Nomi, finanziatori e intrighi. Ecco tutti i segreti delle navi OngDa Soros al tifoso di Hillary Clinton, ecco dove prendono i soldi e come li spendono le Ong che portano migranti in Italia
Giuseppe De Lorenzo - Ven, 21/04/2017
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 88158.html Le Ong di nuovo nell'occhio del ciclone. Dopo le accuse di Frontex, le indagini di tre procure e il sospetto di "affari sporchi", ieri anche Matteo Renzi ha accusato le organizzazioni umanitarie di "non rispettare le regole".
È vero? Chissà. Di certo ci sono molti lati oscuri su cui è doveroso fare un po' di luce.
Medici Senza Frontiere
Partiamo dalle associazioni più grandi. In cima alla lista va messa ovviamente Medici Senza Frontiere, che nel 2016 poteva contare su tre navi: la Dignity I, la Bourbon Argos e Aquarius. Oggi è rimasta attiva solo la Aquarius, a cui però è stato affiancato il nuovo acquisto "Prudence", un'imbarcazione commerciale da 75 metri e 1000 posti a bordo. Un gigante del salvataggio.
Niente da ridire sulle attività che Msf porta avanti nel mondo. Anzi. Fa però sorridere il fatto che tra i suoi fondatori compaia Bernard Kouchner, medico francese che ha visto più palazzi della politica che sale operatorie. Nel 2007 infatti è stato nominato ministro degli Affari Esteri da Nicolas Sarkozy, ovvero di quel governo che ha bombardato Muhammad Gheddafi e trasformato la Libia nel porto senza regole da cui oggi partono i barconi carichi di immigrati.
E così, in qualche modo, persone collegate a Msf sono al tempo stesso causa e palliativo della crisi migratoria. Oggi l'associazione per salvare stranieri dalle bagnarole sostiene spese ingenti, ma i fondi non sembrano essere un problema. Nel 2016 ha raccolto 38 milioni di euro grazie al contributo di 319.496 donatori, 9,7 milioni di euro dal 5x1000 (di cui 1,5 andati per la nave Bourbon Argos) e 3,3 milioni da aziende e fondazioni. Tra queste chi appare? La Open Society Foundation di George Soros, il magnate ungherese col vizio del buonismo. Peraltro, la Open Society e Msf sono soliti scambiarsi collaboratori come se facessero le cose in famiglia. Un esempio? Marine Buissonnière, per 12 anni dipendente Msf, poi direttrice del programma per la Sanità pubblica di Soros e ora di nuovo consulente per le migrazioni della Ong.
Save The Children
Guarda caso, Soros ha finanziato (anche se per altre iniziative) pure un’altra organizzazione attivissima nel recupero clandestini: Save The Children. La nota associazione internazionale ha nel suo parco navi la Vos Hestia, un’imbarcazione da 62metri, che batte bandiera italiana e si avvale di due gommoni di salvataggio. I soldi? No problem: nel 2015 a bilancio sono segnati 80,4 milioni di euro di incassi.
Proactiva Open Arms
Un anno fa a gestire il famoso peschereccio Golfo Azzurro, “beccato” dai radar a raccogliere stranieri vicino alle coste libiche, ci pensava l’olandese Life Boat Refugee Foundation. Da inizio 2017 la fondazione non organizza più salvataggi in mare, ma la Golfo Azzurro continua la sua opera al servizio della Ong spagnola Proactiva Open Arms, che una volta usava il vascello di lusso Astral. Per le due navi, gli spagnoli spendono 1,4 milioni di euro, di cui il 95% usati per le azioni di salvataggio (700mila euro al largo della Libia e 700mila euro a Lesbo) e il restante 5% in strutture, comunicazione e via dicendo. L’incasso però è più alto, con una raccolta fondi che supera i 2,1 milioni di euro. Secondo il direttore Oscar Camps, la Golfo Azzurro può ospitare 400 persone a bordo e un giorno di navigazione costa "solo" 5mila euro.
SOS Mediterranée
Spende invece almeno il doppio la Ong italo-franco-tedesca Sos Mediterranée, fondata dall’ex ammiraglio Klaus Vogel. Per sostenere 24 ore di mare, alla Acquarius servono circa 11mila euro. E se desiderate fare una donazione sappiate che con 30 euro si riesce a mettere in mare per un’oretta solo la lancia di salvataggio.
Sea Watch Foundation
Il mistero dei costi si infittisce osservando le attività della Sea Watch Foundation. Nel 2014 Harald Höppner investe con un socio 60.000€ nell’acquisto di un vecchio peschereccio olandese. Oggi vanta attrezzature di tutto rispetto: oltre alle due unità navali (una battente bandiera olandese e l’altra neozelandese), a breve dovrebbe essere operativo il “Sea Watch Air”, un aereo col compito di pattugliare dall'alto il Mediterraneo. Da dove vengono i soldi? Non è dato sapere.
Life Boat
Sia Sea Watch che la sorella Life Boat condividono una curiosità interessante. Tra i loro partner spicca la Fc St. Pauli, una società sportiva di Amburgo più famosa per sposare cause buoniste che per meriti calcistici. Per dirne una, è stata la prima squadra a vietare l’ingresso allo stadio ai tifosi di destra. Altro che accoglienza. La base operativa sarebbe a Malta, ma l’equipaggio della Minden sembra preferire i porti italiani per “scaricare” i migranti. Solitamente effettuano missioni da 10 giorni per 24 ore di navigazione e il costo giornaliero del carburante ruota attorno ai 25 euro. Sulla piattaforma betterplace.org sono riusciti a raccogliere 6mila euro per radar e comunicazioni satellitari, 7.500 euro per comprare un gommone di salvataggio e 12 mila euro per il combustibile. Troppi pochi per gestire così tante missioni. Gli altri da dove arrivano? Lecito chiederselo, visto che a breve dovrà comprare una barca tutta sua e per ora i generosi sostenitori hanno versato solo 1.800 euro.
Sea-Eye e Jugend Rettet
All’appello delle cinque Ong tedesche mancano la Sea-Eye e la Jugend Rettet. La prima è stata fondata nel 2015 da Michael Buschheuer, conta circa 200 volontari e sul sito è scritto che gli bastano 1.000 euro per pagare un’intera giornata alla ricerca di clandestini. La seconda invece è formata da un gruppo di ragazzi che per 100mila euro ha comprato il peschereccio Iuventa. Ogni missione in mare costa circa 40 mila euro al mese e viene finanziata con donazioni private. La loro raccolta fondi funziona molto bene, visto che da ottobre 2016 ad oggi hanno racimolato 166.232 euro.
Moas
Il caso più curioso è però quello della Migrant Offshore Aid Station, associazione maltese con due imbarcazioni (Phoenix e Topaz responder), diversi gommoni Rhib e alcuni droni. Moas è stata fondata nel 2013 da due imprenditori italo-americani, Christopher e Regina Catambrone, diventati milionari grazie alla Tanghere Group, agenzia assicurativa specializzata in “assistenza nelle emergenze e servizi di intelligence”. Tra i vari (e ricchi) partner, ha ricevuto 500mila euro da Avaaz.org, cioè la comunità riconducibile a Moveon.org, che a sua volta fa capo all'onnipresente George Soros. Non è tutto. Perché Christopher è stato tra i finanziatori (416mila dollari) di Hillary Clinton durante l’ultima deludente campagna elettorale e negli anni si è contornato di personaggi a dir poco particolari. Nel circolo di amici appare tal Robert Young Pelton, proprietario di un’azienda (Dpx) che produce coltelli da guerra. Esatto: armi bianche già testate in zone di conflitto come Afghanistam Somalia, Iraq e Birmania. Non basta? Una seggiola del Consiglio di Moas è riservata a Ian Ruggier, ex ufficiale maltese famoso per aver represso con la violenza le proteste dei migranti ospitati sull’isola. Strano, no? Professano accoglienza e poi usano il pugno duro. Oltre ad avere alcuni lati oscuri, pare che lo Ong pecchino anche di coerenza.
Gommoni scortati fino alle navi umanitarie”. La nuova tecnica dei trafficanti di migrantiE il ministro Minniti: le nostre motovedette alla Libia per monitorare le irregolarità
24/04/2017
fabio albanese, grazia longo
http://www.lastampa.it/2017/04/24/itali ... agina.htmlNon solo l’inchiesta di tre procure - Catania, Palermo e Cagliari - ma anche l’attenzione vigile del Viminale. Sull’ipotesi di contatti diretti tra scafisti e alcune Organizzazioni non governative (Ong), il ministro dell’Interno Marco Minniti viene costantemente aggiornato dai magistrati. All’origine della preoccupazione del governo sul reale compito di alcune organizzazioni non governative c’è il sospetto che la rotta verso le nostre coste non sia casuale. In teoria sarebbero più comode, come meta, le coste di Malta e della Tunisia. Destinazioni più facili da raggiungere, che vengono invece snobbate da Ong straniere. E poiché oltre all’emergenza del traffico di esseri umani c’è sempre l’insidia dell’allarme terrorismo islamico, all’attività delle procure si aggiunge quella più sotterranea ma ugualmente capillare dell’Intelligence.
La posta in gioco è troppo alta, contro il rischio di connessioni tra network criminali e alcune Ong si deve intervenire anche a livello preventivo. Preziosa, a tal fine, l’attività delle 10 motovedette che l’Italia consegnerà alla guardia costiera libica. «Le prime due sono state assegnate venerdì scorso - ricorda il ministro Minniti - entro maggio saranno tutte operative e potranno monitorare non solo gli imbarchi degli immigrati ma anche il ruolo svolto dalle Ong».
Intanto la fotografia del fenomeno registra un’inversione di tendenza. «È cambiato tutto in questi ultimi anni, non ci sono più scafisti delle organizzazioni criminali ad accompagnare i migranti, su imbarcazioni sempre più piccole, affollate e insicure, ma li guidano ugualmente a distanza e li indirizzano verso le navi al largo della Libia», racconta un investigatore che da anni si occupa di sbarchi in una zona della Sicilia, il Ragusano, dove negli ultimi quattro anni sono arrivati decine di migliaia di migranti (3020 solo da gennaio a ora) e dove la Squadra mobile di Ragusa ha arrestato centinaia di scafisti, 200 nel 2016 e già 32, quattro dei quali minorenni, in questo scorcio di 2017.
Non può rivelarsi ma il suo racconto è preciso e dettagliato: «Abbiamo documentazione fotografica dell’ultima tecnica adottata dai trafficanti - spiega -. I migranti vengono ammassati su gommoni che possono galleggiare solo poche miglia o su barchini e li scortano con le moto d’acqua fino a quando non si vede all’orizzonte un’imbarcazione delle Ong o una ufficiale. Dopo di che, invertono la loro rotta e tornano in Libia. Sui gommoni, il timone è stato invece affidato a uno o due migranti; qualche volta sono costretti, spesso però sono loro stessi a proporsi ai trafficanti perchè così si pagano il loro viaggio. I più coraggiosi e sfrontati sono i nigeriani ma ultimamente perfino migranti del Bangladesh, che sono miti e non aprono mai bocca, sono disposti a trasformarsi in scafisti». L’investigatore aggiunge che «per salvare quella gente bisogna stare per forza ai limiti delle acque territoriali». Tesi sostenuta dalle stesse Ong che respingono sdegnate i sospetti che possano avere contatti diretti con i trafficanti libici.
Migranti, le Ong reagiscono indignate. Cei: «Accuse ipocrite e vergognose»24 aprile 2017
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... m=facebookLe Organizzazioni non governative reagiscono con indignazione alle accuse del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, sul ruolo di alcune ong attive nel salvataggio dei migranti nel mar Mediterraneo. Dopo la difesa di ieri dell’ex premier Matteo Renzi, oggi sono scesi in campo anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando e la Cei. In serata, dopo che dal blog di Grillo si torna a chiedere «tutta la verità sul ruolo delle Ong», Di Maio controreplica: «Chi reagisce chiudendosi a riccio o minacciando evidentemente ha qualcosa da nascondere».
Cei: accuse ipocrite e vergognose
«Fermo restando che queste accuse debbano trovare dei riscontri che finora non ci sono stati. Credo che queste accuse abbiano dietro una visione ipocrita e vergognosa di chi non vuole salvare in mare persone in fuga e di chi non vuole fare canali umanitari attraverso i quali le persone potrebbero arrivare in sicurezza, combattendo così ciò che va combattuto realmente: il traffico di esseri umani che finanzia il terrorismo». Lo ha detto il direttore di Migrantes (Cei), mons. Giancarlo Perego, a Tv2000, sulle polemiche relative alle Ong.
“Polemica strumentale che nasconde le vere responsabilità di istituzioni e politiche, che hanno creato questa crisi umanitaria lasciando il mare come unica alternativa e hanno fallito nell’affrontarla e nel fermare il massacro”
Migranti, Di Maio: «Le Ong hanno trasportato criminali». Amnesty contrattacca: «Salviamo vite»
Msf: indignati, reagiremo
L’organizzazione medico-umanitaria Medici senza frontiere si è detta «indignata per i cinici attacchi al lavoro delle ong in mare da parte di alcuni esponenti della politica, che hanno visto nelle ultime ore un crescendo di veleni e false accuse» e ha annunciato che «valuterà in quali sedi intervenire a tutela della propria azione, immagine e credibilità». Per Msf si tratta di una « polemica strumentale che nasconde le vere responsabilità di istituzioni e politiche, che hanno creato questa crisi umanitaria lasciando il mare come unica alternativa e hanno fallito nell'affrontarla e nel fermare il massacro». E ribadisce che se ci fossero canali legali e sicuri per raggiungere l'Europa le persone in fuga non prenderebbero il mare e si ridurrebbe drasticamente il business dei trafficanti e che se ci fosse un sistema europeo di aiuti e soccorsi in mare non ci sarebbe bisogno delle ong».
I soccorsi sono coordinati dalla Guardia costiera italiana
Msf ha anche ribadito che i soccorsi avvengono sotto il coordinamento e le indicazioni della Guardia Costiera italiana e che le ong non ricevono telefonate dirette dai trafficanti. Ha spiegato che le ong lavorano in acque internazionali e solo in pochi casi eccezionali, in presenza di naufragi imminenti e sotto autorizzazione delle autorità competenti, sono entrate in acque libiche. La Ong ha anche ricordato che il lavoro di Msf in mare è sostenuto esclusivamente da fondi privati, ma anche che non ci sono prove che i soccorsi siano un fattore di attrazione. Per Msf le persone disperate, torturate, afflitte da guerre, persecuzioni e povertà continueranno a partire. E fino a quando non verranno garantiti canali legali e sicuri per arrivare in Europa i migranti continueranno a rischiare e perdere la propria vita nel Mediterraneo. Medici senza Frontiere esporrà il proprio punto di vista alle istituzioni il 2 maggio, nel corso di un’audizione alla Commissione Difesa del Senato.
Save The children: la nostra missione è salvare i bambini
Indignata anche la reazione di Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia: «Le operazioni della nostra nave avvengono sotto il coordinamento della Guardia Costiera italiana e respingiamo con forza ogni accusa della più minima connessione con i trafficanti. La 'Vos Hestia' opera solo in acque internazionali e non è mai entrata in acque libiche». Neri ha anche ricordato che la missione di Save the Children «è quella di salvare i bambini e non possiamo rimanere a guardare mentre affogano». Ha ringraziato il premier Paolo Gentiloni che ha invitato a «non criminalizzare in maniera generalizzata Ong che da molti anni aiutano la gente a sopravvivere in tutte le parti del mondo». Quanto ai finanziamenti, ha precisato Neri, «c’è tanta gente, dall’Italia all’America a Hong Kong che non sopporta di vedere affogare le persone. Si rende conto delle problematiche dell'accoglienza in Europa ma anche del dramma di queste centinaia di migliaia di persone chiuse tra due inferni, quello del Sahara e quello della Libia, e dà il suo contributo con donazioni alla nostra causa».
Alberto PentoQuesti "salvatori" a nostre spese sono dei criminali, dei prodighi con le nostre risorse e perciò dei malversatori e dei ladri che danneggiano i cittadini italiani ed europei. Che riportino in Libia quelli che raccolgono in mare. È un orrendo mestiere quello di "salvare" a danno di altri. Questi trafficanti delle ong vanno fermati e arrestati e le loro navi sequestrate.Non deprediamo e non uccidiamo la nostra gente con l'irresponsabile accoglienza indiscriminata e scriteriata a spese delle scarse risorse pubbliche, dei nostri figli e nipoti e dei nostri compaesani e concittadiniviewtopic.php?f=196&t=2605