Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » gio mag 24, 2018 8:07 am

???

La Bbc: "L'Ucraina diede 400mila dollari all'avvocato di Trump per un incontro con Poroshenko"

Secondo l'emittente britannica, il legale personale del presidente, Michael Cohen, avrebbe incassato in segreto da Kiev quasi mezzo milione di dollari per favorire un incontro fra lo stesso leader della Casa Bianca e il presidente ucraino filo-occidentale Petro Poroshenko
dalla nostra corrispondente ROSALBA CASTELLETTI
23 maggio 2018

http://www.repubblica.it/esteri/2018/05 ... -197184980

MOSCA - Un nuovo scandalo investe Michael Cohen, l’avvocato personale di Donald Trump: avrebbe incassato in segreto un pagamento di almeno 400mila dollari (340mila euro) da Kiev per favorire un incontro tra il leader della Casa Bianca e il presidente ucraino Petro Poroshenko poi avvenuto lo scorso giugno nello Studio Ovale. A rivelarlo è la “Bbc” citando fonti ucraine e, in particolare, un alto funzionario d’intelligence nell’amministrazione di Poroshenko.

Cohen, tra l’altro, avrebbe svolto un’attività di lobbying per un Paese straniero senza però essere registrato come rappresentante degli interessi dell’Ucraina come invece prevede la legge americana. Non avrebbe dunque potuto ricevere l’onorario che, secondo un’altra fonte, sarebbe stato persino di 600mila dollari (513mila euro). Nella transazione con Cohen sarebbe stato coinvolto anche Felix Sater, ex malavitoso e già socio di Trump in diversi affari immobiliari, finito in prigione e poi diventato un informatore degli Stati Uniti sul ruolo della mafia russa a Wall Street.

Kiev decise di rivolgersi a Cohen perché altri intermediari e diplomatici non erano riusciti a ottenere più che una stretta di mano per una “photo opportunity”, mentre Poroshenko pretendeva un vero e proprio colloquio. Temeva infatti di aver perso la protezione degli Stati Uniti dopo la fuga di notizie in campagna elettorale sull’inchiesta su Paul Manafort avviata da parte dell’agenzia anticorruzione ucraina. Secondo diverse fonti, le indiscrezioni erano state autorizzate dallo stesso Poroshenko convinto che Hillary Clinton avrebbe vinto le presidenziali statunitensi. L’inchiesta sull’ex manager della campagna elettorale Manafort, ora incriminato negli States da Robert Mueller, fu chiusa al rientro di Poroshenko da Washington. La Bbc precisa che non c’è nessun elemento che faccia pensare che Trump sapesse dell’incontro, mentre Cohen e gli ucraini coinvolti nella transazione hanno smentito tutto. Cohen è già nella bufera per la vicenda dell’attrice porno Stormy Dianels e per i milioni di dollari di consulenze per corporation a cui prometteva accesso alla Casa Bianca.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » gio mag 31, 2018 12:05 pm

Trump scrive una lettera a un'insegnante, lei la rispedisce indietro corretta
2018/05/30

https://www.tpi.it/2018/05/30/trump-let ... nte-errori


È successo ad Atlanta, negli Stati Uniti, dove una professoressa in pensione, Yvonne Mason, ha scritto al presidente Donald Trump in merito alla tragica sparatoria avvenuta a Parkland, in Florida, lo scorso febbraio. (Qui cosa è successo nella strage in una scuola di Parkland, in Florida).

La richiesta dell’insegnante per Trump era quella di fare visita alla famiglia di ognuna delle diciassette vittime della strage.

La donna ha ricevuto risposta dal presidente con una lettera, che Yvonne Mason ha definito “piena di errori” e “stilisticamente spaventosa”.
Viaggiare in libertà

Così la ex professoressa, che fino allo scorso anno insegnava inglese, ha deciso di rispedirla corretta al mittente.

Appena Yvonne Mason si è trovata in mano la lettera ricevuta da Donald Trump ha iniziato a segnare gli errori e poi a correggerli a penna.

L’errore principale che la donna ha riscontrato nella missiva del presidente degli Stati Uniti è stato l’uso ripetuto della lettera maiuscola nella parola “Nation”.

Yvonne Mason ha dichiarato di aver trovato undici errori relativi alle lettere maiuscole in parole come “Stato” e “presidente”.

L’ex insegnante ha detto che “Se fossimo stati in una scuola media le avrei dato una C, in una scuola superiore una D”.

“So che è stata scritta da un membro dello staff, ma certi errori non te li aspetti quando ricevi una lettera dalla Casa Bianca”, ha dichiarato Yvonne.

La Cnn ha fatto sapere di aver chiesto i commenti allo staff della Casa Bianca, che dovrebbe aver ricevuto la lettera corretta.

Ma non è la prima volta, anche in passato sono stati trovati errori negli scritti del presidente degli Stati Uniti Donal Trump.

È successo anche per i suoi tweet, il più famoso errore di Trump è stato quello della volta in cui ha chiamato Obama “Barrack”.



Gino Quarelo
Meno male, bellezza, che Trump è un uomo normale che a volte sbaglia l'ortografia come capita a tutti.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » sab giu 09, 2018 8:46 am

Antitrumpiani

G7, Trump inaugura l'era del nuovo disordine mondiale
di Alberto Negri
2018/06/09

http://www.linkiesta.it/it/article/2018 ... iale/38392

Cosa ci possiamo aspettare dal G7 in Canada lo esemplifica molto bene l’ultima copertina dell’Economist. Donald Trump è raffigurato a cavalcioni di una palla per la demolizione degli edifici: l’obiettivo è frantumare le istituzioni internazionali, il multilateralismo e le vecchie regole per costruire al loro posto una nuova geopolitica dove l’America rimane vincitrice. L’idea del presidente americano è quella di trascinare i suoi partner in negoziati bilaterali sempre più vantaggiosi per gli Stati Uniti. Una strategia che nei suoi intenti potrebbe dividere ancora di più l’Unione europea.

Il disordine pilotato è una teoria che gli Stati Uniti - dopo averla applicata malamente con altre amministrazioni repubblicane, in particolare in Medio Oriente - sperano adesso di utilizzare per ricavare un nuovo posizionamento globale. Non è necessariamente una dimostrazione di forza imperiale da parte della superpotenza americana, come dimostra la sprezzante risposta russa allla proposta di Trump di tornare al tavolo del G8. Tentare di abbattere le strutture multilaterali create dopo la seconda guerra mondiale - inclusa l’Unione europea - è di fatto l'ammissione che non le governano più come vorrebbero.

Ma forse, dopo i successi iniziali, questa strategia di “The Donald” si potrebbe risolvere in una pericolosa illusione: alleati e avversari, nel medio e lungo termine, saranno sempre meno inclini a riconoscere la leadership Usa e la sfideranno economicamente e militarmente dove sarà loro possibile. Si prepara il nuovo disordine mondiale, che la Russia e la Cina hanno ben compreso.

È l’ultima fase dell’età della destabilizzazione che dovranno affrontare in futuro l’Europa e l’Italia: questo è il messaggio che proviene del G7 in Canada.

Certo questo non è il solito G7 noioso, con le foto di rito e un comunicato finale criptico che di solito diceva tutto e niente; anzi questa volta potrebbe non esserci neppure o avere soltanto la firma degli altri 6 e non degli Usa. Questo è già, in fondo, il G7 della rottura. Di sicuro nell’inquadratura finale del meeting in Canada non ci sarà Trump che se ne va quasi subito per concentrarsi sul summit con il leader nordcoreano Kim jong un a Singapore. Un segnale studiato apposta per sottolineare la scarsa considerazione del presidente americano per gli alleati, già colpiti dall’aumento unilaterale delle tariffe doganali su alluminio e acciaio.

Al G7 di Chalevoix nel Quebec si sta per consumare, in poche parole, il consenso storico sul libero mercato e la coesione sul alcuni principi fondamentali che aveva caratterizzato per decenni i Paesi più ricchi del mondo.

Trump avrebbe definito con i suoi collaboratori il G7 “una perdita di tempo”, secondo quanto riportato dal Washington Post: lo slogan “America First”, nell’ interpretazione del presidente, significa che la sua leadership e quella Usa non si vogliono più affidare alle istituzioni multilaterali ma puntare sui rapporti bilaterali dove Trump fa conto sulle sue qualità da esperto negoziatore d’affari. Ma la diplomazia è una cosa diversa dalla trattative private e può riservare delle sorprese.

In ogni caso si sta creando in Canada una sorta di fronte anti-protezionismo con Francia, Germania, Canada, Giappone, anche lui un forte esportatore, e che include una Gran Bretagna in fibrillazione che dopo la Brexit è alla disperata ricerca di mercati alternativi.

Quanto all’Italia, dopo l’uscita sulla necessità di ridiscutere le sanzioni alla Russia - il cui rinnovo sarà deciso il 28 giungo a Bruxelles - forse il nuovo governo accarezza l’idea di smarcarsi negoziando con Washington soluzioni da hoc. Anche questa però è una strada tortuosa, già in gran parte chiusa perché è l’Europa a trattare direttamente con Washington sull’aumento dei dazi. I margini ci sono invece sulle sanzioni all’Iran: anche qui gli Usa hanno di fronte uno schieramento contrario e al G7 verrà saggiata la sua consistenza. Ma fare meno danni possibili al debutto è forse il mantra che si deve ripetere in Canada il nuovo e inesperto presidente del Consiglio.



G7, Trump: la Russia deve tornare. Conte: noi d'accordo, poi si allinea alla Ue. In serata The Donald apre uno spiraglio d'intesa sul vertice
Spaccature e divergenze nel summit in Canada. Il premier italiano: "Sulla revoca delle sanzioni a Mosca, valuteremo la situazione". Macron: "No unanime dagli europei". Si discute anche di dazi. Il presidente Usa: sono fiducioso che un comunicato al termine del vertice potrà essere sottoscritto

ALBERTO D'ARGENIO
08 giugno 2018

http://www.repubblica.it/esteri/2018/06 ... -198459920

CHARLEVOIX - È il giorno che sancisce la grande rottura tra America ed Europa su commercio mondiale e Russia. Il G7 di Charlevoix allontana ancora di più Donald Trump dagli storici alleati: Trudeau, Merkel, Macron e May. Si barcamena il neo premier italiano Giuseppe Conte, che al debutto sul palcoscenico internazionale prima schiera l’Italia con gli Stati Uniti sui rapporti con Putin salvo poi farsi smentire dalla posizione comune europea che lui stesso, al termine di una riunione con i partner Ue, sottoscrive. Ma dopo la buriana e lunghi negoziati tra leader, in serata Trump apre uno spiraglio dicendosi fiducioso sul fatto che un comunicato al termine del vertice potrà essere sottoscritto.

È un Trump aggressivo quello che atterra con un elicottero militare al maniero La Malbaie, nel Quebec. Minaccia gli europei affermando che se non cederanno sul surplus commerciale ai dazi su alluminio e acciaio ne aggiungerà altri, gettando il mondo nella spirale della guerra commerciale temuta da Bruxelles e dalle Cancellerie europee. Poi chiede che Putin venga riammesso al G8. Solo il premier Conte – accompagnato in Canada dallo staff fornitogli dal Movimento 5 Stelle - lo segue. Sullo sfondo la polemica con il Pd, che accusa il nuovo portavoce di Palazzo Chigi, Rocco Casalino (fedelissimo di Di Maio) di averlo strattonato per sottrarlo alle domande dei cronisti italiani. Così come il battibecco sempre con il Pd per aver fatto filtrare di aver dovuto volare a Charlevoix con il volo di Stato solo per non avere fatto in tempo a organizzare il viaggio con una compagnia di linea (con sollievo delle autorità canadesi, che avrebbero dovuto mettere in piedi ingenti misure di sicurezza per un premier formato turista).

Gli europei intanto rispondono a Trump in una riunione a quattro prima dell’avvio formale del G7. Affermano che fino a quando Putin non rispetterà gli accordi di Minsk sull’Ucraina la Russia non potrà tornare alle riunioni dei grandi e le sanzioni non verranno levate. Conte si allinea, anche se fonti di Palazzo Chigi in serata sottolineavano che "non c'è stata nessuna retromarcia da parte dell'Italia rispetto alla volontà di sostenere la prospettiva di un ritorno della Russia nel G8. A Charlevoix l'Italia ha portato convintamente una posizione di dialogo con la Russia". In precedenza pure sulle sanzioni era stato sibillino affermando che avrebbe valutato se mettere o no il veto al rinnovo delle restrizioni commerciali contro Mosca al summit Ue di fine mese. Per il resto il premier incontra tutti i leader in bilaterale, tranne Trump e ribadisce di essere giunto in Quebec «per difendere gli interessi italiani» forte «di una intensa legittimazione politica». Sui dazi invece sembra allontanare l’ipotesi che l’Italia (rovinosamente) rompa il fronte europeo negoziando soluzioni bilaterali con Trump («avremo una posizione moderata»).

Sul commercio Merkel è pronta a proporre un meccanismo per risolvere le dispute con Washington ma Trump continua ad essere aggressivo e ad allontanare le due sponde dell’Atlantico. E la Cancelliera con Macron, May e Conte pressa affinché nel documento finale di oggi il G7 faccia riferimento alle regole del Wto sul commercio. Per tutta la giornata sembra una missione impossibile, con Trump che si dice indisposto a firmare il comunicato finale. Poi Juncker, proprio su indicazione della Merkel, offre alla Casa Bianca un nuovo strumento per analizzare e mettere fine ai litigi su allumino e acciaio. Trump non chiude. Fonti presenti al summit affermano che i leader europei hanno blandito il presidente Usa, affermando di comprendere come la sua ostinazione sui dazi sui dovuta a ragioni di politica interna e non al fatto che non capisca le ripercussioni dannose sui rapporti Ue-Usa e sul commercio mondiale. In serata Trump apre dicendosi più ottimista sulla possibilità di firmare il comunicato finale del G7.

Ma nulla è certo e comunque anche il salvataggio delle apparenze con il documento congiunto non necessariamente sarà in grado di risolvere tutti i problemi transatlantici, tanto sui dazi quanto sugli altri temi, come Russia e Iran. Anzi il presidente Usa ha ancora in programma di abbandonare nella mattinata di sabato il vertice in anticipo per volare a Singapore dove incontrerà Kim Jong-un. Un segno della grande rottura, della scarsa considerazione per gli alleati europei e di come voglia indebolire l’Unione. Non a caso dopo la foto di famiglia prende sotto braccio Conte (è l’unico leader a non averlo incontrato in bilaterale) per spronarlo: «Avete avuto una grandiosa vittoria elettorale!».
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » ven giu 15, 2018 7:31 pm

Boom! Esplode l'FBIgate, agenti anti-Trump: un duro colpo, forse definitivo, alla credibilità di tutte le indagini sul Russiagate
Federico Punzi
15 Giu 2018

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... russiagate

I messaggi tra gli agenti dell’FBI “non sono solo indicativi di uno stato mentale fazioso ma, ancor più seriamente, implicano una volontà di intraprendere azioni ufficiali per incidere sulle prospettive elettorali del candidato presidenziale (Trump, ndr)”.
Boom! È questa solo una delle conclusioni più esplosive contenute nel rapporto dell’ispettore generale del Dipartimento della Giustizia Usa, Michael Horowitz, che ha indagato sulla condotta degli agenti dell’FBI nella cosiddetta Midyear investigation (l’indagine sull’emailgate, l’uso di server privati di posta elettronica da parte di Hillary Clinton quando era segretario di Stato), riscontrando praticamente ovunque un netto pregiudizio politico anti-Trump, tale da minare la credibilità di tutte le indagini sul Russiagate, la presunta collusione tra la Campagna Trump e la Russia, sia quella di contro-intelligence precedente al voto del 9 novembre, sia quella successiva guidata dal procuratore speciale Mueller. Insomma, sempre più FBIgate, come avevamo scritto qui su Atlantico già a febbraio.

Il riferimento stavolta è a un particolare scambio di messaggi, ulteriore rispetto a quelli già inquietanti emersi mesi fa, tra i due agenti FBI impegnati nell’indagine di contro-intelligence sulla Campagna Trump nel 2016.

-Page a Strzok: “(Trump’s) not ever going to become president, right? Right?!”
-Strzok: “No. No he’s not. We’ll stop it”.

L’agente Peter Strzok, che assicurava di voler impedire l’elezione di Trump, era anche ai vertici dell’indagine sull’emailgate di Hillary Clinton ed è stato per mesi, prima di essere rimosso, anche nel team del procuratore speciale Mueller. Ed era tra gli agenti presenti al colloquio con l’FBI che ha incastrato l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn.

Ma c’è di peggio. Siamo nel vivo della campagna per le presidenziali, 6 agosto 2016. Page e Strzok criticano Trump prendendo spunto da alcuni articoli di stampa e osservano quanto siano “fortunati” a far parte dell’indagine sulla collusione fra Trump e la Russia. In particolare, Page dice al suo amante che forse è lì dov’è proprio al fine di “proteggere” il Paese dalla “minaccia” Trump. E lui concorda.

-Page: “So. This is not to take away from the unfairness of it all, but we are both deeply fortunate people”.
-Page: “And maybe you’re meant to stay where you are because you’re meant to protect the country from that menace”
-Strzok: “Thanks. It’s absolutely true that we’re both very fortunate. And of course I’ll try and approach it that way. I just know it will be tough at times. I can protect our country at many levels, not sure if that helps”.

Altri messaggi, questi del 18 maggio 2017, dunque il giorno dopo la nomina del procuratore speciale Mueller, indicano che la nuova indagine era vissuta da Strzok come un tentativo di “aggiustare” un esito elettorale ritenuto indesiderabile – la vittoria di Trump – e di cui si sentiva in parte responsabile per l’indagine sulla Clinton, lavorando a un’indagine che avrebbe potuto portare all’impeachment del presidente Trump. I due discutono se Strzok debba farne parte.

-Strzok: “For me, and this case, I personally have a sense of unfinished business. I unleashed it with MYE. Now I need to fix it and finish it”.

E ancora, riflettendo sulle sue opzioni di carriera:

-Strzok: “Who gives a f*ck, one more Assistant Director… vs an investigation leading to impeachment?”
-Strzok: “You and I both know the odds are nothing. If I thought it was likely I’d be there no question. I hesitate in part because of my gut sense and concern there’s no big there”.

Anche un legale dell’FBI, rimosso senza clamore dal team Mueller a febbraio, ha spedito diversi messaggi anti-Trump, tra cui anche un “Viva la Resistance”.

Da un altro passaggio delle conclusioni del rapporto:

“Il danno causato dalle azioni di questi dipendenti (Strzok e Page, ndr) si estende molto oltre l’ambito della Midyear investigation e arriva al cuore della reputazione dell’FBI di inchiesta neutrale e indipendenza politica”.

Sono cinque gli agenti dell’FBI segnalati dall’ispettore generale Horowitz per un’azione disciplinare. Tra questi i già noti Strzok e Page, altri due agenti e un legale. Horowitz ha riscontrato un pregiudizio politico praticamente ovunque, anche se non ha trovato alcuna prova “documentale” che tale pregiudizio abbia prodotto specifiche decisioni investigative. In pratica, nessuno degli agenti coinvolti ha mai messo per iscritto di aver intrapreso una specifica azione per danneggiare o favorire un candidato.

Ma i messaggi scambiati tra gli agenti sono scioccanti e preoccupanti, e Horowitz gli dedica un’intera sezione del rapporto, dividendoli in quattro categorie, concludendo che “gettano un’ombra sulla credibilità dell’intera indagine”.

Ciò che emerge quindi è un durissimo atto d’accusa nei confronti dei vertici dell’FBI e dell’istituzione stessa. A cominciare dal suo ex direttore. Il rapporto rende giustizia al presidente Trump per la sua decisione di licenziare James Comey. Rimprovera infatti l’ex direttore dell’FBI per un “serio errore di giudizio”, per aver “nascosto informazioni” ai suoi superiori, e per “la violazione o il disprezzo” delle regole del bureau.
L’assistente dell’AG Kadzik e il vicedirettore McCabe per non aver rispettato in pieno la ricusazione dall’indagine sulla Clinton, dovuta ai loro palesi conflitti di interesse (i finanziamenti ai Democratici). L’Attorney General di Obama, Loretta Lynch, per l’incontro con Bill Clinton nel pieno dell’emailgate.
Lo staff di Comey per averlo aiutato a nascondere dettagli dell’inchiesta ai capi del Dipartimento di Giustizia.
E ancora lo stesso Comey e altri per l’uso di email e portatili personali per affari del bureau (stessa “grave negligenza” della Clinton).

E poi naturalmente i leaks. Una marea di leaks alla stampa da parte di dipendenti FBI non autorizzati, in cambio di “impropri” benefit e regali di ogni tipo da parte dei media: biglietti per eventi sportivi, uscite di golf, drink e pasti, inviti ad altri eventi non pubblici. Il rapporto include persino una mappa di tutti leaks dai dipendenti dell’FBI alla stampa. “Non c’è un problema di policy dell’FBI, che è chiara e inequivocabile. Questi leaks evidenziano un’attitudine culturale di molti nell’organizzazione”.

Ma il rapporto dell’ispettore generale Horowitz riguarda innanzitutto la cosiddetta Midyear investigation, l’indagine sull’emailgate, l’uso di server privati di posta elettronica da parte di Hillary Clinton quando era segretario di Stato.

Perché i vertici dell’FBI, Comey e McCabe, aspettarono quasi un mese prima di occuparsi delle 141 mila email della Clinton ritrovate a settembre 2016 nel portatile del congressman democratico Weiner, sposato con Huma Abedin, una collaboratrice personale dell’ex segretario di Stato, nonostante fossero chiaramente rilevanti per l’indagine?

L’ispettore generale non ha trovato una spiegazione convincente. Comey si è giustificato dicendo all’ispettore di non essere certo che nell’ottobre 2016 fosse a conoscenza del legame tra Weiner e la Abedin, anche se quest’ultima era una figura centrale dell’inchiesta ed era già apparsa sui media nazionali al fianco di Weiner in occasione di un paio di scandali.

Il rapporto conclude che l’FBI, forse a causa di pregiudizi politici, ha dato priorità all’indagine sui legami della Campagna Trump con la Russia rispetto a un supplemento di indagine sulla Clinton dopo la scoperta delle email nel laptop di Weiner. L’agente anti-Trump Peter Strzok fu direttamente coinvolto in quella decisione. Considerando la “volontà” di Strzok di usare l’FBI per fermare Trump, conclude il rapporto, “non abbiamo avuto la certezza che la decisione di Strzok di dare la priorità alle indagini sulla Russia fosse priva di pregiudizio”.

Infine, sempre ieri è emerso da un nuovo memo di due commissioni della Camera e da un’email interna dell’FBI che “attori stranieri” hanno avuto accesso ad alcune delle email, tra cui almeno una classificata come “segreta”, dell’ex segretario di Stato Clinton attraverso il suo server privato. E nel rapporto Horowitz si ipotizza che il presidente Obama fosse a conoscenza dell’uso di un server di posta privato da parte della Clinton, contrariamente a quanto da lui affermato all’inizio dell’inchiesta.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » sab giu 16, 2018 7:56 am

???

INFORMAZIONE su Trump:

https://www.facebook.com/jaime.mancagra ... 9127490190

Allora:

Alla Boeing ha detto subito che lui i due aerei gia' ordinati non glieli pagava e subito hanno abbassato la cresta.
Alla Lockeed lo stesso per l'F35 e tra l'altro hanno preso da Israele i programmi di software che finalmente funzionano, in più li ha costretti a produrre i ricambi (come da contratto, disatteso apposta per spingere l'F35, bastardi dentro) per l'F16, l'F18 e l'F22 ( che rimane il miglior aereo mai costruito).
Alla Marina ha detto che per le altre due portaerei lui quei soldi non glieli paga ed hanno abbattuto sia i costi che i tempi, rispettando i contratti già firmati da tempo.
Ha poi dato il via agli oleodotti bloccati da sua Eminenza Premio Nobel.
Ha tolto le pastoie al carbone e già 10 miniere hanno ripreso.
Ha tolto il divieto di ricerca e di fracking sui terreni Federali e quelli sul mare.
Ha ottenuto già che Ford, GM, BMW ed altri faranno nuove fabbriche in USA ed i tedeschi , inclusa VW, hanno convinto ZF a mettere in piedi una fabbrica in USA.
Ha tolto i "regali" alle aziende che si occupano di energie alternative (e Tesla sta nei casini, se avete azioni consiglio di venderle).
Aveva stabilito che per ogni nuova regola due andavano tolte e per ora il conteggio è ogni nuova regola ne hanno già tolte 20.
Ha eliminato posizioni in tutti i Ministeri ed Enti ed ha tagliato i budget dal 15 al 25 % per alcuni.
Alla Casa Bianca ha eliminato molte posizioni, incluso l'ufficio della Firt Lady che oggi ha 4 persone invece delle 16 di quando c'era la Sora Michelle con il suo stupido giardino e si ridice Merry Christmas!!
Ha tolto le stupide regole del cibo (se vedevate le foto dei piatti i vostri figli sicuro non ce li avreste mandati) nelle scuole, sempre messe in atto dalla Sora Michelle e molte altre cose nelle scuole stanno in fase di revisione e cambiamento specialmente le Charter Schools.
Ben Carson sta ricostruendo e tagliando a HUD (l'Ente che si occupa di case popolari e di abitazioni e cose connesse).
Ha ridato a molti stati le terre di cui i federali si erano approriati in epoca Premio Nobel.
Ha rimesso in riga EPA (Environmental Protection Agency) mandandoci Pruitt che è uno che voleva chiuderla e che era stata usata da Sua Eminenza per migliaia di regole assurde che aggravavano i costi di tutti.
L'unico aumento di budget è andato ai militari che finalmente comincieranno ad avere roba decente per fare il loro mestiere, in piu' a tutti un aumento in busta paga di circa il 3% ed ha anche rimesso le decisioni e le regole di combattimento ai comandanti sul campo, stracciando le fesserie del cialtrone e dei suoi compagnucci progressisti.
In un anno la borsa ha guadagnato 6.000 (seimila) MILIARDI di valore e con la nuova legge sulle tasse tutti danno bonuses ed aumenti ai dipendenti e gia' hanno fatto e faranno nuovi investimenti.
All'Onu ha tolto 280 milioni.
Al Pakistan 252.
Alla NATO stanno pagando e forse anche gli arretrati.
L'accordo di Parigi (ed i tre miliardi) li ha cancellati anche se Sua Eminenza il fetente aveva provato a pagarli appena prima di uscire ma lui e' riuscito a bloccarne 560 milioni appena entrato.
Ha cancellato TPP dove solo gli USA pagavano e gli altri guadagnavano.
Stà rivendendo NAFTA (Canada e Messico).
Ha rivisto gli accordi con il Giappone ed il loro "protezionismo".
Con la Cina la carne finalmente viene ora esportata come parecchie altre cose, ma stanno ancora negoziando....

Ah! ed all'Ufficio Postale ha appena detto di smettere di regalare i soldi a Bezos, quando alla fine dell'anno vengono a chiedere miliardi per coprire il "rosso"...e mille altre cose ancora che nessuno vi racconta, men che meno la Botteri che sarà occupata a preparare il cenone di Capodanno nel suo umile appartamento in 59a strada (nello stabile che fà angolo su Central Park, quante cose sò eh?) che pagate Voi.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » sab giu 16, 2018 7:56 am

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/06/2018, a pag. 12, con il titolo "Trump: 'Finita la minaccia nucleare'. E Kim promette riforme economiche" la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Informazione Corretta
Paolo Mastrolilli

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=70997

«Non c’è più una minaccia nucleare da parte della Corea del Nord». Appena atterrato a Washington, dopo il lungo viaggio che lo ha riportato a casa da Singapore, il presidente Trump ha smentito tutti i dubbi sulla sostanza dell’intesa raggiunta con Kim, affermando che Pyongyang già non rappresenta più un pericolo atomico. Anche se i dettagli della denuclearizzazione della penisola sono ancora da definire.

Trump ha comunicato via Twitter, annunciando che «ognuno ora può sentirsi molto più sicuro di quando ero entrato in carica. Non c’è più una minaccia nucleare da parte della Corea del Nord. Incontrare Kim Jong-un è stata un’esperienza molto interessante e positiva. La Corea del Nord ha un grande potenziale per il futuro». Quindi ha aggiunto: «Prima che entrassi in carica la gente presumeva che avremmo fatto la guerra. Il presidente Obama aveva detto che la Corea del Nord era il nostro problema più grande e pericoloso. Non più. Dormite bene stanotte». Il capo della Casa Bianca ha difeso anche la più grande concessione fatta a Kim cioè l’annullamento delle esercitazioni congiunte con Seul: «Risparmieremo una fortuna non tenendo i war games, finché negozieremo in buona fede, cosa che entrambe le parti stanno facendo». Quindi ha concluso attaccando i media, che prima avevano pregato di fare un accordo, ma ora lo criticano: «Il più grande nemico del nostro Paese sono le fake news». Secondo la Reuters, metà degli americani approva l’intesa.

Il segretario di Stato Pompeo ha confermato l’ottimismo, ribadendo che la Corea del Nord si è impegnata alla denuclearizzazione completa, e gli Usa sperano di ottenere «un grande disarmo» dell’arsenale atomico «entro i rimanenti due anni mezzo del mandato presidenziale». Le sanzioni resteranno in vigore fino a quando non si vedranno risultati tangibili, e le manovre militari col Sud riprenderanno subito se mancherà la buona fede di Kim. Gli esperti del settore avvertono che per smantellare l’intero programma e le circa 30 bombe prodotte serviranno tra 10 e 15 anni, e poi a Pyongyang resterà comunque il know how per riprendere in ogni momento l’attività. Trump però ritiene che si sbagliano, e pensa di raggiungere prima il risultato, perché una distruzione del 20% degli ordigni potrebbe bastare a renderli inutilizzabili.

Il presidente parla così perché si fida di Kim, che lo avrebbe rassicurato sulle sue intenzioni non solo di rinunciare al nucleare, ma anche di allentare la presa della propria dittatura, puntando invece a sopravvivere con un regime più liberale sostenuto dalla crescita economica. Durante la conferenza stampa Trump ha detto che nel vertice di Singapore si è parlato poco dei diritti umani, perché «il punto era denuclearizzare. Però faremo progressi anche in questo campo». Anzi, il capo della Casa Bianca ha affermato che l’accordo è anche frutto del sacrificio di vittime del regime come lo studente americano Otto Warmbier, mentre i principali beneficiati saranno proprio per i circa centomila detenuti nei campi politici nordcoreani, perché il processo di riforma che accompagnerà il disarmo aprirà una discussione sulla loro sorte, e in generale sul superamento dell’attuale dittatura.

Secondo il presidente del Council on Foreign Relations Richard Haass «la pretesa che non ci sia più una minaccia nucleare da parte della Corea del Nord è falsa, e rende più difficile tenere le sanzioni in vigore, allentando la pressione su Pyongyang affinché riduca le sue armi atomiche». Il timore è che Trump stia correndo troppo, annunciando lo scampato pericolo prima ancora di aver definito i suoi termini. Infatti l’agenzia nordcoreana Kcna ha già dato la sua versione del vertice, sostenendo che il presidente americano ha promesso a Kim di togliere le sanzioni, sottoscrivendo un procedimento scaglionato nel tempo per la denuclearizzazione. I due leader hanno accettato i rispettivi inviti a visitare i loro Paesi, e certamente serviranno ulteriori chiarimenti per far avanzare il processo di pace.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mar giu 19, 2018 7:12 am

???

Melania Trump contro il marito: «La polizia Usa non deve strappare i bambini agli immigrati clandestini»
19 giugno 2018

https://www.ilmessaggero.it/primopiano/ ... 04460.html


Melania Trump in difesa dei bambini degli immigrati clandestini che vengono strappati ai genitori nei centri di permanenza. La first lady scende in campo contro la linea dura sui migranti voluta dal marito Donald Trump, che prevede di separare genitori e bambini che entrano illegalmente nel paese. Melania «odia vedere bambini separati dalle loro famiglie e spera che entrambi gli schieramenti possano alla fine unirsi per ottenere una riforma migratoria di successo», ha dichiarato alla Cnn la sua portavoce Stephanie Grisham.

La politica di «tolleranza zero» messa in capo da Trump, intesa a scoraggiare gli immigrati clandestini, ha fatto sì che quasi duemila bambini da aprile a fine maggio siano stati separati dai loro genitori. La first lady «crede che dobbiamo essere un paese che segue tutte le leggi, ma anche un paese che governa con cuore», ha aggiunto la portavoce. In una rubrica per il Washington Post, anche la moglie dell'ex presidente repubblicano George W. Bush, Laura, ha affermato che la politica è «crudele» e «immorale». «Queste immagini ricordano misteriosamente i campi di internamento americani giapponesi della seconda guerra mondiale, ora considerati uno degli episodi più vergognosi della storia degli Stati Uniti», ha scritto.


Melania contro Donald per i migranti?
http://www.secoloditalia.it/2018/06/mel ... ta-ad-arte

Un caso montato ad arte quello che vorrebbe Donald Trump inchiodato alla sua immagine di poliziotto cattivo dalla stessa moglie, la first lady Melania, additata dai media come il “poliziotto buono” che sulla spinosa questione immigrazione viene tirata per la giacchetta dai benpensanti politically correct: quelli che, in nome del semplice principio che invoca il demonizzare il presidente a tutti i costi, non si fanno scrupolo di mettere contro moglie e marito, opinione pubblica e ragione di Stato.

E così, giù a screditare l’operato presidenziale, l’immagine e i post social della coppia: tutto finalizzato a imporre universalmente l’idea di un dissidio matrimoniale alimentatosi in nome della politica sull’immigrazione e resocontato – a detta dei detrattori dell’inquilino della Casa Bianca – a suon di sguardi di fuoco, di silenzi rumorosi e di mancate passeggiate mano nella mano dei coniugi Trump. La first lady, riportano ancora oggi i media d’oltreoceano, «scende in campo contro la linea dura sui migranti voluta dal marito Donald Trump, che prevede di separare genitori e bambini che entrano illegalmente nel paese». E ancora: Melania «odia vedere bambini separati dalle loro famiglie e spera che entrambi gli schieramenti possano alla fine unirsi per ottenere una riforma migratoria di successo», ha dichiarato alla Cnn la sua portavoce Stephanie Grisham. Insomma un battage propagandistico anti-presidenziale rimarcato a suon di annunci e smentite, di post e dichiarazioni, riferite e strumentalizzate ad arte. Niente di più falso: a partire dal presupposto di base che motiverebbe le accuse delle Aule della politica e di quelle dei tribunali, come pure gli improperi della piazza, fino a giustificare il disaccordo matrimoniale che minerebbe l’unione dei coniugi Trump. Il presidente Usa, infatti, non ha mai parlato o dato disposizioni apposite per separare genitori e bambini.

Una fake montata ad arte e strumentalizzata a dovere

La politica di “tolleranza zero” messa in capo da Trump, intesa a scoraggiare gli immigrati clandestini, non ha mai avanzato o istituzionalizzato l’ipotesi della separazione dei bambini dai loro genitori, e proprio la dichiarazione della first lady riportata in queste ore dalla sua portavoce, che invoca a chiare lettere la convinzione a dover essere «un paese che segue tutte le leggi, ma anche un paese che governa con cuore», lo testimonierebbe una volta di più. Quello che il provvedimento Trump si limiterebbe a sostenere, allora, è il fermo di tutti i migranti che tentano di attraversare il confine tra Messico e Stati Uniti. Ma l’Onu e la stampa d’oltreoceano non ne sembrano ancora convinti: e così la macchina del fango messa in moto contro il presidente avanza a ritmo sostenuto a suon di dichiarazioni («Pensare che uno Stato possa cercare di dissuadere i genitori infliggendo tali abusi ai bambini è inaccettabile» ha detto Zeid Ra’ad Al Hussein, aprendo una sessione del Consiglio per i diritti umani a Ginevra) e di reportage. Come quello realizzato da Houston, dove però i cronisti del Guardian – uno su tutti – che hanno avuto accesso alla struttura, in una sorta di tour – autorizzato dall’US Border Patrol – non hanno avuto la possibilità di parlare con i migranti o scattare foto, annullando allarmismi e di fatto non confermando annunci di detenzioni disumane che, a quanto sembra, nessuno ha ancora fotografato…
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » gio giu 21, 2018 2:50 am

Trump e i clandestini - la vicenda dei bambini separati dai gentitori arrestati e in fase di processo per ingresso illegale che è un crimine. forza Trump!



Usa, bambini migranti: la giornalista scoppia in lacrime leggendo i provvedimenti
20 giugno 2018

https://video.repubblica.it/mondo/usa-b ... 429/309059

Rachel Maddow è scoppiata in lacrime mentre leggeva la notizia di agenzia sui provvedimenti che coinvolgono i bambini migranti predisposti dal presidente Donald Trump. La giornalista della MSNBC, visibilmente commossa, non è riuscita a terminare la lettura della velina e, dopo essersi scusata, ha passato la linea a un suo collega.


Usa: lo Stato di New York verso la causa a Trump per le famiglie separate al confine col Messico
giordano stabile
2018/06/19

http://www.lastampa.it/2018/06/19/ester ... agina.html

Lo stato di New York intende fare causa al governo per la separazione delle famiglie al confine con il Messico. Lo afferma il governatore Andrew Cuomo, sottolineando come a suo avviso il governo stia violando i diritti costituzionali degli immigrati.

La presa di posizione di Cuomo è legata al fatto che oltre 70 bambini separati dalle loro famiglie si trovano in istituti a Long Island, nello stato di New York. Secondo Cuomo l’amministrazione Trump sta violando anche l’accordo di Flores del 1997 che determina gli «standard nazionali riguardo la detenzione, il rilascio e il trattamento dei bambini immigrati detenuti in complessi» pubblici «dando priorità al principio dell’unità familiare».



Il Papa contro Trump: "Immorale separare i figli dai genitori. Senza migranti l'Europa è vuota"

In un colloquio con la Reuters, Francesco critica le politiche della Casa Bianca e ricorda il documento dei vescovi: "Il populismo non è la risposta al dramma mondiale dell'emigrazione e dividere le famiglie è contrario ai valori del cattolicesimo. I populisti creano psicosi". Sul caso Aquarius: "Non puoi rifiutare le persone che arrivano da te"
PAOLO RODARI
20 giugno 2018

http://www.repubblica.it/vaticano/2018/ ... -199493535

CITTA' DEL VATICANO - Ha criticato l’amministrazione Trump e le sue politiche in materia di immigrazione, a partire dalla scelta di dividere le famiglie, separando i figli dai genitori entrati illegalmente nel territorio Usa. Così Francesco, senza usare giri di parole, in un colloquio con la Reuters, nel quale ha affermato che il populismo non è la risposta al problema mondiale dell’immigrazione. Bergoglio ha ricordato di aver appoggiato il documento dei vescovi americani che giudica la separazione dei figli dai genitori “contraria ai valori del cattolicesimo” e “immorale”.

Il pianto dei bambini migranti separati dai genitori nell'audio registrato al confine Usa
...

“Non è facile, ma il populismo non è la soluzione”, ha detto Francesco in un incontro registrato domenica sera. Un’intervista a tutto campo nella quale il Pontefice si è detto ottimista circa i colloqui che possono portare a un accordo storico sulla nomina dei vescovi in Cina.

Il vescovo di Roma ha anche parlato delle recenti dimissioni dei vescovi cileni per aver coperto degli abusi sessuali su minori commessi da preti. Ha quindi riflettuto sui cinque anni al soglio di Pietro, e ha difeso la sua leadership dalle critiche mosse dai conservatori che lo accusano di essere troppo liberale.

Quanto a Trump e alle sue politiche sull’immigrazione, Francesco ha detto ancora di essere dalla parte dei vescovi locali: “In queste cose rispetto la posizione della conferenza episcopale”, ha detto. I populisti stanno “creando una psicosi” sulla questione dell’immigrazione, mentre le società anziane come l'Europa sono costrette ad affrontare “un grande inverno demografico” e hanno bisogno di più immigrati. Senza immigrazione, ha aggiunto, l'Europa “diventerà vuota”.

IL FUTURO DELLA CHIESA DI STRADA
Francesco ha confermato di pregare per chi lo critica, per chi dice “cose cattive” su di lui. Dentro la Chiesa, infatti, esiste una parte conservatrice che continuamente lo critica. Ma il Papa ha difeso la sua leadership dicendo che il futuro della Chiesa cattolica è “sulla strada”.

I PORTI CHIUSI
Francesco ha commentato anche la decisione del governo italiano di chiudere i porti alla nave Aquarius costringendo più di 600 migranti a sbarcare in Spagna: “Credo che non puoi rifiutare le persone che arrivano da te, aiutarle, prendersi cura di loro”, ha detto. “Alcuni governi ci stanno lavorando e le persone stanno migliorando”, ha aggiunto. “Ciò che risolve le cose è accettazione, studio, cautela”.

ALCUNE LOTTE E DECISIONI DIFFICILI
Francesco ha detto di essersi rattristato per la decisione di Trump dello scorso anno di portare nuove restrizioni su Cuba. L’accordo di Obama fu “un buon passo avanti”, ha spiegato. E ha anche parlato del fatto che la decisione di abbandonare l’accordo di Parigi per frenare il cambiamento climatico gli ha provocato “un po’ di dolore a causa del futuro dell'umanità che è in gioco”. E ha confidato che sperava che Trump ripensasse alla sua posizione.

I DUBIA E LE RIFORME
Francesco ha parlato anche dei “dubia” circa il suo magistero messi su carta da alcuni cardinali fra cui il conservatore americano Leo Burke. Ha detto di aver sentito parlare della lettera dei cardinali che lo criticano “dai giornali ... un modo di fare cose che è, diciamo, non ecclesiale, ma facciamo tutti degli errori”, ha detto.

Il Papa ha spiegato di essere soddisfatto delle riforme attuate per rendere le finanze del Vaticano più trasparenti. La banca del Vaticano, che ha chiuso centinaia di conti sospetti o dormienti, “ora funziona bene”, ha detto.

DONNA A CAPO DI UN DICASTERO
“Anche una donna può essere a capo di un dicastero”. Lo ha affermato Francesco spiegando come “nel Cenacolo sembra essere più importante Maria che gli Apostoli”. “Su questo – ha detto – si deve lavorare e non cadere, lo dico con rispetto, in un atteggiamento femministico che alla fine sarebbe un maschilismo con la gonna”.

Il Papa ha precisato che non toglierà il “no” di Giovanni Paolo II alle donne prete, ma che ugualmente valorizzerà il loro ruolo della donna nella Chiesa. In essa, ha detto, “ci sono funzioni diverse. La donna ha una funzione, ma deve avere più della funzione. È un’altra dimensione di unità, di accoglienza, di sposa”.

Per il Papa “c’è la tentazione di funzionalizzare la riflessione sulle donne nella Chiesa, che devono fare questo, che devono diventare quello. No, la dimensione della donna va oltre la funzione. È una cosa più grande”. E ha citato il teologo Hans Urs Von Balthasar, che “concepisce la Chiesa con due principi: il principio petrino che è maschile, e il principio mariano che è femminile e non c’è Chiesa senza donne. La Chiesa è donna, sposa di Cristo, è donna dogmaticamente, e su questo si deve approfondire e lavorare e non stare tranquilli perché funzionalizziamo le donne”.


Usa, Trump sui figli separati dai genitori al confine con il Messico: "Firmerò ordine per tenere insieme le famiglie"
20 giugno 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... ie/4440845

La “tolleranza zero” al confine tra Usa e Messico viene ridimensionata. Donald Trump ha annunciato che firmerà un testo per evitare le separazioni dei bambini dai genitori migranti che entrano illegalmente negli Stati Uniti. “Vogliamo tenere le famiglie unite“, ha dichiarato il presidente Usa alla Casa Bianca. “Firmerò qualcosa presto”, ha proseguito, spiegando che si aspetta che questo sarà seguito da una legge. La retromarcia arriva dopo che l’amministrazione americana è stata sommersa dalle critiche, nazionali e internazionali, dopo che è emerso che dal 19 aprile al 31 maggio oltre 2.300 bambini sono stati separati dai genitori. Ma secondo la Abc, l’atto che firmerà Trump non consentirà comunque ai bambini di abbandonare le strutture in cui sono attualmente trattenuti. In quei centri, i figli rimarranno con i loro genitori che attendono di comparire in tribunale.

“Vogliamo sicurezza per il nostro paese. La avremo. Allo stesso tempo abbiamo compassione, firmerò qualcosa a breve. Qualcosa di preventivo e a cui poi alla fine corrisponderà una legge, sono sicuro”. Sono le parole usate da Trump in un incontro con alcuni membri del Congresso prima di partire per il Minnesota. “Dobbiamo essere rigorosi al confine, ma dobbiamo anche avere compassione”, ha ripetuto. “Se si è deboli, nel paese entrano milioni di persone. Se sei duro, non hai cuore. E’ un dilemma complesso”, ha affermato ancora il presidente.

L’uscita dell’audio ottenuto da ProPublica – che raccoglie le voci e i pianti di dieci minori centro-americani detenuti in una struttura dell’immigrazione Usa – ha complicato la vicenda delle famiglie di migranti separati al confine con il Messico. Tutti i senatori democratici hanno inoltre firmato un progetto di legge che vieterebbe di separare le famiglie bloccate al confine. E anche la First Lady Melania Trump ha espresso il suo personale disagio. Gli stessi repubblicani sono apparsi sempre più ansiosi di distinguere le proprie posizioni da quelle di Trump e anche all’interno dell’amministrazione sono emerse riserve e sensibilità diverse.

Sono stati Sessions e Miller a spingere per inasprire le misure anti-immigrazione, quando in aprile i numeri degli arrivi sono sembrati nuovamente fuori controllo. Non è stato difficile convincere Trump, soprattutto in vista delle elezioni di midterm. La mossa però non sembra aver avuto il successo sperato. Al di là delle prese di posizione dell’Onu e dei gruppi per i diritti umani, la vera preoccupazione del presidente Usa è che, nonostante la zero tolleranza, gli arrivi non diminuiscano. Da qui la prima, parziale, retromarcia.



CON LA SCUSA DELLE “DONNE INCINTE E DEI BAMBINI”
GIUSTIFICANO L’IMMIGRAZIONE? ASCOLTATE ASSASSINI!
FATE SCHIFO! SIETE I SICARI DELLA VITA E DELLA LIBERTA’. DIFFONDIAMO

https://www.facebook.com/Giuseppe.Povia ... 8679464670



Trump firma per tenere insieme figli e immigrati, pratica che risale a Obama ma mostrata ora
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
20 giugno 2018

http://m.dagospia.com/maglie-trump-firm ... ora-176735

Alla fine ha deciso di firmare un ordine esecutivo che consente a chi arriva illegalmente al confine dal Messico accompagnato da bambini che siano chiaramente i suoi figli di essere detenuto assieme a loro. È un ordine provvisorio in attesa della legge che sistemerà il tutto con le norme richieste. Trump ha deciso di ricorrere ai poteri del presidente per chiudere la polemica, e soprattutto ha ascoltato la richiesta della moglie Melania che era preoccupata dell'indignazione che non si fermava - ripetere che la separazione dei minori si è sempre fatta dai tempi di Obama non serviva - e anche delle minacce al figlio Barron da parte di alcuni dementi come l'attore Peter Fonda.

Ma rimane la scelta di tolleranza zero ai confini col Messico, ed anche alle Nazioni Unite, e a quanto pare muso duro anche con la Russia in preparazione del vertice con Putin.

I confini non si toccano, chiunque tenti di entrare illegalmente negli Stati Uniti viene arrestato, i minori che entrano da soli, o che accompagnano gli illegali maggiorenni, naturalmente non vengono arrestati ma condotti in un centro di accoglienza nel quale restano per 20 giorni, trascorsi i quali o vengono affidati a parenti legalmente residenti negli Stati Uniti o rinviati nel paese di origine presso parenti la cui identità sia stata accertata.

La politica sovranista di Trump e di Jeff Sessions, Attorney general, e’ di tolleranza zero, ma è anche una battaglia tutta politica perché la nuova legge sull'immigrazione che darebbe tra l'altro ai Dreamers, coloro che sono entrati nel paese da minorenni e ora ci vivono stabilmente, la residenza permanente, e che metterebbe fine ai tentativi di massa di entrare e quindi alle immagini di bambini separati dai genitori, giace al Congresso, ostaggio dell'ostruzionismo democratico.

Fanno molto comodo in attesa delle elezioni di metà mandato le immagini di bambini piangenti improvvisamente diventate vergogna nazionale, quando quella pratica viene applicata dal 2008, dai tempi di Sant’ Obama.

Arrivano una quantità debordante di minori non accompagnati da nessuno, avanguardia di parenti che arriverebbero dopo, sono circa 10.000 dei 12000 fermati negli ultimi mesi, ce ne sono 2000 i cui genitori, illegali che tentavano l’ingresso per l'ennesima volta, sono stati arrestati. Non vanno in galera con quelli che se li sono portati dietro fino all'espulsione. Le grandi gabbie fotografate sono solo destinate alla prima detenzione, poi i minori vengono portati in un grande centro decente, pulito e attrezzato di tutto, anche di palestra e giochi, con medici, psicologi, assistenti sociali.

Ci sono anche queste di immagini, basta cercarle, anche se sicuramente una accoglienza dignitosa non cambia il dolore di un bambino solo, ma a quel dolore dovrebbero pensare per primi i genitori che li trascinano un'avventura illegale o addirittura li mandano avanti da soli. Chi sono le immagini dei tempi di Obama, ma quelle nessuno le ha mai mostrate.

La norma, destinata ad avere, una volta mostrata agli spettatori di tutto il mondo, grande impatto mediatico emotivo, è infatti in buona parte frutto di grande ipocrisia, perché di bambini disperati affamati è pieno il mondo in guerra, dittatura, sfruttamento, e li ignoriamo ogni giorno, e perché viene usata strumentalmente contro il cattivo cowboy Donald Trump. Nella passata Amministrazione è stata applicata per mezzo milione di illegali nel silenzio generale.

Il braccio di ferro si potrebbe risolvere nei prossimi giorni, in mezzo ci sono anche i molti soldi per la costruzione del muro al confine con il Messico, che risolverebbe una volta per tutte il problema, una legislazione molto più severa e la fine delle famose lotterie che ogni anno consentivano a centinaia di migliaia di persone da tutto il mondo di vincere una Green card, una carta verde, ovvero l'anticamera della cittadinanza.

Donald Trump non molla, i suoi poteri glielo permettono, anche se la legge che cambierebbe tutto è invece in mano al potere legislativo, e ricorda che qualsiasi illegale deve essere arrestato, che i buchi in una vecchia e debole serie di leggi sull'immigrazione hanno portato a 15 milioni di clandestini, un numero insopportabile per gli Stati Uniti, che devono regolamentare severamente per poter continuare ad accogliere ancora in qualche modo secondo la vocazione fondante.

Tutto il mondo è paese, come si può vedere, e nonostante lo sconcerto l'indignazione per le immagini dei bambini piangenti, ossessivamente opportunamente fatto il collare, la politica di chiusura all'immigrazionismo, all'immigrazione selvaggia, è estremamente Popolare anche nella grande nazione del melting pot.

2) Chissà perché invece non fa nessuno scalpore, non suscita nessun sentimento di emulazione, viene raccontata distrattamente come l'ennesima stravaganza della presidenza Trump, la decisione americana di uscire da quella pagliacciata che si chiama Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.

L'ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite ha ufficializzato ieri sera la decisione annunciata da tempo, motivata principalmente "dall’atteggiamento dell'organizzazione nei confronti di Israele": "Più di 70 risoluzioni contro un Paese con una forte posizione sui diritti umani, e solo sette risoluzioni contro l’Iran", ha detto Nikki Haley, l'ambasciatrice d'acciaio alle Nazioni Unite di Trump, ricordando che in quel simpatico organismo la maggioranza dei Paesi componenti, 27 su 45 ,e’ di dittature o di Stati sospetti di essere illiberali. Peccato però che al punto 7 l'agenda elaborata dal Consiglio imponga costanti rapporti sulle violazioni dei diritti umani commesse da Israele. Israele sì, il Venezuela no.

Per essere chiari già sotto la presidenza di Bush jr, gli Stati Uniti erano rifiutati di aderire al neonato Consiglio per i diritti umani spiegando ufficialmente che certe Nazioni, come Algeria, Cina, Congo, Costa d’Avorio, Cuba, Etiopia,Nigeria, Pakistan, Qatar, Russia, Arabia Saudita, Sierra Leone, Emirati Arabi, Venezuela, Vietnam, ne ho citate solo alcune, non possono giudicare del rispetto delle libertà civili o del diritto umanitario.

Poi arrivò Barack Obama,e nel 2009 decise di aderire al Consiglio. Nel 2015 la maggioranza approvò il rapporto della commissione di Mary McGowan Davis che accusava Israele di “crimini di guerra”, e Obama zitto. A maggio di quest'anno ha giudicato sproporzionato l'uso della forza esercitata da Israele nei confronti dei palestinesi che tentavano di penetrare da Gaza, e Donald Trump saluta e se ne va ,come ha già fatto con l'Unesco.

Ci si aspetterebbe una dichiarazione, due parole, da parte di quelle stesse comunità ebraiche che legittimamente vedono in qualsiasi iniziativa contro etnie come i Rom paragoni con le loro persecuzioni, anche a costo di banalizzare il ricordo della Shoah, anche perché in ballo è la sorte della loro terra promessa, nonché del loro stato, Israele. Invece a quanto pare niente.

3) E niente comparirà, vedrete, della straordinaria dichiarazione di lunedì scorso del Dipartimento di Stato americano, che ha chiesto ufficialmente alla Russia la liberazione di 150 prigionieri politici e religiosi.

Mi correggo, ne parla diffusamente Atlantico Quotidiano di Federico Punzi e Daniele Capezzone, che è una pubblicazione libera da qualsiasi Echo Chamber. Scrive Capezzone che “ un altro capitolo reaganiano è in corso di scrittura da parte dell’amministrazione Trump: come negli anni Ottanta, un’attenzione ai dissidenti, ai prigionieri di coscienza, alle minoranze politiche e religiose oppresse”.

È così, visto che la dichiarazione denuncia la “crudele pratica da era sovietica della repressione del dissenso”.

Lo fa alla vigilia di un importante vertice fra Trump e Putin, quindi pone un caso concreto, non fa demagogia, introduce tra i punti dell'agenda dell'incontro anche i diritti umani.

Tra i nomi più noti c'è Oleh Sentsov, il regista ucraino che si è opposto all’annessione della Crimea, e che fa lo sciopero della fame in un carcere russo; c’è Oyub Titiyev, un attivista dei diritti umani condannato senza prove per traffico di droga; ci sono testimoni di Geova ed esponenti di Scientology


Usa, Melania Trump visita a sorpresa un centro migranti al confine con il Messico: "Ditemi come posso aiutare"
21 giugno 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... re/4442871

Prima abbandonato dal partito, ora smentito anche nei fatti dalla moglie. Mentre il presidente statunitense Donald Trump firmava il decreto in cui si impegna a “mantenere le famiglie unite” nei centri di detenzione, la first lady Melania Trump è volata in Texas per visitare una struttura che ospita minori entrati illegalmente negli Stati Uniti e separati dai genitori. “Sono qui per conoscere la vostra struttura. Vorrei anche chiedervi come posso essere d’aiuto a questi bambini per riunirli alle loro famiglie nel più breve tempo possibile”, ha detto la first lady nel centro di McAllen, struttura che riceve finanziamenti federali e ospita circa 60 bambini di Honduras ed El Salvador di età comprese fra cinque e 17 anni.

Melania Trump è andata in uno dei centri finiti al centro delle polemiche montate dopo la pubblicazione dell’audio che raccoglie le voci e i pianti di dieci minori centro-americani detenuti. L’indignazione dell’opinione pubblica e lo scontro interno al Partito repubblicano hanno costretto Trump a fare marcia indietro sul piano per separare i figli dei migranti dai loro genitori: “Non mi piace vedere famiglie che vengono divise”, ha detto il presidente dopo aver firmato il decreto.

Trump ha poi confermato le indiscrezioni dei media Usa che avevano parlato di pressioni di Melania affinché cambiasse posizione sull’immigrazione illegale alla frontiera: “Hanno un’opinione decisa”, ha detto riferendosi alla figlia Ivanka e alla moglie. La mossa a sorpresa della first lady, fa sapere la portavoce Stephanie Grisham, “é stata una sua idea al 100%. Voleva assolutamente venire per vedere da sola cosa sta accadendo e portare sostegno, ordine esecutivo o meno. Il provvedimento certamente sta aprendo la strada un po’, ma c’è ancora molto da fare”, ha proseguito la Grisham.

Nonostante la decisione di Trump, al momento non esiste alcun piano per riunire gli oltre 2.300 bambini già separati dai genitori a inizio maggio. Dalla Casa Bianca il presidente Trump ha detto che “la first lady è rimasta turbata come me, come chiunque”. Poi, ancora una volta, si è scagliato contro i democratici: “Sono estremisti per i confini aperti. A causa loro molte persone stanno soffrendo. Vogliono che ci occupiamo dei bambini, ma si rifiutano di darci i soldi per farlo. Potete chiedere a loro”. E nel mirino di Trump è finito come sempre anche il Messico: “Non sta facendo niente per noi, se non prendersi i nostri soldi e mandarci droga. Potrebbe risolvere il problema in due minuti, ma non lo fa”.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » ven giu 22, 2018 4:50 pm

Usa, è caos al Congresso dopo la retromarcia di Trump sui bambini migranti
Repubblicani spaccati, falliscono i tentativi di riforma organica delle norme. Intanto a El Paso i militari si organizzano per allestire centri di accoglienza per ventimila minorenni
dal nostro inviato FEDERICO RAMPINI
22 giugno 2018

http://www.repubblica.it/esteri/2018/06 ... -199678608

EL PASO (Texas) - Dopo la retromarcia di Donald Trump sulle separazioni genitori-figli tra gli immigrati clandestini, è il caos a regnare in campo repubblicano. Falliscono ripetutamente i tentativi di varare al Congresso una riforma organica delle norme sull'immigrazione, che salvi l'unità delle famiglie e al tempo stesso confermi la "tolleranza zero" sugli ingressi clandestini. Nella paralisi legislativa l'unica certezza viene dal Pentagono: i militari continuano su ordine dell'esecutivo i preparativi per allestire centri di accoglienza che possano contenere fino a ventimila minorenni, catturati mentre attraversano il confine da soli e senza documenti validi. Una logistica immane, che dà le misure dei flussi che si prevedono ancora inarrestabili in futuro.

Intanto la politica continua a balbettare. Il decreto esecutivo firmato mercoledì da Donald Trump non dà vere soluzioni: si limita a ordinare che in futuro negli arresti dei nuclei familiari i genitori e i figli restino insieme. Ma non dice che fine faranno i 2.300 minori già catturati, strappati ai genitori, e detenuti in centri separati. Non dice come gestire l'unità delle famiglie visto che poche carceri sono attrezzate per quello. Non dice cosa accadrà quando scadono i 20 giorni dall'arresto degli adulti fermati per immigrazione illegale, visto che la legge americana proibisce di trattenere più a lungo i minori. Trump ha lasciato la palla al Congresso, dove il suo partito ha la maggioranza. Ma sull'immigrazione i repubblicani sono spaccati da sempre, e nelle ultime ore la loro divisione ha di nuovo paralizzato ogni mossa legislativa. Si sono arenati alla Camera due progetti di legge, uno più intransigente sulla linea della tolleranza zero e l'altro più moderato. Non c'è accordo né sui finanziamenti al Muro col Messico che Trump continua a volere; né sulla sanatoria per i cosiddetti Dreamer, i bambini cresciuti in America a cui Barack Obama aveva aperto delle corsie preferenziali per la regolarizzazione; né sull'abolizione dei sorteggi per le Green Card alle minoranze etniche; né sul nuovo sistema di immigrazione fondato sulla selezione di talenti professionali che Trump auspica.
Migranti, Melania Trump a sorpresa visita in Texas un centro di bambini. E la sua giacca fa discutere

Gli unici che procedono senza indugi sono i militari: dal Dipartimento della Sanità e dei servizi sociali hanno ricevuto l'ordine di allestire basi militari perché possano custodire fino a ventimila minorenni stranieri. Un numero che fa impallidire quello dei bambini nelle "gabbie" che ho visitato e descritto (a distanza) a Turnillo, nella zona desertica al confine Texas-Messico vicino a El Paso. Intanto le polemiche sui centri di detenzione per minori investono anche New York. Il governatore Andrew Cuomo e il sindaco Bill de Blasio hanno espresso indignazione, alla scoperta che le autorità federali hanno deportato nello Stato di New York diversi minorenni, ma impediscono alle autorità locali di fornirgli assistenza medica e supporto psicologico.



Il cinismo di Trump ha disgustato gli Stati Uniti
Bernard Guetta
21 giugno 2018 11.40

https://www.internazionale.it/opinione/ ... ismo-trump

A convincerlo è stato un calcolo politico. Se mercoledì Donald Trump ha deciso di fare un passo indietro sull’abominevole pratica di separare gli immigrati irregolari provenienti dall’America Latina dai loro figli è soltanto perché questa politica ha nauseato gli Stati Uniti.

Il 55 per cento degli elettori di Trump approva questa barbarie, ma ciò significa che il 45 per cento è contrario e dunque la stragrande maggioranza degli americani condanna l’operato del presidente. Donald Trump è stato pubblicamente sconfessato da sua moglie. Sua figlia gli ha chiesto di fermarsi. Tutti gli ex presidenti degli Stati Uniti hanno manifestato il loro orrore nel vedere fino a che punto Trump ha trascinato l’America.

I candidati repubblicani alle elezioni di novembre hanno criticato la Casa Bianca per non perdere troppi voti

Gli evangelici, protestanti integralisti che hanno votato in massa per lui, hanno preso le distanza da un’infamia che nessun cristiano potrebbe approvare. I candidati repubblicani alle elezioni di novembre hanno criticato la Casa Bianca per non perdere troppi voti.

Quest’uomo si è spinto troppo oltre. Non si possono prendere in ostaggio senza scandalizzare il mondo 2.300 bambini soltanto per dissuadere le famiglie dal tentativo di trovare rifugio negli Stati Uniti e costringere il congresso a finanziarie la costruzione del muro alla frontiera messicana in cambio della liberazione di bambini e neonati che piangono senza avere idea di quale sia la scommessa che il presidente ha fatto sulle loro spalle.

Diciamo le cose come stanno. Donald Trump è un individuo ripugnante, perché c’è un’enorme differenza tra politiche che possiamo ritenere pericolose – sulla Corea del Nord, il protezionismo o l’Alleanza atlantica – e questo sprezzo della dignità umana nel gesto rivoltante e intollerabile di strappare un bambino a sua madre.

Il resto si può discutere, ma questo no, perché se accettiamo un comportamento di questo tipo, se non gridiamo la nostra indignazione, allora possiamo accettare qualsiasi cosa. Caro Trump, se l’obiettivo è soltanto l’efficacia e la dissuasione radicale e definitiva, allora perché non uccidere i bambini? Di sicuro i migranti, che lei considera come virus ma fanno parte del genere umano, sarebbero ancora meno inclini a partire.

Ecco, è tutto qui. Scusatemi se non sono distaccato, analitico e freddo, come non lo è stata la giornalista della tv americana che mercoledì è scoppiata in lacrime raccontando questo orrore. Ma mi vergognerei se non avessi il coraggio di dire le cose come stanno: Trump è l’esatto contrario dell’America umana e rispettosa che oggi è schifata dal suo presidente.




Alberto Pento
Forza Trump, tieni duro non cedere e avanti tutta come una ruspa, a muso duro, siamo tutti con te, siamo in tanti, non cedere di un mm.
Rispedirli tutti in Messico in massa, padri madri e figli, tutti accompagnati dall'esercito, pronto a sparare.




Trump sui migranti: "Storie fasulle di dolore"
Redazione - Sab, 23/06/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 44048.html

Slitta il voto sulla legge per riunire le famiglie. Il giallo sul parka della first lady

Tutto rinviato alla settimana prossima. Mentre Donald Trump twitta senza sosta sulla questione immigrazione - accusando i democratici di giocare sul tema e invitando i repubblicani a smetterla di sprecare tempo perché l'opposizione non ha intenzioni serie - il voto sulla riforma della legge sull'immigrazione slitta di qualche giorno alla Camera dei Rappresentanti.

Il presidente ha firmato mercoledì il decreto per riunire i figli dei migranti con le loro famiglie (che resteranno comunque detenute a tempo indeterminato, fino a quando le domande d'asilo non saranno esaminate) ma non è ancora chiaro come la decisione sarà applicata. Il progetto di legge, che rafforza la sicurezza alle frontiere (misura gradita ai parlamentari più conservatori), prevede la fine della separazione tra le famiglie dei migranti (misura apprezzata dai democratici) e misure per il muro al confine col Messico.

E proprio alle istituzione messicane The Donald annuncia di volersi rivolgere per risolvere la crisi: «L'80% delle esportazioni messicane arriva negli Stati Uniti. Contano totalmente su di noi, che per me va bene», ha scritto su Twitter. «Ritengo che abbiano una seria legge sull'immigrazione, mentre gli Stati Uniti hanno norme pateticamente deboli e inefficaci che i democratici si rifiutano di aiutarci a sistemare. Parlerò con il Messico», ha spiegato il capo della Casa Bianca. Che insiste sulla linea dura e rincara la dose contro i democratici, accusandole di raccontare «storie fasulle di tristezza e dolore». Poi punta il dito contro il predecessore: «Quelle immagini c'erano anche con Obama e altri, e non hanno fatto nulla». Il presidente potrebbe riferirsi anche alla copertina del Time, che lo accosta a una bimba devastata, in lacrime, sotto il titolo ironico: «Welcome to America». La piccola - hanno fatto notare molti media, tra cui la Fox News - in realtà non è mai stata separata dalla madre, come dimostra la foto intera prima del fotomontaggio. Intanto sui social network non si ferma il dibattito sulla first lady Melania e il parka indossato nella visita di ieri al centro immigrati di McAllen, al confine con il Messico. «I really don't care, do u?» (A me non importa niente, e a te?) era scritto sulla schiena. Scelta casuale? Frecciata al marito? Oppure - come ha scritto il presidente quasi a voler giustificare, un riferimento alle fake news dei media su di lei: «Melania ha imparato quanto sono disonesti, e davvero non le importa più», scrive The Donald.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mar giu 26, 2018 10:54 pm

Immigrazione, la vittoria politica di Donald Trump: la Corte Suprema gli dà definitivamente ragione sul muslim ban
di Roberto Festa | 26 giugno 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... an/4453082

È un’importante vittoria politica quella che la Corte Suprema offre a Donald Trump in tema di immigrazione. Con una sentenza decisa a stretta maggioranza – i cinque giudici conservatori contro i quattro liberal – la Corte ha stabilito che il presidente ha agito nel rispetto della Costituzione, ponendo dei limiti all’arrivo di persone da Paesi musulmani. La decisione della Corte arriva in un momento particolarmente difficile per l’amministrazione, al centro di molte polemiche e difficoltà per la gestione dei migranti al confine.
Trump ha immediatamente colto il valore politico della sentenza, twittando, “LA CORTE SUPREMA HA CONFERMATO IL BANDO ALL’IMMIGRAZIONE DI TRUMP. Wow!”.

La storia del bando agli arrivi di cittadini dai Paesi a maggioranza musulmana è particolarmente tortuosa. Una settimana dopo essere stato eletto alla Casa Bianca, Trump impone il suo primo bando, provocando il caos in molti aeroporti statunitensi e una serie di ricorsi dei gruppi per i diritti civili, in generale accolti da molti tribunali in giro per il Paese. Un secondo bando viene introdotto due mesi dopo, tra nuove polemiche e ricorsi legali. Si arriva dunque allo scorso settembre, quando Trump firma il terzo bando, sotto forma di “proclama presidenziale”. Nel nuovo testo, il divieto agli arrivi riguarda sei Paesi a maggioranza musulmana – Iran, Libia, Siria, Yemen, Somalia, Ciad – cui vengono aggiunti Venezuela e Corea del Nord (il Ciad è più tardi cancellato dalla lista di proscrizione). Ai cittadini di questi Paesi viene proibito di viaggiare, studiare, lavorare negli Stati Uniti, oltre che emigrarci in modo definitivo. Aggiungendo Venezuela e Corea del Nord, l’amministrazione cerca ovviamente di aggirare l’accusa di pregiudizio anti-Islam. Anche questo terzo bando è però soggetto a diversi ricorsi: da singoli cittadini, gruppi per i diritti civili, lo Stato delle Hawaii, che mettono in discussione proprio la parte relativa al bando sulla base dell’appartenenza religiosa. Un chiaro segnale, secondo i critici, delle intenzioni discriminatorie dell’amministrazione americana.

In un primo tempo i tribunali hanno dato torto a Trump. Il Nono Circuito delle Corti di Appello di San Francisco ha stabilito che l’amministrazione ha ecceduto nei poteri attribuitigli dal Congresso in tema di visti di ingresso negli Stati Uniti. Il Quarto Circuito di Richmond, Virginia, ha bocciato il bando sulla base del divieto costituzionale di discriminare sulla base della religione. Arrivato davanti al massimo organo giuridico americano, la Corte Suprema, il bando è però stato giudicato costituzionale. Il presidente ha l’autorità “di sospendere l’entrata degli stranieri negli Stati Uniti”, scrive la maggioranza dei giudici della Corte. Nonostante il via libera, il presidente della Corte, John Roberts, coglie comunque l’occasione per ricordare a Trump l’importanza del principio di non-discriminazione. “Il presidente degli Stati Uniti possiede il potere straordinario di parlare ai suoi concittadini e a loro nome – scrive Roberts -. I nostri presidenti hanno spesso usato questo potere per esporre i principi della libertà religiosa e della tolleranza su cui questa nazione è stata fondata”. Roberts ricorda anche come lo stesso George W. Bush, dopo gli eventi tragici dell’11 settembre, difese comunque “la vera fede dell’Islam”.

Il rispetto dei principi della tolleranza e della libertà religiosa, secondo i cinque giudici della Corte, non è però in questione nel caso specifico di questo bando. In esso, spiegano i giudici, Trump ha agito nell’ambito della Costituzione, che dà al presidente il potere di fissare i principi della sicurezza nazionale. Nessun peso hanno quindi avuto gli argomenti che gli oppositori del bando hanno portato davanti alla Corte: soprattutto, i numerosi commenti anti-musulmani che Trump ha fatto in campagna elettorale e durante i primi mesi della sua presidenza. Secondo l’opinione di diversi studiosi, in questo caso ha comunque avuto molto peso la sostanziale riluttanza da parte di almeno due giudici conservatori, John Roberts e Anthony Kennedy, a sfidare l’autorità presidenziale in tema di sicurezza nazionale.

La sentenza della Corte offre comunque a Trump uno strumento importante per riaffermare le sue politiche in tema di immigrazione. Il presidente era in evidente difficoltà. Il recente ordine esecutivo, in cui ordina il ricongiungimento delle famiglie alla frontiera, incontra molte difficoltà di attuazione. Non si sa come trattare i casi degli adulti che entrano negli Stati Uniti accompagnati da minori (che secondo la legge americana, non possono essere detenuti per più di trenta giorni). È comunque il sistema giudiziario americano nel suo complesso che fatica, di fronte all’impatto di migliaia di migranti che arrivano dal Centro America. Il presidente, nelle scorse ore, ha cercato di superare accuse e critiche con una proposta shock: deportare i migranti senza garantirgli un processo e subito dopo il loro arrivo negli Stati Uniti. La decisione della Corte, su un tema così significativo come il bando agli arrivi dai Paesi musulmani, è quindi una boccata d’ossigeno politico di cui Trump aveva assoluto bisogno in questo momento.


Alberto Pento
???Demenziale???
Roberts ricorda anche come lo stesso George W. Bush, dopo gli eventi tragici dell’11 settembre, difese comunque “la vera fede dell’Islam”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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