Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

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Messaggioda Berto » mer feb 08, 2017 7:01 pm

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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mer feb 08, 2017 7:02 pm

Usa, scontro sull'immigrazione: Trump licenzia la ministra della Giustizia ad interim
Sally Yates era ancora in carica in attesa della conferma di Jeff Sessions da parte del Senato. Aveva annunciato che i legali del suo dipartimento non avrebbero difeso il contestato decreto del presidente. Silurato anche il reggente dell'Immigrazione e dogane
2017/01/31

http://www.repubblica.it/esteri/2017/01 ... -157246844

ROMA - L'ordine esecutivo di Donald Trump sull'immigrazione continua a suscitare proteste e polemiche, negli Stati Uniti e in campo e internazionale. Dopo le critiche di Barack Obama e di tanti procuratori, per il presidente insediatosi soltanto dieci giorni fa si è aperto un nuovo fronte interno: uno scontro durissimo con la ministra ad interim della Giustizia Sally Yates che è stata rimossa dall'incarico dopo aver ordinato ai legali del suo dipartimento di non difendere il decreto in tribunale.

"Ha tradito il dipartimento di Giustizia rifiutando di attuare un ordine messo a punto per difendere i cittadini americani", ha affermato la Casa Bianca. Al suo posto è stata nominata Dana Boente, procuratore per il distretto orientale della Virginia.

Yates, una delle "superstiti" dell'amministrazione Obama, sarebbe rimasta in carica fino alla conferma di Jeff Sessions, designato da Trump, da parte del Senato. Nonostante questo ha preso posizione nettamente contro il contestatissimo provvedimento varato dal capo della Casa Bianca.
"Fino a che sarò alla guida di questo dipartimento" il decreto sull'immigrazione non sarà difeso, ha detto manifestando seri dubbi sulla legittimità dell'ordine esecutivo la cui difesa a suo avviso non risponderebbe "al solenne obbligo di questa istituzione di cercare sempre la giustizia e schierarsi per ciò che è giusto".
Una mossa simbolica, considerando che Yates avrebbe comunque lasciato l'incarico in breve tempo, che ha però dell'eccezionale nella storia Usa, così come la mobilitazione di migliaia di persone contro un ordine esecutivo di un presidente insediato da poco e le critiche del suo precedessore. Un altro schiaffo dell'amministrazione Obama a Trump. Che il consigliere presidenziale Stephen Miller ha bollato come "un'ulteriore dimostrazione di come il nostro sistema giudiziario sia politicizzato".

Nella nota con cui ha annunciato la rimozione di Yates dall'incarico, la Casa Bianca ha nuovamente difeso il decreto sull'immigrazione: "È il momento di essere seri nel proteggere il nostro Paese. Chiedere controlli accurati per gli individui che arrivano da sette posti pericolosi non è estremo. È ragionevole e necessario per proteggere il Paese".

Quasi contemporaneamente a Yates, Trump ha silurato anche il capo ad interim dell'Immigrazione e dogane, Daniel Ragsdale, pure un ex dell'amministrazione Obama. Il segretario alla Sicurezza interna, John Kelly, ha reso noto che sarà sostituito da Thomas Homan il quale "opererà per l'applicazione delle leggi sull'immigrazione sul territorio degli Stati Uniti, in confromità con i nostri interessi nazionali".

Intanto un documento interno del dipartimento per la Sicurezza fornisce un primo bilancio dell'attuazione del provvedimento varato da Trump, che nei giorni scorsi ha provocato il caos negli aeroporti: a 348 persone in possesso di visto è stato impedito di imbarcarsi su voli diretti negli Stati Uniti; più di 200 sono arrivate negli Usa ma è stato loro vietato l'ingresso; oltre 735 sono state trattenute negli scali per essere interrogate e tra loro 394 avevano la carta verde, quindi erano legalmente residenti negli States.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mer feb 08, 2017 7:02 pm

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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mer feb 08, 2017 7:03 pm

Bandire il Nazismo Maomettano, il suo Corano e la sua Sharia
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mer feb 08, 2017 7:04 pm

Executive Order Leads to Capture of ISIS Leader, Rasheed Muhammad
January 31, 2017

http://newpoliticstoday.com/index.php/2 ... d-muhammad

Terror suspect, Rasheed Muhammad, was arrested on Tuesday, January 30, at approximately 1:32AM EST at John F. Kennedy International Airport. This marks the first successful story following President Trump’s executive order to protect the nation from foreign terrorist entry into the United States. Muhammad, 32, was questioned due to the heightened security measures that resulted from the presidential executive order. The suspect attempted to enter the country with a tourist visa and claimed to be visiting family in order to attend this year’s Super Bowl LI.

Former Attorney General, Sally Yates, who was ousted by President Trump after failing to support the executive order, released a public apology via popular social media, Snapchat.

“I would like to express a sincere and utter apology to President Donald J. Trump. Due to unforeseen circumstances, there is no way I could have predicted the outcome of the situation. If afforded the opportunity to continue my position as Attorney General, I would be more than ecstatic to comply.”

Officials are waiting to release an official press statement. FBI Director, James Comey, commented “We are unsure if accomplices are still at large. Until matters are addressed, we will keep additional details from the public eye. The security of our nation is the number one priority.”

Terrore sospetto, Rasheed Muhammad, è stato arrestato il Martedì, 30 gennaio a circa 1:32 EST al John F. Kennedy International Airport. Questo segna la prima storia di successo seguente ordine esecutivo del presidente Trump per proteggere la nazione da ingresso terroristica straniera negli Stati Uniti. Muhammad, 32 anni, è stato interrogato a causa delle misure di sicurezza senza pari che ha portato dal ordine esecutivo presidenziale. Il sospetto ha tentato di entrare nel paese con un visto turistico e ha affermato di essere visitare la famiglia per frequentare quest'anno Super Bowl LI.

L'ex procuratore generale, Sally Yates, che è stato estromesso dal presidente Trump dopo non essere riuscito a sostenere l'ordine esecutivo, ha rilasciato pubbliche scuse attraverso popolare social media, Snapchat.

"Vorrei esprimere scuse sincere e totale al presidente Donald J. Trump. A causa di circostanze impreviste, non c'è modo avrei potuto prevedere l'esito della situazione. Se offerto l'opportunità di continuare la mia posizione come procuratore generale, sarei più che entusiasta di rispettare. "

I funzionari sono in attesa di rilasciare un comunicato stampa ufficiale. Direttore dell'FBI, James Comey, ha commentato: "Siamo incerti se complici sono ancora latitanti. Fino a quando le questioni vengono affrontate, vi terremo ulteriori dettagli dalla scena pubblica. La sicurezza della nostra nazione è la priorità numero uno. "

http://isis.trendolizer.com/2017/01/exe ... ammad.html




C'è chi si difende - Immigrazione, l'Australia sta con Trump: "Sì alla protezione delle frontiere"
Il ministro degli Esteri di Canberra, Julie Bishop, si è detta fiduciosa che il governo australiano e quello degli Stati Uniti continueranno a sostenersi

30 Gennaio 2017

http://www.ilpopulista.it/news/30-Genna ... tiere.html

Le autorità australiane sosterranno gli Usa nell'attuazione della politica rigorosa nei settori dell'immigrazione e della protezione delle frontiere. Lo ha affermato il ministro degli Esteri di Canberra, Julie Bishop. "Sono fiduciosa che il governo australiano e quello degli Stati Uniti continueranno a sostenersi l'un l'altro, in modo che possiamo realizzare le nostre forti politiche di immigrazione e di protezione delle frontiere," ha dichiarato in un'intervista pubblicata lunedì dal quotidiano Sydney Morning Herald.

Il ministro ha aggiunto che Canberra e Washington hanno avuto una lunga storia di relazioni e ha voluto assicurarsi che i cittadini di entrambi i paesi avrebbero preservato i diritti di visitare l'altro stato. La posizione della Bishop è stata espressa sullo sfondo delle dichiarazioni critiche fatte da alcuni politici, come la cancelliera tedesca Angela Merkel, sulla recente decisione di Washington di introdurre restrizioni di ingresso per i cittadini dei sette paesi a maggioranza musulmana, come lo Yemen e la Siria.


http://www.ilpopulista.it/news/29-Genna ... erica.html
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mer feb 08, 2017 7:04 pm

Ma l'America profonda sta con il suo presidente
La gente comune apprezza il controllo sull'immigrazione e che le promesse siano mantenute
Valeria Robecco - Mer, 01/02/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 58069.html

New York - Donald Trump può contare anche su una larga schiera di sostenitori favorevoli all'ordine esecutivo che congela l'ingresso negli Usa di rifugiati e cittadini provenienti da sette Paesi a maggioranza islamica, firmato dal presidente nei suoi primi giorni di mandato.

Una schiera trasversale che attraversa l'America dal Minnesota alla Florida, passando per il South Carolina.

Anzitutto, come spiega un giovane meccanico di Chester, in South Carolina, la mossa del tycoon dimostra la sua volontà di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. «È la prima volta dopo tanto tempo che vedo qualcuno arrivare alla Casa Bianca e fare ciò che aveva detto», afferma al Wall Street Journal Justin Reynolds, 25 anni. Inoltre, lui condivide l'idea di bloccare l'ingresso nel Paese alle persone «che vogliono fare del male». Steve Lang, 53enne esperto di piani di emergenza della Florida, invece, è preoccupato che gli Usa riescano effettivamente a controllare immigrati e rifugiati in arrivo dalle nazioni in guerra. A suo parere è molto difficile che venga sviluppato un sistema infallibile, ma è ragionevole che l'amministrazione Trump cerchi di rafforzare tale piano il più possibile. «Mi fa sentire più a mio agio che qualcuno riconosca questo problema - chiosa -. Ci dev'essere un modo per estirpare le mele marce».

«Sono contro la politica delle porte aperte», dice da parte sua Dan Babcock, lavoratore dell'acciaio di Sartell, in Minnesota. Il 46enne, tuttavia, è convinto che gli immigrati debbano essere in grado di arrivare legalmente nel Paese. «Bisogna difendere il diritto alla libertà di religione», dice, sottolineando come per esempio la comunità somala presente nel suo Stato si sia integrata bene nella zona e stia dando un contributo positivo all'economia della regione.

Sul carro del tycoon sono saliti anche alcuni sostenitori dei suoi rivali alle primarie repubblicane. Come Lee Bright, che ha guidato la campagna dell'ex candidato Ted Cruz in South Carolina, ed è a favore della stretta sull'immigrazione. Bright, cristiano conservatore della contea di Spartanburg, ritiene che non ci sia alcun contrasto tra il decreto siglato da Trump e gli insegnamenti religiosi sulla cura dei rifugiati. «Ci sarà qualche danno collaterale per alcune persone che avrebbero dovuto essere ammesse - spiega -. Dobbiamo aiutarli, ma dobbiamo aiutarli nella loro area».
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mer feb 08, 2017 7:05 pm

Il paradosso americano: solo i miliardari vogliono i rifugiati
Il pugno duro di Trump e il paradosso degli Stati Uniti: solo i colossi come Google, Starbucks e Facebook vogliono apre le porte agli immigrati
Valeria Robecco - Mar, 31/01/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 57719.html

New York - La Silicon Valley e la Corporate America lanciano una controffensiva assicurando fondi, case e lavoro ai rifugiati e ai cittadini provenienti dai sette Paesi a maggioranza islamica colpiti dall'ordine esecutivo del presidente Usa Donald Trump.

A guidare la cordata è Starbucks, la catena del caffè di Seattle, che nei prossimi cinque anni ha promesso di assumere 10mila rifugiati (ma in tutto il mondo). In una lettera ai dipendenti l'amministratore delegato Howard Schultz ha affermato che le assunzioni riguarderanno i punti vendita in tutto il mondo, ma inizieranno proprio dagli Stati Uniti, dove verrà data priorità agli immigrati che hanno prestato servizio con le forze armate statunitensi all'estero come interpreti o personale di supporto (mi pare giusto, non c'è niente di male in ciò). Un contributo che è stato utilizzato in maniera massiccia dalle truppe a stelle e strisce durante le guerre in Irak e Afghanistan.

«Viviamo in un momento senza precedenti, dove la coscienza del nostro Paese e la promessa del sogno americano sono chiamati in causa», ha scritto Schultz riferendosi al decreto siglato venerdì dal Commander in Chief che congela l'ammissione dei rifugiati e dei cittadini provenienti da Irak, Siria, Iran, Sudan, Libia, Somalia e Yemen. «Questi tempi incerti richiedono misure e strumenti di comunicazione diversi da quelli usati in passato», ha aggiunto il ceo di Starbucks. «Non rimarremo in silenzio mentre cresce ogni giorno l'incertezza per le azioni della nuova amministrazione», ha scritto ancora Schultz, precisando che la mossa di Trump sta creando «profonda preoccupazione». Anche Google è scesa in campo contro il giro di vite di The Donald, creando un fondo da 4 milioni di dollari da destinare a quattro organizzazioni che si occupano di migranti e rifugiati, l'American Civil Liberties Union (Aclu), l'Immigrant Legal Resource Center, l'International Rescue Committee e l'Unhcr (l'agenzia Onu per i profughi). Due milioni verranno stanziati dalla società e altrettanti saranno donati dai dipendenti, inoltre i top manager di Big G stanno effettuando separatamente donazioni individuali per la causa. La campagna, contenuta in una nota dell'ad Sundar Pichai e confermata da un portavoce, è la più grande di sempre dell'azienda legata a una crisi.

Anche altre società della Silicon Valley hanno adottato iniziative a favore dei profughi: Uber, per esempio, sta creando un fondo di difesa legale da 3 milioni di dollari per aiutare i suoi autisti con le questioni legate all'immigrazione. E il Ceo dell'app di car sharing, Travis Kalanick, ha definito «sbagliato e ingiusto» il decreto del tycoon. La critica di Kalanick è però arrivata dopo che una valanga di clienti inferociti hanno cancellato l'app dai loro smartphone perché Uber ha continuato a trasportare i passeggeri dall'aeroporto Jfk mentre i tassisti avevano indetto uno sciopero contro il re del mattone. Il sito di condivisione di case Airbnb, poi, ha detto che darà alloggio gratuito ai rifugiati e alle altre persone non ammesse negli Usa.

Il primo ad attaccare Trump per il giro di vita sull'immigrazione, pero', e' stato il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, che ha esortato il Commander in Chief a «tenere aperti i confini ai profughi. Dobbiamo mantenere questo paese sicuro - ha scritto in un lungo post su Facebook - ma dovremmo farlo concentrandoci sulle persone che effettivamente rappresentano una minaccia». Quindi, ha ricordato che «siamo una nazione di immigrati, e noi tutti abbiamo benefici se i soggetti più brillanti di tutto il mondo possono vivere e lavorare in America». E il Ceo di Apple, Tim Cook, ha avvertito che Cupertino «non esisterebbe senza immigrazione»', ricordando che il genio della Mela Steve Jobs, era figlio di un immigrato siriano.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mer feb 08, 2017 7:06 pm

???

Caro Trump sono iraniano e cittadino del mondo
di Alessandro Sahebi

http://ideologorroico.it/caro-trump-son ... -del-mondo

Dal 1979, anno della rivoluzione islamica, la mia famiglia ha dovuto abbandonare tutto ciò che aveva per cercar fortuna lontano da casa, per scappare dal proprio nido ammalato.
I miei parenti una mattina si sono svegliati consapevoli che semplici azioni quali andare al cinema, mettersi il rossetto o fischiettare The logical song di Supertrump da quell’anno sarebbero state viste come degenerazioni occidentali di cui vergognarsi, da punire e da reprimere ad ogni costo.
La mia famiglia decise così che la propria libertà non poteva essere barattata per la relativa tranquillità che il regime aveva promesso ai sui sostenitori, decise di abbandonare tutto per guadagnare il mondo.
Da quel giorno ognuno ha preso la propria strada lasciando un pezzo di cuore in Iran: Germania, Svezia, Italia, Stati Uniti e altri che nemmeno ricordo. Ognuno è diventato figlio di un’altra nazione ed orfano della propria patria, tutti hanno dovuto imparare un’altra lingua, un nuovo modo di vedere le cose, adattarsi ad una diversa cultura per poter dare ai propri figli un futuro dignitoso.

Caro Donald Trump se vuoi puoi impedirmi di entrare negli Stati Uniti d’America, ne prendo atto con una certa amarezza ma lo rispetto, non potrei fare altro.
Ma mai ti sarà concesso di vanificare lo sforzo e il sacrificio che ha fatto mio padre per farmi nascere in un paese libero dove poter crescere felice, felice davvero. Non ti sarà mai permesso di impedire agli uomini di scappare dalla violenza degli altri uomini, alla ricerca di una vita migliore. Potrai esercitare tutto il potere che detieni ma non sarà mai la loro provenienza ad impedire loro di trovare accoglienza, di trovare una nuova terra, di trovare un fratello.

Sono 65 milioni le persone in fuga, non hanno ancora inventato un muro così grande da contenerle tutte: solo gli uomini piccoli pensano che si possa confinare la solidarietà.
Chi scappa è cittadino del mondo e porta con sé una valigia e tanta speranza. E per chi ha speranza non esiste angolo di questo pianeta che non gli appartenga.
Mi dispiace Donald ma non esisterà mai un decreto contro la felicità.


Alberto Pento

Non esiste la cittadinanza del mondo!
La cittadinanza esiste soltanto legata alle varie città, ai vari paesi, ai vari stati.
L'idea della cittadinanza mondiale è come quella funesta secondo cui la proprietà è un furto;
oppure come quella, altrettanto funesta, che la terra sarebbe in ogni sua parte indistintamente di tutti;
o come quella che le religioni sono tutte uguali e che gli idoli di ogni religione sono D-o;
o come quella che il terrorista assassino Maometto, fondatore del nazismo maomettano sia stato un santo, un uomo buono paragonabile all'ebreo Cristo e che l'Islam è una religione/ideologia politico religiosa che migliora l'umanità, che diffonde l'amore, la pace e la fratellanza.


Niente felicità a spese degli altri, sopratutto usando l'inganno, la violenza, la menzogna.
Tutti quelli che vivono manipolando i Diritti Umani Universali, affermando quelli falsi e negando quelli veri, sono a favore degli "ultimi o presunti ultimi" e dei "profughi veri o falsi" o "migratori per necessità o per piacimento". Gran parte dei Diritti Umani Universali sono Diritti Civili e Politici che si possono esercitare e pretendere soltanto nel proprio paese e non in casa d'altri. Non esiste il diritto di andare in un paese altrui per avere una casa e un reddito "umanitario" a spese di quel paese e dei poveri e dei bisognosi di quel paese e a spese di tutti coloro che in quel paese lavorano e generano il bene e le risorse pubbliche di quella comunità.

Non c'è peggior razzista e criminale al mondo di chi manipola i diritti umani universali, affermando quelli falsi e negando quelli veri.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mer feb 08, 2017 7:07 pm

Stop agli immigrati, se a opporsi a Trump è la multinazionale Nike
di Diego Fusaro | 31 gennaio 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01 ... ke/3353548

C’è anche chi si oppone fermamente alle politiche sull’immigrazione del signor Trump: «I nostri valori sono minacciati dal recente decreto. È una politica che non sosteniamo. Siamo contro ogni forma di discriminazione. Diamo il nostro meglio quando riconosciamo il valore della nostra varia e diversa comunità». A firmare questo proclama ispirato ai sommi valori del rispetto e della lotta contro la discriminazione è – udite, udite! – la Nike. Proprio la Nike: la multinazionale sradicata e sradicante che generosamente offre ai lavoratori asiatici orari di lavoro estenuanti, salari risibili, condizioni lavorative a dir poco discutibili.

Sorge il dubbio, a voler essere maliziosi, che i globalisti della Nike amino, come tutti gli altri integralisti del libero mercato, l’immigrazione e la libera circolazione perché in tal modo possono far valere le due leve della mondializzazione e del competitivismo deregolamentato: a) delocalizzazione selvaggia e b) deportazione di massa di nuovi schiavi da sfruttare a buon mercato. Competitivismo deregolamentato (a) significa possibilità di spostare la produzione ove più convenga: cioè ove sia possibile sfruttare in modo più intensivo la manodopera, in forme che non di rado presentano tratti neoservili. Salari da fame, scarse tutele, assenza di sindacati, e così via. Il paradiso del capitale, in poche parole!

Deportazione di massa di nuovi schiavi (b) è il vero nome che andrebbe attribuito alla cosiddetta immigrazione di massa: il capitale coltiva il mito immigrazionista, giacché non vede l’ora di vedere sbarcare masse di disperati, pronti a essere sfruttati in ogni modo pur di avere salva la vita e la possibilità di non essere rispediti, come merci di second’ordine, in patria. È la bellezza della mondializzazione, almeno per i suoi cinici sostenitori, con le loro usuali geremiadi contro le frontiere, i confini e le tutele protezionistiche del lavoro e della produzione non multinazionale. E guai a chi osi metterne in discussione i presupposti: sarà subito diffamato come xenofobo e populista dai tanti cultori – così spesso in cattiva fede – del pensiero unico politicamente corretto al servizio di sua maestà il capitale.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mer feb 08, 2017 7:07 pm

Strage in Canada, sberla di Luttwak. La sua lezione sul terrore islamico
donald trump, edward luttwak
31 Gennaio 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... anada.html


Donald Trump non sta facendo altro che rispettare le sue promesse elettorali. Sull'operatore del presidente americano Edward Luttwak non ha il minimo dubbio e anzi punta il dito contro l'indignazione che diversi capi di Stato hanno manifestato dopo la decisione degli Stati Uniti di bloccare alla frontiera gli immigrati di sette stati islamici. Il politologo se la prende con il premier canadese Trudeau, il francese Hollande, la Merkel e "i buonisti italiani" e attacca: "Cos'altro si aspettavano? Trump sta realizzando l'agenda per la quale è stato eletto".

Punto per punto, Trump sta smantellando la riforma sanitaria di Barack Obama e sta mettendo in atto la sua strategia contro la delocalizzazione dell'industria americana: "E già ha avuto il consenso dei tre giganti dell'automobile. In Michigan - ha ricordato al Giorno - sono stati recuperati decine di migliaia di posti di lavoro. Aveva detto che avrebbe ricostuito le infrastrutture, ponti, strade, energia, eccettera".

Le polemiche più violente si sono scatenate contro Trump sul tema dell'immigrazione, con il blocco per i Paesi arabi a rischio, negando però l'ingresso anche a chi aveva un visto valido: "Quei visti erano stati concessi da Obama e Trump in campagna elettorale l'aveva criticato per la mancanza o l'inadeguatezza dei controlli preventivi". Che ci fossero terroristi tra gli immigrati autorizzati non è possibile dirlo, ma Luttwak ha più di un dubbio: "Quel che so è che Barack Hussein Obama aveva addirittura autorizzato ponti aerei per portare migliaia di somali musulmani negli Stati Uniti".

Non c'è da sorprendersi per il comportamento di Trump, sostiene Lutwak, chi lo è semplicemente si aspettava che facesse come tutti i politici, rimangiandosi le promesse fatte: "Non è un politico, è stato eletto in nome dell'antipolitica. Dunque fa il contrario di quello che avrebbe fatto qualsiasi altro al suo posto. Voglio dire che un altro, dopo avere cavalcato la rabbia e la frustrazione della cosidetta pancia elettorale, si sarebbe riscoperto un volto moderato e dunque sarebbe sceso a compromessi".

La strategia di Trump si muoverebbe ora in quattro fasi, con lo spirito sempre vivo della campagna elettorale appena conclusa: "La prima fase è una rigorosa selezione dell'immigrazione dai Paesi del Medio Oriente. La seconda è la deportazione di 220 mila condannati per reati vari. La terza è la costruzione del muro. La quarta fase, una volta chiusa la frontiera a sud, è la legalizzazione dei clandestini già presenti in territorio americano. Di coloro che hanno pagato le tasse e la sociel security. Avranno la green card. Non meno di 10 milioni. Tutti pronti in futuro a votare per Trump".

Le proteste dei sindaci e le denunce internazionali non smuoveranno di un millimetro la marcia trumpiana, secondo Luttwak: "Non se ne cura. Non vuole che gli Usa facciano la fine dell'Europa. Ritiene difficile se non impossibile l'integrazione dei musulmani osservanti".
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