fratelli Musulmani da sempre esercitano la loro influenza in modo particolare sulle classi basse, in modo parziale sulle classi medie e solo attraverso i rifugiati all’estero delle classi alte. Le classi agiate residenti in Siria, legate ad al-Assad, sono di confessione alauita, mentre le classi medio-basse si riconoscono nel pensiero sunnita, esattamente come i Fratelli Musulmani.

Posizione dei Fratelli Musulmani nelle trattative con il governo.
Allo scoppio della crisi siriana essi sono stati i primi a ricercare punti di contatto e di trattativa con il governo del paese; in passato Hamas, l’espressione palestinese dei Fratelli Musulmani, si era proposto, senza successo, come mediatore fra i Fratelli Musulmani e il governo di al-Assad, per cui oggi sono gli stessi Fratelli Musulmani a rifiutare in modo radicale ogni trattativa con il regime.

I progetti dei Fratelli Musulmani per il futuro della Siria.
I Fratelli Musulmani hanno accettato di confrontarsi con un sistema politico di carattere democratico, specialmente dopo l’esempio egiziano, dove, proprio con le elezioni, al governo è arrivato lo stesso partito. Essi hanno quindi compreso che l’elemento essenziale per ottenere un potere incontestabile deve essere quello della via democratica: una repubblica, quindi, tuttavia non lontana dalla struttura di uno stato confessionale.






Hama 1982: i Fratelli Musulmani in Siria
aprile 24, 2017

https://aurorasito.wordpress.com/2017/0 ... i-in-siria





L'Iran e il terrorismo
Sicurezza Internazionale è il primo quotidiano italiano dedicato alla politica internazionale.
Sofia Cecinini
24 dicembre 2017

http://sicurezzainternazionale.luiss.it ... terrorismo

Il 7 giugno 2017, l’Iran è stato teatro del primo attacco terroristico rivendicato dall’ISIS nel Paese.

Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa della Repubblica islamica in lingua inglese, Islamic Republic News Agency (IRNA), quella mattina si sono verificati due attentati simultanei a Teheran. Il primo è avvenuto presso il Parlamento iraniano alle 10:15 locali, dove 4 individui, uno dei quali si è fatto saltare in aria, hanno cominciato a sparare, ferendo 3 guardie. Il secondo si è verificato alle 10:30 locali nei pressi del mausoleo dell’imam Khomeini, dove un uomo armato ha aperto il fuoco, mentre una kamikaze si è fatta esplodere. Le vittime sono state in tutto 23, tra cui i 5 attentatori, mentre i feriti 52. Subito dopo l’accaduto, il ministro dell’Interno iraniano, Mohammad Hossein Zolfaghari, ha riferito che gli attentatori si erano introdotti all’interno del Parlamento travestiti da donne. Il 9 giugno 2017, l’ISIS ha rivendicato il doppio attentato attraverso un comunicato pubblicato dall’agenzia di stampa online dei terroristi, Amaq. Lo stesso giorno, le autorità di intelligence iraniane hanno annunciato l’arresto di 41 sospettati legati agli attacchi di Teheran, i quali sono stati scovati all’interno di nascondigli sparsi in tutto il Paese. Le autorità iraniane hanno altresì reso noto che, nel corso del mese di maggio 2017, il Ministero dell’Intelligence aveva identificato ed eliminato una cellula terroristica quasi ogni giorno, evitando il compimento di attacchi. Il 12 giugno 2017, il quotidiano iraniano in lingua inglese, Tehran Times, ha reso noto che il responsabile degli attacchi avvenuti nella capitale iraniana era stato ucciso. “La mente che ha architettato gli attentati contro il Parlamento ed il mausoleo di Khomeini è stata uccisa dalle forze di sicurezza”, ha affermato il ministro dell’intelligence iraniana, Mahmoud Alavi, spiegando che l’individuo in questione, il quale si trovava in un’area di confine, aveva lasciato il Paese subito dopo l’eliminazione dei terroristi che avevano effettuato gli attacchi. Alavi non ha rivelato alcun dettaglio riguardo alle operazioni, dicendo solo che il terrorista è stato ucciso in collaborazione con altre forze di intelligence. Infine, il 24 giugno 2017, alcuni militanti legati allo Stato Islamico sono stati arrestati in Iran con l’accusa di stare progettando attentati. I terroristi sono stati trattenuti nell’ambito di una serie di operazioni d’intelligence, durante le quali le forze iraniane hanno sequestrato materiale esplosivo ed altre attrezzature per commettere attacchi suicidi. In particolare, il materiale rinvenuto comprenderebbe 3 kalashnikov, 1 fucile Beretta dotato di silenziatore, una telecamera per la visione notturna, 3 cinture esplosive, 3 dispositivi mobili per esplosioni a distanza, una grande quantità di armi da fuoco, materiali per la creazione di bombe, detonatori, strumenti elettronici, radio e strumenti per la preparazione di ordigni.

Lo scorso marzo, i militanti dell’ISIS avevano diffuso un video di 36 minuti in lingua persiana, in cui minacciavano di colpire l’Iran per il suo governo, considerato non islamico e simile a quelli occidentali. Tuttavia, già tra il 2015 e il 2017, le autorità iraniane hanno reso noto di aver sventato più di 100 complotti terroristici. Alavi ha reso noto che, nel giugno 2016, l’intelligence aveva scoperto uno “dei più grandi piani” mai organizzati da alcuni gruppi che miravano a colpire Teheran e le altre principali città iraniane. Dal momento che l’Iran appoggia i governi sciiti della Siria e dell’Iraq, non vuole che gli islamisti sunniti riescano a rovesciarli. Per evitare ciò, Teheran ha appoggiato il regime siriano di Bashar al-Assad e del primo ministro iracheno, Haider al-Abadi, per contrastare lo Stato Islamico. Secondo quanto riferito dal quotidiano iraniano in lingua inglese, Tehran Times, il 21 novembre 2017, le forze armate in Siria e in Iraq, sostenute dai consiglieri militari iraniani, sono riuscite ad allontanare i militanti dello Stato Islamico dalle ultime roccaforti in entrambi i Paesi, dichiarando la piena vittoria sull’organizzazione.

Nel corso del 2017, al di là dell’attentato dello Stato Islamico, il 5 gennaio scorso, le Brigate dei Martiri al-Nasser Mohiuddin hanno fatto esplodere due oleodotti iraniani a Omidiyeh e Deylam, situati entrambi nella regione di Ahwaz, nota alle autorità iraniane come Khuzestan, nell’Iran sud-occidentale. La minoranza degli arabi Ahwazi reclama autonomia territoriale e indipendenza dalla Repubblica Islamica, accusata di opprimere e discriminare da decenni la popolazione di quell’area. Il movimento ha dichiarato che l’attacco agli oleodotti iraniani è avvenuto in risposta alla pubblicazione da parte del Ministero del Petrolio iraniano di una lista di 29 società petrolifere internazionali ammesse alle gare di appalto per progetti di estrazione e produzione petrolifera.

Il governo americano ha inserito l’Iran nella lista degli Stati sponsor del terrorismo nel 1984. Tale lista è stata introdotta dagli Stati Uniti nel 1979 per elencare quei Paesi che “avevano ripetutamente supportato atti di terrorismo internazionale”. L’inserimento al suo interno prevede una serie di misure unilaterali, tra cui un embargo sull’esportazione e l’acquisto di armi e altre iniziative punitive. La lista è regolata da tre leggi, quali la Sezione 6 dell’Export Administration Act, la Sezione 40 dell’Export Control Act e la Sezione 620 del Foreign Assistance Act. Secondo quanto riportato dal Country Report on Terrorism del governo statunitense, Teheran ha continuato la propria attività terroristica nel corso di tutto il 2016, supportando Hezbollah, i gruppi palestinesi nella striscia di Gaza e varie organizzazioni in Siria e in Iraq. In particolare, Washington accusa l’Iran di aver utilizzato le Islamic Revilutionary Guard Corps-Qods Force (IRGC-QF) per raggiungere i propri obiettivi e creare instabilità in Medio Oriente. A tal fine, le forze delle IRGC-QF sarebbero intervenute in Siria, in Iraq e altrove per supportare il terrorismo. Dal momento che il movimento sciita libanese Hezbollah è uno dei principali partner terroristici di Teheran, gli USA spiegano che la Siria e l’Iraq sono alleati cruciali dell’Iran, in quanto permettono il passaggio di armi fino al Libano. Il documento americano spiega che dalla fine del conflitto tra Israele e Hezbollah, nel 2006, Teheran ha fornito razzi, missili e piccola artiglieria al gruppo libanese, violando la Risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che prevedeva il disarmo di tutti i gruppi armati in Libano. L’Iran, oltre ad aver fornito armi ad Hezbollah, ha ospitato e addestrato molti dei suoi militanti presso campi istituiti nei propri territori. Teheran è inoltre accusata di fornire supporto ai combattenti sciiti in Afghanistan e in Pakistan, molti dei quali sono stati pagati per combattere in Siria al fianco di Assad. Storicamente, Teheran ha sempre supportato e addestrato i terroristi di Hamas e di altre fazioni palestinesi, tra cui la Palestinian Islamic Jihad e il Popular Front for the Liberation of Palestine General Command, che hanno commesso diverse azioni a Gaza e in Cisgiordania contro i civili e l’esercito israeliano e contro le forze di sicurezza egiziane nella Penisola del Sinai.
Gli USA rietengono che le autorità iraniane abbiano appoggiato anche le milizie sciite in Bahrein per condurre azioni contro le sue forze di sicurezza. Occorre ricordare che il Bahrein è un Paese a maggioranza sciita governato da una monarchia sunnita, che teme le mire espansionistiche dell’Iran. Non a caso, il 6 gennaio 2016, gli ufficiali del Bahrein hanno smantellato una cellula terroristica legata all’Iranian Revolutionary Guard Corp, che pianificava di commettere una serie di attacchi sparsi in tutto il Paese. Infine, dal 2009, l’Iran è accusato di ospitare membri di al-Qaeda, permettendo loro di operare liberamente per colpire Paesi nemici. Il 2 maggio 2017, la pubblicazione da parte della CIA di mezzo milione di documenti raccolti durante il raid che uccise Osama Bin Laden ad Abbottabad, il 2 maggio 2011, ha posto il rapporto tra l’Iran e al-Qaeda sotto i riflettori. Gli ufficiali di intelligence americani sostengono che tali materiali dimostrino il legame tra il Paese e l’organizzazione terroristica, soprattutto grazie a un documento di 19 pagine, risalente al 2007, che contiene le dichiarazioni di un militante di alto grado, il quale svela il legame tra i due. In tutta reazione, il ministro degli Esteri, Javad Zarif, ha respinto le accuse del legame tra l’Iran e Al-Qaeda, definendolo un tentativo di coprire il ruolo dell’Arabia Saudita nell’attentato che ha colpito New York l’11 settembre 2001. Ad avviso del quotidiano inglese The Telegraph, a differenza dei rapporti tra l’Iran e Hezbollah e l’Iran e Hamas, che sono sempre stati evidenti, il legame con Al-Qaeda non era mai dimostrato esplicitamente prima della pubblicazione del materiale della CIA.
Secondo quanto riferito dal report americano, il governo iraniano sta portando avanti un robusto programma di cyberterrorismo per sponsorizzare attacchi contro le autorità straniere e entità del settore privato.



"Sciiti e sunniti si odiano da 14 secoli. Ma entrambi armano il fondamentalismo"
Matteo Sacchi - Gio, 08/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 06811.html

L'esperto: «La destituzione di Saddam e le primavere arabe hanno scatenato gli integralismi. Attentato inutile perché il Paese è stabile e ha risorse. Però...»

Massimo Campanini è uno dei massimi esperti della storia del Medio Oriente (tra i suoi titoli ricordiamo Storia del Medio Oriente contemporaneo, Ideologia e politica nell'Islam, Il pensiero islamico contemporaneo e I sunniti, tutti pubblicati per la casa editrice Il Mulino).

Gli abbiamo chiesto una riflessione, a partire dalla storia, sugli attentati in Iran, Paese a maggioranza sciita, rivendicati dall'Isis, braccio armato dell'estremismo sunnita più violento.

Professor Campanini come nasce la divisione tra sunniti e sciiti?

«È nata come una divisione politica relativa alla successione come guida dell'Islam dopo la morte di Maometto, nel 632 dopo Cristo. Su questa divisione politica si sono innestati nel tempo una serie di motivi teologici che hanno portato a due visioni dell'Islam piuttosto differenti. Queste due visioni sono state poi più e più volte strumentalizzate a fini politici. Come nello scontro tra il Califfato abbaside e il Califfato dei fatimidi in Egitto, durante il medioevo».

Al giorno d'oggi a far riprendere lo scontro è stata la frammentazione dell'Irak?

«L'Irak è un Paese molto diviso al suo interno, eterogeneo anche dal punto di vista religioso. La dittature di Saddam Hussein aveva imposto, col pugno di ferro, una forma di stabilizzazione. L'invasione del 2003 ha scoperchiato un vaso di Pandora, creando le condizioni, un humus adatto, perché i virus del radicalismo si potessero spargere in tutto il Medio Oriente. Il fallimento delle primavere arabe ha fatto il resto».

Perché Isis ha deciso di colpire proprio in Iran?

«Ovviamente l'Iran sciita è un rivale geopolitico di molte delle potenze e delle forze sunnite dell'area. Quindi è un potenziale bersaglio. Il regime iraniano però è stabile e con molte risorse. Non è pensabile che un attacco del genere abbia davvero effetti destabilizzanti».

Potrebbero aver fatto leva sulla minoranza sunnita del Paese?

«Bisognerà vedere quando si avranno dati più chiari sull'attentato. Tenga presente, però, che la minoranza sunnita in Iran è tutta localizzata vicino al confine con il Pakistan o l'Afghanistan. Mi pare difficile sia coinvolta. Detto questo esistono anche tensioni interne al sistema politico iraniano che non vanno sottovalutate. Viviamo in un mondo in cui non è detto che ogni rivendicazione vada immediatamente presa per buona la situazione nell'area è complessa».

I Pasdaran e alcuni politici iraniani nonostante la rivendicazione di Isis hanno subito puntato il dito contro Usa e Arabia Saudita... Perché?

«L'Arabia Saudita non è senza colpe nel suo appoggio a gruppi Jihadisti come al-Nusra o ai talebani, o altri movimenti sunniti oltranzisti. Eppure nell'area ha sempre goduto dell'appoggio incondizionato degli Usa ed è in competizione diretta con l'Iran. Barack Obama ha, in parte, provato a bilanciare le cose, ma è ovvio che gli iraniani, sempre accusati di fomentare gruppi terroristici, facciano in questo caso un po' di propaganda. L'attentato è la prova provata che non li si può considerare come gli unici fomentatori di terrorismo».

Ma quanto è sentita tra i musulmani comuni la frattura tra sciiti e sunniti?

«Molti islamici non credo siano in grado di apprezzare le differenze dottrinali tra le due correnti. Certo gli sciiti hanno sviluppato una sorta di coscienza di minoranza oppressa, e questo conta. Ma queste rivalità diventano incendiarie solo quando qualcuno, strumentalmente, le attizza».



Sciiti o sunniti qual è il nemico?
Ivano Zoppi
2017/05/31

http://www.lastampa.it/2017/05/31/cultu ... agina.html

Il G7 si è concluso e le interpretazioni sulle conclusioni sono numerose. A mio parere la «bufala» più macroscopica è la mancanza di volontà nel chiamare le cose come stanno. Per ignoranza o per convenienza? Trump ha definito l’Iran come il più grande pericolo per il terrorismo internazionale. Ma lo sa che gli iraniani sono musulmani sciiti? Trump giudica bene l’Arabia Saudita perché acquista armi per miliardi di dollari procurando così lavoro negli Usa. Ma lo sa che l’Arabia Saudita è uno Stato teocratico musulmano sunnita? Si ricorda che Bush figlio dopo la guerra contro l’Iraq disse «Missione compiuta» senza capire che non vinse Saddam ma distrusse l’Iraq come Stato creando le condizioni per la nascita dell’Isis che vuole creare pure lui uno Stato teocratico sunnita? La stessa cosa accadde con la guerra in Libia contro Gheddafi.

A mio parere gli Stati musulmani possono esistere solo con un potere laico forte, in caso opposto diventano teocratici. Mi chiedo come mai nessuno abbia ancora notato che i terroristi, autori delle più tremende stragi avvenute in Europa, provengono da luoghi ove la religione islamica è sunnita. Inoltre le massime autorità cardini dell’interpretazione del pensiero sunnita, quali l’Arabia Saudita, custode dei luoghi santi dell’islam, e l’Università teologica del Cairo non hanno mai manifestato un pensiero netto contro questi terroristi che agiscono nel nome della loro religione. A parole i leader musulmani si dicono sempre per la pace, ma dove sono i fatti? Vedasi con Trump e con Papa Francesco.

Conclusione. Trump gli affari li fa con i sunniti, nonostante i terroristi arrivino proprio da Paesi sunniti, condannando gli sciiti come il massimo pericolo terroristico. E i danni maggiori li subisce l’Europa. Bush ha creato le condizioni della guerra e del terrorismo, noi europei ne sopportiamo le conseguenze e Trump non fa altro che accentuarle.



"L'Iran destabilizza il Medio Oriente"
Il Giornale Max Ferrari 3 ore fa
19/04/2018

https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo ... YN?ocid=sf

In occasione del 70esimo anniversario della fondazione di Israele, abbiamo intervistato l'ambasciatore Ofer Sachs.

Ambasciatore, come definirebbe l"Israele di oggi, a 70 anni dalla sua nascita?

Israele ha antiche radici, ma da molti punti di vista è un Paese giovane, che gode di un notevole sviluppo economico e innovazione, e di una popolazione giovane e sempre in aumento. Israele ha raggiunto tutto ciò in soli 70 anni. Siamo passati dall"essere un Paese in via di sviluppo a far parte dell"Ocse, con l"economia guidata dall"industria tecnologica. È una democrazia vibrante, dove ognuno può trovare espressione, le minoranze prosperano, le donne hanno più titoli accademici rispetto agli uomini e la mobilità sociale è tra le più alte del mondo. E questi, ovviamente, sono solo alcuni esempi.

L"idea di Trump di spostare l"ambasciata Usa a Gerusalemme nel mese di maggio è praticabile e consigliabile?

La decisione di spostare l"ambasciata americana a Gerusalemme è stata una decisione corretta e noi la accogliamo con favore. Praticamente i preparativi sono in corso d"opera e tutto dovrebbe essere pronto per maggio. A livello concettuale, questo spostamento significa il riconoscimento del fatto storico che Gerusalemme è sempre stata la capitale del popolo ebraico e oggi è la capitale dello Stato di Israele. Questo riconoscimento è un passo fondamentale per andare avanti con il processo di pace e non pregiudica assolutamente nessuna negoziazione di pace con i palestinesi, visto che non pregiudica il fatto che le parti possono stipulare accordi su varie questioni.

Che idea si è fatto del nuovo corso saudita?
Sicuramente sul fronte interno è stata implementata una politica di vere riforme e, da parte del principe ereditario, ci sono state importanti aperture verso Israele e condanne nei confronti degli estremisti; tutto questo influirà sul dialogo con i palestinesi? Quale soluzione vede possibile?

L"Arabia Saudita è un leader importante nel mondo arabo. Il suo riconoscimento del diritto del popolo ebraico alla propria patria contribuisce alla stabilità del Medio Oriente. Per raggiungere una pace duratura, l"appoggio dei poteri regionali è fondamentale e pertanto consideriamo la posizione saudita di particolare importanza. Speriamo che anche i palestinesi, sull"onda saudita, arrivino a un simile riconoscimento, che è una componente essenziale del processo di pace.

Spesso l"opinione pubblica europea percepisce le questioni israeliane-mediorientali come lontane e aliene, salvo poi scoprire che i più violenti tra i terroristi dell"Isis attivi in Siria e Iraq erano cresciuti in Europa e molti foreign fighters vi faranno ritorno. L"Europa è ancora a rischio terrorismo secondo lei?

Purtroppo, sembra che l'Europa sia ancora a rischio terrorismo. Forze estremiste sfruttano e abusano dei valori democratici, come la libertà di parola, con lo scopo di attaccare e indebolire le democrazie. Per decine di anni l"Europa ha chiuso un occhio sul radicalismo islamico, che sia stato per compiacimento o ingenuità, e i risultati li possiamo vedere. Le democrazie devono sapersi difendere da forze non democratiche. L"abuso di valori fondamentali, che trasforma la libertà di parola in parole d"odio, deve essere affrontato in modo decisivo.

Ambasciatore, Israele celebra il 70esimo anniversario della sua fondazione in un momento particolarmente delicato: alle virulente proteste di Hamas si somma quella che voi definite una crescente presenza e pressione iraniana nel sud della Siria. Quale dei due fenomeni è più preoccupante?

Israele intende fermamente proteggere la sicurezza dei propri cittadini da pericoli incombenti e distanti. Sin dalla sua fondazione, Israele ha affrontato minacce dirette alla propria esistenza. Sia Hamas sia l"Iran hanno dichiarato la loro risolutezza nel voler annientare Israele, e non abbiamo altra scelta se non prender sul serio ciascuna di queste minacce. Hamas sta cercando di infiltrarsi tra le comunità israeliane e di assassinare cittadini, usando i civili di Gaza come una copertura per portare a termine attacchi. Da quando Hamas è salita al potere con violenza nel 2007, ha lanciato decine di migliaia di razzi e missili verso i centri abitati israeliani. L"Iran ha di recente inviato un drone carico di esplosivi da una base iraniana in Siria verso il territorio israeliano. Ha a disposizione missili a lunga gittata e ha ingannato il mondo già molte volte circa le sue ambizioni nucleari.

Come si spiega che la presenza delle milizie filo-iraniane in Siria, ai confini di Israele, per le cancellerie europee non rappresenti un problema e non venga compreso il timore israeliano non tanto verso Assad ma verso i suoi "ospiti"?

Che l"Iran sia una forza di destabilizzazione nel Medio Oriente, è ormai noto. L"Iran ha preso il controllo di parti dell"Iraq e della Siria, creando un corridoio per il trasferimento di armi attraverso l"intera regione. L"Iran fornisce armi avanzate a milizie in Yemen, Iraq, Siria e in Libano. I missili a lunga gittata iraniani sono nelle mani di diversi gruppi non-statali, creando una situazione estremamente pericolosa per la regione e per il mondo: ci aspettiamo che l"Italia e altri leader europei formulino un chiaro messaggio a riguardo, dichiarandone l"intollerabilità.

Cosa succederà se davvero gli Usa lasceranno il Medio-Oriente? I russi riusciranno a frenare l"espansionismo iraniano in Siria e Libano?

Dal nostro punto di vista, la Russia in Siria ha una responsabilità per la stabilità della regione. Israele non può accettare l"espandersi dell"Iran in territorio siriano, perché lo scopo delle basi iraniane in Siria è quello di attaccare Israele - questo è diventato palese con l"invio febbraio l"invio del drone iraniano in territorio israeliano. Se la Russia permetterà all"Iran si proseguire con il suo stabilizzarsi militarmente in Siria, certamente altri attacchi saranno condotti contro Israele. Noi siamo in costante contatto con la Russia riguardo questa questione.

Nel campo della sicurezza nazionale rientra anche l"approvvigionamento energetico: dopo il discutibilissimo (ma ben poco discusso) intervento della marina turca che ha bloccato una nave italiana che avrebbe dovuto compiere trivellazioni in acque cipriote, che fine farà il progetto di gasdotto che dovrebbe collegare Israele e Italia passando per Cipro e Grecia?

Il progetto di gasdotto sta progredendo. Ci sono diverse alternative tutt"ora allo studio per portare il gas naturale dal bacino del Levante in Europa. Siamo molto fiduciosi sul fatto che la Turchia entri a far parte del progetto. Questa realizzazione creerà significative opportunità economiche e strategiche per l"intera regione del Mediterraneo orientale.

Che cosa chiederebbe al prossimo governo italiano, qualunque esso sia?

Le relazioni tra Israele e Italia sono molto buone e c"è un alto livello di scambi in ogni campo, che sia politico, economico, accademico, culturale e altro. Israele vede l"Italia come un importante partner e una voce molto autorevole in Europa. Ci piacerebbe vedere le relazioni continuare ad approfondirsi per molti anni a venire.




L’Iran impedirà agli USA di attuare il loro progetto del “Grande Medio Oriente”
22/04/2018

http://mondolibero.org/liran-impedira-a ... io-oriente

La Repubblica Islamica dell’Iran affosserà il progetto del “Grande Medio Oriente” elaborato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati per cambiare le frontiere dei paesi della regione e creare una nuova zona, lo afferma uno dei massimi capi militari iraniani.
L’assessore del Leader delle Repubblica iraniana per le questioni militari, il generale di divisione, Yahya Rahim Safavi ,ha avvertito il Giovedì del pericolo che comporterebbe la nuova alleanza, la “Santa Alleanza” tra USA, Arabia Saudita ed Israele, per i popoli della regione del Medio Oriente e dell’Asia occidentale.

Di fronte a questi piani conclamati di divisione dei paesi sovrani ricorrendo alla spartizione in zone di influenza, sulla base delle appartenenze confessionali ed etniche, sunniti, sciiti, drusi, cristiani, curdi, ecc., Teheran continuerà a difendere l’integrità territoriale dei paesi islamici nella zona: “L’Iran con tutte le sue capacità politiche, economiche e militari di cui dispone, appoggerà la sconfitta di questo piano del Grande Medio Oriente concepito sulla base degli interessi dell’imperialismo , del sionismo e del wahabismo, quelli che sono ormai riconosciuti come i tre flagelli dell’Umanità.

Il generale Safavi ha rinfacciato alla coalizione diretta dagli USA, denominata coalizione anti ISIS, il suo fallimento in Iraq ed in Siria, grazie alla resistenza dei popoli ed all’alleanza costituita da Iraq, Iran, Siria ed Hezbollah, con l’appoggio determinate della Russia. È nato un asse della Resistenza che si opporrà di faccia ai piani dell’imperialismo anglo-sionista e che impedirà la realizzazione del sogno degli USA e dei sionisti. Questo è stato confermato dall’alto ufficiale iraniano, consigliere per le questioni militari del leader della Repubblica Islamica dell’Iran.

Insistendo che l’Asse della Resistenza continuerà ad ottenere altre vittorie, Safavi ha sottolineato che Washington perderà di sicuro la battaglia in Siria e dovrà sperimentare una serie di sconfitte nel paese arabo.

Dall’inizio della crisi siriana nel 2011 e di quella dell’Iraq nel 2014, l’Iran ha fornito supporto militare e aiuti umanitari a questi due paesi. Tanto le autorità irachene come quelle siriane hanno applaudito all’appoggio di Teheran.
In forma di conclusione l’alto ufficiale ha segnalato che l’Arabia saudita vivrà la stessa situazione nello Yemen e gli yemeniti, grazie all’aiuto di Dio e alla loro ferrea volontà, decideranno da soli il loro destino.

Dal 26 di Marzo del 2015, l’Arabia Saudita ed i suoi alleati regionali ha intrapreso una offensiva fallita contro lo Yemen per riportare al potere l’ex presidente fuggitivo Abdu Rabu Mansur Hadi. L’offensiva ha prodotto al momento la morte di oltre 15.000 persone, in maggior parte civili, secondo l’ultimo bilancio presentato dalle autorità, a seguito dei bombardamenti indiscriminati effettuati dall’aviazine saudita con il supporto di USA e GB.
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Re: Questione siriana, come orientarsi e con chi stare?

Messaggioda Berto » gio apr 19, 2018 12:33 pm

A COSA È SERVITO L’ATTACCO USA?
16/04/2018

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9871202295

È servito a mostrare i muscoli, non altro, visto che non ha fatto vittime ne grossi danni.
Però ha mandato un segnale alla Siria, all’Iran e a Putin.
Putin (nel pieno disprezzo delle sanzioni verso l’Iran), si apprestava a vendere i suoi missili s400 allo stato Islamico, rendendolo di fatto invincibile.
Ieri Netanyahu ha avvertito Putin che la vendita di missili oltre che violare le leggi internazionali, avrebbe scatenato una reazione di Israele.
Putin sembra meno spavaldo ora ed ha forse intenzione di bloccare la vendita dei potentissimi missili.
Ecco a cosa è servito l’attacco: a ricordare che uno stato Islamico armato e pronto a scatenare la guerra contro Israele, non sarà tollerato.


"Se la Russia dà l'S-300 alla Siria, Israele è pronto a bombardarli"
Lorenzo Vita
Apr 21, 2018

http://www.occhidellaguerra.it/russia-s ... ia-israele

L’ex capo dell’intelligence militare israeliana, Amos Yadlin, ha reso una dichiarazione molto interessante. Che fa capire quanto sia complesso il rapporto triangolare che si è instaurato fra Russia, Siria e Israele.

Partiamo da un punto. In reazione all’attacco mosso da Usa, Francia e Regno Unito contro la Siria della scorsa settimana, la Russia ha avvertito ci sarebbero state conseguenze gravi. E il Cremlino, fra le opzioni, ha anche detto che potrebbe riprendere in considerazione il trasferimento del sistema di difesa aerea di nuova generazione S-300 al suo alleato siriano.

Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha inviato un messaggio molto chiaro alle forze occidentali in un’intervista rilasciata alla Bbc. Il capo della diplomazia di Mosca ha infatti detto che il progetto potrebbe essere ravvivato perché la Russia sente che deve fare “tutto ciò che è necessario per aiutare l’esercito siriano a scoraggiare un aggressione”.

Questa idea, ovviamente, mette Tel Aviv in stato di profonda preoccupazione. Perché Israele considera fondamentale avere o mantenere la supremazia aerea e la piena libertà di movimento nei Paesi limitrofi considerati nemici. Un pilastro della strategia israeliana che però può essere realizzato soltanto nel momento in cui nessun Paese limitrofo possegga sistemi missilistici anti aerei in grado di abbattere i suoi aerei. In particolare in Siria, dove l’abbattimento dell’F-16 israeliano nei mesi scorsi aveva già fatto suonare i primi campanelli d’allarme.

Così, molti analisti israeliani ed ex ufficiali delle forze armate hanno già avvertito che se i sistemi missilistici S-300 della Russia verranno consegnati al governo siriano, ci sarà solo una possibile risposta: un tentativo immediato di distruggerli.

Ed ecco allora le parole di Amos Yadlin, già guida dei servizi segreti militari israeliani. Citato da Bloomberg, Yadlin ha ammesso che il dispiegamento de sistemi anti aerei russi in Siria è una preoccupazione israeliana da più di due decenni. Ed ha anche detto che “alla fine, succederà”.

“Se conosco bene l’aviazione, abbiamo già fatto piani adeguati per affrontare questa minaccia. Dopo aver eliminato la minaccia, che fondamentalmente è ciò che verrà fatto, torneremo al punto di partenza “, ha detto Yadlin. In sostanza, l’ex vertice dei servizi israeliani ha confessato che la Fionda di Davide – l’aeronautica militare di Israele – è pronta a bombardare direttamente le postazione degli eventuali S-300 prima che essi divengano operativi.

Non sono frasi da sottovalutare. Amos Yadlin, nel 1981, era tra i piloti israeliani che distrussero il reattore nucleare iracheno di Osirak. Quella missione è tipica della strategia di Israele in Medio Oriente: colpire prima che gli altri Stati ottengano un vantaggio o un’arma o un sistema in grado di ridurre la supremazia strategica di Israele.

Certamente, la differenza è che qui colpirebbero indirettamente la Russia. I sistemi trasferiti da Mosca a Damasco non sarebbero ovviamente russi, ma siriani. Ma è chiaro che distruggere preventivamente un sistema missilistico consegnato dai russi alla Siria, equivale a un attacco durissimo al sistema di alleanze della Russia in Medio Oriente. Un segnale ancora più evidente della graduale e sempre più netta divergenza fra Israele e Russia riguardo al futuro della Siria e, in generale, della regione.
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Re: Questione siriana, come orientarsi e con chi stare?

Messaggioda Berto » gio apr 19, 2018 12:34 pm

Alternative agli americani in Siria


Un "battaglione sunnita" in Siria al posto dei soldati americani, Trump ci pensa
2018/04/18

https://www.huffingtonpost.it/2018/04/1 ... a_23414329

In una mattanza entrata nel suo ottavo anno, la Siria si sta per trasformare in un "suk" con soldati che vanno e altri che vengono, sulla base di una contrattazione mercantile che vede impegnati i governanti americani e i petromonarchi del Golfo. La prossima mossa di Donald Trump è sostenere il dispiegamento di una "forza araba" in Siria, finanziata da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar, che dovrà rimpiazzare le truppe americane con la missione di stabilizzare il Nord-Est del paese, dopo la disfatta dello Stato islamico. La rivelazione del Wall Street Journal trova importanti conferme sia a Washington che a Riyadh.

La volontà di creare una tale forza araba è stata annunciata dal WSJ alcuni giorni dopo che Usa, Francia e Regno Unito hanno attaccato, con 120 missili, il regime di Bashar al-Assad in risposta alla strage con armi chimiche del 7 aprile a Douma imputata a Damasco. Secondo il WSJ, il neo consigliere alla Sicurezza nazionale di Trump, John Bolton, avrebbe incontrato il capo dei servizi d'intelligence egiziani, Abbas Kamal, per convincere le autorità del Cairo a partecipare all'iniziativa. La realizzazione di questa forza arabo-sunnita farebbe sì che per la prima volta, nella guerra siriana entrata nel suo ottavo anno, sul terreno vi sarebbero paesi arabi e non solo potenze regionali non arabe, come la Turchia e l'Iran.

Soldati, ma non solo. L'amministrazione Usa ha sollecitato l'Egitto e, soprattutto, Arabia Saudita, EAU e Qatar a impegnarsi per finanziare la "stabilizzazione" della Siria. "L'Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati si sono detti disponibili a offrire il loro contributo sul piano finanziario e nel far parte di questa forza araba", ha sottolineato un responsabile americano al WSJ. Trump avrebbe chiesto a Riyadh, nel corso del recente incontro alla Casa Bianca con l'erede al trono saudita, Mohammad bin Salman, di "contribuire con 4 miliardi di dollari alla ricostruzione della Siria", rivela la stessa fonte. Ieri, l'Arabia Saudita ha confermato ufficialmente la propria disponibilità a inviare sue truppe in Siria, "con altri paesi, al fine di stabilizzare la situazione". "Ne stiamo discutendo con gli Stati Uniti", ha affermato il ministro degli Esteri saudita Adel al-Juber nel corso di una conferenza stampa congiunta con il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres a Riyadh. "Noi avevamo garantito già all'amministrazione Obama che se gli Stati Uniti avessero schierato forze in Siria, anche l'Arabia saudita e altri paesi avrebbero inviato proprie forze nell'ambito di questo contingente internazionale".

Il dispiegamento di una forza congiunta in Siria permetterebbe agli Stati Uniti di ritirarsi dal devastato paese mediorientale, realizzando così quanto Trump aveva annunciato recentemente, prima e dopo la "Notte dei missili". Secondo il WSJ, il piano di rimpiazzo delle forze americane con una "Forza araba" è stato accolto "molto favorevolmente" dal fondatore della società militare privata Blackwater, Erik Prince, che con la sua società ha contribuito tra l'altro a il dispiegamento di forze di sicurezza (contractors) private in Somalia e negli Emirati. Prince ha confermato al WSJ di essere stato contattato da responsabili di paesi arabi, ai quali ha risposto che, per mettersi all'opera "attende di vedere cosa il presidente Trump ha intenzione di fare". In questa ottica, le forze arabe, "pubbliche" e "private", andrebbero a controbilanciare la presenza, sul territorio siriano, della società militare privata russa, Cvk Wagner (la sigla sta per Chastnaja Voennaja Kompanija, Compagnia militare privata) che combatte a fianco delle forze ufficiali russe e del regime siriano.


"Siamo pronti ad espandere la presenza militare in Siria"
Alessandra Benignetti
Apr 27, 2018

http://www.occhidellaguerra.it/pronti-a ... tare-siria

“Abbiamo intenzione di estendere le operazioni e aumentare il sostegno regionale”. A distanza di poche settimane dall’annuncio del ritiro degli oltre 2mila stivali sul terreno americani in Siria, è il capo del Pentagono, Jim Mattis, a contraddire il presidente americano Donald Trump e a spiegare davanti al Congresso che, al contrario, le truppe statunitensi sono destinate a rimanere ancora a lungo nel Paese mediorientale.

Un’inversione di rotta, quella del segretario alla Difesa, che arriva dopo il presunto attacco chimico a Douma e la risposta militare di Washington, Londra e Parigi contro Damasco. “Stiamo continuando la lotta contro l’Isis”, ha spiegato Mattis durante un’audizione al Comitato del Senato per le forze armate sul tema del bilancio del dipartimento della Difesa. La presenza militare statunitense nel Paese, dunque, è destinata a crescere. E ciò rappresenta, a detta del numero uno del Pentagono, “il più grande cambiamento” che gli Usa stanno “portando avanti in questo momento”. Del resto l’ipotesi di un ritiro del contingente americano era già stata smentita ieri dallo stesso Mattis davanti alla Senate Armed Services Committee, dove il capo della Difesa statunitense aveva anticipato un imminente “aumento delle operazioni sul lato iracheno del confine”.

Nelle scorse settimane a sostenere le truppe statunitensi nella lotta contro l’Isis in Siria sono arrivate anche le forze speciali francesi, a testimoniare come lo strano asse Trump-Macron, come lo ha definito il Washington Post, vada via via rafforzandosi. Proprio il presidente francese si è battuto nelle scorse settimane perché Trump tornasse sui suoi passi relativamente alla decisione di riportare a casa i soldati americani di stanza in Siria e secondo un retroscena pubblicato sul quotidiano russo Kommersantla questione della creazione di un piano alternativo a quello di Russia, Turchia e Iran per risolvere la crisi siriana sarebbe stata in cima all’agenda della visita di Emmanuel Macron negli Stati Uniti.

L’obiettivo di Washington e Parigi, secondo gli analisti russi, è quello di unire le forze “per controbilanciare il ruolo di Mosca e Teheran nella soluzione della crisi siriana”. Che dalla Casa Bianca puntino a ridimensionare l’influenza iraniana nella regione, del resto, non è un mistero e a confermarlo in un’intervista con la CBS News è stata la stessa ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite, Nikki Haley. Non è escluso, inoltre, suggeriscono gli esperti, che le truppe di alcuni Paesi arabi, come gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, possano affiancare, o rimpiazzare progressivamente, come ipotizza il Wall Street Journal, i militari di Washington nel Paese.

E, in questo senso, uno dei primi tasselli che potrebbero saltare nel mosaico delle alleanze è quello della Turchia. L’asse tra Mosca e Ankara, notano gli analisti, è sempre più fragile e non è escluso che Vladimir Putin e Hassan Rouhani possano perdere il sostegno del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Intanto, un nuovo vertice tra i ministri degli Esteri dei tre Paesi resta confermato per domani a Mosca. Al centro dei colloqui ci sarà l’organizzazione del nuovo round di colloqui sulla Siria, previsti il prossimo 14 maggio nella capitale kazaka Astana.
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Re: Questione siriana, come orientarsi e con chi stare?

Messaggioda Berto » lun apr 30, 2018 7:51 pm

Israele si difende e attacca

LA NUOVA FORMA DELLE COSE
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

E ora il messaggio a Putin e a Rouhani è arrivato forte e chiaro. Di che cosa si tratta? Tra ieri e oggi, una serie di esplosioni si sono avvertite in Siria. Missili di Hezbollah nascosti sottoterra sarebbero esplosi causando un sommovimento tellurico del grado 2,6 della scala Richter.
I missili sotterranei esplosi si trovavano in una base di Hama che appartiene alla 47esima brigata dell'armata siriana del presidente Bashar Assad. Sarebbero morte 26 persone tra cui diversi iraniani.
Come da abitudine, Israele non ha rivendicato l'attacco, ma è evidente che è lo Stato ebraico ad essersi mosso come ha già fatto precedentemente questo mese quando ha (anche in questo caso non ufficialmente) attaccato la base aerea T-4 da cui era partito a febbraio il drone iraniano abbattuto dalla contraerea israeliana.
L'attacco, avvenuto mentre il nuovo Segretario di Stato, Mike Pompeo si trovava a Gerusalemme e dopo la visita in Israele circa una settimana fa del Generale Joseph Votel, a capo del CENTCOM, lascia intendere che l'operazione è avvenuta attraverso una intesa con Washington.
Il messaggio a Mosca e a Teheran non può essere più esplicito. Washington e Gerusalemme non permetteranno che l'Iran si insedi stabilmente in Siria mettendo a repentaglio la sicurezza di Israele.
Tutto questo avviene a meno di due settimane dalla decisione che Trump prenderà riguardo all'accordo sul nucleare iraniano dal quale uscirà quasi sicuramente, e dopo il discorso di Mike Pompeo, in cui il nuovo Segretario di Stato, ha ribadito il pieno appoggio americano a Israele relativamente alla sua posizione di contrasto e confronto riguardo a Teheran.
Ora anche la Russia sa che i tempi delle concessioni in Siria sono terminati. La consegna della Siria all'Iran, alla Russia e alla Turchia, non è all'ordine del giorno.
Si è innalzato il livello dello scontro. Al di là dell'abituale rodomontismo iraniano, (se Trump uscirà dall'accordo provvederanno ad accellerare l'arricchimento dell'uranio...), non ci sono dichiarazioni ufficiali.
La realtà è che siamo entrati in una nuova fase. Pompeo lo aveva annunciato qualche settimana fa. Il tempo del soft power americano è finito. Israele può contare più che mai ora dopo l'ultimo rassemblement voluto da Trump ai vertici, sulla presenza di uomini fortemente vicini a Israele come John R. Bolton e lo stesso Pompeo.
Non è azzardato ipotizzare che il contingente americano in Siria aspetterà a lungo prima di tornare a casa.


Netanyahu ha presentato l'imponente materiale del programma nucleare iraniano, il progetto Amad raccolto dal Mossad.
100.000 files dell'archivo atomico decrittati e disponibili che rivelano le menzogne iraniane.
Oggi l'accordo sul nucleare iraniano siglato dagli USA è morto.
Live: Netanyahu says Iran ‘lied big time’ about nuclear program
https://www.timesofisrael.com/liveblog-april-30-2018

https://www.facebook.com/IsraelMFA/vide ... 1580426576
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Re: Questione siriana, come orientarsi e con chi stare?

Messaggioda Berto » mar mag 08, 2018 6:18 am

Iran, Islam scita e ebrei
viewtopic.php?f=188&t=2221

Iran, ebrei in Iran, persecuzione, guerra a Israele
viewtopic.php?f=197&t=2237


Israele da 70 anni stato indipendente, con Gerusalemme la sua capitale
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1773238259

Io sto con Israele e i suoi ebrei che sono tra gli uomini più umani e civili della terra
viewtopic.php?f=197&t=2759
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5416849447
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Re: Questione siriana, come orientarsi e con chi stare?

Messaggioda Berto » mar mag 08, 2018 6:23 am

Il saluto dei bambini siriani di una scuola fedele al regime di Assad.
Ricorda qualcosa?
https://www.facebook.com/IsraelAkshav/v ... 7339477043
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Re: Questione siriana, come orientarsi e con chi stare?

Messaggioda Berto » sab mag 12, 2018 6:58 am

Israele, venti di guerra Rifugi antiaerei riaperti
Fiamma Nirenstein - Mer, 09/05/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 24077.html

Più diretto e duro di così non avrebbe potuto essere, senza giri di parole ha cancellato l'accordo con l'Iran, con il ritorno totale delle sanzioni, la definizione di quel Paese come di un centro di terrore imperialista, in cui persiste il disegno atomico, la forza distruttiva in Medio Oriente e nel mondo.

Netanyahu ha invitato l'Iran a restare tranquillo, dato che seguitano a arrivare notizie di un'intensa preparazione di missili al Nord in Siria nelle basi iraniane. Ieri sera ha fatto aprire tutti i rifugi antimissile sul Golan. Vista da Israele, la decisione di Trump è la conclusione di una battaglia infinita che Netanyahu si è sobbarcato, in cui è stato vituperato e trattato da guerrafondaio.

Vista dal Medioriente intero è una rivoluzione, una svolta che induce tutti a prepararsi alla difesa o all'attacco o al ripensamento. È un gesto di rottura che ristabilisce una leadership americana e affossa una vacca sacra del liberalismo obamiano. Anche l'Europa ne uscirà trasformata, costretta a risparmiare qualche sorriso coi dittatori.

Gli Stati Uniti l'hanno sancito dando ragione a Netanyahu: l'Iran è un Paese pericoloso. E anche Trump è stato coerente con la sua definizione del «peggiore accordo mai concluso». Germania, Inghilterra, Francia, coi dovuti distinguo, erano arrivati alla conclusione che «si deve essere più duri con l'Iran»: non è poco, gli sviluppi non potranno non tenere conto del giudizio Usa.

L'annuncio di Trump ha molte letture: l'Iran è in stato di choc, si sente in pericolo e quindi mostra i denti. Non si aspettava che l'accordo, che era stato una panacea, potesse venire travolto. I vantaggi erano stati moltissimi: intanto con la fine delle sanzioni l'acquisto del petrolio aveva riportato le compagnie globali a rimpinguare la banca centrale: adesso si prospetta un durissimo colpo all'economia. Poi i 5+1 avevano restaurato una sorta di fiducia internazionale in un regime feroce e autoritario, adesso le donne, i dissidenti, i disoccupati potranno invadere le piazze con una maggiore speranza di ottenere un cambio di regime.

Trump ha dichiarato loro il proprio sostegno, e questo è un fatto rivoluzionario. L'accordo aveva anche lasciato aperta la porta all'arricchimento nucleare fra sette anni, alla fine del trattato: una prospettiva testimoniata concretamente dalle carte archiviate mostrate dal governo israeliano. Dall'accordo in avanti l'Iran ha potuto migliorare la sua produzione balistica; spingersi come indispensabile alleato della Siria sostenuto dall'alto dai russi e dal basso dagli Hezbollah, così da costruirsi un confine per minacciare dal Nord Israele. Trump gli ha rovinato l'ascesa militare in Siria, Libano, Irak, Yemen e soprattutto la prospettiva di distruggere Israele. Ha distrutto la scalata del mondo sciita e la minaccia del mondo sunnita.

Questa parte del Medioriente vedrà nella messa all'angolo del suo nemico una prospettiva di maggiore equilibrio, e forse anche di un ripensamento russo del ruolo del suo alleato. Putin sa che la contestazione dell'Iran non implica necessariamente la perdita della presa sulla Siria. Oggi il suo incontro con Netanyahu a Mosca avrà molti argomenti. E il 14 il passaggio dell'ambasciata Usa a Gerusalemme. Il mondo sta cambiando.




Militari israeliani accusano l'Iran: "Missili dalla Siria contro postazioni sul Golan"
Portavoce denuncia: "Lanciati 20 razzi, alcuni intercettati". Nessuna vittima. E scatta la reazione: attacchi a basi e depositi siriani, distrutto un radar. Segnalate esplosioni nei pressi di Damasco
10 maggio 2018

http://www.repubblica.it/esteri/2018/05 ... -195973444

Tensione alle stelle in Medio Oriente. Israele ha denunciato un attacco missilistico contro le proprie postazioni sulle alture del Golan. Secondo un portavoce militare, circa 20 razzi sarebbero stati lanciati dalla forza Al Quds iraniana. Alcuni sarebbero stati intercettati dal sistema di difesa antimissili israeliano denominato 'Iron Dome'. "L'attacco iraniano contro Israele è molto grave", ha commentato il portavoce, annunciando una reazione da parte delle forze israeliane.
E poche ore dopo è partita in effetti l'offensiva missilistica. Secondo l'agenzia ufficiale siriana Sana, citata da Rt, nelle stesse fasi in cui sul Golan sono suonate le sirene d'emergenza, colpi d'artiglieria sono stati sparati dal Golan verso la provincia di Quneitra, in particolare sulla città di Baath. "Decine di razzi sono stati intercettati nei cieli siriani", afferma Sana. Tra gli obiettivi, basi militari e depositi di armi. Secondo quanto dichiarato dalle autorità siriane i missili israeliani avrebbe centrato e distrutto un radar. Esplosioni sono state poi segnalate nei pressi di Damasco, con la capitale illuminata dalle luci della contraerea.
L'escalation era già partita nelle ore precedenti, tanto che le autorità israeliane hanno invitato la popolazione al confine con la Siria a mettersi al sicuro nei rifugi. Martedì i caccia israeliani avevano bombardato una base del regime siriano a sud di Damasco in cui sono presenti anche forze iraniane.
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Re: Questione siriana, come orientarsi e con chi stare?

Messaggioda Berto » sab mag 12, 2018 6:58 am

Portato al massimo livello il grado di allarme nel nord di Israele
7 maggio 2018

https://breaking.rightsreporter.org/por ... di-israele

Massimo grado di allarme nel nord di Israele dopo che nei giorni scorsi l’intelligence israeliana aveva lanciato l’allarme per possibili imminenti attacchi di ritorsione da parte degli iraniani, attacchi che avverrebbero con un massiccio lancio di missili sul nord di Israele.

Secondo fonti di intelligence israeliana il comandante delle Guardie della Rivoluzione iraniana, Qasem Soleimani, avrebbe avuto il via libera per un attacco su Israele direttamente dalla Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei. La data scelta per l’attacco sarebbe stata individuata immediatamente dopo le elezioni libanesi che sono avvenute ieri, per di più concluse con la vittoria di Hezbollah.

Per questi motivi, con la massima serenità, in tutto il settore nord di Israele è stato elevato al massimo grado il livello di allarme.


Vergogna d'Eurabia!
Giulio Meotti
09/05/2018

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 8098374579

Il giorno dopo che gli Stati Uniti sono usciti dall'accordo nucleare con l'Iran cercando di costruire una alleanza occidentale che freni l'espansionismo iraniano, il presidente francese Macron ha telefonato al presidente iraniano Rouhani. "Abbiamo accettato di portare avanti sforzi congiunti con tutte le nazioni coinvolte, con l'obiettivo di continuare a implementare l'accordo nucleare e mantenere la stabilità regionale” recita la nota appena diffusa. È immenso il tradimento francese ai danni dell'Occidente e di Israele: nel 1967, quando De Gaulle fece la scelta filoaraba e applicò l'embargo a Israele; in piena Intifada, quando gli israeliani venivano macellati sui bus e l’ambasciatore francese a Londra Daniel Bernard definì Israele “quel piccolo paese di m...a”; con Saddam Hussein, quando la Francia corse a vendergli missili e tecnologia nucleare; con Arafat, trattato come un re da Mitterrand e morto a Parigi; con Valéry Giscard d’Estaing che concesse l'asilo a Khomeini e lo riportò a Teheran; con gli ebrei uccisi a Parigi e nelle banlieue e le autorità francesi incapaci di proteggerli. Jules Renard, un repubblicano di sinistra e un dreyfusardo, una volta disse dei francesi: “Noi siamo tutti anti-semiti, alcuni di noi hanno l'eleganza o il timore di non ostentarlo”. A me pare che sempre meno fra di loro se ne vergognino.


Iran, missili contro Israele dalla Siria
Davide Frattini
10 maggio 2018

https://www.corriere.it/esteri/18_maggi ... a69d.shtml

GERUSALEMME – Le sirene antimissile che risuonano sulle alture del Golan, gli israeliani che scappano dentro ai rifugi. Il raid è arrivato nella notte, venti missili sparati dalla Siria, dall’altra parte di quella che è ancora una linea d’armistizio: è dalla guerra di 44 anni fa che le montagne a nord non subivano un attacco così pesante. Tsahal accusa i Pasdaran, che avevano minacciato la rappresaglia dopo il bombardamento di aprile contro una base iraniana nel deserto tra Homs e Palmira. Nei giorni scorsi lo Stato Maggiore israeliano ha posizionato le batterie Iron Dome sul confine, è lo scudo che ha intercettato la maggior parte dei missili. I jet dell’aviazione hanno risposto colpendo due aeroporti militari nell’area di Damasco, una caserma della Quarta Divisione (le truppe scelte di Bashar Assad) e altri bersagli sulla mappa che – spiegano i portavoce dell’esercito – sono considerati «iraniani», basi messe a disposizione dal dittatore alle forze che gli hanno permesso di sopravvivere. L’Esercito israeliano ha annunciato di avere colpito decine di obiettivi militari iraniani in Siria durante la notte. «Quella della scorsa notte è stata la nostra operazione aerea maggiore negli ultimi anni», ha confermato in una conferenza stampa il portavoce militare israeliano Jonathan Conricus riferendosi alle «decine» di obiettivi militari iraniani colpiti in Siria. «Il nostro intento non era di provocare vittime, ma di colpire infrastrutture». Secondo Conricus i danni inflitti «sono molto significativi» e all’Iran occorreranno mesi per ripararli. Gli israeliani considerano Teheran responsabile, anche se dalla capitale siriana un parlamentare del regime twitta in diretta la rivendicazione dell’attacco sul Golan: «Il nostro esercito ha sparato 50 (non 20) missili contro bersagli militari israeliani».

La reazione

Lo scontro è avvenuto a un giorno dall’annuncio di Donald Trump, il presidente americano, che ha annullato l’accordo sul nucleare con l’Iran e a poche ore dalla visita a Mosca di Benjamin Netanyahu. Il premier israeliano ha – ancora una volta – chiesto a Vladimir Putin di avere libertà d’azione nei cieli attorno alla Siria per impedire agli ayatollah di arroccarsi. Questa volta sembra essere lo Zar ad avere il peso sufficiente per cercare di fermare lo scontro: ha investito per salvare Assad e non può permettere che una guerra allargata lo spazzi via, come ha già minacciato Yuval Steinitz, ministro




COMUNICATO IDF
10/05/2018

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 9200921101

Aerei a combattimento israeliani hanno colpito dozzine di obiettivi delle forze Quds iraniane in territorio siriano.

Sono stati colpiti, in un ampio attacco contro obiettivi militari iraniani in Siria:
Siti di intelligence affiliati all’Iran e all’Asse Radicale.
Basi logistiche delle forze Quds.
Una base logistica ad Al-Kiswah
Una base militare iraniana a nord di Damasco
Depositi di armi delle forze Quds nell’aeroporto internazionale di Damasco
Sistemi di intelligence e siti associati alle forze Quds.
Siti militari e di osservazione nella zona di cuscinetto.
In più è stato distrutto il lanciamissili usato per lanciare missili contro Israele.
Gli attacchi dell’aeronautica militare israeliana sono stati condotti sotto lattacco aereo siriano, che continuato a sparare nonostante L avvertimento israeliano. In risposta, l’aeronautica israeliana ha colpito diversi sistemi di intercettazione aerea (SA5, SA2, SA22, SA17) delle forze armate siriane.
Gli attacchi di questa notte sono stati in risposta ai missili che sono stati lanciati dalle forze Quds iraniane verso gli avamposti IDF nelle Alture del Golan. Non sono stati riportati feriti o danni in conseguenza all’attacco iraniano.
L’aggressione iraniana è un’ulteriore prova delle intenzioni che si celano dietro il consolidamento del regime iraniano in Siria e la minaccia che rappresenta per Israele e la stabilità regionale.
L’esercito israeliano ha deciso di mantenere la normale vita civile, mantenendo aperte le scuole e il lavoro agricolo. Il raduno di più di 1.000 persone sarà permesso solo in aree aperte nelle alture del Golan e a Katzrin.
La popolazione deve comunque rimanere allerta e mantenersi agli ordini dell’esercito.
L’IDF non permetterà alla minaccia iraniana di stabilirsi in Siria. Il regime siriano sarà responsabile di ogni accadimento sul proprio territorio. L’IDF è preparato a un’ampia barriera di scenari possibili. Finché questa aggressione continuerà ad esser una minaccia per la sovranità e per la popolazione israeliane L’IDF risponderà con forza e determinazione.



E adesso l’Europa condanni l’attacco iraniano a Israele
10/o5/2018

https://www.rightsreporter.org/e-adesso ... -a-israele

Ora basta, l’Europa deve uscire dall’ambiguità dei suoi rapporti con gli Ayatollah iraniani e condannare con estrema fermezza l’attacco missilistico iraniano contro Israele. Che l’Iran usi il territorio siriano per attaccare Israele è un fatto inconcepibile che non può passare sotto silenzio.

Altro che indignazione per l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano. La notte scorsa gli iraniani hanno dimostrato tutta la loro pericolosità lanciando dal territorio siriano una salva di 20 missili contro lo Stato Ebraico.

Gli iraniani usano il martoriato territorio siriano per lanciare attacchi contro Israele

Voglio sottolineare “dal territorio siriano” perché è un dato importantissimo e dimostra come la presenza iraniana in Siria non sia finalizzata a distruggere ISIS come ci vorrebbero far credere gli Ayatollah iraniani, ma è unicamente finalizzata a creare una piattaforma d’attacco contro Israele.

L’Europa deve scegliere se essere complice degli assassini iraniani oppure se sostenere il Diritto alla difesa di una democrazia come quella israeliana minacciata continuamente di estinzione da parte dell’Iran.

Non ci sono giustificazioni all’attacco iraniano di questa notte e sinceramente non vorremmo che, come sempre succede, la risposta difensiva israeliana venga messa alla berlina e che a passare da “cattivi” siano gli israeliani.

L’Europa la deve smettere di chiudere gli occhi davanti all’evidenza del fatto che la presenza iraniana in Siria non solo mette a rischio una terra già martoriata da una guerra civile che dura ormai da otto anni, ma che essendo finalizzata esclusivamente ad attaccare Israele contribuisce a destabilizzare ulteriormente una regione già instabile di suo.

Ora ci aspettiamo una dura condanna nei confronti di Teheran da parte di Federica Mogherini, una condanna senza condizioni, senza se e senza ma, senza scusanti o attenuanti, senza accenni alla giusta risposta israeliana, una condanna che affermi senza ambiguità il Diritto dello Stato Ebraico a difendersi dalla minaccia iraniana. Ogni altra formula dimostrerà solo la contiguità tra Unione Europea e assassini iraniani.



Quando è necessario fare la voce grossa
11 maggio 2018

https://www.israele.net/quando-e-necess ... oce-grossa

“Qual è il problema se centinaia di migliaia di persone daranno l’assalto a questa recinzione, che non è un confine di uno stato? Qual è il problema?”. Lo ha detto giovedì, parlando con i giornalisti, il capo di Hamas nella striscia di Gaza, Yehiyeh Sinwar, sottolineando che – a suo dire – quelli di Israele non sono confini internazionali e non c’è l’obbligo di rispettarli. Israele ha ribadito che difenderà i propri confini e ha accusato Hamas di sfruttare i civili.

11 maggio 2018

L’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon ha esortato il Segretario Generale Antonio Guterres e il Consiglio di Sicurezza a condannare il fallito attacco iraniano al territorio israeliano. In una lettera inviata giovedì sera a Guterres, Danon dice che “Israele ritiene il governo dell’Iran, insieme al regime siriano, direttamente responsabile di questo attacco e continuerà a difendere con vigore i propri cittadini da ogni atto di aggressione. Israele non è interessato all’escalation, ma in nessuna circostanza consentiremo all’Iran di stabilire una presenza militare in Siria il cui scopo è attaccare Israele e deteriorare la situazione già fragile della regione. Questo spudorato attacco alla nostra sovranità non nasce dal niente – continua Danon – Abbiamo ripetutamente ammonito sull’allarmante radicamento militare iraniano in Siria e questo atto di aggressione è purtroppo il risultato di quello sviluppo. Chiediamo al Consiglio di Sicurezza di condannare l’attacco iraniano ed esigere che l’Iran rimuova la sua presenza militare dalla Siria, che non minaccia solo Israele ma anche la stabilità dell’intera regione. La comunità internazionale non può restare a guardare mentre un regime tirannico attacca una nazione sovrana e continua a minacciare l’esistenza stessa di uno stato membro delle Nazioni Unite”.

11 maggio 2018

Il portavoce delle Forze di Difesa israeliane ha diffuso giovedì sera le immagini di uno dei bersagli colpiti mercoledì notte, dopo l’attacco di razzi iraniani dalla Siria. Si vede il momento in cui un missile israeliano colpisce una batteria S-22 dell’anti-aerea siriana che stava per sparare missili contro jet israeliani. Vedi il video su Times of Israel Un alto ufficiale dell’aviazione israeliana ha tenuto a precisare, giovedì, che la Forza Quds iraniana è ancora in grado di lanciare missili dalla Siria e che l’operazione, denominata “Operation House of Cards”, è stata un “pieno successo” ma non è stata semplice. Nell’arco di due ore prima dell’alba, in condizioni climatiche sfavorevoli i caccia F-15 ed F-16 israeliani hanno eluso “decine di missili” dell’anti-aerea e hanno sganciato “molte decine” di ordigni su più di 50 obiettivi iraniani in tutta la Siria. Le forze israeliane non hanno subito perdite, né a terra né in cielo, e nessun missile sparato dalla Siria si è abbattuto in territorio israeliano. L’ufficiale ha detto che le sue forze hanno colpito “ogni batteria che ha sparato” contro i jet israeliani.
11 maggio 2018

Gli attacchi israeliani contro obiettivi iraniani in Siria servono da monito per il regime del presidente Bashar Assad. Lo ha detto giovedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu chiarendo che le Forze di Difesa israeliane agiranno contro le forze siriane se esse aiuteranno militarmente l’Iran contro lo stato ebraico. Netanyahu ha aggiunto: “Chiunque ci colpisce verrà colpito sette volte tanto e chiunque si appresta a colpirci, noi lo colpiremo per primi. Questo è ciò che abbiamo fatto e questo è ciò che continueremo a fare”. “La comunità internazionale deve impedire il trinceramento della Forza Al Quds in Siria – ha concluso Netanyahu – Dobbiamo unirci per tagliare quei tentacoli che si espandono in Siria e ovunque”.

11 maggio 2018

“Fino a quando l’Iran continua a mantenere l’attuale status quo delle sue forze e dei suoi missili che operano nella regione, qualsiasi paese, compreso Israele, ha il diritto di difendersi eliminando la fonte del pericolo”. Lo ha scritto giovedì in arabo su Twitter il ministro degli esteri del Bahrain, Khalid bin Ahmed Al Khalifa, con una presa di posizione senza precedenti sul diritto all’autodifesa di Israele.

11 maggio 2018

Il ministro israeliano delle finanze Moshe Kahlon ha invitato gli iraniani giovedì mattina a “tornarsene a casa” dicendo: “Non avete niente da fare in Siria”. In un’intervista a YnetNews, Kahlon ha detto che la decisione del Gabinetto di sicurezza di impedire il radicamento militare iraniano in Siria è assolutamente corretta. Dal canto suo, la parlamentare dell’opposizione Tzipi Livni (Unione Sionista) ha detto giovedì alla Conferenza annuale di Herzliya: “Abbiamo la nostra quota di divergenze con il primo ministro Benjamin Netanyahu su questioni essenziali e importanti riguardo al futuro dello stato di Israele, ma oggi sosteniamo pienamente le Forze di Difesa israeliane”.

11 maggio 2018

Hamas ha condannato l’attacco notturno “dell’entità israeliana” sulle “fraterne terre siriane” (dopo che l’Iran aveva lanciato razzi dalla Siria contro Israele). In un comunicato, Hamas afferma che i raid della notte dimostrano che “questa entità (israeliana) è il principale nemico della nazione islamica e la più grande minaccia contro di essa”.

11 maggio 2018

“L’Iran ha cercato di colpire Israele, ma nessun missile si è abbattuto in territorio israeliano. Quelli che non sono caduti all’interno della Siria sono stati intercettati dal sistema anti-missilistico Cupola di ferro”. Lo ha detto giovedì il ministro della difesa israeliano Avigdor Lieberman, intervenendo alla annuale conferenza di Herzliya. “Le Forze di Difesa israeliane – ha detto Lieberman – hanno colpito quasi tutte le strutture iraniane in Siria: devono mettersi in testa che, se piove in Israele, in Siria diluvia”. Lieberman ha comunque aggiunto che la distruzione delle strutture iraniane in Siria non significa “una vittoria definitiva”. “Mi auguro – ha detto – che questo capitolo sia chiuso e che tutti abbiano recepito il messaggio. A differenza degli iraniani, noi non cerchiamo di espanderci né di stabilire nuovi confini. Non abbiamo alcun conflitto con il popolo iraniano. Noi non cerchiamo di piazzare sistemi d’arma al confine iraniano. E’ l’Iran che sta cercando di stabilire un confine militare con noi, ma noi non permetteremo che la Siria venga trasformata in un avamposto iraniano contro Israele. E’ l’Iran il paese che incarna questa ideologia estremista animata dalla volontà di sacrificare i suoi stessi cittadini e il loro futuro in nome di una teologia estrema. L’Iran ha investito miliardi nelle sue attività sovversive in Siria e altrove, con i finanziamenti che garantisce a Hezbollah, Hamas, Jihad Islamica, Houthi, e questa folle avventura va tutta a scapito dei cittadini che soffrono in Iran”.

11 maggio 2018

Fonti militari siriane hanno sostenuto giovedì che i raid aerei israeliani della notte hanno causato tre morti e due feriti e danneggiato un certo numero di unità della difesa aerea, radar e deposti di munizioni. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha invece affermato che gli attacchi israeliani su diversi siti militari in Siria hanno ucciso 23 combattenti, tra cui cinque soldati siriani e 18 membri forze armate straniere. L’Osservatorio non ha precisato se si trattasse di iraniani.

11 maggio 2018

Il ministero della Difesa russo ha dichiarato che gli attacchi israeliani in Siria hanno visto la partecipazione di 28 aerei con il lancio in totale di circa 70 missili.



Israele vs Iran, le incognite di un confronto prolungato
Niram Ferretti
11/05/2018

http://www.linformale.eu/israele-vs-ira ... prolungato

La notte del 10 di maggio, con l’operazione denominata House of Cards, Israele ha pesantemente contrattaccato l’Iran in Siria. Si è trattato dell’operazione più intensa su territorio siriano dalla Guerra di Yom Kippur del 1973. Lo scopo dell’intervento israeliano è stato quello di colpire precisi obbiettivi miltari riconducibili all’Iran a seguito del lancio di venti missili partiti dal sud della Siria e indirizzati sul territorio di Israele a nord. Quattro missili sono stati intercettati da Iron Dome mentre gli altri non sono andati oltre confine.

Ventotto aerei F-15 e F-16 hanno lanciato circa sessanta missili terra-aria coadiuvati da più di dieci missili terra-terra. I raid controffensivi israeliani sono stati circa cinquanta e hanno colpito centri di intelligence, depositi di armi, magazzini, posti di osservazione e centri logistici, localizzati tra Aleppo e Damasco, infliggendo alle infrastrutture militari iraniane il danno più massiccio ricevuto fino ad ora.

Si tratta dell’ultima tappa del confronto che è in corso dal 2013 tra Israele e Iran e finalizzato inizialmente da parte dello Stato ebraico a impedire l’approvvigionamento di armi da parte di Teheran a Hezbollah. In seguito ha poi assunto l’obbiettivo di cercare di impedire il consolidamento iraniano in Siria.

Non è un mistero per nessuno che Benjamin Netanyahu abbia più volte ribadito, soprattutto al principale alleato dell’Iran in Siria, la Russia, che Israele non permetterà mai all’Iran di insediarsi militarmente al confine con le alture del Golan in modo da potere usare la Siria come piattaforma per futuri attacchi nei confronti di Israele. Ed è stato proprio con Putin che Netanyahu si è intrattenuto il nove maggio a Mosca, dove ha partecipato alla commemorazione per il settantatreesimo della vittoria sovietica sulla Germania nazista.

Finora, tra Russia e Israele c’è stata una convergenza funzionale. Israele non è stato mai ostacolato da Mosca nei suoi interventi in Siria contro l’Iran, e anche in questa occasione, come nelle altre, la Russia era stata preventivamente avvisata dell’attacco. Tuttavia, la situazione presenta un forte margine di instabilità. L’Iran non rinuncerà al proprio programma di consolidamento in Siria, dove ha dato un alto contributo in termini di uomini e risorse a sostegno di Bashar Al Assad e, assai improbabilmente, la Russia potrà contenere un alleato che persegue interessi espansionistici molto risoluti. Fino a quando Israele e Russia potranno evitare di entrare in contrasto tra di loro? L’attrito è solo rimandato a fronte dell’intenzione iraniana di proseguire nei propri programmi.

Va comunque evidenziato che l’Iran si trova oggi oggettivamente in un momento di grave difficoltà dovuto a una sommatoria di fattori. L’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare, una economia interna sofferente che ha beneficiato poco o niente dal grande flusso di denaro sbloccato dall’Amministrazione Obama (sostanzialmente impiegato per mantenere le varie campagne militari all’estero, in Siria, Iraq, Yemen, e naturalmente a sostegno di Hezbollah in Libano), e i continui copi inferti da Israele in Siria.

Uno scontro diretto con Israele è improbabile, l’Iran non è militarmente attrezzato per una tale eventualità che metterebbe seriamente a rischio la sopravvivenza stessa del regime, ma la situazione resta comunque molto problematica. L’unica certezza è sul fatto che Israele abbia mostrato una determinazione inflessibile nel continuare a difendere la propria sicurezza.



Il “Rommel iraniano” che cerca il martirio con la brigata Gerusalemme – Italia Israele Today
11 maggio 2018
di Fausto Biloslavo

http://www.italiaisraeletoday.it/il-rom ... erusalemme

Il generale Qassem Soleimani è il «Rommel iraniano» stratega della guerra in Iraq, Siria e Yemen, che ha portato i corpi speciali dei Pasdaran di fronte alle postazioni israeliane sulle alture del Golan. Mai gli iraniani erano stati così vicini ad Israele e per la prima volta hanno colpito direttamente. Ieri l’esercito ebraico ha accusato il generale Soleimani «di avere ordinato e comandato l’attacco» con razzi e missili sulle alture del Golan nella notte fra mercoledì e giovedì.

Il «Rommel» iraniano, classe 1957, non sorride mai, anche se ama farsi fotografare in prima linea fra i miliziani sciiti in Iraq e Siria.

Barba e capelli bianchi, sempre ben curati, Soleimani è da un ventennio il responsabile delle operazioni clandestine all’estero della brigata Al Qods. Una forza d’elite composta da 15mila uomini, che fa parte dei Guardiani della rivoluzione iraniana.

Basso di statura è amico personale della guida suprema, il grande ayatollah Alì Khamenei. Figlio di una famiglia povera e numerosa è sempre stato molto religioso. Non parla quasi mai, ma ha fatto sapere che «il martirio è quello che cerco fra valli e montagne, ma non è ancora arrivato».

Gli israeliani avrebbero avuto il via libera dagli Usa per eliminarlo considerandolo il generale iraniano più pericoloso per le sue doti tattiche e strategiche. Eroe fin dai tempi della guerra fra Iran e Iraq negli anni Ottanta, la stella di Soleimani è cresciuta con la lotta allo Stato islamico in Iraq e l’appoggio al regime di Damasco in Siria. A Tikrit, una delle prime roccaforti irachene del Califfato a cadere, i suoi consiglieri non hanno disdegnato l’appoggio aereo americano, come nella battaglia finale a Mosul. In Siria ha convinto i russi ad intervenire «salvando» Bashar al Assad, ma fin dall’inizio della guerra civile aveva organizzato il dispiegamento dei miliziani sciiti libanesi Hezbollah e volontari dall’Iraq e dall’Afghanistan.

Carne da cannone schierata al fianco dell’esercito siriano. Soleimani ha guidato le operazioni per riconquistare Aleppo, la Milano siriana, cambiando le sorti del conflitto. Nella battaglia la sua unità preferita era la 4a divisione meccanizzata siriana rafforzata da miliziani sciiti e specialisti della forza Al Qods. Soleimani ha messo le mani anche nella guerra dello Yemen impegnando i sauditi, nemici storici, con i missili Scud lanciati su Riad. Lo scorso febbraio il Rommel iraniano ha pubblicamente dichiarato che «vuole spazzare via l’entità sionista» ovvero Israele. Operativi iraniani si sono posizionati attorno a Quneitra e Daara vicino al Golan e hanno impiantato almeno una decina di basi in Siria.

Soleimani, come Rommel, spunta a sorpresa in prima linea e sarebbe capace di scatenare un attacco allo Stato ebraico ben peggiore della punzecchiatura con i razzi di due notti fa. Il suo obiettivo, mai conclamato, è lo stesso nome delle brigata speciale che comanda: Al Qods, che significa «Gerusalemme».
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