El nostro avo de Neanderthal

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Messaggioda Berto » ven mar 07, 2014 7:44 am

El nostro avo de Neanderthal
viewtopic.php?f=141&t=645

Tracce dell’uomo di Neanderthal nel nostro Dna

http://www.lastampa.it/2014/01/30/scien ... agina.html

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Il genoma dell’uomo di Neanderthal, ancora presente fra l’1% e il 3% nel dna dei moderni esseri umani, ha aiutato i primi homo sapiens ad adattarsi alle fredde temperature europee fornendo loro una pelle più spessa, anche se li ha esposti a più alti rischi di contrarre il diabete o il lupus, malattia cronica della pelle.
Gli umani hanno acquisito il dna di Neanderthal a causa degli incroci avvenuti fra 40 mile e 80 mila anni fa e due diversi studi, uno pubblicato dal britannico Nature e l’altro dalla rivista americana Science, hanno rivelato che questi geni influiscono sulla produzione di cheratina, una proteina che risiede nella pelle, nei capelli e nelle unghie e potrebbero aver giocato un ruolo nelle migrazioni dell’homo sapiens dal nord dell’Africa verso il resto d’Europa.

I ricercatori dell’università di Harvard guidato da David Reich hanno analizzato il patrimonio genetico di oltre mille individui, 846 dei quali di origine non africana e 176 provenienti dall’Africa sub-sahariana. Questi dati genetici sono stati confrontati con quelli relativi ad un uomo di Neanderthal vissuto circa 50.000 anni fa, la cui mappa del Dna è stata completata nel 2013. È emerso così che gli uomini contemporanei non discendenti dal ceppo africano hanno circa il 2% circa dei geni in comune con l’uomo di Neanderthal.

Questo pugno di Dna “d’epoca” influenza soprattutto la produzione della cheratina, ossia della proteina che conferisce robustezza a pelle, capelli e unghie. L’ipotesi che proprio questi geni siano stati cruciali nel consentire all’uomo di adattarsi a un clima più mite rispetto a quello africano. Altri geni, invece, sono stati “difficili da digerire” e influenzano malattie legate alla funzione immunitaria e perfino alcuni comportamenti, come la capacità di smettere di fumare.

Si tratta dei primi studi che approfondiscono l’influenza degli effetti biologici che il transfert di geni neanderthaliani ha avuto sugli umani.

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http://www.tio.ch/News/People/775727/I- ... nostro-Dna

HARVARD - I geni dell'uomo di Neanderthal non sono scomparsi 40.000 anni fa, ma continuano ad essere attivi nel nostro Dna: nella maggior parte dei casi dettano istruzioni sulle caratteristi di pelle e capelli; alcuni sono all'origine di malattie come il diabete di tipo 2, la cirrosi biliare, il lupus e la malattia di Crohn; altri ancora possono influenzare il comportamento dei fumatori. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, si deve al gruppo di genetisti dell'università di Harvard guidato da Sriram Sankararaman e David Reich.

I ricercatori hanno analizzato il patrimonio genetico di oltre mille individui, 846 dei quali di origine non africana e 176 provenienti dall'Africa sub-sahariana. Questi dati genetici sono stati confrontati con quelli relativi ad un uomo di Neanderthal vissuto circa 50.000 anni fa, la cui mappa del Dna è stata completata nel 2013. È emerso così che gli uomini contemporanei non discendenti dal ceppo africano hanno circa il 2% circa dei geni in comune con l'uomo di Neanderthal.

Questo pugno di Dna 'd'epoca' influenza soprattutto la produzione della cheratina, ossia della proteina che conferisce robustezza a pelle, capelli e unghie. La cheratina è anche un aiuto fondamentale per affrontare climi più freddi e l'ipotesi è che proprio questi geni siano stati cruciali nel consentire all'uomo di adattarsi a un clima più mite rispetto a quello africano. "È forte la tentazione di pensare che i Neanderthal fossero già adattati all'ambiente non africano", osserva Reich.

Altri geni sono stati invece 'difficili da digerire': sono probabilmente all'origine di malattie legate alla funzione immunitaria e perfino alcuni comportamenti, come la capacità di smettere di fumare. Sono complessivamente nove varianti genetiche legate a problemi del sistema immunitario. Dall'analisi dei geni è emerso infine che i geni ereditati dai Neanderthal potrebbero anche essere legati all'infertilità maschile. Secondo i ricercatori i dati indicano inoltre che parti del Dna neanderthaliano potrebbero essere state cancellate durante l'evoluzione. "La storia della prima evoluzione umana è affascinante e ci aiuta a comprendere meglio i contributi genetici apportati dai nostri antenati alla salute e alle malattie", ha osservato Irene Eckstrand, dei National Health Institutes (Nih) degli Stati Uniti, che hanno parzialmente finanziato la ricerca.
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Re: El nostro avo de Neanderthal

Messaggioda Berto » ven mar 07, 2014 7:45 am

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Re: El nostro avo de Neanderthal

Messaggioda Berto » ven mar 07, 2014 7:53 am

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Re: El nostro avo de Neanderthal

Messaggioda Berto » ven mar 07, 2014 7:47 pm

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Re: El nostro avo de Neanderthal

Messaggioda Berto » ven mar 07, 2014 8:58 pm

Calvino el se cata co l'Omo de Neanderthal parte 1
http://www.youtube.com/watch?v=HyQGzpZVZPk

Calvino incontra l'Uomo di Neanderthal parte 2
http://www.youtube.com/watch?v=UX27NED7PTw

Calvino incontra l'Uomo di Neanderthal parte 3
http://www.youtube.com/watch?v=5mMROH2onno

Itało Calvin
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Re: El nostro avo de Neanderthal

Messaggioda Berto » sab mar 08, 2014 3:29 pm

Europei senza se e senza ma - Storie di Neandertaliani e di immigrati

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Viandando nella scienza fra storia, filosofia e società. Ci si può perdere se non si trovano segnavia corretti. Così vorremmo predisporne alcuni che permettano soprattutto di non confondere i vari livelli dai quali si può parlare di scienza. Accanto a tali distinguo e alla correttezza informativa, vorremmo offrire leggerezza di stile e piacevolezza conoscitiva a quel viandante che oltre ad aver scelto di girovagare con consapevolezza critica nelle “Dimensioni della Scienza”, ha anche la chiara percezione che la cultura sia unica e a disposizione di tutti coloro che la desiderino.
Giovanni Boniolo

Guido Barbujani
Guido Barbujani ha lavorato nelle Università di Padova, Bologna, State of New York a Stony Brook e Londra, attualmente insegna Genetica all’Università di Ferrara. Tra i suoi libri, Questione di razza (Mondadori, 2003), Dilettanti. Quattro viaggi nei dintorni di Charles Darwin (Sironi, 2004) e, con Pietro Cheli, Sono razzista ma sto cercando di smettere (Laterza, 2008). Con Bompiani ha pubblicato L’invenzione delle razze (2006) ed Europei senza se e senza ma (2008).

http://books.google.it/books?id=5R19LGQ ... ma&f=false
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Re: El nostro avo de Neanderthal

Messaggioda Berto » lun mar 10, 2014 9:19 pm

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Re: El nostro avo de Neanderthal

Messaggioda Berto » mer apr 01, 2015 8:59 pm

I Neandertal seppellivano i loro morti
dicembre 19, 2013
http://ilfattostorico.com/2013/12/19/i- ... loro-morti

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... saints.jpg


Fu ritrovato più di un secolo fa in una grotta nel Sud-ovest della Francia, ma solo oggi, dopo un nuovo studio durato 13 anni, gli scienziati hanno avuto la conferma: l’uomo di Neandertal di La Chapelle-aux-Saints fu intenzionalmente seppellito.
La ricerca, diretta dal paleontologo William Rendu della New York University e pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, mostra che, intorno a 50 mila anni fa, i compagni del Neandertal morto scavarono una fossa e presero tutte le precauzioni per proteggere il suo corpo dagli animali saprofagi. La scoperta sembra confermare definitivamente una teoria a lungo oggetto di dibattito tra gli studiosi: che cioè i nostri “cugini” Neandertal fossero capaci di comportamenti complessi, come appunto seppellire i morti.

Negli ultimi anni il ritrovamento di una ventina di sepolture nell’Europa occidentale ha convinto la maggioranza degli studiosi ad abbracciare l’ipotesi. Ma le testimonianze provenienti dai siti più antichi venivano di solito trascurate “solo perché gli scavi erano stati effettuati molti anni fa”, spiega Francesco d’Errico, un archeologo dell’Università di Bordeaux non coinvolto nell’ultima ricerca. “Lo studio invece conferma che i pionieri della paleoantropologia fecero un ottimo lavoro, dati i mezzi con cui lavoravano”.

I due sacerdoti e lo scheletro

Il sito di La Chapelle-aux-Saints aveva sempre lasciato perplessi gli studiosi. Nel 1908 erano stati i due fratelli Bouyssonie, archeologi e preti cattolici, a ritrovare nella grotta uno scheletro di Neandertal vecchio di 50 mila anni. Subito i fratelli avevano ipotizzato che i resti fossero stati sepolti intenzionalmente. Ma la comunità scientifica non li prese mai completamente sul serio, sia perché mancavano informazioni precise sui loro metodi d’indagine, sia perché si temeva che la fede influenzasse – consciamente o no – le loro conclusioni scientifiche.

Tra il 1999 e il 2012 un’équipe di ricercatori francesi ha riesaminato il sito, concludendo che la depressione dove lo scheletro è stato trovato fu almeno in parte modificata in modo da creare una tomba. Inoltre, a differenza degli ossi di renna e di bisonte che pure erano presenti nella grotta, i resti del Neandertal erano quasi intatti e non mostravano danni dovuti all’esposizione alle intemperie o ai morsi di animali.

“Tutti questi elementi mostrano che i due gruppi di ossa hanno avuto una storia diversa. Gli ossi degli animali sono rimasti esposti all’aria a lungo, mentre i resti del Neandertal furono subito sepolti in modo da proteggerli da qualsiasi tipo di disturbo o di alterazione”, spiega Rendu. La sua équipe ha anche ritrovato frammenti di ossa appartenuti ad altri tre Neandertal (due bambini e un adulto) ma non è chiaro se anche loro siano stati sepolti.

Paul Pettitt, archeologo della Durham University, commenta che il nuovo studio “non solo dimostra che i Neandertal abbiano seppellito un morto a La-Chapelle-aux-Saint, ma fa nascere anche un’altra ipotesi: che cioè l’evoluzione della pratica della sepoltura sia cominciata con semplici modifiche di avvallamenti o buche naturali”.

La nascita della pietà

La scoperta francese sembra confermare un’ipotesi suffragata da diverse scoperte: i Neandertal sarebbero stati in grado di elaborare il pensiero simbolico e avrebbero sviluppato una ricca cultura. Ritrovamenti recenti – come quelli della grotta di Fumane, nel Veronese- proverebbero che i nostri antichi cugini usavano pigmenti per decorarsi il corpo, indossavano gioielli fatti di penne e conchiglie colorate e forse sapevano persino dipingere.

Ma le testimonianze fossili de La Chapelle-aux-Saints mostrano che i Neandertal erano evoluti anche in un’altro senso: si prendevano cura dei malati e degli anziani. Lo scheletro scoperto dai fratelli Bouyssonie, infatti, è quasi del tutto privo di denti e mostra danni alla schiena e alle anche che dovevano rendere difficile la deambulazione senza assistenza.

“Prima di seppellire il suo cadavere”, commenta Rendu, “gli altri membri del suo gruppo probabilmente avevano dovuto prendersi cura di lui anche da vivo”.

National Geographic - Università di New York
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Re: El nostro avo de Neanderthal

Messaggioda Berto » mer apr 01, 2015 9:30 pm

I Neandertal secondo Chris Stringer

maggio 9, 2010

http://ilfattostorico.com/2010/05/09/i- ... s-stringer


Chris Stringer è un ricercatore delle origini dell’uomo al Natural History Museum di Londra. Il suo libro sull’origine della nostra specie verrà pubblicato l’anno prossimo. In questo articolo pubblicato sul Times, traccia magistralmente un quadro sugli uomini di Neandertal e sulla ultima ricerca pubblicata su Science a loro dedicata.

Noi esseri umani moderni conosciamo le origini della nostra specie, non è così? L’Homo sapiens iniziò in un luogo: l’Africa. Ci siamo poi distribuiti in tutta la Terra negli ultimi 60000 anni o giù di lì, rimpiazzando le specie arcaiche come gli uomini di Neandertal e l’Homo erectus. E come gli esseri umani si diffusero in tutto il mondo in piccole quantità, i nostri caratteri “razziali” cominciarono a svilupparsi in ogni regione.

Negli ultimi 20 anni questa scuola di pensiero, nota come “Out of Africa“, ha ottenuto una posizione dominante. Un gran numero di prove – archeologiche, genetiche e scoperte di fossili – sostengono questo modello di evoluzione dell’Homo sapiens.

Ma ora, un team di scienziati ha ricostruito la sequenza del genoma di Neandertal per la prima volta, e i risultati hanno prodotto uno sviluppo intrigante per la nostra storia evolutiva. Se sei europeo, asiatico o della Nuova Guinea – ma non se sei africano – la ricerca suggerisce che potresti avere del sangue di Neandertal nelle tue vene. Questi risultati sorprendenti sono probabilmente solo i primi dei molti, dato che l’emergente scienza della genomica dei fossili sta prendendo slancio.

Allora, chi erano questi nostri parenti? Sicuramente i Neandertal hanno avuto un problema d’immagine nel corso degli anni: a loro sono spesso associati comportamenti brutali. Eppure erano uomini evoluti che camminavano in posizione eretta come noi, e il loro cervello erano grande come il nostro. I fossili e le tracce di DNA suggeriscono che la loro linea evolutiva cominciò a divergere dalla nostra circa 400000 anni fa, e per i successivi 370000 anni in Europa e nell’Asia occidentale i Neandertal svilupparono le loro caratteristiche corporee (e senza dubbio anche comportamentali e sociali) fino alla loro scomparsa circa 30000 anni fa. La loro fine è stata spesso spiegata con la competizione con gli uomini moderni, anche se penso che i climi molto instabili tra i 30000 e i 60000 anni fa furono anch’essi un fattore importante.

Poiché, come noi, seppellivano i loro morti, molti dei loro resti nelle grotte si sono salvati dall’erosione e dai danni. Quindi abbiamo una buona idea della loro forma fisica: erano relativamente piccoli, con spalle e fianchi larghi, e con una torace “a barile”. Il loro fisico sembra più adatto a brevi e potenti scatti piuttosto che a corse di resistenza, e si pensa che fossero prevalentemente cacciatori che tendevano imboscate, armati di lance usate per colpi di stocco. La forma tozza del loro corpo può anche riflettere la loro evoluzione attraverso le ere glaciali, sebbene in realtà probabilmente preferivano climi e ambienti temperati.

Il viso dei Neandertal era particolarmente caratteristico: i nasi erano enormi e sporgenti, mentre la scatola cranica era sì grande, ma lunga e bassa, con una grande arcata sopraccigliare invece della fronte bombata degli uomini moderni.

Quanto alla loro intelligenza, non possiamo essere certi su quanto fossero intelligenti, ma i Neandertal erano chiaramente abili cacciatori, raccoglitori e producevano strumenti. Anche se non sembra che siano stati grandi innovatori, durante gli ultimi 30000 anni della loro esistenza iniziarono a creare strumenti più avanzati, mostrarono un crescente utilizzo di pigmenti e svilupparono la produzione di gioielli.

Queste modifiche sono state la fonte di molte discussioni: erano i Neandertal a diventare sempre più inventivi, o ciò fu una conseguenza dell’influenza degli uomini moderni, recentemente emersi dall’Africa?

Nel numero di questa settimana della rivista Science, un team internazionale di oltre 50 ricercatori ha pubblicato i loro risultati sull’analisi di un genoma di Neanderthal. La sequenza completa è pubblicata online, ma solo le descrizioni dei loro metodi, risultati e conclusioni coprono più di 200 pagine. Utilizzando grandi miglioramenti nelle tecniche di recupero del DNA e nella potenza di calcolo, tre piccoli frammenti di osso scavati dalla grotta croata di Vindija hanno fornito la maggior parte della sequenza. Queste tre femmine di Neandertal morte circa 40000 anni fa sono stati immortalate col loro DNA.

Ancora una volta i risultati confermano in gran parte la tesi “Fuori dall’Africa” (o “origine africana dell’uomo”), i caratteri globali distintivi dei Neandertal, e che le nostre stirpi si separarono tra i 270000 e i 440000 anni fa. Ma quando il genoma di Neandertal è stato confrontato con quelli di cinque esseri umani provenienti da diversi continenti, i risultati hanno messo in discussione parte dell’ortodossia, perché il genoma di persone di Europa, Cina e Nuova Guinea è leggermente più vicino alla sequenza dei Neandertal rispetto a quella degli africani.

La spiegazione più semplice è che gli antenati delle popolazioni di Europa e Asia – forse solo poche migliaia di persone – si incrociarono con i Neandertal nel Nord d’Africa, in Arabia o in Medio Oriente, cioè quando lasciarono l’Africa circa 60000 anni fa.

La quantità di apporto genetico Neandertal è stimato in circa il 2 per cento, una percentuale sorprendentemente elevata secondo me e molti altri aderenti alla teoria dell’origine africana dell’uomo. Come uno degli artefici di questo modello, ho considerato i Neandertal come rappresentativi di un lignaggio distinto e molto probabilmente di una specie separata da noi, sebbene non abbia mai escluso la possibilità di ibridazione. Ma anche nel caso di un incrocio, ho ritenuto questo di poca importanza e insignificante nel quadro più ampio della nostra evoluzione – per esempio, i risultati di casi isolati di ibridazione sarebbero potuti andare facilmente perduti nel corso dei millenni.

Ma ora, il genoma dei Neandertal suggerisce fortemente che quei geni non andarono perduti, e molti di noi hanno un patrimonio tangibile dei Neandertal. Ciò che i loro geni fanno per noi rimane ancora da stabilire, ma sarà certamente un punto da approfondire nelle prossime fasi di questa affascinante ricerca. Con l’elaborazione di molti più dati genetici, tra cui quelli sul fossile proveniente dalla Siberia (il nuovo tipo di ominide “scoperto” quest’anno) che deve ancora essere associato a una specie umana, possiamo scoprire ancora nuove sorprese su chi fossero i nostri lontani antenati.

Fonte: The Times.
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Re: El nostro avo de Neanderthal

Messaggioda Berto » gio mag 28, 2015 2:19 pm

Genetica: ecco la prima prova di incrocio Neandertal – Sapiens in Europa!

http://archeoblog.net/2015/genetica-ecc ... -in-europa
Da un osso mascellare di UAM, o homo sapiens, scoperto nel 2002 in Romania, è stato estratto ed analizzato un campione di DNA. I risultati dell’analisi sono stati sorprendenti: dal 4.8% al 11.3% del genoma del ragazzo rumeno paleolitico ha derivazione neandertaliana. Questa è la prima e vera prova di un incrocio neandertal-sapiens in territorio europeo!

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http://news.sciencemag.org/paleontology ... son-europe

A young man who lived in Romania 37,000 to 42,000 years inherited as much as one-tenth of his DNA from a Neandertal ancestor, according to a new study of ancient DNA. Ever since spelunkers found a robust jawbone in a cave in Romania in 2002, some paleoanthropologists have thought that its huge wisdom teeth and other features resembled those of Neandertals even though the fossil was a modern human. Now, by sequencing informative parts of the Romanian man's genome, an international team of researchers has found that he had inherited 4.8% to 11.3% of his genome from a Neandertal who lived only 200 years or so previously, according to a talk this month at Cold Spring Harbor Laboratory in New York. The finding confirms that Neandertals interbred with modern humans more than once, and it is the first evidence that the two types of humans had a liaison in Europe.
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