La burocrazia fannullona, irresponsabile, corrotta, mafiosa
La burocrazia al Sud la più lenta d’Europa
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http://www.lindipendenzanuova.com/la-bu ... ta-deuropa
SUDIl Mezzogiorno supera le regioni a bassa crescita di Polonia e Spagna per lentezza delle procedure legate ai permessi di costruzione e al rispetto dei contratti. In quest’ultima categoria spicca in particolare la Regione Puglia, dove una disputa amministrativa che coinvolge un’azienda puo’ durare anche 5 anni e mezzo, a fronte di una media nazionale di circa 4 anni, mentre in Polonia basta un anno e mezzo. È la fotografia scattata dalla Commissione europea in una relazione sulle regioni in ritardo per crescita e ricchezza rispetto al resto dell’Ue. Il 40% delle cause civili nel Mezzogiorno dura piu’ di 3 anni, “molto peggio di quanto accade nel resto del Paese”, riporta la relazione, che ricorda i programmi promossi dall’Ue per migliorare la capacita’ amministrativa delle regioni, per un totale di 1,2 mld di euro. Anche guardando alle performance delle universita’, le regioni a bassa crescita polacche e italiane si comportano “particolarmente male”, in particolare Calabria, Basilicata e Sicilia. Nonostante i progressi ancora da fare, lo studio loda Italia e Spagna per essere gli unici fra i Paesi analizzati ad avere una strategia nazionale per lo sviluppo regionale e in particolare l’impegno italiano nell’indirizzare buona parte delle risorse della politica di coesione alle regioni del Mezzogiorno. La relazione della Commissione ha preso in esame 47 regioni di 8 Stati membri, fra cui Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Al Sud 'burocrazia a volte peggio della criminalità'
L'atto di accusa del segretario dei vescovi Galantino nei confronti della politica e delle istituzioni
22/02/2017
http://www.ilgiornaleditalia.org/news/p ... volte.html
Visto e considerato "quello che l'agricoltura sta significando in questo momento di crisi per l'Italia, mi chiedo con grande semplicità: ma di cos'altro c’è bisogno perche' nell'agenda politica si rimetta al centro l'agricoltura e gli agricoltori, coloro i quali fanno agricoltura?".
Così si è espresso monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della conferenza episcopale italiana, nel suo intervento alla presentazione del Rapporto sull'agricoltura del Mezzogiorno realizzato da Ismea e Svimez, ieri alla Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio, presente tra gli altri anche il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina.
"Abbiamo il problema dell'occupazione, e mi sembra si parli di una occupazione che cresce nell'agricoltura- ha aggiunto monsignor Galantino- si parla di Pil che non riesce a schiodarsi, e nell'agricoltura questo avviene", allora "che ci vuole per far capire ai nostri politici che questa è una realtà che va messa seriamente al centro" dell'attività politica. Detto questo, "è possibile anche al Sud fare impresa e farla bene”, ha detto ancora l’ex vescovo di Cassano allo Jonio.
Per quanto riguarda le "precondizioni" per una politica di sviluppo, nel Mezzogiorno e anche con l'agricoltura, "dove c’è criminalità non c’è e non ci può essere sviluppo, troppi sforzi, troppi progetti ho visto personalmente fare naufragio per timore, per stanchezza, per fiducia e per una burocrazia che era per vessazioni quasi pari alla criminalità".
“Le ho viste io queste cose, le ho toccate con mano- ha aggiunto senza mezzi termini monsignor Galantino- quanta fatica ho fatto quando stavo cercando di mettere insieme tre ragazze a Montegiordano (Cosenza) perché valorizzassero dei limoneti: non c’é stato modo di farli andare avanti" a causa di molti limiti e controlli. Certo, sottolinea il Segretario generale Cei, "la legalità è giusta, l'attenzione alla legalità è il primo passo verso una politica di sviluppo intelligente, però c’è un limite a tutto. Molti progetti sono naufragati per questo motivo", ha concluso il suo atto d’accusa, anche nei confronti della politica, il presule di origini pugliesi.
Burocrazia: inefficienza al Sud fa perdere 30 mld all’anno
21 marzo 2016
http://www.blitzquotidiano.it/economia/ ... no-2418156
ROMA – Burocrazia: inefficienza al Sud fa perdere 30 mld all’anno. La cattiva qualità della pubblica amministrazione nelle regioni del Mezzogiorno fa perdere all’Italia circa due punti di Pil l’anno, pari a quasi 30 miliardi di euro. Lo afferma la Cgia di Mestre, sulla scorta di un’indagine europea condotta dall’Ue sulla qualità della Pubblica amministrazione a livello territoriale. Rispetto ai 206 territori interessati dallo studio, le regioni del Sud d’Italia compaiono 7 volte nel rank dei peggiori 30, con la Campania che si classifica al 202/O posto.
Lo squilibrio tra regioni del Nord e del Sud – afferma la Cgia – determina il posizionamento negativo dell’Italia nella classifica: 17/O posto con un indice negativo (-0,930) lontano dalla media europea (posta a zero). L’indice fornito nell’analisi Ue – ricorda la Cgia – è il risultato di un mix di quesiti posti ai cittadini sulla qualità dei servizi pubblici, l’imparzialità con la quale questi vengono assegnati e la corruzione. I servizi pubblici direttamente monitorati a livello regionale sono quelli a valenza più “territoriale” (formazione, sanità e sicurezza) ma l’indice tiene conto, a livello paese, anche di servizi più generali come la giustizia.
Il risultato finale è un indicatore che varia dal +2,781 della regione finlandese land (primo posto) al -2,658 della turca Bati Anadolu (206/A e ultima posizione). La media europea è posta a zero. Per l’Italia i servizi sono valutati come migliori nelle due province autonome del Trentino Alto Adige (indici superiori a 1) e nelle due regioni a statuto speciale del Nord (Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia) che presentano un indice maggiore di zero, ovvero superiore alla media delle 206 regioni europee.
In terreno negativo tutte le altre regioni italiane, ma con gap minori per Veneto ed Emilia Romagna, che tendono alla media europea (indici pari a -0,186 e -0,217). Scorrendo il rank, a centro classifica vi sono due terzetti: il Centro Italia con Umbria (-0,495), Toscana (-0,533), Marche (-0,535) e il Nord Ovest con Lombardia (-0,542), Piemonte (-0,652), Liguria (-0,848). Del tutto negativa, invece, la situazione del Mezzogiorno, a partire dal risultato meno pesante dell’Abruzzo (-1,097), fino a quelli peggiori di Sicilia, Puglia, Molise, Calabria (indici che variano da -1,588 a -1,687), per finire con la Campania (-2,242).
Situazione critica anche per il Lazio che, con un indice pari a -1,512 si posiziona al 184/O posto tra le 206 regioni europee. “Il quadro dipinto da questo indice europeo – spiega il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – evidenzia come l’Italia sia il Paese che presenta la più ampia variabilità in termini di qualità della P.a, tra le prime regioni del Nord e le ultime del Sud.
Si pensi che, secondo quanto indicato dal Fondo Monetario Internazionale, se l’efficienza del settore pubblico si attestasse sui livelli ottenuti dai primi territori italiani, come Trento e Bolzano, la produttività di un’impresa media potrebbe crescere del 5-10 per cento e il Pil italiano di due punti percentuali, ovvero di 30 miliardi di euro”.
Sud, gli imprenditori temono la burocrazia più della mafia
Per l'80% il peggiore nemico è l'eccessivo carico fiscale sull'impresa e sul lavoro. In vetta anche la malapolitica
25-settembre-2012
http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... 7085.shtml
PALERMO - Gli imprenditori siciliani e quelli del Sud temono più le tasse, la burocrazia e la malapolitica della mafia. È questo uno dei risultati a cui approda la ricerca, «Mezzogiorno, Imprese e Sviluppo: la crisi come occasione di cambiamento» realizzata da Ipsos per la Cna, che viene presentata a Palermo stamattina. Quello che emerge è che la crisi, come c'era da aspettarsi, ha aggravato le difficoltà quotidiane delle aziende, e che il 59% degli imprenditori pensa che il peggio debba ancora arrivare. Per l'80% il peggiore nemico è l'eccessivo carico fiscale sull'impresa e sul lavoro; il 74% addita lentezze e macchinosità della pubblica amministrazione, soprattutto se comparata con quella del Nord Italia; il 62% l'inefficienza della politica locale.
RITARDI NEI PAGAMENTI - E poi ci sono i ritardi nei pagamenti da parte dei debitori privati e pubblici (57%) e la stretta creditizia e rifiuto dei finanziamenti da parte delle banche (54%). In questo contesto la criminalità resta certamente un problema, ma non è ai primi posti fra le questioni da affrontare: le difficoltà sono più nella gestione fisiologica dell'impresa che nelle situazioni patologiche.
COESIONE - Non sono più sufficienti estro, fantasia, inventiva, determinazione come ingredienti per risolvere i problemi e farcela da soli, è necessaria invece una visione più ampia e lungimirante che passa attraverso una programmazione e una pianificazione di medio-lungo periodo. Quello che emerge è anche una forte esigenza di coesione tra imprese. Il 70% degli imprenditori è consapevole che la coesione tra aziende - oggi quasi assente - sarà fondamentale per la futura crescita. Inoltre il Sud necessita di programmazione e rilancio, specie di settori quali il turismo. E c'e' necessita' anche di una politica locale più incisiva, lungimirante e coerente.
L'Italia è il Paese più corrotto nell'Ue, peggio di noi solo la Bulgaria
Nel rapporto 2015 di Transparency International lo stivale è sessantunesimo mentre Grecia e Romania ci superano al cinquantottesimo posto. La Danimarca è la più trasparente
27 Gennaio 2016
http://www.iltempo.it/esteri/2016/01/27 ... ria-999987
Diminuisce, sia pur di poco, la percezione della corruzione in Italia, che risulta però il secondo membro Ue più corrotto dopo la Bulgaria. Nel rapporto 2015 di Transparency International, il Paese risulta sessantunesimo per corruzione percepita in una lista che vede al vertice le nazioni considerate più sane, con un punteggio di 44 punti, in miglioramento rispetto ai 43 punti del 2014. Nel 2014 la penisola si era piazzata al sessantanovesimo posto su 175. Non c'è comunque molto di cui rallegrarsi. In una scala da zero ("molto corrotto") a cento ("molto pulito"), con 44 punti l'Italia si trova comunque nella parte sinistra della classifica per punteggio, ovvero tra quei paesi dove "la corruzione tra istituzioni pubblici e dipendenti è ancora comune". E nella classifica dal paese meno corrotto al più corrotto, ci piazziamo significativamente dietro la maggior parte dei membri dell'Ocse, condividendo la sessantunesima posizione con Lesotho, Montenegro, Senegal e Sud Africa. Nella Ue fa peggio solo la Bulgaria (che l'anno scorso condivideva la stessa posizione dell'Italia), mentre Grecia e Romania ci superano al cinquantottesimo posto, salendo entrambe di ben undici posizioni. E tra le nazioni che ci battono in trasparenza figurano Botswana (ventottesima), Ruanda (quarantaquattresima) e Ghana (cinquantaseiesima).
Danimarca più trasparente I paesi del Nord Europa sono i più trasparenti del mondo mentre tra i paesi più corrotti continuano a figurare nazioni attanagliate da conflitti e violenza, a dimostrazione di quanto i fenomeni siano strettamente correlati. È quanto risulta dall'edizione 2015 del 'Corruption Perception Index' di Transparency International. "Le proporzioni del fenomeno sono enormi", sottolinea l'organizzazione", il 68% dei paesi del mondo ha seri problemi di corruzione e metà del G20 è tra loro". Classifica alla mano, i dieci paesi meno corrotti sono Danimarca, Finlandia, Svezia, Nuova Zelanda, Olanda, Norvegia, Svizzera, Singapore, Canada e Germania, decima a pari merito con la Gran Bretagna. La nazione più corrotta, secondo il rapporto, è invece la Somalia, a pari merito con la Corea del Nord. Seguono, risalendo dal penultimo posto, Afghanistan, Sudan, Sud Sudan, Angola, Libia, Iraq, Venezuela a Guinea-Bissau. Tra le grandi economie del G20, dopo Canada, Germania e Regno Unito) troviamo gli Usa (sedicesimi), il Giappone (diciottesimo), la Francia (ventitreesima) e la Corea del Sud (trentasettesima). L'Italia, da parte sua, si trova a condividere il sessantunesimo posto con il Sud Africa. Ancora più in basso Brasile e India (settantaseiesimi) e Russia (alla posizione numero 119). Guadagna posizioni la Cina, che l'anno scorso era centesima e oggi è ottantatreesima
"Cinque dei paesi con il punteggio più basso figurano inoltre tra i dieci mosti meno pacifici del mondo", si legge ancora nel rapporto, "in Afghanistan, milioni di dollari destinati alla ricostruzione sono stati, scrivono, sprecati o rubati". "Anche quando non sussistono conflitti aperti, i livelli di ineguaglianza e povertà in questi paesi sono devastanti", prosegue lo studio, "in Angola il 70% della popolazione vive con due dollari al giorno o meno e un bambino su sei muore prima di compiere cinque anni". Complessivamente i paesi poveri, sottolinea Transparency International, perdono mille miliardi di dollari all'anno a causa della corruzione. Il primato del Nord Europa non deve però ingannare: "Solo perchè un paese abbia una pubblica amministrazione onesta non significa che non sia coinvolto in episodi di corruzione altrove". "Prendete la Svezia, ad esempio", sottolinea l'organizzazione, "è terza in classifica ma la compagnia finno-svedese TeliaSonera, controllata al 37% dallo Stato svedese, sta subendo l'accusa di aver pagato milioni di dollari in tangenti per assicurarsi affari in Uzbekistan, che occupa la posizione numero 153". Tra le nazioni che hanno guadagnato posizioni in termini di trasparenza, l'organizzazione cita Grecia, Senegal e Regno Unito tra i paesi che hanno registrato i maggiori miglioramenti negli ultimi tre anni. Il deterioramento più grave, prosegue lo studio, si e' registrato invece in Australia, Brasile, Libia, Spagna e Turchia. Ragionando in termini di macro aree, Transparency International ha notato "due tendenze notevoli nelle Americhe: la scoperta di grandi reti di corruzione e la mobilitazione di massa dei cittadini contro la corruzione", mentre la regione del Pacifico asiatico sembra in "stallo". Si parla invece di "stagnazione" per l'Europa e l'Asia centrale, sebbene "un pugno di paesi sia migliorato". Le regioni più problematiche si confermano, poi, Medio Oriente e Nord Africa ("i devastanti conflitti in corso fanno si' che il rafforzamento delle istituzioni e dello Stato sia passato in secondo piano") e l'Africa subsahariana, dove quaranta paesi su quarantasei denotano un "grave problema di corruzione".
Nigeria e Sud Africa non migliorano L'Africa Subsahariana continua a presentare una diffusione della corruzione "preoccupante", con le maggiori economie, quali la Nigeria e il Sud Africa, che non danno segnali di miglioramento. E' quanto emerge dall'edizione 2015 del "Corruption Perceptions Index" elaborato da Transparency International. "L'Africa subsahariana ha affrontato innumerevoli minacce nel 2015, dall'epidemia di ebola alla crescita del terrorismo", si legge nello studio", vediamo sempre più la corruzione esacerbare le cause delle crisi e minare la capacità di risposta". Il rapporto di quest'anno "presenta un quadro preoccupante, con 40 paesi su 46 che mostrano un serio problema di corruzione e nessun miglioramento per i pesi massimi economici Nigeria e Sud Africa". In particolare Abuja mantiene la posizione numero 136 con un punteggio che scende di un grado a quota 26, mentre Città del Capo, pur salendo dalla sessantasettesima alla sessantunesima posizione, resta inchiodata a 44 punti (stesso punteggio e stessa posizione dell'Italia, va sottolineato).
"Il progresso è possibile", avverte lo studio, che sottolinea il miglioramento "significativo" del Senegal, che sale dalla sessantanovesima alla sessantunesima posizione, al pari con Italia e Sud Africa, e del Botswana, nazione meno corrotta di tutta l'Africa, che sale dal trentunesimo al ventottesimo posto, ai pari del Portogallo e meglio di Polonia (trentesima) e Spagna (trentaseiesima). "La corruzione, però, continua a negare ai cittadini giustizia e sicurezza", scrive ancora l'organizzazione, "mentre una Somalia devastata dai conflitti finisce di nuovo in fondo alla classifica, molti paesi sono piagati dalla mancata applicazione della legge", ospitando la polizia e i tribunali "maggiormente interessati da tangenti". "In molti paesi, tra i quali Angola, Burundi e Uganda, assistiamo a una mancata persecuzione degli ufficiali pubblici da una parte e l'intimidazione dei cittadini che si ergono contro la corruzione dall'altra", si legge nello studio. L'Angola, in particolare, segnala un notevole deterioramento, scendendo dalla centosessantunesima alla centosessantatreesima posizione (su 167 posti; nel 2014 erano 175) e un punteggio sceso a 15 punti dai 22 del 2012 in una scala da uno a cento. Migliora invece notevolmente la performance del Mozambico, che sale a 31 punti alla posizione 112 (nel 2014 era a 21 punti alla posizione 156). Avanzano in classifica, pur mantenendo un punteggio grossomodo invariato rispetto al 2014, anche Ghana (dalla sessantunesima alla cinquantaseiesima posizione), Congo Brazzaville (dalla posizione 152 alla 146) e Kenya (dalla 145 alla 139). Arretra invece il Gabon, che scende dal novantaquattresimo al novantesimo posto. "Se la corruzione e l'impunità devono diventare 'una cosa del passato', come affermato dall'Unione Africana nell'agenda al 2063, i governi devono prendere iniziative coraggiose per assicurare che il rispetto della legge sia una realtà per tutti", conclude Transparency International, "perseguire la corruzione ripristinerà la fiducia tra le persone che non credono più nelle istituzioni che dovrebbero proteggerle"