I falsi buoni i salvatori schifosi! - Le ONG del Mediterraneo
Documenti non in regola, bloccata a Palermo la nave di Medici senza Frontiere
SALVATORE CERNUZIO
La rabbia delle Ong: “Vogliono fermarci, ma non fermeranno l’afflusso di migranti. Ci saranno solo più naufragi e morti”
04/07/2017
http://www.lastampa.it/2017/07/04/itali ... agina.html
La stretta sulle navi delle Ong che operano nel Mediterraneo è già partita. Questa mattina una nave di Medici senza Frontiere, la Vos Prudence, è rimasta bloccata al porto di Palermo per questioni burocratiche. Poco prima che la nave salpasse, gli uomini della Capitaneria di Porto sono saliti a bordo per alcuni controlli rilevando che i documenti del direttore di macchina, che doveva sostituire un collega sbarcato a terra per motivi familiari, non erano in regola.
Il blocco ha suscitato la risposta aspra dell’avvocato Fulvio Vassallo Paleologo, avvocato e docente di diritto d’asilo: «Infami - ha dichiarato il legale - Hanno bloccato a Palermo la nave di Medici senza Frontiere. Cominciano ad attuare il piano Minniti. Adesso ci vorranno avvocati pronti a ogni sbarco e denunce per abuso d’ufficio quando necessario, da subito».
Il riferimento è all’annunciata stretta del ministro dell’Interno che ha chiesto all’Europa interventi per regolamentare l’attività delle Organizzazioni non governative nel Canale di Sicilia. Proprio oggi Medici senza Frontiere, attraverso il suo presidente in Italia Loris De Filippi, aveva criticato il vertice di Parigi in cui l’Italia aveva proposto le nuove regole : «Sono indignato che tre grandi Paesi europei siano interessati soltanto a limitare il flusso delle persone in fuga dall’inferno - aveva detto - Se si vuole limitare l’attività delle Ong bisognerà fare presto i conti con i danni. Potranno fermare le nostre navi, ma così non si fermerà l’afflusso di migranti: ci saranno solo più naufragi e morti».
Migranti, la Libia accusa le Ong: "Sono responsabili dell'aumento dei flussi"
La Guardia Costiera libica svela le colpe delle Ong: "Fanno credere ai migranti che verranno comunque soccorsi". E accusa: "Questo li spinge a imbarcarsi aggravando la crisi"
Sergio Rame - Ven, 05/05/2017
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/mig ... 93499.html
Nuove accuse inchiodano le organizzazioni non governative. Questa volta arrivano dal capo della Guardia Costiera libica per la regione centrale, Rida Aysa.
In una intervista esclusiva all'agenzia Aki-Adnkronos International, spiega chiaramente che le Ong fanno credere agli immigrati in Libia che verranno comunque soccorsi. "E questo - spiega - li spinge a imbarcarsi aggravando la crisi". Accuse pesantissime che vanno ad aggiungersi all'indagine portata avanti dal pm di Catania, Carmelo Zuccaro, che per primo ha messo in chiaro che quelli che soccorrono i clandestini, che si imbarcano alla volta dell'Italia, "non sono tutti filantropi" e, soprattutto, puntano a "destabilizzare l'Italia economicamente".
Nel corso dell'intervista all'Aki-Adnkronos International, Rida Aysa parla di "centinaia di migliaia di migranti clandestini" pronti a imbarcarsi per l'Europa, anche se "non esistono cifre precise". "La maggior parte di questi migranti proviene dai Paesi dell'Africa orientale e occidentale, come Eritrea e Somalia". Il capo della Guardia Costiera libica esprime, poi, "irritazione" nei confronti di queste Ong affermando che "le organizzazioni presenti nel Mar Mediterraneo con la missione di salvare i migranti hanno dato loro ad intendere che saranno inevitabilmente soccorsi e questo ha aggravato la crisi, aumentando il numero di migranti". Il funzionario libico spiega, quindi, che "abbiamo comunicato tutto questo sia all'Ue sia ai comandanti dell'Operazione Sophia, che hanno manifestato irritazione verso queste organizzazioni, ma finora non hanno preso alcuna misura al riguardo".
La Guardia Costiera libica ha fermato alcuni gommoni all'interno delle acque territoriali libiche, per poi imbattersi in alcune organizzazioni umanitarie che si sono lamentate del fatto che quei gommoni appartenevano a loro, benché non l'avessero comunicato alla Guardia Costiera, violando così le acque territoriali libiche. Lo stesso Aysa ricorda l'episodio di un "gommone tedesco fermato a nord di al-Zawiyah (30 chilometri a ovest di Tripoli, ndr) che poi si è rivelato di proprietà di un'organizzazione umanitaria chiamata 'Sea Watch'", oppure del caso di "una nave allontanata con alcuni colpi di avvertimento per aver violato le acque territoriali libiche. Dopo essere saliti a bordo e averla ispezionata - prosegue Aysa - è emerso che apparteneva a Medici senza Frontiere".
Quanto alle accuse rivolte alla Guardia Costiera libica di aver attaccato le navi delle ong, Aysa risponde che "tali imbarcazioni entrano in acque territoriali libiche senza avvisare la Guardia Costiera, che è l'organo preposto ad autorizzare questo e di conseguenza è logico rispondere per proteggere le nostre acque e le nostre coste". "Quando le navi delle organizzazioni - conclude Aysa - si fermano a 12 miglia dalla costa libica, in una zona visibile dalla costa, le loro luci notturne segnalano ai trafficanti che possono iniziare a imbarcare i migranti e questa è una delle cause delle ondate migratorie cui si assiste periodicamente".
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Ong, scatta l'indagine su Msf: "Non collaborate con la polizia"
La procura di Trapani avrebbe aperto un'indagine su Medici senza Frontiere: "Dissero ai migranti di non collaborare"
Luca Romano - Gio, 11/05/2017
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 95695.html
Cominciano ad emergere nuovi elementi sulle inchiesta sulle Ong da parte della procura di Trapani.
Secondo indiscrezioni riportate dal Corriere che emrgono dall'inchiesta siciliana sui rapporti tra Ong e scafisti, alcuni membri dell'equipaggio di una nave di "Medici senza Frontiere" avrebbero prestato soccorso ai migranti in mare senza però avvisare la guardia Costiera italiana. A questo punto i membri dell'equipaggio della ong avrebbero convinto gli stranieri a non rispondere alle domande della polizia subito dopo lo sbarco al porto. Adesso i membri dell'equipaggio di Medici senza Frontiere sarebbero indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
"Abbiamo indagini che coinvolgono non le Ong come tali, ma persone fisiche appartenenti alle Ong. Non risultano contatti telefonici diretti tra persone in Libia e le Ong", aveva detto qualche giorno fa il procuratore di Trapani, Ambrogio Cartosio. Poi ha aggiunto: "Ci risulta che le Ong hanno fatto qualche intervento di salvataggio in mare anche senza informare la nostra Guardia costiera. La loro presenza in un determinato fazzoletto di mare, costituisce un elemento indiziario forte per dire che sono al corrente che in quel tratto di mare arriveranno imbarcazioni. Ma esso solo non è un elemento incisivo per determinare il reato dell’immigrazione clandestina".
Tra gli episodi finiti nelle carte dell'inchiesta c'è il salvataggio del 25 giugno 2016. La nave "Dignity One" di Medici senza Frontiere, sempre secondo quanto riporta il Corriere, entra nelle acque libiche e si ferma a 7 miglia dalla costa. Poi prende a bordo 390 migranti. Un mese prima un altro episodio "sospetto". Sempre la "Dignity One" fa sbarcare 317 stranieri. Ma questa volta i poliziotti sottolineano come "i migranti non sono stati molto collaborativi nel fornire informazioni dettagliate circa il viaggio, attribuendo la colpa alla stanchezza e alle ore di viaggio estenuanti". E gli investigatori affermano: "A differenza del passato, i migranti soccorsi e trasferiti da navi delle Ong, quando vengono fatti sbarcare nei porti italiani sono restii a cooperare: tale circostanza potrebbe essere il risultati di un indottrinamento impartito a bordo al fine di non collaborare con le forze dell’ordine italiane e il personale dell’agenzia Frontex".
Circostanze che adesso vanno chiarite e su cui la procura di Trapani cercherà di fare luce. Secca la risposta di Msf: "Msf non è mai stata contattata finora dalla Procura in merito nostre attività in mare".
Migranti, spunta il dossier che inguaia le ong
(Afp)
04/05/2017
http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/ ... aQINK.html
Le organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo, nel 90% del salvataggi effettuati, individuano direttamente le imbarcazioni che trasportano migranti, prima che sia partita una richiesta di aiuto e prima delle comunicazioni da parte della Guardia costiera, e sono attivate direttamente dai migranti stessi: i telefoni satellitari consegnati agli scafisti contengono infatti numeri delle imbarcazioni che intervengono. Si tratta di modalità che interferiscono con le indagini sui trafficanti. Sono queste, secondo quanto riferito dal 'Corriere della Sera', le accuse contenute nel dossier di Frontex su cui indaga il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro. Accuse alle quali le ong hanno già più volte replicato respingendole come "infamie"e ribadendo che il loro "unico obiettivo è salvare vite umane".
La relazione dell'Agenzia europea indica 8 navi private e le relative ong, elencate dal quotidiano: Sea Watch di SeaWatch.org che batte bandiera olandese e porta fino a 350 persone; Aquarius di Sos Mediterraneo/Medici senza frontiere di Gibilterra con una capienza di 500 persone; Sea Eye di Sea Watch.org dall'Olanda, fino a 200 persone; Iuventa di Jugendrettet.org, bandiera olandese con 100 persone; Minden di Lifeboat Project tedesca per 150; Golfo Azzurro di Open Arms da Panama che porta fino a 500 persone; Phoenix di Moas con bandiera del Belize che ne imbarca 400; Prudence di Medici senza frontiere con bandiera italiana che è la più grande visto che ha 1.000 posti.
Frontex ha esaminato le rotte seguite da queste navi e in particolare le modalità di avvicinamento alle acque libiche, ma ha anche utilizzato testimonianze di migranti sbarcati e le informazioni fornite da agenzie di intelligence di alcuni Stati. E sostiene che "prima e durante le operazioni di salvataggio alcune ong hanno spento i transponder per parecchio tempo".
LA REPLICA DI MSF - Dopo che Frontex ha inserito anche Medici Senza Frontiere Italia nel dossier, l'associazione umanitaria ha annunciato azioni legali. "Porteremo avanti azioni legali contro chi ci diffama" ha detto Loris De Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere Italia, ai microfoni di 'Radio Capital'.
"Una struttura come Frontex, che riceve finanziamenti enormi da parte dei 28 Stati membri Ue ed è inefficace - dice De Filippi - è evidente che deve mettere sul banco degli imputati qualcun altro. Dire che abbiamo rapporti diretti coi trafficanti è un'accusa infamante. Noi non spegniamo i trasponder - continua il responsabile Italia di Msf - in oltre il 70% dei casi il sistema di coordinamento di Roma ci dice dove andare avvisandoci del naufragio. In altri casi abbiamo avvistato noi i migranti dalle nostre navi e poi abbiamo avvisato il rescue center di Roma che ci ha detto che fare. Non è possibile che si dica che i migranti arrivano da noi perché ci sono le Ong".
Ecco i cavilli usati dalle Ong per scaricare tutti i migranti in Italia
Malta non risponde agli Sos e la Libia è considerata troppo instabile: così in due anni le Ong hanno traghettato in Italia 71mila immigrati
Giuseppe De Lorenzo - Sab, 06/05/2017
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 93539.html
L'Italia nel Mar Mediterraneo gioca un po' il ruolo dello scemo: costretta a sobbarcarsi tutti i migranti che partono dalla Libia mentre i Paesi vicini fanno finta di non vedere quel che accade.
Non deve stupire se in questi giorni alcuni si sono chiesti per quale motivo le navi Ong, dopo aver abbordato i gommoni a due passi dalle acque territoriali libiche, traghettano i disperati direttamente nel Belpaese, invece di spedirli in Tunisia. Domanda legittima, visto che il primo porto africano è più vicino della Sicilia. Ed è altrettanto lecito domandarsi come mai nel 2016 la Guardia costiera italiana ha soccorso 35mila persone, mentre le spiagge maltesi hanno visto sbarcare appena 1.700 persone.
Sia chiaro: anche le imbarcazioni militari prediligono l'Italia quando soccorrono un natante alla deriva. E non potrebbero fare altrimenti. Ma le Ong sfruttano le debolezze del sistema burocratico e i cavilli delle leggi del mare per combattere una loro personale battaglia. Che non è (solo) quella salvare vite umane, ma anche quella di aprire canali umanitari "legali" per l'immigrazione. Scavalcando la volontà degli Stati.
A regolare i salvataggi e le attività di Sar (recupero e soccorso) sono una serie di accordi internazionali. La Convenzione di Amburgo (1979), quella delle Nazioni unite sul diritto del mare (Unclos) di Montego Bay (1982) e la Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare (Solas). Poi ci sono le "Linee guida sul trattamento delle persone soccorse in mare" dell'Imo (International Maritime Organization) e un paio di (importanti) emendamenti del 2004.
La Convenzione Solas e quella di Montego Bay costringono gli Stati ad "esigere" dai comandanti delle proprie navi (militari o civili) l'impegno a prestare soccorso ai naufraghi quando necessario. Come è giusto che sia. Gli altri accordi invece sono i cavalli di Troia che riempono di immigrati le coste italiane. Secondo l'art. 9 della Convenzione Unclos, infatti, ogni Stato costiero dovrebbe istituire un'area di propria pertinenza per le missioni di soccorso e finanziare mezzi adeguati per sostenerle. L'Italia ha tenuto fede agli impegni. Malta, la Tunisia e la Libia no. Malta, per dire, ha preteso che la sua area Sar fosse 750 volte l'estensione il suo territorio sebbene non abbia navi sufficienti per coprirla tutta. A Tripoli, invece, non c'è un'autorità stabile capace di garantire il coordinamento dei soccorsi. E così l'Italia deve farsi carico di tutto, pattugliando di fatto l'intero Mediterraneo Centrale da sola. Potremmo rifiutarci di soccorrere barconi in acque di competenza maltese? No, ci costringe ad intervenire la Convenzione di Ginevra, secondo cui chi riceve la chiamata di soccorso - se nessun altro risponde (Malta) o non può intervenire (Libia) - deve provvedere da solo.
Poi c'è la questione dei porti in cui far sbarcare gli immigrati una volta tratti in salvo. Secondo l'art. 1.3.2 della Convenzione Sar e gli emendamenti alle Convenzioni Solas e Sar, i naufraghi - qualsiasi sia il loro status di cittadinanza - devono essere trascinati nel porto "sicuro" più vicino. A maggior ragione se c'è il solo rischio che nel barcone ci sia un solo rifugiato politico. E qui casca l'asino. Le Ong caricano i migranti a poche miglia dalla Libia, quindi sarebbe più facile rispedirli indietro oppure dirottarli verso i pontili di Malta o di Zarsis. In teoria sì, ma la pratica è cosa ben diversa. La Libia infatti non può essere considerato un posto dove vivere sereni, vista la guerra imperante dopo la cacciata di Gheddafi; la Tunisia non rientra negli standard dell'Imo, che considera un "luogo sicuro" solo quello in cui "le necessità umane primarie possono essere soddisfatte". Per Malta il discorso è più complesso: non ha aderito alle "Linee guida" dell'Imo né agli emendamenti alle convenzioni Solas e Sar. Il motivo? Sostiene di essere troppo piccola per potersi sobbarcare i costi (economici e sociali) degli obblighi all'accoglienza che deriverebbero dalla ratifica degli accordi. Inoltre, a suo favore gioca una risoluzione del Parlamento Europeo del 2006 sulla situazione dei rifugiati nell'Isola. Per i deputati europei le leggi di La Valletta sono del tutto "inaccettabili". Avete capito bene: Malta tratta male gli immigrati (appena approdati li costringe a mesi di detenzione e controlli), e così è di fatto esonerata dall'osputarli. Tanto ci pensa l'Italia: il Paese dei balocchi.
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L’Ong al M5s, Riccardo Gatti (Proactiva Open Arms): “Non c’è tempo per le polemiche, salviamo vite. Di Maio si imbarchi con noi”
2017/05/05
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05 ... oi/3564988
“Le polemiche? Non c’è tempo di rispondere alle dichiarazioni dei politici che leggo sui giornali. In questo momento ci sono undici gommoni con delle persone a bordo da salavare. A dirlo è Riccardo Gatti, direttore operativo della Ong spagnola ‘Proactiva Open Arms‘, che rivolge un invito: “Luigi Di Maio e chiunque abbia voglia d’imbarcarsi con noi può farlo, per vedere come operiamo e a dare una mano perché il lavoro è tanto”. Per il Senatore di Movimento Democratici e Progressisti – Articolo 1 (componente della Commissione Difesa del Senato che due giorni fa ha audito il Procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, nrd), Federico Fornaro: “Qui c’è una speculazione politica della destra e più recentemente del M5s, che con i primi post sul blog di Beppe Grillo prendeva una chiara posizione e solo ora il M5s la sta cambiando. Dalle mie parti questo si chiama tirare il sasso e poi ritirare la mano”. Anche Sandra Zampa, deputata del Pd, è intervenuta alla conferenza stampa al Senato di alcune Ong e del Senatore Pd Luigi Manconi, assieme a Emma Bonino e alla Caritas per controbattere alle accuse che piovono sulle Organizzazioni Non Governative. E critica i Cinquestelle: “Non riesco a credere che dei ragazzi, che quattro anni fa erano entrati nel Parlamento per ‘aprirlo come una scatoletta di tonno’, si siano ridotti a speculare per quattro voti su quello che Erri De Luca ha chiamato ‘l’abisso che non conoscevo’, altro che taxi del mare”
Accoglienza migranti, Zuccaro: indagini provano interessi mafie
An.Ga.
4-5 minuti
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... m=facebook
«C'è una massa di denaro destinata all’accoglienza dei migranti che attira gli interessi delle organizzazioni mafiose e dico questo sulla base di alcune risultanze investigative». Lo ha detto il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, in audizione alla Commissione Antimafia aggiungendo invece di «non ritenete ci siano rapporti diretti tra le organizzazioni criminali che controllano il traffico di migranti e le nostre mafie locali», in quanto «le indagini per ora non ci danno contezza di questo».
Migranti, pm Zuccaro rilancia: indagini sotto scacco. «Tra Ong non tutti filantropi»
Zuccaro: finanziamenti trafficanti a Ong è ipotesi
Il procuratore di Catania è tornato anche sui contatti tra trafficanti e appartenenti ad alcune Ong denunciati nei giorni scorsi. «Che i trafficanti di uomini finanzino alcune Ong è un’ipotesi di lavoro, non ho mai detto che avevo elementi probatori su questo» ha ribadito il procuratore di Catania, che ha spiegato: «A fronte di audizioni di Frontex e Marina che ci segnalano travalicamenti dei confini delle acque libiche e contatti telefonici tra persone operanti sulle navi di alcune Ong e la terraferma libica, c’è il sospetto di contatti tra le organizzazioni che gestiscono il traffico e alcune Ong». Di qui la necessità di «fare le indagini per dare corpo ai sospetti o smentirli».
Caso Ong, Csm: sostegno a indagini Zuccaro, ma servono regole su dovere riserbo magistrati
«Con polizia su navi, trafficanti in galera»
Zuccaro ha anche ribadito che «l’obiettivo delle indagini non sono le Ong, ma i trafficanti». Puntualizzando che «i trafficanti di uomini stanno in qualche modo ricattando chi agisce per fini umanitari esponendo i migranti a condizioni di rischio sempre più gravi». Questi criminali, ha aggiunto, «sono autori di violenze inaudite e del tutto gratuite». In audizione in commissione Antimafia Zuccaro (le cui prese di posizione hanno fatto esplodere nei giorni scorsi una bufera politica, con tanto di lite nello stesso governo tra i ministri Alfano e Orlando) aveva chiesto alla politica di dare ai magistrati in prima linea gli strumenti per uscire dallo stallo attuale dell’azione investigativa: dagli ufficiali di polizia giudiziaria imbarcati a bordo delle navi, alla possibilità di intercettare le richieste di aiuto che partono da cellulari satellitari. Oggi ha rinnovato la richiesta, a partire da un esempio preciso. «Sabato scorso è arrivata a Catania una nave con 498 migranti soccorsi ed il cadavere di un giovane ucciso a freddo su un barcone da un trafficante perché non si era tolto il cappello. Se sulla nave della Ong che ha fatto l’intervento vi fossero state unità della nostra polizia giudiziaria avremmo già preso i trafficanti e li avremmo già nelle nostre galere».
Migranti, circa 200 dispersi in due naufragi
Unhcr: salgono a 245 morti o dispersi week end
Intanto è di 245 persone il bilancio finale dei morti o dispersi nel fine settimana nei due naufragi avvenuti nel mediterraneo centrale. Lo rende noto l’Unhcr, che aggiorna oggi le cifre che si basano sui racconti dei
superstiti. Con questi due naufragi, il numero totale di persone che hanno perso la vita o che risultano disperse nel 2017 nel tentativo di raggiungere l’Italia raggiunge quota 1.300, mentre i migranti e richiedenti asilo che ce l'hanno fatta sono stati oltre 43mila.
Nawal Soufi, "Lady Sos" d'Italia. Il trafficante: "Scafisti chiamano lei"
Nawal Soufi è famosa come "l'angelo dei profughi": risponde alle telefonate dei migranti e informa la Guardia Costiera
Giuseppe De Lorenzo - Mer, 10/05/2017
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 95556.html
Nawal Soufi la chiamano un po' in tutti i modi, alcuni "Lady Sos" e altri "l'angelo dei profughi". In due anni ha aiutato oltre 20mila migranti a sbarcare in Italia, mettendo a disposizione il suo numero di cellulare.
Trentenne di origine marocchina, si è trasformata in un centro di smistamento chiamate utilizzato da migranti, disperati e...scafisti.
Il sistema è collaudato: gli immigrati la chiamano col telefono satellitare fornitogli dai trafficanti, lei raccoglie le coordinate e le comunica alla Guardia Costiera italiana. Che a quel punto, ricevuta notizia di naufragio, non può far altro che intervenire.
Una foto ritrae "Lady Sos" in riva al mare, col cellulare all'orecchio per rassicurare chi ha affidato la propria vita al mare. Un riassunto visivo delle sue lotte. "Nel 2013 ho trovato famiglie intere di migranti alla stazione di Catania - ha più volte raccontato Nawal Soufi - Sono scesa, ho parlato con loro ed è iniziato tutto". Qualcuno ha caricato il suo recapito su Facebook e da allora sono arrivate valanghe di telefonate.
Pluri-premiata, coccolata dai media, criticata (da pochi). Nel 2016 è stata celebrata dal Parlamento Europeo come Cittadino Europeo dell'anno. Poco prima aveva ricevuto il Premio Volontariato Internazionale Focsiv. La casa editrice Paoline le ha dedicato un libro intitolato, non a caso, "Nawal, l'angelo dei profughi". Una meraviglia.
Peccato non sia tutto oro quel che luccica. Schierata da tempo con la resistenza dei ribelli in Siria (non certo famosi per simpatie democratiche), ha partecipato a manifestazioni anti-Assad come Greta e Vanessa, le due cooperanti catturate in Siria e liberate grazie ai soldi dei contribuenti italiani. E pochi giorni fa era a protestare contro il blitz della polizia alla Stazione Centrale di Milano contro i clandestini.
Ma non solo. Perché "Lady Sos" è stata tirata in ballo direttamente da un trafficante di uomini, che ai microfoni di Piazza Pulita l'ha presentata come il contatto utilizzato per portare a buon fine la tratta di migranti. Al cronista Fateh Ali, che fingeva di voler spedire la famiglia in Italia e chiedeva informazioni sulle condizioni di viaggio, il criminale libico confessa: "Tranquillo, lo scafista ha una bussola, un Gps e il telefono satellitare. Ha anche il numero della signora Nawal, che lavora per una Ong italiana. La contatta dalla barca e le fornisce le coordinate, così lei avvisa la Guardia Costiera". La donna conosce lo scafista? "Sì - risponde il trafficante - Quando lei riceve una chiamata dal satellitare sa che è gente che si trova in mezzo al mare". Così "contatta quelli di Medici Senza Frontiere che prendono le coordinate e vanno verso il barcone".
"Lady Sos" ovviamente nega di sapere che dall'altra parte della cornetta ci siano scafisti. "Il mio numero di telefono è pubblico", dice. Ed è vero: su Facebook si trovano tutti i riferimenti: numero, e-mail, recapiti e pure l'Iban per fare le donazioni. "Non ho mai ricevuto una chiamata da una persona che mi dice: pronto, sono uno scafista e ti sto dando le coordinate", ha provato a difendersi. E ci mancherebbe che il ladro dichiari di essere un bandito. Lei comunque si dice tranquilla perché a suo dire ha il cellulare "sotto controllo".
E l'ironia del destino vuole che, mentre Di Battista e Di Maio affondano il colpo contro le Ong "taxi dei migranti", sul canale del M5S Europa spunta un video del 2016 in cui i grillini elogiano Nawal Soufi, "la donna che grida più del mare": "Contro l'Europa del filo spinato - si legge nella descrizione - c'è una ragazza e il suo vecchio cellulare. Basta poco, davvero poco". Ah, la coerenza.
In una intervista a ilGiornale, il pm Carmelo Zuccaro - riferendosi alla ragazza - ha "escluso" interessi economici nell'operato dell'angelo dei profughi, vedendoci solo "una questione ideologica". Come ideologica è la posizione delle Ong, che si schierano nel Mediterraneo per forzare l'Ue a creare canali legali per le migrazioni. Resta il fatto che usino suo nome e i suoi contatti per organizzare i viaggi della morte e rassicurare i disperati. Così come fanno affidamento sulle navi Ong affinché l'affare vada in porto utilizzando meno carburante, barconi distrutti e senza rischi. "Il viaggio dura solo 6 ore - conclude il criminale - ti verranno a recuperare sulla linea di confine marittimo tra Libia e Italia". Grazie (anche) a "Lady Sos".
C'era una volta la favoletta di un'Africa distrutta dall'egoismo dell'Occidente, dei migranti in fuga dalla guerra e delle Ong pronte a tutto per salvarli
Se anche Minniti riscopre i respingimenti
Gian Micalessin - Gio, 11/05
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 95596.html
C'era una volta la favoletta di un'Africa distrutta dall'egoismo dell'Occidente, dei migranti in fuga dalla guerra e delle Ong pronte a tutto per salvarli.
Da ieri la leggenda tanto cara a umanitari e radical chic e a tanta parte del governo non esiste più. A cancellarla ci sta pensando Marco Minniti, un ministro dell'Interno assai più attento, nonostante il passato comunista, all'interesse nazionale che non all'ideologia. Ospite di un «forum» organizzato da Repubblica il ministro costringe il quotidiano più amato da governo e sinistra a mettere nero su bianco idee e tesi opposte a quelle smerciate da anni ai propri lettori. Arrivando a resuscitare l'indigesto concetto di «respingimento», seppur imbellettato con il marchio dell'Onu.
Ma per comprendere la rivoluzione minnitiana non c'è di meglio che leggere le sue parole. «Il 90% dei flussi del Mediterraneo arriva dalla Libia. E questo consente di focalizzare ancora di più l'origine del problema». Il problema per Minniti non è quello di un'Africa alla deriva da 40 anni, ma quello di una Libia priva, dopo la caduta di Gheddafi, di frontiere meridionali, di controlli sui flussi interni e di una Guardia costiera in grado di pattugliare i 175 chilometri di costa da Al Gharabouli a Zwara, centro del traffico di uomini. Per contenere i migranti, fa capire, non serve rincorrere l'utopia, irrealizzabile, di guarire l'Africa dai suoi mali, ma più semplicemente cauterizzare la piaga libica, sfiato naturale di quei mali.
Il colpo più duro al Santo Graal buonista arriva quando il ministro smentisce, dati alla mano, la leggenda dei disperati in fuga dalla guerra. «Oggi, le prime tre etnie di migranti provengono da Nigeria, Bangladesh e Guinea. È evidente che chi, per 10mila dollari, parte dal Bangladesh, raggiunge in aereo il Cairo o Istanbul e di lì viene preso dai carovanieri per essere condotto prima nel Sud del Sahara e poi, a Sabrata e di lì sulle nostre coste con barconi, non sta sfuggendo da una guerra». Esattamente l'opposto di quanto sostenuto dal resto del Pd, dal premier Gentiloni e dal presidente Mattarella. E dall'iconoclastia minnitiana non si salvano neppure le Ong di mare e di terra vera icona del pensiero buonista e liberal chic. «L'Italia sbotta Minniti - è il Paese che fa servizio taxi sotto costa per i boat people. Il Paese in cui si arriva per poi sparire nel nulla. Dove chi deve essere rimpatriato non lo è e le mafie si arricchiscono e riciclano con il business dell'accoglienza». Il colpo in prospettiva più rivoluzionario lo sferra ricordando le 10 motovedette fornite a Tripoli dal nostro governo e lo stanziamento della Commissione europea di «90 milioni di euro per la costituzione di campi di accoglienza sul territorio libico sotto la responsabilità dell'Unhcr e dello Iom». L'iniziativa, aggiunge il ministro, «oltre a impedire la vergogna di campi di concentramento gestiti da scafisti, renderà più agevoli le procedure di rimpatrio volontario assistito. Questo per spiegare cosa intendo quando parlo di metodo».
Quel metodo basato sul fermo dei migranti nelle acque territoriali libiche grazie alle motovedette fornite dall'Italia e sul loro accompagnamento forzato nei centri organizzati dall'Onu ricorda, seppur in forma aggiornata, gli accordi firmati da Silvio Berlusconi e Muhammar Gheddafi. Allora si chiamavano respingimenti. Domani saranno riaccompagnamenti al Paese d'origine certificati dalle Nazioni Unite. Ma metodo e sostanza non cambiano. Sempre che l'eccesso di metodo non ci riservi, invece, un malaugurato cambio di ministro dell'Interno.
Il capo di Frontex: “Così gli attivisti mettono a rischio le operazioni”
Leggeri: ma non ci sono prove di contatti con i trafficanti
Salvataggi. Nel 2016 sono arrivati in Italia 181 mila migranti: il 17% in più rispetto al 2015
11/05/2017
marco bresolin
http://www.lastampa.it/2017/05/11/ester ... agina.html
«Alcuni presentano le cose in modo romantico o idealista, ma purtroppo la realtà è crudele. Non c’è nulla di romantico in quello che succede nel Mediterraneo. Il numero di mezzi in mare non è mai stato così alto e purtroppo dal 2016 non abbiamo mai avuto così tante vittime. Serve una presa di coscienza». Fabrice Leggeri è il direttore di Frontex, l’agenzia Ue che per prima ha puntato il dito contro le Ong impegnate nelle operazioni di salvataggio. I suoi dossier sono finiti sui tavoli delle procure siciliane che indagano su presunti link con i trafficanti. Cosa c’è realmente dietro queste accuse? Ci sono prove certe di legami con le organizzazioni criminali oppure solo il «fastidio» per una mancanza di collaborazione che ostacola il coordinamento? Leggeri si ferma un passo indietro e lascia le risposte all’autorità giudiziaria. Ma sull’accusa più pesante - quella di presunti finanziamenti alle Ong da parte del racket - mette le mani avanti: «Non abbiamo nessun elemento per dirlo. Da parte nostra nessuna informazione di questo tipo è stata trasmessa alle procure».
Avete però detto che i migranti partono con in tasca il numero delle Ong.
«Negli hotspot interroghiamo i migranti. Alcuni ci hanno indicato il numero che dovevano chiamare e corrispondeva ad alcune Ong. Ma non posso dire come lo hanno avuto: lo potranno stabilire soltanto gli organi giudiziari».
Non lo dite perché non volete o perché non lo sapete? La procura di Catania ha ammesso che i numeri si trovano anche in rete…
«Non lo dico perché non lo sappiamo. Frontex non ha il mandato per condurre indagini, noi raccogliamo informazioni e facciamo analisi del rischio».
Ma avete prove di contatti tra Ong e trafficanti o solo sospetti?
«Nel 2014-2015 le operazioni di salvataggio avvenivano a metà strada tra Libia e Italia, ora alcune Ong si spingono al limite delle acque territoriali. I trafficanti traggono vantaggio dalla loro presenza. Ciò avviene specialmente verso la parte ovest della Libia, in una zona non controllata da interlocutori affidabili».
È con queste milizie che sospettate esserci un link?
«Abbiamo trasmesso elementi fattuali alle autorità italiane in merito ad alcuni episodi. Quando una Ong interviene è molto importante sapere esattamente quando è stato ricevuto il segnale, quando il soccorso è iniziato, in che luogo. È necessaria una cooperazione con le autorità italiane per raccogliere tutte le informazioni utili alle indagini contro i trafficanti. Ma non sempre c’è».
Il punto è: ci sono reati o semplice negligenza? Non crede che il clima accusatorio che si è creato danneggi chi fa un lavoro preziosissimo?
«Io non ho mai accusato le Ong, non ho mai fatto nomi. Alcune si sono avvicinate a noi, ci hanno detto di voler cooperare, le abbiamo incontrate. Qui c’è in gioco la vita di migliaia di migranti, oltre che la lotta contro il crimine. E c’è anche un rischio terrorismo. Sappiamo bene cosa succede non lontano dalle frontiere dell’Ue e non si può giocare».
Il procuratore Zuccaro ha proposto di far salire la polizia sulle navi delle Ong. Cosa ne pensa?
«Non conosco il quadro giuridico italiano, ma se un pm lo propone vuol dire che è fattibile. Dal mio punto di vista, tutto ciò che permette di migliorare la cooperazione con le autorità è positivo».
Serve un maggior coordinamento nel Mediterraneo?
«La catena di comando esiste ed è ben strutturata. Il problema è quando i soccorsi avvengono al di fuori di questa. Dall’estate 2016 abbiamo molti casi di soccorso spontaneo, senza seguire le procedure, con segnalazioni in ritardo. Questo può creare problemi».
C’è chi ha proposto una sorta di «autorizzazione» per le Ong. Le pare un’idea fattibile?
«Nel mare c’è l’obbligo di soccorso, non servono autorizzazioni. Ma quando si interviene è importante avvisare e mettersi a disposizione del centro di coordinamento. Altrimenti l’operazione diventa pericolosa».
Crede che l’Operazione Sophia debba passare alla fase 2B ed entrare nelle acque libiche?
«Non sta a me parlare a nome di Sophia. Il loro mandato è esplicito: combattere la criminalità. Credo che se avessero la possibilità giuridica di realizzare il compito inizialmente previsto, la situazione sarebbe molto diversa».
"Associazione per delinquere". Nuova tempesta sulle Ong
Il fascicolo è stato aperto dai magistrati di Palermo Conflitti tra procure, l'antimafia convoca i pm
Tiziana Paolocci - Gio, 18/05/2017
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 98338.html
La questione Ong-migranti diventa un caso nazionale.
Sull'operato delle Organizzazioni non governative nei salvataggi al largo delle coste libiche la procura di Palermo indaga per associazione per delinquere.
Lo svela il settimanale Panorama spiegando che, poiché l'ipotesi di reato è più grave di quella su cui lavora la procura di Trapani nei confronti di alcuni volontari di Medici senza frontiere (favoreggiamento dell'immigrazione clandestina), i magistrati palermitani vogliono avocare a sé tutte le indagini.
Un conflitto che il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti cercherà di ricomporre la settimana prossima, quando incontrerà a Roma i colleghi impegnati in prima linea sul tema dei profughi e della tratta di esseri umani.
Ieri, intanto, il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio ha parlato davanti al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, presieduto da Laura Ravetto. «Certo sarebbe utile aumentare le forze in campo, magistrati, forze dell'ordine - ha detto Cartosio -. Ma il fenomeno migratorio non può essere contrastato sul piano giudiziario e poliziesco. Il piano deve essere quello politico e sovranazionale». Poi, insieme al sostituto Andrea Tarondo, ha affrontato la questione dell'indagine aperta nei confronti di soggetti operanti a bordo di navi noleggiate dalle Ong, indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ma senza fare i nomi delle associazioni coinvolte.
«Ci sono condotte specifiche che vanno valutate anche alla luce dello stato di necessità - ha detto Tarondo -. Queste possono integrare astrattamente il reato di favoreggiamento, ma bisogna considerare che qui c'è un problema di salvataggio di vite umane. Ciò che conta è la valutazione che i giudici daranno dell'estensione dello stato di necessità. Bisogna capire se per questo si intenda solo quello di chi viaggia in mare e rischia di affogare o se va esteso anche a chi si trova in campi di concentramento in Libia ed è vittima di torture o di stupri». Fatti, quindi, che potrebbero essere non punibili perché il codice etico sul quale le organizzazioni basano la loro attività ruota attorno al «salvare vite umane».
Questo comporta la possibilità che le Ong non collaborino molto disinvoltamente con l'autorità di polizia qualora questo possa comportare sanzioni per le persone che loro aiutano. Cartosio smentisce invece che si stia indagando per accertare finanziamenti illeciti da parte delle Ong, mentre Tarondo conferma la scarsa collaborazione da parte di alcuni paesi, la Libia in primis. Sta di fatto, però, che alcuni soggetti delle Ong sapevano perfettamente luogo, ora e mare dove intervenire per i salvataggi e che in qualche occasione abbiano bypassando la centrale operativa della Guardia Costiera. Adesso il rischio più grande è legato alla criminalità. «In Sicilia arrivano non solo navi della Guardia costiera o Ong, ma gommoni, canotti, barchini, in completa clandestinità - ha concluso Cartosio -. Non sappiamo che cosa fanno e non possiamo escludere che finiscano vittime di reati gravissimi o vengano utilizzati dalle mafie come manovalanza».
Migranti, Zuccaro: “Nelle ong non sono tutti filantropi. Bisogna capire fonti di finanziamento di quelle più recenti”
di Manolo Lanaro e Alberto Sofia | 3 maggio 2017
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05 ... ti/3560133
Tra il personale delle ong ci sono anche persone “non proprio collimabili con quelle dei filantropi“. A denunciarlo è procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, in audizione presso la commissione Difesa del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul contributo dei militari italiani al controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo e l’impatto della attività delle organizzazioni non governative. “Sarebbe utile fornire all’autorità giudiziaria strumenti per individuare le fonti di finanziamento delle ong di più recente costituzione, che operano con mezzi economici assai ingenti”.
Migranti, il pm di Catania torna ad accusare le Ong: “Non sono tutti filantropi”
FEDERICO CAPURSO
Zuccaro ascoltato in audizione al Senato: «Dati da Frontex, Marina e Guardia Costiera. Impasse nelle indagini, chiedo l’uso di intercettazioni»
03/05/2017
http://www.lastampa.it/2017/05/03/itali ... agina.html
«Tra il personale delle Ong vi sono figure non proprio collimabili con quelle dei filantropi». Il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro torna a puntare il dito contro alcune organizzazioni impegnate in prima linea con i migranti. Nel corso dell’audizione in Commissione Difesa del Senato Zuccaro ha ribadito che sarebbe «molto utile individuare le fonti di finanziamento delle Ong di più recente nascita». «Il fine di solidarietà è tra i più nobili tra quelli perseguiti dall’uomo - ha aggiunto - e tanto più è vasta tanto più è nobile. Ma in questo caso vi sono interessi in gioco non solo di chi viene salvato».
Sui contatti tra Ong e trafficanti, «non ho chiesto ai servizi di intelligence di avere dati che comunque non potrei utilizzare in sede processuale. I dati di cui dispongo provengono da Frontex, dalla Marina, dalla Guardia costiera» ha sottolineato il procuratore di Catania.
«Le inchieste sul traffico di esseri umani stanno subendo un impasse, per questo richiedo strumenti essenziali per poter meglio lavorare e riprendere quelle azioni investigative che stavano producendo effetti - ha aggiunto Zuccaro - Uno strumento interessante potrebbe essere le intercettazioni satellitari». Secondo il magistrato, infatti, «gli scafisti ricevono indicazione di gettare gli apparecchi telefonici in mare se ci sono militari durante il soccorso, mentre se sopraggiungono imbarcazioni private i cellulari vengono trovati sul natante».
Zuccaro ha poi analizzato la situazione attuale: «Da settembre-ottobre 2016 si è registrata una forte presenza di navi delle Ong in acque territoriali più avanzate. Questo ha fatto in modo che i trafficanti abbiano potuto utilizzare barche in condizioni peggiori, utilizzando alla guida alcuni degli stessi immigrati per garantirsi l’impunità». Per questo, secondo il magistrato «la procura ha deciso di non far scattare più l’iscrizione nel registro degli indagati, se non per l’ipotesi di favoreggiamento».
Noi stiamo con il procuratore della Repubblica Zuccaro!
http://www.cisom.org/cisom-e-corpi-di-soccorso.html
"A mio avviso alcune ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti e so di contatti. Un traffico che oggi sta fruttando quanto quello della droga. Forse la cosa potrebbe essere ancora più inquietante. Si perseguono da parte di alcune ong finalità diverse: destabilizzare l'economia italiana per trarne dei vantaggi. Se l'informazione è corretta, questo corto circuito non si può creare salvo per effetto di persone che vogliono creare confusione". Sono queste le parole emblematiche pronunciate ai microfoni di Agorà dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, in merito ad uno dei fascicoli aperti dalla magistratura italiana sulle attività svolte in mare da parte delle ONG, le quali, com’è ormai noto, sono impegnate nel recupero di migranti a poche miglia nautiche dalle coste libiche. Il pool sta indagando su presunte ‘’collaborazioni eccessive’’ tra sedicenti operatori umanitari e trafficanti nordafricani, a seguito delle formali denunce presentate, in due rapporti interni, dall’agenzia dell’UE delle frontiere esterne Frontex. E a nostro avviso, a ragion di logica, non poteva essere altrimenti. Inoltre, ricordiamo, non solo si parla di collusioni tra trafficanti e organizzazioni non governative, ma emerge anche il fatto che le attività di salvataggio e recupero di clandestini in mare avverrebbero a largo delle coste del paese nordafricano: è chiaro, pertanto, che vengano meno i presupposti per l’applicazione della (abusata) Convenzione di Amburgo, ratificata nel nostro Paese con il D.P.R. 28 settembre 1994, n. 662 in quanto: in primo luogo, se vi è un’effettiva collusione tra ONG e trafficanti, non si può certamente parlare di situazione di pericolo in quanto questa verrebbe premeditata, creata appositamente, tant’è che le condizioni delle imbarcazioni usate dai trafficanti sono sempre peggio e, in secondo luogo, le operazioni di ricerca e salvataggio non rientrano nella sezione marittima Search and Rescue (Area SAR) italiana tracciata dalla Convenzione stessa [sito web con cartina geografica aree SAR http://www.cisom.org/cisom-e-corpi-di-soccorso.html ]. Corretta l’osservazione, che vediamo dal prezioso lavoro di monitoraggio effettuato da Luca Donadel, secondo la quale l’operato dei natanti, impiegati nel soccorso in mare, in quanto svolto vicino la costa della Libia a nord di Tripoli, viola palesemente precisi trattati internazionali: in base alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, le persone salvate in acque internazionali avrebbero dovute essere portate nel porto sicuro più vicino, come quelli tunisini o di Malta. Se anche questo non bastasse, la procura catanese e l’agenzia Frontex hanno registrato, negli ultimi mesi, un aumento di piccole ONG impiegate nelle attività di recupero, ‘’ Ci siamo voluti interrogare, cercando di essere attenti all'evoluzione del fenomeno, sulla strategia migliore per poterlo contrastare, cercando di capire perché mai vi fosse stato un proliferare così intenso di queste unità navali. Soprattutto, abbiamo cercato di capire come si potessero affrontare costi così elevati senza disporre di un ritorno in termini di profitto economico.’’. È pacifico inoltre che la presenza di queste sempre più numerose ONG non ha evitato stragi e tragedie in mare, anzi, il numero dei morti nell’ultimo anno è addirittura quadruplicato.
Ciò che è stato detto fin’ora è solo la punta dell’iceberg: nel resoconto stenografico delle indagini conoscitive, seduta n 41 del 22 del mese scorso del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione [ http://www.camera.it/leg17/1079… ], il procuratore espone le proprie indagini del pool intorno il business dell’immigrazione e, tra le altre cose, emergono dettagli raccapriccianti raccolti da varie testimonianze e denunce da parte di donne e minori raggirati con la promessa di un futuro migliore in Italia a costo zero, per poi vedersi costrette, una volta raggiunta l’Europa, a prostituirsi per saldare il conto, per mezzo di opprimenti e perpetue minacce, tra le quali quella di uccidere il resto della famiglia che, intanto, è in balia della criminalità organizzata nordafricana. Dal resoconto, inoltre, risulta che il fenomeno dell’immigrazione potrebbe finanziare organizzazione terroristiche operanti non solo in Medio Oriente.
???
Migranti, Ong al contrattacco: basta sospetti, nostre navi non sono taxi nel mare
di Andrea Gagliardi 05 maggio 2017
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... m=facebook
«Tutte le attività devono in linea generale aiutare a salvare vite umane, per cui i dubbi emergenti non vanno sottovalutati, ma si tratta di evitare generalizzazioni e conclusioni affrettate e proseguire con una rigorosa valutazione degli atti». In un’intervista alla Welt, rispondendo a una domanda sulle recenti ipotesi investigative rilanciate dalla procura di Catania di finanziamenti e rapporti di cooperazione tra trafficanti di esseri umani e alcune organizzazioni non governative, il ministro dell’Interno Marco Minniti ha ribadito quanto già detto durante il question timeil 27 aprile. Lo ha fatto nel giorno in cui un importante riconoscimento nella gestione della crisi migratoria è arrivato all’Italia dal presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker («L’Italia fin dal primo giorno fa tutto ciò che può fare sulla crisi migratoria. L'Italia ha salvato e salva l’onore dell'Europa. Perciò dobbiamo essere più solidali sia con l'Italia sia con la Grecia»). Mentre c’è attesa per l’audizione in Parlamento del procuratore di Trapani, che ha aperto un’inchiesta su una Ong per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
migranti 04 maggio 2017
Caso Ong, Senato convoca anche pm Trapani. Assalto xenofobo Forza Nuova a sede Oim Roma
Caritas: processo mediatico a Ong, ma no proposte
A difesa del lavoro delle Ong si sono schierate oggi personalità del mondo della politica e del volontariato nel corso di una conferenza stampa in Senato sulla “Grande bugia delle navi taxi”. Un’espressione quest’ultima utilizzata più volte dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5s) per stigmatizzare l’attività delle navi di alcune organizzazioni non governative, ree di andare a recuperare migranti in mare prima ancora di ricevere richieste di soccorso. «Stiamo assistendo a un processo mediatico contro chi ha creduto di salvare vite umane» ha denunciato il direttore della Caritas italiana, monsignor Francesco Soddu, rilevando che «se poi il retro pensiero è arrivare a rinunciare alle attività di soccorso per evitare che queste persone raggiungano il nostro Paese è bene che lo dicano apertamente. Meglio un dibattito aperto che un’ipocrisia istituzionale. Ad oggi infatti non abbiamo ancora ascoltato proposte alternative»
Bonino e Manconi in difesa delle Ong
L’ex ministra degli Esteri Emma Bonino ha puntato il dito contro il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, che il 9 maggio sarà ascoltato dalla Commissione parlamentare Antimafia per approfondire anche il ruolo della criminalità organizzata nel traffico di migranti verso il nostro Paese. «Deve essere chiaro - ha detto Bonino - che un magistrato parla per atti non per sospetti, non per ipotesi, illazioni. È due mesi che va in giro ma poi dice che non ha le prove. Mesi e settimane di discredito complessivo che nessuno pagherà». A lei ha fatto eco il senatore Pd Luigi Manconi. «Per due mesi e oltre è stata messa sotto accusa l’idea stessa del soccorso, dell’aiuto in mare, la categoria dell’intervento umanitario» ha denunciato Manconi, per il quale «sospetti malevoli e maleodoranti» si è minata la categoria stessa “della solidarietà umana» e il «diritto del mare».
i soccorsi nel mediterraneo 05 maggio 2017
Migranti, a tre Ong italiane 20 milioni di euro dal 5xmille
Ong spagnola: nessuno ci ha portato in tribunale
Da mesi «assistiamo a dichiarazioni e accuse giornaliere» ma nessuno ci ha portato in tribunale. Ho capito che l’obiettivo era minare l’immagine delle Ong perché sparissimo dalla zona». Questa la denuncia di Riccardo Gatti, capo missione della Ong spagnola Proactiva-Open Arms, che ha aggiunto: «Dalla Guardia Costiera ci hanno sempre ringraziato per essere lì, perché loro, da soli, non ce la fanno. Non so se finiranno i contributi, ma so che questa campagna sta facendo molto danno alle persone che vogliono aiutare».
Save Children e Msf: basta accuse e sospetti
«Ben venga la trasparenza, non ci sono zone franche, ma questo non significa alimentare un clima di sospetto su un’attività che con tanto impegno stanno facendo le Ong e la Guardia Costiera» ha dichiarato Raffaella Milano, direttore dei programmi Italia - Europa di Save the Children. «Ieri sera una nostra imbarcazione è tornata con dei morti a bordo. Questa è la risposta a chi ritiene che le nostre navi siano un fattore di attrazione» ha denunciato Loris De Filippi, responsabile in Italia di Medici senza frontiere, che ha aggiunto: «Paghiamo Frontex 250 milioni l'anno, possibile che non ci riesca a mettere in piedi un soccorso in mare europeo? Noi - conclude - torneremmo volentieri a fare quello che facevamo in giro per il mondo».
«agevola i trafficanti» 05 maggio 2017
Migranti, gli «effetti indesiderati» dell’approccio Ue nel Mediterraneo. «Agevola i trafficanti»
La difesa di Moas e le altre Ong nel Canale di Sicilia
Tra le Ong più attive nel Mar Mediterraeo c'è la maltese Moas: in tre anni ha soccorso oltre 35mila migranti con navi e droni spingendosi anche (hanno spiegato ieri i responsabili in audizione in Parlamento) in acque libiche, «ma sempre su indicazione del Centro di coordinamento marittimo della Guardia costiera di Roma. Non riceviamo comunque richieste d’intervento dalla Libia, non abbiamo mai spento i trasponder e siamo disponibili a fornire la lista dei donatori che ci finanziano». A febbraio scorso erano in tutto nove le Ong impegnate nelle attività di salvataggio nel Canale di Sicilia: oltre a Moas e Pro-activa ci sono Medici senza frontiere, Sea-Watch, SOS MEditerranée, Pro-Activa, Sea-Eye, Jugend Rettet, Refugee Boat Foundation e Save the Children. Dispongono di 14 imbarcazioni e due droni per le operazioni di SAR (Search and Rescue) e nel 2016 hanno effettuato il 22% delle operazioni di salvataggio. Le più grandi e importanti come Save the Children e Medici senza Frontiere sono state ufficialmente “scagionate” da Zuccaro perché «hanno dimostrato in maniera inequivocabile che operano per solidarietà» e «non devono dimostrare niente a nessuno».
l’audizione 03 maggio 2017
Migranti, pm Zuccaro rilancia: indagini sotto scacco. «Tra Ong non tutti filantropi»
Il report della Marina
Nella sua audizione in commissione Difesa, il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, che ha aperto un’indagine sui presunti rapporti tra trafficanti di esseri umani e alcune Ong, aveva parlato di «contatti radio» e «telefonate», spiegando che si trattava di informazioni che non arrivano dagli 007, ma da Frontex e dalla Marina Militare. Non c’è solo un documento riservato di Frontex in cui sono riportate non solo i racconti di migranti che dicono di aver assistito a telefonate tra scafisti e equipaggi di navi impegnate nelle operazioni di soccorso. A far scattare l’indagine del procuratore Zuccaro è, come rivelato oggi dal Sole 24 Ore, una documentazione consegnatagli dalla Marina militare. La nascita dell’inchiesta è legata soprattutto a un fatto specifico. Sul canale radio VHF 16, in fase di pattugliamento, un'unità della Marina militare sente una conversazione sospetta tra uno scafista e un addetto di una nave Ong. I militari si avvicinano all’imbarcazione nel mirino e fanno rilievi fotografici. Il tutto viene poi consegnato dalla Marina a Zuccaro. Ma, come dice lui stesso, «non sono prove utilizzabili». Non ci sono infatti intercettazioni autorizzate da un ufficio giudiziario. Né documentazioni prodotte da un organismo di polizia giudiziaria.
Non a caso il procuratore, nella sua audizione in commissione, aveva chiesto alla politica di dare ai magistrati in prima linea gli strumenti per uscire dallo stallo attuale dell’azione investigativa: dagli ufficiali di polizia giudiziaria imbarcati a bordo delle navi, alla possibilità di intercettare le richieste di aiuto che partono da cellulari satellitari.