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La propaganda URSS, russo sovietica contro gli USA e la NATO nel conflitto con l'Ucraina
L'Ucraina come paese sobillato dagli USA e dalla NATO contro la Russia
Newsguard: la propaganda russa utilizza oltre 100 sitiLa propaganda russa può contare su oltre 100 siti e sono almeno dieci le principali bufale diffuse. Lo spiega un report del Centro di monitoraggio della disinformazione sul conflitto Russia-Ucraina diffuso da NewsGuard. Ad oggi, il team del network giornalistico sta monitorando 116 domini che hanno pubblicato propaganda e disinformazione filo-russa. «I tre siti più influenti noti per essere finanziati e gestiti dal governo russo - scrive Newsguard - sono le fonti dei media statali RT, TASS e Sputnik News, ma ci sono anche siti anonimi, fondazioni e siti di ricerca gestiti con finanziamenti non chiari, alcuni dei quali potrebbero avere collegamenti non dichiarati con il governo russo».
Il network «monitora queste fonti e queste strategie dal 2018», usate anche con la pandemia, e analizza «le principali false narrazioni sull'invasione dell'Ucraina».
Newsguard ha anche individuato le 10 principali bufale sulla guerra Russia-Ucraina su cui ha fatto fact-checking:
i residenti di lingua russa del Donbas sono stati vittime di un genocidio;
sabotatori di lingua polacca hanno tentato di bombardare un impianto di trattamento delle acque reflue nel Donbas;
le forze ucraine hanno bombardato un asilo nel Lugansk il 17 febbraio 2022;
la Russia non ha preso di mira infrastrutture civili in Ucraina;
il nazismo, sostenuto dalle autorità di Kiev, è prevalente nella politica e nella società ucraine;
l'Occidente ha organizzato un colpo di stato per rovesciare il governo ucraino filorusso nel 2014;
gli Stati Uniti possiedono una rete di laboratori di armi biologiche nell'Europa orientale;
la Nato ha una base militare a Odessa;
la Crimea si è unita alla Russia legalmente;
l'Ucraina moderna è stata interamente creata dalla Russia comunista.
Il profilo incerto del futuro: Intervista a Domenico QuiricoDavide Cavaliere
15 Aprile 2022
http://www.linformale.eu/il-profilo-inc ... o-quirico/ Domenico Quirico è uno dei più apprezzati inviati di guerra italiani. Corrispondente per il quotidiano La Stampa e caposervizio esteri. Attento alle vicende mediorientali, ha seguito da vicino il fenomeno delle Primavere arabe e la guerra civile siriana. Proprio in Siria è stato vittima di un sequestro durato tre mesi. Autore di diversi libri, ricordiamo Primavera araba. Le rivoluzioni dall’altra parte del mare (Bollati Boringhieri, 2011), Il grande califfato (Neri Pozza, 2015) e La sconfitta dell’Occidente (con Laura Secci, Neri Pozza, 2019).
Ha cortesemente accettato di rispondere alle domande de L’Informale.
In seguito all’aggressione russa dell’Ucraina, sono circolate numerose teorie che accusano Zelensky di essere un «burattino» dell’Occidente e la NATO di essersi «espansa» troppo a oriente. Quanto c’è di vero in queste tesi che accusano l’Alleanza Atlantica di aver «provocato» la Russia?
Questo tipo di domanda non ha più senso, ma facciamo una premessa: fino a oltre quaranta giorni fa, quando Putin ha dichiarato alla Tv russa che avrebbe invaso l’Ucraina, su questo quesito avremmo potuto discutere a lungo, parlando degli errori e delle provocazioni reciproche, ma dal momento che il presidente russo ha realizzato un atto, ossia l’invasione, ogni risposta a questa domanda ha un senso relativo e ormai falsato. Si tratterebbe di una discussione meramente teorica. L’atto compiuto da Putin ha modificato qualunque tipo di analisi del passato. La sua domanda, al momento, non ha più un senso storico poiché, hegelianamente, chi fa una cosa modifica radicalmente tutto quello che c’era prima.
Negli ultimi anni, la fiducia dei cittadini nella stampa cosiddetta «ufficiale» è diminuita considerevolmente, favorendo innumerevoli professionisti della «controinformazione». Quali criteri è necessario adottare per districarsi tra informazioni contrastanti e false?
L’unico sistema che conosco è quello di controllare la fonte. Se una notizia proviene da un sito strampalato collegato al mondo rossobruno, che abbiamo imparato a conoscere anni fa e che si è scatenato sull’Ucraina, non si può fare altro che diffidare o passare oltre. Se, invece, la fonte appare onesta e affidabile, allora la notizia sarà credibile, premettendo che è sempre bene non affidarsi fideisticamente a nessuna fonte. È necessario mantenere sempre una capacità di giudizio individuale, una riserva mentale. Verificare, ad esempio, se l’informazione viene data da altre fonti o confermata dai fatti. Questa è l’unica risposta che posso darle. In ultima istanza posso dirle che la rete, purtroppo, ha sdoganato numerosi soggetti inaffidabili ed estremisti.
Torniamo all’invasione russa dell’Ucraina. Il primo ministro israeliano, Naftali Bennett, è stato immediatamente chiamato a mediare tra Kiev e Mosca. Quale ruolo può giocare Israele in questo conflitto?
Devo correggere il tempo che lei ha utilizzato per questa domanda: quale ruolo avrebbe potuto giocare Israele. Qui nessuno può più fare alcunché dal punto di vista diplomatico. Si sono compiuti troppi passi in avanti per poter pensare a una trattativa. La diplomazia è morta e sepolta, come i cadaveri di Bucha, che sono reali. Le due parti, ormai, hanno deciso di farsi la guerra. La diplomazia, ripeto, è deceduta per una sua debolezza intrinseca.
Allora modifichiamo i termini della domanda: che ruolo poteva giocare?
Israele avrebbe potuto giocare un ruolo importante perché aveva connessioni importanti sia con la Russia che con l’Ucraina, elemento necessario a ogni buon mediatore. Ma, come le dicevo, la situazione è andata avanti troppo rapidamente. Abbiamo iniziato pensando di poter piegare Mosca con le sanzioni, ma non ha funzionato, allora abbiamo inviato armi e adesso siamo alla creazione di una NATO planetaria. Nel frattempo, Washington, in mezzo a questa grave crisi internazionale, forse la più grave dai tempi di Cuba, ha inviato Nancy Pelosi a Taiwan per far intendere ai cinesi quali sono le intenzioni americane, certamente non arrendevoli. Ormai nessuna mediazione è possibile tra gli attori in campo. Gli ucraini sono riusciti a tamponare l’attacco iniziale dei russi, per fortuna, ma lo scontro si è polarizzato, opponendo Occidente e Asia, proprio quello che voleva Putin.
Alcuni giorni fa, mentre il premier Draghi trattava nuove forniture di gas e petrolio con l’autocrate azero Aliyev, i soldati di Baku occupavano il villaggio di Parukh nell’Artsakh e uccidevano tre militari armeni. Ridurre le forniture di gas russo significa aumentare quelle provenienti dai Paesi musulmani e turcofoni. In futuro, Baku, Doha e Algeri come sfrutteranno la nostra accresciuta dipendenza dalle loro risorse energetiche?
La prima risposta che mi viene in mente è che chiederanno omertà sui loro misfatti e la otterranno. Prenda l’Algeria, che ha citato, governata da un regime affaristico-militare-securitario, un regime fortemente oppressivo, non solo otterrà il silenzio sui suoi crimini ma si accrediterà ulteriormente presso i governi occidentali. Noi riusciamo a vedere solo un diavolo per volta. Fatichiamo a formulare un quadro complessivo della situazione globale.
Mentre si consuma il conflitto in Ucraina, gli Stati Uniti stanno trattando con l’Iran un nuovo accordo sul nucleare. Se si dovesse giungere a un trattato non dissimile dal JCPOA sottoscritto dal presidente Obama, quale potrebbe essere la reazione di Israele?
Per Israele, il problema iraniano è il problema per eccellenza. Un problema, per giunta, grave; dunque non credo che Gerusalemme accetterebbe un Iran nuclearizzato senza fare nulla. Ma non mi spingo oltre. In merito all’accordo, non penso che gli americani arrivino a permettere a Teheran di dotarsi di armi atomiche, gli europei forse sì, ma gli americani no.
Oggi vediamo all’opera la protervia di Putin, mentre mesi fa abbiamo assistito al frettoloso ritiro degli americani dall’Afghanistan, lo spirito della sconfitta morde la civiltà occidentale?
Lei usa un eufemismo, è stata una vera e propria fuga a gambe levate. Intanto, il termine «Occidente» è corretto e adeguato fino a un certo punto, bisogna distinguere tra Stati Uniti ed Europa, anche se si tende a sovrapporli. Gli Stati Uniti d’America sono ancora una grande potenza militare, superiore alla Russia, ma ha perso il suo nerbo morale. La forza in sé non significa nulla se non si ha il coraggio di usarla. Essa rimane sterile e ipotetica. Putin, con questa guerra sanguinosa, sta dicendo che ha la forza e la volontà di impiegarla. Al contrario, alcuni morti americani farebbero crollare Biden nei sondaggi. Ormai agli occidentali importano solo le elezioni. Il nostro non interventismo ha rafforzato Putin. Noi europei aiutiamo gli ucraini, sperando che riescano a vincere da soli, in modo da salvare la faccia; mentre, in futuro, gli americani potranno anche ricoprire un ruolo più attivo, nel tentativo di far impantanare i russi in Ucraina. Per Putin è una situazione difficile. Vincere e perdere determinerà il destino del suo regime. Gli statunitensi sono disposti, come le dicevo, a diventare più attivi, magari tirando dentro anche la Cina. Una situazione pericolosa.
Prosegua.
Non vorrei fare il menagramo, ma comunque vada questo conflitto, usciranno tre vincitori: Stati Uniti, Russia e Cina. Due potenze asiatiche e una occidentale. L’Europa sarà collocata ai margini. Il Vecchio continente avrebbe potuto mettere in campo la sua arte più raffinata, ovvero la diplomazia. All’inizio di questa storia c’erano dei modi per evitare la guerra senza arrendersi. La diplomazia serve proprio a non alzare bandiera bianca.
Può fare un esempio?
Prima di tutto evitare il manicheismo, presentare lo scontro in atto come una lotta tra Dio e il Diavolo. Poi, non dimentichiamo che c’erano gli Accordi di Minsk, che potevano costituire una base. Adesso gli ucraini vogliono riprendersi il Donbass e sono convinti di poterlo fare con il supporto dell’America. Vede, la diplomazia permette di tornare sui propri passi, di correggere gli errori, l’opzione militare no, questa è progressiva. Abbiamo bisogno di creare un nuovo ordine internazionale.
Luigi Franzini
“Noi riusciamo a vedere solo un diavolo per volta. Fatichiamo a formulare un quadro complessivo della situazione globale”. Vero! Ma te lo impone il principio di realtà, e la realtà del limite.
Pino Di Meglio
"La forza in sé non significa nulla se non si ha il coraggio di usarla." dice tutto. E' la vera ragione che spiega l'audacia di Putin.
Federico Raminelli
Io lo leggo sempre ma non è delle nostre tendenze. Un cattolico molto di sinistra, molto bergogliano. Solite tiritele, Europa via dalla Nato a trazione anglo.sassone, pacifismo a prescindere, Johnson e Biden e Putin e Zelenski guerrafondai...compendio di catto-comunismo. Poi scrive molto bene, a dispetto di contenuti più o meno condivisibili...
Emanuel Segre Amar
Federico Raminelli non dimentichiamo che Domenico Quirico, a differenza della maggior parte dei suoi colleghi, scrive solo delle cose che ha visto sul terreno e dei personaggi che ha incontrato o che ha approfondito. Per dirla tutta, non si incontra al mattino coi colleghi per la prima colazione in un bell’albergo e per concordare tutti insieme che cosa scriveranno nella loro giornata
Putin e il mito dell'Eurasia: colpa degli ucraini il desiderio di occidentalizzarsi Atlantico Quotidiano
Michele Marsonet
2 aprile 2022
https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... alizzarsi/ Come nasce il concetto di “Eurasia”, caro a Vladimir Putin e al filosofo e politologo a lui molto vicino Aleksandr Dugin? Per molti può essere sorprendente apprendere che lo dobbiamo a Karl Haushofer, un generale e storico tedesco ideatore, tra l’altro, anche del concetto di Lebensraum (“spazio vitale”). Com’è noto, Adolf Hitler lo usò ampiamente per giustificare l’espansione della Germania nazista nell’Europa orientale.
Nel pensiero geopolitico di Haushofer, il blocco continentale formato da Europa e Asia è una prospettiva geostrategica contrapposta alla “talassocrazia angloamericana”. Inevitabile quindi il paragone, spostato nell’antichità, tra la potenza terrestre di Sparta (equivalente alla Russia) e quella marittima di Atene (paragonabile, invece, agli Stati Uniti). Prescindendo dal contesto tedesco, non va inoltre scordato che da molto tempo esiste una tendenza culturale e politica che guarda a Oriente, sottolineando la comune radice euroasiatica. Tale tendenza è presente per l’appunto anche in Russia e nel “turanismo” panturco, quest’ultimo caro a Erdogan.
Il progetto dell’Eurasia si propone come spazio geopolitico di civiltà, tradizioni, religioni, che convivono e si realizzano a difesa delle identità e del comune destino, in opposizione a quello che i suoi sostenitori definiscono il “processo totalitario dell’occidentalizzazione”. Per Aleksandr Dugin, ad esempio, il liberalismo e l’atlantismo sono del tutto incompatibili con l’identità russa. Il suo pensiero si riferisce all’insegnamento di filosofi e intellettuali che vanno da Oswald Spengler a Carl Schmitt, da Julius Evola a René Guénon, da Nicolai Alexeiev a Piotr Savitsky. Senza trascurare Halford Mackinder, uno dei padri della moderna geopolitica, che definiva l’Eurasia come cuore geopolitico e geostrategico del mondo, unità organica nata dal rapporto stretto tra i mondi russo e turco-musulmano.
Ci si può naturalmente chiedere sino a che punto Putin prenda sul serio queste elaborazioni teoriche. Ebbene, nel lungo discorso a braccio che ha fatto poco prima di lanciare l’invasione dell’Ucraina, molte di queste idee erano presenti. Dal momento che la sfida americana è una sfida globale, anche la risposta deve esserlo. Non si dimentichi che la Russia, tanto zarista quanto sovietica, si è sempre considerata portatrice di una missione universale che va ben oltre le sue frontiere. L’idea di Putin, e di tanti altri russi, è che l’Eurasia sia una potenza continentale tellurica (Terra), alternativa a quella talassocratica (Mare).
A suo avviso la potenza americana e l’atlantismo anglosassone cercano di penetrare nello heartland, il cuore geostrategico e geopolitico del mondo, che è per l’appunto l’Eurasia. L’invasione dell’Ucraina si spiega non solo – ma anche – con questa chiave. Secondo le tesi di cui sopra l’Europa non appartiene propriamente allo spazio euroasiatico. È invece una civiltà distinta, libera e indipendente, che adotta l’atlantismo e si appoggia sull’alta finanza, il mondialismo, l’omologazione linguistica e dei modelli di vita. Per il circolo di Putin si tratta di un “sistema per uccidere i popoli”, di matrice specificamente anglo-americana.
Si noti che, durante il succitato discorso, lo zar moscovita ha invitato esplicitamente i russi a tornare allo stile di vita parco e sobrio di un tempo, riferendosi ovviamente a quello sovietico. Una delle colpe principali degli ucraini sarebbe proprio quella di volersi omologare alla civiltà occidentale, così tradendo l’Eurasia. Tuttavia il leader del Cremlino deve aver anche notato le tendenze occidentalizzanti dei giovani russi che, com’è noto, amano molto i fast food tipo McDonald’s, la musica rock e altri fenomeni che Putin (e Dugin) considerano sintomi di decadenza assieme alla battaglia sui diritti umani.
Mentre non è ancora chiaro come andrà a finire l’invasione dell’Ucraina, dove l’esercito russo sta subendo perdite molto ingenti, occorre anche tener presente il quadro ideologico di cui sopra. Nella mente dell’ex funzionario del Kgb ha sostituito la precedente formazione marxista-leninista. Per lui è una battaglia all’ultimo sangue contro la democrazia liberale, e un tentativo di ritornare a un passato che evidentemente non passa.
Le demenzialità di
Alexandr Dugin, filosofo russo, sulla guerra in Ucraina:7 marzo 2022
https://agenziastampaitalia.it/politica ... andr-dugin “…Questa non è una guerra con l’Ucraina. È un confronto con il globalismo come fenomeno planetario integrale. È un confronto a tutti i livelli – geopolitico e ideologico. La Russia rifiuta tutto nel globalismo – unipolarismo, atlantismo, da un lato, e liberalismo, anti-tradizione, tecnocrazia, Grande Reset in una parola, dall’altro. È chiaro che tutti i leader europei fanno parte dell’élite liberale atlantista.
E noi siamo in guerra esattamente con questo. Da qui la loro legittima reazione. La Russia viene ormai esclusa dalle reti globaliste. Non ha più una scelta: o costruire il suo mondo o scomparire. La Russia ha stabilito un percorso per costruire il suo mondo, la sua civiltà. E ora il primo passo è stato fatto. Ma sovrano di fronte al globalismo può essere solo un grande spazio, un continente-stato, una civiltà-stato. Nessun paese può resistere a lungo a una completa disconnessione.
La Russia sta creando un campo di resistenza globale. La sua vittoria sarebbe una vittoria per tutte le forze alternative, sia di destra che di sinistra, e per tutti i popoli. Stiamo, come sempre, iniziando i processi più difficili e pericolosi.
Ma quando vinciamo, tutti ne approfittano. È così che deve essere. Stiamo creando i presupposti per una vera multipolarità. E quelli che sono pronti ad ucciderci ora saranno i primi ad approfittare della nostra impresa domani. Scrivo quasi sempre cose che poi si avverano. Anche questo si avvererà”… .
E ancora: “ Cosa significa per la Russia rompere con l’Occidente? È la salvezza. L’Occidente moderno, dove trionfano i Rothschild, Soros, Schwab, Bill Gates e Zuckerberg, è la cosa più disgustosa della storia del mondo. Non è più l’Occidente della cultura mediterranea greco-romana, né il Medioevo cristiano, e nemmeno il ventesimo secolo violento e contraddittorio. È un cimitero di rifiuti tossici della civiltà, è anti-civilizzazione. E quanto prima e più completamente la Russia se ne stacca, tanto prima ritorna alle sue radici. A cosa? Cristiano, greco-romano, mediterraneo… – Europeo… Cioè, alle radici comuni al vero Occidente. Queste radici – le loro! – l’Occidente moderno le ha tagliati fuori. E sono rimaste in Russia.
Solo ora l’Eurasia sta alzando la testa. Solo ora il liberalismo in Russia sta perdendo il terreno sotto i piedi.
La Russia non è l’Europa occidentale. La Russia ha seguito i greci, Bisanzio e il cristianesimo orientale. E sta ancora seguendo questa strada. Sì, con zigzag e deviazioni. A volte in vicoli ciechi. Ma si sta muovendo.
La Russia è sorta per difendere i valori della Tradizione contro il mondo moderno. È proprio quella “rivolta contro il mondo moderno”. Non hai imparato?
E l’Europa deve rompere con l’Occidente, e anche gli Stati Uniti devono seguire coloro che rifiutano il globalismo. E allora tutti capiranno il significato della moderna guerra in Ucraina.
Molte persone in Ucraina lo capivano. Ma la terribile propaganda rabbiosa liberal-nazista non ha lasciato nulla di intentato nella mente degli ucraini. Torneranno in sé e combatteranno insieme a noi per il regno della luce, per la tradizione e una vera identità cristiana europea. Gli ucraini sono nostri fratelli. Lo erano, lo sono e lo saranno.
La rottura con l’Occidente non è una rottura con l’Europa. È una rottura con la morte, la degenerazione e il suicidio. È la chiave del recupero. E l’Europa stessa – i popoli europei – dovrebbero seguire il nostro esempio: rovesciare la giunta globalista antinazionale. E costruire una vera casa europea, un palazzo europeo, una cattedrale europea”.
Aleksandr Dugin svela le vere ragioni della guerra tra Russia e UcrainaLuigi Salomone
27 marzo 2022
https://www.iltempo.it/esteri/2022/03/2 ... -30995933/Aleksandr Dugin, ideologo di Vladimir Putin spiega le vere ragioni del conflitto tra Russia e Ucraina. E non sono motivazioni legate solo al conflitto in corso. Ma ci sarebbe ben altro. E sarebbe legato a una sorta di scontro di civiltà.
"Certo questa guerra non è la guerra tra Russia e Ucraina. Noi in Russia la chiamiamo "operazione militare speciale". Questo è il nome ufficiale dell'evento e del processo che sta avvenendo. A livello di civiltà si tratta di una guerra ideologica tra l'Occidente e la Russia. L'Occidente rappresenta l'ideologia neoliberale, l'ordine unipolare mondiale che vuole distruggere tutte le opposizioni. L'Occidente globalista di Biden, Soros e di Bernard-Henry Levy usa l'Ucraina come elemento della sua strategia e della sua battaglia contro le civiltà che si oppongono a questa egemonia liberale. E questo è il senso più profondo di questa guerra".
Il discorso del presidente russoVladimir Putin parla alla Russia e al mondo: "L'Ucraina è parte della nostra storia"
21 Febbraio 2022
https://www.rainews.it/video/2022/02/di ... a886a.html
Ucraina, ecco il discorso integrale di Vladimir Putin alla Nazione - Secondo Piano News
Ecco la traduzione integrale del discorso di Vladimir Putin alla nazione prima dell’operazione militare in Ucraina.
25 febbraio 2022
https://www.secondopianonews.it/news/es ... zione.html«Cari cittadini russi. Cari amici.
Oggi ancora una volta ritengo necessario tornare sui tragici eventi tragici che stanno accadendo in Donbass e sulle questioni chiave per garantire la sicurezza russa. Inizierò con ciò che ho detto nel mio discorso del 21 febbraio, partendo da quello che ci fa quindi sprofondare in uno stato di preoccupazione e ansia: le minacce nei nostri confronti che di anno in anno, passo dopo passo, sgarbatamente e senza tante cerimonie, sono state avanzate da politici irresponsabili in occidente. Intendo l’estensione del blocco NATO a est, cosa che permette all’Alleanza di avvicinare le sue forze ai nostri confini. Negli ultimi trent’anni siamo stati pazienti e abbiamo cercato di negoziare con i leader dei paesi della NATO sui principi di uguaglianza e sicurezza in Europa. In risposta alle nostre proposte, abbiamo ricevuto soltanto inganni e menzogne, a cui si aggiungono i tentativi di pressioni e ricatti. L’alleanza nordatlantica, nonostante tutte le nostre proteste e preoccupazioni, ha continuato la propria espansione, facendo avanzare la loro macchina da guerra verso i nostri confini. Perché sta succedendo tutto questo? Da dove viene questo modo sfacciato di parlare di posizioni di esclusività, infallibilità e permissività, trattando i nostri interessi e richieste legittime con un atteggiamento incurante e sprezzante. La risposta è chiara e ha un’origine storica, risalente a quando l’Unione Sovietica alla fine degli anni Ottanta si è indebolita per poi dissolversi, perdendo la sua potenza. A noi però quegli eventi ci servono oggi da lezione, mostrandoci come la mancanza di forza di volontà sia il primo passo verso il degrado e l’oblio.
Le forze nel mondo si sono rivelate divise e questo ha portato a una conclusione: i precedenti trattati, gli accordi, la persuasione non funzionano più. Chiedere non risolve nulla. Tutto ciò che non si addice all’egemone, al potere, viene dichiarato arcaico, obsoleto, non necessario. E viceversa: tutto ciò che sembra loro vantaggioso è presentato come la verità ultima, spinta a tutti i costi, rozzamente, con tutti i mezzi. I dissidenti vengono ridotti in ginocchio. Dopo il crollo dell’URSS gli Stati Uniti si proclamarono, insieme agli alleati, come i vincitori della Guerra Fredda e avvenne la redistribuzione dei territori nel mondo. Questa però avrebbe dovuto tener conto degli interessi di tutti i Paesi coinvolti, e invece no. Uno spirito di euforia e di assoluta supremazia prevalse e le cose si svilupparono in modo diverso.
Senza alcuna sanzione da parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU, hanno condotto una sanguinosa operazione militare contro Belgrado, dove per diverse settimane continui bombardamenti devastarono la città. Devo ricordare questi eventi ad alcuni colleghi occidentali a cui non piace farlo. Poi è stata la volta dell’Iraq, Libia, Siria: tutte accomunate dal fatto di essere state invase con forze militari non legittime. Nel caso della Libia, le decisioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU hanno portato alla distruzione dello Stato, alla nascita di un enorme focolaio di terrorismo internazionale e di una catastrofe umanitaria. Una tragedia che ha condannato centinaia di migliaia di persone, non solo in Libia ma in tutta la regione, dando origine a massicci esodi verso l’Europa.
Un destino simile è stato preparato per la Siria, dove diverse operazioni militari della coalizione occidentale si sono susseguite sul territorio, senza il consenso del Governo. Un posto speciale in questa serie di eventi è riservato all’Iraq e alla sua invasione senza alcune base giuridica, inscenata su quella che si rivelò poi una menzogna: la presenza di armi di distruzione di massa nel Paese. Un enorme bluff da parte degli Stati Uniti. I risultati dei loro interventi non solo hanno portato a numerose vittime, ma anche a una pesante ondata di terrorismo. L’impressione generale nei Paesi in cui vengono a imporre il loro ordine è quasi ovunque la medesima: sangue, ferite non cicatrizzate, terrorismo ed estremismo è tutto ciò che portano con sé.
Tornando alla Russia, ripeto che con le loro parole siamo stati ingannati. Il loro comportamento non è solo contrario ai principi delle relazioni internazionali ma anche, e soprattutto, agli standard generalmente accettati di moralità, giustizia e verità. Il tutto si è rivelato soltanto un mucchio di bugie e ipocrisia. A proposito, diversi politici, scienziati e giornalisti americani scrivono e parlano di cosa si nasconda realmente negli Stati Uniti: un impero delle bugie. Come non essere d’accordo? Loro restano tuttavia il grande Paese rappresentante la spina dorsale degli Stati satellite, che docilmente e in modo sottomesso li supportano in qualsiasi momento e occasione, anche copiando i loro comportamenti e accettando le regole imposte.
Sono sicuro che si possa dire che tutto il cosiddetto blocco occidentale si sia plasmato sul modello degli Stati Uniti, assumendo sembianze imperiali. Dopo il crollo dell’URSS anche noi ci siamo aperti nei loro confronti, lavorando onestamente sia con gli Stati Uniti sia con i partner occidentali, anche a condizione di un disarmo unilaterale con cui di fatto hanno cercato di finirci e distruggerci completamente, finanziando perfino i mercenari separatisti nel sud della Russia. Noi abbiamo resistito e abbiamo spezzato la spina dorsale del terrorismo internazionale nel Caucaso.
Ma loro (gli occidentali) continuano a minacciare i nostri valori per imporci i propri, tentando di corrompere la nostra gente. Questo non accadrà mai. Nonostante tutto, nel dicembre 2021, abbiamo comunque tentato ancora una volta di trovare un accordo con gli Stati Uniti e i suoi alleati sul principio di sicurezza in Europa e sulla non espansione della NATO. Tutto è stato vano, la posizione degli Stati Uniti non è cambiata. Non ritengono necessario negoziare con la Russia e perseguono i propri obiettivi, trascurando i nostri.
Naturalmente ci siamo chiesti: “Cosa fare?”, “Cosa aspettarsi?”. Dalla storia è arrivata una lezione. Era il 1941 e l’URSS cercava di prevenire o almeno ritardare l’inizio della guerra, non provocando il potenziale aggressore. Non servì a nulla e il 22 giugno la Germania nazista, senza dichiarare guerra, ci invase. Allora riuscimmo a fermare l’avanzata del nemico, schiacciandolo, a un costo umano però elevatissimo. Dunque il tentativo di placare gli aggressori alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale si è rivelato un errore che è costato caro alle nostre persone. Non faremo lo stesso errore una seconda volta. Coloro che rivendicano il dominio del mondo, pubblicamente e impunemente, dichiarano noi, la Russia, il loro nemico. Oggi hanno grandi capacità finanziarie, scientifiche, tecnologiche e militari. Ne siamo consapevoli e valutiamo oggettivamente le minacce che ci vengono costantemente rivolte in ambito economico, nonché la nostra capacità di resistere a questo ricatto sfacciato e permanente. Ripeto, li valutiamo senza illusioni, in modo estremamente realistico. Per quanto riguarda la sfera militare, la Russia moderna anche dopo il crollo dell’URSS resta una potenza mondiale, con un proprio arsenale nucleare e altro ancora (nuovi tipi di armi). Nessuno dovrebbe dubitare del fatto che un attacco diretto al nostro Paese si tradurrebbe in distruzione dell’aggressore. Ci sarebbero terribili conseguenze per chiunque.
Allo stesso tempo lo sviluppo militare adiacente ai nostri confini rappresenta una minaccia per la Russia in costante crescita: se lo permettessimo, la situazione rimarrebbe tale per i decenni a venire o forse per sempre. Mentre la NATO si espande a est la situazione per il nostro Paese peggiora sempre di più, diventando pericolosa. Non possiamo più permettercelo: un’ulteriore espansione delle infrastrutture dell’Alleanza, compreso lo sviluppo militare nel territorio dell’Ucraina, è inaccettabile per noi. Questa presenza a est sta nutrendo nei territori storicamente affini alla Russia un sentimento di ostilità verso la nostra Patria. Si tratta di territori posti sotto il pieno controllo esterno fortemente plasmato dalle forze della NATO. Questa situazione porta la Russia di fronte un bivio: vita o morte? Da questa decisione dipende il nostro futuro, come Stato e come persone. Questa non è un’esagerazione ma la realtà: c’è una vera minaccia alla nostra porta, e rappresenta un pericolo per i nostri interessi e per l’esistenza stessa del nostro Paese. C’è in gioco la sovranità della Russia. La linea rossa, citata diverse volta, è stata superata. Loro l’hanno superata.
Anche i tentativi, durati 8 anni, di risolvere la questione in Donbass sono stati vani. È stato dunque necessario fermare immediatamente l’incubo di questo genocidio contro i milioni di abitanti che fanno affidamento esclusivamente sulla Russia. Soltanto su di noi. Il loro dolore è stata dunque la nostra motivazione principale per riconoscere le Repubbliche popolari del Donbass. In Ucraina, i nazisti del regime di Kiev non perdonano e non lo faranno mai l’annessione della Crimea, una riunificazione dettata dalla libera scelta degli abitanti. Quindi si riverseranno sicuramente nella penisola, come avvenuto in Donbass, per uccidere persone indifese e innocenti, così come fecero anni fa le bande nazionaliste ucraine, complici del massacro di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale. Loro rivendicano un certo numero di territori russi e le informazioni in nostro possesso lo dimostrano. Allora lo scontro con la Russia è inevitabilmente solo questione di tempo. Loro si stanno preparando e aspettano il momento giusto per attaccare. Non lasceremo che accada come nel 1941.
La Russia, dopo il crollo dell’URSS, ha rispettato i trattati internazionali e le nuove realtà geopolitiche, mostrando vicinanza e supporto quando la loro sovranità è stata minacciata, come nel recente caso del Kazakistan. Oggi però non possiamo stare tranquilli con la minaccia proveniente dal territorio della moderna Ucraina. Non abbiamo altro modo per proteggerci da quello che useremo oggi.
La circostanza ci impone un’azione immediata. Le Repubbliche popolari del Donbass si sono rivolte alla Russia con una richiesta di assistenza. A questo proposito, ai sensi dell’articolo 51 della parte 7 della Carta delle Nazioni Unite, con l’approvazione del Consiglio della Federazione russa e in applicazione dei trattati di amicizia e assistenza reciproca ratificati dall’Assemblea federale il 22 febbraio di quest’anno con la Repubblica popolare di Donetsk e Repubblica popolare di Luhansk, ho deciso di condurre un’operazione militare speciale. L’obiettivo è proteggere le persone che per otto anni hanno subito abusi e genocidi da parte del regime di Kiev. Per questo ci adopereremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché per assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa. Voglio ribadire che i nostri piani non includono l’occupazione dei territori ucraini. Non imporremo nulla a nessuno con la forza.
Negli ultimi tempi in Occidente si afferma sempre più l’idea secondo cui i documenti firmati dal regime sovietico, che consolidano i risultati della seconda guerra mondiale, non dovrebbero più essere eseguiti. Ebbene, i risultati della Seconda Guerra Mondiale, così come i sacrifici fatti dal nostro popolo sull’altare della vittoria sul nazismo, sono sacri. Ma questo non contraddice gli alti valori dei diritti umani e delle libertà, radicati nelle realtà che si sono sviluppate in tutti i decenni del dopoguerra. Inoltre, non annulla il diritto delle nazioni all’autodeterminazione, sancito dall’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite. Va ricordato poi che né durante la creazione dell’URSS, né dopo la seconda guerra mondiale, alle persone sia stato mai imposta l’organizzazione della propria vita. La nostra politica si basa sulla libertà, la libertà di scelta per ciascuno di determinare autonomamente il proprio futuro e il futuro dei propri figli. E riteniamo importante che questo diritto, il diritto di scelta, possa essere utilizzato da tutti i popoli che vivono sul territorio dell’odierna Ucraina, da chiunque lo desideri.
A questo proposito, mi rivolgo ai cittadini ucraini. Nel 2014, la Russia è stata obbligata a proteggere gli abitanti della Crimea e di Sebastopoli da coloro che possono essere definiti nazisti. Lì i residenti hanno scelto di stare con la loro patria storica, con la Russia, e noi lo abbiamo sostenuto. Ripeto, semplicemente non avremmo potuto fare altrimenti. Gli eventi di oggi non sono collegati al desiderio di violare gli interessi dell’Ucraina e del popolo ucraino, ma sono connessi alla protezione della stessa Russia da coloro che hanno preso in ostaggio lo Stato e stanno cercando di usarlo contro il nostro Paese e il suo popolo. Ripeto, le nostre azioni sono semplice autodifesa contro le minacce che si stanno creando nei nostri confronti. Per quanto difficile possa essere, vi chiedo di capirlo e di collaborare per voltare al più presto questa tragica pagina e andare avanti insieme, per non permettere a nessuno di interferire nei nostri affari, nelle nostre relazioni, ma per costruirli da soli, in modo tale da creare le condizioni necessarie per superare tutti i problemi e, nonostante la presenza di confini statali, di rafforzarci nel nostro insieme. Credo che questo sia il nostro futuro.
Vorrei anche rivolgermi al personale militare delle forze armate ucraine…
Cari compagni.
I vostri padri, nonni, bisnonni hanno combattuto i nazisti, difendendo la nostra Patria comune, ma oggi i neonazisti hanno preso il potere in Ucraina. Voi avete giurato fedeltà al vostro popolo e non alla giunta antipopolare che saccheggia il Paese e deride queste stesse persone. Non seguite i suoi ordini criminali. Vi esorto a deporre immediatamente le armi e ad andare a casa. Mi spiego meglio: tutti i militari dell’esercito ucraino che lo faranno, potranno lasciare liberamente la zona di combattimento e tornare dalle loro famiglie. Ancora una volta, sottolineo con forza: ogni responsabilità per un possibile spargimento di sangue sarà interamente sulla coscienza del regime che regna sul territorio dell’Ucraina.
Adesso voglio dire alcune parole importanti, rivolgendomi a coloro che potrebbero essere tentati di intervenire negli eventi in corso. Chiunque tenti di ostacolarci, e ancor di più di creare minacce per il nostro Paese, per il nostro popolo, deve sapere che la risposta della Russia arriverà immediatamente e porterà a conseguenze che non avete mai visto nella storia. Siamo pronti per qualsiasi scenario. Tutte le decisioni necessarie al riguardo sono state prese, spero di essere ascoltato.
Cari cittadini russi.
Il benessere, l’esistenza stessa di interi stati e popoli, il loro successo e la loro vitalità hanno sempre origine nel potente apparato radicale della loro cultura e valori, esperienze e tradizioni dei loro antenati e, ovviamente, dipendono direttamente dalla capacità di adattarsi rapidamente a una vita in continuo cambiamento, sulla coesione della società, sulla sua disponibilità a consolidarsi, a raccogliere tutte le forze per andare avanti. Le forze sono necessarie sempre, ma la forza può essere di qualità diversa. Al centro della politica dell‘”impero della menzogna“, di cui ho parlato all’inizio del discorso, c’è principalmente la forza bruta e schietta. In questi casi, diciamo: “C’è potere, la mente non è necessaria”. Mentre noi sappiamo che la vera forza risieda nella giustizia e nella verità, che è dalla nostra parte. E se è così, allora è difficile non essere d’accordo con il fatto che sono la forza e la volontà di combattere che stanno alla base dell’indipendenza e della sovranità, rappresentando le fondamenta su cui poter progettare in modo affidabile il futuro, costruire la vostra casa, la vostra famiglia, la vostra patria…
Cari connazionali.
Sono fiducioso che i soldati e gli ufficiali delle forze armate russe devoti al loro Paese adempiranno al loro dovere con professionalità e coraggio. Non ho dubbi che tutti i livelli di Governo, gli specialisti responsabili della stabilità della nostra economia, del sistema finanziario, della sfera sociale, i capi delle nostre aziende e tutte le imprese russe agiranno in modo coordinato ed efficiente. Conto su una posizione consolidata e patriottica di tutti i partiti parlamentari e delle forze pubbliche. In definitiva, come è sempre stato nella storia, il destino della Russia è nelle mani affidabili del nostro popolo multinazionale. E questo significa che le decisioni prese saranno attuate, gli obiettivi fissati saranno raggiunti, la sicurezza della nostra Patria sarà garantita in modo affidabile. Credo nel vostro sostegno, in quella forza invincibile che ci dà il nostro amore per la Patria».
TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA DI PUTIN A BIDEN (che lo aveva definito un criminale di guerra e un macellaio
https://www.fanpage.it/attualita/joe-bi ... n-ucraina/ )
Ragione Critica
18 marzo 2021
https://www.facebook.com/stefano.rivier ... 3772543120 “Per quanto riguarda le parole del mio collega americano, noi davvero, come lui ha detto, ci conosciamo di persona. Cosa gli potrei rispondere? Che stia in salute! Gli auguro salute! Lo dico senza ironia. Nella storia di ogni popolo, di ogni Stato, ci sono molti avvenimenti drammatici, pesanti, sanguinosi. Ma quando noi valutiamo le altre persone, o persino gli altri Stati o popoli, è come se ci guardassimo allo specchio e lì vediamo noi stessi, perché trasferiamo agli altri ciò di cui noi respiriamo, ciò che noi siamo in sostanza. Mi viene in mente quando noi da bambini, giocando in cortile, ci raccontavamo una storiella di scherno, dicevamo che se uno affibbia all’altro un brutto nome, quel nome lì definisce proprio chi lo ha detto”. Questa non è una semplice burla ma nasconde un senso profondo, un significato psicologico. Noi nell’altra persona vediamo sempre proiettate le nostre proprie qualità e pensiamo che lui è come noi. Quando valutiamo gli altri, o persino gli altri Stati o popoli, è come se ci guardassimo allo specchio: vediamo noi stessi.
Per quanto riguarda l’establishment americano, non parlo del popolo americano, dove ci sono molte persone per bene, oneste che vogliono vivere con noi in pace e in amicizia, questo lo sappiamo, lo apprezziamo e su di loro faremo affidamento in futuro. Per quanto riguarda invece la classe dirigente americana, la sua coscienza si è sviluppata in un divenire di condizioni non semplici e ben note: l’assimilazione da parte degli europei del continente americano è avvenuta per mezzo dello sterminio della popolazione locale, col genocidio vero e proprio delle tribù indiane native locali. A questo è seguito un lunghissimo periodo di schiavitù, molto crudele e spietata. E questo continua nella storia americana, fino ai nostri giorni accompagna la vita degli Stati Uniti d’America, altrimenti da dove sarebbe saltato fuori il movimento “Black Lives Matter”? Tuttora gli afroamericani si scontrano con le ingiustizie e lo sterminio. Proprio facendo perno su tali fattori cruciali, la classe dirigente americana decide i suoi problemi interni ed esterni. Voglio ricordare che gli Stati Uniti sono l’unico Stato al mondo che ha impiegato la bomba atomica contro un altro Stato - privo di questa arma atomica - contro il Giappone, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, contro Hiroshima e Nagasaki. In questo non vi era assolutamente nessun senso militare, si è trattato solo di puro sterminio diretto della popolazione civile.
Noi sappiamo che gli Stati Uniti sono interessati ad avere con noi determinati rapporti e solo sulle questioni che a loro convengono e alle loro condizioni. Noi siamo diversi, noi abbiamo un altro codice genetico e un altro codice morale, tuttavia noi sappiamo difendere i nostri interessi e collaboreremo con gli Stati Uniti, ma solo in quei campi e alle condizioni che a noi convengono, dovranno fare i conti con questo, nonostante tutti i loro tentativi di fermare il nostro sviluppo, nonostante tutte le loro sanzioni e insulti”.
1) assimilazione da parte degli europei del continente americano è avvenuta per mezzo dello sterminio della popolazione locale, col genocidio vero e proprio delle tribù indiane native locali.
2) a questo è seguito un lunghissimo periodo di schiavitù, molto crudele e spietata. E questo continua nella storia americana, fino ai nostri giorni accompagna la vita degli Stati Uniti d’America, altrimenti da dove sarebbe saltato fuori il movimento “Black Lives Matter”? Tuttora gli afroamericani si scontrano con le ingiustizie e lo sterminio.
3) gli Stati Uniti sono l’unico Stato al mondo che ha impiegato la bomba atomica contro un altro Stato - privo di questa arma atomica - contro il Giappone, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, contro Hiroshima e Nagasaki. In questo non vi era assolutamente nessun senso militare, si è trattato solo di puro sterminio diretto della popolazione civile.
1) non vi è stato alcun sterminio della popolazione locale indiana e il 90% degli americani discende da migranti giunti negli USA dopo la fine delle guerre indiane e pertanto non hanno alcuna responsabilità di quanto può essere avvenuto prima del loro arrivo;
mentre i russi sono pienamente responsabili di quanto è avvenuto durante l'Impero zarista e l'Impero dell'URSS ai danni dei popoli soggetti all'imperio russo.
2) solo una parte degli americani dei secoli passati ha praticato la schiavitù e l'altra parte ha operato per abolirla e questo è servito come buon esempio per il Mondo intero;
mentre in Russia al tempo degli Zar vi erano i servi della gleba e ai tempi dell'URSS i gulag e lo sterminio di milioni di contadini kulaki;
il suprematismo razzista nero dei BLM è una demenzialità politicamente corretta con la sua criminale Teoria Critica della Razza alimentata dall'ideologia sinistrata antiamericana e filo nazimaomettana e non ha alcuna giustificazione umana e sociale.
https://it.wikipedia.org/wiki/Schiavit% ... %27America 3) i nazifascisti giapponesi giapponesi erano responsabili di milioni morti e le bombe su Hiroshima e Nagasaki con i loro duentomila morti hanno costretto il Giappone alla resa incondizionata risparmiando chissà quante altre sofferenze all'umanità vittima e oppressa dai giapponesi nazifascisti.
Questi due bombardamenti atomici sono stati un'esperienza terrificante che da allora ha impedito all'umanità di usare queste armi di distruzione di massa che danneggiano non solo il nemico ma anche chi le usa e l'intera umanità.
https://it.wikipedia.org/wiki/Bombardam ... e_NagasakiAlberto PentoGli USA hanno liberato l'Europa dal nazifascismo e l'hanno immunizzata dal nazicomunismo dell'URSS per quasi 40 anni fino alla sua disfatta.
Agli USA solo grazie, tante grazie!
Le due bombe sul Giappone nazifascista che aveva attaccato gl USA e poi fatto milioni di morti in tutta l'Asia sono servite a far finire la guerra costringendo il Giappone ad arrendersi, altrimenti la guerra sarebbe andata avanti ancora causando molte altre vittime e distruzioni.
Solo Grazie agli USA!
Poi l'esperienza delle due bombe sul Giappone con le centinaia di migliaia di morti è servita all'umanità intera per evitare la guerra nucleare fino ai nostri giorni.
L'unica cosa da cui gli USA non sono riusciti a salvaguardarci del tutto è dall'infezione del sinistrismo social comunista e dalla sua versione politicamente corretta che ha infettato l'Occidente e che oggi ci rende vulnerabili agli attacchi delle dittature nazi comuiniste e nazi maomettane.
Se Putin non smette l'aggressione bisogna farlo smettere con la forza, non esiste alternativa, il male va trattato come si deve, non ci sono alternative, cedere al male significa sottomettersi e questo è un male ancora più grande.
La vita e la libertà si difendono anche con la vita se necessario.
La resistenza dileggiata | L’insopportabile maldicenza della «guerra per procura» Linkiesta.it
Francesco Cundari
13 aprile 2022
https://www.linkiesta.it/2022/04/guerra ... esistenza/Da tempo sui giornali e in televisione si sente usare, a proposito del conflitto russo-ucraino, un’espressione apparentemente neutra: «Guerra per procura». C’è persino chi non resiste a sfoggiarla nella versione inglese di «proxy war». Il succo però è lo stesso, ed è l’idea che la vera guerra non si stia combattendo tra russi e ucraini, ma tra russi e americani.
Dietro il classico atteggiamento di quelli che la sanno lunga, che non se la bevono, che non credono mica alle versioni ufficiali e all’«informazione mainstream», c’è anche, come sempre, un grano di verità, perché è evidente che nel conflitto hanno un ruolo anche gli Stati Uniti, anche l’Europa, anche i paesi Nato impegnati, come l’Italia stessa, nel sostenere gli ucraini (e meno male).
Resta il fatto che i primi a non aspettarsi una simile resistenza erano proprio gli americani, i quali all’indomani dell’invasione, com’è noto, avevano subito offerto a Zelensky la possibilità di fuggire, convinti che i russi sarebbero arrivati a Kiev in un baleno.
Per inciso, era quello che pensavano anche i tanti sottili politologi e geopolitologi che fino al giorno prima escludevano categoricamente un’invasione russa, e dal giorno dopo escludevano altrettanto categoricamente che l’Ucraina avrebbe potuto resistere a lungo. E oggi, invece di spiegarci perché non avessero capito niente di come questa guerra è cominciata, né di come è continuata, insistono a spiegarci come andrà a finire. Ripetendo con parole appena più forbite l’argomento secondo cui l’Ucraina non sarebbe nient’altro che una marionetta nelle mani degli americani, senza alcuna volontà, responsabilità e nemmeno personalità propria. Del resto, a giudizio dei russi, ma evidentemente non solo loro, è una nazione che non esiste. E ciò che non esiste non può avere una personalità.
Eppure è stato Zelensky a lasciare di sasso gli americani che gli offrivano una via di fuga replicando con la celebre battuta: «Ho bisogno di munizioni, non di un passaggio». Tanto dovrebbe bastare per dimostrare che la versione della propaganda russa sulla resistenza ucraina come semplice copertura e invenzione degli Stati Uniti è, per l’appunto, propaganda (ma chi l’avrebbe mai detto).
Ieri però uno dei più autorevoli sostenitori della teoria secondo cui quella in corso sarebbe una «guerra per procura», il direttore di Limes Lucio Caracciolo, ha compiuto un passo in più. Nel suo articolo sulla Stampa ha scritto infatti che «la dinamica strategica di questa guerra non troppo indiretta tra Washington e Mosca spinge alla rottura fra Europa e Russia», che già è piuttosto netta come impostazione, dopodiché ha aggiunto testualmente: «Sia che in Ucraina prevalgano nel tempo gli americani via ucraini (possibile) o i russi (improbabile), come anche in caso di provvisorio stallo codificato in nuova partizione del paese, la separazione fra Nato e Federazione Russa volge al divorzio senza appello».
Avete letto bene: sia che in Ucraina prevalgano nel tempo «gli americani via ucraini». Mi sembra un’espressione meritevole di qualche riflessione, e non certo per ragioni di galateo, sensibilità o men che meno di osservanza del politicamente corretto.
Il fatto è che «via ucraini» è l’espressione linguisticamente più esplicita di un processo di “cosificazione” di un intero popolo e della sua resistenza, ridotti appunto a cosa, strumento, semplice mezzo, forse anche mezzo di trasporto. Come sono arrivati gli americani fino lì? Semplice: via ucraini. Non «via Ucraina», ma «via ucraini», dove sono le persone stesse, cioè gli uomini e le donne che stanno combattendo e morendo per difendere se stessi e le proprie famiglie, a diventare una specie di tappeto, una guida, un macabro tapis roulant per i soliti americani.
Non è una questione di forma. È una questione di sostanza, e la sostanza è la stessa che sta dietro alla più elegante espressione della «guerra per procura», che fa tanto fino ripetere tra gente che vuole darsi un tono di chi sa come va il mondo. Ma che significa, nei fatti, cancellare del tutto gli ucraini dal quadro. Significa calunniare la loro resistenza e irridere il loro sacrificio, descrivendoli come pupazzi di qualcun altro. Significa spogliarli di ogni dignità e di ogni personalità autonoma, dopo che sono stati già spogliati di tutto il resto. Significa togliere agli ucraini l’ultima cosa che è loro rimasta: la volontà di resistere, insieme con il coraggio, la dignità e la forza morale di farlo a ogni costo, pur in condizioni disperate, pur dinanzi a un avversario tanto più forte, anche quando tutti, amici compresi, americani compresi, europei compresi, li davano ormai per spacciati.
Potranno mai perdonarci?
TOCCANDO IL FONDONiram Ferretti
15 aprile 2022
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063 Per Gianfranco Pagliaruolo, presidente dell'ANPI, il 25 aprile le bandiere della NATO non sono appropriate perché la NATO non è una "associazione pacifista", però vanno bene le bandiere palestinesi, che, notoriamente, sono simbolo di pacifismo.
Ma non c'è da meravigiarsi tanto. L'antiamericanismo e l'antiatlantismo della sinistra massimalista è ben radicato ed è del tutto coerente volere ospitare bandiere di chi si oppone all'esistenza di Israele, considerato Stato colonialista, se non fascista, contro cui i "resistenti" palestinesi lotterebbero da anni, nonchè alleato degli Stati Uniti.
È un altro dei motivi per i quali si ha così in uggia la resistenza ucraina all'aggressione russa. Gli ucraini hanno infatti lo "svantaggio" per la sinistra dura e pura di avere alle spalle gli ameriKani, e infondo Putin è pur sempre un russo, anche se non comunista. I vecchi automatismi ideologici si mettono subito in moto con primitiva semplicità.
La resistenza può essere solo antiamericana, e non importa se, 80 anni fa senza gli americani la resistenza partigiana sarebbe stata spazzata via dalle armate tedesche come un fastidio marginale, quello che conta è capovolgere la realtà, avere trasformato in nemici chi difende l'Occidente e i suoi valori. Tutto il resto è irrilevante.