Castità, ascetismo-misticismo, solidarismo e pedofilia

Castità, ascetismo-misticismo, solidarismo e pedofilia

Messaggioda Berto » gio dic 21, 2017 8:56 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Castità e pedofilia

Messaggioda Berto » gio dic 21, 2017 8:57 pm

La differenza tra celibato e voto di castità per i preti
Giordano Muraro

http://www.famigliacristiana.it/articol ... preti.aspx

La castità è una virtù che riguarda tutti per vivere e svilupparsi da persone umane, perché permette di trovare “il giusto mezzo” nell’esercizio della sessualità. Ha volti diversi secondo i tempi e gli stati di vita. Per questo si parla di castità della persona giovane, sposata, vedova, celibe... Il voto di castità è altra cosa e consiste nella rinuncia all’esercizio della sessualità per seguire Cristo, come fanno i religiosi. Ai preti cattolici non si chiede il voto di castità ma la promessa di restare celibi, vivendo come tutti la virtù della castità. Questo per essere totalmente liberi nell’edificare con Cristo e come Cristo il Regno di Dio in terra. Il celibato non è richiesto ai sacerdoti dalle Chiese ortodossa e anglicana. Per approfondire si può leggere l’enciclica Sacerdotalis caelibatus di Paolo VI e la Pastores dabo vobis di Giovanni Paolo II.


Qual è la differenza tra castità e celibato?
https://it.aleteia.org/2013/01/09/qual- ... e-celibato

La castità è una restrizione alla sessualità praticata solo da chi fa la scelta celibataria? Il sacerdote fa voto di castità?

La castità è una virtù che riguarda tutti, perché tutti hanno bisogno di amare in maniera vera. Il celibato, come scelta di vita, la Chiesa lo chiede solo ai candidati al sacerdozio. È una forma particolare di castità che favorisce una più profonda unione col Signore e una donazione universale.

1. C’è una differenza molto grande tra castità e celibato. La castità è la virtù che protegge l’amore dall’egoismo e lo aiuta ad essere puro. Della castità, così intesa, tutti hanno bisogno, perché la tentazione di ripiegarsi su se stessi è continua. Per la Chiesa la castità è la stessa cosa che richiamare la purezza dell’amore.

2. Se la castità è questo, allora si comprende perché tutti hanno bisogno di essere casti. Tutti hanno bisogno di amare in maniera essere pura, evitando che i loro gesti e il loro comportamento siano una contraffazione dell’amore vero, dell’amore che si dona in maniera gratuita.

3. Ne hanno bisogno i bambini. Sebbene sia prematuro parlare loro di sessualità, tuttavia l’educazione alla condivisione con gli altri è una prima maniera implicita che insegna ad amare in modo vero.

4. Ne hanno bisogno i ragazzi e i giovani, i quali vanno educati all’amore che si fa dono al fine di arricchire le persone amate. Non va dimenticato che in noi c’è l’inclinazione a considerare l’altro come oggetto di godimento. In altre parole la nostra capacità di amare è insidiata da quella realtà che San Giovanni chiama “concupiscenza della carne” (2 Gv 2,16). La castità è quella libertà interiore che permette ad un giovane, sottratto alla schiavitù della concupiscenza, di farsi dono in maniera pura.

5. Questo comporta un combattimento: il rifiuto di certi pensieri, il superamento della tentazione di lasciarsi andare alla pornografia che causa sempre devastazione interiore, dipendenza, schiavitù. La castità comporta anche la rimozione di azioni che profanano il corpo umano e portano disordine nell’intimo nucleo della persona. Il Catechismo della Chiesa Cattolica scrive: “La castità richiede l’acquisizione del dominio di sé, che è pedagogia per la libertà umana” (CCC 2339). E poi in maniera netta afferma: “L’alternativa è evidente: o l’uomo comanda alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia asservire da esse e diventa infelice” (CCC 2339), facendo riferimento a quanto si legge in Sir 1,22: “il traboccare della sua passione sarà causa di rovina”.

6. Vorrei dire che anche le persone sposate, in un modo loro proprio, sono chiamate alla purezza dell’amore, a difenderlo da sue possibili contraffazioni. In questo senso la Chiesa dice che alcune pratiche all’interno del matrimonio non sono atti di amore, anzi, che sono pericolose per l’amore stesso.

7. Quando nella Chiesa si parla di celibato si fa riferimento al celibato sacerdotale. Questo comporta il mantenere il proprio cuore indiviso per stare uniti al Signore senza distrazioni (cf. 1 Cor 7,32) e per amare tutti con totale dedizione (cf. 1 Cor 9,22). Il sacerdote è per eccellenza l’uomo di Dio: il suo compito è quello di stare unito a Dio per portare Dio agli uomini e gli uomini a Dio. Inoltre è ministro della Chiesa, all’interno della quale spende tutte le proprie energie per generare anime a Cristo. In questo modo il celibato permette ai sacerdoti di esercitare una più ampia paternità in Cristo, di diventare spiritualmente fecondi, padri e madri di molti. Non solo padri, ma anche madri: perché San Paolo parla di se stesso come di una madre: “Figli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché Cristo non sia formato in voi!” (Gal 4,19).

8. In conclusione: la castità è una virtù che riguarda tutti, perché tutti hanno bisogno di amare in maniera vera. Mentre il celibato è un modo singolare di essere casti. È una specie di verginità permanente, perché fa astensione dal matrimonio e dall’esercizio della sessualità per motivi più alti: per stare uniti al Signore senza distrazione e per una maternità e una paternità più ampia e spirituale.
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Re: Castità e pedofilia

Messaggioda Berto » gio dic 21, 2017 8:58 pm

Da Rodolfo Masiero
Il regno dei casti di Carmelo Abbate

"La percentuale di preti pedofili vicina al 7 per cento è intrinseca al sistema. Francesco è il papa della tolleranza zero verso la pedofilia, ma i vescovi, i suoi rappresentanti sul territorio, resistono al cambiamento." Sono le sconcertanti parole di Richard Sipe, universalmente riconosciuto come il massimo esperto al mondo per le problematiche sessuali all'interno della Chiesa Cattolica, l'uomo che con i suoi studi ha permesso di scoperchiare il vaso di Pandora che ha dato vita al caso Spotlight, poi celebrato da Pulitzer e Oscar. È proprio la lucida e documentata analisi che Sipe condivide con Abbate ad aprire le pagine di questo libro, e a illuminare la scena oscura e segreta degli scandali nel Regno dei Casti.

Sacerdoti di ogni nazionalità che si dividono tra le stanze di via della Conciliazione e la movida della Roma by night. Esperienze di escort e chat. Seminaristi e suore che vivono di nascosto la propria sessualità, sia etero che omosessuale. Festini hard, scambismo, orge. No, non manca nulla in questa impeccabile indagine da undercover reporter, un reportage ricco di rivelazioni, dialoghi serrati, incontri segreti, testimonianze, a volte dolenti a volte sconcertanti, per un percorso che prende il via dai dintorni del Vaticano e si dipana ovunque nel mondo. Un'inchiesta che ha un solo obbiettivo: non voltare lo sguardo, provare a capire, contrastare l'omertà e il silenzio, scegliere di raccontare sempre. Ci sono anche situazioni più "normali" di preti che, ovviamente nel nascondimento, hanno famiglia, magari dei figli. Oppure una fidanzata "regolare", come il sacerdote che qui rilascia una lunga e significativa intervista esclusiva.

La pagina più dolorosa e tristemente attuale riguarda invece gli abusi sessuali sui minori compiuti da preti. Sono loro i lupi che sbarrano la strada al rinnovamento voluto da papa Francesco, loro e le gerarchie che non di rado li proteggono. Come illustrano i casi qui elencati, il lavoro da fare è ancora lungo, moltissime sono le ferite ancora aperte. E assordante il silenzio omertoso.

Documentato e aggiornato alle ultime vicende, oltre all'inedito e scottante I lupi nella Chiesa di Francesco, questo libro raccoglie e attualizza anche due inchieste clamorose e profetiche - tanto che la prima,Sex and the Vatican, è entrata a far parte dei documenti che il dimissionario Benedetto XVI ha consegnato al suo successore. Illustrandone i clamorosi sviluppi.




Il Papa mette alla berlina la Curia: «Basta complotti e consorterie, sono un "cancro"»
di Franca Giansoldati
21/12/2017

https://www.ilgazzettino.it/italia/prim ... 41916.html

Città del Vaticano - Papa Bergoglio fa le pulci alla curia, si lamenta dell'esistenza di una logica che porta ai complotti e di piccole cerchie. Malattie gravi che paragona al cancro di un sistema complesso come l'amministrazione vaticana coi suoi dicasteri, i pontifici consigli, i capitoli e le fondazioni. Se due anni fa, sempre in occasione degli auguri di Natale, denunciava ben 15 malattie di cui erano affetti i curiali, dai cardinali ai semplici officiali (alzheimer spirituale, rivalità, vanagloria, faccia funerea, schizofrenia esistenziale, chiacchiere, divinizzazione dei capi, ricerca del potere), stavolta riprende l'argomento affrontando uno dei principali problemi che rischia di paralizzare le riforme introdotte dal Papa argentino: le consorterie.

Questo è molto importante per superare quella squilibrata e degenere logica dei complotti o delle piccole cerchie che in realtà rappresentano – nonostante tutte le loro giustificazioni e buone intenzioni – un cancro che porta all’autoreferenzialità, che si infiltra anche negli organismi ecclesiastici in quanto tali, e in particolare nelle persone che vi operano. Quando questo avviene, però, si perde la gioia del Vangelo, la gioia di comunicare il Cristo».

A questo quadro aggiunge anche la presenza devastante dei «traditori di fiducia o degli approfittatori della maternità della Chiesa, ossia le persone che vengono selezionate accuratamente per dare maggior vigore al corpo e alla riforma, ma – non comprendendo l’elevatezza della loro responsabilità – si lasciano corrompere dall’ambizione o dalla vanagloria e, quando vengono delicatamente allontanate, si auto-dichiarano erroneamente martiri del sistema, del Papa non informato, della vecchia guardia..., invece di recitare il mea culpa».

Papa Francesco legge il discorso nella sala Clementina, davanti ai suoi collaboratori schierati per le grandi occasioni. «Accanto a queste persone ve ne sono poi altre che ancora operano nella curia, alle quali si dà tutto il tempo per riprendere la giusta via, nella speranza che trovino nella pazienza della Chiesa un’opportunità per convertirsi e non per approfittarsene. Questo certamente senza dimenticare la stragrande parte di persone fedeli che vi lavorano con lodevole impegno, fedeltà, competenza».

Un po' scherza, un po' si dispiace ma costata tanta difficoltà a riformare: «fare riforme a Roma è come pulire la Sfinge d'Egitto con lo spazzolino da denti».



Pedofilia, Papa Francesco chiede scusa alle vittime di abusi sessuali: "Un’assoluta mostruosità"
di F. Q. | 16 agosto 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08 ... ta/3796305

“Si tratta di un’assoluta mostruosità, un peccato terribile, che contraddice tutto quello che la Chiesa insegna”. Papa Francesco chiede scusa alle vittime di abusi sessuali. E lo fa nero su bianco nella prefazione del libro di Daniel Pittet – oggi sulla Bild in esclusiva. si è rivolto alle giovani vittime di abusi sessuali subiti da religiosi.

Il pontefice chiede perdono a tutti: “Alcune vittime si sono alla fine addirittura tolte la vita. Questi morti pesano sul mio cuore come sulla mia coscienza e sull’intera chiesa. Alle loro famiglie vorrei esprimere il mio amore, il mio dolore e chiedere in tutta umiltà il loro perdono“.

Daniel Pittet, 57enne svizzero è autore del libro “La perdono padre“, ed è stato lui stesso vittima di un frate cappuccino dai 9 ai 13 anni. Il Pontefice, nella prefazione al volume di Pittet, chiede perdono: “Come può un prete, al servizio di Cristo e della sua Chiesa, arrivare a causare tanto male? Come può aver consacrato la sua vita per condurre i bambini a Dio, e finire invece per divorarli in quello che ho chiamato un ‘sacrificio diabolico’, che distrugge sia la vittima sia la vita della Chiesa?”.



Pedofilia, Papa Francesco: "La Chiesa è arrivata tardi. Mai la grazia ai colpevoli"
di F. Q. | 21 settembre 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09 ... ti/3869398

“Siamo arrivati in ritardo“. Il mea culpa di Papa Francesco sui casi di pedofilia che negli anni hanno travolto la Chiesa parte da questo concetto. “L’antica pratica di spostare la gente, di non fare fronte al problema, ha addormentato un po’ le coscienze“, ha ammesso il Pontefice nel suo discorso davanti alla Commissione per la tutela dei minori, da lui istituita nel 2014 proprio per far fronte agli scandali sessuali che hanno coinvolto preti e vescovi in tutto il mondo. “Chi viene condannato per abusi sessuali sui minori può rivolgersi al Papa per avere la grazia“, ma “io mai ho firmato una di queste e mai la firmerò“, ha annunciato Papa Francesco.

Bergoglio ha parlato a braccio davanti ai membri della commissione. “Lo scandalo dell’abuso sessuale è veramente una rovina terribile per tutta l’umanità, che colpisce tanti bambini, giovani e adulti vulnerabili in tutti i paesi e in tutte le società”, sono le parole con cui ha aperto il suo discorso. “Per la Chiesa è stata un’esperienza molto dolorosa – ha aggiunto – sentiamo vergogna per gli abusi commessi da ministri consacrati, che dovrebbero essere i più degni di fiducia”. Francesco ha poi espresso “profondo dolore” alla commissione: “L’abuso sessuale è un peccato orribile, completamente opposto e in contraddizione con quanto Cristo e la Chiesa ci insegnano”.

Sul problema della pedofilia, ha sostenuto il Pontefice, “la coscienza della Chiesa è arrivata un po’ tardi: quando la coscienza arriva tardi, i mezzi per risolvere il problema arrivano tardi”. Poi ha insistito: “Non è stato facile cominciare questo lavoro, avete dovuto nuotare controcorrente – ha detto ai membri della commissione – sono consapevole di questa difficoltà ma è la realtà e lo dico così: siamo arrivati in ritardo”. “L’antica pratica di spostare la gente, di non fare fronte al problema, ha addormentato un po’ le coscienze”, ha affermato. Papa Francesco ha voluto infine sottolineare la sua intransigenza nei confronti dei pedofili nella Chiesa. “Spero sia chiaro – ha detto – io mai ho firmato la grazia per abusi sessuali sui minori e mai la firmerò”.

Anche solo guardando agli ultimi mesi, la Chiesa non è stata immune a nuovi casi di pedofilia. Il più eclatante riguarda George Pell, il porporato australiano incriminato per presunti abusi sessuali commessi in Australia. Il cardinale era un uomo chiave del pontificato riformatore di Bergoglio, che subito dopo l’elezione lo ha inserito nel Consiglio di cardinali per riformare la Curia romana e poi gli ha affidato la guida della Segreteria per l’economia. Per la prima volta nella storia uno scandalo di abusi sui minori ha travolto una personalità così alta all’interno della Chiesa cattolica. Una vicenda ancora più grave di quella avvenuta nell’arcidiocesi di Boston nel 2002, quando il cardinale arcivescovo Bernard Francis Law fu accusato di aver coperto migliaia di casi di pedofilia commessi dai suoi preti.

È stato un duro colpo anche per Papa Francesco, che di conseguenza ha voluto ribadire la linea dura solo qualche giorno dopo, a inizio luglio, allontanando il cardinale Gerhard Ludwig Müller dai vertici della Congregazione per la dottrina della fede, il dicastero vaticano a cui spettano le condanne dei preti che commettono abusi sessuali sui minori. A puntare il dito contro Müller era stata Marie Collins, la vittima di abusi da parte del clero che Francesco aveva nominato nella Commissione per la tutela dei minori. Dopo che anche l’altra vittima, Peter Saunders, aveva lasciato l’organismo vaticano istituito da Bergoglio per combattere la pedofilia, la Collins non era rimasta in silenzio nel momento in cui aveva deciso di dimettersi: “Da quando la commissione ha iniziato i suoi lavori a marzo del 2014 – aveva spiegato la donna irlandese – sono stata impressionata dall’impegno dei miei colleghi e dal genuino desiderio di Papa Francesco di avere assistenza nell’affrontare il tema degli abusi sessuali del clero”. “Tuttavia – proseguiva la Collins – vi sono stati costanti ostacoli. La mancanza di cooperazione, in particolare da parte del dicastero più direttamente coinvolto nell’affrontare i casi di abuso è stata vergognosa”, aveva affermato la Collins riferendosi esplicitamente alla Congregazione guidata da Müller.


La pedolifia è reato, un delitto, un crimine contro l'umanità
Pedofilia, "gli abusi di don Inzoli durante le confessioni": le motivazioni della condanna
Quattro anni e nove mesi di reclusione nei confronti di "don Mercedes", è stato uno dei massimi dirigenti di Comunione e Liberazione
di MATTEO PUCCIARELLI
25 novembre 2016

http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... -152773395

MILANO - Toccava i ragazzini anche durante le confessioni, e per convincerli della bontà delle molestie sessuali citava brani del Vecchio Testamento, la relazione filiale fra Abramo e Isacco. Sono uscite le motivazioni della sentenza di condanna a quattro anni e nove mesi di reclusione nei confronti di don Mauro Inzoli, ai tempi uno dei massimi dirigenti di Comunione e Liberazione, accusato di pedofilia e a suo tempo condannato al ritiro a vita privata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Oltre venti pagine che mettono nero su bianco la seconda passione di don Inzoli - oltre a quella per il lusso, il suo soprannome infatti è 'don Mercedes'. Abusava sui minori della Gioventù studentesca - i ragazzi di Cl - un po' dappertutto: nei soggiorni estivi e invernali della comunità, in ospedale, durante le confessioni. Lo faceva "approfittando con spregiudicatezza della propria posizione di forza e di prestigio, tradendo la fiducia in lui riposta dai giovani nei momenti di confidenza delle proprie problematiche personali ed anche nel corso del sacramento della Confessione, ammantando talora le proprie condotte di significato religioso così confondendo ulteriormente i giovani", così scrive il gup Letizia Platè. La condanna per Inzoli è avvenuta per le molestie sessuali compiute, dal 2004 al 2008, su cinque ragazzini, 12 anni il più giovane, 16 il più grande, vittime di una "forte sottomissione psicologica". Ma i casi sarebbero molti di più, come aggiunge il giudice: "Una pluralità indiscriminata di soggetti, all'epoca minorenni", abusati "sin dalla metà degli anni Novanta". Ma sono casi ormai prescritti.

Un ragazzo racconta che nel 1996 don Inzoli lo toccò "nel corso della confessione" e che alla sua richiesta di spiegazioni, il leader carismatico di Cl giustificò gli atti sessuali "facendo riferimento ad una sorta di 'battesimo dei testicoli' che gli aveva presentato come un rituale ebraico citato nell'Antico Testamento come segno dell'affetto del padre nei confronti del figlio". Dentro la comunità in molti sapevano di ciò che faceva don Mercedes: "Se ne parlava in modo ironico" e tra i ragazzi "c'erano scambi di battute e scherzi". Un altro ragazzo che frequentò fino al 2004 il gruppo racconta: "Si ironizzava sul fatto che don Mauro adorasse maneggiare il cambio e quindi si accennava ironicamente a una sua ipotetica passione per le corse automobilistiche e quando alcuni giovani mi chiedevano se anche a me avesse fatto il gran premio, ho capito a cosa alludessero e come tali comportamenti fossero frequenti...". Un altro ancora ricorda che "quando, nell'estate del 2004, uno dei suoi amici aveva saputo di essere stato designato per dormire nella stanza d'albergo insieme a don Inzoli, aveva espresso il suo disappunto: 'Che palle andare a dormire da don Mauro, ti tiene sveglio tutta la notte e continua a toccarti'".

Nel 2014 fu lo stesso papa Francesco a stabilire che "in considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza. Gli è inoltre prescritto di sottostare ad alcune restrizioni, la cui inosservanza comporterà la dimissione dallo stato clericale. Don Mauro non potrà celebrare e concelebrare in pubblico l’Eucaristia e gli altri sacramenti, né predicare, ma solo celebrare l’Eucaristia privatamente. Non potrà svolgere accompagnamento spirituale nei confronti dei minori o altre attività pastorali, ricreative o culturali che li coinvolgano". Ma la giustizia italiana non si era ancora mossa. Lo fece dopo un esposto alla procura del deputato di Sinistra Italiana Franco Bordo, andato avanti nonostante l'ostruzionismo del Vaticano.
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Re: Castità e pedofilia

Messaggioda Berto » gio dic 21, 2017 8:58 pm

Abusi sessuali continui su bambini con meno di 14 anni: prete arrestato Padre Pio Guidolin
di Alberto Beltrame

https://www.ilgazzettino.it/nordest/tre ... 02287.html

VILLORBA - Violenze sessuali su ragazzini problematici e provati da sofferenze personali, proposti come “atti purificatori” per lenire le sofferenze interiori. Abusi nei confronti di bambini di età inferiore ai 14 anni, spacciati per gesti di valenza spirituale. Come cospargerli di olio santo, preso direttamente dai locali della chiesa, e poi costringerli a subire atti sessuali . Sono accuse pesantissime quelle mosse nei confronti di padre Pio Guidolin, 55enne sacerdote villorbese trasferitosi circa 15 anni fa in Sicilia, a Ragalna, provincia di Catania, nella chiesa Madre Santa Maria del Carmelo. Il sacerdote, originario di Catena di Villorba, è stato arrestato dai carabinieri di Catania su mandato della Procura distrettuale che ha emesso nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. È accusato di violenza sessuale aggravata su minori.



Vaticano e pedofilia: spunta il nome dell'arcivescovo Delpini, sapeva degli abusi del prete
15 Dicembre 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... prete.html

Spuntano i nomi dell'arcivescovo di Milano Mario Delpini e Pierantonio Tremolada, arcivescovo di Brescia nella storiaccia di abusi sessuali avvenuta a Rozzano, nel milanese nel 2011. Nel corso del processo, riporta il Giornale, al prete accusato di violenza sessuale, è emerso che entrambi sapevano e hanno taciuto permettendo così al sacerdote pedofilo di continuare ad avere a che fare con i bambini prima a Legnano, poi come cappellano di un ospedale milanese. In evidente violazione delle direttive del Vaticano contro i reati sessuali nelle parrocchie. Eppure è stato proprio Bergoglio a designarlo pochi mesi fa.

I fatti - Le violenze sessuali sono avvenute nell'abitazione privata del giovane prete che chiede e ottiene dalla famiglia il permesso di ospitarlo dopo una giornata di studi e preghiera. Il sacerdote se lo porta a letto, lo abbraccia, lo tocca. Il ragazzino è sotto choc. A scuola gli insegnanti allarmati avvertono i genitori e lui racconta tutto. Loro vanno dal prete prima che dai carabinieri. I fatti sono del 22 dicembre. Due giorni dopo nella parrocchia di Rozzano si precipita Delpini, allora arcivescovo vicario di Milano, il vice del cardinale Angelo Scola. E' lui a raccogliere le prime ammissioni del prete, che conferma di avere invitato il ragazzino a dormire nel suo stesso letto, e di averlo abbracciato solo per evitare che cadesse.

Le registrazioni - Il prete viene spostato d'urgenza e i genitori vengono rassicurati sul fatto che sarà curato e isolato in modo che non faccia altre vittime. Nei mesi successivi però la famiglia scopre che il pedofilo è stato solo spostato in un'altra parrocchia, come responsabile della pastorale giovanile. Quindi si rivolgono a Scola che prima dà la colpa a Dionigi Tettamanzi, poi li manda da Tremolada e Delpini. Registrano entrambi gli incontri. Ora sono agli atti del processo. Tremolada difende il prete: "io non posso dire che don Mauro è un pedofilo lo dovremmo aiutare, sicuramente, ma da qui a dire che sicuramente così e che dobbiamo toglierlo da ogni contatto con le persone, ecco qui c'è quello spazio di valutazione di cui noi ci assumiamo la responsabilità". Delpini ammette di essere stato lui a mandare don Mauro nella parrocchia di Legnano ma dice di essere stato male informato. In ogni caso non lo denuncia per pedofilia né in Vaticano né alla magistratura italiana. Ora la famiglia ha ritirato la costituzione di parte civile dietro il versamento di centomila euro. Non si sa chi li abbia versati.



“Spesso è il bambino (ragazzo) che seduce il prete”
31/08/2012
Le affermazioni di un importante frate americano alzano la bufera
di Tommaso Caldarelli

http://laici.forumcommunity.net/?t=5231 ... A.facebook

Ennesima affermazione al limite dell’incredibile da parte di un prelato sulla questione degli abusi nel clero, ennesima bufera, ennesima rapida smentita: e, come al solito, rimane il sospetto che le affermazioni fossero tutt’altro che erronee. Questa volta a finire nella bufera è una delle più significative figure del cattolicesimo americano, ovvero padre Benedict Groeschel, dei frati francescani del Rinnovamento, ordine monastico da lui fondato.

ADESCAMENTO - Da molti anni il religioso è a contatto con persone che si sono rese colpevoli di violenza sessuale. Intervistato dal National Catholic Register, a un certo punto, dice l’Huffington Post, il colloquio ha preso una piega “inaspettata”. “La gente”, ha detto frate Groeschel, “ha in mente quest’immagine di una persona che aveva cattive intenzioni – uno psicopatico. Ma non è così. Prendiamo il caso di un uomo con un serio esaurimento nervoso, e un giovane gli si avvicina. In un sacco di casi è il giovane – 14, 16, 18 anni – a sedurre il sacerdote”. Il religioso ha dunque sostenuto che i sacerdoti, uomini deboli e con la mente straziata, siano facili prede di adolescenti in cerca di sesso. Curiosa tesi.

“NON SONO RESPONSABILI” - Non è finita: “Groeschel ha sostenuto di credere che la maggior parte di queste relazioni sono di natura eterosessuale, e che storicamente le relazioni fra uomo e ragazzo non sono state qualificate come crimini. Se andiamo indietro di 10-15 anni, davvero raramente eventi del genere sono stati qualificati come crimini. Nessuno la pensava così, e sono portato a credere che, la prima volta, questi preti non dovrebbero andare in galera perché non avevano intenzione di commettere crimini”. Quest’intervista è stata pubblicata dal National Catholic Register senza alcun commento a margine, il che ha portato a credere che la redazione dell’importante magazine cattolico – già di proprietà dei Legionari di Cristo, organizzazione cattolica finita vittima dello scandalo pedofilia nel clero, addirittura ai suoi massimi vertici (il fondatore, Marcial Maciel Degollado, rimane a tutt’oggi il più alto prelato ad essere stato coinvolto nello scandalo pedofilia – non avesse nulla da dire al riguardo. Non è così, l’NCR ha chiesto scusa sul suo sito ufficiale, ha rimosso l’intervista, e sia l’ordine che il frate hanno precisato di non aver avuto intenzione di sostenere che “un sacerdote che abusa della sua vittima non sia responsabile”.
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Re: Castità e pedofilia

Messaggioda Berto » gio dic 21, 2017 8:59 pm

"L'omosessualità è una malattia". Non è diffamazione, cade l'accusa contro la dottoressa antigay
Era stata denunciata dal Torino Pride. La Procura chiede l'archiviazione: la professionista non è imputabile
di OTTAVIA GIUSTETTI
02 dicembre 2017

http://torino.repubblica.it/cronaca/201 ... -182818663


Dichiara in pubblico che l'omosessualità è una malattia. Non è una condizione normale: "Io ho tre specialità: psicoterapia, medicina e chirurgia: sono 40 anni che curo le persone omosessuali". Silvana De Mari, il medico e scrittore fantasy torinese di 64 anni, era stata denunciata dal Torino Pride con l'accusa di diffamazione. Anche il Comune di Torino si era aggregato all'esposto. Ma la procura, dopo mesi di indagini, ha chiesto l'archiviazione delle accuse nei suoi confronti sostenendo che il reato di discriminazione non è contestabile perché a De Mari si rivolgeva a una pluralità indiscriminata di persone. Non è individuabile, insomma, il soggetto destinatario delle offese. Ieri mattina si è tenuta l'udienza preliminare davanti al giudice Paola Boemio, dopo che gli avvocati del Torino Pride si sono opposti all'archiviazione. Il gup deciderà nei prossimi giorni.

Silvana De Mari, assistita dall'avvocato Mauro Ronco, è medico ma sulla scia delle sue dichiarazioni pubbliche anche l'Ordine ha avviato un'istruttoria per valutare l'eventuale radiazione. Le sue tesi sull'anormalità degli omosessuali rimbalzavano già da tempo sul web ma hanno avuto grande diffusione quando è stata intervistata alla trasmissione radiofonica "la zanzara". In quel caso la dottoressa e scrittrice ha spiegato anche a Radio24: "I gay vivono una condizione tragica".

A quel punto sono partiti gli esposti. Ma il pm che coordina l'inchiesta, Enrico Arnaldi Di Balme, non ha trovato una chiave giuridica per portare il medico
a processo, né sulla diffamazione né sull'aggravante della discriminazione secondo la legge Mancino che però non individua tra i diversi tipi di discriminazione quella secondo l'orientamento sessuale e l'identità di genere. Di diversa idea l'avvocato del Torino Pride, Nicolò Ferraris: "Le offese pronunciate pubblicamente dalla De Marui sono rivolte ai movimenti non solo alle persone Lgbt in generale, e non sono opinioni ma offese".
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Re: Castità e pedofilia

Messaggioda Berto » gio dic 21, 2017 9:03 pm

"Il vescovo chiedeva sesso a chi aveva bisogno di soldi. E diceva: 'Fammi gustare la natura di Dio'"
di Ferruccio Sansa | 19 ottobre 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10 ... io/3108852

“Fammi gustare la natura di Dio”. È scritto così nella testimonianza di don Filippo Bardini agli atti della Procura di Savona sullo scandalo sessuale che coinvolge le curie di Savona e Albenga. Questa frase, secondo l’allora direttore della Caritas di Albenga, sarebbe stata pronunciata da un vescovo nel momento in cui incontrava i suoi amanti. Povera gente che sarebbe andata dal prelato per chiedere un aiuto economico e che, sostiene il sacerdote, veniva convinta a fornire prestazioni sessuali dal vescovo che poi gli avrebbe pagato tra 600 e 700 euro per gli incontri.

È il 15 gennaio 2015 quando il pm savonese Giovanni Battista Ferro ascolta come testimone don Bardini, all’epoca direttore della Caritas di Albenga. Oggi il contenuto di quelle carte è pubblico con gli atti dell’inchiesta sul sacerdote Nello Giraudo (che patteggiò un anno, mentre tante altre accuse sono finite in prescrizione). Francesco Zanardi, attivista anti-pedofilia della Rete l’Abuso, commenta: “Le parole di don Bardini sono fondamentali, perché sono il primo atto d’accusa proveniente da un sacerdote – poi sostituito alla guida della Caritas – nei confronti delle diocesi di Albenga e Savona”. Quelle diocesi al centro di scandali di pedofilia e non solo.

Don Bardini è un sacerdote scomodo, da sempre critico con chi guida la sua diocesi. E anche davanti al pm decide di non tacere. Anzi: “Devo riferirle che il vescovo Mario Oliveri – racconta – paga sistematicamente per avere prestazioni sessuali nel suo studio. Che io sappia si tratta di maggiorenni, i quali in cambio della prestazione sessuale ottengono soldi. Sono soggetti che vanno per un aiuto, e poi subiscono le pesanti richieste del vescovo”. Un atto d’accusa nei confronti del vescovo Oliveri che all’epoca guidava Albenga e che poi è stato sostituito per volere di Papa Francesco. Sulle affermazioni di Bardini è stato aperto un fascicolo senza indagati. Oliveri non è stato indagato: i fatti sarebbero comunque prescritti e non è detto che siano da considerare reati.

Il verbale entra nei dettagli (alcuni di una crudezza che non è possibile riportare), ma utili secondo Bardini per descrivere l’ambiente delle diocesi oggetto dell’inchiesta: i soggetti che hanno rapporti con il vescovo, sostiene il sacerdote, “si rivolgono a lui inizialmente per chiedere un aiuto economico o lavorativo e poi vengono” convinti “a subire l’atto sessuale in discussione… l’allora convivente di una di queste persone mi ha parlato di corrispettivi in contanti anche di 600-700 euro per un rapporto sessuale. Non so di che soldi disponga il vescovo Oliveri e dove attinga per pagare le prestazioni sessuali”. Fino a quel passaggio: “Negli ultimi due mesi si sono rivolte a me cinque o sei persone per raccontarmi sempre questa storia, ragion per cui mi son risolto a contattare la magistratura… tutti dicono le stesse cose, con singolari coincidenze tra i dichiaranti, per esempio circa la geografia dei luoghi e il frasario del vescovo (“fammi gustare la natura di dio”). Sono portato ad escludere pertanto un disegno calunnioso o anche solo diffamatorio in capo alle persone che ho sentito”.

Ripetiamo: Oliveri non è stato indagato. Per Zanardi “si tratta comunque di una testimonianza di pubblico interesse. I cittadini, soprattutto i fedeli, hanno interesse a conoscere questo racconto dopo gli scandali che hanno toccato le curie del Ponente ligure. E perfino la Chiesa dovrebbe essere interessata vista la battaglia di Papa Francesco contro gli scandali sessuali”.
Ma Bardini parla anche di Domenico Calcagno, all’epoca dei fatti vescovo di Savona e oggi potentissimo cardinale in Vaticano. È presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica: “Posso dichiarare che il fatto che don Giraudo avesse rapporti sessuali con minori era di dominio pubblico e i vertici della chiesa locale tacquero; sia l’allora vescovo Dante Lafranconi che Calcagno, che si avvaleva di Giraudo come cuoco, erano a conoscenza del fatto che abusava dei minori affidatigli”.

E tra le carte ecco una lettera che Calcagno scrisse nel 2003 all’allora cardinale Joseph Ratzinger: “Presento con animo colmo di sofferenza il caso di don Nello Giraudo… per quanto possibile intendo evitare che abbia comunque responsabilità che lo mettano a contatto di bambini e adolescenti”. Calcagno insomma scrisse in Vaticano. Ma nell’estate 2005 Giraudo, durante un campo scout a Vara, molestò un ragazzo e fu per questo condannato.

I vertici ecclesiastici sapevano? Un’accusa che non abbandona i vescovi di Albenga e Savona. Calcagno ha sempre negato. Non è stato indagato. E Benedetto XVI lo ha promosso in Vaticano. Nel maggio scorso eccolo indagato in un’inchiesta per malversazioni amministrative relativa al periodo in cui era stato vescovo di Savona. “Ho fiducia nella magistratura, chiarirò tutto”, aveva detto. Poi le polemiche per la collezione di armi, la grande passione di Calcagno.

Don Filippo Bardini, il sacerdote scomodo autore della testimonianza, non è più ai vertici della Caritas di Albenga. E qui un altro scandalo, ma avvenuto quando già in Riviera era arrivato Guglielmo Borghetti, vescovo mandato da Bergoglio per rivoluzionare la Curia: alla Caritas, infatti, dopo Bardini era stato nominato don Francesco Zappella. Ma nel settembre 2015 ecco che viene toccato da un’inchiesta per reati sessuali. Borghetti sembrò difenderlo: “Per quanto lo conosco io don Francesco è una persona buona e generosa”, disse. L’inchiesta si risolse con un’archiviazione (tra l’altro i fatti sarebbero stati prescritti), ma emerse – come riportarono Il Secolo XIX e il Corriere della Sera – che lo stesso sacerdote anni prima era già stato condannato per atti di libidine su minorenni.
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Re: Castità e pedofilia

Messaggioda Berto » gio dic 21, 2017 9:04 pm

Ricatta il prete dopo il sesso: «Paga o finirai su Facebook»
Venerdì 16 Giugno 2017

http://www.ilgazzettino.it/nordest/rovi ... 07709.html

ROVIGO - L'aver fotografato nudo, per poi ricattarlo, un sacerdote, che al tempo era parroco in un Comune della cintura di Rovigo, molto attivo su questioni di ortodossia liturgica, è costato al 36enne marocchino Faissal El Hamraoui una condanna in primo grado a 6 anni e 6 mesi. Questa la sentenza letta ieri pomeriggio dal Collegio presieduto dal giudice Silvia Varotto, in linea con la richiesta del pm Andrea Girlando che era stata di 7 anni.

Tutto ruota attorno a una foto che l'uomo avrebbe scattato al sacerdote in un momento di masturbazione reciproca. Nell'immagine, in realtà, il religioso sarebbe ritratto solo dalla cintola in su, di spalle. Senza vestiti, ma di schiena. Una foto che il marocchino ha iniziato a utilizzare per spillare soldi al prete, sotto la minaccia che se non avesse acconsentito alle sue richieste, l'avrebbe divulgata e data in pasto ai social network. Una foto così, postata su Facebook , avrebbe inevitabilmente provocato uno scandalo. L'ultima cosa che il sacerdote voleva accadesse.
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Re: Castità e pedofilia

Messaggioda Berto » gio dic 21, 2017 9:06 pm

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Re: Castità e pedofilia

Messaggioda Berto » gio dic 21, 2017 9:45 pm

Religione e sessuofobia
UAAR
di Luigi De Marchi, Roma

https://www.uaar.it/uaar/ateo/archivio/2003_3_art1.html

La religione ebraica appare fin dall’inizio inquinata da tratti sessuofobici. E altrettanto può dirsi del mazdeismo, la religione iranica di Ahuramazda da cui il giudaismo fu sicuramente influenzato. E questo stesso fatto sembra significativo perché, nei confronti delle religioni politeistiche circostanti (dall’egizia all’assiro-babilonese alla cananea), l’ebraismo si è dimostrato impermeabile. Forse non a caso, dunque, il mazdeismo presenta il «quadro clinico» delle dottrine etico-religiose sessuofobiche. Esso praticò un’aspra misoginìa (la donna mestruante era per i mazdei la cosa più impura dell’universo, dopo i cadaveri, ma più degli escrementi), mostrò un’intolleranza fanatica verso le altre religioni, sviluppò ossessivi sensi di colpa e terribili rituali per tacitarli (il poema sacro mazdeo, l’Avesta, prescrive 2.000 colpi di frusta per «espiare» una sola polluzione notturna) e attribuì al denaro un alto valore etico; e troveremo questa «mistica proprietaria» riprodursi puntualmente nelle fasi più arcignamente sessuofobiche del costume cristiano (dal feudalesimo al calvinismo all’epoca vittoriana).

Le tendenze sessuofobiche del giudaismo si accentuarono notevolmente dopo l’esilio babilonese ed egizio. Nel libro biblico dell’Ecclesiaste si leggono apostrofi di una misoginìa senza precedenti: «Più odiosa della morte considero la donna, il cui cuore è irto di trappole e di lacci e le cui mani sono catene: chi vuol piacere a Dio dovrà fuggirla». Questa misoginia si tradusse anche, per il maschio ebreo, in angosce per l’incolumità dei propri genitali (e rivedremo apparire questa preoccupazione in forma ossessiva durante i molti secoli della caccia cristiana alle streghe). Si predicò d’impedire ai bambini qualsiasi gioco insieme alle bambine, di evitare la convivenza della suocera col genero per evitare «tresche incestuose» e si maledissero le prostitute come portatrici di malefici miasmi (i mazdei, del resto, le avevano accusate anche di danneggiare i raccolti col loro sguardo). Sintomaticamente, a questo furore misogino si accompagnò una paura ossessiva dell’omosessualità. Un peccato addirittura mostruoso fu ritenuto la vista del padre nudo. Così l’intera razza negra fu considerata dagli ebrei condannata alla schiavitù perché il suo capostipite, Cam, penetrando nella tenda del padre lo aveva visto nudo, mentre gli altri figli salvarono se stessi e i loro discendenti solo perché avevano avuto l’idea di portare al padre i suoi indumenti camminando all’indietro, come i gamberi, per non vederlo.

Beninteso, in quella grande rapsodia sacra che è la Bibbia non mancano le eccezioni, tra cui primeggia la commossa esaltazione delle bellezza femminile nel Cantico dei Cantici (interpretata peraltro dal clero cristiano, sintomaticamente, solo come un’allegoria dell’amore di Dio per la sua Chiesa). E altre bizzarre eccezioni si possono considerare l’ingenua esaltazione biblica dell’incesto di Loth con le figlie o quei versetti che narrano come «gli angeli del Signore, vedendo quanto fossero belle le figlie degli uomini, discesero in terra, si accoppiarono con loro e n’ebbero molti figli».

Ma si tratta appunto di eccezioni che confermano la regola della sessuofobia giudaica. Questa regola ebbe nel cristianesimo non solo una continuazione, ma una sempre più esasperata accentuazione, nonostante le pretese di tanti esegeti dell’era contemporanea che amano rifarsi, a questo proposito, alle sibilline parole di Gesù alla peccatrice («Molto le sarà perdonato perché molto ha amato») o ai persecutori della donna adultera («Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra»).

Senonché, al di fuori di questi pochi versetti, anche il Nuovo Testamento è costellato di insegnamenti e precetti anche più sessuofobici di quelli dell’Antico. Basterà ricordare quel passo del Vangelo di Matteo (V, 27-28) ove Gesù dice testualmente: «Voi sapete che fu detto dagli antichi: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: Chiunque guarderà una donna con desiderio commetterà nel suo cuore adulterio con lei». La condanna della sessualità, limitata dagli Ebrei ai «comportamenti adulterini», viene dunque estesa da Gesù al semplice desiderio e al di fuori delle situazioni adulterine. E, sempre nel Vangelo di Matteo, ai discepoli che gli chiedono se, date le insidie della sessualità, non sia meglio vivere in castità, Gesù risponde: «Non tutti sono capaci di farlo. Vi sono eunuchi che nascono così dal ventre della madre e altri che sono fatti eunuchi dagli uomini. Ma vi sono anche eunuchi che si fanno eunuchi essi stessi, per il Regno dei Cieli. Chi riesce a far ciò, lo faccia». E Origene, uno dei Padri della Chiesa, prese alla lettera le parole di Gesù, evirandosi egli stesso. Né fu il solo: una setta dei primi secoli, collegando questi versetti al passo del Vangelo in cui Gesù dice «Se l’occhio tuo pecca, gettalo», prescrisse ai suoi neofiti l’autoevirazione. E il Concilio di Nicea dovette adoprarsi per frenare quest’intepretazione letterale dei Sacri Testi. Ma questi moniti di Gesù sono rose e fiori in confronto alla delirante sessuofobìa in cui sprofondò il cristianesimo grazie alle follìe dei suoi zeloti e dei suoi prelati. Già S. Agostino riuscì a far prevalere nella dottrina cristiana il principio che il sesso è la fondamentale fonte di peccato, anzi è l’essenza del Peccato Originale (Ex hoc vitio peccatum originale). La carne stessa diventa per Agostino la nostra radice più disgustosa perché, com’egli non si stanca di ricordare, «Inter faeces et urinam nascimur».

Non solo S. Agostino, ma tutta la predicazione patristica precipitò la morale cristiana in una satanizzazione del sesso destinata a cancellare o emarginare le istanze di amore, fratellanza e tolleranza umana che costituiscono l’apporto rivoluzionario del messaggio cristiano alla storia della civiltà. Così, per esempio, S. Gerolamo descrive il suo lancinante desiderio sessuale in una lettera alla vergine Eustochia, sua discepola: «Le mie membra erano ricoperte solo da un sacco lacero. Il mio corpo straziato giaceva sulla nuda terra. Eppure io, che per timore dell’inferno mi ero condannato a quei tormenti e alla compagnia degli scorpioni, mi vedevo in mezzo a donne lascive e il fuoco della lussuria divampava nel mio povero corpo ridotto quasi in fin di vita».

Ed ecco come S. Bernardo tentava di esorcizzare la sua divorante libidine: «Se consideri attentamente quello che fuoresce dalla bocca, dal naso e dagli altri orifizî del corpo umano, ti accorgi di non aver mai visto letamaio più repellente … L’uomo è soltanto sperma fetido, ammasso di sterco, cibo di vermi …». E S. Oddone di Cluny gli faceva eco con disgusto ancor maggiore: «Ma se rifiutiamo di toccare lo sterco o un flemmone anche con la punta del dito, come possiamo desiderare di baciare una donna, creatura di sterco?».

Questo delirio sessuofobico non fu di certo limitato al cristianesimo medievale. Esso attraversa come un filo rosso tutta la storia del cristianesimo, sia quello riformato che quello cattolico, e trova anche nell’era contemporanea espressioni sconvolgenti. Basterà un esempio particolarmente illustre: S. Maria Margherita di Alacoque. Questa santa, com’è noto, fu anche l’iniziatrice del culto del Sacro Cuore di Gesù, che le appariva fiammeggiante nelle sue allucinazioni e al quale sono dedicate tutte le Università Cattoliche del mondo. Conforme a una tradizione multisecolare, in un impressionante crescendo di masochismo, Margherita, per fugare le tentazioni, si inflisse penitenze sempre più atroci. Cominciò la sua vita monastica imponendosi di bere soltanto una volta la settimana, ed esclusivamente la risciacquatura dei piatti del convento; poi s’incise sul petto, con un coltello, il nome di Gesù, ribadendo l’atroce tatuaggio, che rischiava di cicatrizzarsi troppo rapidamente, con la fiamma d’una candela; o ancora, dovendo un giorno pulire il vomito d’un malato, avvertì, come ci confessa nel suo Diario (pubblicato nel 1915 con una prefazione del papa dell’epoca, Benedetto XV, che additava in Margherita «un modello per tutti i cristiani») «un impulso irresistibile a raccoglierlo con la lingua»; e infine, trovandosi ad assistere una donna malata di dissenteria e provando un senso di disgusto, s’impose d’inghiottirne le urine e ne avrebbe perfino inghiottito gli escrementi solidi se, come ci ricorda sempre nel Diario, non le fosse apparso il volto di Gesù che amorevolmente l’ammonì e la dissuase, ricordandole che «non era l’ora della refezione».

Molte altre religioni, dall’Islam all’Induismo, hanno avuto manifestazioni analoghe di esasperata sessuofobia, che ha poi lasciato segni profondi anche nel costume delle rispettive società. Ma il problema che si pone alla nostra coscienza moderna è di capire quali siano state le cause di questo diffuso delirio sessuofobico che ha afflitto tanta parte delle religioni, sia primitive che storiche.

Sigmund Freud sostenne che il tabù sessuale era il prezzo che l’umanità doveva pagare per la sua evoluzione culturale e scientifica. A suo parere, solo con la repressione della sessualità naturale era possibile quel processo di sublimazione degli impulsi sessuali da cui scaturivano le varie culture e la possibilità stessa di una convivenza «civile» tra gli umani. Senonché, come vari antropologi hanno poi dimostrato, non è riscontrabile, tra le culture primitive, nessuna arretratezza di quelle sessualmente permissive rispetto a quelle sessualmente restrittive. Anzi. A sua volta Wilhelm Reich, allievo eretico di Freud e profeta d’una radicale rivoluzione sessuale quale premessa d’una autentica rivoluzione comunista della società, vide nel tabù sessuale lo strumento basilare di quella gregarizzazione e fanatizzazione delle masse che sta alla base d’ogni regime dogmatico. Per parte mia, pur riconoscendo che gregarizzazione e fanatizzazione hanno nella repressione sessuale un fattore importante, non considero la sessuofobia il fattore primario della distruttività umana, ma solo una formazione reattiva e secondaria rispetto alla vera, primaria fonte della sofferenza psichica umana: l’angoscia della morte.

Come ho dimostrato nel mio libro Lo shock primario (Rai-Eri, 2002), con l’emersione della coscienza nel corso dell’evoluzione umana l’uomo ha scoperto con disperazione il proprio destino di morte, ha partecipato con immensa sofferenza all’agonìa e alla morte dei propri simili più amati e, travolto da questo shock, ha cercato di spiegarsi la morte come una punizione divina. Così i profeti, e non solo quelli giudaico-cristiani, videro la morte come la punizione inflitta agli umani per due basilari colpe: il godimento sessuale e il libero pensiero. L’immortalità delle origini poteva quindi essere recuperata solo rinunciando alla libertà di amare e di pensare, imponendosi la castità e sottomettendosi ai dogmi delle varie chiese. Il tabù sessuale, quindi, è stato ed è una difesa contro la più antica paura umana: quella della morte.

Ma non possiamo capire nulla delle attuali e passate tragedie umane se non comprendiamo che le promesse d’immortalità di tutte le religioni dogmatiche hanno generato non solo le immense sofferenze della repressione sessuale, ma anche quelle del fanatismo che tuttora ci delizia con le sue guerre sante.

L’AUTORE

Psicologo clinico e sociale, politologo, saggista, Luigi De Marchi è stato protagonista di una lunga battaglia per i diritti civili che ha portato alla legalizzazione della contraccezione. Pioniere europeo della ricerca psico-sociale, egli è stato l’iniziatore della «psicopolitica», un metodo di analisi psicologica dei grandi fenomeni sociali e culturali che ha portato a una teoria radicalmente nuova della cultura, della nevrosi e della conflittualità umana. È presidente dell’AIECS (Associazione Italiana per l’Educazione Contraccettiva e Sessuale) che organizza corsi di educazione sessuale umanistica. È autore di numerose opere di psicologia sociale e clinica, pubblicate in Europa e in America, tra cui: Sesso e civiltà, Laterza, Bari 1959; Sociologia del sesso, Laterza, Bari 1963; Wilhelm Reich: Biografia di un’idea, Sugarco, Milano 1970; Psicopolitica: Una sfida al conformismo di sinistra, Sugarco, Milano 1976; Scimmietta ti amo: Psicologia, cultura, esistenza da Neandertal agli scenari atomici, Longanesi, Milano 1984; AIDS: un libro bianco, anzi giallo, Sugarco, Milano 1987; Otto Rank, pioniere misconosciuto, Melusina, Roma 1992; Poesia del desiderio: Introduzione a un’educazione sessuale umanistica, La Nuova Italia, Firenze, 1992 (II ed., Sean, Roma 1998); Il manifesto dei liberisti: Le idee forza del nuovo umanesimo liberale, Seam, Roma 1995; Lo shock primario, Edizioni Eri-RAI Radiotelevisione Italiana, Roma 2002; Il solista: Un’autobiografia intellettuale, Edizioni Interculturali, Roma 2003.
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Re: Castità e pedofilia

Messaggioda Berto » gio dic 21, 2017 9:47 pm

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