Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:36 pm

14)
Il povero Gesù Cristo dell'idolatria cristiana ortodossa al servizio del nazifascismo della Russia di Putin, che vergogna per i cristiani veri.




NELLA MENTE DI PUTIN: COSA L'HA SPINTO A UNA SCOMMESSA TANTO PERICOLOSA?
di Paolo Valentino, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Nel 2017, tre anni dopo l’annessione della Crimea, una statua in bronzo alta quattro metri dello zar Alessandro III venne inaugurata alla presenza di Vladimir Putin a Jalta, sulle rive del Mar Nero. Sul piedistallo sopra il quale è seduto con la spada sguainata, è scritta la sua frase più celebre: «La Russia ha due soli alleati: il suo esercito e la sua flotta».
Alessandro III è lo zar preferito di Putin, il quale non perde occasione per ripeterne il motto, che evoca orgoglio, solitudine armata, disponibilità al sacrificio per la propria giusta causa, tratti distintivi della Russia di fronte all’Occidente decadente e viziato.
L’avventura ucraina suona plastica conferma di una certa idea del potere e della Russia, che Putin ha progressivamente maturato nei suoi ventidue anni al Cremlino. Ma se finora, dalla Crimea alla Siria, il presidente russo aveva sempre saputo minimizzare gli azzardi geopolitici e vendere abilmente i successi sul palcoscenico interno, il lancio dell’offensiva militare contro Kiev segna un cambio di passo, dove i rischi e i costi appaiono molto più alti di una vaga definizione di successo. Cos’è cambiato nell’approccio mentale di Putin, da spingerlo a una scommessa tanto ambiziosa, pericolosa e non del tutto condivisa perfino da molti dei suoi più stretti collaboratori?

DUE DIPINTI
Per capirlo può essere utile partire da due quadri di Ilya Glazunov, considerato il più grande artista russo del XX secolo e molto amato da Putin, che nel 2010 lo insignì dell’Ordine per il merito alla Patria. Sono due dipinti a olio enormi, esposti l’uno di fronte all’altro a Mosca in un piccolo museo a lui dedicato, proprio di fronte al Pushkin. Il primo ha per titolo «Il mercato della nostra democrazia» e nello stile realista che è la cifra di Glazunov, morto nel 2017, descrive il quadro caotico, inquietante e drammatico della Russia degli Anni Novanta, un Paese completamente allo sbando. Ci sono gli oligarchi e le prostitute, la povertà e l’invasione culturale americana, Eltsin e Clinton, la Nato e i bombardamenti in Bosnia, i bimbi abbandonati e i criminali, la droga e l’alcolismo, la privatizzazione bugiarda e i comunisti nostalgici.
Ancora più importante è l’altro dipinto, che riesce a cogliere il senso profondo dell’operazione politico-identitaria di Putin. Il titolo è «La Russia Eterna». È una composizione ordinata e popolata di santi e scrittori, zar e leader sovietici, principi guerrieri ed eroi del lavoro socialista, patriarchi, scienziati, i morti della Grande Guerra Patriottica come i russi chiamano il secondo conflitto mondiale che costò loro venti milioni di vite umane. Il tutto è dominato da un grande crocefisso, con il Cremlino a far da sfondo e le icone di fianco ai razzi Sputnik. È una tela fiammeggiante, che trasmette orgoglio nazionale in ogni sua parte. È il Russkij Mir, di cui Vladimir Putin si vuole ricostruttore e garante, una visione dove tutto si tiene.
PIÙ NARRAZIONI
In oltre due decenni al vertice, Putin ha cavalcato diverse narrazioni per la costruzione e il mantenimento del consenso. Prima la crescita economica, perseguita grazie agli alti corsi dei prezzi dell’energia. Poi la polemica con l’Occidente, accusato di voler far rivivere la Guerra Fredda con l’ampliamento della Nato ai baltici e agli ex Paesi del Patto di Varsavia. Quindi il patriottismo nazionalista con l’annessione della Crimea e il sostegno ai separatisti russofoni del Donbass nella guerra finora ibrida e a bassa intensità con l’Ucraina. E ancora la nuova alleanza (geopoliticamente contro-natura) con la Cina, superpotenza emergente. Ma quando ognuno di questi racconti ha cominciato ad esaurire la propria spinta propulsiva, l’ex agente del Kgb fattosi zar è tornato alla sua grammatica originaria: l’autoritarismo, il restringimento quasi totale di ogni spazio di libertà, la mano dura verso gli oppositori di cui il caso di Alexeij Navalny è l’emblema.
DUE ANNI NELLA BOLLA
Ma l’isolamento forzato dalla pandemia, due anni vissuti praticamente in una bolla impenetrabile ai più, sembrano aver ulteriormente trasformato il leader russo, accentuandone aspetti messianici e quasi mistici. E se già dopo l’annessione della Crimea aveva fatto riferimento al mondo russo, alla necessità di riunificare i fratelli separati dalla «più grande tragedia geopolitica del XX secolo», cioè la fine dell’Unione Sovietica, solo negli ultimi anni Putin si è sempre più immedesimato nel ruolo dell’unto del Signore: «Ha cominciato a parlare della sua missione in termini storici, è diventato meno pragmatico e più emotivo», dice la politologa Tatiana Stanovaya. La sua distanza fisica e mentale da consiglieri e collaboratori è diventata siderale, facendone un autocrate a tutti gli effetti: «Putin è isolato, più isolato di Stalin», spiega Gleb Pavlovski, che lavorò con lui e con Dmitrij Medvedev prima di diventare un critico del sistema.
L'ATTUALE ACCELERAZIONE
Ora Vladimir Putin ha fretta. Sente l’età avanzare, la salute vacillare. Il tempo non è più dalla sua parte. Vuole di più e lo vuole subito. Ed è disposto a pagare e far pagare al suo Paese un prezzo molto alto. «La sua è una guerra non solo per l’Ucraina, ma per il sistema europeo — dice l’ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer — vuole ristabilire la Russia come la potenza prevalente nello spazio ex sovietico, cancellando le umiliazioni degli Anni Novanta.


Lo schema di Putin: Intervista a Massimiliano Di Pasquale
Davide Cavaliere
25 Febbraio 2022
http://www.linformale.eu/lo-schema-di-p ... -pasquale/
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Trovo particolarmente illuminante quanto scrisse nel 2017 lo storico Ettore Cinnella nella prefazione al suo saggio La Russia verso l’Abisso. Dopo il 1945 la Russia non è stata aggredita da nessuno e, nonostante possieda immense risorse naturali, langue ancora nel sottosviluppo e nella povertà e “il governo e la Chiesa spiegano alla credula popolazione che è il perfido occidente, con le sue losche mene, a minacciare l’esistenza stessa della santa Russia e che quest’ultima, per farsi valere, deve riarmarsi”. La commistione tra potere politico – la cricca di oligarchi e di siloviki che fa capo a Putin – e il potere religioso, rappresentato dalla Chiesa Ortodossa Russa guidata dall’ex agente del KGB Kirill (Vladimir Mikhailovich Gundyaev ??? da verificare), è talmente forte che, come scrive Dmitry Adamsky nel suo libro Russian Nuclear Orthodoxy. Religion, Politics and Strategy, il clero è parte attiva delle decisioni militari e nucleari della Russia. Uno scenario quasi teocratico come quello iraniano ma in chiave ortodossa. 
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Vladimir Mikhailovich Gundyaev
https://en.wikipedia.org/wiki/Patriarch ... _of_Moscow
https://02stroy.ru/it/naruzhnye-lestnic ... dyaev.html

Da connettervi anche questo demenziale filosofo promotore del nazismo russo
Alexander Dugin
Aleksandr Gel'evič Dugin (in russo: Александр Гельевич Дугин?; Mosca, 7 gennaio 1962) è un politologo e filosofo russo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Aleksandr ... 4%8D_Dugin
Dugin sviluppa il pensiero di Martin Heidegger, specialmente il concetto geofilosofico del Dasein, come centro al contempo universale e particolare, uno e molteplice, coniugandolo con il pensiero della scuola tradizionalista, ossia René Guénon e Julius Evola. Dugin ha svolto un ruolo importante nella filosofia Russa dopo la caduta del Muro di Berlino, traducendo e contestualizzando i succitati autori. Il suo testo più importante, e sintesi del suo pensiero, è "La quarta teoria politica" pubblicato nel 2009 (in inglese come The Fourth Political Theory).

Secondo Dugin le forze della civiltà occidentale liberale e capitalista rappresenterebbero quella che gli antichi Greci chiamavano ὕβρις (hybris), "la forma essenziale del titanismo", dell'anti-misura, che osteggia il Cielo che "è la misura—in termini di spazio, tempo, essere". In altre parole l'Occidente sintetizzerebbe "la rivolta della Terra contro il Cielo". In una prospettiva escatologica, "una volta che il Cielo reagisce, gli dei restaurano la misura". A quello che lui definisce universalismo "atomizzante" dell'Occidente, Dugin contrappone un universalismo apofatico, un "Uno" come quello di Platone che si fletterebbe nella molteplicità degli esseri e dei loro modi di esistere, e che si esprime nella politica dell'idea di "impero".

Dugin ha stretti legami con il Cremlino e le forze armate russe, avendo servito come consigliere del presidente della Duma di Stato, Gennadiy Seleznyov, e del membro di spicco di Russia Unita, Sergei Naryshkin.[6] Per questi motivi la stampa lo ha soprannominato "il Rasputin del Cremlino" e "l'ideologo di Putin" descrivendolo come un suo consigliere o ispiratore filosofico, sebbene abbia criticato le sue collaborazioni con l'Occidente.

È inoltre noto anche al di fuori della Russia per aver teorizzato la fondazione di un "impero euro-asiatico" in grado di combattere l'Occidente guidato dagli Stati Uniti d'America. A tal proposito è stato l'organizzatore e il primo leader del Partito Nazional Bolscevico dal 1993 al 1998 (assieme ad Eduard Limonov) e, in seguito, del Fronte Nazionale Bolscevico e del Partito Eurasia, trasformatosi poi in associazione non governativa. L'ideologia Eurasitica di Dugin mira pertanto all'unificazione di tutti i popoli di lingua russa in un unico paese attraverso lo smembramento territoriale coatto delle ex–repubbliche sovietiche. Anche per questo le sue posizioni politiche sono state definite come "fasciste".

Nel 2019 Dugin e Bernard-Henri Lévy (considerati esponenti ideologici di spicco degli opposti sovranismo e mondialismo) si sono confrontati sul tema di quella che è stata definita "la crisi del capitalismo" e l'insurrezione dei populismi nazionalisti.




Lo schema di Putin: Intervista a Massimiliano Di Pasquale

Davide Cavaliere
25 Febbraio 2022

http://www.linformale.eu/lo-schema-di-p ... -pasquale/

Massimiliano Di Pasquale (Pesaro, 1969) è ricercatore associato dell’Istituto Gino Germani di scienze sociali e studi strategici. Ucrainista, esperto di Paesi post-sovietici, negli ultimi anni si è occupato di disinformazione, guerra ibrida e misure attive anche sulle pagine di Strade Magazine (stradeonline.it).

Membro della Sezione di Studi Baltici dell’Università di Milano, nel 2012 ha pubblicato Ucraina terra di confine. Viaggi nell’Europa sconosciuta, che ha fatto conoscere l’Ucraina al grande pubblico italiano. Nel 2018 è uscito per Gaspari Editore Abbecedario ucraino. Rivoluzione, cultura e indipendenza di un popolo, cui ha fatto seguito nel marzo 2021 Abbecedario ucraino II. Dal Medioevo alla tragedia di Chernobyl.

Ha accettato di rispondere alle domande de L’informale.

In queste settimane abbiamo assistito a un crescere di tensioni politiche e militari tra Kiev e Mosca, fino ad arrivare all’aggressione militare russa. Quali sono le mire di Putin sull’Ucraina? I cittadini ucraini preferirebbero un maggiore avvicinamento all’Occidente o no? 

Putin ha più volte definito il crollo dell’Unione Sovietica la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo. Lo ha fatto una prima volta nel 2005, creando un certo scalpore in quei politici occidentali che avevano ingenuamente creduto che il presidente russo fosse un riformatore nonostante il suo passato di ex kgbista, e l’ha riaffermato anche lo scorso dicembre in occasione del trentennale della dissoluzione dell’URSS. In quella circostanza l’inquilino del Cremlino parlò di disintegrazione della ‘Russia storica’ sotto il nome di Unione Sovietica, sostenendo che Russia, Ucraina e Bielorussia fossero un’unica nazione e russi, ucraini e bielorussi un unico popolo. Affermazione quest’ultima assolutamente falsa che da 8 anni, ossia dallo scoppio del conflitto in Donbass nel 2014, è uno dei miti cardine della propaganda russa e della guerra informativa. Questa narrazione è stata riproposta sia nell’articolo Sull’Unità storica di russi e ucraini scritto da Putin il 12 luglio 2021 sia nel discorso tenuto dal presidente russo qualche giorno fa, la sera del 21 febbraio, contestualmente all’annuncio del riconoscimento da parte della Duma russa delle autoproclamate repubbliche separatiste di Luhansk e Donetsk. Putin afferma che ucraini e russi sono un unico popolo e che l’Ucraina moderna è interamente il prodotto dell’era sovietica. Tale asserzione ignora episodi chiave della storia e offre una versione pericolosamente distorta del passato.

In estrema sintesi possiamo ricordare che il lungo processo di autodeterminazione della nazione ucraina, in fieri già a metà Seicento all’epoca del Cosaccato, giunse a piena maturazione agli inizi del Novecento. Dopo il collasso dell’Impero Russo e di quello Austroungarico l’Ucraina godette di un breve periodo di indipendenza. Il 22 gennaio 1918 la Rada Centrale di Kyiv, con il Quarto Universale, dichiarò l’indipendenza della Repubblica Popolare Ucraina e, qualche mese più tardi, elesse quale suo Presidente lo storico Mykhailo Hrushevsky. All’inizio del 1919 la Repubblica Popolare Ucraina e la Repubblica Popolare dell’Ucraina Occidentale si unirono, seppur brevemente, in un unico stato sotto la leadership di Symon Petliura.  Lo scoppio della guerra con i bolscevichi riportò i territori orientali sotto il giogo moscovita mentre le terre occidentali dell’ex Impero Asburgico finirono sotto il dominio polacco. A partire dagli anni Trenta il potere sovietico iniziò una politica di repressione nei confronti della cultura nazionale ucraina. La tragedia del Holodomor, la carestia artificiale provocata dalla collettivizzazione forzata di Stalin che uccise dai 3 ai 5 milioni di ucraini nel 1932-33, diede nuova consapevolezza al nazionalismo ucraino. In particolare durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale nelle regioni occidentali del Paese che erano state annesse dalla Polonia nel 1939-40, furono organizzate delle rivolte armate contro il regime sovietico.

Solo con il crollo dell’URSS l’Ucraina ottenne una statualità indipendente duratura. Ma, come abbiamo visto, le entità politiche de facto ucraine che lottavano per l’autonomia e l’indipendenza del Paese esistevano molto prima del 1991. Fatta questa premessa storica, è evidente, alla luce del discorso tenuto da Putin alla tv russa lo scorso 21 febbraio, che l’obiettivo del Cremlino è ricostituire una sorta di impero russo dai tratti sovietico-zaristi i cui confini, a questo punto, dipendono dalle misure di deterrenza che l’Occidente saprà e vorrà mettere in atto.

Dunque, Putin non mira solo all’Ucraina?

L’invasione del Donbass è solo il preludio ad altre invasioni che potrebbero non limitarsi alla sola Ucraina e interessare anche l’area Baltica. Ma ciò che è più grave, unitamente alla debolezza e all’ignavia finora dimostrata dall’Occidente, è il fatto che Putin falsifichi la storia secondo un paradigma orwelliano per giustificare operazioni analoghe a quelle compiute da Hitler con i Sudeti riscrivendo i confini delle nazioni e violando la sovranità statuale dell’Ucraina.  Putin non riconosce il diritto internazionale. Le frontiere della Federazione Russa, a quanto si evince dal suo discorso delirante e paranoico, sono quelle dell’URSS. Il mondo per Putin è rimasto fermo al 1991. 

Trovo particolarmente illuminante quanto scrisse nel 2017 lo storico Ettore Cinnella nella prefazione al suo saggio La Russia verso l’Abisso. Dopo il 1945 la Russia non è stata aggredita da nessuno e, nonostante possieda immense risorse naturali, langue ancora nel sottosviluppo e nella povertà e “il governo e la Chiesa spiegano alla credula popolazione che è il perfido occidente, con le sue losche mene, a minacciare l’esistenza stessa della santa Russia e che quest’ultima, per farsi valere, deve riarmarsi”. La commistione tra potere politico – la cricca di oligarchi e di siloviki che fa capo a Putin – e il potere religioso, rappresentato dalla Chiesa Ortodossa Russa guidata dall’ex agente del KGB Kirill (Vladimir Mikhailovich Gundyaev), è talmente forte che, come scrive Dmitry Adamsky nel suo libro Russian Nuclear Orthodoxy. Religion, Politics and Strategy, il clero è parte attiva delle decisioni militari e nucleari della Russia. Uno scenario quasi teocratico come quello iraniano ma in chiave ortodossa. 

L’Ucraina ha ormai scelto la sua strada che è quella dell’Europa e della democrazia. Una strada irreversibile che non a caso Putin prova a minare con la guerra. Dal 2014 Putin non gode di alcun tipo di consenso neanche tra la popolazione russofona dell’Est del Paese. A Kharkiv, seconda città dell’Ucraina, a pochi chilometri dal confine russo, i sentimenti patriottici sono gli stessi che a Leopoli. Cambia solo la lingua di preferenza usata. 

La narrazione russa in merito al conflitto ucraino, così come a quello siriano, ha fatto breccia nella popolazione, al punto tale da diventare «senso comune». Chi sono e quanti sono i filorussi in Italia? 

Dal momento che i filorussi sono la stragrande maggioranza nel nostro Paese sarebbe interessante ribaltare i termini della questione chiedendosi chi siano gli intellettuali, i giornalisti e i politici non allineati su posizioni filorusse e intellettualmente onesti nel raccontare chi è realmente Putin e quale sia la vera natura del suo regime. Purtroppo sono pochissimi. È utile interrogarsi sul perché di questa anomalia che è indubbiamente anche il frutto di un’eredità storica risalente ai primi del Novecento.

Lo scorso anno assieme a Luigi Sergio Germani, direttore dell’Istituto Gino Germani di scienze sociali e studi strategici, ho scritto un paper, contenuto nel saggio Russian Active Measures. Yesterday, Today, Tomorrow, curato da Olga Bertelsen, uscito per la Columbia University Press nel marzo 2021, sull’influenza russa sulla cultura, sul mondo accademico e sui think tank italiani. 

Ciò che emerge da questo studio, effettuato su fonti aperte e quindi facilmente verificabile da tutti, è che in Italia esistono due diversi tipi di intellettuali ed esperti di politica estera filorussi: i neo-eurasisti e i Russlandversteher (simpatizzanti della Russia). I neo-eurasisti italiani hanno opinioni radicali pro-Mosca e anti-occidentali. Sono spesso ammiratori di Aleksandr Dugin, un analista politico russo con stretti legami con il Cremlino, noto per le sue opinioni scioviniste e fasciste. Percepiscono la Russia di Putin come un modello sociale e politico, nonché come un potenziale alleato contro le élite della UE e “globaliste” che avrebbero impoverito l’Italia privandola della sua sovranità. I neo-eurasisti esprimono punti di vista radicali anti-NATO e anti-UE e chiedono un’alleanza strategica tra Europa e Russia. I Russlandversteher italiani, invece, hanno una posizione filorussa pragmatica, spesso basata su considerazioni di realpolitik. Sostengono che la Russia sia un’opportunità piuttosto che una minaccia, ritengono che l’Occidente sia in gran parte responsabile delle rivoluzioni ucraine e dell’attuale crisi nelle relazioni tra la Russia e l’Occidente e affermano che nonostante l’Italia sia membro della NATO e dell’UE, dovrebbe avere un “rapporto speciale” con la Russia per garantire la sicurezza nazionale energetica ed economica della penisola.

In estrema sintesi potremmo dire che le opinioni pro-Cremlino esercitano una notevole influenza sulla cultura italiana, sul mondo accademico e sulla comunità di esperti. Di conseguenza, l’opinione pubblica italiana e una parte significativa della sua élite politica hanno spesso difficoltà nel vedere la politica interna ed estera russa in modo più critico e nel comprendere le sfide ideologiche e di sicurezza che il putinismo pone all’Europa e all’Occidente.

L’assenza di un dibattito su quanto sta succedendo tra Ucraina e Russia e la presenza su tutte le tv nazionali dei soliti noti, spacciati come esperti del settore, che sovente ripetono ad libitum le narrazioni della propaganda russa (Russia accerchiata dalla NATO, l’Ucraina non è uno stato ma una provincia russa creata dai bolscevichi, gli ucraini sono nazisti etc) testimoniano quanto il panorama culturale, accademico ed economico italiano sia inquinato dalla perniciosa influenza russa. 

In questi ultimi giorni, dopo il discorso di Putin e l’ingresso delle truppe russe in Donbas, ho riflettuto molto sulle affermazioni fatte dagli “esperti” di una nota rivista geopolitica che in diverse trasmissioni televisive hanno ribadito più volte come l’Occidente debba in qualche modo rassegnarsi al bagno di sangue che Putin sta preparando in Ucraina perché Putin “lotta per la sopravvivenza della Russia”. Da studioso di guerra ibrida e di disinformazione tali dichiarazioni, ripetute in televisione come un mantra, mi sembrano perfettamente in linea con l’obiettivo del Cremlino di demoralizzare e logorare psicologicamente l’Occidente. Inoltre, è una mistificazione affermare che Putin “lotta per la sopravvivenza della Russia”, semmai lotta per la sopravvivenza del suo regime cleptocratico, che è fallimentare sotto il profilo economico.  L’obiettivo del Cremlino, ripeto, non è solo l’Ucraina, ma ricostituire una sfera di influenza e di controllo di Mosca anche nell’Europa centro orientale.  

Tra i cavalli di battaglia della propaganda del Cremlino vi è il presunto «accerchiamento» della Russia da parte della NATO. L’Alleanza Atlantica ha davvero circondato la Russia? 

È un altro mito della propaganda russa per giustificare l’assembramento di truppe ai confini dell’Ucraina, cominciato nell’aprile del 2021 e intensificatosi nelle ultime settimane fino a raggiungere più di 140.000 unità. Il Cremlino, sin dai tempi della Prima Guerra Fredda (per chi non se ne fosse ancora accorto ora stiamo vivendo la Seconda Guerra Fredda iniziata proprio con l’attacco ibrido russo all’Ucraina nel 2014), è sempre stato abilissimo nella guerra informativa. 

La verità è molto diversa. Con una popolazione di oltre 140 milioni di abitanti la Russia è geograficamente il paese più grande del pianeta e possiede una delle più grandi forze armate del mondo con il maggior numero di armi nucleari. È assurdo ritrarre la Russia come un paese gravemente minacciato. In termini geografici, meno di un sedicesimo del confine terrestre della Russia è con i membri della NATO. Dei 14 paesi confinanti con la Russia, solo cinque sono membri della NATO. Basta solo prendere una cartina o un mappamondo per accorgersi dell’assurdità di tale affermazione. 

In molti, soprattutto in rete, considerano la Russia e Israele come facenti parte di una «union sacrée» contro il terrorismo islamico. Come sono i rapporti tra Gerusalemme e Mosca? 

Non sono un esperto di politica mediorientale ma l’idea che mi sono fatto del rapporto tra Russia e Israele, studiando la politica estera dei due Paesi e le loro relazioni bilaterali, è che Gerusalemme cerchi di mantenere buoni rapporti con Mosca per due ragioni. La prima è che l’esistenza stessa di Israele è minacciata da stati confinanti come Iran e Siria, storicamente alleati della Russia, la seconda è che in territorio israeliano risiede una nutrita comunità russa ed ex sovietica (l’idioma russo è il terzo più parlato in Israele, dopo la lingua ebraica e la lingua araba). 

Anche nel corso della guerra in Siria, Israele si è limitato solamente ad attacchi mirati contro Hezbollah, gruppo sciita libanese concepito in funzione anti-israeliana, attivo in Siria a sostegno del regime di Bashar al Assad. Rispetto al fatto che la Russia sia in prima linea contro il terrorismo islamico sono piuttosto scettico. L’intervento russo in Siria risponde a un razionale geopolitico che poco ha a che vedere con la lotta al terrorismo islamico. Credo che questa idea di Mosca quale baluardo dell’ortodossia contro l’islam radicale faccia parte di una campagna propagandistica iniziata negli anni Novanta per giustificare la guerra cecena, un conflitto che come hanno scritto Aleksandr Litvinenko e Yuri Felshtinsky nell’interessante libro Russia. Il complotto del KGB, rispondeva a una logica ben diversa: l’ascesa in Russia di un gruppo di potere legato ai servizi segreti il cui scopo era sabotare le riforme liberali di Eltsin e costringerlo, con la tecnica del kompromat, a cedergli il potere come in effetti avvenne nel 1999 con la nomina a primo ministro, poi a presidente di Vladimir Putin. Quindi, per rispondere alla sua domanda, l’«union sacrée» Mosca-Gerusalemme contro il terrorismo islamico non esiste.     

Si parla spesso dei «neonazisti» ucraini. Quali sono i tassi di antisemitismo in Ucraina e Russia?    

Il mito degli ucraini nazisti è un evergreen della propaganda russa sin dai tempi sovietici. È stato puntualmente rivisitato anche la mattina del 24 febbraio da Putin quale sorta di giustificazione teorica della sua invasione su larga scala in Ucraina. Il leader del Cremlino ha annunciato alla televisione russa che era in atto “la demilitarizzazione e denazificazione in Ucraina”. L’11 ottobre del 2021 anche l’ex presidente e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza, Dmitry Medvedev, in un articolo uscito sulla rivista russa Kommersant in cui attaccava il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyi, descrivendo il suo paese come uno stato vassallo degli Stati Uniti con il quale è impossibile negoziare, aveva definito Zelenskyi un “essere disgustoso, corrotto e infedele, che aveva ripudiato la sua identità (ebraica) per servire i nazionalisti rabbiosi”. Questo, proseguiva Medvedev, significava che il capo di stato ucraino somigliava a un Sonderkommando ebreo, facendo riferimento a quegli ebrei, che minacciati di pena di morte, venivano costretti a sbarazzarsi delle vittime delle camere a gas durante l’Olocausto. 

Questo articolo costituisce un ulteriore riprova di come Mosca strumentalizzi il presunto antisemitismo degli ucraini per attaccare il corso democratico scelto dall’Ucraina del post-Maidan. All’epoca del Maidan, come già detto altre volte le forze cosiddette ‘xenofobe e ultranazionaliste’ – ammesso che sia corretto definire così movimenti nazionalisti radicali come Svoboda e Pravyi Sektor – ammontavano solamente all’1.9% dell’elettorato ucraino. 

Se proprio volessimo parlare di fascismo beh allora potremmo dire che il  regime cleptocratico di Putin è un chiaro esempio di fascismo russo. Lo storico Timothy Snyder individua nel 2011 il preciso momento in cui in Russia si compie la svolta autoritaria in fieri da anni e in cui il fascismo cristiano di Ivan Ilyin fornisce la copertura ideologica del regime putiniano. Nonostante Ilyin fosse antibolscevico e ammirasse Hitler il suo pensiero non si discostava troppo nelle sue implicazioni pratiche da quello di Stalin. La parentesi comunista vissuta dalla Russia era il frutto della corruzione proveniente dall’Occidente. Nella sua visione il comunismo era stato imposto alla Russia dall’Occidente. A detta di Ilyin che si rifà al teorico nazista del diritto Carl Schmitt la politica è l’arte di identificare e neutralizzare il nemico. E dal momento che la Russia è l’unica fonte di totalità divina e di purezza, l’uomo spuntato dal nulla, che i russi riconosceranno come il redentore, potrà muovere guerra a chi minaccia i successi spirituali della nazione.

L’Ucraina, in quanto espressione dell’Occidente corrotto che minaccia l’unità spirituale della Santa Madre Russia, è la vittima scelta da Putin per portare avanti la sua folle politica imperiale in cui il diritto inteso come rispetto delle regole è una sovrastruttura occidentale e in cui conta solo la geopolitica dei rapporti di forza. Possiamo dunque dire che il regime di Putin, anziché abiurare Nazismo e Stalinismo, le due ideologie totalitarie che hanno devastato il Novecento causando milioni di morti, le ha di fatto rimodellate e le ha poste a fondamento del suo regime. 

Passerei ora ai rapporti tra Cina e Russia. Washington è responsabile dell’avvicinamento di Putin a Pechino?

Non credo che Washington sia responsabile dell’avvicinamento tra Mosca e Pechino e non credo neppure che l’asse sino-russo sia così forte. La Cina crede nel multilateralismo seppure secondo regole che vorrebbe essa stessa dettare. Economicamente Pechino ha molti più rapporti con Stati Uniti ed Europa che con la Russia, per cui il suo avvicinamento a Mosca è, a mio avviso, di carattere tattico. Inoltre non dobbiamo dimenticare che la stessa Cina ha notevoli interessi economici in Ucraina il che spiega l’equilibrismo di Xi-Jinping. È altresì vero che per una sorta di effetto domino a livello geopolitico Taiwan in queste ore sta tifando per Kiev!



Il dissidente (in carcere) incita l'opposizione Presa di distanza dal Patriarcato di Mosca
Navalny: russi in piazza, oligarchi sotto accusa. Preti ortodossi in rivolta

Massimo Malpica
3 Marzo 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1646297809


C'è un fronte interno anche per Putin e per la sua guerra all'Ucraina. Se non bastavano i quasi settemila russi che si sono fatti arrestare in questa prima settimana per aver scelto di manifestare contro l'invasione dell'Ucraina, ora a mettersi di traverso sono il leader dissidente Alexei Navalny, che incita alla rivolta via Twitter, e i preti ortodossi, che scelgono di condannare la guerra «fratricida». Il tutto mentre, all'estero, le conseguenze dell'aggressione russa ricadono sugli oligarchi che vedono a rischio le loro acquisizioni fuori dai patrii confini.

Navalny, in prigione da oltre un anno, non ha dimenticato il suo ruolo di oppositore al presidente russo, e così ha affidato alla sua portavoce una serie di tweet per invitare i suoi concittadini a manifestare il proprio dissenso alla guerra. «Sono nato in Unione Sovietica. E la frase più importante della mia infanzia era lotta per la pace», ha spiegato il dissidente, dicendosi fiducioso che la Russia non diventi «una nazione spaventata e silenziosa» di «vigliacchi» che fingono di non vedere la guerra voluta da Putin, che «non è la Russia». Quindi, applaudendo i 6.824 russi che si sono fatti arrestare, Navalny ha chiesto «a tutti di scendere in strada e lottare per la pace», «superando la paura» e scendendo nelle piazze principali di ogni città «tutti i giorni feriali alle 19 e alle 14 nei fine settimana e nei festivi». Il rischio di venire arrestati, conclude il dissidente, è il «prezzo da pagare» per non «essere solo contro la guerra», ma «lottare contro la guerra».

E, come detto, ieri anche 230 preti ortodossi di tutta la Russia hanno scritto in una lettera aperta di piangere «il calvario a cui nostri fratelli e sorelle in Ucraina sono stati immeritatamente sottoposti», condannando la guerra «fratricida» e reclamando l'immediato cessate il fuoco. Una presa di posizione distante dal Patriarcato di Mosca, legato al presidente russo, con Cirillo I che finora si è limitato a invitare le parti in conflitto a «evitare vittime civili»: infatti spicca la mancanza, tra le centinaia di firme di chierici, dei gradi più alti della Chiesa ortodossa. E spuntano anche i primi abbandoni: secondo quanto riporta l'Adnkronos, il vescovo di Leopoli e quello di Sumy si sarebbero staccati nelle ultime ore dal Patriarcato di Mosca.

Intanto, all'estero, Usa, Gran Bretagna e Ue valutano di congelare i tanti beni che gli oligarchi russi vicini a Putin vantano in giro per il mondo. Yacht, azioni, palazzi e ville alle quali dar caccia a colpi di espropri e sanzioni economiche. La cartina di tornasole del difficile momento per i magnati russi è Roman Abramovich, ormai ex patron del Chelsea, messo in vendita per 3,3 miliardi di euro. Nei guai anche Alexey Mordashov, sotto il tiro delle sanzioni Ue, che si è dimesso dalla sua carica nel tour operator Tui e ha visto il suo 34% di quote, pari a 1,2 miliardi di euro, congelate. E lo stesso staff di Navalny, ieri, ha partecipato alla caccia con una «soffiata», rivelando al quotidiano online Meduza che la presidente del consiglio della Federazione russa, Valentina Matvienko, sarebbe proprietaria in Italia di una villa di 774 metri quadri con 26 ettari di terreno, affacciata sull'Adriatico.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:36 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:36 pm

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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:37 pm

15)
Denunciare Putin alla Corte Internazionale dell'Aia per crimini contro l'umanità e processarlo come fatto con Slobodan Milošević dal Tribunale Internazionale del'ONU


Slobodan Milošević
https://it.wikipedia.org/wiki/Slobodan_ ... 1evi%C4%87
https://it.wikipedia.org/wiki/Tribunale ... Jugoslavia

Questo Putin non è un buon cristiano ma un falso cristiano, un criminale aggressore, un carnefice e non una vittima che reagisce giustamente con violenza per legittima difesa.
Putin è il carnefice aggressore che si fa passare per vittima.



PUTIN, LO ZAR "FOLLE" CHE SI CREDE ONNIPOTENTE: "NELLA SUA MENTE UNA REALTA' PARALLELA"

di Paolo Valentino, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
27 febbraio 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

La notte in cui cadde il Muro di Berlino, il 9 novembre 1989, il tenente colonnello Vladimir Putin, capo della stazione del Kgb a Dresda, chiamò la guarnigione sovietica di stanza a Potsdam chiedendo aiuto e sollecitando un intervento armato. Una folla inferocita aveva circondato il consolato dell’Urss e minacciava di assaltarlo. La risposta fu negativa: «Non abbiamo l’autorizzazione da Mosca: il centro tace».
Quella frase ha segnato per sempre la sua vita.
La paralisi del potere e il caos della piazza sono da allora i suoi incubi.

Come disse nel 2000, l’anno in cui fu eletto presidente della Russia, «in quelle circostanze funziona una cosa sola: devi colpire per primo e colpire così duro che il tuo avversario non dev’essere più in grado di reggersi in piedi».
«Avremmo evitato molti problemi — aveva aggiunto — se non avessimo lasciato così frettolosamente l’Europa Orientale».

Il più macroscopico, secondo Putin, fu il successivo crollo dell’Unione Sovietica, quando l’indipendenza delle Repubbliche, soprattutto quelle slave «fece dei russi il più grande gruppo etnico del mondo a essere diviso da confini di Stato».
Forse è utile tornare a quell’episodio lontano nel nostro viaggio nella mente dello zar, per cercare di capirne le motivazioni profonde che lo hanno portato a ordinare la più vasta operazione militare in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale . E soprattutto per capire quanto residuo equilibrio e ragionevolezza albergano ancora in lui.
Se questo è il retroterra, è chiaro che Putin abbia deciso, trent’anni dopo, di agire in nome dell’unità del popolo russo .
Meno lineari sono i processi che hanno convinto il leader del Cremlino a scatenare l’apocalisse e lanciare una guerra distruttiva, che probabilmente lo vedrà prevalere ma rischia di trasformarsi in una vittoria di Pirro, ritorcendosi sulla Russia con gravissime conseguenze politiche, economiche e strategiche.
Qualunque sarà l’esito della partita ucraina, è evidente infatti che nei prossimi anni un nuovo intermarium, una linea divisoria da mare a mare, scenderà dal Baltico al Mar Nero separando di nuovo il continente tra due blocchi nemici.
Secondo lo scrittore russo Viktor Erofeev, «nella mente di Vladimir Putin si è formata chiaramente una realtà parallela, incomprensibile all’Ucraina, all’America e all’Europa».
È un mondo nel quale a Kiev governa una banda di neonazisti, che si arma con il contributo americano e minaccia militarmente la Russia. «In questa visione, l’Ucraina dev’essere demilitarizzata, il suo esercito liquidato, il Paese un po’ castrato». Erofeev sostiene che questa realtà alternativa si è andata formando in Putin nell’arco di vent’anni, quelli in cui è stato presidente, e che si fonda su quattro elementi di base: «L’infanzia povera, la gioventù da ragazzo di strada, il Kgb e l’impero sovietico».
Nella seconda realtà putiniana tutto è una battaglia da vincere e tutto grida vendetta per lo status perduto nella sconfitta della Guerra Fredda e nell’umiliazione subita da allora.
Anche Nikolai Swanidse, già membro del Consiglio per i diritti umani e vecchio amico di Putin, prima di cadere in disgrazia per la sua difesa di Memorial, data a due decenni fa l’inizio della deriva: «Come possono avere una influenza positiva vent’anni di potere incontrollato e zarista?». Secondo Swanidse, «il linguaggio serve a Putin per nascondere i suoi pensieri, interessante non è quello che dice, ma quello che fa».
Ma è stata l’esperienza della pandemia, chiuso per due anni in una fortezza sempre più separata dal mondo, ad accentuarne gli aspetti messianici e la convinzione di dover assolvere a una missione.
Prima però c’è un passaggio importante, secondo la politologa Tatjana Stanowaja: «La svolta è all’inizio del 2020 quando Putin modifica la Costituzione e si rende di fatto presidente a vita: può stravolgere le regole a suo piacimento e questo cambia la sua psicologia e il modo in cui si rapporta ai suoi avversari interni ed esterni, lo fa sentire onnipotente».
Putin identifica il destino della Russia con quello suo personale.
La Storia è diventata per lui un’ossessione.
Non dovrà più succedere che un presidente americano, come fu il caso di Barack Obama, si permetta di definire la Russia «una potenza regionale».
Aprire la crisi in Ucraina, dice lo storico Reinhard Krumm, «è la catarsi geopolitica per riordinare i rapporti della Russia con il mondo», qualunque sia il prezzo. Putin pensa ormai da monarca assoluto e identifica il destino della Russia con quello della sua persona. E adotta una narrazione sempre più irragionevole: «Considera la Russia come un’entità metafisica, un essere eterno che per ragioni storiche è superiore a un’entità artificiale costruita da Lenin, che è l’Ucraina», spiega Kurt Kister, ex direttore della Süddeutsche Zeitung.
Il problema è che è difficile, forse impossibile, negoziare con qualcuno che pensa in termini metafisici.
Chiunque sia andato a Mosca nelle ultime settimane si è trovato davanti un leader aggressivo, emotivo e soprattutto latore di una dimensione parallela e lontana dalla realtà.
Non potrà più lamentarsi di non essere preso sul serio, Vladimir Putin. Ma come lui stesso scrisse in una dedica al regista Nikita Mikhalkov, sotto una foto che lo ritraeva nell’atto di saldare un conto al ristorante: «Bisogna pagare per tutto nella vita, Nikita».



L'ex campione di scacchi e dissidente sovietico Kasparov: "Vi dico come bloccare Putin"
Valentina Dardari
26 febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/le ... 1645868507

Garry Kasparov, ex campione mondiale di scacchi scappato a New York perché da sempre contro il presidente russo Vladimir Putin, nel rilasciare un'intervista al Corriere ha spiegato che sia l’Europa che gli Stati uniti potrebbero pagare un prezzo molto alto per questa guerra, dovuto al fatto che per venti anni non hanno ascoltato chi li avvertiva che Putin sarebbe diventato un problema di tutti. Kasparov ha ricordato alcune delle azioni fatte dal presidente russo, come i bombardamenti a tappeto su Aleppo, l’annessione della Crimea, l’uccisione di Litvinenko, l’avvelenamento degli Skripal, che non hanno avuto conseguenze. Solo qualche sanzione perché, a suo dire, i politici hanno preferito continuare a fare affari con la Russia.


Perché Kasparov parla di corruzione

L’ex scacchista parla anche di corruzione, perché “al denaro russo si è permesso di influenzare ogni livello della vita americana, ma soprattutto europea: che fosse vita politica, sociale, lo sport, gli affari. Centinaia di miliardi sono stati sparsi nel mondo libero. Perché questo denaro non è andato in Cina, Venezuela o Iran. È finito a Vienna, Monaco di Baviera, Firenze, Milano, Parigi, Londra, New York. Non possiamo sottovalutare l’influenza di questi soldi”. Kasparov ha però sottolineato la coerenza di Putin, il suo non essersi mai nascosto e aver fatto sempre tutto alla luce del sole, mettendo sul tavolo il suo programma strategico quindici anni fa, seguendolo sempre. Nessuno in questo tempo ha però controbattuto, lasciandogli campo libero. Il dissidente sovietico ha quindi messo a confronto la preoccupazione dell’Occidente, il prezzo economico che dovremo andare a pagare, con il prezzo delle vite umane degli ucraini. Da una parte il danno economico, dall’altra il sacrificio di vite attualmente in corso.

Kasparov non sembra credere che l’élite russa si ribellerà a Putin proprio perché, nonostante sia in disaccordo con lui, ne è terrorizzata. E aspetta di vedere cosa farà l’Occidente. Questa per lo scacchista potrebbe essere la volta della fine dell’ex funzionario del KGB russo, ma tutto dipenderà da come si comporterà il mondo libero. E l’unico modo secondo Kasparov è minacciare in modo diretto il suo capitale, mandando in bancarotta il regime di Vladimir Putin.


Cosa chiede lo scacchista al mondo libero

La richiesta è che venga tagliata fuori la Russia dai mercati finanziari globali, in euro e dollari, assicurandosi che il sistema finanziario del Paese non sia più sostenibile e non possa generare risorse per la macchina da guerra del presidente, che ha un paracadute da oltre 600 miliardi di dollari. Se si pretenderà che vengano onorati adesso il debito sovrano o il debito di Gazprom e di Rosneft, l’industria russa andrà in bancarotta.

Ma questo, come ha sottolineato lo scacchista, richiede volontà politica, perché ovviamente si vedranno ripercussioni su tutto il mondo. Il prezzo del petrolio, già altissimo, potrebbe continuare a salire. Ma secondo Kasparov se non si mette fine adesso alla dittatura di Putin, il prezzo per fermarlo in seguito sarà ancora più alto, e verranno sacrificate anche vite umane. In ballo c’è anche la Cina che sta guardando cosa accade.


Putin non si fermerà all'Ucraina

"Se Putin riesce a distruggere l’esercito ucraino, conquistare Kiev, installare un governo-fantoccio, questo diventa un format per la Cina su Taiwan. E un attacco a Taiwan potrebbe obbligare gli americani a rispondere militarmente. Questo è l’ultimo momento in cui possiamo danneggiare la macchina militare di Putin e rovinare il suo stato mafioso-burocratico senza mettere soldati sul terreno”, ha spiegato l’attivista russo con cittadinanza croata, che è stato sovietico fino al 1991. Kasparov non pensa che, se il presidente russo dovesse vincere questa guerra, si fermerà all’Ucraina. Per dare scacco matto a Putin infine, tutti coloro del mondo libero dovrebbero dimettersi dalle aziende del sistema putiniano e chi non lo fa deve essere trattato come complice di crimini di guerra.


Ucraina, Zelensky denuncia la Russia all'Aja: «Atti di genocidio»
Domenica 27 Febbraio 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/ucrai ... 31657.html

«Genocidio». Volodymyr Zelensky va dritto al punto e accusa senza giri di parole l'invasore russo. Davanti alla Corte internazionale di giustizia, Kiev ha presentato una denuncia formale contro Mosca, accusata di «pianificare atti di genocidio» in Ucraina. All'alba della quarta giornata di guerra, il presidente ucraino torna davanti alle telecamere, ancora una volta in mimetica, ancora una volta con sguardo fiero rivolto verso il suo popolo. Parla di una «notte dura», durante la quale l'esercito russo ha sparato sulle abitazioni. «Gli attacchi alla popolazione civile e alle infrastrutture - le sue parole - hanno le caratteristiche di un genocidio e meritano un tribunale internazionale».


Zelensky, l'appello alle forze democratiche

Poi l'ennesimo appello alle forze democratiche del mondo: «Unitevi alla guerra contro la Russia». Nel giorno dell'annuncio dell'inizio dei negoziati - al via domani al confine tra Ucraina, Bielorussia e Russia -, Zelensky non arretra di un passo e, anzi, ammette di essere «scettico» su quanto possa accadere nell'incontro diplomatico di domani. «Lo dirò con franchezza - spiega in uno dei tanti video pubblicati sui social e su Telegram -: non credo molto all'esito di questo incontro, ma proviamoci». Il 'presidente-eroe', la cui popolarità nel Paese è salita fino a toccare il 90% secondo gli ultimi sondaggi locali, non vuole sentir parlare di «precondizioni» nell'incontro con chi, da due giorni - dice - si sta rendendo responsabile di «brutali attacchi» a ospedali e civili. «Hanno deliberatamente scelto tattiche per colpire le persone e tutto ciò che rende la vita normale: elettricità, asili, ospedali e case», è l'accusa di Zelensky, che su Twitter rincara la dose. «L'Ucraina - scrive - ha presentato la sua domanda contro la Russia alla Corte internazionale di giustizia. La Russia deve essere ritenuta responsabile per aver manipolato la nozione di genocidio per giustificare l'aggressione. Chiediamo una decisione urgente che ordini alla Russia di cessare l'attività militare ora e ci aspettiamo che i processi inizino la prossima settimana».


Zelensky, il "presidente eroe"

Mentre sul web rimbalzano video e foto del suo passato da attore comico, lui, Zelensky, non manca occasione per presentarsi davanti alle telecamere. Da vero condottiero, ostenta sicurezza e intesse relazioni internazionali nel tentativo di arginare l'avanzata russa. Si fa fotografare sorridente accanto al suo ministro della Difesa, in contrapposizione all'immagine del nemico Putin immortalato dalla parte opposta del tavolo al quale siedono i suoi consiglieri militari. L'uomo del popolo sfida il dittatore accusato di «genocidio». «Uccidono i nostri bambini, è un male che è arrivato sulla nostra terra - dice in tv - e dobbiamo distruggerlo. Le forze ucraine sono grandi, respingono gli attacchi, distruggono i piani nemici e portano avanti brillantemente il loro lavoro». Poi rilancia la nascita del fronte internazionale contro la guerra, citando i colloqui con i principali leader dei Paesi europei e non solo, dall'Olanda alla Repubblica Ceca, dal Regno Unito alla Polonia. «Abbiamo ricevuto armi, medicinali, carburante, denaro - sottolinea -. Si è formata una forte coalizione internazionale per sostenere l'Ucraina, una coalizione contro la guerra». Una guerra che sta mettendo in ginocchio anche la capitale, Kiev, ancora sotto coprifuoco almeno fino a domani mattina.


12 ore di silenzio, poi l'attacco a Putin: Zelensky torna a parlare
Mauro Indelicato
28 febbraio 2022

https://it.insideover.com/guerra/12-ore ... rlare.html

Per qualche ora il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non ha più risposto sui social. A Kiev si temeva la notte di fuoco decisiva, le sirene di allarme anti aereo stavano risuonando e i network televisivi internazionali parlavano di pesanti bombardamenti in vista. Ma lui, attivo su Twitter e Telegram anche nelle fasi più calde del conflitto scoppiato giovedì, a un certo punto è sembrato sparito. Un’assenza di peso, un silenzio che ha fatto rumore. Poi domenica mattina è tornato con dichiarazioni ancora su Telegram. Ma quel silenzio comunque non è passato inosservato.


Tante ore di silenzio nel momento più caldo

Sabato sera a Kiev si aveva realmente l’impressione della battaglia finale. Il coprifuoco imposto dalle 17:00, le strade deserte, i rumori di colpi di arma da fuoco provenienti dai quartieri occidentali. La capitale ucraina ha vissuto con il fiato sospeso prima di assistere poi a una nottata meno caotica del previsto. I russi non hanno attaccato, sono rimasti alla periferia. Zelensky però in quelle ore è rimasto silente. L’ultimo suo messaggio su Twitter era delle 20:53, su Telegram invece ha rilasciato un video alle 18:30. Poi il nulla. La notte precedente invece, quando i russi hanno iniziato a premere su Kiev, il presidente ucraino era molto attivo. Si è fatto prima vedere in compagnia del suo primo ministro e di altri importanti membri del governo: “Siamo qui, siamo tutti qui”, ha dichiarato in un video di 32 secondi ancora sul suo canale Telegram. Poi si è fatto sentire tramite comunicati in cui annunciava l’inizio della battaglia per la capitale ma assicurava la resistenza contro i russi.

Al mattino ha lanciato altre dichiarazioni dove rivendicava il respingimento dei russi, il loro non ingresso in centro e chiedeva maggior sostegno. Al mattino un altro video su Telegram, ancora più breve del precedente, dove lui da solo passeggia in una strada di Kiev assicurando di non cedere le armi ai russi. Zelensky, in poche parole, ha commentato dall’inizio alla fine le fasi più salienti di una nottata di fuoco. Quando tra sabato e domenica invece la situazione è apparsa meno tesa, Zelensky non ha commentato nulla. Si è trincerato in un silenzio anomalo per lui. Si è rifatto sentire soltanto al mattino. Un video, questa volta più lungo, sempre su Telegram, dove parla delle vicende delle ultime ore. Il tono è di quelli ufficiali, c’è una bandiera ucraina alle sue spalle e lui ha la maglietta dell’esercito. Zelensky dunque non è sparito dalla scena. Ma per dodici ore è rimasto muto. Segno che forse, qualcosa nel silenzio spettrale di Kiev, si è mosso. A livello politico, prima ancora che militare. Del resto è da giorni che si parla di trattative sottobanco mentre i cittadini della capitale sperano di non essere travolti definitivamente nella morsa del conflitto.


Le parole di Zelensky

Il suo lungo discorso con cui ha interrotto il silenzio su Telegram, ma non su Twitter da dove non parla da sabato sera, è stato dedicato in primis alla prospettiva sui negoziati: “Trattiamo ovunque, ma non in Bielorussia“, ha dichiarato Zelensky. Minsk non viene ritenuta parte terza in questo conflitto avendo dato l’appoggio alla Russia. Dal territorio bielorusso sono partiti molti dei mezzi attualmente attorno a Kiev. Il presidente ucraino ha anche lanciato un appello ai bielorussi: “Siate voi stessi, non russi”. Frasi che comunque non sembrano chiudere la porta a un negoziato, seppur in un luogo diverso da quello prospettato da Mosca. Era stato il Cremlino giorni fa a proporre Minsk come sede di una trattativa. Zelensky ha poi parlato della resistenza ucraina e del fatto che i russi non siano stati in grado di prendere Kiev.

Infine l’affondo contro la Russia: “Sta compiendo un genocidio – si legge nelle sue dichiarazioni, dove ha usato la stessa parola di Putin a proposito delle mosse ucraine nel Donbass – le sue azioni meritano l’attenzione del tribunale internazionale. Sono stati commessi crimini di guerra. Dalla Russia proviene soltanto odio e vendetta”.



Boris Johnson avverte Putin: «Rischia un processo per crimini di guerra. Sta mandando i russi a morire inutilmente»
Martedì 1 Marzo 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/putin ... 35452.html

«Putin rischia il processo per crimini di guerra». Il primo ministro inglese Boris Johnson si è rivolto al presidente russo, durante una conferenza stampa a Varsavia, spiegando che gli attacchi contro i civili potrebbero essere usati in un eventuale futuro processo all'Aia. «È la sua guerra, non dei russi mandati a morire inutilmente», ha aggiunto il leader britannico, in Polonia per incontrare il suo omologo Mateusz Morawiecki e ribadire il sostegno del Regno Unito, in particolare in ambito umanitario.

Johnson: «Putin attacca civili innocenti»

«È chiaro che Vladimir Putin è pronto a usare tattiche barbare e indiscriminate contro civili innocenti, a bombardare palazzi, a lanciare missili sui palazzi, ad uccidere bambini come stiamo vedendo in numero crescente», ha aggiunto Boris Johnson.

«Un giorno o l'altro sono assolutamente convinto che Putin fallirà. Ha sottovalutato l'unità e la determinazione dell'Occidente e del resto del mondo. E manterremo alta la pressione economica. È chiaro che sta già avendo un effetto spettacolare. Siamo pronti a intensificare e continuare per tutto il tempo necessario», ha concluso.


"Pagherà per crimini". Qualcuno già prepara il dopoguerra di Putin
Lorenzo Vita
1 Marzo 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/pa ... 14300.html

La Corte Penale Internazionale pensa di aprire un'indagine per crimini di guerra o contro l'umanità nei confronti del leader russo. Londra e Bruxelles sostengono la linea. E c'è chi parla di "regime change" a Mosca
"Pagherà per crimini". Qualcuno già prepara il dopoguerra di Putin

Qualcuno inizia già a riflettere sulla fine della guerra in Ucraina e alle sue conseguenze legali. Specialmente contro il presidente russo Vladimir Putin. Il procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, ha annunciato che il tribunale aprirà un'indagine sull'aggressione all'Ucraina il più "rapidamente possibile" affermando che esistono dei presupposti per "credere che siano stati commessi sia possibili crimini di guerra che crimini contro l'umanità".

Il tema è esploso dopo la seconda ondata di attacchi contro l'Ucraina, che ha visto in particolare le forze russe impegnate sull'assalto alla città di Kharkiv. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, lo ha definito un "crimine di guerra". "Ci sarà sicuramente un tribunale internazionale per questo crimine, è una violazione di tutte le convenzioni. Nessuno al mondo perdonerà di avere ucciso il pacifico popolo ucraino", ha sentenziato il capo di Stato. E sulla stessa falsariga è intervenuto il vice premier britannico e ministro della Giustizia, Dominic Raab: "È chiaro sia per Putin ma anche per i comandanti a Mosca sul campo in Ucraina, che saranno ritenuti responsabili di qualsiasi violazione delle leggi di guerra". E da Bruxelles, la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, ha confermato che l'Eurocamera sosterrà l'indagine della Corte Penale Internazionale: "Putin ne risponderà, come Lukashenko".

Le accuse nei confronti del leader russo rientrano nella strategia di massima pressione diplomatica, oltre che militare e finanziaria, messa in atto confronti di Putin. E non è un caso che queste affermazioni arrivino spesso da Londra, dove proprio nella giornata di ieri, una frase (poi smentita) di un portavoce del governo aveva paventato in modo abbastanza curioso l'ipotesi di un "regime change". La frase, decisamente interessante visto il momento e la provenienza, non è passata inosservata. Perché le sanzioni così soffocanti nei confronti della Russia, la compattezza granitica dimostrata finora dall'Occidente e il volere armare Kiev per fermare l'avanzata delle truppe russe sembrano avere due obiettivi: da un lato quello di impantanare l'assalto di Mosca salvando l'Ucraina; dall'altro, quello di fare in modo che i costi di questo conflitto diventino insostenibili non solo per le forze armate e Putin, ma per tutto il sistema finanziario ed economico russo. Più passa il tempo, spiegano gli esperti, più si erode la certezza che lo "zar" possa vincere. E questo automaticamente amplifica le ipotesi che il rallentamento dell'assalto indebolisca la leadership russa fino a farla capitolare come già avvenuto per uomini forti dell'Unione Sovietica.

Del resto è stato lo stesso sottosegretario agli Esteri (sempre britannico), James Cleverly, a rompere qualsiasi protocollo diplomatico invocando il golpe. "I suoi leader militari sanno che Putin è sempre più isolato e illogico, i generali russi hanno i mezzi per farlo cadere e noi gli chiediamo di agire", riporta la Repubblica. E sono diversi think-tank e riviste da Oltreoceano e non a iniziare a parlare di un putsch a Mosca per esautorare il capo del Cremlino.

Le accuse di crimini di guerra sembrano rientrare in questa sensazione di resa dei conti. E d'altro canto, sono accuse precise, che manifestano anche una forma di convinzione da parte di Londra e delle altre cancellerie occidentali sul fatto che non ci sarà un dopoguerra che consideri come chiusa la partita con Putin. In caso di sconfitta in Ucraina, la Federazione Russa si troverà isolata, umiliata e con un presidente che sarà accusato di averla portata alla rovina nonché a rischio di processo come un criminale di guerra. In caso di vittoria, per Vladimir Putin si prepara in ogni caso un'ulterire pressione e un nuovo isolamento internazionale senza possibilità di perdono da parte dell'Occidente. Tema che appare estremamente rilevante anche per prevedere cosa potrebbe scattare nella mente dello zar e degli (ancora fidati) uomini della sua cerchia una volta preso atto che Nato, Unione Europea, Stati Uniti non prevedono il recupero delle relazioni con il Paese e con il suo establishment. L'impressione, in queste fase, è che Putin non sia più considerato il leader scomodo di una potenza con cui bisogna comunque dialogare, ma un uomo ormai messo al bando dal consesso occidentale. Un "paria della comunità internazionale" come disse Joe Biden in conferenza stampa. E forse è questo il vero nodo in cui si può capire il dopoguerra che si prepara per Mosca.



APARTHEID, NAZISMO E L'INVASIONE DELL'UCRAINA
Marco Paganoni
1 marzo 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883

Chi faceva notare che equiparare Israele all’apartheid sudafricano è ridicolo e non offende solo Israele ma anche le vittime del vero apartheid, si sentiva rispondere che oggi per il “diritto internazionale” la parola apartheid vuol dire altro e ha poco o nulla a che fare col segregazionismo razzista.
Quando facevamo notare che accusare di “razzismo” uno stato perché si definisce “ebraico” significa definire gli ebrei una razza come facevano i nazisti, ci siamo sentiti rispondere che per Amnesty International e Human Rights Watch “il concetto di gruppo razziale è un concetto politico” (sic).
Se chiedevamo: come si può accusare Israele di perpetrare un “genocidio” degli arabi palestinesi se la popolazione araba palestinese, da quando esiste Israele, lungi dall’essere decimata si è decuplicata, ci veniva risposto che il termine “genocidio” non ha niente a che vedere con lo sterminio fisico di una popolazione.
Avvertivamo: smettetela di dare del nazista a Israele perché, oltre che una vergognosa calunnia, è un modo subdolo di sminuire il nazismo e i suoi crimini, e con questo abuso di insulti gratuiti svuotate di significato le parole nazismo e genocidio.
Inutile adesso stupirsi se l’arrogante e violento autocrate di Mosca si permette di giustificare l’aggressione a un paese vicino sostenendo che lo deve “de-nazificare” (sic) e che deve fermare il “genocidio” (sic) dei russi. Dicevamo: attenzione, non si può tollerare che venga continuamente negata la legittimità e il diritto di esistere di uno stato sovrano, e che ne venga apertamente minacciata la distruzione (“Palestina dal fiume al mare”, “cancellare l’entità sionista dalla carta geografica”).
Oggi Putin nega apertamente la legittimità dell’Ucraina e attacca la sua stessa esistenza come stato sovrano. Bisognerebbe sempre ricordare, come ha scritto David Litman (del Committee for Accuracy in Middle East Reporting and Analysis - CAMERA): “Ciò che inizia contro gli ebrei non si ferma mai agli ebrei, e in un mondo dove il diritto di esistere dello stato ebraico viene apertamente messo in discussione, chi può impedire a dittatori come Putin di fare lo stesso con altri stati?”.
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Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:37 pm

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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:37 pm

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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:37 pm

16)
La triplice alleanza del Male:
Russia nazi fascista di Putin,
Cina/Corea del Nord nazi comunisti,
Iran nazi maomettano ed altri paesi islamici.




Ucraina, la Corea del Nord al fianco della Russia: «I giorni in cui gli Stati Uniti regnavano sono finiti»
26 febbraio 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/corea ... 29670.html

La Corea del Nord prende una posizione ufficiale, al fianco della Russia. La crisi che ha portato all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia è stata provocata dalla politica «egemonica ed arbitraria» degli Stati Uniti. Così la Corea del Nord, con un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri, torna a schierarsi in difesa di Mosca, affermando che Washington ha «ignorato le legittime richieste della Russia sulla sicurezza».


La Corea del Nord contro gli Usa

«La causa principale della crisi in Ucraina affonda le radici nell'ostinazione e nell'arbitrarietà degli Stati Uniti - si legge nel comunicato - che, adottando sanzioni e pressioni unilaterali, persegue solo due obiettivi: l'egemonia mondiale e la superiorità militare». «Gli Stati Uniti cercano di imbellire le loro ingerenze negli affari interni degli altri come giusto impegno per la pace e la stabilità nel mondo - accusa ancora Pyongyang - mentre denunciano senza motivo le misure di autodifesa adottate da altri per la propria sicurezza nazionale come 'ingiustizie e provocazioni'».

Ma questa politica di Washington è destinata a non avere più successo: «i giorni in cui gli Stati Uniti regnavano sono finiti», conclude il comunicato. Già nelle scorse settimane, prima dell'invasione, la Corea del Nord si era schierata con Mosca accusando gli Usa e la Nato, descritta come un prodotto della Guerra Fredda, di porre una minaccia alla sicurezza di Mosac.



Guerra in Ucraina, l’appoggio (con riserva) di Pechino a Vladimir Putin: più importazioni per aggirare le sanzioni, ma no all’instabilità
Gabriele Battaglia
26 febbraio 2022

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/0 ... a/6507806/

I fatti corrono più veloci delle parole nella vicenda ucraina. Ma nei giorni più concitati dell’offensiva russa in Ucraina, mentre l’esercito di Vladimir Putin stava mettendo a ferro e fuoco il Paese, è emerso anche il ruolo di primo piano svolto dalla Cina non solo nelle ore calde del conflitto, ma già dai mesi precedenti l’attacco. Un appoggio alle rivendicazioni, ma non incondizionato, che si è tradotto anche in garanzie economiche che hanno permesso a Mosca di agire forte della ‘via di fuga’ ad est rappresentata proprio da Pechino.

Il 25 febbraio, Xi Jinping e Vladimir Putin si sono telefonati e il presidente cinese ha comunicato a quello russo che il suo Paese sostiene Mosca nella ricerca di una soluzione negoziale con l’Ucraina. Nella stessa telefonata, Putin si è detto d’accordo a condurre colloqui di alto livello con il governo ucraino, poi naufragati poche ore dopo, mentre Xi Jinping, che in quel momento sembrava poter assumere il ruolo di grande timoniere verso la tregua, ha aggiunto che “è necessario abbandonare la mentalità da Guerra Fredda” (leggi, allargamento della Nato a oriente e, più in generale, le politiche di contenimento che gli Usa cercano di attuare nei confronti della Cina stessa), che bisogna rispettare le legittime preoccupazioni in materia di sicurezza di tutti i Paesi (di nuovo, no alla Nato ai confini russi) e creare un meccanismo di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile attraverso i negoziati. Xi ha anche specificato di essere favorevole al rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti gli Stati, quindi anche dell’Ucraina.

A sintetizzare in 5 punti la linea cinese sulla questione ucraina ha pensato poi il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, comunicandola agli omologhi Ue: la Cina sostiene il rispetto e la salvaguardia della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i Paesi e del rispetto della Carta delle Nazioni Unite; i legittimi appelli alla sicurezza della Russia dovrebbero essere presi sul serio e opportunamente risolti; tutte le parti dovrebbero esercitare moderazione per evitare che la situazione peggiori ulteriormente e prevenire una crisi umanitaria su larga scala; la Cina sostiene tutti gli sforzi diplomatici favorevoli alla risoluzione pacifica della crisi in Ucraina; la Cina non sarebbe d’accordo con eventuali risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu che invocassero nell’immediato e con leggerezza l’autorizzazione all’uso della forza e le sanzioni. Secondo molti, Pechino è quindi l’unica forza in campo in grado di svolgere una mediazione che possa scongiurare ulteriori bagni di sangue in virtù della sua amicizia con la Russia di Putin.

Poche ore prima dell’apertura dei Giochi olimpici di Pechino, il 4 febbraio, Xi e Putin si erano incontrati per il primo faccia a faccia tra i due dal 2019. Già in quell’incontro, Cina e Russia avevano dichiarato di essere contrarie a un’ulteriore espansione della Nato, mentre Mosca aveva pienamente sostenuto la politica di Pechino verso Taiwan, opponendosi a ogni indipendenza dell’isola. Cina e Russia si considerano potenze stabilizzatrici nell’area dell’Asia-Pacifico e, come avevano anticipato i due ministri degli Esteri il giorno precedente all’incontro tra i presidenti, si oppongono a qualsiasi “blocco” che intenda destabilizzare l’area. Non è dato sapere se in quell’occasione Putin avesse comunicato a Xi la propria intenzione di riconoscere le repubbliche del Donbass e poi di invadere l’Ucraina qualora le proprie richieste non fossero state ascoltate. Può darsi che il presidente russo abbia illustrato diversi scenari a quello cinese, tuttavia alcuni elementi fanno pensare che anche Pechino sia stata colta di sorpresa dall’aggressione scatenata da Putin e che non le sia per niente piaciuta.

Innanzitutto, vanno rimarcate alcune prese di distanza cinesi rispetto alla scelta del governo russo. Il 24 febbraio, la portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, ha fatto in conferenza stampa diverse affermazioni. Ha detto risolutamente che “l’Ucraina è uno stato sovrano” e che “Cina e Ucraina hanno una cooperazione amichevole basata sul rispetto reciproco”. Ha inoltre aggiunto che “l’evolversi della situazione in Ucraina fino a oggi non è quello che speravamo di vedere”. E ancora: “La Russia è un grande Paese indipendente e decide e attua in modo indipendente la propria diplomazia e strategia in base al proprio giudizio strategico e ai propri interessi. Prima di prendere decisioni e azioni diplomatiche, la Russia probabilmente non ha bisogno di chiedere in anticipo il consenso di altri”. Il significato può essere: hanno fatto tutto da soli, noi non c’entriamo. Inoltre, Hua Chunying ha detto che “la Cina è l’unico membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu che non ha raggiunto la completa riunificazione della madrepatria”. Secondo alcune nostre fonti cinesi, questa affermazione significa che la Russia, invece, è già completamente “riunificata”, non deve annettersi l’Ucraina e probabilmente neppure le regioni separatiste del Donbass.

Un fatto ancora più indicativo è che, nella stessa conferenza stampa del 24 febbraio, la portavoce Hua ha dichiarato di non sapere quanti cinesi risiedano in Ucraina. Ricordiamo che ormai da giorni, se non settimane, la maggior parte degli altri Paesi avevano chiesto ai propri cittadini di lasciare il Paese. Solo a mezzanotte e 30 minuti del 25 febbraio (ora cinese), l’ambasciata cinese di Kiev ha chiesto a tutti i concittadini presenti nel Paese di “registrarsi” entro domenica 27 febbraio per richiedere un eventuale rimpatrio via charter. Insomma, non solo la Cina non aveva suggerito ai compatrioti di rimpatriare, ma non li aveva neppure registrati, misura precauzionale minima (ricordiamo che in Libia, invece, Pechino organizzò un rimpatrio di massa in tempi record).

Sicuramente, tutti questi fatti potrebbero essere interpretati anche in maniera diametralmente opposta, cioè come una sorta di gioco delle parti tra Vladimir Putin e Xi Jinping. Resta il fatto che Pechino non può appoggiare una guerra d’annessione di Putin perché così facendo smentirebbe il concetto di integrità territoriale su cui si basa buona parte della sua politica estera. Nelle dichiarazioni ufficiali cinesi non si citano mai le autonominate repubbliche del Donbass, bensì solo le “legittime preoccupazioni in materia di sicurezza” di Mosca.

Questo non ha però impedito a Pechino di fornire una via di fuga economica verso est a Vladimir Putin, ben conscio che un’azione così spregiudicata avrebbe causato l’imposizione di pesanti sanzioni da parte dell’Alleanza Atlantica. Il 24 febbraio, proprio il giorno in cui Putin ha lanciato l’attacco militare contro l’Ucraina, la Cina ha sollevato il proprio blocco alle importazioni di grano dalla Russia, che era dovuto a preoccupazioni rispetto a una malattia della pianta. L’accordo per la ripresa delle forniture risaliva in realtà all’incontro del 4 febbraio tra Xi e Putin, ma la tempistica colpisce comunque. La Cina, del resto, ha già dichiarato che non aderirà a eventuali sanzioni lanciate dall’Occidente. Sempre a margine dell’incontro di febbraio, Russia e Cina hanno firmato un contratto di 30 anni per la fornitura di gas russo a Pechino attraverso un nuovo gasdotto. Altri sono in costruzione perché è la stessa Cina che vuole aumentare le importazioni.

Nel 2021, l’interscambio commerciale tra Cina e Russia ammontava a 146,9 miliardi di dollari, meno di un decimo rispetto agli 1,6 trilioni di dollari degli scambi con gli Stati Uniti e l’Unione europea. Un sesto delle esportazioni russe vanno in Cina e due terzi di queste sono rappresentati da gas e petrolio. Se è vero che teme di perdere i mercati occidentali qualora offra un eccessivo aiuto all’economia russa sotto sanzioni, è ancora più vero che Pechino non prenderà nessuna decisione che possa danneggiare i propri interessi, soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento alimentare e di fonti energetiche. L’aumento del prezzo del carbone sui mercati mondiali ha già provocato una catena di blackout in Cina lo scorso autunno, non deve succedere più. Le forniture energetiche devono essere assicurate.


L'Iran è uno dei pochi paesi a non essersi dissociato da Putin per la sua guerra all'Ucraina. Il motivo lo spiega un bel film
Claudio Plazzotta
26/02/2022

https://www.italiaoggi.it/news/l-iran-e ... vo-2553333

Nel leggere le cronache dell'invasione russa in Ucraina ho notato che è l'Iran uno dei pochi paesi a non essersi dissociato apertamente dalla guerra contro l'Ucraina manovre militari di Putin. E allora mi è venuto in mente il film Il male non esiste, del regista iraniano Mohammad Rasoulof, Orso d'oro al Festival di Berlino del 2020, e che solo dal prossimo 10 marzo, due anni dopo, sarà distribuito nelle sale italiane. Un'opera meravigliosa che parla della banale quotidianità del male, dei rischi che si corrono sia a farlo, sia a rifiutarsi di farlo, di soldati che devono ubbidire. In Iran ai ragazzi sopra i 18 anni sono imposti tra i 21 e i 23 mesi di leva militare obbligatoria, durante i quali possono essere impiegati in ogni tipo di attività. Anche quella di scalciare lo sgabello che sorregge i condannati a morte per impiccagione. Ordini che vanno eseguiti, Sono i ragazzi iraniani ma potrebbero essere quelli russi, a cui è appena stato ordinato di invadere l'Ucraina: voi cosa fareste al loro posto?

Qualcuno, nel film, conduce una vita assolutamente normale, va a prendere la moglie al lavoro, i figli a scuola, passa dalla vecchia mamma per accudirla, trascorre una allegra serata al centro commerciale mangiandosi una pizza. Poi punta la sveglia, e all'alba fa il suo dovere: in un asettico gabbiotto, che potrebbe essere quello di una guardia notturna, schiaccia un pulsante e rende esecutive le condanne a morte. Altri si sobbarcano lunghi viaggi per passare due giorni di licenza con la bellissima fidanzata, salvo poi accorgersi di aver scalciato lo sgabello sbagliato.

C'è anche il soldato che dice no e, sulle note di Bella ciao, scappa dal carcere con l'innamorata. O chi ha detto no tanti anni fa, rinunciando a tutto, perfino a una figlia.

Ne vale la pena? Come sottolinea Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, «le quattro storie di Il male non esiste ci raccontano come, di fronte alle violazioni dei diritti umani, resti sempre la possibilità di scelta individuale: si può dire di sì, si può dire di no. Le conseguenze non saranno mai indolori».

Il regista Rasoulof a oggi ha prodotto sette lungometraggi, e nessuno è mai stato proiettato in Iran. E, dopo aver vinto nel 2017 il premio di miglior film nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes, dal settembre di quell'anno è bloccato in Iran col divieto di espatrio. Ha scontato un anno di carcere e, una volta uscito, ha continuato a lavorare come regista, produttore e sceneggiatore per opere che non saranno mai viste nel suo paese: «Negli stati autoritari l'unico scopo della legge è la conservazione dello stato e non l'agevolazione e la regolamentazione delle relazioni tra le persone. Io provengo da tale stato», dice Rasoulof, L'Iran è stabilmente il primo stato al mondo per numero di esecuzioni capitali: circa 6.400 dal 2010 a oggi, 46 nel solo gennaio 2022.

Alberto Pento
Che fine miseranda!
I cristiani e i rossobruni filoputiniani nostrani, veneti, italiani ed europei si ritrovano in buona compagnia, loro malgrado, si ritrovano alleati/allineati con:
La triplice alleanza del Male:
Russia nazi fascista di Putin,
Cina/Corea del Nord nazi comunisti,
Iran nazi maomettano ed altri paesi islamici.




Sanzioni, Russia fuori dallo Swift: la decisione di Ue e Usa. Stop a passaporti d'oro degli oligarchi
Domenica 27 Febbraio 2022
https://www.ilmessaggero.it/mondo/russi ... 29913.html
Gli Stati Uniti e l'Unione Europea, insieme a Gran Bretagna e Canada, scaricano l«opzione nuclearè e escludono dallo Swift, il sistema circolatorio delle transazioni finanziarie internazionali, »selezionate banche russe«. In una nuova ondata di misure draconiane le potenze occidentali impongono anche sanzioni sulla Banca Centrale russa in modo che le riserve a sua disposizione non siano in grado di attenuare gli effetti delle sanzioni decise. E lanciano una stretta sui cosiddetti 'passaporti d'orò, prendendo di fatto di mira gli oligarchi, oltre a rafforzare la battaglia contro la disinformazione.

Stati Uniti e Ue: pesanti sanzioni verso la Russia

In una nota congiunta gli alleati «condannano la guerra scelta» da Vladimir Putin e ribadiscono il loro appoggio al governo e alla popolazione ucraina impegnati «nell'eroico sforzo di resistere all'invasione russa». La guerra avviata da Putin rappresenta «un assalto alle norme fondamentali internazionali e a quelle che hanno prevalso sin dalla Seconda Guerra Mondiale. Ci assicureremo che questa guerra sia un fallimento strategico per Putin», prosegue la nota, nella quale i leader occidentali si impegnano a «continuare a imporre costi alla Russia per isolarla ulteriormente dai sistemi finanziari e dalle nostre economie». Nel dettaglio gli alleati si impegnano ad assicurare che «selezionate banche russe siano rimosse da Swift. Questo assicurerà che queste banche siano disconnesse dal sistema finanziario internazionale». L'esclusione della Russia dallo Swift era fino a pochi giorni fa un'ipotesi lontana, considerata un'opzione nucleare. Acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, Swift è un sistema di messaggistica sicuro, universamente accettato, che costituisce lo standard per chiudere velocemente i pagamenti di beni, servizi, materie prime, prodotti energetici. Ordini, scambi in valuta, vendite e acquisti passano da lì, con oltre 11.000 aziende e istituzioni finanziarie aderenti, una presenza in oltre 200 Paesi e un traffico di 42 milioni di messaggi al giorno.


Misure contro la Banca Centrale russa

Fra le altre misure c'è l'impegno a «imporre misure restrittive che prevengano alla Banca Centrale russa dal dispiegare le sue riserve internazionali» per attenuare l'effetto delle sanzioni, si spiega nella nota congiunta dei leader occidentali. Secondo alcune stime, nella Banca Centrale ci sarebbero 643 miliardi di dollari di riserve che il presidente Vladimir Putin ha accumulato prima della pianificata invasione dell'Ucraina. «Ci impegniamo ad agire contro le persone e le entità che facilitano la guerra in Ucraina. In particolare ci impegniamo a prendere misure che limitino i cosiddetti passaporti d'oro, che consentono ai ricchi russi legati» a Mosca di «diventare cittadini dei nostri paesi e guadagnare l'accesso ai nostri sistemi finanziari», prosegue la nota nella quale gli alleati occidentali di impegnano anche a lanciare una «task force transatlantica per assicurare l'effettiva implementazione delle sanzioni finanziarie identificando e congelando gli asset degli individui e delle società su cui sono state imposte sanzioni». I leader occidentali quindi avvertono: «Siamo con il popolo ucraino in questo momento buio. Siamo pronti a prendere altre misure».


Alberto Pento
Così non potranno più rifugiarsi all'estero quando il popolo russo si ribellerà e darà loro la caccia, dovranno per forza rifugiarsi in Cina, in Corea del Nord, in Iran o in Venezuela.
Ma per loro sarà un problema attraversare le terre, i cieli e i mari.


Mosca si vendica: stranieri espropriati e "pena di morte". Sfida degli hacker
Gaia Cesare
27 Febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1645947838

Il Cremlino annuncia: siamo pronti a nazionalizzare i beni di cittadini e imprese dei Paesi alleati degli Usa. E in patria: "Esecuzioni per i reati più gravi". Ma la Russia è vittima dell'attacco di Anonymous
Mosca si vendica: stranieri espropriati e "pena di morte". Sfida degli hacker

Sorpreso dalla resistenza ucraina e dalla compattezza che l'Occidente sta ritrovando contro di lui, Vladimir Putin ordina l'avanzata militare su Kiev - più lenta del previsto - distratto dalla notizia che potrebbe assestare il colpo più doloroso alla campagna militare in Ucraina: le sanzioni che gli Stati Uniti stanno meditando contro la Banca centrale russa, capaci di precludere l'accesso ai 643 miliardi di dollari di riserve accumulati dal presidente in vista dell'invasione. Misure che si aggiungerebbero all'esclusione della Russia dal sistema bancario Swift e dunque dai circuiti internazionali, ormai imminente.

Zar Putin non solo annuncia l'avanzata delle truppe russe in Ucraina e dà l'ordine di «un'offensiva a tutto campo». Risponde all'Occidente, che ormai chiama «l'Impero delle Bugie», e all'opposizione interna che cresce in Russia, con un'escalation su tutti i fronti. A cominciare dalle controsanzioni, decise «per mitigare i danni» che arriveranno dalle misure economiche intraprese da Stati Uniti e alleati. È la ritorsione immediata di Mosca alle mosse occidentali, che puntano a togliere respiro a centinaia di oligarchi russi complici della strasformazione dell'ex delfino di Eltsin in «Adolf Putin», epiteto ormai affibiato dagli oppositori al presidente e comparso su un muro della metropolitana di San Pietroburgo.

La promessa-vendetta è di nazionalizzare le proprietà di imprese o cittadini statunitensi, europei o del «mondo anglosassone», spiega il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitrj Medvedev. Una contromisura perché Mosca si sente «minacciata» dal congelamento dei beni di cittadini russi e società all'estero e «questo deve essere affrontato in modo abbastanza simmetrico». Cioè con una guerra economica identica e contraria in cui «la Russia risponderà al sequestro di denaro di società e cittadini russi all'estero, facendo lo stesso con i fondi di compagnie straniere e stranieri in Russia».

Il Cremlino nega ancora l'invasione e sostiene che Kiev abbia respinto un'offerta di negoziato: «Mosca considera infondati i tentativi della Nato di accusare la Federazione russa di aggressione contro l'Ucraina». E decide di mettere sul tavolo le sue ritorsioni in una giornata difficile, dopo che la Germania, fin qui restia, ha annunciato l'invio di armi a Kiev e mentre Mosca ha perso due Paesi amici nell'est Europa, l'Ungheria e la Repubblica ceca, che di fronte alle immagini dei carri armati alle porte di Kiev, rievocativi di un '56 e un '68 brutali per Budapest e Praga, hanno condannato fermamente l'invasione e abbandonato i timori sulle sanzioni anti-russe.

Lo scontro si fa duro, in ogni settore. Dopo le sanzioni alla russa Aeroflot, Mosca ha annunciato la chiusura dello spazio aereo a Regno Unito, Repubblica ceca, Bulgaria, Polonia e Romania. È una guerra ibrida, in cui la Russia - responsabile nei giorni scorsi degli attacchi hacker contro ministeri e banche ucraine - ieri è rimasta a sua volta vittima della cyberguerra del gruppo Anonymous, il collettivo di sabotatori informatici, che ha rivendicato l'attacco contro vari siti ministeriali russi, compreso Cremlino e Difesa, in una giornata in cui sono finiti nel mirino anche l'ente regolatore dei media e alcune tv russe, che hanno finito per trasmettere canzoni ucraine. «Abbiamo mandato offline i siti governativi e girato le informazioni ai cittadini russi in modo che possano essere liberi dalla macchina della censura di Putin», ha rivendicato Anonymous.

In realtà il dissenso contro l'aggressione all'Ucraina sta crescendo anche in Russia, dove sono finite in manette 3.052 persone per le proteste contro la guerra (467 solo ieri in 34 città). E le critiche rischiano di peggiorare la repressione. La sospensione di Mosca dal Consiglio d'Europa può essere «una buona occasione» per ripristinare la «pena di morte» per «reati particolarmente gravi», minaccia Medvedev. Che sfodera subito il suo alibi: la pena capitale - ricorda - «è attivamente utilizzata negli Usa e in Cina». Ma il monito è per chi oserà sfidare Zar Putin in patria in un momento cruciale per «la grande Russia».


L'ex campione di scacchi e dissidente sovietico Kasparov: "Vi dico come bloccare Putin"
Valentina Dardari
26 febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/le ... 1645868507

Garry Kasparov, ex campione mondiale di scacchi scappato a New York perché da sempre contro il presidente russo Vladimir Putin, nel rilasciare un'intervista al Corriere ha spiegato che sia l’Europa che gli Stati uniti potrebbero pagare un prezzo molto alto per questa guerra, dovuto al fatto che per venti anni non hanno ascoltato chi li avvertiva che Putin sarebbe diventato un problema di tutti. Kasparov ha ricordato alcune delle azioni fatte dal presidente russo, come i bombardamenti a tappeto su Aleppo, l’annessione della Crimea, l’uccisione di Litvinenko, l’avvelenamento degli Skripal, che non hanno avuto conseguenze. Solo qualche sanzione perché, a suo dire, i politici hanno preferito continuare a fare affari con la Russia.


Perché Kasparov parla di corruzione

L’ex scacchista parla anche di corruzione, perché “al denaro russo si è permesso di influenzare ogni livello della vita americana, ma soprattutto europea: che fosse vita politica, sociale, lo sport, gli affari. Centinaia di miliardi sono stati sparsi nel mondo libero. Perché questo denaro non è andato in Cina, Venezuela o Iran. È finito a Vienna, Monaco di Baviera, Firenze, Milano, Parigi, Londra, New York. Non possiamo sottovalutare l’influenza di questi soldi”. Kasparov ha però sottolineato la coerenza di Putin, il suo non essersi mai nascosto e aver fatto sempre tutto alla luce del sole, mettendo sul tavolo il suo programma strategico quindici anni fa, seguendolo sempre. Nessuno in questo tempo ha però controbattuto, lasciandogli campo libero. Il dissidente sovietico ha quindi messo a confronto la preoccupazione dell’Occidente, il prezzo economico che dovremo andare a pagare, con il prezzo delle vite umane degli ucraini. Da una parte il danno economico, dall’altra il sacrificio di vite attualmente in corso.

Kasparov non sembra credere che l’élite russa si ribellerà a Putin proprio perché, nonostante sia in disaccordo con lui, ne è terrorizzata. E aspetta di vedere cosa farà l’Occidente. Questa per lo scacchista potrebbe essere la volta della fine dell’ex funzionario del KGB russo, ma tutto dipenderà da come si comporterà il mondo libero. E l’unico modo secondo Kasparov è minacciare in modo diretto il suo capitale, mandando in bancarotta il regime di Vladimir Putin.


Cosa chiede lo scacchista al mondo libero

La richiesta è che venga tagliata fuori la Russia dai mercati finanziari globali, in euro e dollari, assicurandosi che il sistema finanziario del Paese non sia più sostenibile e non possa generare risorse per la macchina da guerra del presidente, che ha un paracadute da oltre 600 miliardi di dollari. Se si pretenderà che vengano onorati adesso il debito sovrano o il debito di Gazprom e di Rosneft, l’industria russa andrà in bancarotta.

Ma questo, come ha sottolineato lo scacchista, richiede volontà politica, perché ovviamente si vedranno ripercussioni su tutto il mondo. Il prezzo del petrolio, già altissimo, potrebbe continuare a salire. Ma secondo Kasparov se non si mette fine adesso alla dittatura di Putin, il prezzo per fermarlo in seguito sarà ancora più alto, e verranno sacrificate anche vite umane. In ballo c’è anche la Cina che sta guardando cosa accade.


Putin non si fermerà all'Ucraina

"Se Putin riesce a distruggere l’esercito ucraino, conquistare Kiev, installare un governo-fantoccio, questo diventa un format per la Cina su Taiwan. E un attacco a Taiwan potrebbe obbligare gli americani a rispondere militarmente. Questo è l’ultimo momento in cui possiamo danneggiare la macchina militare di Putin e rovinare il suo stato mafioso-burocratico senza mettere soldati sul terreno”, ha spiegato l’attivista russo con cittadinanza croata, che è stato sovietico fino al 1991. Kasparov non pensa che, se il presidente russo dovesse vincere questa guerra, si fermerà all’Ucraina. Per dare scacco matto a Putin infine, tutti coloro del mondo libero dovrebbero dimettersi dalle aziende del sistema putiniano e chi non lo fa deve essere trattato come complice di crimini di guerra.




Guerra Russia-Ucraina: La promessa di Joe Biden di ristabilire l’ordine mondiale crolla mentre regna il caos globale
Joe Biden aveva promesso che, se fosse stato eletto, i giorni in cui Putin “cercava di intimidire” l’Europa orientale sarebbero finiti.
Fox News
27 febbraio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... s-globale/

Per come Joe Biden l’aveva raccontata in campagna elettorale, le cose sembravano semplici: eleggetemi presidente, e l’ordine mondiale ritornerà a quello in cui l’America non doveva essere nemmeno sfidata.

“Il mondo non si organizza da solo. La leadership americana, sostenuta da obiettivi chiari e da strategie solide, è necessaria per affrontare efficacemente le sfide globali che definiscono il nostro tempo”, affermava il sito web della campagna elettorale di Joe Biden. “Per poter guidare il mondo di nuovo, dobbiamo ripristinare la nostra credibilità e influenza. Dal primo giorno dell’amministrazione Biden, gli altri paesi avranno ancora una volta motivo di fidarsi e di rispettare la parola di un presidente americano” diceva.

Ed ha anche sempre parlato duramente del presidente russo Vladimir Putin.

“Vladimir Putin non vuole che io sia presidente. Non vuole che io sia il vostro candidato. Se vi state chiedendo perché – è perché sono l’unica persona che è mai andata faccia a faccia con lui“, recitava quel famoso tweet di Biden del 21 febbraio 2020.

Ma a poco più di 13 mesi da quando Joe Biden è entrato in carica, l’ordine mondiale post Guerra Fredda è sul punto di sgretolarsi del tutto.

È iniziata con un’umiliante ritirata americana dall’Afghanistan, in cui gli afghani disperati si sono aggrappati agli aerei americani in partenza solo per cadere verso la morte, la sicurezza dei soldati americani dipendeva dai combattenti talebani mentre i civili americani sono rimasti bloccati nel paese dopo che il loro leader ha rotto la promessa di non lasciarli indietro.

L’ordine globale oggi assomiglia a qualcosa di più vicino ad una versione mondiale del “re della collina“. La Russia sta conducendo una violenta invasione dell’Ucraina – nonostante le rassicurazioni di Joe Biden che, se fosse stato eletto, Putin non avrebbe più maltrattato l’Europa orientale.

“Putin sa che quando sarò presidente degli Stati Uniti i suoi giorni di tirannia e di tentativo di intimidire gli Stati Uniti e quelli dell’Europa orientale saranno finiti“, aveva detto Joe Biden nell’ottobre 2019.

L’addetta stampa della Casa Bianca Jen Psaki è stata incalzata martedì sulla promessa di Biden che Putin non avrebbe più cercato più di “intimidire” l’Europa orientale, ma ha negato che la garanzia di Biden sia venuta meno.

“Guarderei la cosa, in realtà, con l’ottica di: Gli Stati Uniti ed il presidente Biden hanno radunato il mondo, hanno radunato l’Europa per opporsi agli sforzi ed alle azioni del presidente Putin”, ha detto la Psaki.

La Russia ha lanciato una guerra su larga scala contro l’Ucraina dopo che Putin ha dichiarato una “operazione militare speciale” nel paese. Putin è ampiamente additato di aver cercato un pretesto per invadere, dopo aver radunato in massa truppe russe lungo il confine ucraino ed aver dichiarato l’indipendenza di due regioni ucraine.

Un totale di 137 soldati e civili ucraini sono morti dopo il primo giorno di combattimento, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy in un discorso video. Questo numero è destinato a salire.

L’offensiva russa sembrava essere l’inizio di una “invasione su larga scala” volta a prendere la capitale Kiev, ha detto giovedì un alto funzionario della difesa degli Stati Uniti.

“La nostra valutazione è che abbiano tutte le intenzioni di decapitare il governo“, ha proseguito il funzionario, specificando che “stanno facendo delle manovre verso Kiev”.

Gli osservatori internazionali erano allarmati dalla possibilità che la violenza si riversasse oltre i confini ucraini in una più ampia guerra europea.


Un Invito all’aggressione

Mentre alcuni critici continuano a sostenere che il caos globale sarebbe stato peggiore con il presidente Donald Trump, i Repubblicani hanno invece risposto come in realtà sia la debolezza percepita di Joe Biden sulla scena mondiale ad aver invitato all’aggressione degli alleati dell’America.

Non è solamente la Russia che cerca di capitalizzare sull’instabilità globale.

La Cina sta, a quanto pare, cercando di prendere il controllo di Taiwan. I propagandisti del Partito Comunista Cinese (PCC) sono già stati informati.

Uno dei media statali cinesi sembra aver pubblicato accidentalmente delle linee guida su ciò che dovrebbe e non dovrebbe essere pubblicato sul conflitto Russia-Ucraina, mentre un redattore di un’altra testata ha dato indicazioni sul linguaggio e sugli approcci che riteneva necessari per soddisfare queste linee guida.

Horizon News, un account sui social media che appartiene a Beijing News, di proprietà del PCC, sembra aver pubblicato le istruzioni insieme ad una nota che riportava: “nessun post sfavorevole alla Russia o con contenuti filo-occidentali dovrebbe essere pubblicato”.

Ming Jinwei, redattore senior della Xinhua News Agency, allo stesso modo ha scritto nel suo blog WeChat su come il suo sito dovesse camminare su questa linea ristretta nella sua copertura delle notizie sull’Ucraina, notando che la Cina “deve sostenere la Russia con un sostegno emotivo e morale, evitando di pestare i piedi agli Stati Uniti e all’Unione europea“.

Il suo post ha aggiunto: “In futuro, la Cina avrà anche bisogno della comprensione e del sostegno della Russia quando lotterà contro l’America per risolvere la questione di Taiwan una volta per tutte”.


Mai fidarsi della Cina lo dimostra l'essersi fidati della la Russia di Putin

La maggioranza dei Paesi, tra cui la Cina, ha rivolto un appello in favore di una soluzione politica. L'impegno decisivo di Xi Jinping e quella telefonata con Putin
Crisi in Ucraina, l'impegno della Cina per una soluzione politica
25 Febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/cr ... 1645810887


Il 24 febbraio le forze russe hanno avviato le operazioni militari speciali in Ucraina. La Russia ha sottolineato che il suo obbiettivo è la “smilitarizzazione” del Paese. Dal canto suo, l’Ucraina ha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con la controparte russa.


L’appello cinese per una soluzione politica

Il 25 febbraio la guerra tra Russia e Ucraina è ancora in corso. Usa, Gran Bretagna, Unione europea, Giappone e Canada hanno proclamato sanzioni “più dure” contro la Russia mirando direttamente al suo sistema finanziario e alle infrastrutture energetiche. Il presidente statunitense Joe Biden ha annunciato il congelamento di “tutti i capitali” della Russia in territorio statunitense, dichiarando che “il rapporto tra Usa e Russia è totalmente compromesso”.

L’escalation degli scontri ha anche portato a preoccupazioni per l’eventuale flusso di profughi. Secondo quanto riportato, oltre 10 mila persone hanno attraversato il confine con la Polonia. Nel periodo post Covid-19 in cui l’economia mondiale ha la necessità di riprendersi, un conflitto armato non appare certamente come scelta migliore. La maggioranza dei Paesi, tra cui la Cina, ha rivolto un appello in favore di una soluzione politica.

La posizione della Cina

Il 25 febbraio, il capo di Stato cinese Xi Jinping ha indicato, durante il colloquio telefonico con il presidente russo Vladimir Putin, che la Cina decide la sua posizione in conformità ai fatti reali della questione ucraina. La mentalità da Guerra Fredda dovrebbe inoltre essere abbandonata del tutto e dovrebbe essere finalmente costituito, attraverso il dialogo e la negoziazione, un meccanismo di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile. Il governo cinese appoggia insomma una soluzione della crisi attraverso il negoziato. Putin, in tutta risposta, ha affermato che è disposto a condurre negoziati ad alto livello con l'Ucraina.

Quello andato in scena tra Xi Jinping e Putin è un colloquio telefonico importante e sottolinea l’ultimissimo impegno preso dallo Stato cinese nella promozione della soluzione politica della questione ucraina. In precedenza, nel corso del colloquio telefonico con il presidente francese Macron, Xi Jinping aveva sottolineato che le varie parti avrebbero dovuto insistere nella direzione della soluzione politica ed approfittare pienamente delle piattaforme multilaterali - compreso il meccanismo di Normandia - per risolvere completamente la questione ucraina tramite dialoghi e negoziati.


L’importanza del dialogo

Queste affermazioni dimostrano pienamente che la porta per una soluzione politica della questione ucraina non è chiusa. Il confronto non può risolvere il problema, e il dialogo è la scelta razionale per risolvere la crisi ucraina. Secondo le ultime notizie, il portavoce del Cremlino Peskov ha affermato che Putin sta preparando l’invio di una delegazione russa a Minsk per negoziare con l’Ucraina.

La comunità internazionale si aspetta che Russia e Ucraina mantengano la calma e la razionalità e che cerchino una soluzione pacifica alla questione attraverso il negoziato. La posizione di base della Cina sul rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale di tutti i paesi e sul rispetto degli scopi e dei principi della Carta delle Nazioni Unite è coerente: la Cina continuerà, in accordo alla propria modalità, a promuovere la pace e i colloqui per spingere ad una soluzione politica della questione ucraina.



Ucraina, la Cina contro gli Stati Uniti: «Sono loro ad aver cominciato la guerra»
Redazione Web
27 febbraio 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/ucrai ... 31265.html

La Cina è il maggior alleato di Putin in questo momento e forse uno dei motivi per cui il presidente russo ha deciso di attaccare così brutalmente l'Ucraina. Il governo cinese non sta intervenendo direttamente sul conflitto, ma i vertici di Pechino si sono espressi più volte contro la Nato, le sanzioni imposte dall'UE alla Russia e soprattutto contro gli Stati Uniti.

L'ultimo ad attaccare gli USA è stato Lijian Zhao, ministro degli Esteri della Cina, che ha postato un meme su Twitter, spiegando che «gli Stati Uniti chiedono alla Cina di fermare la guerra mentre buttano benzina sul fuoco», accompagnato dalla frase: «Dovrebbero chiedere a loro stessi chi è che ha iniziato tutto questo». La Cina, se il conflitto diventerà più esteso, sarà pronta a fare la sua parte al fianco della Russia.



Anche il dittatore Maduro dal Venezuela si è fatto sentire a difesa della Russia di Putin

Ucraina: il presidente del Venezuela "pronto a giocarsi" tutto con Putin
"Il Venezuela sta con Putin, con la Russia, saremo sempre di più al suo fianco", ha dichiarato Nicolas Maduro
23 Feb 2022

https://www.nova.news/ucraina-il-presid ... con-putin/

Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha garantito il suo “totale appoggio” alla Russia, censurando “gli attacchi” sferrati dagli Stati Uniti dopo la decisione dell’omologo, Vladimir Putin, di riconoscere l’indipendenza delle province del Donbass. “Il Venezuela sta con Putin, con la Russia, saremo sempre di più al suo fianco. Siamo pronti a giocarci tutto. La pace della Russia è la pace del mondo”, ha detto Maduro citato da “Ultimas Noticias”. Il capo dello Stato, riassume la testata, ha ribadito il “diritto” di Mosca di difendere il suo territorio, la cui sicurezza sarebbe minacciata dall’intenzione di Kiev di aderire alla Nato. “L’impero nordamericano e la Nato cercano, attraverso la via militare, di fermare la Russia e mettere fine a questo mondo multipolare che è ormai una realtà”, ha detto Maduro secondo cui “il vecchio egocentrismo europeo e l’egocentrismo degli Usa si sono uniti con lo steso obiettivo: attaccare la Russia, la Cina, l’Iran, Cuba, Bolivia, Nicaragua e Venezuela”.

Maduro sottoscrive in pieno la versione del Cremlino sulle province separatiste ucraine. “Il territorio di Luhansk e il territorio di Donetsk hanno assunto le funzioni di Repubbliche popolari per difendersi da un massacro che i fascisti, peso il potere in Ucraina, stavano iniziando a perpetrare”, ha detto. “Più volte il presidente Putin ha cercato dialogo diretto con i governanti ucraini per stabilire basi di intesa e risoluzione dei conflitti”, ha sottolineato il presidente accusando Kiev di non aver prestato collaborazione al dialogo. “Dal Venezuela ripudiamo i piani perversi con cui si cerca di circondare militarmente e strategicamente la Russia”, ha ribadito Maduro su twitter. “Siamo sicuri che la Russia uscirà unite e vittoriosa da questa battaglia, con l’ammirazione dei popoli valorosi del mondo”, ha aggiunto. Al momento non ci sono notizie di un riconoscimento di Caracas delle due autoproclamate Repubbliche separatiste.

La settimana scorsa, prima del discorso di Putin alla nazione, Maduro aveva ricevuto a Caracas il vice primo ministro russo, Yuri Borisov, annunciando il cammino verso una “poderosa cooperazione militare” con Mosca. Un’intesa “a difesa della pace, della sovranità, dell’integrità territoriale”. Il presidente ha quindi detto di aver dato “istruzioni precise” al ministro della Difesa, Vladimir Padrino Lopez, e a “tutto lo stato maggiore” venezuelano per dare corpo alla cooperazione. “Aumenteremo tutti i piani di preparazione, allenamento e cooperazione con una potenza militare mondiale com’è la Russia. I nostri legami sono profondi e storici”, ha concluso Maduro.

Martedì anche il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, aveva celebrato la decisione della Russia di riconoscere le autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, in Ucraina. “Il presidente Putin ha riconosciuto questi governi, nonostante l’aggressività dell’esercito ucraino”, ha detto Ortega parlando ieri in diretta televisiva e radiofonica. “I Paesi europei, gli Stati Uniti devono capire che questo è il momento di cercare un accordo che dia sicurezza alla Russia”, ha aggiunto. Il presidente nicaraguense ha quindi accusato gli Usa, la Nato e l’Unione europea di essere dietro il conflitto. ”C’è la Cina, la Russia, una quantità di paesi a cui continuamente apricano quelle che chiamano sanzioni, che sono meccanismi di aggressione economica, come avviene a Cuba e Venezuela”, ha dichiarato.



Ucraina, il fronte del Cremlino: da Cuba alla Bielorussia, ecco la rete che aiuta lo Zar Putin
Mauro Evangelisti
28 febbbraio 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/ucrai ... 31671.html

ROMA Putin è sempre più isolato. Dal punto di vista comunicativo è all’angolo. Pesano le immagini drammatiche dei civili ucraini bersaglio dei missili lanciati da uno degli eserciti più potenti al mondo. E la Russia in queste ore ha visto ridursi pesantemente la lista degli amici, si deve accontentare della Transnistria, del Venezuela, di Cuba. Soprattutto conta sulla Bielorussa, ormai stato satellite, che sta fornendo anche supporto. Putin ha sempre meno follower perché anche la Cina sta prendendo con abilità le distanze. Si è astenuta al Consiglio di sicurezza dell’Onu nel voto sulla risoluzione di condanna all’aggressione militare nei confronti dell’Ucraina. E i media statali cinesi ripetono che è diplomatica, non militare, la via da seguire per risolvere quella che definiscono ambiguamente «la crisi ucraina».

DINAMICA
Non c’è la condanna aperta all’invasione e ai missili contro obiettivi civili, però, secondo fonti dell’amministrazione americana, citate dall’agenzia Europa press, la Cina non intende aggirare le sanzioni economiche e finanziare imposte alla Russia dai paesi occidentali: «Gli ultimi indizi indicano che la Cina non andrà in soccorso, sta restringendo la capacità di alcune sue banche a fornire credito agli acquisti di energia alla Russia, il che suggerisce che la Cina stia rispettando le sanzioni americane». L’ambiguità cinese non è solo opportunista, va valutata pensando a Taiwan. Il colosso asiatico ritiene che l’isola sia parte integrante del suo territorio: se da una parte ne reclama la sovranità, dall’altra non può sostenere l’invasione di un territorio sovrano (l’Ucraina). Spiega Paolo Magri, vice presidente esecutivo dell’Ispi e docente di Relazioni Internazionali all’Università Bocconi: «Sorprende la distanza della Cina dalla Russia, sorprende allo stesso modo la posizione che hanno avuto al Consiglio sicurezza, sulla risoluzione di condanna, l’India e gli Emirati Arabi, che si sono astenuti. Ma in sintesi possiamo dire che Putin è sempre più all’angolo».

AMICI
Se si leggono le dichiarazioni ufficiali, un sostegno reale all’invasione arriva davvero da pochi paesi, anche marginali. La Bielorussa, certo, è molto di più di un alleato di Putin. Ma l’amicizia di Venezuela (cinico Maduro: «Che cosa pretende il mondo? Che Putin rimanga a braccia conserte?») e Cuba è distante e ininfluente. C’è l’Iran tra gli amici, certo. E l’altro giorno c’è stata una telefonata tra il ministro degli Esteri russo Lavrov e l’omologo iraniano Amirabdollahian. Ma anche il vicino Kazakistan si è rifiutato di riconoscere le repubbliche di Luhansk e Donetsk.

SCENARIO
E soprattutto l’Ungheria di Orban non ha rotto il fronte dell’Unione europea anti Putin. Magri: «Anche la posizione ungherese può sorprendere perché Orban non ha mai nascosto la fascinazione per il modello russo. E l’Ungheria è tra i Paesi che hanno più da perdere dal punto di vista energetico e per l’impatto economico delle sanzioni. È tra i più vulnerabili. Ma nella memoria storica della popolazione ci sono ancora i carri armati del ’56. E questo ricordo così forte ha avuto probabilmente un effetto decisivo». Russia isolata, Cina sempre più fredda.

Ma servirà a fermare l’aggressione dell’Ucraina? Magri: «Questa è la vera domanda. La strada della mancata contrapposizione militare, scelta da Europa e Stati Uniti, porta a mettere in un angolo la Russia di Putin. Certo, è la opzione più saggia perché la risposta militare porterebbe a scenari complessi. Ma non sappiamo, in un Paese opaco come la Russia e con un leader imprevedibile come Putin, quale possa essere la reazione. Questa incertezza peserà nei prossimi giorni sui destini delle popolazioni ucraine». E non solo.



I missili sovietici Scud a Saddam Hussein per bombardare Israele

Emanuel Segre Amar
1 marzo 2022

Quando Saddam Hussein, sommerse Israele nell’inverno del 1991 con missili sovietici SCUD , l’allora premier Israeliano Itzhak Shamir si rivolse al mondo libero e disse “guardate come un feroce e assassino dittatore aggredisce un paese democratico senza essere stato né minacciato né attaccato. Quello che comincia oggi con Israele, prima o poi arriverà anche sul resto del mondo libero. Così come i nazisti bombardarono le città pacifiche in Spagna, in Inghilterra e nel resto dell’Europa, si scatenerà ovunque. Bisogna essere forti e pronti a difenderci“.



Il bullo del Cremlino.

Il bullo del Cremlino è un criminale assassino,
un brigante, un grassatore, un ladro, un farabutto.

Il bullo del Cremlino è un demenziale fallito
fallito come uomo, come cristiano, come statista.

Questo bullo criminale con il suo Impero del male ha minacciato il Mondo di sterminio nucleare.

Il bullo del Cremlino come ha detto Trump è un genio ma del male
e per questo verrà ricordato come un criminale assassino,
uno stupratore di popoli e di cristiani,
come Moametto, Hitler e Stalin,
come i peggiori dittatori e assassini della storia,
una vergogna dei cristiani e dell'umanità.

E come per lui vi sarà grande vergogna anche per tutti coloro che demenzialmente lo hanno eletto a eroe, a santo, a paladino, a messia, a redentore dei cristiani.

Costui dovrà essere bannato dall'ONU e da tutti i paesi del Mondo Libero e condannato dalla Corte Internazionale dell'Aia per gravi crimini contro l'umanità, dovrà essere braccato e arrestato da tutte le polizie dei paesi civili, sulla sua testa si dovrà mettere una taglia adeguata e i paesi che gli daranno rifugio dovranno essere boicottati in tutto.
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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:38 pm

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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:38 pm

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Re: Difendiamo il Mondo Libero, difendiamo l'Ucraina!

Messaggioda Berto » mer mar 02, 2022 9:38 pm

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