Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

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Messaggioda Berto » lun apr 18, 2022 9:52 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Messaggioda Berto » lun apr 18, 2022 9:52 pm

d)
I nazifascisti europei



La guerra in Ucraina divide i neofascisti d’Europa: l’allarme dell’intelligence
Giovanni Tizian ed Emiliano Fittipaldi
14 marzo 2022

https://www.editorialedomani.it/fatti/g ... o-x6noyl3h

La disinformazione russa sulla guerra passa dai canali social e media del Cremlino, dai simpatizzanti No vax e dai parlamentari populisti. Ma anche, si scopre, dalla galassia neofascista. Il legame emerge dell’analisi di migliaia di profili legati all’estrema destra che nei giorni dell’invasione hanno condiviso e amplificato i messaggi veicolati dal canale Telegram “World terror”.

Secondo i rapporti dei servizi segreti occidentali il canale è stato utilizzato per veicolare la «contro-disinformazione russa volta a influenzare l’opinione pubblica circa l’adozione di strategie di disinformazione online da parte di attori filo-ucraini». In pratica è la versione moderna dell’antico schema spionaggio e controspionaggio, reso celebre dai romanzi di Le Carrè e dai film di James Bond.

Tra le pieghe di questa guerra virtuale sullo sfondo del conflitto sul campo emergono gli schieramenti e i posizionamenti dei neofascisti d’Europa. Gruppi schierati con la Russia o con l’Ucraina. Uniti dal nazionalismo, divisi al fronte tra chi sostiene l’invasione ordinata da Vladimir Putin e chi, invece, parteggia per gli assediati di Kiev.


La geografia europea

La geografia dell’estrema destra europea non è una mappa di un unico colore, piuttosto rivela le spaccature interne dell’internazionale nera che da Varsavia a Lisbona, in tempi di pace, ha dominato la scena dell’opposizione radicale all’Unione europea, della lotta feroce all’immigrazione e alle misure dei governi contro la pandemia.

La guerra in Ucraina – e ancora prima il conflitto nel 2014 tra esercito ucraino e i battaglioni filorussi che ha portato alla proclamazione delle repubbliche autonome del Donbass – hanno rivelato una frattura interna ai movimenti neofascisti dell’Europa. Il caso di scuola tutto italiano ha riguardato la profonda divergenza tra Forza nuova e CasaPound, le due sigle dei nostalgici di Benito Mussolini più note nel paese, sulla questione russo-ucraina.

Dai ranghi della prima sono partiti militanti per combattere con i filorussi del Donbass, alla seconda appartenevano alcuni personaggi inquadrati nel battaglione Azov ucraino considerato il braccio militare del partito di estrema destra di Kiev, Pravy Sector (Settore destro).

La formazione, ben nota ai servizi russi, che è stata usata come pretesto per la «de-nazificazione» annunciata da Putin, omettendo di dire, però, che anche tra i miliziani filorussi sono ben rappresentanti i neofascisti. Uno dei battaglioni più “inquinati” è il Rusich, finito in diverse informative dell’antiterrorismo italiano per le presenze di soldati provenienti da gruppi della destra estrema europea, inclusa l’Italia.


I neofascisti

Tra i soldati di Forza nuova o legati al partito di Roberto Fiore, sotto processo per l’assalto alla Cgil del 9 ottobre 2021, c’è chi si trova ancora nelle repubbliche filorusse contese, motivo scatenante dell’invasione ordinata da Putin il 24 febbraio scorso. Il più importante per carriera fatta alla corte dei generali putiniani è certamente Andrea Palmeri, alias “il Generalissimo”, condannato in primo grado come arruolatore di camerati italiani destinati al fronte del Donbass con le milizie filo Putin. Palmeri nei documenti dell’antiterrorismo è segnalato per i suoi legami con il battaglione Rusich.

Tra Donesk e Lugansk c’è ancora un fotoreporter militante, partito nel 2014 per unirsi alle milizie filorusse e narrare l’epopea dei combattenti fedeli alla Russia. Si chiama Vittorio Nicola Rangeloni, il 27 febbraio sul suo profilo VKontact, il Facebook russo diventato meta dei neofascisti bannati dal social americano, scriveva: «Dal gelido inverno verso la caldissima primavera». Il post è accompagnato da un foto di lui con l’elmetto, alla sua destra un blindato dell’esercito russo con la Z bianca (simbolo dell’invasione) disegnata sul fianco.

Rangeloni nel settembre 2021 è stato insignito con una delle «onorificenze più importanti della Repubblica» del Donbass, ha scritto sulla sua pagina VK. È vicino ai neofascisti italiani, ha avuto simpatie certamente per il Movimento sociale europeo di cui ha fatto parte per un periodo Giuliano Castellino, capo romano di Forza nuova accusato, con Fiore, per l’assalto alla Cgil. Lo stesso Fiore è affezionato alla causa, con l’associazione Alexandrite ha portato un gruppo di imprenditori italiani in Crimea dopo l’annessione alla Russia per investire e delocalizzare nelle terre del Cremlino.


Damasco non è Kiev
LaPresse

I “neri” di Forza nuova dunque sostengono la Russia e hanno relazioni con gli ideologi che hanno teorizzato la Nuova Russia, termine che identifica l’area del Donbass con le due repubbliche ora riconosciute dal Cremlino. I loro gemelli diversi di CasaPound, invece, appoggiano l’Ucraina, o meglio i nazionalisti di estrema destra di Kiev. Lo confermano anche i report dell’intelligence: «CasaPound si è apertamente schierato a favore dei popoli europei, condannando ogni forma di imperialismo straniero».

Questa divergenza tuttavia palesa una confusione ideologica non da poco. Sulla guerra in Siria per esempio CasaPound e Forza nuova si sono schierati con il regime di Assad, sostenuto e armato dalla Russia. I due movimenti neofascisti in collaborazione con altri gruppi europei della medesima area hanno organizzato numerosi viaggi di solidarietà a Damasco, utilizzando spesso come schermo delle associazioni solidali.


Dallo stadio alla guerra

Nei report degli apparati delle intelligence occidentali c’è la fotografia di come sono schierati i singoli gruppi neofascisti. Il dato interessante è che persino alcune tifoserie dichiaratamente di estrema destra hanno dato sostegno all’una o all’altra parte. Le curve del resto sono l’ambiente in cui i movimenti neofascisti pescano militanti con più facilità.

«Gli ultras della squadra di calcio belga Bruges, vicini agli ambienti di estrema destra, hanno esposto degli striscioni e alcune bandiere a sostegno dell’Ucraina, durante uno degli ultimi match disputati», scrivono gli analisti. Sulla stessa linea i capi della curva della Dinamo Zagabria, i Bad blue boys, durante una delle ultime partite, «hanno espresso solidarietà nei confronti dell’Ucraina» esibendo bandiere giallo blu del paese sotto assedio.


Dal Belgio alla Bielorussia

Nel cuore dell’Europa il partito di estrema destra belga Nation, «tramite messaggi sui propri canali social, ha cercato di giustificare la Russia in merito a quanto sta accadendo in Ucraina, affermando che, la colpa risiede nel fatto che negli ultimi 7 anni, dopo gli accordi di Minsk, non sono state implementate le azioni definite negli accordi stessi e che, anzi, gli ucraini avrebbero continuato a bombardare il Donbass», si legge nei report.

A differenza dei nazionalisti bielorussi, che sono partiti in direzione Kiev per difendere la città dall’invasione «del nemico neobolscevico». Il fatto è rilevante, soprattutto perché Minsk appoggia Putin e ha concesso alla truppe del Cremlino di usare la Bielorussia come varco per entrare in Ucraina.

Anche i neofascisti croati sono pro Kiev. Dalle informazioni raccolte dall’intelligence un gruppo di 200 militanti è partito per unirsi ai combattimenti nel battaglione Azov. In Francia Les Nationalistes giustifica l’azione di Putin. La tesi è che l’Ucraina è un paese «artificiale», da sempre «sotto il controllo delle potenze dominanti del momento».

I Bordeaux Nationaliste al contrario sono solidali con i nazionalisti ucraini. In Germania c’è il partito neonazista tedesco Der III. weg, che tramite i suoi canali media ufficiali sostiene il «fiero popolo ucraino minacciato dal popolo russo». Mentre il Nationaldemokratische partei deutschlands non sposa né l’una nell’altra causa, «ci interessa solo la nostra patria tedesca», ribadiscono.

I nazionalisti greci riuniti sotto la sigla Elasyn sono filo russi e considerano l’Ucraina una continuazione della federazione. E sposano la teoria secondo cui l’Ucraina è uno stato fantoccio della Nato e degli Stati Uniti.

L’estrema destra polacca è con l’Ucraina. L’odio storico verso Mosca conta ancora molto a Varsavia. Da qui è già partito qualche volontario per unirsi alla legione internazionale istituita da Kiev: uno di loro appartiene «all’organizzazione politica Obóz narodowo–radykalny, si sarebbe unito al battaglione International volunteers in Ucraina con l’obiettivo di combattere contro Putin».

Su questo punto i servizi segreti occidentali monitorano con attenzione. E benché non sia ancora emersa «in forma evidente una organizzazione sistematica di milizie nazionaliste, appartenenti ai movimenti sopra menzionati, pronte a recarsi in Ucraina e combattere sul fronte di battaglia, sono stati rilevati segnali circa l’adesione di singoli ultra-nazionalisti alla causa ucraina e il rimpatrio di cittadini ucraini per combattere in difesa della propria patria».

Nato nemica

Su una cosa però sono tutti d’accordo: la causa di tutti i problemi è l’espansionismo della Nato. «Tale pretesto di strumentalizzare il conflitto russo-ucraino per enfatizzare l’inefficienza delle organizzazioni internazionali, è maggiormente emerso tra i partiti nazionalisti con forte spirito anti-europeo, nonché nella maggior parte di quelli facenti parte dell’Alliance for peace and freedom», scrivono gli analisti dell’intelligence. Alliance for peace and freedom è un movimento che raggruppa vari partiti neofascisti, fondato tra gli altri da Roberto Fiore, il capo di Forza nuova.
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Messaggioda Berto » lun apr 18, 2022 9:54 pm

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Messaggioda Berto » lun apr 18, 2022 9:54 pm

e)
Osama Bin Laden e i nazi maomettani




I mille volti dell’antiamericanismo mediorientale

https://www.huffingtonpost.it/mattia-ba ... a_23063204

Un libro prezioso mi è capitato tra le mani in questi roventi giorni di fine luglio: si tratta di "Il sogno antiamericano. Viaggio nella storia dell'opposizione araba agli Stati Uniti" (CLUEB, Bologna 2017) della giornalista e ricercatrice dell'Istituto Affari Internazionali Azzurra Meringolo, giovane specialista tra le massime esperte in Italia di questioni mediorientali. Suggerire al lettore un libro complesso come questo nella stagione estiva non può che condurre ad un piccolo paradosso: da un lato, infatti, la pausa estiva (per chi può permettersi qualche giorno di ricaricare la batterie) può lasciarci il tempo opportuno per dipanare alcuni tra i fili più annodati nell'ambito delle relazioni internazionali (lo scacchiere mediorientale quanto a complicatezza è fenomeno principe); dall'altro lato, però, una lettura del genere non è lettura estiva tout-court, per lo meno per chi cerchi pagine leggere e di evasione. Io questa lettura l'ho tentata e non me ne sono affatto pentito. In questo libro, infatti, si parla di materia ostica eppure si offrono chiavi interpretative su uno dei più interessanti fenomeni dell'oggi globale, l'antiamericanismo in Medio Oriente, appunto, studiandone anche le radici storiche e le ambivalenze.

Lo stretto, e per certi versi inedito, connubio tra storia politica, storia delle relazioni internazionali ed analisi del comportamento sociale su cui Meringolo si concentra può essere compreso alla luce di una considerazione preliminare che il recensore ha il dovere di anticipare: il libro rappresenta, infatti, il lavoro di labor limae che l'autrice ha compiuto a partire dalla sua tesi di dottorato dal titolo "L'anti-americanismo egiziano dopo l'11 settembre". Questa considerazione ha un suo rilievo se è vero che alcuni tra i migliori saggi che siano stati pubblicati nell'ambito delle scienze sociali promanano proprio dal grande, enorme, quasi insormontabile lavoro di ricerca dottorale in cui al ricercatore, per essere efficace e quindi poter "difendere" con successo la propria dissertazione davanti a una commissione di dotti (così era anche nel Medioevo), è assegnato il compito di una disamina "organicistica" del fenomeno osservato, abbandonati gli "organi" più voluminosi, per addentrarsi da analista persino all'interno della fisiologia "capillare" e "cellulare" dell'argomento trattato. Giudico quindi questo tentativo ben realizzato da Azzurra Meringolo quanto al delicato tema dell'antiamericanismo mediorientale, di cui le mille sfaccettature sono analizzate ciascuna con dovizia di particolari e quindi capacità di disvelare quello che Rawls chiamava "velo di ignoranza" di cui il lettore meno avvezzo di questioni mediorientali non può non essere partecipe (con chiunque si parli di Medio Oriente, d'altronde, viene quasi sempre confidata con grande spassionata sincerità come minimo "una certa confusione").

Una chiave che apre le porte del libro è sicuramente quella della "triangolazione geografica" giacché l'autrice ha avuto la possibilità in qualità di giornalista e ricercatrice di viaggiare in lungo e in largo gli Stati Uniti ed il Medio Oriente ma senza dimenticare l'Europa e l'Italia: un elemento che le ha offerto l'opportunità di confrontarsi con alcuni tra gli uomini politici di primo piano nelle relazioni internazionali di questi ultimi anni, ma soprattutto con il sentire dell'opinione pubblica nei diversi Stati nazione in cui Meringolo di volta in volta si è trovata. Ad una studiosa di antiamericanismo, una delle domande sicuramente rivolta più di consueto è stata da ambo le parti "ma perché ci odiano tanto?", un odio percepito vuoi in Occidente da parte islamica, vuoi in Medio Oriente da parte occidentale e soprattutto americana. Non può che scorgersi sullo sfondo quella concezione di politica come tripudio del confronto tra amicus e hostis di cui parlava Carl Schmitt nel suo Il concetto di "politico" (1932) e alimentata da diverse letture che in Occidente riprendono questa visione del teorico tedesco e che gli americani chiamano virtue-inculcating ovverosia letture favorenti il radicamento di una visione tesa a corroborare valori nazionalistici e da primazia dell'uomo occidentale, come i recenti libri scritti dai filosofi neocon come Samuel Huntington (Lo scontro delle civiltà, 1996) o Francis Fukuyama (La fine della storia, 1992).

Dal punto di vista storico il concetto di "antiamericanismo" non è un concetto autoctono del Medio Oriente, dove – guarda caso – è stato invece esportato dall'Europa già nel Settecento, all'indomani di quella scoperta dell'America che aveva sicuramente sconvolto la maniera europea di immaginarsi la Terra e di concepire il foro di origine dello Stato nazione nel Vecchio Continente. È ancora in Europa che la tensione tra americanisti ed antiamericanisti viene ad esacerbarsi dopo il Secondo Dopoguerra, con alcune fasce della popolazione profondamente riconoscenti agli Yankee e al loro potente esercito per avere combattuto le nefaste ideologie totalitarie, gli altri (soprattutto la componente socialista e comunista delle società europee) assolutamente preoccupati dal predominio culturale capitalista e consumista che si sarebbe accompagnato alla scelta prima di Wilson e poi di Roosevelt di abbandonare il ricorrente isolazionismo americano per occuparsi in prima linea delle vicende umane sull'arena internazionale nella sua vastità.

Chi glielo faceva fare – si chiedevano, del resto già gli autori del Federalist americano Hamilton, Jay e Madison – agli Stati Uniti di imbarcarsi in avventure internazionali dall'esito incerto laddove gli Stati Uniti si erano rivelati essere già abbondantemente spaccati al loro interno (si pensi alla Guerra di secessione), laddove però essi potevano rivendicare una efficace protezione dalla tumultuosa Europa grazie alla fortuna di ben due oceani? Tocqueville e Dewey, profeticamente, avrebbero risposto che l'avventura "imperialista" cui gli USA sarebbero stati vocati nel Novecento sarebbe stata la necessitata risposta alla crisi stessa della politica "democratica" e al progressivo empowerment delle gerarchie militari incapaci di sottostare ai dettami della politica e invece sempre desiderose di perseguire l'arma clausewitziana della guerra come "prosecuzione della politica con altri mezzi". Ecco spiegato, prima a causa dell'affondamento dei sottomarini americani da parte tedesca nella Grande Guerra e in seguito con l'attacco inaspettato di Pearl Harbor del '41 – minaccia non calcolata all'indipendenza dell'immenso territorio americano – l'interventismo novecentesco degli Stati Uniti e la piena autoincoronazione napoleonica cui gli Stati Uniti hanno ceduto, nonostante gli inauditi dubbi della popolazione interna, quale "superpotenza" capace d'essere l'unica garante della stabilità della politica internazionale sia durante la balance of powers della Guerra Fredda sia dopo la fine della cosiddetta età delle ideologie.

Eccoci arrivati, allora, al momento in cui "americanismo" ed "antiamericanismo" dall'Europa si trasferiscono verso altri lidi, anche complici – non va dimenticato – alcune debacle degli eserciti coloniali o "protettori" europei stessi, come nel caso francese in Indocina e se si pensa ai problemi lasciati irrisolti dal tandem anglo-francese tra Siria, Iraq e Libano. Ma venendo alla contemporaneità, come non vedere che all'antiamericanismo politico della seconda parte del Novecento, particolarmente allergico alla Dottrina Bush verso l'Iraq e alle teorie della Guerra Preventiva, si accompagni di nuovo una recrudescenza dell'antiamericanismo sociale che trova particolare terreno fertile nei caratteri della religiosità islamica, così potentemente avversa alle degenerazioni lascive degli americani, alla loro concezione di genere emancipata, alla loro brama di potere non tanto politico quanto altresì in termini di controllo (e talora di espropriazione vera e propria) delle risorse economiche.

Nell'endiadi di antiamericanismo politico e di antiamericanismo culturale, concepito come avversione alla cultura americana, non può che riaffiorare anche la politica schmittiana dell'amicus/hostis con la definizione da parte USA dell'antiamericanismo come di "ultimo rifugio delle canaglie" così come nelle parole di Johnson per descrivere l'ambivalenza del governo egiziano che ora si comporta da alleato formale degli Stati Uniti per conservare il proprio ruolo da ago della bilancia nel precario baricentro regionale, ma governo egiziano che ora fomenta in maniera neanche troppo surrettizia l'opinione pubblica dimostrando come gli Stati Uniti stessi non possono che comportarsi come "interferenza" rispetto al modus operandi proprio della politica mediorientale. Negli Stati Uniti si radica insomma, e per molti versi ragionevolmente, una consapevolezza circa una certa inaffidabilità dell'alleato musulmano sia esso marocchino, tunisino o egiziano.

Al contrario, il pregiudizio rimane in vero anche sulla costa meridionale del Mediterraneo con alcune teorie del complotto, quasi elementi "di costume", ma che passano invece seriamente nella vulgata dell'opinione pubblica: è il caso della Coca-Cola bevanda caratterizzata in Medio Oriente da un odi et amo quasi dal sapore catulliano. Il gusto delle nere bollicine con la caffeina, dopotutto, appaiono certo rinfrescanti nel caldo torrido del deserto e addirittura halal, ovverosia confacente agli scritti del Corano che deplorano il consumo di alcol, e cionondimeno la bevanda non può che farsi perfettamente "eretica" se si mette quel corsivo del suo celebre marchio, coi ghirigori e gli svolazzi, davanti allo specchio, giacché qualche bravo calligrafo arabo non ha potuto che leggere reiteratamente e verosimilmente in quell'etichetta un terribile motto: "No a Maometto e no alla Mecca". Addirittura ai Simpson, poi, sarebbe da ascriversi il merito di aver preconizzato l'interesse geopolitico americano verso il Medioriente, visto che in un episodio di qualche anno fa Bart e i suoi amici venivano ingaggiati dalla Marina USA per bombardare una banda di oppositori.

Le ambivalenze nel rapporto tra la potenza americana e lo scacchiere del Golfo, non possono che manifestarsi con ancora più vigore all'avvento di una presidenza americana sicuramente sui generis come quella di Trump di cui ancora stiamo osservando i primi passi dopo la politica c.d. "della mano tesa" – a dire il vero abbastanza inconcludente – di Obama nella regione. Se i discorsi della campagna elettorale del candidato repubblicano-indipendente di New York sono stati caratterizzati dalla classica roboante retorica nazionalista che ha trovato la sua acmé e in un avvicinamento ad Israele con il sostegno trumpiano di spostare l'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme (con tutte le implicazioni per una città sempre a rischio data la convivenza tra le tante etnie e fedi religiose come la Capitale della Terra Santa), nondimeno appaiono chiare anche le ambiguità del mandato del quarantacinquesimo presidente americano, se si tiene conto che alcuni membri del suo staff come Steve Bannon, tra i primi consiglieri del Presidente, sono capaci di connubiare una singolare avversità tanto per gli arabi (in particolare i rifugiati siriani) quanto per gli ebrei (Bannon e Trump appartengono del resto ad una corrente di ultra-righttacciata a più riprese di antisemitismo). Un'altra preoccupante ambiguità del Presidente milionario riguarda la sua forte simpatia circa relazioni politico-commerciali positive con i ricchi paesi produttori di petrolio del Golfo Persico, come l'Arabia Saudita, in cui si sono manifestati i primi germi di quel wahabismo che è stato identificato come prodromico a certo terrorismo jihadista.

Anche a questo paradosso inerente il tema del "dove si può trovare un equilibrio tra l'essere islamofobi e l'essere filosauditi" che quasi certamente caratterizzerà l'amministrazione americana anche negli anni a venire è dedicato il corredo di risposte su cui il già Ambasciatore Roberto Toscano (in Iran per quasi tutto il primo decennio del Duemila) si sofferma nella sua nota di lettura al libro di Azzurra Meringolo.

Un vero mare magnum di elementi che possono agevolarci in quella mission impossible di districarci nelle sempre più complesse trame mediorientali, che Azzurra Meringolo ci invita insieme e ci aiuta a compiere. A lei va ascritto il merito di avere ordinato e sistematizzato a tutto tondo e da molteplici punti di vista questo bel libro: storiografia, sociologia dei costumi, giornalismo, teoria delle relazioni internazionali.

Buona lettura, cari lettori, ma oltre alla Meringolo non dimenticate di mettere nella borsa da spiaggia anche una bella rivista senza pretese per sdrammatizzare un po': troppo gravoso rischia di risultare il carico di capire le vicende internazionali di questi ultimi anni e di questi nostri assai difficili giorni.
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Messaggioda Berto » mer apr 20, 2022 7:56 am

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Messaggioda Berto » mer apr 20, 2022 7:56 am

f)
I venetisti venezianisti filo Russia e anti Ucraina



Anche questi demenziali venetisti sostengono i crimini di Putin contro l'Ucraina e il Mondo civile

VENETO SERENISSIMO GOVERNO
Ufficio di Presidenza
Fermiamo i golpisti di Kiev

La Federazione Russa sta attuando un'azione di autodifesa contro le continue provocazioni dei golpisti di Kiev e della NATO.

Il Presidente Vladimir Putin ha, con questa iniziativa, ribadito i diritti dei popoli all'autodeterminazione e a vivere in pace e nella libertà.

È chiaro a tutti che bande neonaziste foraggiate principalmente dagli Stati Uniti stanno operando, da prima del 2004 in Ucraina, e sono responsabili del massacro di Odessa, (con 48 operai arsi vivi nella sede del sindacato), e di oltre 20.000 morti provocati nel Donbass, nel tentativo d'imporre la loro dittatura sulla volontà del popolo del Donbass.

Il Veneto Serenissimo Governo, erede e continuatore della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica è a fianco di tutte le forze che lottano per i loro diritti contro le canaglie nazifasciste.

Noi del Veneto Serenissimo Governo abbiamo voluto e vinto il referendum per l'autodeterminazione della nostra Patria nel 2017, con il 98,1% di SI. Stiamo lottando e lotteremo per la nostra libertà e i nostri diritti. Questa nostra lotta ci affraterna ai popoli del Donbass e della Federazione Russa.

Venezia-Longarone,24 febbraio 2022
Per il Veneto Serenissimo Governo
Ufficio di Presidenza

Veneto Serenissimo Governo
segreteriadistato@serenissimogoverno.org, – kancelliere@katamail.com,
Tel. +39 349 1847544 - +39 340 6613027
http://www.serenissimogoverno.eu
http://www.radionazionaleveneta.org



Da Davide Lovat un venetista novax-nogreenpass

QUALE CIVILTÀ VOGLIAMO?
Davide Lovat
https://www.facebook.com/davide.lovat/p ... 0056613927
Ormai senza mezzi termini la maschera è stata deposta e quello che era considerato lo slogan dei "complottisti" (il New World Order) ora è certificato come lo scopo da perseguire attraverso il Great Reset, sul piano socioeconomico, e la guerra in Ucraina con gli obiettivi diplomatici connessi, sul piano politico e strategico.
L'impero USA, altrimenti detto "Occidente", non ammette altre visioni del mondo da quella liberal-progressista ed è pronto a tutto per imporla.
Ecco perché, ad esempio, i movimenti indipendentisti finanziati cospicuamente sono solo quelli aderenti all'ideologia mondialista (liberal-progressista appunto) e sempre in funzione di opposizione a Governi di ispirazione conservatrice o cristiana. Gli altri movimenti indipendentisti (come quelli degli stati preunitari del'Europa Subalpina, altrimenti detta Italia) sono combattuti strenuamente, con disprezzo, perché con il loro richiamo identitario tradizionale sarebbero una minaccia alla realizzazione del Nuovo Ordine Mondiale.
Del resto, lo stato unitario italiano è di matrice massonica e non va discusso. Come non si deve discutere la ragione della poliltica estera imperiale USA, né quando bombarda Belgrado e smembra la Serbia, né quando nel 2019 insedia un comico cooptato dal WEF nel piano "Young Global Leaders" al vertice dell'Ucraina con il chiaro intento di creare le condizioni per un conflitto, attraverso l'adozione di misure (richiesta di ingresso in UE e NATO) che la Russia aveva dichiarato inaccettabili fin dal 2014.
Con questo, da cristiano affermo la necessità di far tacere le armi e di dare il massimo sostegno ai civili perseguitati. Tutti, senza esclusioni, anche quelli del Donbass vessati negli anni recenti, poiché anch'essi sono persone degne di pietà e titolari di diritti da tempo negati con violenza.

Gianni De Marchi
La “ scafandrata” già pronta con corazza ed elmo in “ testa”

Pino Milone
Chissà se nelle Agenzie di sicurezza mondiali si stia facendo strada la necessità di ripulire il pianeta di un bel numero di "filantropi" alla Gates.

Ferdinando Marcassa
Il potere mediatico è quello di far vedere la Von der Layen paladina degli afflitti e dei perseguitati Ucraini dai Russi. A questa vecchia donzella degli Ucraini non frega nulla, però tramite quella faccetta verginella rimbecillisce quelli che guardano le TV di Stato....vero che lavora per il NWO per distruggere la Russia unica nazione contro la finanza massonica.

Paola Fratter
Ferdinando Marcassa esatto...vallo a dire i cari fans della nato anche italica e i magna hamburger guerrafondai

Paola Fratter
Il Deep state sarà distrutto !!
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 4 persone e il seguente testo "DEEP STALE"

Allegra Angelica
Il piano per il nuovo ordine mondiale continua, nuova divisione....dopo il No Vax Vs Pro Vax,arrivata guarda caso Ukraina Vs Russia! Il "gregge" non guarda oltre il proprio naso...

Francesco Falezza
Davide Lovat non finanziano indipendentisti di categoria A o di categoria B, ma destabilizzano gli stati non "allineati" con tutti i mezzi che hanno a disposizione, dai Talebani, agli indipendentisti fino ad arrivare anche ai nazisti, dipende da quello che trovano sul territorio, se ne fregano di diritti e convenzioni, sono privi di qualsiasi etica, finanziano influencer sui social ed hanno il controllo pressoché totale dei media... questa è la situazione attuale... per loro non esiste un indipendentismo buono o uno cattivo, se lo stato è allineato qualsiasi cosa che lo destabilizza, anche se giusta e sacrosanta viene stoppata, al contrario, se lo stato non è allineato viene fatto di tutto e di più per destabilizzarlo...

Davide Lovat
È esattamente quel che sto dicendo. Infatti appena la Spagna è tornata in mano ai mondialisti, l'indipendentismo catalano è stato pesantemente ridimensionato. Ma viene tenuto vivo nel caso servisse. Noi veneti siamo di San Marco, di tradizione cristiana, non verremo mai aiutati. Sommamente miope è chi crede che le manifestazioni da milioni di persone sorgano spontaneamente in modo ripetuto. Togliere il salame dagli occhi per certi "fini analisti" sarebbe utile, se i "sieri" non avessero ormai ridotto in cenere le sinapsi.

Riccardo Pasqualin
Davide Lovat La Spagna cristiana e tradizionale è unita dalla monarchia ispanica (federativa e sociale), non divisa in entità statali mai esistite.
I catalanisti sono in gran parte progressisti arcobaleno e filoislamici che abbattono i monumenti cristiani.

Davide Lovat
Riccardo Pasqualin e infatti, ripeto, non è esattamente quello che ho spiegato nel post? Solo i movimenti indipendentisti aderenti al NWO ricevono ingenti finanziamenti che permettono loro di svolgere la loro attività. E' quel che ho scritto...

Riccardo Pasqualin
Davide Lovat In questo caso nulla da obiettare. Le Spagne tradizionali sono formate da popoli diversi per culture e lingua, questo ci tengo a precisarlo: la lingua basca e catalana meritano il massimo rispetto, chi vuole la Spagna centralista e nazionalista non è un tradizionalista, né un cristiano. La soluzione è la federazione storica delle Spagne che garantisce il rispetto delle leggi locali adatte ad ogni popolo perché formate sulla sua storia.

Davide Lovat
Riccardo Pasqualin devo ancora precisare, eppure era scritto chiaro. Chi vuole la Spagna centralista è un conservatore, non necessariamente anche un cristiano. Ma non posso mettere per ogni parola la nota a pié di pagina. Il NWO non finanzia i movimenti che si oppongono alla sua visione del mondo, mentre finanzia quelli che si oppongono ai Governi conservatori, (virgola che sta per o) tradizionalisti o di valori cristiani.

Riccardo Pasqualin
Davide Lovat Il conservatore e il tradizionalista sono due cose diverse. Il conservatore conserva anche la rivoluzione e rifiuta sempre l'innovazione, il tradizionalista riconosce che la tradizione è dinamica e fondata su un processo di selezione e di miglioramento: elimina gli errori del passato, ama le novità buone.
Però ci siamo capiti.

Davide Lovat
Infatti avevo scritto con una bella "o" in mezzo a indicare che sono cose diverse, sennò scrivevo "e".

Francesco Falezza
Ma un partito indipendentista non può essere favorevole al NWO perché altrimenti non sarebbe indipendentista, certo ci sono tante anime e tanti punti di vista nell'indipendentismo, però tutti hanno subito la stessa sorte del Popolo di San Marco, per questo ritengo opportuno unire le forze, fare fronte comune in questo periodo così negativo, per poi differenziarci quando i numeri lo permetteranno...

Davide Lovat
Francesco Falezza siamo davanti a uno scontro di civiltà, o sei da una parte o sei dall'altra. Non c'è possibilità di stare assieme, io sono contrario all'indipendenza della Repubblica Veneta se i valori sono quelli del NWO a cui invece aderiscono esplicitamente (in larga maggioranza) sia i catalani che gli scozzesi. Preferisco un italiano tradizionale a un veneto mondialista. Quando fondammo il Popolo di San Marco come associazione culturale indipendentista lo dicemmo chiaramente, proprio prevedendo la deriva attuale che è inevitabile.

Francesco Falezza
Il risultato sarà che continueremo ad essere sotto l'italia mondialista, con l'aggiunta dell'annientamento del popolo Veneto

Davide Lovat
Francesco Falezza non per colpa di chi si batte per il ripristino della tradizione, ma per colpa di chi aderisce alla civiltà liberal progressista. Come si fa a riferirsi ai simboli marciani, radicalmente cristiani, e tradirli appoggiando i valori americani? È un controsenso. Non si può stare assieme avendo obiettivi esistenziali opposti.

Francesco Falezza
Io non so che tipo di stato Veneto ne uscirà, so che sarà 1.000 volte meglio di adesso che siamo sotto dominazione italiana, dividendoci si fa il gioco dei nazionalglobalisti

Davide Lovat
Francesco Falezza io non mi divido da uno diverso e portatore di valori opposti, quello lo combatto anche se è veneto. Mi dividerei se per ragioni di opportunismo rompessi i rapporti con chi combatte la stessa battaglia e dalla stessa parte, ma questo io non lo farò mai. Ma un conto sono gli amici, un conto diverso gli avversari. Questo periodo, fra Green Pass e conflitto internazionale, serve come una benedizione a chiarire quello che non era ancora chiaro per tanti: non si può essere coerentemente indipendentisti veneti se si è aderenti ai valori liberal progressisti che sono derivati direttamente da quelli che ci tolsero l'indipendenza oltre 2 secoli fa.

Francesco Falezza
Se vogliamo la Repubblica Veneta, prima di soccombere, era 200 anni più progredita del resto d'Europa...

Francesco Falezza
Ti dividi da uno appartenente al tuo stesso popolo che vuole salvarlo come te...

Davide Lovat
Francesco Falezza cosa c'entra? L'ideologia progressista nulla ha da spartire con il concetto di progresso tecnologico, civile e sociale. Progressismo ha un altro significato, a cui rimando perché non è Facebook il luogo dove posso tenere una lezione di filosofia politica. In gioco, comunque, c'è la visione dell'uomo e del mondo.

Davide Lovat
Francesco Falezza non salvi un popolo senza cambiare ciò che lo sta distruggendo. Non ci possono essere compromessi, infatti loro non ne fanno.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Messaggioda Berto » mer apr 20, 2022 7:57 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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