Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Messaggioda Berto » dom apr 17, 2022 10:44 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Messaggioda Berto » dom apr 17, 2022 10:44 am

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La propaganda URSS, russo sovietica contro gli USA e la NATO nel conflitto con l'Ucraina
L'Ucraina come paese sobillato dagli USA e dalla NATO contro la Russia




Newsguard: la propaganda russa utilizza oltre 100 siti

La propaganda russa può contare su oltre 100 siti e sono almeno dieci le principali bufale diffuse. Lo spiega un report del Centro di monitoraggio della disinformazione sul conflitto Russia-Ucraina diffuso da NewsGuard. Ad oggi, il team del network giornalistico sta monitorando 116 domini che hanno pubblicato propaganda e disinformazione filo-russa. «I tre siti più influenti noti per essere finanziati e gestiti dal governo russo - scrive Newsguard - sono le fonti dei media statali RT, TASS e Sputnik News, ma ci sono anche siti anonimi, fondazioni e siti di ricerca gestiti con finanziamenti non chiari, alcuni dei quali potrebbero avere collegamenti non dichiarati con il governo russo».

Il network «monitora queste fonti e queste strategie dal 2018», usate anche con la pandemia, e analizza «le principali false narrazioni sull'invasione dell'Ucraina».
Newsguard ha anche individuato le 10 principali bufale sulla guerra Russia-Ucraina su cui ha fatto fact-checking:
i residenti di lingua russa del Donbas sono stati vittime di un genocidio;
sabotatori di lingua polacca hanno tentato di bombardare un impianto di trattamento delle acque reflue nel Donbas;
le forze ucraine hanno bombardato un asilo nel Lugansk il 17 febbraio 2022;
la Russia non ha preso di mira infrastrutture civili in Ucraina;
il nazismo, sostenuto dalle autorità di Kiev, è prevalente nella politica e nella società ucraine;
l'Occidente ha organizzato un colpo di stato per rovesciare il governo ucraino filorusso nel 2014;
gli Stati Uniti possiedono una rete di laboratori di armi biologiche nell'Europa orientale;
la Nato ha una base militare a Odessa;
la Crimea si è unita alla Russia legalmente;
l'Ucraina moderna è stata interamente creata dalla Russia comunista.




Il profilo incerto del futuro: Intervista a Domenico Quirico
Davide Cavaliere
15 Aprile 2022

http://www.linformale.eu/il-profilo-inc ... o-quirico/

Domenico Quirico è uno dei più apprezzati inviati di guerra italiani. Corrispondente per il quotidiano La Stampa e caposervizio esteri. Attento alle vicende mediorientali, ha seguito da vicino il fenomeno delle Primavere arabe e la guerra civile siriana. Proprio in Siria è stato vittima di un sequestro durato tre mesi. Autore di diversi libri, ricordiamo Primavera araba. Le rivoluzioni dall’altra parte del mare (Bollati Boringhieri, 2011), Il grande califfato (Neri Pozza, 2015) e La sconfitta dell’Occidente (con Laura Secci, Neri Pozza, 2019).

Ha cortesemente accettato di rispondere alle domande de L’Informale.

In seguito all’aggressione russa dell’Ucraina, sono circolate numerose teorie che accusano Zelensky di essere un «burattino» dell’Occidente e la NATO di essersi «espansa» troppo a oriente. Quanto c’è di vero in queste tesi che accusano l’Alleanza Atlantica di aver «provocato» la Russia?

Questo tipo di domanda non ha più senso, ma facciamo una premessa: fino a oltre quaranta giorni fa, quando Putin ha dichiarato alla Tv russa che avrebbe invaso l’Ucraina, su questo quesito avremmo potuto discutere a lungo, parlando degli errori e delle provocazioni reciproche, ma dal momento che il presidente russo ha realizzato un atto, ossia l’invasione, ogni risposta a questa domanda ha un senso relativo e ormai falsato. Si tratterebbe di una discussione meramente teorica. L’atto compiuto da Putin ha modificato qualunque tipo di analisi del passato. La sua domanda, al momento, non ha più un senso storico poiché, hegelianamente, chi fa una cosa modifica radicalmente tutto quello che c’era prima.

Negli ultimi anni, la fiducia dei cittadini nella stampa cosiddetta «ufficiale» è diminuita considerevolmente, favorendo innumerevoli professionisti della «controinformazione». Quali criteri è necessario adottare per districarsi tra informazioni contrastanti e false?

L’unico sistema che conosco è quello di controllare la fonte. Se una notizia proviene da un sito strampalato collegato al mondo rossobruno, che abbiamo imparato a conoscere anni fa e che si è scatenato sull’Ucraina, non si può fare altro che diffidare o passare oltre. Se, invece, la fonte appare onesta e affidabile, allora la notizia sarà credibile, premettendo che è sempre bene non affidarsi fideisticamente a nessuna fonte. È necessario mantenere sempre una capacità di giudizio individuale, una riserva mentale. Verificare, ad esempio, se l’informazione viene data da altre fonti o confermata dai fatti. Questa è l’unica risposta che posso darle. In ultima istanza posso dirle che la rete, purtroppo, ha sdoganato numerosi soggetti inaffidabili ed estremisti.

Torniamo all’invasione russa dell’Ucraina. Il primo ministro israeliano, Naftali Bennett, è stato immediatamente chiamato a mediare tra Kiev e Mosca. Quale ruolo può giocare Israele in questo conflitto?

Devo correggere il tempo che lei ha utilizzato per questa domanda: quale ruolo avrebbe potuto giocare Israele. Qui nessuno può più fare alcunché dal punto di vista diplomatico. Si sono compiuti troppi passi in avanti per poter pensare a una trattativa. La diplomazia è morta e sepolta, come i cadaveri di Bucha, che sono reali. Le due parti, ormai, hanno deciso di farsi la guerra. La diplomazia, ripeto, è deceduta per una sua debolezza intrinseca.

Allora modifichiamo i termini della domanda: che ruolo poteva giocare?

Israele avrebbe potuto giocare un ruolo importante perché aveva connessioni importanti sia con la Russia che con l’Ucraina, elemento necessario a ogni buon mediatore. Ma, come le dicevo, la situazione è andata avanti troppo rapidamente. Abbiamo iniziato pensando di poter piegare Mosca con le sanzioni, ma non ha funzionato, allora abbiamo inviato armi e adesso siamo alla creazione di una NATO planetaria. Nel frattempo, Washington, in mezzo a questa grave crisi internazionale, forse la più grave dai tempi di Cuba, ha inviato Nancy Pelosi a Taiwan per far intendere ai cinesi quali sono le intenzioni americane, certamente non arrendevoli. Ormai nessuna mediazione è possibile tra gli attori in campo. Gli ucraini sono riusciti a tamponare l’attacco iniziale dei russi, per fortuna, ma lo scontro si è polarizzato, opponendo Occidente e Asia, proprio quello che voleva Putin.

Alcuni giorni fa, mentre il premier Draghi trattava nuove forniture di gas e petrolio con l’autocrate azero Aliyev, i soldati di Baku occupavano il villaggio di Parukh nell’Artsakh e uccidevano tre militari armeni. Ridurre le forniture di gas russo significa aumentare quelle provenienti dai Paesi musulmani e turcofoni. In futuro, Baku, Doha e Algeri come sfrutteranno la nostra accresciuta dipendenza dalle loro risorse energetiche?

La prima risposta che mi viene in mente è che chiederanno omertà sui loro misfatti e la otterranno. Prenda l’Algeria, che ha citato, governata da un regime affaristico-militare-securitario, un regime fortemente oppressivo, non solo otterrà il silenzio sui suoi crimini ma si accrediterà ulteriormente presso i governi occidentali. Noi riusciamo a vedere solo un diavolo per volta. Fatichiamo a formulare un quadro complessivo della situazione globale.

Mentre si consuma il conflitto in Ucraina, gli Stati Uniti stanno trattando con l’Iran un nuovo accordo sul nucleare. Se si dovesse giungere a un trattato non dissimile dal JCPOA sottoscritto dal presidente Obama, quale potrebbe essere la reazione di Israele?

Per Israele, il problema iraniano è il problema per eccellenza. Un problema, per giunta, grave; dunque non credo che Gerusalemme accetterebbe un Iran nuclearizzato senza fare nulla. Ma non mi spingo oltre. In merito all’accordo, non penso che gli americani arrivino a permettere a Teheran di dotarsi di armi atomiche, gli europei forse sì, ma gli americani no.

Oggi vediamo all’opera la protervia di Putin, mentre mesi fa abbiamo assistito al frettoloso ritiro degli americani dall’Afghanistan, lo spirito della sconfitta morde la civiltà occidentale?

Lei usa un eufemismo, è stata una vera e propria fuga a gambe levate. Intanto, il termine «Occidente» è corretto e adeguato fino a un certo punto, bisogna distinguere tra Stati Uniti ed Europa, anche se si tende a sovrapporli. Gli Stati Uniti d’America sono ancora una grande potenza militare, superiore alla Russia, ma ha perso il suo nerbo morale. La forza in sé non significa nulla se non si ha il coraggio di usarla. Essa rimane sterile e ipotetica. Putin, con questa guerra sanguinosa, sta dicendo che ha la forza e la volontà di impiegarla. Al contrario, alcuni morti americani farebbero crollare Biden nei sondaggi. Ormai agli occidentali importano solo le elezioni. Il nostro non interventismo ha rafforzato Putin. Noi europei aiutiamo gli ucraini, sperando che riescano a vincere da soli, in modo da salvare la faccia; mentre, in futuro, gli americani potranno anche ricoprire un ruolo più attivo, nel tentativo di far impantanare i russi in Ucraina. Per Putin è una situazione difficile. Vincere e perdere determinerà il destino del suo regime. Gli statunitensi sono disposti, come le dicevo, a diventare più attivi, magari tirando dentro anche la Cina. Una situazione pericolosa.

Prosegua.

Non vorrei fare il menagramo, ma comunque vada questo conflitto, usciranno tre vincitori: Stati Uniti, Russia e Cina. Due potenze asiatiche e una occidentale. L’Europa sarà collocata ai margini. Il Vecchio continente avrebbe potuto mettere in campo la sua arte più raffinata, ovvero la diplomazia. All’inizio di questa storia c’erano dei modi per evitare la guerra senza arrendersi. La diplomazia serve proprio a non alzare bandiera bianca.

Può fare un esempio?

Prima di tutto evitare il manicheismo, presentare lo scontro in atto come una lotta tra Dio e il Diavolo. Poi, non dimentichiamo che c’erano gli Accordi di Minsk, che potevano costituire una base. Adesso gli ucraini vogliono riprendersi il Donbass e sono convinti di poterlo fare con il supporto dell’America. Vede, la diplomazia permette di tornare sui propri passi, di correggere gli errori, l’opzione militare no, questa è progressiva. Abbiamo bisogno di creare un nuovo ordine internazionale.


Luigi Franzini
“Noi riusciamo a vedere solo un diavolo per volta. Fatichiamo a formulare un quadro complessivo della situazione globale”. Vero! Ma te lo impone il principio di realtà, e la realtà del limite.

Pino Di Meglio
"La forza in sé non significa nulla se non si ha il coraggio di usarla." dice tutto. E' la vera ragione che spiega l'audacia di Putin.

Federico Raminelli
Io lo leggo sempre ma non è delle nostre tendenze. Un cattolico molto di sinistra, molto bergogliano. Solite tiritele, Europa via dalla Nato a trazione anglo.sassone, pacifismo a prescindere, Johnson e Biden e Putin e Zelenski guerrafondai...compendio di catto-comunismo. Poi scrive molto bene, a dispetto di contenuti più o meno condivisibili...

Emanuel Segre Amar
Federico Raminelli non dimentichiamo che Domenico Quirico, a differenza della maggior parte dei suoi colleghi, scrive solo delle cose che ha visto sul terreno e dei personaggi che ha incontrato o che ha approfondito. Per dirla tutta, non si incontra al mattino coi colleghi per la prima colazione in un bell’albergo e per concordare tutti insieme che cosa scriveranno nella loro giornata


Putin e il mito dell'Eurasia: colpa degli ucraini il desiderio di occidentalizzarsi
Atlantico Quotidiano
Michele Marsonet
2 aprile 2022

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... alizzarsi/

Come nasce il concetto di “Eurasia”, caro a Vladimir Putin e al filosofo e politologo a lui molto vicino Aleksandr Dugin? Per molti può essere sorprendente apprendere che lo dobbiamo a Karl Haushofer, un generale e storico tedesco ideatore, tra l’altro, anche del concetto di Lebensraum (“spazio vitale”). Com’è noto, Adolf Hitler lo usò ampiamente per giustificare l’espansione della Germania nazista nell’Europa orientale.

Nel pensiero geopolitico di Haushofer, il blocco continentale formato da Europa e Asia è una prospettiva geostrategica contrapposta alla “talassocrazia angloamericana”. Inevitabile quindi il paragone, spostato nell’antichità, tra la potenza terrestre di Sparta (equivalente alla Russia) e quella marittima di Atene (paragonabile, invece, agli Stati Uniti). Prescindendo dal contesto tedesco, non va inoltre scordato che da molto tempo esiste una tendenza culturale e politica che guarda a Oriente, sottolineando la comune radice euroasiatica. Tale tendenza è presente per l’appunto anche in Russia e nel “turanismo” panturco, quest’ultimo caro a Erdogan.

Il progetto dell’Eurasia si propone come spazio geopolitico di civiltà, tradizioni, religioni, che convivono e si realizzano a difesa delle identità e del comune destino, in opposizione a quello che i suoi sostenitori definiscono il “processo totalitario dell’occidentalizzazione”. Per Aleksandr Dugin, ad esempio, il liberalismo e l’atlantismo sono del tutto incompatibili con l’identità russa. Il suo pensiero si riferisce all’insegnamento di filosofi e intellettuali che vanno da Oswald Spengler a Carl Schmitt, da Julius Evola a René Guénon, da Nicolai Alexeiev a Piotr Savitsky. Senza trascurare Halford Mackinder, uno dei padri della moderna geopolitica, che definiva l’Eurasia come cuore geopolitico e geostrategico del mondo, unità organica nata dal rapporto stretto tra i mondi russo e turco-musulmano.

Ci si può naturalmente chiedere sino a che punto Putin prenda sul serio queste elaborazioni teoriche. Ebbene, nel lungo discorso a braccio che ha fatto poco prima di lanciare l’invasione dell’Ucraina, molte di queste idee erano presenti. Dal momento che la sfida americana è una sfida globale, anche la risposta deve esserlo. Non si dimentichi che la Russia, tanto zarista quanto sovietica, si è sempre considerata portatrice di una missione universale che va ben oltre le sue frontiere. L’idea di Putin, e di tanti altri russi, è che l’Eurasia sia una potenza continentale tellurica (Terra), alternativa a quella talassocratica (Mare).

A suo avviso la potenza americana e l’atlantismo anglosassone cercano di penetrare nello heartland, il cuore geostrategico e geopolitico del mondo, che è per l’appunto l’Eurasia. L’invasione dell’Ucraina si spiega non solo – ma anche – con questa chiave. Secondo le tesi di cui sopra l’Europa non appartiene propriamente allo spazio euroasiatico. È invece una civiltà distinta, libera e indipendente, che adotta l’atlantismo e si appoggia sull’alta finanza, il mondialismo, l’omologazione linguistica e dei modelli di vita. Per il circolo di Putin si tratta di un “sistema per uccidere i popoli”, di matrice specificamente anglo-americana.

Si noti che, durante il succitato discorso, lo zar moscovita ha invitato esplicitamente i russi a tornare allo stile di vita parco e sobrio di un tempo, riferendosi ovviamente a quello sovietico. Una delle colpe principali degli ucraini sarebbe proprio quella di volersi omologare alla civiltà occidentale, così tradendo l’Eurasia. Tuttavia il leader del Cremlino deve aver anche notato le tendenze occidentalizzanti dei giovani russi che, com’è noto, amano molto i fast food tipo McDonald’s, la musica rock e altri fenomeni che Putin (e Dugin) considerano sintomi di decadenza assieme alla battaglia sui diritti umani.

Mentre non è ancora chiaro come andrà a finire l’invasione dell’Ucraina, dove l’esercito russo sta subendo perdite molto ingenti, occorre anche tener presente il quadro ideologico di cui sopra. Nella mente dell’ex funzionario del Kgb ha sostituito la precedente formazione marxista-leninista. Per lui è una battaglia all’ultimo sangue contro la democrazia liberale, e un tentativo di ritornare a un passato che evidentemente non passa.


Le demenzialità di
Alexandr Dugin, filosofo russo, sulla guerra in Ucraina:

7 marzo 2022

https://agenziastampaitalia.it/politica ... andr-dugin

“…Questa non è una guerra con l’Ucraina. È un confronto con il globalismo come fenomeno planetario integrale. È un confronto a tutti i livelli – geopolitico e ideologico. La Russia rifiuta tutto nel globalismo – unipolarismo, atlantismo, da un lato, e liberalismo, anti-tradizione, tecnocrazia, Grande Reset in una parola, dall’altro. È chiaro che tutti i leader europei fanno parte dell’élite liberale atlantista.
E noi siamo in guerra esattamente con questo. Da qui la loro legittima reazione. La Russia viene ormai esclusa dalle reti globaliste. Non ha più una scelta: o costruire il suo mondo o scomparire. La Russia ha stabilito un percorso per costruire il suo mondo, la sua civiltà. E ora il primo passo è stato fatto. Ma sovrano di fronte al globalismo può essere solo un grande spazio, un continente-stato, una civiltà-stato. Nessun paese può resistere a lungo a una completa disconnessione.
La Russia sta creando un campo di resistenza globale. La sua vittoria sarebbe una vittoria per tutte le forze alternative, sia di destra che di sinistra, e per tutti i popoli. Stiamo, come sempre, iniziando i processi più difficili e pericolosi.
Ma quando vinciamo, tutti ne approfittano. È così che deve essere. Stiamo creando i presupposti per una vera multipolarità. E quelli che sono pronti ad ucciderci ora saranno i primi ad approfittare della nostra impresa domani. Scrivo quasi sempre cose che poi si avverano. Anche questo si avvererà”… .
E ancora: “ Cosa significa per la Russia rompere con l’Occidente? È la salvezza. L’Occidente moderno, dove trionfano i Rothschild, Soros, Schwab, Bill Gates e Zuckerberg, è la cosa più disgustosa della storia del mondo. Non è più l’Occidente della cultura mediterranea greco-romana, né il Medioevo cristiano, e nemmeno il ventesimo secolo violento e contraddittorio. È un cimitero di rifiuti tossici della civiltà, è anti-civilizzazione. E quanto prima e più completamente la Russia se ne stacca, tanto prima ritorna alle sue radici. A cosa? Cristiano, greco-romano, mediterraneo… – Europeo… Cioè, alle radici comuni al vero Occidente. Queste radici – le loro! – l’Occidente moderno le ha tagliati fuori. E sono rimaste in Russia.
Solo ora l’Eurasia sta alzando la testa. Solo ora il liberalismo in Russia sta perdendo il terreno sotto i piedi.
La Russia non è l’Europa occidentale. La Russia ha seguito i greci, Bisanzio e il cristianesimo orientale. E sta ancora seguendo questa strada. Sì, con zigzag e deviazioni. A volte in vicoli ciechi. Ma si sta muovendo.
La Russia è sorta per difendere i valori della Tradizione contro il mondo moderno. È proprio quella “rivolta contro il mondo moderno”. Non hai imparato?
E l’Europa deve rompere con l’Occidente, e anche gli Stati Uniti devono seguire coloro che rifiutano il globalismo. E allora tutti capiranno il significato della moderna guerra in Ucraina.
Molte persone in Ucraina lo capivano. Ma la terribile propaganda rabbiosa liberal-nazista non ha lasciato nulla di intentato nella mente degli ucraini. Torneranno in sé e combatteranno insieme a noi per il regno della luce, per la tradizione e una vera identità cristiana europea. Gli ucraini sono nostri fratelli. Lo erano, lo sono e lo saranno.
La rottura con l’Occidente non è una rottura con l’Europa. È una rottura con la morte, la degenerazione e il suicidio. È la chiave del recupero. E l’Europa stessa – i popoli europei – dovrebbero seguire il nostro esempio: rovesciare la giunta globalista antinazionale. E costruire una vera casa europea, un palazzo europeo, una cattedrale europea”.



Aleksandr Dugin svela le vere ragioni della guerra tra Russia e Ucraina

Luigi Salomone
27 marzo 2022

https://www.iltempo.it/esteri/2022/03/2 ... -30995933/

Aleksandr Dugin, ideologo di Vladimir Putin spiega le vere ragioni del conflitto tra Russia e Ucraina. E non sono motivazioni legate solo al conflitto in corso. Ma ci sarebbe ben altro. E sarebbe legato a una sorta di scontro di civiltà.

"Certo questa guerra non è la guerra tra Russia e Ucraina. Noi in Russia la chiamiamo "operazione militare speciale". Questo è il nome ufficiale dell'evento e del processo che sta avvenendo. A livello di civiltà si tratta di una guerra ideologica tra l'Occidente e la Russia. L'Occidente rappresenta l'ideologia neoliberale, l'ordine unipolare mondiale che vuole distruggere tutte le opposizioni. L'Occidente globalista di Biden, Soros e di Bernard-Henry Levy usa l'Ucraina come elemento della sua strategia e della sua battaglia contro le civiltà che si oppongono a questa egemonia liberale. E questo è il senso più profondo di questa guerra".




Il discorso del presidente russo

Vladimir Putin parla alla Russia e al mondo: "L'Ucraina è parte della nostra storia"
21 Febbraio 2022
https://www.rainews.it/video/2022/02/di ... a886a.html



Ucraina, ecco il discorso integrale di Vladimir Putin alla Nazione
- Secondo Piano News
Ecco la traduzione integrale del discorso di Vladimir Putin alla nazione prima dell’operazione militare in Ucraina.
25 febbraio 2022

https://www.secondopianonews.it/news/es ... zione.html

«Cari cittadini russi. Cari amici.
Oggi ancora una volta ritengo necessario tornare sui tragici eventi tragici che stanno accadendo in Donbass e sulle questioni chiave per garantire la sicurezza russa. Inizierò con ciò che ho detto nel mio discorso del 21 febbraio, partendo da quello che ci fa quindi sprofondare in uno stato di preoccupazione e ansia: le minacce nei nostri confronti che di anno in anno, passo dopo passo, sgarbatamente e senza tante cerimonie, sono state avanzate da politici irresponsabili in occidente. Intendo l’estensione del blocco NATO a est, cosa che permette all’Alleanza di avvicinare le sue forze ai nostri confini. Negli ultimi trent’anni siamo stati pazienti e abbiamo cercato di negoziare con i leader dei paesi della NATO sui principi di uguaglianza e sicurezza in Europa. In risposta alle nostre proposte, abbiamo ricevuto soltanto inganni e menzogne, a cui si aggiungono i tentativi di pressioni e ricatti. L’alleanza nordatlantica, nonostante tutte le nostre proteste e preoccupazioni, ha continuato la propria espansione, facendo avanzare la loro macchina da guerra verso i nostri confini. Perché sta succedendo tutto questo? Da dove viene questo modo sfacciato di parlare di posizioni di esclusività, infallibilità e permissività, trattando i nostri interessi e richieste legittime con un atteggiamento incurante e sprezzante. La risposta è chiara e ha un’origine storica, risalente a quando l’Unione Sovietica alla fine degli anni Ottanta si è indebolita per poi dissolversi, perdendo la sua potenza. A noi però quegli eventi ci servono oggi da lezione, mostrandoci come la mancanza di forza di volontà sia il primo passo verso il degrado e l’oblio.

Le forze nel mondo si sono rivelate divise e questo ha portato a una conclusione: i precedenti trattati, gli accordi, la persuasione non funzionano più. Chiedere non risolve nulla. Tutto ciò che non si addice all’egemone, al potere, viene dichiarato arcaico, obsoleto, non necessario. E viceversa: tutto ciò che sembra loro vantaggioso è presentato come la verità ultima, spinta a tutti i costi, rozzamente, con tutti i mezzi. I dissidenti vengono ridotti in ginocchio. Dopo il crollo dell’URSS gli Stati Uniti si proclamarono, insieme agli alleati, come i vincitori della Guerra Fredda e avvenne la redistribuzione dei territori nel mondo. Questa però avrebbe dovuto tener conto degli interessi di tutti i Paesi coinvolti, e invece no. Uno spirito di euforia e di assoluta supremazia prevalse e le cose si svilupparono in modo diverso.

Senza alcuna sanzione da parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU, hanno condotto una sanguinosa operazione militare contro Belgrado, dove per diverse settimane continui bombardamenti devastarono la città. Devo ricordare questi eventi ad alcuni colleghi occidentali a cui non piace farlo. Poi è stata la volta dell’Iraq, Libia, Siria: tutte accomunate dal fatto di essere state invase con forze militari non legittime. Nel caso della Libia, le decisioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU hanno portato alla distruzione dello Stato, alla nascita di un enorme focolaio di terrorismo internazionale e di una catastrofe umanitaria. Una tragedia che ha condannato centinaia di migliaia di persone, non solo in Libia ma in tutta la regione, dando origine a massicci esodi verso l’Europa.

Un destino simile è stato preparato per la Siria, dove diverse operazioni militari della coalizione occidentale si sono susseguite sul territorio, senza il consenso del Governo. Un posto speciale in questa serie di eventi è riservato all’Iraq e alla sua invasione senza alcune base giuridica, inscenata su quella che si rivelò poi una menzogna: la presenza di armi di distruzione di massa nel Paese. Un enorme bluff da parte degli Stati Uniti. I risultati dei loro interventi non solo hanno portato a numerose vittime, ma anche a una pesante ondata di terrorismo. L’impressione generale nei Paesi in cui vengono a imporre il loro ordine è quasi ovunque la medesima: sangue, ferite non cicatrizzate, terrorismo ed estremismo è tutto ciò che portano con sé.

Tornando alla Russia, ripeto che con le loro parole siamo stati ingannati. Il loro comportamento non è solo contrario ai principi delle relazioni internazionali ma anche, e soprattutto, agli standard generalmente accettati di moralità, giustizia e verità. Il tutto si è rivelato soltanto un mucchio di bugie e ipocrisia. A proposito, diversi politici, scienziati e giornalisti americani scrivono e parlano di cosa si nasconda realmente negli Stati Uniti: un impero delle bugie. Come non essere d’accordo? Loro restano tuttavia il grande Paese rappresentante la spina dorsale degli Stati satellite, che docilmente e in modo sottomesso li supportano in qualsiasi momento e occasione, anche copiando i loro comportamenti e accettando le regole imposte.

Sono sicuro che si possa dire che tutto il cosiddetto blocco occidentale si sia plasmato sul modello degli Stati Uniti, assumendo sembianze imperiali. Dopo il crollo dell’URSS anche noi ci siamo aperti nei loro confronti, lavorando onestamente sia con gli Stati Uniti sia con i partner occidentali, anche a condizione di un disarmo unilaterale con cui di fatto hanno cercato di finirci e distruggerci completamente, finanziando perfino i mercenari separatisti nel sud della Russia. Noi abbiamo resistito e abbiamo spezzato la spina dorsale del terrorismo internazionale nel Caucaso.

Ma loro (gli occidentali) continuano a minacciare i nostri valori per imporci i propri, tentando di corrompere la nostra gente. Questo non accadrà mai. Nonostante tutto, nel dicembre 2021, abbiamo comunque tentato ancora una volta di trovare un accordo con gli Stati Uniti e i suoi alleati sul principio di sicurezza in Europa e sulla non espansione della NATO. Tutto è stato vano, la posizione degli Stati Uniti non è cambiata. Non ritengono necessario negoziare con la Russia e perseguono i propri obiettivi, trascurando i nostri.

Naturalmente ci siamo chiesti: “Cosa fare?”, “Cosa aspettarsi?”. Dalla storia è arrivata una lezione. Era il 1941 e l’URSS cercava di prevenire o almeno ritardare l’inizio della guerra, non provocando il potenziale aggressore. Non servì a nulla e il 22 giugno la Germania nazista, senza dichiarare guerra, ci invase. Allora riuscimmo a fermare l’avanzata del nemico, schiacciandolo, a un costo umano però elevatissimo. Dunque il tentativo di placare gli aggressori alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale si è rivelato un errore che è costato caro alle nostre persone. Non faremo lo stesso errore una seconda volta. Coloro che rivendicano il dominio del mondo, pubblicamente e impunemente, dichiarano noi, la Russia, il loro nemico. Oggi hanno grandi capacità finanziarie, scientifiche, tecnologiche e militari. Ne siamo consapevoli e valutiamo oggettivamente le minacce che ci vengono costantemente rivolte in ambito economico, nonché la nostra capacità di resistere a questo ricatto sfacciato e permanente. Ripeto, li valutiamo senza illusioni, in modo estremamente realistico. Per quanto riguarda la sfera militare, la Russia moderna anche dopo il crollo dell’URSS resta una potenza mondiale, con un proprio arsenale nucleare e altro ancora (nuovi tipi di armi). Nessuno dovrebbe dubitare del fatto che un attacco diretto al nostro Paese si tradurrebbe in distruzione dell’aggressore. Ci sarebbero terribili conseguenze per chiunque.

Allo stesso tempo lo sviluppo militare adiacente ai nostri confini rappresenta una minaccia per la Russia in costante crescita: se lo permettessimo, la situazione rimarrebbe tale per i decenni a venire o forse per sempre. Mentre la NATO si espande a est la situazione per il nostro Paese peggiora sempre di più, diventando pericolosa. Non possiamo più permettercelo: un’ulteriore espansione delle infrastrutture dell’Alleanza, compreso lo sviluppo militare nel territorio dell’Ucraina, è inaccettabile per noi. Questa presenza a est sta nutrendo nei territori storicamente affini alla Russia un sentimento di ostilità verso la nostra Patria. Si tratta di territori posti sotto il pieno controllo esterno fortemente plasmato dalle forze della NATO. Questa situazione porta la Russia di fronte un bivio: vita o morte? Da questa decisione dipende il nostro futuro, come Stato e come persone. Questa non è un’esagerazione ma la realtà: c’è una vera minaccia alla nostra porta, e rappresenta un pericolo per i nostri interessi e per l’esistenza stessa del nostro Paese. C’è in gioco la sovranità della Russia. La linea rossa, citata diverse volta, è stata superata. Loro l’hanno superata.

Anche i tentativi, durati 8 anni, di risolvere la questione in Donbass sono stati vani. È stato dunque necessario fermare immediatamente l’incubo di questo genocidio contro i milioni di abitanti che fanno affidamento esclusivamente sulla Russia. Soltanto su di noi. Il loro dolore è stata dunque la nostra motivazione principale per riconoscere le Repubbliche popolari del Donbass. In Ucraina, i nazisti del regime di Kiev non perdonano e non lo faranno mai l’annessione della Crimea, una riunificazione dettata dalla libera scelta degli abitanti. Quindi si riverseranno sicuramente nella penisola, come avvenuto in Donbass, per uccidere persone indifese e innocenti, così come fecero anni fa le bande nazionaliste ucraine, complici del massacro di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale. Loro rivendicano un certo numero di territori russi e le informazioni in nostro possesso lo dimostrano. Allora lo scontro con la Russia è inevitabilmente solo questione di tempo. Loro si stanno preparando e aspettano il momento giusto per attaccare. Non lasceremo che accada come nel 1941.

La Russia, dopo il crollo dell’URSS, ha rispettato i trattati internazionali e le nuove realtà geopolitiche, mostrando vicinanza e supporto quando la loro sovranità è stata minacciata, come nel recente caso del Kazakistan. Oggi però non possiamo stare tranquilli con la minaccia proveniente dal territorio della moderna Ucraina. Non abbiamo altro modo per proteggerci da quello che useremo oggi.

La circostanza ci impone un’azione immediata. Le Repubbliche popolari del Donbass si sono rivolte alla Russia con una richiesta di assistenza. A questo proposito, ai sensi dell’articolo 51 della parte 7 della Carta delle Nazioni Unite, con l’approvazione del Consiglio della Federazione russa e in applicazione dei trattati di amicizia e assistenza reciproca ratificati dall’Assemblea federale il 22 febbraio di quest’anno con la Repubblica popolare di Donetsk e Repubblica popolare di Luhansk, ho deciso di condurre un’operazione militare speciale. L’obiettivo è proteggere le persone che per otto anni hanno subito abusi e genocidi da parte del regime di Kiev. Per questo ci adopereremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché per assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa. Voglio ribadire che i nostri piani non includono l’occupazione dei territori ucraini. Non imporremo nulla a nessuno con la forza.

Negli ultimi tempi in Occidente si afferma sempre più l’idea secondo cui i documenti firmati dal regime sovietico, che consolidano i risultati della seconda guerra mondiale, non dovrebbero più essere eseguiti. Ebbene, i risultati della Seconda Guerra Mondiale, così come i sacrifici fatti dal nostro popolo sull’altare della vittoria sul nazismo, sono sacri. Ma questo non contraddice gli alti valori dei diritti umani e delle libertà, radicati nelle realtà che si sono sviluppate in tutti i decenni del dopoguerra. Inoltre, non annulla il diritto delle nazioni all’autodeterminazione, sancito dall’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite. Va ricordato poi che né durante la creazione dell’URSS, né dopo la seconda guerra mondiale, alle persone sia stato mai imposta l’organizzazione della propria vita. La nostra politica si basa sulla libertà, la libertà di scelta per ciascuno di determinare autonomamente il proprio futuro e il futuro dei propri figli. E riteniamo importante che questo diritto, il diritto di scelta, possa essere utilizzato da tutti i popoli che vivono sul territorio dell’odierna Ucraina, da chiunque lo desideri.

A questo proposito, mi rivolgo ai cittadini ucraini. Nel 2014, la Russia è stata obbligata a proteggere gli abitanti della Crimea e di Sebastopoli da coloro che possono essere definiti nazisti. Lì i residenti hanno scelto di stare con la loro patria storica, con la Russia, e noi lo abbiamo sostenuto. Ripeto, semplicemente non avremmo potuto fare altrimenti. Gli eventi di oggi non sono collegati al desiderio di violare gli interessi dell’Ucraina e del popolo ucraino, ma sono connessi alla protezione della stessa Russia da coloro che hanno preso in ostaggio lo Stato e stanno cercando di usarlo contro il nostro Paese e il suo popolo. Ripeto, le nostre azioni sono semplice autodifesa contro le minacce che si stanno creando nei nostri confronti. Per quanto difficile possa essere, vi chiedo di capirlo e di collaborare per voltare al più presto questa tragica pagina e andare avanti insieme, per non permettere a nessuno di interferire nei nostri affari, nelle nostre relazioni, ma per costruirli da soli, in modo tale da creare le condizioni necessarie per superare tutti i problemi e, nonostante la presenza di confini statali, di rafforzarci nel nostro insieme. Credo che questo sia il nostro futuro.

Vorrei anche rivolgermi al personale militare delle forze armate ucraine…
Cari compagni.
I vostri padri, nonni, bisnonni hanno combattuto i nazisti, difendendo la nostra Patria comune, ma oggi i neonazisti hanno preso il potere in Ucraina. Voi avete giurato fedeltà al vostro popolo e non alla giunta antipopolare che saccheggia il Paese e deride queste stesse persone. Non seguite i suoi ordini criminali. Vi esorto a deporre immediatamente le armi e ad andare a casa. Mi spiego meglio: tutti i militari dell’esercito ucraino che lo faranno, potranno lasciare liberamente la zona di combattimento e tornare dalle loro famiglie. Ancora una volta, sottolineo con forza: ogni responsabilità per un possibile spargimento di sangue sarà interamente sulla coscienza del regime che regna sul territorio dell’Ucraina.
Adesso voglio dire alcune parole importanti, rivolgendomi a coloro che potrebbero essere tentati di intervenire negli eventi in corso. Chiunque tenti di ostacolarci, e ancor di più di creare minacce per il nostro Paese, per il nostro popolo, deve sapere che la risposta della Russia arriverà immediatamente e porterà a conseguenze che non avete mai visto nella storia. Siamo pronti per qualsiasi scenario. Tutte le decisioni necessarie al riguardo sono state prese, spero di essere ascoltato.

Cari cittadini russi.
Il benessere, l’esistenza stessa di interi stati e popoli, il loro successo e la loro vitalità hanno sempre origine nel potente apparato radicale della loro cultura e valori, esperienze e tradizioni dei loro antenati e, ovviamente, dipendono direttamente dalla capacità di adattarsi rapidamente a una vita in continuo cambiamento, sulla coesione della società, sulla sua disponibilità a consolidarsi, a raccogliere tutte le forze per andare avanti. Le forze sono necessarie sempre, ma la forza può essere di qualità diversa. Al centro della politica dell‘”impero della menzogna“, di cui ho parlato all’inizio del discorso, c’è principalmente la forza bruta e schietta. In questi casi, diciamo: “C’è potere, la mente non è necessaria”. Mentre noi sappiamo che la vera forza risieda nella giustizia e nella verità, che è dalla nostra parte. E se è così, allora è difficile non essere d’accordo con il fatto che sono la forza e la volontà di combattere che stanno alla base dell’indipendenza e della sovranità, rappresentando le fondamenta su cui poter progettare in modo affidabile il futuro, costruire la vostra casa, la vostra famiglia, la vostra patria…

Cari connazionali.
Sono fiducioso che i soldati e gli ufficiali delle forze armate russe devoti al loro Paese adempiranno al loro dovere con professionalità e coraggio. Non ho dubbi che tutti i livelli di Governo, gli specialisti responsabili della stabilità della nostra economia, del sistema finanziario, della sfera sociale, i capi delle nostre aziende e tutte le imprese russe agiranno in modo coordinato ed efficiente. Conto su una posizione consolidata e patriottica di tutti i partiti parlamentari e delle forze pubbliche. In definitiva, come è sempre stato nella storia, il destino della Russia è nelle mani affidabili del nostro popolo multinazionale. E questo significa che le decisioni prese saranno attuate, gli obiettivi fissati saranno raggiunti, la sicurezza della nostra Patria sarà garantita in modo affidabile. Credo nel vostro sostegno, in quella forza invincibile che ci dà il nostro amore per la Patria».







TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA DI PUTIN A BIDEN
(che lo aveva definito un criminale di guerra e un macellaio
https://www.fanpage.it/attualita/joe-bi ... n-ucraina/ )
Ragione Critica
18 marzo 2021

https://www.facebook.com/stefano.rivier ... 3772543120

“Per quanto riguarda le parole del mio collega americano, noi davvero, come lui ha detto, ci conosciamo di persona. Cosa gli potrei rispondere? Che stia in salute! Gli auguro salute! Lo dico senza ironia. Nella storia di ogni popolo, di ogni Stato, ci sono molti avvenimenti drammatici, pesanti, sanguinosi. Ma quando noi valutiamo le altre persone, o persino gli altri Stati o popoli, è come se ci guardassimo allo specchio e lì vediamo noi stessi, perché trasferiamo agli altri ciò di cui noi respiriamo, ciò che noi siamo in sostanza. Mi viene in mente quando noi da bambini, giocando in cortile, ci raccontavamo una storiella di scherno, dicevamo che se uno affibbia all’altro un brutto nome, quel nome lì definisce proprio chi lo ha detto”. Questa non è una semplice burla ma nasconde un senso profondo, un significato psicologico. Noi nell’altra persona vediamo sempre proiettate le nostre proprie qualità e pensiamo che lui è come noi. Quando valutiamo gli altri, o persino gli altri Stati o popoli, è come se ci guardassimo allo specchio: vediamo noi stessi.
Per quanto riguarda l’establishment americano, non parlo del popolo americano, dove ci sono molte persone per bene, oneste che vogliono vivere con noi in pace e in amicizia, questo lo sappiamo, lo apprezziamo e su di loro faremo affidamento in futuro. Per quanto riguarda invece la classe dirigente americana, la sua coscienza si è sviluppata in un divenire di condizioni non semplici e ben note: l’assimilazione da parte degli europei del continente americano è avvenuta per mezzo dello sterminio della popolazione locale, col genocidio vero e proprio delle tribù indiane native locali. A questo è seguito un lunghissimo periodo di schiavitù, molto crudele e spietata. E questo continua nella storia americana, fino ai nostri giorni accompagna la vita degli Stati Uniti d’America, altrimenti da dove sarebbe saltato fuori il movimento “Black Lives Matter”? Tuttora gli afroamericani si scontrano con le ingiustizie e lo sterminio. Proprio facendo perno su tali fattori cruciali, la classe dirigente americana decide i suoi problemi interni ed esterni. Voglio ricordare che gli Stati Uniti sono l’unico Stato al mondo che ha impiegato la bomba atomica contro un altro Stato - privo di questa arma atomica - contro il Giappone, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, contro Hiroshima e Nagasaki. In questo non vi era assolutamente nessun senso militare, si è trattato solo di puro sterminio diretto della popolazione civile.
Noi sappiamo che gli Stati Uniti sono interessati ad avere con noi determinati rapporti e solo sulle questioni che a loro convengono e alle loro condizioni. Noi siamo diversi, noi abbiamo un altro codice genetico e un altro codice morale, tuttavia noi sappiamo difendere i nostri interessi e collaboreremo con gli Stati Uniti, ma solo in quei campi e alle condizioni che a noi convengono, dovranno fare i conti con questo, nonostante tutti i loro tentativi di fermare il nostro sviluppo, nonostante tutte le loro sanzioni e insulti”.


1) assimilazione da parte degli europei del continente americano è avvenuta per mezzo dello sterminio della popolazione locale, col genocidio vero e proprio delle tribù indiane native locali.
2) a questo è seguito un lunghissimo periodo di schiavitù, molto crudele e spietata. E questo continua nella storia americana, fino ai nostri giorni accompagna la vita degli Stati Uniti d’America, altrimenti da dove sarebbe saltato fuori il movimento “Black Lives Matter”? Tuttora gli afroamericani si scontrano con le ingiustizie e lo sterminio.
3) gli Stati Uniti sono l’unico Stato al mondo che ha impiegato la bomba atomica contro un altro Stato - privo di questa arma atomica - contro il Giappone, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, contro Hiroshima e Nagasaki. In questo non vi era assolutamente nessun senso militare, si è trattato solo di puro sterminio diretto della popolazione civile.

1) non vi è stato alcun sterminio della popolazione locale indiana e il 90% degli americani discende da migranti giunti negli USA dopo la fine delle guerre indiane e pertanto non hanno alcuna responsabilità di quanto può essere avvenuto prima del loro arrivo;
mentre i russi sono pienamente responsabili di quanto è avvenuto durante l'Impero zarista e l'Impero dell'URSS ai danni dei popoli soggetti all'imperio russo.
2) solo una parte degli americani dei secoli passati ha praticato la schiavitù e l'altra parte ha operato per abolirla e questo è servito come buon esempio per il Mondo intero;
mentre in Russia al tempo degli Zar vi erano i servi della gleba e ai tempi dell'URSS i gulag e lo sterminio di milioni di contadini kulaki;
il suprematismo razzista nero dei BLM è una demenzialità politicamente corretta con la sua criminale Teoria Critica della Razza alimentata dall'ideologia sinistrata antiamericana e filo nazimaomettana e non ha alcuna giustificazione umana e sociale. https://it.wikipedia.org/wiki/Schiavit% ... %27America
3) i nazifascisti giapponesi giapponesi erano responsabili di milioni morti e le bombe su Hiroshima e Nagasaki con i loro duentomila morti hanno costretto il Giappone alla resa incondizionata risparmiando chissà quante altre sofferenze all'umanità vittima e oppressa dai giapponesi nazifascisti.
Questi due bombardamenti atomici sono stati un'esperienza terrificante che da allora ha impedito all'umanità di usare queste armi di distruzione di massa che danneggiano non solo il nemico ma anche chi le usa e l'intera umanità.
https://it.wikipedia.org/wiki/Bombardam ... e_Nagasaki



Alberto Pento
Gli USA hanno liberato l'Europa dal nazifascismo e l'hanno immunizzata dal nazicomunismo dell'URSS per quasi 40 anni fino alla sua disfatta.
Agli USA solo grazie, tante grazie!
Le due bombe sul Giappone nazifascista che aveva attaccato gl USA e poi fatto milioni di morti in tutta l'Asia sono servite a far finire la guerra costringendo il Giappone ad arrendersi, altrimenti la guerra sarebbe andata avanti ancora causando molte altre vittime e distruzioni.
Solo Grazie agli USA!
Poi l'esperienza delle due bombe sul Giappone con le centinaia di migliaia di morti è servita all'umanità intera per evitare la guerra nucleare fino ai nostri giorni.
L'unica cosa da cui gli USA non sono riusciti a salvaguardarci del tutto è dall'infezione del sinistrismo social comunista e dalla sua versione politicamente corretta che ha infettato l'Occidente e che oggi ci rende vulnerabili agli attacchi delle dittature nazi comuiniste e nazi maomettane.
Se Putin non smette l'aggressione bisogna farlo smettere con la forza, non esiste alternativa, il male va trattato come si deve, non ci sono alternative, cedere al male significa sottomettersi e questo è un male ancora più grande.
La vita e la libertà si difendono anche con la vita se necessario.



La resistenza dileggiata | L’insopportabile maldicenza della «guerra per procura»
Linkiesta.it
Francesco Cundari
13 aprile 2022

https://www.linkiesta.it/2022/04/guerra ... esistenza/

Da tempo sui giornali e in televisione si sente usare, a proposito del conflitto russo-ucraino, un’espressione apparentemente neutra: «Guerra per procura». C’è persino chi non resiste a sfoggiarla nella versione inglese di «proxy war». Il succo però è lo stesso, ed è l’idea che la vera guerra non si stia combattendo tra russi e ucraini, ma tra russi e americani.

Dietro il classico atteggiamento di quelli che la sanno lunga, che non se la bevono, che non credono mica alle versioni ufficiali e all’«informazione mainstream», c’è anche, come sempre, un grano di verità, perché è evidente che nel conflitto hanno un ruolo anche gli Stati Uniti, anche l’Europa, anche i paesi Nato impegnati, come l’Italia stessa, nel sostenere gli ucraini (e meno male).

Resta il fatto che i primi a non aspettarsi una simile resistenza erano proprio gli americani, i quali all’indomani dell’invasione, com’è noto, avevano subito offerto a Zelensky la possibilità di fuggire, convinti che i russi sarebbero arrivati a Kiev in un baleno.

Per inciso, era quello che pensavano anche i tanti sottili politologi e geopolitologi che fino al giorno prima escludevano categoricamente un’invasione russa, e dal giorno dopo escludevano altrettanto categoricamente che l’Ucraina avrebbe potuto resistere a lungo. E oggi, invece di spiegarci perché non avessero capito niente di come questa guerra è cominciata, né di come è continuata, insistono a spiegarci come andrà a finire. Ripetendo con parole appena più forbite l’argomento secondo cui l’Ucraina non sarebbe nient’altro che una marionetta nelle mani degli americani, senza alcuna volontà, responsabilità e nemmeno personalità propria. Del resto, a giudizio dei russi, ma evidentemente non solo loro, è una nazione che non esiste. E ciò che non esiste non può avere una personalità.

Eppure è stato Zelensky a lasciare di sasso gli americani che gli offrivano una via di fuga replicando con la celebre battuta: «Ho bisogno di munizioni, non di un passaggio». Tanto dovrebbe bastare per dimostrare che la versione della propaganda russa sulla resistenza ucraina come semplice copertura e invenzione degli Stati Uniti è, per l’appunto, propaganda (ma chi l’avrebbe mai detto).

Ieri però uno dei più autorevoli sostenitori della teoria secondo cui quella in corso sarebbe una «guerra per procura», il direttore di Limes Lucio Caracciolo, ha compiuto un passo in più. Nel suo articolo sulla Stampa ha scritto infatti che «la dinamica strategica di questa guerra non troppo indiretta tra Washington e Mosca spinge alla rottura fra Europa e Russia», che già è piuttosto netta come impostazione, dopodiché ha aggiunto testualmente: «Sia che in Ucraina prevalgano nel tempo gli americani via ucraini (possibile) o i russi (improbabile), come anche in caso di provvisorio stallo codificato in nuova partizione del paese, la separazione fra Nato e Federazione Russa volge al divorzio senza appello».

Avete letto bene: sia che in Ucraina prevalgano nel tempo «gli americani via ucraini». Mi sembra un’espressione meritevole di qualche riflessione, e non certo per ragioni di galateo, sensibilità o men che meno di osservanza del politicamente corretto.

Il fatto è che «via ucraini» è l’espressione linguisticamente più esplicita di un processo di “cosificazione” di un intero popolo e della sua resistenza, ridotti appunto a cosa, strumento, semplice mezzo, forse anche mezzo di trasporto. Come sono arrivati gli americani fino lì? Semplice: via ucraini. Non «via Ucraina», ma «via ucraini», dove sono le persone stesse, cioè gli uomini e le donne che stanno combattendo e morendo per difendere se stessi e le proprie famiglie, a diventare una specie di tappeto, una guida, un macabro tapis roulant per i soliti americani.

Non è una questione di forma. È una questione di sostanza, e la sostanza è la stessa che sta dietro alla più elegante espressione della «guerra per procura», che fa tanto fino ripetere tra gente che vuole darsi un tono di chi sa come va il mondo. Ma che significa, nei fatti, cancellare del tutto gli ucraini dal quadro. Significa calunniare la loro resistenza e irridere il loro sacrificio, descrivendoli come pupazzi di qualcun altro. Significa spogliarli di ogni dignità e di ogni personalità autonoma, dopo che sono stati già spogliati di tutto il resto. Significa togliere agli ucraini l’ultima cosa che è loro rimasta: la volontà di resistere, insieme con il coraggio, la dignità e la forza morale di farlo a ogni costo, pur in condizioni disperate, pur dinanzi a un avversario tanto più forte, anche quando tutti, amici compresi, americani compresi, europei compresi, li davano ormai per spacciati.

Potranno mai perdonarci?






TOCCANDO IL FONDO
Niram Ferretti
15 aprile 2022

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Per Gianfranco Pagliaruolo, presidente dell'ANPI, il 25 aprile le bandiere della NATO non sono appropriate perché la NATO non è una "associazione pacifista", però vanno bene le bandiere palestinesi, che, notoriamente, sono simbolo di pacifismo.
Ma non c'è da meravigiarsi tanto. L'antiamericanismo e l'antiatlantismo della sinistra massimalista è ben radicato ed è del tutto coerente volere ospitare bandiere di chi si oppone all'esistenza di Israele, considerato Stato colonialista, se non fascista, contro cui i "resistenti" palestinesi lotterebbero da anni, nonchè alleato degli Stati Uniti.
È un altro dei motivi per i quali si ha così in uggia la resistenza ucraina all'aggressione russa. Gli ucraini hanno infatti lo "svantaggio" per la sinistra dura e pura di avere alle spalle gli ameriKani, e infondo Putin è pur sempre un russo, anche se non comunista. I vecchi automatismi ideologici si mettono subito in moto con primitiva semplicità.
La resistenza può essere solo antiamericana, e non importa se, 80 anni fa senza gli americani la resistenza partigiana sarebbe stata spazzata via dalle armate tedesche come un fastidio marginale, quello che conta è capovolgere la realtà, avere trasformato in nemici chi difende l'Occidente e i suoi valori. Tutto il resto è irrilevante.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Messaggioda Berto » dom apr 17, 2022 10:44 am

Quelli che è colpa della NATO e della CIA dell'imperialismo USA e dell'Europa sua colonia


https://www.sovranitapopolare.org/2022/ ... ati-uniti/
https://www.geopolitica.ru/it/article/p ... si-ucraina
https://www.lintellettualedissidente.it ... arsheimer/

Manfredi Varricchio
John Mearsheimer: il più influente e famoso Politologo degli Stati Uniti.
Cattedra di Relazioni Internazionali alla Chicago University.
"I russi osservarono l'espansione della NATO nel 1999 e nel 2004.
Incassarono i colpi.
Dopo il meeting di Bucarest del 2008, la Nato annunciò l'ingresso di Ucraina e Georgia.
I Russi tracciarono una linea sulla sabbia.
Perché?
Non ci sarebbe nemmeno da spiegarlo: l'espansione della Nato in Ucraina e Georgia è una MINACCIA ESISTENZIALE per la Russia.
Questo è un fondamento della geopolitica.
Il fatto che la gente non lo capisca in Occidente mi fa impazzire!
L'idea che si possa prendere un'alleanza militare come quella guidata dagli Stati Uniti (il paese più potente del mondo) e la si spinga verso i confini della Russia senza che la Russia si senta minacciata è letteralmente INCONCEPIBILE!
Negli Stati Uniti abbiamo la dottrina Monroe: nessuno si può avvicinare al continente americano!
Lo consideriamo il nostro cortile di casa.
Cosa ha accelerato il conflitto dopo il 2014, facendolo passare da bassa intensità ad alta intensità nel 2021?
La risposta è che gli Stati Uniti e i suoi alleati stavano "de facto" trasformando l'Ucraina in un membro della NATO.
Si sente molta Retorica sul fatto che la Russia non aveva niente da temere perché l'Ucraina non fa parte della NATO, oggi.
Ma se guardiamo quello che stavamo effettivamente facendo, è una storia diversa.
A cominciare dall'amministrazione Trump e poi con Biden, stavamo armando l'Ucraina.
Una cosa che spaventa a morte i russi sono i droni che la Turchia (Nato, Erdogan) ha dato agli ucraini nel 2021.
I droni turchi si sono rivelati efficaci sul campo di battaglia, come gli azeri hanno sperimentato contro gli armeni l'anno scorso.
Quindi i turchi hanno dato i droni, Stati Uniti e Inghilterra ogni sorta di armi.
Tu inizi ad addestrare gli ucraini con istruttori militari americani e inglesi e pensi che i russi non vedono questa come una minaccia?
Penso proprio di no!
Quindi succede che abbiamo armato e addestrato l'Ucraina; la trattiamo militarmente e diplomaticamente come un paese "de facto" della NATO.
Contemporaneamente abbiamo fatto una serie di azioni provocatorie: gli inglesi, follemente, hanno mandato un cacciatorpediniere nelle acque territoriali russe nell'estate 2021.
Gli americani hanno inviato un bombardiere lungo le coste russe del Mar Nero.
I russi hanno mandato un segnale molto chiaro: se l'Occidente alzerà la posta, la Russia alzerà la posta.
Adesso noi usiamo la retorica per far diventare i russi i cattivi della situazione.
Abbiamo inventato che Russia vuole creare una nuova Unione Sovietica, che Putin è il nuovo Hitler.
Sono tutte storie che abbiamo cominciato ad inventare dal 2014.
Non c'era nessuna minaccia prima del 2014, prima della nostra strategia del cavolo.
Non esisteva!
L'abbiamo inventata noi!
Sono delle Assurdità!
Gli Stati Uniti e i suoi alleati sono responsabili di questa crisi.
Non Putin, non la Russia.
Come si può uscire da questa crisi?
La soluzione ovvia sarebbe fare diventare l'Ucraina uno Stato neutrale o uno Stato cuscinetto, come è stato fino al 2014.
È stato la Nato a cambiare la situazione."
https://youtu.be/O4yVWKMVDhg
_______________
Aggiungo io.
La soluzione prospettata da Mearsheimer, che è la stessa di Sergio Romano e di ogni altro Politologo che ha a cuore gli equilibri di Pace nel Mondo, è esattamente quello che chiedevano i russi sin dall'inizio.
Ci sono altri interventi interessanti di Mearsheimer.
1- una Lectio magistralis di 6 anni fa, alla Chicago University, nella quale evidenziava che la strategia della NATO di provocare un'escalation armata della Russia era, oltre che criminale e ipocrita, pure Idiota perché la Russia dovremmo portarla insieme a noi alla guerra contro la Cina.
È una guerra che, volenti o nolenti, ci troveremo a combattere e la Russia è il perfetto pivot verso l'Asia.
https://youtu.be/JrMiSQAGOS4
2- un intervento precedente l'invasione dell'Ucraina nel quale rimarcava che la Russia non aveva alcuna intenzione né di invadere né di conquistare l'Ucraina.
Quello che chiedeva la Russia era una cosa da concedere per via negoziale.
Una cosa che non doveva essere nemmeno chiesta.
Non per paura ma perché è il minimo della decenza per preservare le architetture di Pace nel Mondo.
La Russia non avrebbe tratto alcun beneficio dall'invasione e non a caso l'intervento militare procede con il freno a mano.
Aveva solo la necessità di mostrare i muscoli sperando che dall'altra parte non vi fossero dei dissennati a continuare la provocazione o ad inviare armi, costringendola a proseguire.
Al fine di applicare sanzioni assassine.
https://youtu.be/Nbj1AR_aAcE


In questo articolo apparso sulla rivista statunitense "Foreign Affairs", il professor Mearsheimer, tra i maggiori esperti mondiali di relazioni internazionali di impronta Neorealista, spiega perchè la crisi ucraina non è stata provocata dalla Russia ma è solo il logico risultato di politiche sbagliate di Stati Uniti e alleati occidentali.
di John J. Mearsheimer (traduzione a cura di Giovanbattista Varricchio)
31 Dicembre 2014

https://www.lintellettualedissidente.it ... arsheimer/

Secondo il giudizio prevalente in Occidente, la responsabilità della crisi ucraina può essere addossata quasi interamente all’aggressione russa. Il Presidente russo Vladimir Putin, si sostiene, ha annesso la Crimea in virtù di un desiderio di lunga data di resuscitare l’Impero sovietico, e potrebbe infine procedere con il resto dell’Ucraina, così come con altri Paesi nell’Europa orientale. Secondo tale visione, la cacciata del Presidente ucraino Viktor Yanukovich nel febbraio 2014 ha semplicemente fornito il pretesto per la decisione di Putin di ordinare alle forze russe di impadronirsi di parte dell’Ucraina.

Questo resoconto però è sbagliato: gli Stati Uniti e i suoi alleati europei condividono la maggior parte della responsabilità di questa crisi. La radice del problema è l’allargamento della NATO, elemento centrale di una più ampia strategia volta ad estromettere l’Ucraina dall’orbita russa ed integrarla nell’Occidente.
Allo stesso tempo, l’espansione dell’Unione Europea verso est e il supporto dell’Occidente a un movimento pro-democrazia in Ucraina – iniziato con la Rivoluzione Arancione nel 2004 – erano altresì elementi critici. Fin dalla metà degli anni ’90, i leader russi si sono ostinatamente opposti all’espansione della NATO e, in anni recenti, hanno chiarito che non sarebbero stati a guardare mentre i loro vicini strategicamente importanti passavano dalla parte occidentale.
Per Putin, la deposizione illegale del Presidente pro-Russia eletto democraticamente – che lui ha correttamente etichettato come un “golpe” – era l’ultima goccia. Ha risposto prendendo la Crimea, una penisola che temeva potesse ospitare una base navale NATO, e lavorando per destabilizzare l’Ucraina finché questa abbandoni i suoi sforzi di unirsi all’Occidente.

La reazione di Putin non dovrebbe essere arrivata come imprevista. Dopotutto, l’Occidente si è mosso nelle vicinanze della Russia minacciando i suoi centrali interessi strategici, punto questo enfatizzato ripetutamente da Putin. Le élite negli Stati Uniti e in Europa sono state prese alla sprovvista dagli eventi solo a causa del fatto che aderiscono a una distorta visone della politica internazionale. Tendono a credere che la logica del realismo non abbia che una scarsa rilevanza nel ventunesimo secolo e che l’Europa può essere conservata integra e libera sulla base di quei principi liberali come la rule of law, l’interdipendenza economica e la democrazia. Ma questa visione è andata a monte in Ucraina. Qui la crisi dimostra che il realpolitik rimane rilevante, e gli Stati che lo ignorano lo fanno a loro rischio e pericolo. I leader europei e statunitensi hanno preso una cantonata cercando di far diventare l’Ucraina la roccaforte occidentale sul confine russo. Ora che le conseguenze sono state messe a nudo, sarebbe un errore ancor più grande continuare questa politica distorta. I leader europei e statunitensi hanno preso una cantonata cercando di far diventare l’Ucraina la roccaforte occidentale sul confine russo.

L’affronto occidentale

Nel momento in cui la Guerra Fredda sia avviava a una conclusione, i leader sovietici preferirono che le forze armati statunitensi rimanessero in Europa e la NATO restasse intatta, una soluzione, pensavano, che mantenesse una Germania unita e pacificata. Ma loro e i loro successori russi non volevano un ulteriore ingrandimento della NATO e supposero che i diplomatici occidentali avevano capito il loro interesse. L’amministrazione Clinton evidentemente pensò altrimenti, e a metà degli anni ’90, iniziò a premere per un’espansione della NATO. Il primo round dell’allargamento ebbe luogo nel 1999 e portò a sé la Repubblica Ceca, l’Ungheria, e la Polonia. Il secondo fu nel 2004; esso incluse Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia. Mosca reclamò amaramente fin dall’inizio. Per esempio durante il bombardamento NATO dei serbo-bosniaci nel 1995, il Presidente russo Boris Yeltsin disse: “Questo è il primo segno di cosa potrebbe accadere quando la NATO arriverà fino ai confini della Federazione Russa… La fiamma della guerra potrebbe spargersi per l’intera Europa.” Ma i russi erano troppo deboli al tempo per far sviare i movimenti verso est della NATO- che, in ogni caso, non sembravano così minacciosi, finché nessuno dei nuovi membri avesse non avesse condiviso il confine con la Russia, eccetto per le piccole repubbliche baltiche. A quel punto la NATO cominciò a guardare ancora più a est. Nel suo summit dell’aprile 2008 a Bucarest, l’Alleanza considerò di ammettere la Georgia e l’Ucraina. L’amministrazione G. W. Bush supportò questa idea, ma Francia e Germania si opposero per paura che questo potesse ingiustificatamente rendere ostile la Russia. Alla fine, i membri NATO raggiunsero un compromesso: l’Alleanza non iniziò il processo formale che avrebbe portato all’adesione, ma emanò un comunicato avallando le aspirazioni di Georgia e Ucraina e dichiarando audacemente: “Questi Paesi diverranno membri NATO.”

Mosca, d’altronde, non vide questa esternazione come un compromesso. Alexander Grushko, allora Ministro degli esteri russo disse: “L’adesione di Georgia e Ucraina all’Alleanza è un enorme errore strategico che avrebbe conseguenze molto serie per la sicurezza pan-europea.” Putin sostenne che ammettere queste due nazioni nella NATO avrebbe rappresentato “una minaccia diretta” alla Russia. Un giornale russo riportò che Putin, mentre stava parlando con Bush, “accennò molto chiaramente al fatto che se l’Ucraina fosse stata accettata nella NATO, avrebbe cessato di esistere.” L’invasione russa della Georgia nel 2008 avrebbe dovuto eliminare ogni dubbio circa la determinazione di Putin di prevenire la partecipazione di Georgia e Ucraina alla NATO. Il Presidente georgiano Mikheil Saakashvili, che era profondamente impegnato nel portare il suo Paese nella NATO, aveva deciso nel 2008 di reincorporare due regioni separatiste, Abkhazia e Ossezia del sud. Ma Putin cercò di tenere la Georgia debole e divisa – fuori dalla NATO. Dopo lo scoppio dei combattimenti tra il governo georgiano e i separatisti dell’Ossezia del sud, le forze russe presero il controllo dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud. Mosca aveva segnato il suo punto. Eppure nonostante questo chiaro avvertimento, la NATO non abbandonò mai pubblicamente il suo obiettivo di portare la Georgia e l’Ucraina nell’Alleanza. L’espansione della NATO proseguì nella sua marcia con l’Albania e la Croazia, divenuti membri nel 2009.

Anche l’Unione Europea iniziò la sua espansione verso est. Nel maggio 2008, svelò la sua iniziativa di Eastern Partnership, un programma volto a promuovere la prosperità in alcuni Paesi come l’Ucraina per integrarli nell’economia comunitaria. Non sorprendentemente, i leader russi hanno inteso questo piano come ostile agli interessi della loro nazione. Questo febbraio, prima che Yanukovich fosse estromesso dal suo incarico, il Ministro degli esteri russo Sergey Lavrov accusò l’Unione Europea di star tentando di creare “una sfera di influenza” nell’Europa orientale. Agli occhi dei leader russi, l’espansione dell’EU è un sotterfugio per l’espansione della NATO. Lo strumento finale dell’Occidente per staccare Kiev da Mosca è stato il suo sforzo di diffondere i valori occidentali e promuovere la democrazia in Ucraina e in altri stati post-sovietici, un piano che spesso implica il finanziamento di personaggi ed organizzazioni pro-Occidente. Victoria Nuland, Vice-segretario di Stato per gli affari Europei ed Eurasiatici, stimò che gli Stati Uniti avevano investito più di 5 miliardi dal ’91 per aiutare l’Ucraina a raggiungere “il futuro che si merita.” Come parte di questo sforzo, il governo USA ha foraggiato il National Endowment for Democracy. La fondazione nonprofit ha creato più di 60 progetti volti a promuovere la società civile in Ucraina, ed il suo Presidente, Carl Gershman, ha chiamato quel Paese come “il prezzo più grande.” Dopo che Yanukovich vinse le elezioni presidenziali nel febbraio 2010, la NED decise che lui stava danneggiando i suoi obiettivi, e così aumentò i suoi sforzi per supportare l’opposizione e rinforzare le istituzioni democratiche del Paese. Quando i leader russi osservarono l’ingegneria sociale occidentale in Ucraina, temettero che la loro nazione potesse essere la prossima. E queste paure raramente sono infondate. Nel settembre 2013, Gershman scrisse nel Washington Post, “la scelta dell’Ucraina di unirsi all’Europa accelererà la dismissione dell’ideologia imperialista russa che Putin rappresenta.” Aggiunse: “Anche i russi si trovano di fronte a una scelta, e Putin potrebbe ritrovarsi dalla parte del perdente non solo intorno a sé, ma nella stessa Russia.”

Creare una crisi

Immagina l’indignazione americana se la Cina avesse costruito un’impressionante alleanza militare, e cercasse di includervi Canada e Messico. La tripla iniziativa politica dell’Occidente – allargamento della NATO, espansione dell’UE e promozione della democrazia – hanno aggiunto benzina su un fuoco che aspettava di accendersi. La scintilla arrivò nel novembre 2013, quando Yanukovich rifiutò un’importante operazione commerciale che lui aveva negoziato con l’Unione Europea e decise di accettare invece una controfferta di 15 miliardi dalla Russia. Quella decisione diede avvio a manifestazioni antigovernative che si inasprirono i seguenti tre mesi e che da metà febbraio portarono alla morte di un centinaio di dimostranti. Emissari occidentali si affrettarono a confluire a Kiev per risolvere la crisi. Il 21 febbraio, il governo e l’opposizione raggiunsero un accordo che permetteva a Yanukovich di rimanere al potere finché non fossero state indette nuove elezioni. Ma questo accordo cadde subito e Yanukovich fuggì in Russia il giorno dopo. Il nuovo governo di Kiev era occidentalista e profondamente anti-russo, e conteneva quattro esponenti di rilievo che si potevano legittimamente definire neofascisti. Sebbene la vera estensione del coinvolgimento degli USA non è ancora venuta alla luce, è chiaro che Washington sostenne il golpe. Nuland e il senatore repubblicano John McCain hanno partecipato alle manifestazioni antigovernative, e Geoffrey Pyatt, ambasciatore USA in Ucraina, proclamò dopo la caduta di Yanukovich che quello era: “un giorno per i libri di storia.” Come rivelò la registrazione di una telefonata, Nuland aveva sostenuto un cambiamento di regime e volle il politico ucraino Arseniy Yatsenyuk come Primo Ministro nel nuovo governo, cosa che fece. Nessuna meraviglia se i russi di tutte le convinzioni pensano che l’Occidente abbia giocato un ruolo nella caduta di Yanukovich. Per Putin, il tempo di agire contro l’Ucraina e l’Occidente era arrivato. Poco dopo il 22 febbraio, ordinò alle sue forze armate di prendere la Crimea, e poco dopo l’annetté alla Russia. Il lavoro fu relativamente facile, grazie alle centinaia di soldati russi già stanziati alla base navale nel porto di Sebastopoli. La Crimea costituiva un facile obiettivo anche perché gli appartenenti all’etnia russa compongono grosso modo il 60% della sua popolazione. La maggior parte dei quali voleva lasciare l’Ucraina. Successivamente, Putin mise grande pressione al nuovo governo di Kiev per scoraggiarlo a parteggiare per l’Occidente contro Mosca, chiarendo che avrebbe distrutto l’Ucraina come Stato funzionante prima di permetterle di diventare la roccaforte dell’Occidente alle porte della Russia. A questo fine, ha fornito consulenti, armi e supporto diplomatico ai separatisti russi nell’est Ucraina, che stanno spingendo la nazione verso la guerra civile. Egli ha disposto un grande esercito sui confini ucraini, minacciando di invadere se il governo avesse messo alle strette i ribelli. Ha inoltre innalzato improvvisamente il prezzo del gas naturale che la Russia vende all’Ucraina e ha richiesto il pagamento delle passate esportazioni. Putin sta facendo il gioco duro.

La diagnosi

Le azioni di Putin sarebbero facili da comprendere. Un’immensa distesa pianeggiante che la Francia napoleonica e la Germania nazista hanno attraversato per colpire la stessa Russia, l’Ucraina serve come stato cuscinetto di enorme importanza strategica per la Russia. Nessun leader russo tollererebbe che un’alleanza militare, che era la nemica mortale di Mosca fino a poco tempo fa, possa penetrare in Ucraina. Né nessun leader russo avrebbe temporeggiato mentre l’Occidente aiutava l’instaurazione di un governo lì, che fosse determinato a integrare l’Ucraina con l’Occidente. A Washington potrebbe non piacere la posizione di Mosca, ma dovrebbe capirne la logica che la sottende. Questa è geopolitica: le grandi potenze sono sempre sensibili alla minaccia potenziale nei territori prossimi al loro Paese. Dopotutto, gli Stati Uniti non tollerano grandi potenze distaccate impiegando la sua forza militare ovunque nell’emisfero occidentale, ancor meno sui suoi confini. Immagina l’indignazione americana se la Cina avesse costruito un’impressionante alleanza militare, e cercasse di includervi Canada e Messico. Logica a parte, i leader russi hanno spiegato alle loro controparti occidentali in diverse occasioni che loro considerano l’espansione della NATO in Georgia e Ucraina inaccettabile, insieme con i molti sforzi fatti per portare queste due nazioni contro la Russia – un messaggio che la guerra russo-georgiana del 2008 ha reso cristallino.

Funzionari dagli Stati Uniti e i loro alleati europei asseriscono di aver provato in tutti i modi a placare le paure russe e che Mosca dovrebbe capire che la NATO non ha disegni sulla Russia. In aggiunta al continuo diniego che la sua espansione era finalizzata al contenimento della Russia, l’Alleanza non ha mai operato un dispiegamento permanente di forze militari nei suoi nuovi Stati membri. Nel 2002, ha altresì creato un’organizzazione chiamata il Consiglio NATO – Russia nell’intento di promuovere la cooperazione. Per rabbonire ulteriormente la Russia, gli Stati Uniti annunciarono nel 2009, che avrebbero dislocato il loro nuovo sistema di difesa missilistico su navi da guerra in acque europee, almeno inizialmente, piuttosto che in Repubblica Ceca o in Polonia. Ma nessuna di queste misure funzionò; i russi rimasero saldamente opposti all’espansione della NATO, specialmente in Georgia e in Ucraina. Sono i russi, non l’Occidente, che in definitiva decidono cosa debba essere considerato come una minaccia per loro.

Per capire perché l’Occidente, particolarmente gli USA, non riesca a comprendere che la sua politica in Ucraina stava mettendo a nudo il progetto di fondo di un maggiore scontro con la Russia, bisogna tornare indietro a metà degli anni ’90, quando l’amministrazione Clinton cominciò a sostenere l’espansione della NATO. Gli esperti avanzarono una varietà di argomenti pro o contro l’allargamento, ma non c’era consenso sul da farsi. Molti degli europei orientali emigrati negli States e le loro famiglie, per esempio, supportarono fortemente l’espansione, perché volevano che la NATO proteggesse alcuni Paesi come la Polonia e l’Ungheria. Anche alcuni realisti favorirono questa politica perché pensavano che la Russia avesse ancora bisogno di essere contenuta.

Ma la maggior parte dei realisti si oppose all’espansione, credendo che una grande potenza declinante con una popolazione che sta invecchiando e con un’economia monodimensionale non aveva bisogno di essere contenuta. Avevano, inoltre, paura che l’allargamento avrebbe solamente dato a Mosca un incentivo per causare problemi nell’est Europa. Il diplomatico USA George Kennan articolò questa prospettiva in un’intervista nel 1998, poco dopo che il Senato aveva approvato il primo round dell’espansione della NATO: “Penso che i russi reagiranno gradualmente piuttosto sfavorevolmente e questo influenzerà le loro politiche” ha detto “Penso sia un tragico errore. Non c’era alcuna ragione per questo. Nessuno stava minacciando nessun’altro.” Gli Stati Uniti e i suoi alleati dovrebbero abbandonare il loro piano di occidentalizzare l’Ucraina e puntare a farne un Stato cuscinetto neautrale.

Molti liberali, d’altra parte, favorirono l’allargamento, inclusi molti membri chiave dell’amministrazione Clinton. Credevano che la fine della Guerra Fredda avesse trasformato nelle sue fondamenta le politiche internazionali e che un nuovo ordine postnazionale avesse rimpiazzato la logica realista che governava l’Europa. Gli Stati Uniti non erano solo la “nazione indispensabile”, come affermava il Segratario di Stato Madeleine Albright; erano anche l’egemonia benigna e perciò improbabile da essere percepita come minaccia da Mosca. Lo scopo, in sostanza, era di fare si che l’intero continente somigliasse all’Europa occidentale. E così gli USA e i suoi alleati cercarono di promuovere la democrazia nei Paesi dell’Europa orientale, di accrescere la loro reciproca interdipendenza economica, e di integrarli nelle istituzioni internazionali. Avendo vinto il dibattito negli States, i liberali ebbero poco difficoltà nel convincere i loro alleati europei a supportare l’allargamento della NATO. Dopotutto, dati i passati successi dell’UE, gli europei erano, ancor più degli USA, affezionati all’idea che la geopolitica non avrebbe più significato molto e che un ordine liberale pan inclusivo potesse mantenere la pace in Europa.

I liberali hanno così profondamente dominato il discorso sulla sicurezza europea durante la prima decade di questo secolo che anche l’Alleanza ha adottato una politica di crescita, l’espansione NATO ha incontrato una piccola opposizione realista. La visione del mondo liberale è ora un dogma accettato tra i funzionari USA. In marzo, per esempio il Presidente Barack Obama inviò un discorso sull’Ucraina in cui parlava ripetutamente circa “gli ideali” che muovono la politica occidentale e come questi ideali “sono stati spesso minacciati da una vecchia e più tradizionale visione del potere.” La risposta del Segretario di Stato John Kerry alla crisi in Crimea riflette la stessa prospettiva: “Tu semplicemente non puoi comportarti nel ventunesimo secolo alla maniera del diciannovesimo, invadendo un’altra nazione con un pretesto completamente inventato.” In buona sostanza, le due parti in causa hanno operato con schemi diversi: Putin e i suoi compatrioti hanno pensato e hanno agito in accordo con i dettami realisti, mentre le loro controparti occidentali hanno aderito alle idee liberali sulle politiche internazionali. Il risultato è che gli USA e i suoi alleati hanno inconsapevolmente provocato una grave crisi in Ucraina.

Scaricabarile

Nella stessa intervista del 1998, Kennan predisse che l’espansione NATO avrebbe provocato una crisi, dopo la quale i proponenti dell’espansione avrebbero sostenuto “che vi abbiamo sempre detto come sono fatti i russi.” Come se imbeccati, la maggior parte dei funzionari occidentali hanno dipinto Putin come il vero colpevole della difficile situazione in Ucraina. In marzo, secondo il New York Times, il Cancelliere tedesco Angela Merkel fece intendere che Putin era irrazionale, dicendo a Obama che lui era “in un altro mondo.” Nonostante abbia senza dubbio tendenze autocratiche, nessuna evidenza sostiene l’accusa che sia mentalmente squilibrato. Al contrario: è uno stratega di prima categoria che dovrebbe essere temuto e rispettato da chiunque lo sfidi sul piano della politica estera. Altri analisti asseriscono, più plausibilmente, che a Putin dispiaccia la scomparsa dell’Unione Sovietica ed è determinato ribaltarla espandendo i confini della Russia. Secondo questa interpretazione, avendo Putin preso la Crimea, sta ora tastando il polso per vedere se è arrivato il momento giusto per conquistare l’Ucraina, o almeno la sua parte orientale, e avrà infine un atteggiamento aggressivo rispetto ad altri Paesi nelle vicinanze della Russia. Per alcuni in questo campo, Putin rappresenta un moderno Adolf Hitler, e cercare una qualunque forma di dialogo con lui sarebbe ripetere l’errore di Monaco. Quindi la NATO deve ammettere la Georgia e l’Ucraina per contenere la Russia prima che questa domini i suoi vicini e minacci l’Europa occidentale.

Questo argomento cade davanti a una verifica accurata. Se Putin era impegnato a creare una grande Russia, segnali delle sue intenzioni sarebbero certamente venuti fuori prima del 22 febbraio. Ma non c’è virtualmente nessuna prova che lui fosse propenso a prendere la Crimea, e ancor meno altri territori in Ucraina, prima di quella data. Persino i leader occidentali che hanno sostenuto l’espansione della NATO non lo stavano facendo per la paura che la Russia stesse per usare la forza militare. Le azioni di Putin in Crimea li hanno presi completamente alla sprovvista e sembrano essere una reazione spontanea alla cacciata di Yanukovich. Subito dopo, lo stesso Putin disse che si era opposto a una secessione della Crimea, prima di cambiare rapidamente parere. Inoltre, anche se avesse voluto, alla Russia manca la capacità di conquistare e annettere facilmente l’est Ucraina, ancor meno l’intero Paese. Grosso modo 15 milioni di persone – un terzo della popolazione Ucraina – vive tra il fiume Dnepr, che taglia in due il Paese, e il confine russo. Una schiacciante maggioranza di queste persone vuole rimanere parte in Ucraina e resisterebbe sicuramente a un’occupazione russa. Ancora oltre, il mediocre esercito russo, che mostra pochi segnali di trasformazione in una Wehrmacht, avrebbe poche chance di pacificare tutta l’Ucraina. Mosca è anche in una posizione economica troppo critica per pagare un’occupazione dispendiosa; la sua debole economia soffrirebbe ancor di più davanti alle conseguenti sanzioni. Ma anche se la Russia vantasse un potente apparato militare e una notevole economia, sarebbe probabilmente ancora incapace di occupare con successo l’Ucraina. Basti considerare esperienze statunitensi e sovietiche in Afghanistan, le esperienze statunitensi in Vietnam e Iraq, l’esperienza russa in Cecenia per ricordare che le occupazioni militari solitamente finiscono male. Putin capisce sicuramente che provare a sopraffare l’Ucraina equivarrebbe a ingoiare un porcospino. La sua reazione agli eventi è stata difensiva, non offensiva.

Una via di fuga

Dato per assunto che molti dei leader occidentali continuano a negare che il comportamento di Putin possa essere motivato da legittime questioni di sicurezza, non sorprendentemente hanno tentato di cambiarlo, raddoppiando sulle loro politiche esistenti e hanno punito la Russia per impedire ulteriori aggressioni. Nonostante Kerry ha affermato che “tutte le alternative sono sul tavolo” nemmeno gli USA o i suoi alleati NATO sono preparati a usare la forza per difendere l’Ucraina. L’Occidente sta contando sulle sanzioni per costringere la Russia a cessare il suo supporto per l’insurrezione nell’Ucraina orientale. In luglio gli USA e l’UE hanno dato luogo al terzo giro di sanzioni limitate, mettendo nel mirino principalmente personaggi di alto profilo strettamente legati al governo russo insieme con alcune banche, compagnie energetiche, e aziende della difesa di alto livello. Hanno anche minacciato di scatenare un altro, duro giro di sanzioni, finalizzato a tutti i settori dell’economia russa.

Queste misure avranno poco effetto. Sanzioni rigide sono comunque fuori dal tavolo; i Paesi dell’Europa occidentale, specialmente la Germania, hanno resistito alla loro imposizione per paura che la Russia possa replicare con la stessa moneta e causare seri danni economici dentro l’UE. Ma, anche se gli USA potessero convincere i loro alleati a mettere in pratica misure drastiche, Putin probabilmente non altererebbe la sua condotta. La storia dimostra come i Paesi assorbiranno enormi quantità di punizioni allo scopo di proteggere i loro interessi vitali. Non c’è ragione alcuna di credere che la Russia possa rappresentare un’eccezione a questa regola. I leader occidentali rimasti attaccati alle politiche aggressive che hanno precipitato la crisi in un primo tempo. In aprile, il Vice-presidente americano Joseph Biden si incontrò con i legislatori ucraini e disse loro: “Questa è una seconda opportunità per andare avanti sulle originali promesse fatte dalla Rivoluzione Arancione.” John Brennan, il direttore della CIA, non aiutò le cose quando, lo stesso mese, visitò Kiev in un viaggio di cui la Casa Bianca disse essere finalizzato a incrementare la cooperazione sulla sicurezza con il governo ucraino.

Intanto l’Unione Europea, ha continuato a spingere la sua Eastern Partnership. In marzo, José Manuel Barroso, Presidente della Commissione Europea, sintetizzò il pensiero comunitario sull’Ucraina asserendo: “Abbiamo un debito, un dovere di solidarietà con quella nazione, e lavoreremo per averli il più vicino possibile a noi.” E, come volevasi dimostrare, il 27 giugno, l’UE e l’Ucraina firmarono l’accordo economico che Yanukovich aveva fatalmente rifiutato sette mesi prima. Sempre in giugno, al meeting dei ministri degli esteri dei Paesi NATO, era accordato che l’Alleanza sarebbe rimasta aperta a nuovi membri, nonostante i ministri degli esteri si astenessero dal menzionare per nome l’Ucraina. “Nessun Paese terzo ha un potere di veto sull’allargamento della NATO”, ha annunciato Anders Fogh Rasmussen, Segretario generale della NATO. I ministri degli esteri si sono trovati d’accordo nel sostenere diverse misure per incrementare le capacità militari dell’Ucraina in alcune aree come il comando e il controllo, logistica e cyberdifesa. I leader russi hanno naturalmente sobbalzato davanti a queste azioni; la risposta dell’Occidente alla crisi renderà soltanto peggiore una brutta situazione.

C’è comunque una soluzione alla crisi – nonostante richiederebbe all’Occidente di pensare al Paese in un modo fondamentalmente diverso. Gli Stati Uniti e i suoi alleati dovrebbero abbandonare i loro piani di occidentalizzare l’Ucraina, e invece puntare a renderla un cuscinetto neutrale tra la NATO e la Russia, simile alla posizione dell’Austria durante la Guerra Fredda. I leader occidentali dovrebbero riconoscere che l’Ucraina importa così tanto a Putin che loro non possono sostenere un regime anti-russi lì. Questo non vuol dire che un futuro governo ucraino dovrebbe essere pro-russo o anti-NATO. Al contrario, l’obiettivo dovrebbe essere un’Ucraina sovrana che non cada né nel campo russo, né in quello occidentale. Per raggiungere questo fine, gli USA e i suoi alleati dovrebbero pubblicamente escludere l’espansione della NATO in Georgia e in Ucraina. L’Occidente dovrebbe anche aiutare la formazione di un piano di recupero economico per l’Ucraina finanziato insieme con UE, Fondo Monetario Internazionale, Russia e Stati Uniti – una proposta che la Russia accoglierebbe, dati i suoi interessi nell’avere un’Ucraina stabile e prospera sul suo lato occidentale. L’Occidente dovrebbe considerevolmente limitare i suoi sforzi di ingegneria sociale dentro l’Ucraina. E’ ora di porre fine al supporto occidentale per una nuova Rivoluzione Arancione. Ciononostante, gli USA e i leader europei dovrebbero incoraggiare l’Ucraina a rispettare i diritti delle minoranze, specialmente i diritti linguistici dei russofoni.

Alcuni potrebbero argomentare che cambiando politica sull’Ucraina a questo punto potrebbe seriamente danneggiare la credibilità americana nel mondo. Ci sarebbero indubbiamente costi inevitabili, ma i costi di continuare una strategia sbagliata potrebbero essere ancora maggiori. Anzi, gli altri Paesi sono più propensi a rispettare uno Stato che impara dai propri errori e in sostanza lascia in legato una politica che funzioni effettivamente con il problema in questione. Questa opzione è chiaramente aperta agli Stati Uniti. Si sente anche la rivendicazione che l’Ucraina ha il diritto di determinare con chi essa voglia essere alleata e i russi non hanno il diritto di prevenire la partecipazione di Kiev all’Occidente. Questa è una via pericolosa per l’Ucraina di pensare le scelte di politica estera. La triste verità è che potrebbe spesso aggiustare le cose quando le grandi potenze sono in gioco. Diritti astratti come quello all’autodeterminazione sono largamente privi di senso quando Stati potenti entrano in contesa con Stati più deboli. Aveva Cuba il diritto a formare un’alleanza militare con l’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda? Gli States certamente non la pensavano così e i russi pensano allo stesso modo circa la partecipazione dell’Ucraina all’Occidente. E’ nell’interesse ucraino capire questi fatti e procedere con cautela quando dialoga con il suo vicino più potente.

Anche se uno rigetta questa analisi, comunque, e crede che l’Ucraina ha il diritto di petizione per richiedere l’adesione all’UE o alla NATO, rimane il fatto che gli USA e i suoi alleati europei hanno il diritto di rigettare queste richieste. Non c’è ragione per l’Occidente di accogliere l’Ucraina se è propensa nel perseguire una politica estera sbagliata, soprattutto se la sua difesa non è un interesse vitale. Dare soddisfazione ai sogni di alcuni ucraini non merita l’animosità e il conflitto che causerebbe, soprattutto per il popolo ucraino. Certamente, alcuni analisti potrebbero ammettere che la NATO ha gestito le relazioni con l’Ucraina malamente e inoltre affermare che la Russia costituisce un nemico che potrà soltanto crescere in maniera formidabile nel tempo – e che l’Occidente di conseguenza non ha scelta se non continuare la sua attuale politica. Ma questo punto di vista è gravemente sbagliato. La Russia è una potenza declinante, e non potrà che indebolirsi col tempo. Anche se la Russia fosse una potenza emergente, a maggior ragione, non avrebbe senso incorporare l’Ucraina nella NATO. La ragione è semplice: gli Stati Uniti e i suoi alleati europei non considerano l’Ucraina di interesse strategicamente vitale, come la loro contrarietà a usare la forza militare per venire in suo aiuto ha dimostrato. Sarebbe perciò sommamente folle creare un nuovo membro della NATO che gli altri membri non hanno intenzione di difendere. La NATO si è espansa in passato perché i liberali davano per scontato che l’Alleanza non avrebbe mai dovuto onorare le sue nuove garanzie in tema di sicurezza, ma il recente gioco di potere della Russia dimostra che garantire la membership NATO all’Ucraina potrebbe spingere la Russia e l’Occidente in rotta di collisione.

Rimanere attaccati alla politica corrente complicherebbe altresì le relazioni occidentali con Mosca su altre questioni. Gli USA hanno bisogno dell’assistenza della Russia per ritirare gli equipaggiamenti dall’Afghanistan attraverso il territorio russo, raggiungere un accordo sul nucleare con l’Iran, e stabilizzare la situazione in Siria. In effetti, Mosca ha aiutato Washington in tutte e tre le questioni in passato; nell’estate del 2013, fu Putin a togliere le castagne di Obama dal fuoco incoraggiando il dialogo col quale la Siria acconsentiva a cedere le sue armi chimiche, evitando così l’attacco militare USA che Obama aveva minacciato. Gli Stati Uniti avranno anche bisogno, prima o poi, dell’aiuto della Russia per contenere la crescita della Cina. La corrente politica americana, sta comunque portando Mosca e Pechino sempre più vicine. Gli Stati Uniti e i suoi alleati europei sono davanti a una scelta per quanto riguarda l’Ucraina. Possono continuare la loro attuale politica, che esacerberà le ostilità con la Russia e devasterà l’Ucraina – uno scenario in cui tutti ne uscirebbero sconfitti. O possono cambiare marcia e lavorare per creare un’Ucraina prospera ma neutrale, che non minacci la Russia e conceda all’Occidente di ripristinare le sue relazioni con Mosca. Con questo approccio, tutte le parti in causa vincerebbero.
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Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Messaggioda Berto » dom apr 17, 2022 10:45 am

Bufera sul presidente Pagliarulo: "La nostra lotta diversa da quella di Zelensky". E mette in dubbio la strage di Bucha
L'Anpi resta tifosa di Mosca: vieta vessilli Nato. il 25 Aprile e boccia la resistenza di Kiev

Pasquale Napolitano
16 Aprile 2022

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1650084748

L'Anpi non taglia il cordone ombelicale con la Russia (ex Urss) e impone l'editto anti-Nato in occasione del 25 aprile. Gianfranco Pagliarulo, presidente Anpi, dice no alle bandiere Nato alle celebrazioni per la festa della liberazione: «Faremo il possibile per impedire qualsiasi incidente o provocazione. Le bandiere Nato sono inappropriate in questa circostanza in cui bisogna parlare di pace».

Il diktat arriva durante la conferenza di presentazione degli eventi per celebrare il 25 aprile. Sul conflitto in Ucraina, l'associazione degli ex partigiani continua a mantenere una posizione ambigua. Al punto da rimarcare una differenza tra la resistenza italiana (supportata dagli americani) e quella ucraina: «Noi pensiamo sia giusto riconoscere la lotta delle popolazioni ucraine come una lotta di resistenza. Detto questo, secondo noi, sarebbe sbagliato equiparare la lotta dei cittadini ucraini con quella avvenuta in Italia, che si è svolta anche in un contesto totalmente diverso. La resistenza italiana nasce l'8 settembre 1943 e si conclude il 25 aprile del 1945, la guerra era in corso, gli alleati erano in guerra contro la Germania e l'Italia fascista, fornirono armi per chiudere al più presto la guerra. È stata l'ultima fase di quella guerra. Il paragone è del tutto improprio. L'Italia non è in guerra contro la Russia, noi vorremmo evitare che tramite l'invio delle armi ci si avvii ad una linea rossa da non travalicare. C'è stata una resistenza anche in Iraq, una dei talebani, o quella di Gheddafi, ma questo non vuol dire che siano state uguali a quella che si svolge ora in Ucraina», rincara Pagliarulo.

L'antipatia dell'Anpi verso Kiev è chiara quando il presidente ammette: «Anche in Ucraina ci sono vuoti democratici. Zelensky ha sciolto una decina di partiti di opposizione recentemente. Ci sono state tante violenze in passato a cominciare dalla terribile guerra del Donbass, cominciata dopo Maidan e dopo l'indipendenza della Crimea. Andiamo oltre i buoni e cattivi e vediamo come stanno davvero le cose». E poi, ecco, puntuale arriva il sospetto sull'eccidio di Bucha: «Su Bucha c'è una larghissima probabilità che siano stati i russi, ciò non toglie che sia ragionevole che si crei una commissione indipendente che indaghi su quei fatti» chiede il presidente. L'Anpi ribadisce il no all'invio delle armi a Kiev: «Assistiamo ad un riarmo generalizzato come avvenne prima della prima e della seconda guerra mondiale. Tutto ciò inasprisce le tensioni. Si sta creando a una reazione a catena apocalittica che potrebbe portare ad una catastrofe» spiega Pagliarulo. Parole che infiammano le polemiche in vista del 25 aprile, giornata che in Italia continua a dividere.

La comunità ebraica si scaglia contro l'Anpi: «Caro Pagliarulo, non armare Kiev significa fare il gioco di Putin, come chi davanti a uno stupro per strada si volta dall'altra parte. Ho sentito con sgomento la conferenza stampa del presidente Anpi nazionale Pagliarulo, e con dolore devo definire le sue parole ipocrite», replica Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano. Si smarca dall'Anpi l'ex capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci: «La posizione del presidente dell'Anpi Pagliarulo continua ad essere molto discutibile, io non la condivido affatto». La condanna arriva anche da Radicali e Azione che, con Osvaldo Napoli, attacca: «Ritiene giusto escludere le bandiere Nato, oggi, e ieri di ospitare terroristi palestinesi per il 25 aprile ed escludere rappresentanti della Brigata Ebraica».



Pagliarulo dixit | La propaganda putiniana del capo dei partigiani italiani contro i «nazisti ucraini»
Linkiesta.it
Carmelo Palma
18 Aprile 2022

https://www.linkiesta.it/2022/04/paglia ... utin-anpi/

Gratificato da immeritata notorietà, dopo la nuova invasione russa dell’Ucraina, per avere schierato l’ANPI su una posizione neutralista e disarmista, eccepito sulle responsabilità russe a proposito degli eccidi di Bucha e proibito le bandiere della Nato alle celebrazioni del 25 aprile, il Presidente dell’ANPI Gianfranco Pagliarulo potrebbe sembrare a prima vista un grigio travet del cerchiobottismo post-comunista e del pacifismo a geometria variabile.

Un ex funzionario della Rivoluzione che, rimasto orfano degli amici, si tiene stretto almeno i nemici e, senza neppure più aspettare l’alba del sole dell’avvenire e del mondo nuovo senza padroni, combatte la tenebra della dominazione yankee sul vecchio mondo liberal-capitalista e soprattutto l’Anticristo della sinistra obbediente al Washington consensus e ai principi economici e civili dell’ordine atlantico.

Di lui si sapeva che era stato dirigente del PCI, poi nel 2001 senatore di Rifondazione Comunista e quindi, dopo la scissione cossuttiana, dei Comunisti italiani, di cui aveva diretto il giornale di partito, La rinascita della sinistra.

Uscito dal PdCI con l’attuale assessore alla sanità della Regione Lazio D’Amato, aveva animato alcune esperienze rosso-verdi nella sinistra del PD, quindi aveva abbandonato l’attività di partito e si era dedicato all’impegno nell’ANPI, di cui nel 2020 era diventato presidente succedendo a Carla Nespolo.

Della sua attività politica negli anni della scalata ai vertici dell’associazione dei partigiani italiani non parlano i libri e neppure i giornali, ma il suo profilo Facebook, che consente di rettificare l’immagine troppo benevola che emerge da questo ritratto da triste e depresso nostalgico del PCI.

Pagliarulo non è stato uno dei tantissimi ex comunisti che sono rimasti ostili all’Occidente e alla Nato shakerando le retoriche pacifiste di Gino Strada, quelle ambientaliste di Vandana Shiva e quelle economiche di Marianna Mazzucato. Pagliarulo è stato una sorta di Giulietto Chiesa bonsai. Un volenteroso nano tra i – chiamiamoli così – giganti del putinismo ex comunista, in convergenza parallela con i putinisti tendenza Salvini-Savoini, che la guerra all’Ucraina ha ricongiunto ai primi in un grande abbraccio pacifista.

Qualunque porcheria negazionista che abbiamo sentito in questi anni dalla bocca di Putin, qualunque riscrittura sovietica della storia Ucraina e dell’Euromaidan come colpo di stato americano e qualunque ribaltamento nella vicenda bellica ucraina come un attacco nazista Usa alla Russia, dal 2014 Pagliarulo l’ha scritta sul suo profilo Facebook usando a piene mani fonti governative del Cremlino. Un infaticabile volantinatore delle veline della propaganda putiniana. Non manca nulla. Lo scarso successo dei suoi post – pochi like, commenti e interazioni – non cambiano il senso del suo impegno assiduo. Come si sa, a quelle latitudini non conta il valore del servizio, ma il pensiero, la dedizione e l’obbedienza.

Passiamo in rassegna alcuni interventi del 2014, dopo l’annessione della Crimea e l’invasione del Donbass da parte della Russia.

«Bombardata Donetsk dai caccia e dagli elicotteri. Circa cento morti. Dopo la strage di Odessa. Per molto meno sono intervenuti in passato l’Onu, la Nato, il tribunale dell’Aja. Oggi, invece, c’è il silenzio dei cimiteri. Tranne gli States, che applaudono. Questo è il nuovo presidente dell’Ucraina». (28 maggio 2014)

«Fosforo bianco su Slovjansk lanciato dagli aerei del nuovo presidente ucraino. Come a Falluja. È una tecnica molto americana. Sono le famose ’armi chimiche’. Che dice l’Unione Europea? Cosa dicono le Nazioni Unite?». (12 giugno 2014)

«Trovo la cosa grave, sbagliata e controproducente perché la presenza di una nave della marina militare italiana che va per conto della Nato nel Mar Nero in rapporto alla crisi ucraina aumenta la tensione internazionale. Da mesi Stati Uniti, Europa e Nato stanno giocando col fuoco in una polveriera», a proposito dell’ingresso nel Mar Nero di una nave militare italiana. (15 giugno 2014)

«L’UE ha versato al nuovo governo ucraino … egemonizzato da forze paramilitari esplicitamente neonaziste e sostenuto economicamente, militarmente e politicamente dal Dipartimento di Stato americano, 500 milioni di Euro, che si sommano ai 100 milioni versati il 20 maggio. Leggo che questi 500 milioni (ai quali si aggiungerà prossimamente un’altra cifra superiore al miliardo di euro) sono stati acquisiti dall’UE indebitandosi sul mercato finanziario. Per pagarli ci sarà bisogno, verosimilmente, di nuove strette di austerità». (18 giugno 2014).

«Nazisti italiani in Ucraina. E non è una novità». (20 giugno 2014).

«Non pubblico le foto di persone fatte a pezzi a Gaza dai bombardamenti israeliani e nelle Repubbliche dell’est Ucraina dai bombardamenti dei nazistoidi di Kiev. Ma le foto ci sono, a migliaia, prova inconfutabile degli orrendi massacri in corso». (29 luglio 2014)

«Più tempo passa, più mi convinco che gli States vogliono la guerra per uscire dalla crisi. Ma se fosse guerra, sarebbe guerra in Europa, e sarebbe una catastrofe». (9 agosto 2014)

«Toh! La verità sta venendo fuori persino sulla stampa italiana! L’aereo della Malesia NON è stato abbattuto dai cattivi ribelli filorussi ma dai buoni governanti di Kiev, cioè i nazisti». (13 agosto 2014)

«Questo tal vicepresidente Usa, Joe Biden, avrebbe ammonito Mosca – leggo sui giornali online – contro ogni «violazione della sovranità» di Kiev. A parte il fatto che prima di ammonire bisognerebbe avere la prova della violazione, si fa presente che la politica estera americana dal dopoguerra ad oggi, ma in particolare negli ultimi vent’anni, è stata una serie pressocché ininterrotta di violazioni di sovranità di altri Paesi». (16 agosto 2014)

«È evidente che il governo ucraino, che andrebbe processato per crimini contro l’umanità, non vuole fare arrivare gli aiuti alle popolazioni che sta bombardando. È altrettanto evidente che cerca ogni pretesto per aprire un conflitto armato con la Russia», commentando un comunicato ufficiale del ministero degli esteri russo (22 agosto 2014)

«Rasmussen (che sarebbe il segretario della Nato) minaccia la guerra alla Russia». (27 agosto 2014)

«Gli Stati Uniti non vogliono una composizione pacifica della guerra civile in Ucraina. Da tempo gli Stati Uniti, la Nato e Israele stanno facendo morire l’Onu». (29 agosto 2014)

«La cosa interessante è che, secondo Repubblica, la forza d’intervento rapido NATO, che comprende anche un contingente italiano della Folgore (e te pareva!), è stata creata a difesa – pensate un po’ – di Estonia, Lettonia e Lituania dal rischio di un’aggressione russa. I casi sono tre: essendo ovvio che la Russia non ha in nessun modo dato segnali di voler attaccare le tre repubbliche, o questa “forza NATO” è pura propaganda, o è una sfida al riarmo ai confini con la Russia, oppure, infine, si ha notizia che all’interno delle tre repubbliche stia per scoppiare qualcosa a causa della profondissima crisi in cui versano nel contesto UE». (3 settembre 2014)

«Cento parà della Folgore pronti ad invadere la steppa sotto la saggia guida dell’obnubilato Rassmussen!» (6 settembre 2014)

«Grottesco e reticente il rapporto dell’Ufficio di Sicurezza olandese sull’abbattimento del Boing malese. La prima conclusione è che è stato abbattuto. Grande scoperta! La seconda conclusione è che, guardando le foto che si conoscono da mesi e che io ho pubblicato su Facebook molto tempo fa e che dimostrano incontrovertibilmente che l’aereo è stato mitragliato da centinaia di proiettili (la grande parte dei fori è tondeggiante, più piccoli e piegati all’interno quelli di entrata, più grandi e piegati all’esterno quelli di uscita), è che forse è stato colpito da un missile! Gli olandesi cercano malamente di accreditare la tesi di Kiev». (9 settembre 2014)

«Testo interessante sull’Ucraina, a proposito delle falsità finora veicolate dai media». Il testo interessante è titolato: «Non c’è nessuna invasione russa» (10 settembre 2014

«Pazzi da legare (in senso stretto) al governo dell’Ucraina». (15 settembre 2014)

«Questo presidente, premio Nobel per la pace, sta portando il mondo davanti a un abisso», a commento di un articolo di fonte governativa russa intitolato «Obama esorta tutto il mondo a unirsi contro la Russia». (28 settembre 2014)

Di fronte a tutto questo, appare evidente che l’attuale neutralismo di Pagliarulo non è una posizione, ma una maschera per dissimulare un putinismo molto radicato, ma oggi poco confessabile. È dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, del resto, che nella sinistra comunista il pacifismo è il surrogato conveniente e politicamente corretto della difesa della guerra della Russia totalitaria all’Occidente democratico, di cui l’Ucraina è la nuova e sanguinosa frontiera. E mentre Putin traccia il solco, Pagliarulo, come può, lo difende.





Il genocidio di Putin
di Timothy Snyder, da Il Foglio
Alessandra Casula
28 marzo 2022

https://www.facebook.com/alessandra.cas ... 4232398719

Vladimir Putin ha costruito il suo progetto di genocidio degli ucraini per anni. L’abbiamo ascoltato?
Una decina di anni fa Putin ha proposto il paradigma friend or foe amico o nemico, seguendo il pensatore giuridico nazista Carl Schmitt e il filosofo fascista russo Ivan Ilyin, che Putin considera un maestro. L’Ucraina era un amico forzato: chiunque non capisse che gli ucraini erano parte della civiltà russa era un nemico. Per Putin, “l’unità delle anime” di russi e ucraini era la volontà di Dio difesa da un atto di violenza purificatrice. In un lungo saggio del luglio scorso, Putin ha sostenuto che la nazione ucraina non esiste. Mettendo insieme le sue considerazioni precedenti con alcune che lui ha presentato come “storiche”, Putin ha teorizzato l’“unità” di russi e ucraini.
L’occidente ha fatto credere agli ucraini che avessero una loro identità separata, ma questo doveva essere corretto. Questo approccio riecheggiava la visione di Hitler. Il führer pensava anche che gli ucraini fossero un popolo coloniale naturale, che, una volta liberati dalla presunta leadership ebraica dell’Unione sovietica, avrebbero felicemente servito nuovi padroni. Dmitri Medvedev ha chiuso il divario tra queste due posizioni, chiarendo che ciò che squalificava il governo ucraino fosse proprio il suo presidente ebreo. Nelle settimane precedenti all’invasione, la Russia s’è rifiutata di negoziare con l’Ucraina, presentandola come un vassallo.
Putin ha continuato questa sua argomentazione il 21 febbraio, annunciando che le truppe russe sarebbero entrate in Ucraina perché lo stato ucraino era uno stato artificiale. Poiché l’Ucraina è stata “interamente creata dalla Russia”, la Russia aveva il diritto di correggere l’errore. Affermare che non esiste una nazione o uno stato significa rivendicare il diritto di distruggerla. “De-nazificazione” e “smilitarizzazione”, i due obiettivi di guerra che Putin ha annunciato il 24 febbraio, il giorno in cui è iniziata la sua invasione, non significavano altro che questo.
“De-nazificazione” significa: l’eliminazione delle persone che non capiscono che l’Ucraina è parte di una Russia più grande. È facile farsi distrarre dalla perversità del riferimento nazista, dato che l’Ucraina è una democrazia con un presidente ebreo, e dato che le bombe russe hanno persino ucciso un sopravvissuto dei campi di concentramento. Ma sotto c’è la politica: “de-nazificazione” per Putin significa solo la licenza di uccidere o di deportare. Poiché il termine “nazista” non si riferisce a nessuno in particolare, è una giustificazione per una guerra e una pulizia etnica senza fine. Finché gli ucraini resistono, ci saranno “nazisti” da punire.
“Demilitarizzazione” significa: la distruzione di uno stato sovrano con la forza, e include l’eliminazione di chiunque sia in grado di preservare le forme elementari di sovranità. L’obiettivo iniziale della guerra era quello di catturare (e presumibilmente uccidere) la leadership ucraina, che Putin ha definito il 24 febbraio come una “giunta anti popolare” e il giorno successivo come “drogati e neonazisti”.
Il 16 marzo, nel corso di un discorso febbrile in cui attaccava chi lo criticava internamente definendoli “traditori” e “feccia”, Putin si riferiva ai russi con legami con l’occidente chiamandoli “moscerini”. Nella sua mente, gli ucraini sono russi che amano gli occidentali. Devono essere corretti con la forza – “puliti” o “sputati fuori”.
Putin aveva previsto il collasso dell’Ucraina nel giro di due giorni. Non è andata così, ma era già in atto la propaganda adatta a questa previsione. Il servizio stampa ufficiale russo, Ria Novosti, ha pubblicato accidentalmente il 26 febbraio un annuncio di vittoria. Riprendeva tutti i temi genocidari di Putin dalla prospettiva di “una nuova epoca”: lo stato ucraino non esiste più, e la popolazione del suo territorio ha accettato con gioia il dominio russo. L’“unità” è stata raggiunta attraverso la “risoluzione della questione ucraina”. Uno stato ucraino “non esisterà mai più”, e le masse si sono accomodate felicemente in una nuova vita da “piccoli russi”.
La distanza tra queste fantasie e la realtà è la ragione per cui ci sono ora le atrocità che vediamo. Putin non può ammettere l’errore e deve cercare di piegare il mondo alla sua fantasia. La vittoria può voler dire soltanto un paese così distrutto che i resti di una popolazione apolide non hanno altra scelta che accettare di appartenere a una nazione straniera, sottomettersi al controllo della polizia russa e alla rieducazione per il resto della vita, e accettare che i loro figli siano cresciuti come russi senza nessuna delle libertà che hanno conosciuto come ucraini.
Questa ambizione è ben visibile guardando il modo in cui la guerra viene portata avanti: squadre di assassini continuano ad arrivare, e le élite locali continuano a scomparire. Migliaia di ucraini sono stati deportati in Russia contro la loro volontà. Ospedali, scuole e rifugi antiaerei civili sono presi di mira ancora e ancora. Un quarto di una popolazione di 44 milioni di persone è sfollato a causa della guerra.
Le parole di Putin si riflettono chiaramente nelle azioni del suo paese in Ucraina. L’articolo II della Convenzione dell’Onu sul genocidio specifica cinque criteri che soddisfano la definizione di “genocidio”; tutti e cinque sono stati commessi dalle forze russe in Ucraina. Per quanto riguarda la prova dell’intenzione: Putin stesso l’ha confessata, lo fa da sempre.
Gli ucraini sono consapevoli di tutto ciò ed è il motivo per cui stanno combattendo. Individuare l’aspirazione genocida di Putin può aiutare il resto di noi a capire da dove viene questa guerra, dove sta andando e, soprattutto, perché non può essere persa.
* Timothy Snyder è professore di Storia all’Università di Yale. Grande esperto di Russia e di Ucraina, ha pubblicato tra gli altri libri “Terre di sangue” e “Road to Unfreedom”. Ha appena aggiornato l’edizione audio di uno dei suoi saggi più famosi, “On Tyranny” con venti nuove lezioni sull’Ucraina.



Questo scritto russo, della Russia di Putin è peggio del Mein Kampf di Hitler

"Cosa la Russia deve fare con l'Ucraina?"
[Un assurdo progetto, che non è tanto assurdo perché già si sta realizzando in Bielorussia, dove viene rapidamente cancellato tutto lo sfondo etnico-storico-nazionale].
RIA Novosti, 04/03/2022, Timofey Sergeytsev filosofo, metodologo, membro del Club Zinoviev MIA Russia Today
"Abbiamo scritto dell'inevitabilità della denazificazione dell'Ucraina ad aprile dello scorso anno. Non abbiamo bisogno dell'Ucraina nazista, di Bandera, del nemico della Russia e lo strumento dell'Occidente per la distruzione della #Russia. Oggi la questione della denazificazione si è spostata su un piano pratico.
La denazificazione è necessaria quando una parte significativa del popolo - molto probabilmente la maggioranza - è stata dominata e tirata dal regime nazista nella sua politica. Cioè, quando l'ipotesi "le persone sono buone - il governo è cattivo" non funziona più.
Il riconoscimento di questo fatto è alla base della politica di denazificazione, di tutte le sue misure, e il fatto stesso ne è l'oggetto.
L'Ucraina è proprio in una situazione del genere. Il fatto che l'elettore ucraino abbia votato per la "pace di Poroshenko" e la "pace di #Zelensky" non deve indurre in errore: gli ucraini erano abbastanza soddisfatti della via più breve verso la pace attraverso la guerra lampo, a cui gli ultimi 2 presidenti ucraini hanno chiaramente accennato quando sono stati eletti. Proprio questo metodo di "pacificazione" degli antifascisti interni - attraverso il terrore totale - è stato usato a Odessa, Kharkiv, Dnipro, Mariupol e in altre città russe (!). E questo si adattava perfettamente all'uomo ucraino comune.
La denazificazione è un insieme di misure mirate alla massa nazificata della popolazione, ma che tecnicamente non può essere soggetta alle punizioni dirette come i criminali di guerra.
I nazisti che usano le armi devono essere distrutti sul campo di battaglia al massimo possibile. Senza la distinzione significativa fra le Forze Armate e i cosiddetti battaglioni nazionali, o la difesa territoriale che si è unita a questi due tipi di formazioni militari. Tutti loro sono ugualmente coinvolti nell'estrema crudeltà contro la popolazione civile, sono ugualmente colpevoli del genocidio del popolo russo, non rispettano le leggi e gli usi della guerra. I criminali di guerra ei nazisti attivi devono essere puniti in modo esemplare ed esplicativo. Ci deve essere una lustrazione totale. Tutte le organizzazioni che si sono associate alla pratica del nazismo devono essere liquidate e bandite.
Tuttavia, oltre ai vertici, è colpevole anche il popolo, nella sua parte significativa che rappresenta i nazisti passivi, complici del nazismo. Hanno sostenuto e assecondato il potere nazista. La giusta punizione di questa parte della popolazione è possibile solo sopportando le inevitabili fatiche di una giusta guerra contro il sistema nazista, svolto con la massima cura e discrezione nei confronti dei civili. Un'ulteriore denazificazione di questa massa di popolazione consiste nella rieducazione, che si realizza attraverso la repressione ideologica (soppressione) degli atteggiamenti nazisti e una severa censura: non solo nell'ambito politico, ma anche necessariamente nell'ambito della cultura e dell'istruzione. Proprio attraverso la cultura e l'educazione che è stata preparata e realizzata una profonda nazificazione della popolazione, assicurata dalla promessa dei dividendi della vittoria del regime nazista sulla Russia, attraverso la propaganda nazista, la violenza interna e terrore, oltre alla guerra contro il popolo del #Donbas ribellatosi al nazismo ucraino, che dura da 8 anni.
La denazificazione può essere effettuata solo dal vincitore, il che implica (1) - il suo controllo assoluto sul processo di denazificazione e (2) - il potere per garantire tale controllo. In questo senso, un paese denazificato non può essere sovrano.
Lo stato denazizzante - la Russia - non può procedere alla denazificazione con un approccio liberale. L'ideologia del denazificatore non può essere contestata dal colpevole sottoposto a denazificazione. Il riconoscimento da parte della Russia della necessità di denazificare l'Ucraina, significa il riconoscimento dell'impossibilità dello scenario di #Crimea per l'#Ucraina. Tuttavia, quello scenario era impossibile nel 2014 e nel ribelle Donbas. Solo 8 anni di resistenza alla violenza e al terrore nazista hanno portato alla coesione interna e a un consapevole e inequivocabile rifiuto di massa di mantenere qualsiasi unità e collegamento con l'Ucraina nazista.
La durata della denazificazione non può essere inferiore a una generazione, che deve nascere, crescere e raggiungere la maturità nelle condizioni della denazificazione. La nazificazione dell'Ucraina è continuata per più di 30 anni, almeno a partire dal 1989, quando il nazionalismo ucraino ha ricevuto le forme legali e legittime di espressione politica e ha guidato il movimento per "l'indipendenza" verso il nazismo.
La particolarità della moderna Ucraina nazificata sta nell'amorfità e nell'ambivalenza, che permettono al nazismo di essere mascherato da desiderio di "indipendenza" e da un percorso "europeo" (occidentale, filoamericano) di "sviluppo" (in realtà - al degrado), di affermare che in Ucraina "non c'è il nazismo, solo gli eccessi del privato". Dopotutto, non esiste un principale partito nazista, nessun Fuhrer, nessuna legge razziale a tutti gli effetti (solo la loro versione troncata sotto una forma di repressione contro la lingua russa). Di conseguenza, non c'è l'opposizione e la resistenza al regime.
Tuttavia, tutto quanto sopra non rende il nazismo ucraino una "versione leggera" del nazismo tedesco della prima metà del XX secolo. Al contrario, poiché il nazismo ucraino è libero da tali strutture e restrizioni di "genere" (a causa di tecnologia politica), si dispiega liberamente come la base fondamentale di qualsiasi nazismo - come il razzismo europeo e, nella sua forma più sviluppata, americano. Pertanto, la denazificazione non può essere compiuta in un compromesso, sulla base di una formula di "NATO- no, UE - sì". Lo stesso Occidente collettivo è l'ideatore, la fonte e lo sponsor del nazismo ucraino, mentre i quadri di Bandera occidentale e la loro "memoria storica" sono solo uno degli strumenti per la nazificazione dell'Ucraina. L'ucra-nazismo comporta una minaccia non minore, ma maggiore per il mondo e la Russia.
Probabilmente il nome "Ucraina" non può essere mantenuto come nome di qualsiasi entità statale completamente denazificata in un territorio liberato dal regime nazista. Le repubbliche popolari create nello spazio libero dal nazismo dovranno crescere nell'ambiente dell'autogoverno economico e della sicurezza sociale, del ripristino e dell'ammodernamento dei sistemi di supporto vitale della popolazione.
In effetti, le loro aspirazioni politiche non possono essere neutrali: il l'espiazione della colpa davanti alla Russia per averla trattata come un nemico può essere realizzata solo facendo affidamento sulla Russia nei processi di restaurazione, rinascita e sviluppo. Nessun "Piano Marshall" deve essere consentito per questi territori.
Non ci può essere la "neutralità" in senso ideologico e pratico, compatibile con la denazificazione. Il personale e le organizzazioni che sono lo strumento di denazificazione nelle repubbliche appena denazificate non potranno che fare l'affidamento sul supporto militare e organizzativo diretto della Russia.
La denazificazione sarà inevitabilmente anche la deucrainizzazione - cioè un rifiuto di un gonfiamento artificiale della componente etnica dell'autoidentificazione nazionale dei territori storici della Malorossiya e della Novorossiya, iniziato dalle autorità sovietiche. Essendo uno strumento della superpotenza comunista, dopo la sua caduta, l'etnocentrismo artificiale non è rimasto in un dimenticatoio. In questa veste di servizio, è passato sotto l'autorità di un'altra superpotenza (il potere che sovrasta gli stati): la superpotenza dell'Occidente. Deve essere restituito ai suoi confini naturali e privato della funzionalità politica.
A differenza, diciamo, della Georgia e dei paesi baltici, l'Ucraina, come è stato dimostrato storicamente, non può esistere come lo stato nazionale e i tentativi di "costruirne uno" portano naturalmente al nazismo. L'ucrainismo è una costruzione artificiale antirussa che non ha un proprio contenuto di civiltà, è un elemento subordinato di una civiltà estranea e aliena. La debanderizzazione di per sé non basterà come la denazificazione: l'elemento Bandera è solo un interprete e uno schermo, un travestimento per il progetto europeo dell'Ucraina nazista, quindi la denazificazione dell'Ucraina è anche la sua inevitabile de-europeizzazione.
L'élite Bandera deve essere liquidata, la sua rieducazione è impossibile. La "palude" sociale, che l'ha sostenuta attivamente e passivamente con l'azione e l'inazione, deve passare le difficoltà della guerra e assimilare questa esperienza come una lezione storica di espiazione della propria colpa. Chi non ha sostenuto il regime nazista, chi ne ha sofferto e la guerra da lui scatenata nel Donbass, deve essere consolidato e organizzato, deve diventare il pilastro del nuovo governo, verticale e orizzontale. L'esperienza storica mostra che le tragedie ei drammi del tempo di guerra avvantaggiano i popoli che sono stati tentati e trascinati dal ruolo di nemico della Russia.
La denazificazione come obiettivo di un'operazione militare speciale nell'ambito di questa stessa operazione è intesa come una vittoria militare sul regime di Kyiv, la liberazione dei territori dai sostenitori armati dei nazisti, l'eliminazione degli implacabili nazisti, la cattura di criminali di guerra, e la creazione delle condizioni sistemiche per la successiva denazificazione in tempo di pace.
Quell''ultima, a sua volta, deve iniziarsi con l'organizzazione degli organi locali di autogoverno, polizia e difesa, ripuliti dagli elementi nazisti, avviando sulle loro basi i processi per fondare una nuova statualità repubblicana, integrando questa statualità in una stretta collaborazione con il dipartimento della Federazione Russa per la denazificazione dell'Ucraina (creato o convertito, diciamo, da Rossotrudnichestvo), con l'adozione sotto il controllo russo del quadro normativo repubblicano sulla denazificazione, la definizione dei confini e del quadro per l'applicazione diretta delle leggi russe e della giurisdizione russa nel campo della denazificazione sul territorio liberato, la creazione di un tribunale per i crimini contro l'umanità nell'ex Ucraina. In questo senso la Russia dovrà fungere da custode del processo di Norimberga.
Tutto ciò significa che per raggiungere gli obiettivi della denazificazione è necessario il sostegno della popolazione, il suo passaggio dalla parte della Russia dopo la sua liberazione dal terrore, dalla violenza e dalla pressione ideologica del regime di Kyiv, dopo il suo ritiro dall'isolamento informativo.
Naturalmente, ci vorrà del tempo prima che le persone si riprendano dallo shock delle ostilità, per convincersi delle intenzioni a lungo termine della Russia - e che "non saranno abbandonate". È impossibile prevedere in anticipo esattamente in quali territori una parte di popolazione costituirà una maggioranza criticamente necessaria. È improbabile che la "provincia cattolica" (l'Ucraina occidentale come parte di cinque regioni) diventi parte dei territori filo-russi. La linea di alienazione, tuttavia, sarà trovata empiricamente. Dietro rimarrà il territorrio ostile alla Russia, ma sarà l'Ucraina forzatamente neutrale e smilitarizzata con il nazismo formalmente bandito. Gli odiatori della Russia andranno lì. La garanzia della conservazione di stato neutrale di questa Ucraina residua dovrà essere la minaccia di un'immediata continuazione dell'operazione militare, in caso di mancato rispetto dei requisiti elencati. Forse ciò richiederà una presenza militare russa permanente sul suo territorio.
Dalla linea di esclusione fino al confine russo ci sarà un territorio di potenziale integrazione nella civiltà russa, che è di carattere naturale antifascista.
L'operazione della denazificazione dell'Ucraina, iniziata con una fase militare, al tempo di pace seguirà la stessa logica delle tappe militare. Ciascuna di esse dovrà ottenere i cambiamenti irreversibili, che diventeranno i risultati della fase corrispondente. In questo caso, le fasi iniziali necessarie della denazificazione possono essere così definite:
— liquidazione delle formazioni armate naziste (il che significa qualsiasi formazione armata dell'Ucraina, comprese le forze armate ucraine), nonché dell'infrastruttura militare, informativa ed educativa che ne garantisce l'attività;
— formazione degli organi di autogoverno pubblico e delle milizie (difesa e forze dell'ordine) sui territori liberati, per proteggere la popolazione dal terrore dei gruppi nazisti clandestini;
— introduzione dello spazio informativo russo;
— ritiro dei materiali didattici e il divieto dei programmi educativi di tutti i livelli, contenenti linee guida ideologiche naziste;
— azioni investigative di massa per stabilire la responsabilità personale per i crimini di guerra, crimini contro l'umanità, per la diffusione dell'ideologia nazista e il sostegno al regime nazista;
— lustrazione, pubblicazione dei nomi dei complici del regime nazista, coinvolgendoli nei lavori forzati per il ripristino delle infrastrutture distrutte in misura della punizione per le attività naziste (per coloro che non saranno soggetti alla pena di morte o alla reclusione);
— adozione a livello locale, sotto la supervisione della Russia, degli atti normativi primari di denazificazione "dal basso", il divieto di ogni tipo e forma di rinascita dell'ideologia nazista;
— istituzione di memoriali, segni commemorativi, monumenti alle vittime del nazismo ucraino, perpetuando la memoria degli eroi della lotta contro di esso;
— inserimento di un complesso delle norme antifasciste e della denazificazione nelle costituzioni delle nuove repubbliche popolari;
— creazione degli organi permanenti della denazificazione per un periodo di 25 anni.
La Russia non avrà alleati nella denazificazione dell'Ucraina. Dal momento che questo è un affare puramente russo. Anche perché non solo la versione Bandera dell'Ucraina nazista sarà sradicata, ma anche, e soprattutto, il totalitarismo occidentale, i programmi imposti di degrado e disintegrazione della civiltà, i meccanismi di soggezione alla superpotenza dell'Occidente e degli Stati Uniti .
Per mettere in pratica il piano di denazificazione dell'Ucraina, la stessa Russia dovrà finalmente separarsi dalle illusioni filo-europee e filo-occidentali, realizzarsi come l'ultima istanza per proteggere e preservare quei valori dell'Europa storica (del Vecchio Mondo) che se lo meritano e che l'Occidente alla fine ha abbandonato, perdendo la battaglia per se stesso. Questa lotta è durata per tutto il XX secolo e si è espressa nella guerra mondiale e nella rivoluzione russa, indissolubilmente legate tra loro.
La Russia ha fatto tutto il possibile per salvare l'Occidente nel XX secolo. Ha implementato il principale progetto occidentale, un'alternativa al capitalismo, che ha vinto contro gli stati-nazione: contro un progetto socialista, rosso. Ha schiacciato il nazismo tedesco, un mostruoso prodotto della crisi della civiltà occidentale. L'ultimo atto di altruismo russo è stata la mano tesa dell'amicizia dalla Russia, per la quale la Russia ha ricevuto un colpo mostruoso negli anni '90.
Tutto ciò che la Russia ha fatto per l'Occidente, l'ha fatto a proprie spese, facendo i più grandi sacrifici. L'Occidente alla fine ha rifiutato tutti questi sacrifici, ha svalutato il contributo della Russia alla risoluzione della crisi occidentale e ha deciso di vendicarsi della Russia per l'aiuto che gli aveva fornito disinteressatamente. Inoltre, la Russia andrà per la sua strada, senza preoccuparsi del destino dell'Occidente, facendo affidamento su un'altra parte della sua eredità: la leadership nel processo globale di decolonizzazione.
Nell'ambito di questo processo, la Russia ha un alto potenziale di partnership e relazioni alleate con dei paesi che l'Occidente ha oppresso per secoli e che non metteranno più sul suo giogo. Senza il sacrificio russo e la lotta, questi paesi non sarebbero stati liberati. La denazificazione dell'Ucraina è allo stesso tempo la sua decolonizzazione, che la popolazione ucraina dovrà comprendere mentre comincia a liberarsi dall'ebbrezza, dalla tentazione e dalla dipendenza della cosiddetta scelta europea."
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Messaggioda Berto » dom apr 17, 2022 10:45 am

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Messaggioda Berto » dom apr 17, 2022 10:46 am

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Messaggioda Berto » lun apr 18, 2022 9:32 am

6)
L'insostenibile accusa di genocidio degli indiani fatta agli americani (USA e Canada) per demonizzarli, sul modello dell'accusa agli ebrei per la morte di Gesù Cristo ucciso dai romani



Ma quale genocidio dei nativi americani?
viewtopic.php?f=196&t=2890

Per due secoli i migranti europei sono giunti nel Nord America quasi disabitato a partire dal 1500 e non hanno sterminato nessuno vi è stato solo un confronto tra due mondi diversi per la supremazia e ha vinto quello dei migranti europei e quello dei nativi pellirossa nomadi e/o seminomadi ha dovuto soccombere perché incapace e impossibilitato a reggere a questo confronto che poi è stato anche militare e che ha prodotto dei morti.
Molti dei pellirossa morti sono morti a causa delle infezioni più che a causa del presunto sterminio dei bianchi.
3/4 degli americani USA oggi presenti sono arrivati in America dopo le guerre indiane.
3/4 dei discendenti del 1/4 che è costituito dai discendenti dei migranti arrivati prima e durante le guerre indiane non hanno praticato alcuna guerra e non hanno avuto alcuna responsabiltà diretta nelle guerre indiane.


Io sto con Trump e gli USA - contro l'antiamericanismo
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =25&t=2771
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Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Messaggioda Berto » lun apr 18, 2022 9:33 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Demenzialità, menzogne e calunnie contro gli USA e la NATO

Messaggioda Berto » lun apr 18, 2022 9:33 am

7)
Contro l'Occidente, la sua cultura e civiltà, euro americana, capitalista e industriale, scientifica e ragionevole, adogmatica laica e illuminata, democratica e liberale, non totalitaria e tollerante, meno o poco religiosa e areligiosa/multireligiosa (con esclusione e messa al bando delle religioni totalitarie e violente), atea e aidola ...



UNA BATTAGLIA PER PROCURA CONTRO L'OCCIDENTE
di Antonio Polito, Il Corriere della Sera
Niram Ferretti
8 giugno 2022

https://www.facebook.com/niram.ferretti ... 0527192723

e è con noi che ce l’aveva, Dmitry Medvedev non sarebbe davvero il primo a dichiarare il suo «odio» per gli occidentali, spinto fino al punto di volerli «veder sparire», perché «bastardi e degenerati». Appena ventuno anni fa, in tutt’altre circostanze, un gruppo di ragazzi arabi si imbarcarono su quattro aerei di linea negli Stati Uniti, convinti di poterci distruggere perché abbiamo paura della morte, mentre loro, gli attentatori delle Torri gemelle, la desideravano fino al martirio. In singolare coincidenza, narrando mirabilie di un super missile che da Mosca potrebbe radere al suolo Parigi o Berlino in duecento secondi dal lancio, il conduttore di una tv russa ha di recente aggiunto: «Certo, poi moriremmo anche noi, ma noi andremmo in paradiso».
Eravamo stati facili profeti, nel segnalare che la guerra all’Ucraina si sarebbe presto trasformata in un nuovo e sciagurato «scontro di civiltà». I discorsi di Putin, e quelli del patriarca Kirill, avevano anticipato ciò che ha detto ieri l’alter ego dell’autocrate di Mosca, Medvedev, ex presidente ed ex premier della Federazione russa. Se una «guerra per procura» è in corso in Ucraina, è questa: i russi puniscono gli ucraini perché non si sentono più russi, ma occidentali. Perciò è corretto dire che è una guerra mossa anche all’ Europa.
L’Occidente è del resto innanzitutto Europa, visto che questa è stata la culla dei suoi valori, della sua cultura, della sua tecnologia, esportatore di tutte le rivoluzioni industriali della storia, inventore dei Lumi della ragione, della libertà e dell’uguaglianza, ma anche dello schiavismo, del colonialismo e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Per i suoi formidabili successi, è da secoli temuto da tutti i suoi avversari. E per questo odiato. Ma anche ammirato e imitato. Il fondatore dell’impero zarista, Pietro il Grande, per riuscire a conquistare l’accesso al Mar d’Azov (anche lui, è una costante della storia russa), viaggiò due anni in Europa assumendo centinaia di maestri d’ascia olandesi e inglesi ed esperti d’armi austriaci, pur di portarseli in Russia a costruire la flotta che non aveva mai avuto.
Molto tempo prima che nascesse la Nato, «la Russia diffidava già degli stranieri e degli occidentali», ha scritto lo storico Stephen Kotkin. Mentre l’Occidente trovava in America la sua nuova «frontiera», espandendosi a Ovest fino a raggiungere il Pacifico, la Russia, anch’essa società di frontiera, si lanciava nelle immense distese a Oriente, arrivando sull’altra sponda dello stesso oceano. Per secoli è riuscita ad espandersi a una media di cinquanta miglia quadrate al giorno, fino a coprire un sesto delle terre emerse del pianeta e a competere con l’Occidente. Da sempre retta da autocrazie, ha rappresentato a lungo l’alternativa più formidabile alle democrazie liberali occidentali, fino a sfidarne la supremazia indossando la corazza ideologica del comunismo.
Ed è proprio grazie a questa storia che attrae ancora oggi i nemici interni dell’Occidente. Li vediamo all’opera qui da noi, dai tardi epigoni della sinistra anti-capitalista e terzomondista, ancora ostaggio del feticismo del Cremlino, fino ai tradizionalisti che vedono in Mosca la Terza Roma, il faro di civiltà cristiana che non ha ceduto ai demoni dell’individualismo, dell’edonismo, e della libertà sessuale. È goffo, ma non è un caso, se Putin si è presentato come improbabile paladino della lotta alla teoria del gender, o se il patriarca Kirill ha identificato nelle sfilate gay il declino morale dell’Occidente che giustifica anche la guerra all’Ucraina. Sarà per questo che siamo «bastardi e degenerati».
Ma sopravviveremo anche stavolta, se sapremo tener fede proprio ai valori che Putin, il suo ex numero due, il suo «chierichetto» Kirill e i suoi propagandisti in tv mostrano di disprezzare: il primo dei quali è la capacità di distinguere tra i popoli e i loro governanti.
Loro si identificano con la Russia, suggerendo quell’unità spirituale tra sangue, suolo e nazione che tanti disastri ha provocato nel passato anche in Occidente. Da noi i popoli sono invece fatti di cittadini, e ognuno ha diritto alle sue idee, perfino i filo-russi. Per questo non possiamo odiare i russi come Medvedev «odia» gli occidentali. Per questo non vogliamo «vederli sparire», ma piuttosto ci auguriamo di poterli riaccogliere un giorno in un sistema di sicurezza europeo e di garanzie reciproche, come era sembrato possibile per qualche anno dopo la caduta del Muro di Berlino. Per questo aiutiamo gli ucraini a difendersi. Loro sì, invece, temo che odino davvero i russi che hanno deciso l’invasione, che hanno ucciso civili inermi, stuprato donne, portato via bambini. Ma, proprio perciò, impedire la loro sconfitta e capitolazione sarebbe il più grande contributo a mettere fine alla spirale dell’odio, e a dare inizio alla pace.



L'espressione antiamericanesimo o antiamericanismo descrive una posizione ostile (un atteggiamento talvolta definito come sentimento antistatunitense) nei confronti della politica, della cultura e/o della società degli Stati Uniti d'America
https://it.wikipedia.org/wiki/Antiamericanismo
Il termine ed il concetto sono rigettati tuttavia dalla maggior parte dei detrattori della politica degli Stati Uniti, che considerano il termine carico di pregiudizi e quindi non criticamente fondato. La percezione del sentimento antistatunitense ha le sue attitudini nel campo della politica estera, ed i conflitti del Vietnam e dell'Iraq sono temi su cui molto si dibatte.
Secondo lo studioso Paul Hollander, l'antiamericanismo non è un vero odio nei confronti degli Stati Uniti, ma una convinzione fondata sul pregiudizio che gli Stati Uniti influiscano negativamente sulla cultura e la società e ne sarebbero l'esempio il consumismo e lo stile di vita praticato dai suoi cittadini. Altra tesi è stata suggerita dalla francese Marie-France Toinet, la quale sostiene che il termine non è fuori luogo o solo una carica di stereotipi e pregiudizi, ma una reazione di stati minacciati dall'impero economico e militare qual è l'America.

Io sto con Trump e gli USA - contro l'antiamericanismo
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =25&t=2771


Antiamericanismo per aree:

a)
I cattolici romani
b)
Kirillo e Viganò
c)
I filosofi di Putin
d)
I nazifascisti europei
e)
Osama Bin Laden e i nazi maomettani
f)
I venetisti venezianisti filo Russia e anti Ucraina
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