Castità, ascetismo-misticismo, solidarismo e pedofilia

Castità, ascetismo-misticismo, solidarismo e pedofilia

Messaggioda Berto » gio feb 22, 2018 9:21 pm

I preti e il sesso, l’unico vero peccato è accettare la doppia morale della Chiesa
Marco Marzano
22 febbraio 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/premiu ... lla-chiesa

La repressione - Il celibato serve solo a trasmettere un’idea di superiorità del religioso che però resta un uomo

Molti dei preti gay coinvolti nella vicenda raccontata dal Fatto, con il dossier dell’escort Francesco Mangiacapra che ha censito oltre 50 religiosi e le loro abitudini sessuali, meritano delle attenuanti. Hanno semplicemente fatto quello che fanno probabilmente tante altre persone, appartenenti a diversi gruppi sociali e professionali. Nei tanti festini a luci rosse in giro per l’Italia, nella miriade di giri di prostituzione etero o gay della Penisola sono coinvolte tante persone insospettabili, tanti adulti consenzienti, i quali non fanno niente di male, sempre che non coinvolgano minori e non commettano reati. Sotto questo profilo, i preti sono uomini identici agli altri e non hanno ricevuto in dono da Dio o dai seminari una sessualità depotenziata. Hanno bisogni sessuali identici a quelli del resto della popolazione.

Le attenuanti crescono per quei preti, e non sono pochi, che ci hanno provato ad avere una vita casta, a lottare eroicamente contro l’umanissima forza del loro desiderio. Ci hanno provato in seminario, dinanzi alle proposte inequivocabili del vicino di stanza o del teologo insegnante. Poi ci hanno provato ancora in parrocchia, quando sono aumentate le possibilità di avere una vita affettiva e sessuale libera.

Si sono mortificati, fustigati, repressi, magari consegnati all’alcol, alla pornografia, alle fantasie solitarie. E poi hanno ceduto, hanno compreso che l’astinenza sessuale che l’istituzione pretende da loro in cambio della aureola di santità che mette sulle loro teste è una truffa meschina, che non c’entra con il Vangelo e con il volere di Dio, ma serve solo a un’istituzione totalitaria per tenere sotto scacco prima di tutto loro stessi, spesso ricattati in cambio di coperture, e poi un popolo di fedeli convinto che i preti siano mezzi santi, che Dio li abbia scelti come suoi mediatori. Fare sesso vuol dire allora per costoro ribadire che sono esseri umani, soggetti liberi e non pedine nelle mani di un’istituzione ipocrita che gioca sulle loro debolezze per ricattarli e tenerli in pugno. E anche il fatto che talvolta il sesso lo facciano a pagamento va comunque imputato all’istituzione che ha ordito la repressione sessuale e che ha sviluppato nel clero “un’incapacità addestrata” a costruire relazioni affettive paritarie, un’inabilità a innamorarsi e a legarsi in profondità a qualcuno, amandolo e rispettandolo. Il ricorso alla prostituzione è figlio dell’aridità sentimentale che deriva dalla mentalità celibataria, quella che spinge a vedere il prossimo come un oggetto da “usare”, le persone come entità alle quali non bisogna legarsi, per il timore di perdere la propria narcisistica e solitaria superiorità.

Tutte queste attenuanti, che ci conducono ad essere indulgenti con i singoli e severi con l’istituzione a cui va addebitata la responsabilità degli enormi danni che provengono dalla repressione sessuale, non possono comunque cancellare la responsabilità morale dei preti coinvolti. Essi, soprattutto se giovani o addirittura seminaristi, hanno tempo e modo di farsi un’altra vita, di lasciare il seminario o la tonaca appena indossata e rinascere come persone libere, accettando di aver commesso lo sbaglio tragico di affidarsi a un’istituzione che non aveva a cuore la loro e l’altrui libertà o benessere, ma solo l’eterna perpetuazione di sé stessa. Quello che dovrebbe risultare inaccettabile per tutti quelli implicati nello scandalo è il godere, al riparo della vista della loro “seconda vita”, di tutti i vantaggi che la professione clericale garantisce in termini di autorità sui fedeli, di sacralizzazione della propria persona, di vantaggi economici e di agi materiali.

La colpa più grave del clero coinvolto in questa storia è di non seguire l’esempio di Krysztof Charamsa, il prete alto funzionario presso la Congregazione per la Dottrina della Fede che nel 2015 annunciò a tutto il mondo che preferiva rendere nota la sua omosessualità e vivere alla luce del sole la sua storia d’amore piuttosto che continuare un’esistenza falsa e menzognera, in un ambiente come quello vaticano omofobo in pubblico, ma molto omosessuale dietro le tonache.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Castità e pedofilia

Messaggioda Berto » dom feb 25, 2018 9:17 am

Napoli, alla Curia arriva un dossier su casi omosessualità di sacerdoti
Fausto Gasparroni
Sabato 24 Febbraio 2018

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/c ... 69511.html

Nel corso di questa settimana, è stato consegnato alla Cancelleria della Curia Arcivescovile di Napoli un dossier, su Cd, di denuncia di casi di omosessualità nei quali sarebbero coinvolti sacerdoti, religiosi e seminaristi di alcune Diocesi italiane. Detto materiale verrà opportunamente esaminato per essere trasmesso alle Diocesi interessate per le eventuali necessarie valutazioni». Fa prevedere sviluppi di un certo clamore la nota diffusa della Curia partenopea, dopo che nei giorni scorsi il sito Gaynews.it aveva riferito appunto che un dossier di 1.200 pagine che svelerebbe una rete 'hot' di preti gay da Roma a Catania le sarebbe stato consegnato a breve. Secondo Gaynews.it, «quotidiano di informazione Lgbt», si parlerebbe di app per incontri e di festini in canonica.

Il sito aveva riferito che il dossier è stato messo a punto da un giovane escort, che abita a Napoli, già noto alle cronache per aver svelato i presunti traffici di don Luca Morini. Ora il nuovo dossier coinvolgerebbe una sessantina di prelati, diocesani e di ordini religiosi, per lo più campani ma non solo. Secondo il sito Gaynews.it per ognuno di questi preti ci sarebbe una scheda personale e una documentazione allegata anche con screenshot di conversazioni via smartphone. Dopo la conferma della Curia partenopea della ricezione del dossier e le «valutazioni» annunciate, il materiale scottante potrebbe procurare sconquassi. Anticipandone i contenuti, Gaynews.it parlava tra gli altri di un prelato «influente» con tanto di autista, che «paga gli escort con postepay». Di un dirigente diocesano che «si vanta di conoscere Laura Pausini» e utilizza le app per incontri hot. Di un parroco che «organizza gang bang in canonica». Di un monsignore «agli arresti domiciliari con l'accusa di abuso su minore» ma che «organizza indisturbatamente incontri con uomini tramite Grindr», una app di dating. Poi preti in discoteche gay-friendly, frati che organizzano orge in convento, incontri di gruppo con al centro sacerdoti, religiosi e seminaristi dalla doppia vita. Uno scenario inquietante che si addentra in un mondo di cui di tanto in tanto si rileva l'esistenza ma i cui contorni sono ancora avvolti nell'ombra.

L'omosessualità nella Chiesa non è un problema di oggi. Ad alzare il velo negli ultimi anni era stato anche un prelato come il polacco Krzysztof Charamsa, già segretario aggiunto della Commissione teologica internazionale presso la Congregazione per la dottrina della fede, incarico tenuto in Vaticano fino all'ottobre 2015, quando un clamoroso coming out, insieme al compagno con cui andò poi a vivere a Barcellona, gli costò la sospensione "a divinis". Negli ultimi tempi, invece, hanno fatto discutere le rivelazioni, nel libro di Gianluigi Nuzzi «Peccato originale» e in servizi tv delle Iene, su rapporti sessuali gay che sarebbero continuati per anni in Vaticano nel pre-seminario San Pio X, il collegio dei «chierichetti del Papa», facente capo alla diocesi di Como: diocesi che dapprima ha negato i fatti spiegando che gli accertamenti condotti avevano dato esito negativo e poi, dinanzi alle nuove testimonianze, ha invece riaperto le indagini.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Castità e pedofilia

Messaggioda Berto » mar feb 27, 2018 9:35 pm

Alassio, prete condannato per pedofilia in via definitiva. Ma tribunale ecclesiastico lo assolve: "Innocente, celebri messa"
27 febbraio 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... sa/4191535

Per la giustizia ordinaria è colpevole oltre ogni ragionevole dubbio e per questo ha già scontato 7 anni e 8 mesi di carcere. Per il tribunale ecclesiastico “deve essere completamente riabilitato in quanto non consta che abbia commesso i delitti a lui ascritti”. Così don Luciano Massaferro, sacerdote di Alassio condannato in via definitiva per pedofilia, potrà tornare a celebrare messa.

È quanto ha stabilito la sentenza del tribunale regionale ecclesiastico “dopo più di quattro anni di meticoloso e puntuale processo penale canonico” nei confronti del sacerdote arrestato nel 2009 e condannato in via definitiva per le molestie sessuali nei confronti di una chierichetta. Con la sentenza canonica di assoluzione devono cessare le pene cautelative imposte dal vescovo di Albenga-Imperia e il sacerdote può tornare a celebrare pubblicamente messa e i sacramenti della vita cristiana. Il vescovo diocesano di Albenga-Imperia, Guglielmo Borghetti, ha prospettato un suo reintegro graduale nel ministero pastorale e nella vita diocesana.

Di fronte alle due sentenze profondamente contrastanti, il cardinale e arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, ha commentato: “L’augurio è che ripristinata la verità, secondo le procedure previste giuridicamente, lui possa essere sereno in ciò che potrà fare come sacerdote nei limiti delle possibilità previste”.

“Mi risulta – ha aggiunto Bagnasco – che siano state fatte tutte le procedure previste canonicamente e giuridicamente per il reintegro, se si è arrivati a questa sentenza sicuramente ci sono ampie motivazioni, tornerà operativo secondo le modalità previste”. “Non ho sentito la famiglia coinvolta – ha concluso il cardinale – e non essendo un mio sacerdote non avuto contatti, spetta alla diocesi di Albenga-Imperia”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Castità e pedofilia

Messaggioda Berto » gio mar 01, 2018 7:22 pm

Suore trattate da sguattere in casa di cardinali e vescovi: l'Osservatore Romano solleva il caso
Giovedì 1 Marzo 2018

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/v ... 79625.html

Città del Vaticano - L’Osservatore Romano scoperchia la realtà nascosta di tante suore che lavorano come sguattere nelle case di preti, vescovi e cardinali. Tante disparità, troppe disuguaglianze anche nel mondo della Chiesa. In una inchiesta in cui sono stati prudentemente omessi i nomi delle protagoniste, il giornale della Santa Sede ha dato conto di situazioni di disagio in cui tante religiose – spesso laureate e con anni di teologia alle spalle – sono costrette sopportare tanto in Vaticano come altrove. Lavoro domestico poco riconosciuto. «Alcune di loro, impiegate al servizio di uomini di Chiesa, si alzano all’alba per preparare la colazione e vanno a dormire una volta che la cena è stata servita, la casa riordinata, la biancheria lavata e stirata. In questo tipo di “servizio” le suore non hanno un orario preciso e regolamentato, come i laici, e la loro retribuzione è aleatoria, spesso molto modesta».

Ma a rattristare, racconta l’Osservatore, è osservare che le suore-colf a volte nemmeno sono invitate a sedere alla tavola che servono. Una suora dietro anonimato si chiede: «Un ecclesiastico pensa di farsi servire un pasto dalla sua suora e poi di lasciarla mangiare sola in cucina una volta che è stato servito? È normale per un consacrato essere servito in questo modo da un’altra consacrata? E sapendo che le persone consacrate destinate ai lavori domestici sono quasi sempre donne, religiose? La nostra consacrazione non è uguale alla loro?».

Anche se alcune di loro provano una certa ribellione interiore, le suore colf, un esercito piuttosto numeroso, hanno paura di parlare perché dietro a tutto ci possono essere storie molto complesse. Nel caso di suore straniere venute dall’Africa, dall’Asia e dall’America latina, spesso, ha spiegato l’Osservatore Romano, ci sono cure mediche o studi pagati a componenti della famiglia della suora. «Alcune dicono di essere felici, non vedono il problema, ma provano comunque una forte tensione interiore. Simili meccanismi non sono sani e certe suore arrivano, in alcuni casi, ad assumere ansiolitici per sopportare questa situazione di frustrazione».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Castità e pedofilia

Messaggioda Berto » gio mar 08, 2018 9:33 pm

Padova, don Contin è stato ridotto allo stato laicale
2018/03/08

http://www.lastampa.it/2018/03/08/vatic ... agina.html

Accusato di violenza privata aggravata per uno scandalo «a luci rosse» in canonica, è stato dimesso dallo stato clericale. Da oggi l’ex parroco di San Lazzaro a Padova, don Andrea Contin, non è più prete. Ad annunciarlo è il vescovo monsignor Claudio Cipolla, in una nota pubblicata sul sito della Diocesi di Padova in cui spiega di avere informato l'interessato lo scorso 3 marzo e oggi il clero locale riunito per il ritiro quaresimale.

La decisione, riferisce il Presule, è stata notificata al vescovo dalla Congregazione per il Clero, presieduta dal cardinale Beniamino Stella, a cui era stata consegnata la documentazione relativa al procedimento canonico del Tribunale ecclesiastico diocesano. Nella nota viene chiarito che «il provvedimento è inappellabile e non soggetto a ricorso e prevede, per Andrea Contin, la dispensa dagli obblighi del ministero presbiterale e dal celibato, senza per questo che venga meno la possibilità di partecipare alla vita della comunità cristiana».

Cipolla comunica «questo provvedimento con profonda amarezza e sofferenza e invita ancora una volta a pregare per Andrea Contin, per i sacerdoti e per i fedeli tutti che si sono trovati smarriti di fronte alle vicende che hanno visto coinvolto l’ex presbitero e arrecato tanto danno alla Chiesa».

L’ex parroco di San Lazzaro, coinvolto nello scandalo per le sue numerose amanti, ha chiesto la scorsa settimana di patteggiare un anno per l’accusa di violenza e lesioni privata nei confronti della donna che l’aveva denunciato, nel 2016, facendo scoppiare l’inchiesta.

È un momento di sofferenza «per tutti – sottolinea il Presule – per Andrea Contin e la sua famiglia, per i nostri preti, per le persone coinvolte, per i fedeli tutti e i parrocchiani che lo hanno conosciuto. Non possiamo pensare che si sia giunti a questa decisione così grave senza che siano stati vagliati tutti gli elementi in gioco e per il bene della Chiesa e di Andrea Contin stesso. Ci vorrà tempo per rimarginare le ferite e trovare percorsi di fiducia per quanti si sono sentiti offesi o sono stati confusi da quanto accaduto».

Nel febbraio del 2017, alle prese con questa storia di orge in canonica e della doppia vita di uno dei suoi preti, don Contin, accusato dalla magistratura di aver costretto a prostituirsi una sua parrocchiana, monsignor Cipolla aveva precisato in una conferenza stampa le tappe dell’inchiesta della curia padovana sulle accuse contro don Contin. Le prime segnalazione sono state anonime, «nel senso che chi le portava aveva disagio a dichiararsi, ma è stato sollecitato a portare una memoria scritta. In questi casi, infatti, diventa fondamentale tutelare la riservatezza, ma anche verificare l’attendibilità e collaborare nell’assunzione di responsabilità personale di quanto si afferma». Solo successivamente «tali segnalazioni si sono “concretizzate” con un atto scritto e autografato, una a fine maggio e una a metà ottobre. Da qui è partita l’indagine previa, e dopo la deposizione al Tribunale ecclesiastico è stato consigliato da noi stessi di rivolgersi alla magistratura».

Dunque è stata la stessa Curia di Padova a invitare le donne coinvolte a rivolgersi anche ai magistrati. L’indagine previa si era conclusa a dicembre 2016 proprio in concomitanza con i primi provvedimenti della magistratura.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Castità e pedofilia

Messaggioda Berto » mar mar 13, 2018 9:50 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Castità e pedofilia - Ascetismo e misticismo

Messaggioda Berto » mar mar 13, 2018 9:52 am

È il demenziale, assurdo, innaturale, proprio delle idolatrie religiose e non certo spirituale, disprezzo per questa vita, per il corpo e per la materia (dovuto alla idolatria religiosa che apprezza l'altra vita non terrena, celeste che si crede raggiungibile dopo la morte) che portano alla castità, al celibato, all'ascesi, alla mortificazione della carne, del corpo, al disprezzo degli uomini, degli animali, della loro vita, del procreare e della donna, della materia, del lavoro manuale e alla formazione di caste e ideologie aberranti.


Ascetismo
https://it.wikipedia.org/wiki/Ascetismo
Il termine ascetismo deriva da "ascesi" (dal greco antico askesis) una parola che in origine significava esercizio, allenamento di un atleta per il superamento di una prova.
L'ascetismo viene riferito inizialmente al Cristianesimo, ma si ritrova nella storia delle religioni come un fenomeno attinente a diverse culture.
Le pratiche ascetiche si propongono di conseguire una condizione di vita che, diversamente da quella ordinaria, realizzi superiori valori religiosi. L'ascesi comporta nell'uso prevalente una svalutazione della corporeità, realizzata tramite sacrifici, rinunce e mortificazioni della carne, al fine di raggiungere una superiore spiritualità, ma esiste anche un ascetismo che non contrappone il corpo allo spirito e che si fonda su pratiche che mirano a sviluppare e controllare capacità fisiche.

Max Weber ha fatto una distinzione tra innerweltliche e ausserweltliche Askesis, tra ascetismo «intramondano» ed «extramondano».
L'ascetismo "ultraterreno" si riferisce alle persone che si ritirano dal mondo al fine di vivere una vita ascetica (ciò include la figura del monaco che vive in una comunità monastica, così come quella dell'eremita che vive isolato). L'ascetismo "terreno" invece si riferisce a persone che vivono vite ascetiche ma non si ritirano dal mondo.
Weber affermò che l'ascetismo materialista (intramondano) si è originato dalla dottrina calvinista la quale, al contrario di altri credi religiosi, cerca di promuovere un'azione concreta nel mondo che porti regole e un controllo razionale di ciò che ci circonda.
Secondo Weber infine, c'è un'affinità interna tra l'ascesi, intesa come estraneità ai piaceri del mondo, e la partecipazione all'attività capitalistica che comporta controllo di sé, disciplina interiore, razionalizzazione contro la dissipazione.
Lo psicologo statunitense David McClelland (1917-1998) ha suggerito che l'ascetismo "terreno" è specificamente indirizzato contro i piaceri terreni che distraggono le persone dalla loro chiamata, dalla loro vocazione o «Beruf». Tale ascetismo può accettare piaceri terreni che non distraggono. Come esempio, ha indicato che i Quaccheri si sono storicamente opposti ad abiti dai colori chiari, ma che i Quaccheri ricchi hanno spesso ricavato il loro monotono vestiario da materiali costosi. Il colore era considerato fonte di distrazione, non invece il tessuto da cui il vestito era ricavato. I gruppi Amish usano criteri simili per decidere quali tecnologie moderne usare e quali evitare.

L'ascetismo etico
In Grecia l'ascetismo, praticato nelle antiche comunità religiose del pitagorismo, dell'orfismo e delle religioni misteriche, con la filosofia platonica assunse un definitivo significato morale poiché, accertato il dualismo di anima e corpo, la pratica ascetica permetteva all'anima di purificarsi di tutto ciò che era corporeo e di ritornare così alla originaria perfezione ideale.
Il valore morale dell'ascesi, come esercizio per il controllo delle passioni tramite la rinuncia alla corporeità, si ritrova nello stoicismo e si trasmette al Cristianesimo che lo adotta in una prospettiva tutta trascendente: gli scrittori teologi cristiani Clemente Alessandrino e Origene sostengono che attraverso la contemplazione mistica si raggiunge l'unione con Dio e per questo scopo occorrono la meditazione, la preghiera ma anche pratiche di severe rinunce e di mortificazione della corporeità.
In vero nel cristianesimo delle origini l'ideale ascetico è del tutto assente. La personalità del Gesù tratteggiata dai Vangeli e predicata dagli apostoli è tutt'altra; Gesù infatti si schiera contro l'ascetismo, non insegna ad estraniarsi dal mondo come richiede il codice di vita esseno ma ad andare addirittura verso il mondo a predicare il vangelo di salvezza. L'ascetismo, nell'ambito del cristianesimo, inizierà a manifestarsi due secoli dopo con Sant'Antonio, i Padri del deserto e Pacomio. In occidente ancora più tardi con San Benedetto e San Bernardo.

L'ascetismo ateo
Nella cultura orientale per quanto riguarda alcune forme di Taoismo e Buddhismo si può parlare di un ascetismo ateo o agnostico. Nello Zhuāngzǐ (uno dei testi fondamentali del taoismo) si distingue il Tao dal concetto Dio creatore: l'asceta mira dunque a ricongiungersi al principio indistinto (il Tao appunto) alla base della realtà che precede ogni idea di divinità come ogni idea di bene e male.



Ascetismo deriva da "ascesi" (dal greco antico ἀσκέω e askesis) una parola che in origine significava "esercitarsi", esercizio, allenamento di un atleta per il superamento di una prova. Si diceva quindi che gli atleti intraprendessero esercizio ascetico e quindi fossero "asceti".

https://it.wikipedia.org/wiki/Ascetismo_nell%27ebraismo

In questo uso si distingue chiaramente la duplice applicazione - al modo di vivere e ai risultati raggiunti - che segna l'implicazione teologica successiva del termine. Dall'arena delle gare fisiche la parola facilmente passò a quella delle lotte spirituali, e gli scrittori pre-cristiani parlano di "askesis" dell'anima o della virtù – la disciplina dell'anima, o l'esercizio della virtù . Ma l'idea fisica, non meno di quella morale, rimane alla base del significato del termine nel linguaggio cristiano medievale. Il monastero, come luogo in cui la necessaria vita di sobrietà è vissuta con regolamentazione e disciplina rigorose, diventa "asketerion", una parola che per il greco classico trasmetteva solo l'idea di un luogo riservato all'esercizio fisico, mentre i monaci erano gli "ascetikoi", gli asceti, che con disciplina raggiungevano la pratica perfetta.

L'ascesi è indigena delle religioni che pongono come fondamentale la malvagità di questa vita e la corruzione della carne nel peccato. Il Buddhismo pertanto, come anche il Cristianesimo, conduce a pratiche ascetiche. I monasteri sono istituzioni del Buddhismo tanto quanto quelle del Cattolicesimo. L'ipotesi, che si ritrova nei concetti dei Montanisti e di altri, che le concessioni fatte agli appetiti naturali possono essere perdonati a quelli che sono di un minor grado di santità, mentre il perfettamente santo si rifiuterà sempre di cedere ai bisogni e ai desideri carnali, è facilmente rilevabile anche in alcuni degli insegnamenti di Gautama Buddha. L'ideale di santità sia del buddista che del santo cristiano culmina nella povertà e castità, cioè nel celibato. Si ricorre al digiuno e ad altri metodi disciplinari per frenare la "debolezza" della carne.

In base ad una rigorosa costruzione del significato di "ascesi", è un errore pensare che la sua storia possa essere estesa ad abbracciare anche certi riti in voga tra i devoti del feticismo e del culto della Natura. Mutilazioni, il sacrificio dei capelli, osservanze e proibizioni dietetiche, che abbondano in tutte le forme di religione a un certo stadio di sviluppo, non nascono dalla nozione della peccaminosità degli istinti naturali e della vita. Né è il sistema sacrificale in un qualche modo connesso all'ascetismo. L'idea di privazione ne è estranea. Se l'offerta era un dono alla divinità e come tale comportava all'offerente di separarsi da qualcosa di valore, l'aspettativa che l'animava era invariabilmente quella di ricevere ricche ricompense. Ma qualunque teoria si debba accettare per la spiegazione dei vari riti di mutilazione e del rituale sacrificale, è certo che l'Ebraismo sin dall'inizio si impostò severamente contro l'uno e materialmente limitò l'altro. Mutilazioni a qualsiasi titolo e di qualsiasi natura erano assolutamente proibite. Efferatezze e superstizioni funebri non erano tollerate. Il codice levitico limitava i sacrifici ad un solo luogo. I sacerdoti erano gli unici a cui era affidata la liturgia dell'altare. Bisogna inoltre aggiungere che, se i profeti erano i maggiori rappresentanti e veri esegeti degli ideali e delle idee della religione di Israele, anche il sistema sacrificale e sacerdotale, con le sue implicazioni di purezza straordinaria e precauzionale nonché di grande sobrietà fisica, era di poca entità vitale.

Il digiuno, che svolge una parte così essenziale nelle pratiche ascetiche, riscontravano un riconoscimento ufficiale solo nell'osservanza dello Yom Kippur (Giorno dell'Espiazione). I Profeti, ancora una volta, avevano poco tolleranza del digiuno. Ci sono alcune oscure allusioni ai giorni di digiuno nell'osservanza popolare, ma i Profeti dell'era dell'Esilio e post-Esilio insistono sulla futilità di questa usanza. Isaia 58, mentre fa appello ad una carità più ampia e ad un più profondo senso di giustizia, sostiene che questi sentimenti e non il digiuno, sono l'espressione di una volontà santificata in Dio. È caratteristico dell'atteggiamento dell'Ebraismo successivo che questo capitolo sia stato assegnato alla Haftarah del Giorno dell'Espiazione, giorno di digiuno penitenziale della sinagoga.

Le relazioni proibite nell'Ebraismo (in ebraico: איסורי ביאה‎?, Isurey bi'ah) sono quelle relazioni intime vietate dalle proibizioni della Torah e anche dalle ingiunzioni rabbiniche.
https://it.wikipedia.org/wiki/Relazioni ... 27ebraismo
Alcune di queste proibizioni - quelle elencate in Levitico 18, note col nome di Arayot in ebraico: עריות‎? - sono considerate così gravi dalla Legge ebraica che uno deve piuttosto perdere la vita ma non trasgredirle. (Ciò non si applica alla vittima di stupro.) Questo è in contrasto con la maggior parte delle altre proibizioni, dove viene generalmente richiesto di trasgredire il comandamento quando una vita è in pericolo.


http://www.morasha.it/tesi/fbbr/fbbr03.html
Il concetto ebraico di matrimonio vuole esprimere la santificazione dell'unione di un uomo e di una donna, perché questi, con l'atto medesimo, siano come le mura di un piccolo tempio (mikdash me'at) in onore di Dio all'interno del quale siano sempre attuati i precetti biblici della procreazione1, dell'educazione dei figli, del soccorso reciproco e sia osservato ogni obbligo previsto dalla ketubàh.
Nel contesto della creazione della prima donna si chiarisce sia come essa sia parte dell'uomo, perché tratta da lui, sia come uomo e donna siano destinati a formare nuovamente nel matrimonio una persona sola; viene quindi sottolineato il bisogno reciproco che hanno uno dell'altra.
Come si può evincere anche dal Talmud e come riportato in molti testi di varie epoche, Dio creò l'uomo androgino e solamente in un secondo tempo divise una parte di Adamo per creare l'uomo e la donna come entità separate.
I saggi hanno dedotto ciò dall'analisi fraseologica della Genesi: da un’attento studio dei testi si evince che l'essere umano è un mezzo uomo e che solo attraverso l'unione matrimoniale, e la conseguente unione fisica, ritrova la sua primigenia forma compiuta5; l'ebreo osservante deve, pertanto, assolutamente sposarsi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Castità e pedofilia - Ascetismo e misticismo

Messaggioda Berto » mar mar 13, 2018 9:54 am

???
Ma la sublimazione o la presunta sublimazione della sessualità dei celibi e dei casti produce vera spiritualità o non soltanto una sua malacopia fatta di aberrazione sessuale, esaltazione religiosa fanatica e ossessiva?

Preti pedofili
http://www.isfo.it/files/File/editorial ... 2010-3.pdf


Sublimazione
https://it.wikipedia.org/wiki/Sublimazione_(psicologia)

In psicoanalisi, la sublimazione è un meccanismo che sposta una pulsione sessuale o aggressiva verso una meta non sessuale o non aggressiva. Questo consente una valorizzazione a livello sociale delle pulsioni sessuali o aggressive nell'ambito della ricerca, delle professioni o dell'attività artistica, fino alla vita religiosa e spirituale. Ad esempio, una pulsione aggressiva può essere incanalata in una socialmente accettata: il chirurgo.

Secondo Sigmund Freud, in questo modo,
«la pulsione sessuale mette enormi quantità di forze a disposizione del lavoro di incivilimento e ciò a causa della sua particolare qualità assai spiccata di spostare la sua meta senza nessuna essenziale diminuzione dell'intensità. Chiamiamo facoltà di sublimazione questa proprietà di scambiare la meta originaria sessuale con un'altra, non più sessuale ma psichicamente affine alla prima».
Freud ricorre a questo concetto per spiegare, da un punto di vista economico e dinamico, certi tipi di attività sostenute da un desiderio che non è manifestamente rivolto verso una meta sessuale come, ad esempio, la creazione artistica, l'indagine intellettuale e in generale le attività più elevate dello spirito umano cui la società attribuisce, in genere, grande valore.

La spinta originaria verso queste attività è rinvenuta da Freud in una trasformazione delle pulsioni sessuali:
« La pulsione sessuale mette a disposizione del lavoro culturale delle quantità di energia estremamente grandi; e ciò è dovuto alla peculiarità particolarmente accentuata in essa di poter spostare la sua meta senza ridurre sensibilmente la propria intensità. Questa capacità di scambiare la meta sessuale originaria con un'altra meta che non è più sessuale, ma è psichicamente imparentata con la prima, viene chiamata capacità di sublimazione. »

Le forze utilizzabili per il lavoro culturale provengono quindi, sempre secondo le teorie freudiane, in gran parte dalla repressione dei cosiddetti "elementi pervertiti" dell'eccitazione sessuale.

La trasformazione di una spinta pulsionale in una attività sublimata, richiederebbe un tempo intermedio. Durante questa fase si ha un ritiro della libido sull'Io, che rende possibile la desessualizzazione della pulsione.

È proprio in questo senso che Freud in L'Io e l'Es, parla dell'energia dell'Io come di una energia «desessualizzata e sublimata», capace di essere spostata su attività non sessuali.

« Se questa energia di spostamento è libido desessualizzata, la si può chiamare anche sublimata, poiché, servendo a istituire l'unitarietà o l'aspirazione a essa che caratterizza l'Io, essa si mantiene sempre fedele all'intenzione fondamentale dell'Eros, che è quella di unire e di legare. »

La teoria della sublimazione è rimasta però poco elaborata nel pensiero di Freud e perciò manca di una chiara delimitazione rispetto ai processi limitrofi come lo spostamento, formazione reattiva, rimozione.

La nevrosi creativa è un tipo frequente di sublimazione. La ricerca di una inabitazione spirituale è un altro tipo di sublimazione della pulsione sessuale.

Nei Tre saggi sulla sessualità, Freud sostiene che la teoria della libido non riesce a spiegare le basi chimiche e le fonti, né dell'eccitazione, né della sublimazione dell'istinto sessuale.

Nella pratica tantrica, la sublimazione non avviene attraverso la repressione della sessualità. Consiste in esercizi di meditazione e di contrazione muscolare e di ritenzione del seme, che hanno il risultato di stabilire la consapevolezza e il controllo di un flusso continuo di energia vitale fra i sei livelli somato-psichici-spirituali. Poi il singolo può fare questi movimenti ed esercizi sia prima e durante il rapporto sessuale sia per migliorare durata e qualità per entrambi i partner, che in assenza di rapporti per restare in contatto con la componente spirituale di ciascun livello.

Libido
https://it.wikipedia.org/wiki/Libido
Il termine libido, letteralmente traducibile come desiderio o voluttà, identifica un concetto cardine della teoria psicoanalitica. Secondo la teoria freudiana, la libido rappresenta la pulsione principale, se non l'unica, di natura puramente sessuale dell'uomo, contrapposta alla cosiddetta destrudo. Secondo la teoria junghiana, invece, la libido è una forma di "energia psichica" che costituisce per l'uomo una vera e propria "spinta vitale", la quale non si limita esclusivamente all'ambito sessuale.

Le teorie sulla libido subirono ampie evoluzioni, legate al procedere dell'esperienza psicoanalitica. In particolare, il concetto di libido venne notevolmente ampliato dopo il 1914, quando si iniziò a indagare il vasto campo delle nevrosi e delle psicosi affermando ad esempio che la libido non mirava a soddisfare solo la pulsione sessuale dell'individuo, ma anche altre pulsioni parziali di base, come il cibo, la sopravvivenza, la morte, la religione e l'arte.




Psicoterapia.it

http://www.psicoterapia.it/rubriche/stu ... ?cod=14379

La sublimazione è un meccanismo individuato da Sigmund Freud. Tale difesa determina lo spostamento di una pulsione sessuale o aggressiva verso una meta diversa e, comunque, non a carattere sessuale e non aggressiva come ad esempio sono le attività artistiche o quelle a carattere intellettuale e culturale.

Altri meccanismi concorrono in varia misura alla motivazione e realizzazione della sublimazione chiamata anche neutralizzazione. L’individuo, infatti, di fronte all’azione delle sue difese, ha sempre una particolare esigenza di equilibrio e per attuarlo, il soggetto deve compiere scelte ponderate e opportune. La sublimazione è certo influenzata da questi meccanismi. Tale difesa si può ritenere un meccanismo riuscito e i suoi contributi possono anche essere di portata universale.

La sublimazione, partendo da impulsi libidici o aggressivi può determinarne lo spostamento verso una meta non sessuale o non aggressiva che può trovare una valorizzazione a livello ideologico individuale o anche socioculturale come avviene, ad esempio, quando tale difesa influenza le attività artistiche ed intellettuali. Ciò si verifica a scapito di una pulsione sessuale o aggressiva e, come osserva Sigmund Freud, tali energie, in questo modo, vengono poste a disposizione del lavoro di incivilimento liberando enormi quantità di energie. (Cfr. Sigmund Freud, La morale sessuale “civile” e il nervosismo moderno, in Opere, Boringhieri, Torino, 1972, vol. V, p.410.)

La sublimazione, nella sua essenza, tende a risolvere il conflitto che si determina tra l’esigenza del soggetto di soddisfare il principio di piacere e la sua necessità di ottemperare al principio di realtà. Tale meccanismo si rivolge così a istanze riferite a valori elevati sia sul piano etico sia su quello sociale. Il principio di piacere è soprattutto rappresentato dal diretto appagamento della concreta pulsione sessuale mentre il principio di realtà è costituito dagli ostacoli di ordine sociale che si frappongono al soddisfacimento di tale pulsione e da elementi di varia origine e natura che orientano la sublimazione verso i valori alti.

Nella premessa abbiamo citato le difese dell’utilizzo e della semplificazione e, perché meglio venga intesa la ragione per cui le chiamiamo in causa, qui di seguito daremo una breve presentazione di tali meccanismi.

L’utilizzo è una difesa costituitasi soprattutto sulla base della profonda esigenza di natura primaria che ha l’individuo sano di poter fruire ed attingere dal proprio mondo interiore un corretto indirizzo di vita che si proietti verso un armonico uso sia dei rapporti relazionali, sia del mondo della realtà in genere, anche orientandoli sotto la spinta delle diverse motivazioni del momento, delle tensioni ideologiche e di quelle sociali.

A sua volta la semplificazione, chiamata a presiedere i processi decisionali del soggetto, ne sovraintende le sintesi interpretative attuandole con un processo proiettivo e identificativo di tipo equilibrato e corretto. Un nesso unisce queste difese alla sublimazione: tutte e tre concorrono ad attuare le funzioni mentali superiori dell’individuo.

Considerando ora le pulsioni - che condizionano sotto forma di impulso e di energia molti aspetti dell’esistenza umana e in primo luogo la realtà erotica della coppia – osserveremo che esse sono elementi essenziali della nostra vita sia biologica sia psichica. La libido che ne è l’espressione, si realizza infatti mediante un continuo confronto tra numerose istanze interiori ed esterne al soggetto. Queste sono di varia natura e spesso sono contraddittorie fra loro. L’orientamento di scelta e di operatività in questo concorso di istanze è costituito, per il soggetto, da una continua oscillazione tra il principio di piacere e quello di realtà fra loro omologabili in funzione dell’omeostasi psichica. Queste scelte e le relative decisioni sono ben rappresentate dalla semplificazione. (Cfr. Luigi Pecchio, La semplificazione o il riduttivismo, in “Simposio”, autunno 1999, N. 12.)

Poiché il nostro equilibrio tende, continuamente, ad una situazione di omeostasi, la stessa può essere raggiunta solo con una corretta coordinazione delle pulsioni in rapporto alle disponibilità del soggetto. Tuttavia non sempre le energie sono armonizzate e in equilibrio tra loro come avviene nel caso dell’utilizzo. Infatti molti soggetti sono sottoposti a disarmonie e a psicopatologie tali che, anziché emergere l’utilizzo, interviene il meccanismo della strumentalizzazione, qui trattata in un capitolo a sé stante. L’aggressività, insita negli istinti e negli impulsi e da loro derivante, può prendere il sopravvento e in tal modo l’energia psichica, anziché incanalarsi in un procedimento di sublimazione, si può esprimere con aspetti negativi sotto forma di strumentalizzazioni. Ovviamente l’aggressività è di natura tale che ben difficilmente avrebbe potuto essere sublimata, perché, come insegna lo studio delle perversioni, in tali disturbi essa assume un carattere coatto.

Essendo i nostri comportamenti, sia quelli consapevoli sia quelli inconsci, sessualmente determinati, tutta una serie di operazioni che noi compiamo di “natura” apparentemente “innocente” si attua anche a fronte di adempimenti riportabili all’istanza della riproduzione della specie e a quella della sessualità connessa alla prima. Tale energia, essenziale sul piano biologico e fisiologico e determinante ai fini della riproduzione della specie, può, nella condizione umana, essere convogliata in altre direzioni oltre a quella della sessualità (come avviene nel caso della sublimazione).

La sublimazione, operando o procedendo da pulsioni e da valori in genere “bassi” oppure senza alcuna “pretensione intellettuale”, si contrappone agli stessi pervenendo - attraverso una serie di passaggi - a valori “alti” spirituali, nobili, dietro la spinta di una profonda tensione interiore sia di tipo esistenziale sia culturale. Si tratta di una difesa per la quale, forse in parte, manca tuttora una teoria psicoanalitica coerente e completa. Con tale meccanismo si crea un trasferimento e una commutazione di libido verso funzioni psichiche più elevate rispetto alla comune meta sessuale: in tal modo l’energia libidica contenuta nella pulsione sessuale viene orientata verso altre tensioni e attività umane apparentemente senza rapporto con la sessualità. Forse la labilità dei limiti tra “valori alti e valori bassi”, anche in relazione ai mutamenti storico-sociali e a quelli culturali, spiega l’evanescenza e la labilità del concetto di sublimazione e le difficoltà a darne una definizione in termini di teoria psicoanalitica.

Esistono altre variabili di rilievo che predispongono alla sublimazione e vi concorrono, tra queste, un elevato quoziente di intelligenza ed una spiccata dotazione culturale. Albert Einstein, assorto nelle sue meditazioni a carattere scientifico, trascurava i suoi doveri coniugali di tipo amoroso nei confronti della moglie e lei glieli doveva ricordare!

Rispetto alla sublimazione si può affermare che la banalizzazione sia la difesa orientata in modo opposto. Infatti si tratta di un meccanismo di difesa dell’Io che consente di sottovalutare l’importanza di avvenimenti o problemi gravi e complessi che l’individuo non sa come risolvere o affrontare procedendo così alla loro rimozione o sminuendoli. In altri termini la banalizzazione induce a sdrammatizzare situazioni altrimenti implicanti forti coinvolgimenti emotivo-affettivi. Per esempio l’individuo incapace di affrontare una certa tematica di valori può decidere di adattarsi alle leggi della logica consumistica.

Quando tale meccanismo raggiunge il suo scopo si determina una situazione simile a quella che si attua nella sublimazione con una rimozione della noxa ansiogena e una ricomposizione di un livello emotivo-affettivo tollerabile. La banalizzazione – pur presentando un certo parallelismo con la sublimazione – ha una diversa direzionalità rispetto a quest’ultima.

Infatti la sublimazione determina lo spostamento di una pulsione aggressiva, e tipicamente di quella sessuale, verso una meta non aggressiva e non sessuale, tendendo ad una valorizzazione a livello sociale quale l’attività artistica o la ricerca intellettuale.

Per primo è stato Sigmund Freud ad indicare – in questa facoltà della sublimazione – l’origine e la sostanza dello stesso processo di incivilimento, inteso però in termini diametralmente opposti a quelli qui indicati come procedimenti caratteristici della banalizzazione. (Cfr. Luigi Pecchio, La banalizzazione, in “Simposio” Primavera ’97, N.7, p. 125.) Con tale meccanismo, la libido disperde la sua carica sessuale mutando il livello di determinati di valori oppure si orienta verso “non valori” spesso di tipo mediocre.

Secondo Freud, « La pulsione sessuale – o, per meglio dire, le pulsioni sessuali, poiché un’indagine analitica ci insegna che la pulsione sessuale è formata di molte componenti, di molte pulsioni parziali – è verosimilmente più sviluppata nell’uomo che nella maggior parte degli animali superiori e, comunque, più costante, giacché ha quasi completamente superato la periodicità alla quale appare legata negli animali. Essa mette enormi quantità di forze a disposizione del lavoro di incivilimento, e ciò a causa della sua particolare qualità assai spiccata di poter spostare la propria meta senza nessuna essenziale diminuzione d’intensità. Chiamiamo facoltà di sublimazione questa proprietà di scambiare la meta originaria sessuale con un’altra, non più sessuale ma psichicamente affine alla prima. In contrasto con questa possibilità di spostarsi, nella quale consiste il suo valore di civiltà, la pulsione sessuale ammette anche una fissazione particolarmente ostinata, che la rende inutilizzabile e talvolta fa sì che essa degeneri nelle cosiddette anormalità. L’intensità originaria della pulsione sessuale varia probabilmente da individuo a individuo; sicuramente oscillante è la parte di essa che si presta a essere sublimata. Noi ci rappresentiamo che sia anzitutto l’organizzazione congenita a determinare quale parte della pulsione sessuale si mostrerà sublimabile e utilizzabile in ogni individuo; oltre a ciò, spetta agli influssi della vita e all’influenza intellettuale esercitata sull’apparato psichico di portare alla sublimazione una parte ulteriore. E’ tuttavia certo che questo processo di spostamento non può essere proseguito indefinitamente, così come non può esserlo la trasformazione del calore in lavoro meccanico nelle nostre macchine. In una certa misura il soddisfacimento sessuale diretto sembra indispensabile per la maggior parte delle organizzazioni; è una misura individualmente variabile il cui difetto si sconta con fenomeni che, in forza della loro azione nociva sulla funzione e del loro carattere soggettivo di dispiacere, devono essere considerati stati morbosi. » (Cfr. Sigmund Freud, La morale sessuale “civile” e il nervosismo moderno [1908], in Opere, Boringhieri, Torino, vol. V, 1972, pp. 416-417. Il corsivo è dello scrivente.)

A nostro avviso la sublimazione utilizza energia neutralizzata, essendo state tramutate la pulsione sessuale e quella aggressiva. Infatti l’energia libidica, secondo le leggi del processo primario, tende in modo naturale ad una scarica immediata o rivolta ad una meta sessuale e ad una aggressiva. Essa viene così neutralizzata divenendo disponibile per attività di tipo sublimativo e secondo l’orientamento dell’Io: il soggetto cioè, in relazione alla sua cultura, ai valori ai quali aspira e secondo la sua formazione e il suo carattere, può attuare un meccanismo sublimativo.

Secondo Freud: « La dottrina delle pulsioni è, per così dire, la nostra mitologia. Le pulsioni sono entità mitiche, grandiose nella loro indeterminatezza. Non possiamo prescinderne, nel nostro lavoro, un solo istante, e nel contempo non siamo mai sicuri di coglierle chiaramente. (…) Dicemmo a noi stessi che probabilmente non sbagliavamo distinguendo, per cominciare, due pulsioni principali, o specie di pulsioni o gruppi di pulsioni, in base ai due grandi bisogni: la fame e l’amore. Benché di solito noi difendiamo gelosamente l’indipendenza della psicoanalisi da ogni altra scienza, qui ci imbattiamo, nostro malgrado, in un fatto biologico irrefutabile, che attesta come il singolo essere vivente serva due intenti: l’autoconservazione e la conservazione della specie. Essi sembrano indipendenti l’uno dall’altro, per quanto ne sappiamo non hanno ancora trovato una derivazione comune, e i loro interessi sono spesso fra loro in contrasto nella vita animale. Questo significa, in realtà, fare della psicologia biologica, studiare i fenomeni psichici in concomitanza con processi biologici. Rappresentanti di questa concezione sono le “pulsioni dell’Io e le “pulsioni sessuali”, che furono da noi introdotte in psicoanalisi. Fra le prime annoverammo tutto ciò che ha attinenza alla conservazione, all’affermazione e all’espansione della persona. Alle seconde ci venne spontaneo attribuire la varietà che scaturisce dalla vita sessuale infantile e da quella perversa. Man mano che, investigando le nevrosi, riconoscemmo nell’Io il potere che limita e rimuove e nelle tendenze sessuali ciò che viene limitato e rimosso, credemmo di toccare con mano non solo la diversità, ma anche il conflitto tra i due gruppi di pulsioni. Oggetto del nostro studio furono dapprima le pulsioni sessuali, la cui energia chiamammo “libido”. In relazione ad esse cercammo di chiarirci le idee intorno al problema di che cosa sia una pulsione e che cosa le si possa attribuire. Qui si colloca la teoria della libido.

Una pulsione si differenzia dunque da uno stimolo per il fatto che trae origine da fonti di stimolazione interne al corpo, agisce come una forza costante e la persona non le si può sottrarre con la fuga, come può fare di fronte allo stimolo esterno. Nella pulsione si possono distinguere: fonte, oggetto e meta. La fonte è uno stato di eccitamento nel corpo, la meta l’eliminazione di tale eccitamento; lungo il percorso dalla fonte alla meta la pulsione diviene psichicamente attiva. Noi ce la rappresentiamo come un certo ammontare di energia, che preme verso una determinata direzione. Da questo premere le deriva il nome di “pulsione”. Si parla di pulsioni “attive” e “passive”, ma si dovrebbe dire più esattamente: mete pulsionali attive e passive, poiché anche per raggiungere una meta passiva occorre un certo dispendio di attività. La meta può essere raggiunta nel proprio corpo; di regola, però, si inserisce un oggetto esterno in relazione al quale la pulsione raggiunge la sua meta esterna; la meta interna rimane sempre la stessa, cioè il cambiamento corporeo percepito come soddisfacimento. Non siamo riusciti a chiarire se la relazione con la fonte somatica conferisca alla pulsione una sua specificità, e quale. Secondo quanto attesta l’esperienza analitica, è un fatto indubbio che moti pulsionali originati da una fonte possano associarsi a impulsi derivanti da altre fonti condividendone l’ulteriore destino, e che in genere un soddisfacimento pulsionale possa essere sostituito da un altro. Confessiamo tuttavia di saperne ben poco.

Anche la relazione della pulsione con la meta e con l’oggetto ammette variazioni: entrambi possono essere scambiati con altri, pur essendo più facilmente allentabile la relazione con l’oggetto. Un certo tipo di modificazione della meta e di cambiamento dell’oggetto, in cui entrano in considerazione i nostri valori sociali, è da noi designato come “sublimazione”. Oltre a ciò, abbiamo anche motivo di distinguere pulsioni che sono “inibite nella meta”, ossia moti pulsionali, provenienti da fonti ben note e con meta inequivocabile, che però si arrestano lungo il cammino verso il soddisfacimento, così che vengono a formarsi un investimento oggettuale duraturo e una persistente tendenza [emotiva].

Di questo genere è, per esempio, la tenerezza nei confronti di altri, che muove indubbiamente dalle fonti del bisogno sessuale e invariabilmente rinuncia a soddisfarlo. »

[Come rileva Cesare Musatti il contenuto di questo capoverso è completamente tratto dalla Metapsicologia (1915), Pulsioni e loro destini, pp. 15 sgg.]

(Sigmund Freud, Angoscia e vita pulsionale, in Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni), 1932, in Opere, vol. XI, Boringhieri, Torino, 1979, pp. 204-205. Il corsivo e la nota sono dello scrivente.)

Il riferimento di Freud all’Eros che si può trasformare in tenerezza rappresenta a nostro avviso un’anticipazione di studi relativi alla formazione e costituzione degli affetti e soprattutto indica come un meccanismo di difesa (la sublimazione) per effetto di una diversa destinazione dell’Eros possa trasformare tali pulsioni di vita in affetto evidenziando un procedimento preliminare alla trasformazione degli affetti. Questa indicazione è certo un invito alla ricerca in questa direzione: l’amore, che avrebbe potuto essere amore libidico e passionale, per effetto di un alto modo di sentire non si è realizzato e le energie liberate e sublimate hanno così potuto trasformarsi in tenerezza.

In questo capitolo si è fatto riferimento a più di un meccanismo di difesa cercando di indicarne i punti di contatto allo scopo di individuare in modo sempre più approfondito gli effetti delle interazioni tra le difese nel nostro microcosmo psichico.

Nota del curatore

Il presente scritto è tratto dal libro di Luigi Pecchio "L'orma dell'immensa-mente - metapsicologia dei meccanismi di difesa e di adattamento" di prossima pubblicazione.




La teoria analitica di Carl Gustav Jung
Testo: Rosaria Troiano

http://www.viaggio-in-germania.de/jung.html
Articolo di Rosaria Troiano.
1. Introduzione

La causa maggiore della rottura tra Jung e Freud fu il rifiuto da parte di Jung del "pansessualismo freudiano" ossia il rifiuto della concezione per cui al centro del comportamento psichico degli esseri viventi vi è l'istinto sessuale. Nella concezione junghiana dell'uomo il tratto caratteristico più importante è la combinazione della "casualità" con la "teleologia". Il comportamento dell'uomo non è condizionato soltanto dalla sua storia individuale e di membro della razza umana (casualità), ma anche dai suoi fini e dalle sue aspirazioni (teleologia). Sia il passato come realtà, sia il futuro come potenzialità, guidano il nostro comportamento presente.

Jung sostiene che entrambi le posizioni sono necessarie in psicologia per giungere a capire perfettamente la personalità. Il presente, infatti, è determinato non solo dal passato (casualità), ma anche dal futuro (teleologia). Un atteggiamento puramente casuale porta l'uomo alla disperazione perché lo rende prigioniero del passato. L'atteggiamento finalistico, invece, dà all'uomo un senso di speranza e uno scopo per cui vivere.

La concezione junghiana della personalità considera la direzione futura dell'individuo e nello stesso tempo è retrospettiva, nel senso che si rifà al passato. Jung vede nella personalità dell'individuo il prodotto e la sintesi della sua storia ancestrale. Egli pone l'accento sulle origini razziali dell'uomo. L'uomo nasce già con molte predisposizioni trasmesse dai suoi antenati e queste lo guidano nella sua condotta. Quindi esiste una personalità collettiva e razzialmente preformata che è modificata ed elaborata dalle esperienze che riceve.
Carl Gustav Jung


2. La struttura della personalità

La personalità consta di un certo numero di istanze e sistemi separati ma interagenti. I principali sono: l' Io, l'Inconscio Personale e i suoi Complessi, l'Inconscio Collettivo e i suoi Archetipi, la Persona, l'Animus e l'Anima, l'Ombra.

Io è la mente cosciente
Inconscio personale è formato dalle esperienze che sono state rimosse, represse, dimenticate o ignorate, e da quelle troppo deboli per lasciare una traccia cosciente nella persona. Complessi: il complesso indica un contesto psichico attivo i cui elementi molteplici (sentimenti, pensieri, percezioni, ricordi) sono unificati dalla comune tonalità affettiva. Un esempio è il complesso materno.
Inconscio collettivo appare come il deposito di tracce latenti provenienti dal passato ancestrale dell'uomo. Esso è il residuo psichico dello sviluppo evolutivo dell'uomo, accumulatosi in seguito alle ripetute esperienze di innumerevoli generazioni. Così, dal momento che gli esseri umani hanno sempre avuto una madre, ogni bambino nasce con la predisposizione a percepirla e a reagire ad essa. Tutto ciò che si impara dall'esperienza personale, è sostanzialmente influenzato dall'inconscio collettivo che esercita un'azione diretta sul comportamento dell'individuo sin dall'inizio della vita. Archetipi: un archetipo è una forma universale del pensiero dotato di contenuto affettivo. Tale forma di pensiero crea immagini o visioni che corrispondono, nel normale stato di veglia, ad alcuni aspetti della vita cosciente. Il bambino eredita una concezione preformata di una madre generica, che in parte determina la percezione che egli avrà dalla propria madre. In tal modo l'esperienza del bambino è la risultante di una predisposizione interna a percepire il mondo in un determinato modo e dell'effettiva natura di tale realtà. Vi è di regola corrispondenza tra le due determinanti, poiché l'archetipo stesso è un prodotto delle esperienze del mondo compiute dalla razza umana, e tali esperienze sono in gran parte simili a quelle di ogni individuo.
Persona la persona è una maschera che l'individuo porta per rispondere alle esigenze delle convenzioni sociali. E' la funzione assegnatagli dalla società, cioè il compito che essa attende da lui. Questa maschera spesso nasconde la vera natura dell'individuo. La persona è la personalità pubblica, quegli aspetti che si palesano al mondo o che l'opinione pubblica attribuisce all'individuo, in opposizione alla personalità privata che esiste dietro alla facciata sociale.
Anima e animus l'archetipo femminile nell'uomo è detto anima, quello maschile nella donna animus.
Ombra è costituito dagli istinti animali ereditati dall'uomo nella sua evoluzione. Di conseguenza l'ombra simboleggia il lato animale della natura umana.

Nella teoria della personalità di Jung occupa un posto centrale il Sé ("Selbst") che è il punto centrale della personalità, intorno a cui si raggruppano tutti gli altri sistemi, esso li mantiene uniti e dà alla personalità l'equilibrio, la stabilità e l'unità. Il Sé è lo scopo della vita, un fine per cui l'uomo lotta costantemente ma che di rado riesce a raggiungere.

Jung concepiva la personalità o psiche come un sistema dotato di energia e parzialmente chiuso, perché a esso si deve aggiungere l'energia proveniente da fonti esterne, per esempio dal mangiare. Per spiegare la dinamica della personalità, Jung ricorre, come Freud, al concetto della libido, ma mentre per Freud la libido è un concetto collettivo delle tendenze sessuali dell'uomo, per Jung il termine libido è sinonimo di energia psichica e a seconda che la libido sia diretta preminentemente verso l'interno o verso l'esterno, Jung distingue tra introversione ed estroversione.

L'atteggiamento introverso tende ad orientare la sua energia psichica verso il mondo interiore (pensieri ed emozioni) mentre l'atteggiamento estroverso orienta la sua energia verso il mondo esteriore (fatti e persone). Ambedue questi opposti atteggiamenti sono presenti nella personalità, ma di regola uno di essi è dominante e cosciente, mentre l'altro è subordinato e inconscio.

Vi sono quattro funzioni psicologicamente fondamentali: il pensiero, il sentimento, la sensazione e l'intuizione. Ciascuna di queste funzioni ci consente di adattarci al mondo e alla vita. Il pensiero utilizza dei processi logici, il sentimento utilizza dei giudizi di valore, la sensazione percepisce i fatti e l’intuizione percepisce le possibilità presenti dietro i fatti.

Il pensiero è intellettivo, con esso l'uomo cerca di comprendere la natura del mondo e sé stesso.
Il sentimento è il valore delle cose in rapporto al soggetto.
La sensazione ha la funzione percettiva, apporta fatti o rappresentazioni concrete del mondo.
L'intuizione è la percezione attraverso processi dell'inconscio, l'uomo intuitivo va al di là dei fatti e costruisce elaborati modelli della realtà.

Il pensiero e il sentimento sono denominati funzioni razionali, poiché fanno uso del ragionamento. La sensazione e l'intuizione sono funzioni irrazionali, perché basate sulla percezione del concreto e del particolare.

Nell'individuo sono presenti tutti e quattro le funzioni ma di regola una delle quattro è altamente differenziata e svolge un compito preminente nella coscienza, viene detta funzione superiore. La meno differenziata delle quattro è detta funzione inferiore ed è rimossa e inconscia, si esprime nei sogni e nelle fantasie.

Jung fondò le sue concezioni psicodinamiche su due principi fondamentali: il "principio di equivalenza" e quello di entropia. Il primo asserisce che, se un valore diviene più debole o scompare, la quantità di energia a esso legata non andrà perduta per la psiche, ma riapparirà in un nuovo valore. L'indebolimento di un valore si accompagna inevitabilmente al sorgere di un altro (la fine di un hobby sarà in genere compensata dal sorgere di un altro).

Il "principio di entropia" afferma che la distribuzione di energia nella psiche tende a un equilibrio o armonia. Fra due valori di diversa forza, l'energia tenderà a passare dal più forte al più debole fino a raggiungere uno stato di equilibrio . Tutta l'energia psichica di cui la personalità dispone viene utilizzata per due fini generali. Una parte è spesa nell'esecuzione del lavoro necessario al mantenimento della vita e alla propagazione della specie: queste sono funzioni istintive. L'energia eccedente quella utilizzata dagli istinti può essere impiegata in attività culturali e spirituali.

Per Jung lo sviluppo può svolgersi in senso progressivo o regressivo. Per progressione JUNG intende un soddisfacente adattamento dell' IO alle richieste dell'ambiente esterno e ai bisogni dell'inconscio. Se un evento frustrante interrompe il movimento progressivo, la libido non potrà più essere investita in valori orientati verso il mondo o estroversi, di conseguenza regredirà verso l'inconscio legandosi a valori introversi. Tuttavia Jung ritiene che uno spostamento in senso regressivo non debba avere necessariamente effetti negativi permanenti: esso infatti può aiutare l'Io a trovare il modo di aggirare l'ostacolo e riprendere il suo cammino.

Il fine ultimo dello sviluppo è rappresentato dall'autorealizzazione. Per raggiungere tale scopo è necessario che le diverse istanze della personalità si differenzino ed evolvano completamente. Una personalità sana ed integra si otterrà solo consentendo a ogni istanza di raggiungere il più alto grado di differenziazione e di sviluppo. Il processo attraverso il quale si raggiunge tale stato è detto processo di individuazione. La "funzione trascendente" è in grado di conciliare gli indirizzi opposti dei diversi sistemi e di operare per il raggiungimento del fine ideale della totalità perfetta. L'energia psichica può essere spostata, cioè trasferita da un processo di un dato sistema ad un altro processo dello stesso o di un sistema diverso. La "sublimazione" è lo spostamento dell'energia dai processi primitivi, istintivi e meno differenziati, a processi altamente spirituali , culturali e maggiormente differenziati.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Castità e pedofilia - Ascetismo e misticismo

Messaggioda Berto » sab mar 17, 2018 6:16 pm

Pedofilia, per l'arcivescovo di Guam una condanna a metà: niente riduzione allo stato laicale

https://www.ilmessaggero.it/primopiano/ ... 11022.html

Città del Vaticano Colpevole di abusi, ma non del tutto. Una specie di punizione a metà per l'arcivescovo neocatecumenale di Guam, accusato di pedofilia, per commesso abusi su minori e di conseguenza messo sotto processo – previa complicata indagine – in Vaticano. La decisione finale emessa dal tribunale della Congregazione della Dottrina della Fede prevede che il prelato venga rimosso con il divieto di mettere piede sull'isola del Pacifico. Nessun altro provvedimento, invece, è stato preso sul suo status di prete e di vescovo. In pratica monsignor Anthony Sablan Apuron, 73 anni, frate cappuccino, continuerà come sempre a fare il prete, a celebrare la messa come se niente fosse. Papa Francesco ha acconsentito a non ridurlo allo stato laicale probabilmente per il suo stato di salute. Una decisione che la comunità cattolica di Guam farà fatica a comprendere ma che si uniforma ad altre decisioni miti sulla pedofilia, per esempio quella nei confronti del prete cileno Karadima. Anche per lui è stato evitato che venisse ridotto allo stato laicale, tanto che ora vive da pensionato in un buen retiro cileno.

A rendere noto il risultato del processo vaticano è uno scarno bollettino della sala stampa che ancora una volta non rende pubblico nessun particolare, nemmeno sui reati che sono stati contestati all'arcivescovo. «Il Tribunale Apostolico della Congregazione per la Dottrina della Fede, composto da cinque giudici ha emesso la sentenza di primo grado, dichiarando l’imputato colpevole di alcune delle accuse e imponendo all’imputato le pene di cessazione dall’ufficio e il divieto di residenza nell’Arcidiocesi di Guam».

Nel comunicato si fa riferimento ad «Alcune accuse», ma senza spiegare all'opinione pubblica di cosa si tratta. La trasparenza che tante volte Papa Francesco aveva promesso ai fedeli per rendere loro conto della mano ferma nel giudicare i preti pedofili sembra venire meno. Naturalmente la sentenza potrà essere oggetto di un eventuale ricorso in appello.

Apuron che si è sempre dichiarato innocente, anche a verdetto pronunciato ha ribadito la sua estraneità. «Mentre sono sollevato dal fatto che il Tribunale apostolico abbia respinto la maggior parte delle accuse contro di me, ho impugnato il verdetto. Dio mi è testimone; sono innocente e attendo che la mia innocenza sia dimostrata nel processo di appello».

Il caso era scoppiato nel 2016 quando l’arcivescovo si era auto-sospeso dalle sue funzioni dopo essere stato accusato di abusi sessuali da alcuni chierichetti. Le vicende risalgono alla fine degli anni Settanta. A questi guai se ne erano aggiunti altri, stavolta di natura finanziaria. L'arcivescovo aveva lasciato le casse della diocesi di Guam al verde e coperte di debiti per spese immobiliari non andate a buon fine. Nel 2016 il Vaticano aveva nominato un amministratore esterno nella persona di monsignor Savio Hon attuale nunzio in Grecia. Al lavoro svolto dall'amministratore si è poi aggiunto un ulteriore indagine affidata al cardinale ultra conservatore Leonard Burke, canonista, che si era recato a Guam nel 2017 per raccogliere tutte le prove per il processo vaticano. Anche un nipote dell'arcivescovo lo accusa di molestie.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Castità e pedofilia - Ascetismo e misticismo

Messaggioda Berto » mar mar 20, 2018 7:08 am

Piove di Sacco, accuse di violenza sessuale: arciprete si dimette
2018/03/19

https://www.vvox.it/2018/03/19/piove-di ... si-dimette

Don Gino Temporin ha lasciato la parrocchia del Duomo di Piove di Sacco (Padova). Lo ha comunicato, scrive Alessandro Cesarato sul Mattino a pagina 21, lo stesso arciprete 71enne con una comunicazione che ha fatto leggere ai fedeli durante la messa. Don Temporin, arrivato alla parrochia di Piove di Sacco nel 2014, ha confessato di non riuscire più a gestire la comunità e si è ritirato per un periodo di riposo ad Arsiè (Belluno).

A pesare nella decisione dell’arciprete, concordata con il vescovo Cipolla, anche un presunto abuso sessuale nei confronti di un minore che sarebbe accaduto quando era alla guida del seminario di Rubano. Per tali accuse il sacerdote sarà processato a luglio per la terza volta dopo i pronunciamenti a lui favorevoli da parte del tribunale di Padova nel 2013 e della Corte d’appello nel 2016.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38319
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Antropologia

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite