Ecco un altro personaggio che crede di fare del bene ma che in realtà provoca del male, è Jorge Mario Bergoglio detto Papa Francesco che parla di ponti e non di muri e che vorrebbe le nostre case con tutte le porte aperte; una persona tremendamente irresponsabile e sconsiderata che non ha il senso della realtà, dell'umanità e della misura delle cose, che manipola la storia e i diritti/doveri umani universali e dei nativi europei.
Costui è un cristiano presuntuoso e contradittorio, molto arrogante e poco umile anche se lava e bacia i piedi a tutti in occasione delle celebrazioni Pasquali.Bergoglio non sa nemmeno cosa siano i Diritti Umani Universali e cosa sia la cittadinanza e cosa comporta come diritti e doveri la cittadinanza. Egli si crede padrone dei cristiani (cattolico romani) in quanto Papa romano e si permette di dare ordini e minacciare scomuniche ai cittadini europei di fede cristiano-cattolico-romana. Non sa nemmeno cosa significhi essere una madre e un padre e avere una famiglia e dei figli.
Papa Francesco: più ponti e meno murihttp://www.sanfrancescopatronoditalia.i ... iHcXWvV_ug «Si diffonda sempre più una cultura dell'incontro, capace di far cadere tutti i muri che ancora dividono il mondo, e non accada più che persone innocenti siano perseguitate e perfino uccise a causa del loro credo e della loro religione». È la preghiera che papa Francesco ha espresso all’Angelus in piazza San Pietro ricordando che oggi ricorre il venticinquesimo anniversario della caduta del muro di Berlino. «Dove c'è un muro c'è chiusura di cuore: servono ponti, non muri», ha aggiunto il Papa “a braccio”. Il Pontefice ha ricordato che «25 anni fa, il 9 novembre 1989, cadeva il simbolo della divisione ideologica dell'Europa e del mondo intero». «La caduta avvenne all'improvviso – ha detto - ma fu resa possibile dal lungo e faticoso impegno di tante persone che per questo hanno lottato, pregato e sofferto, alcuni fino al sacrificio della vita. Tra questi, un ruolo di protagonista ha avuto il santo papa Giovanni Paolo II».
Prima dell’Angelus Francesco ha messo in evidenza che «oggi la liturgia ricorda la Dedicazione della Basilica Lateranense, cattedrale di Roma, che la tradizione definisce “madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe”. Con il termine “madre” ci si riferisce non tanto all’edificio sacro della Basilica, quanto all’opera dello Spirito Santo che in questo edificio si manifesta, fruttificando mediante il ministero del Vescovo di Roma, in tutte le comunità che permangono nell’unità con la Chiesa cui egli presiede». Questa unità «presenta il carattere di una famiglia universale, e come nella famiglia c’è la madre, così anche la venerata cattedrale del Laterano fa da “madre” alle chiese di tutte le comunità del mondo cattolico». Con questa festa, «pertanto, professiamo, nell’unità della fede, il vincolo di comunione che tutte le Chiese locali, sparse sulla terra, hanno con la Chiesa di Roma e con il suo Vescovo, successore di Pietro».
Ogni volta che si celebra la dedicazione di una chiesa, «ci viene richiamata una verità essenziale – ha continuato - il tempio materiale fatto di mattoni è segno della Chiesa viva e operante nella storia, cioè di quel “tempio spirituale”, come dice l’apostolo Pietro, di cui Cristo stesso è “pietra viva, rigettata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio”. In forza del Battesimo, ogni cristiano, come ricorda san Paolo, fa parte dell’“edificio di Dio”. L’edificio spirituale, la Chiesa comunità degli uomini santificati dal sangue di Cristo e dallo Spirito del Signore risorto, chiede a ciascuno di noi di essere coerente con il dono della fede e di compiere un cammino di testimonianza cristiana».
Papa Bergoglio ha anche sottolineato che «non è facile la coerenza tra la fede e la testimonianza», ma «dobbiamo andare avanti in questa direzione». Si deve dire - ha spiegato il Pontefice - che «questo è un cristiano non per quello che dice ma per quello che fa».
La Chiesa, «all’origine della sua vita e della sua missione nel mondo – ha spiegato - non è stata altro che una comunità costituita per confessare la fede in Gesù Cristo Figlio di Dio e Redentore dell’uomo, una fede che opera per mezzo della carità. Anche oggi la Chiesa è chiamata a essere nel mondo la comunità che, radicata in Cristo per mezzo del Battesimo, professa con umiltà e coraggio la fede in Lui, testimoniandola nella carità». E a questo scopo «essenziale devono essere ordinati anche gli elementi istituzionali, le strutture e gli organismi pastorali». «La festa d’oggi ci invita a riflettere sulla comunione di tutte le Chiese – ha esortato - per analogia ci stimola a impegnarci perché l’umanità possa superare le frontiere dell’inimicizia e dell’indifferenza, a costruire ponti di comprensione e di dialogo, per fare del mondo intero una famiglia di popoli riconciliati tra di loro, fraterni e solidali. Di questa nuova umanità la Chiesa stessa è segno e anticipazione, quando vive e diffonde con la sua testimonianza il Vangelo, messaggio di speranza e di riconciliazione per tutti gli uomini».
Al termine dell'Angelus, papa Francesco ha ricordato che oggi in Italia si celebra la «Giornata del Ringraziamento», «che quest'anno ha per tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, con riferimento all'ormai prossimo Expo Milano 2015». «Mi unisco ai vescovi - ha affermato - nell'auspicare un impegno rinnovato perché a nessuno manchi il cibo quotidiano, che Dio dona per tutti». «Sono vicino al mondo dell'agricoltura – ha aggiunto - e incoraggio a coltivare la terra in modo sostenibile e solidale». «In tale contesto - ha proseguito - si svolge a Roma la Giornata diocesana per la custodia del creato, un evento che intende promuovere stili di vita basati sul rispetto dell'ambiente, riaffermando l'alleanza tra l'uomo, custode del creato, e il suo Creatore».
«In questa bella giornata – ha concluso - a tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticate di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!». (Vatican Insider)
Muri, termini e confini, segni sacri di D-oviewtopic.php?f=141&t=1919 Cei, Bagnasco: "Respingere migranti tradisce valori Europa"Per la Cei respingere i migranti "tradisce i valori dell'Europa". Bagnasco: "L’Europa non diventi altro rispetto a se stessa"
Franco Grilli - Lun, 20/03/2017
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 77151.html"Respingere i migranti tradisce i valori dell'Europa".
La Cei torna a parlare dell'mergenza immigrazione e lo fa col suo presidente, il cardinale Angelo Bagnasco.
"L’Unione Europea deve uscire dai propri ambienti chiusi, e arrivare idealmente fino alle nostre coste; deve farsi più responsabile e meno giudicante. L’Europa non diventi altro rispetto a se stessa, alle sue origini giudaico-cristiane, alla sua storia, alla sua identità continentale, alla sua pluralità di tradizioni e culture, ai suoi valori, alla sua missione", spiega Bagnasco. E ancora: "L'Unione non è fatta dai Capi di Stato, ma dai popoli degli Stati membri, ed è ai popoli che bisogna pensare con stima e rispetto senza imporsi". Bagnasco stigmatizza "la ricerca di compromessi al ribasso", e sottolinea il dovere dell’accoglienza "verso i flussi di tanta povera gente che fugge da guerra, fame, persecuzione religiosa ed etnica, alla ricerca di un futuro migliore".
Poi Bagnasco ha anche parlato del vento populista in Europa.
Per Bagnasco, "c'è ancora più bisogno d'Europa, ma ad una condizione - avverte - ovvero che l'Europa non diventi altro rispetto a se stessa, alle sue origini giudaico-cristiane, alla sua storia, alla sua identità continentale, alla sua pluralità di tradizioni e culture, ai suoi valori, alla sua missione. La Ue non è fatta dai Capi di Stato ma dai popoli degli Stati membri ed è ai popoli che bisogna pensare con stima e rispetto senza imporsi". Sottolinea il presidente della Cei: "Accelerare i processi non può significare l'omologazione di culture e tradizioni e neppure la ricerca di compromessi al ribasso, né aggirare le dichiarazioni e le leggi comuni. E neppure limitare le sovranità nazionali. I Capi degli Stati e dei Governi sanno che essi sono delegati dei loro popoli e che nelle decisioni comuni devono tener conto delle loro Nazioni". Ed esorta l'Europa anche a "non aver timore della religione: riconosca la libertà religiosa come il fondamento più alto e la garanzia più sicura della dignità di ogni uomo".
Papa Francesco: "Chi non accoglie non è cristiano e non entrerà nel regno dei cieli"Bergoglio rinnova l'appello al buonismo nella giornata mondiale del rifugiato: "Sono persone come tutte, accogliamoli e diventiamo insieme artigiani di pace"
20 Giugno 2016
http://www.ilpopulista.it/news/20-Giugn ... i-non.html"Chi non accoglie non è cristiano e non sarà accolto nel regno dei cieli". Papa Francesco, nella sua visita romana di sabato a Villa Nazareth, è tornato sul tema dell'accoglienza. "Stiamo vivendo in una civiltà di porte chiuse e di cuori chiusi. Ci difendiamo l'uno dall'altro. C'è una paura ad accogliere e non parlo solo di migranti - che è un problema politico mondiale - ma anche di accoglienza quotidiana. Mi fa male - dice Francesco - quando vedo le chiese a porte chiuse. Ci saranno alcuni motivi giustificabili, ma una chiesa a porte chiuse significa che quella comunità cristiana ha il cuore chiuso. Se non accogliamo non siamo cristiani e non saremo accolti nel regno dei cieli: è così", sottolinea il Pontefice invitando alla responsabilità sociale ed ecclesiale. È necessario, avverte il Papa, "insegnare e fare capire che questa è la porta della strada cristiana. L'accoglienza fa fruttificare i talenti. C'è la grande accoglienza di chi viene da terre lontane e la piccola accoglienza di chi torna dal lavoro e dopo una giornata di lavoro ascolta i figli. L'accoglienza è una bella croce perché ci fa ricordare l'accoglienza che il buon Dio ha avuto ogni volta che noi andiamo da lui per consigliarci e chiedere perdono".
Papa Francesco denuncia l'"immoralità" del mondo economico: "Il mondo economico, oggi come è sistemato nel mondo, è immorale. Ci sono eccezioni, c'è gente buona. C'è gente e istituzioni che lavorano contro questo, ma abbiamo capovolto i valori". Nel suo intervento, una nuova denuncia ai trafficanti di armi: "la guerra è l'affare che in questo momento che rende più soldi. Anche per fare arrivare gli aiuti umanitari in paesi di guerriglia è una difficoltà: tante volte la Croce Rossa non è riuscita, ma le armi arrivano sempre, non c'è dogana che le fermi perché è l'affare che rende di più". Il Papa tuona contro le "grandi ingiustizie" e dice "dobbiamo parlare chiaro: questo è peccato mortale. Mi indigna e mi fa male quando - ed è una cosa di attualità - vengono a battezzare un bambino e ti portano uno dicendo 'Lei non è sposato in chiesa quindi non può fare il padrino'. E poi ti portano un altro che è un trafficante di bambini e uno sfruttatore, e ti senti dire 'Ah no, lui è un buon cattolico: abbiamo capovolto i valori".
Il Papa ci ripensa: «Accogliere chi si può»«Sui migranti è importante il numero. Vanno integrati e non ghettizzati»
Serena Sartini - Mer, 01/03/2017
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 69994.htmlRicevere, accogliere, consolare e subito integrare. Accogliere «con la prudenza», ovvero «accogliere tutti coloro che si possono accogliere, per quanto riguarda i numeri».
È la ricetta di Papa Francesco sull'immigrazione, richiamando i Paesi europei alle proprie responsabilità, ovvero dando piena attuazione a ciò che prevede l'accordo sulle quote di migranti in ciascuno Stato. Il Papa interviene sul tema in un'intervista al mensile di strada Scarp de' tennis, sostenuto da Caritas ambrosiana e italiana, in vista del viaggio a Milano, il 25 marzo.
Bergoglio non manca di bacchettare l'Unione europea. «Quelli che arrivano in Europa dice scappano dalla guerra o dalla fame. E noi siamo in qualche modo colpevoli perché sfruttiamo le loro terre ma non facciamo alcun tipo di investimento affinché loro possano trarre beneficio». Persone che, secondo Francesco, «hanno diritto di emigrare e hanno diritto ad essere accolte e aiutate». Ma, osserva il Pontefice argentino, anche lui figlio di migranti, «è altrettanto importante una riflessione su come accogliere. Perché accogliere significa integrare e questa è la cosa più difficile perché se i migranti non si integrano, vengono ghettizzati».
Il tema dell'accoglienza non è nuovo al Papa che, in più occasioni, è intervenuto incoraggiando i governi a ospitare migranti. Ma questa volta il Pontefice va a fondo su un altro aspetto a lui caro, quello dell'integrazione. «Significa entrare nella vita del Paese, rispettare la legge del Paese, rispettare la cultura del Paese ma anche far rispettare la propria cultura e le proprie ricchezze culturali». E l'integrazione, assicura Bergoglio, «è un lavoro molto difficile».
Da qui l'invito: «Ogni Paese allora deve vedere quale numero è capace di accogliere. Non si può accogliere se non c'è possibilità di integrazione».
Francesco risponde alle domande a tutto campo che i clochard - sono loro i «giornalisti» del periodico di strada gli hanno posto nell'incontro a casa Santa Marta, in Vaticano. Domandano: si fa fatica, oggi, a mettersi nella scarpe degli altri? «È molto faticoso risponde il Papa - perché spesso siamo schiavi del nostro egoismo. Mettersi nelle scarpe degli altri significa avere grande capacità di comprensione, di capire il momento e le situazioni difficili». Significa «servizio, umiltà, magnanimità che è anche l'espressione di un bisogno».
E a chi gli domanda se è giusto fare l'elemosina, Francesco ribatte: «Un aiuto è sempre giusto. Certo non è una buona cosa lanciare al povero solo degli spiccioli. È importante il gesto, aiutare chi chiede guardandolo negli occhi e toccando le mani. Buttare i soldi e non guardare negli occhi, non è un gesto da cristiano». Infine, una confessione personale. «C'è una cosa che mi manca tanto ammette il Papa la possibilità di uscire e andare per strada. Mi piace andare in visita alle parrocchie e incontrare la gente».
Accoglienza o ospitalità imposta o forzata è un crimine contro l'umanitàviewtopic.php?f=196&t=2420 Manipolazione criminale dei valori e dei diritti umani universali, quando il male appare come beneviewtopic.php?f=25&t=2484 https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1489953902La demenza irresponsabile di Bergoglioviewtopic.php?f=132&t=2591 Papà Francesco: "Se ogni famiglia italiana accogliesse due profughi il problema sarebbe risolto"Francesco Bottone
Apr 23, 2017
http://www.ecoaltomolise.net/papa-franc ... ma-risoltoPapa Francesco ha condannato la “crudeltà” contro i migranti; ha auspicato che “da Lesbo e Lampedusa” un po’ di solidarietà “salisse verso l’alto”, ha lodato l’accoglienza di “Italia e Grecia”, “ma poi i trattati internazionali non li lasciano”, sperando che “questa solidarietà possa contagiare un po’ il mondo”. Ha detto che se ogni famiglia italiana accogliesse “due profughi”, il problema sarebbe risolto, e che l’Italia non fa figli: non accogliere e non fare figli “è un suicidio”.
Pontefice cita cristiana sgozzata davanti marito islamico – “Vorrei oggi aggiungere una icona di più in questa chiesa, – ha detto il Papa a S.Bartolomeo – una donna, no so il nome, ma ci guarda dal cielo, ero a Lesbo, salutavo, i rifugiati, e ho trovato un uomo trentenne, tre bambini, mi ha guardato, e mi ha detto, ‘padre io sono musulmano, mia moglie era cristiana, nel nostro paese sono venuti i terroristi ci hanno chiesto la fede, hanno visto lei con il crocifisso, hanno chiesto di buttarlo, lei non lo ha fatto, e l’hanno sgozzata davanti a me, ci amavamo tanto”.
“Chiesa ha bisogno di santi e martiri di tutti i giorni” – “Quante volte, in momenti difficili della storia, si è sentito dire: ‘Oggi la patria ha bisogno di eroi’. Allo stesso modo ci si può chiedere: ‘Di che cosa ha bisogno oggi la Chiesa?’. Di martiri, di testimoni, cioè dei santi di tutti i giorni, perché la chiesa la portano avanti i santi, senza i santi la Chiesa non può andare avanti, ha bisogno di santi, quelli della vita ordinaria, portata avanti con coerenza; ma anche di coloro che hanno il coraggio di accettare la grazia di essere testimoni fino alla fine, fino alla morte. Tutti costoro sono il sangue vivo della Chiesa”. Lo ha detto il Papa nella liturgia per i “nuovi martiri”, che celebra nella chiesa di San Bartolomeo all’Isola, affidata da papa Wojtyla alla Comunità di Sant’Egidio proprio per il ricordo dei martiri contemporanei. “Sono i testimoni che portano avanti la Chiesa; – ha detto ancora papa Francesco – quelli che attestano che Gesù è risorto, che Gesù è vivo, e lo attestano con la coerenza di vita e con la forza dello Spirito Santo che hanno ricevuto in dono”.
Il Papa è stato nella chiesa di San Bartolomeo all’Isola per il rito in memoria dei “nuovi martiri” che ha celebrato con la Comunità di San’Egidio, cui è affidata la chiesa sull’isola Tiberina. Il contesto di questa preghiera è molto significativo per una serie di fattori: esattamente quattro anni fa ad oggi venivano rapiti i vescovi ortodossi di Aleppo Boulos Yazigi e Gregorios Ibrahim, dei quali non si hanno più notizie; si avvicina il viaggio del Papa in Egitto, che ha una forte impronta ecumenica e interreligiosa perché sottolinea la comunione del sangue delle vittime dell’odio; siamo alla vigilia delle presidenziali in Francia, colpita nei giorni scorsi dall’ennesimo attentato terroristico, rivendicato dall’Isis. Per questo ultimo aspetto, acquista particolare risonanza la presenza di Roselyn, la sorella di padre Jacques Hamel, assassinato dai jihadisti il 26 luglio scorso, in una chiesa nei pressi di Rouen.