Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mer feb 08, 2017 7:17 pm

Per sconfiggere il nemico dobbiamo capire chi è: intervista con Robert Spencer
7 febbraio 2017 Niram Ferretti

http://www.linformale.eu/per-sconfigger ... rt-spencer

A seguito del molto contestato ordine esecutivo sull’immigrazione emanato dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump abbiamo voluto ascoltare la chiara voce di Robert Spencer, il direttore di Jihadwatch, che abbiamo già avuto il piacere di intervistare in passato.

Tra i suoi libri sul jihadismo e l’Islam vogliamo ricordare The Complete Infidel’s Guide to the Coran (2009), Not Peace but a Sword (2013), The Complete Infildel’s Guide to Iran (2016) e, disponibile in italiano, Guida politicamente scorretta all’Islam e alle Crociate (2008) edito da Lindau.

Vorrei cominciare con una domanda relativa all’ordine esecutivo del presidente Trump sull’immigrazione il quale impedisce ai cittadini di sette paesi musulmani l’ingresso negli Stati Uniti per un periodo di tre mesi in modo da implementare le misure di sicurezza e di controllo.
Ritiene che questa disposizione fosse necessaria, e se sì perché?

Sì, è necessaria. La scelta è chiara: o impedire ad alcuni viaggiatori legittimi l’ingresso nel paese per un periodo temporaneo, o permettere l’ingresso di rifugiati in mezzo ai quali ci sarebbe sicuramente un numero sconosciuto di jihadisti islamici che ucciderebbero cittadini americani. Coloro che si oppongono all’ordine esecutivo sembra che non siano interessati al fatto che i rifugiati hanno già perpetrato degli attacchi terroristici in Europa e negli Stati Uniti.

L’ordine esecutivo del presidente Trump ha creato un tumulto di grandi dimensioni negli Stati Uniti e molti rimproveri anche qui in Europa. È stato chiamato “una messa al bando dei musulmani”, cosa che ovviamente non è, visto che i paesi nella lista sono sette in mezzo a cinquantuno paesi islamici nel mondo. Inoltre, questi stessi paesi erano già considerati pericolosi dall’Amministrazione Obama. Qual è la sua opinione?

Il presidente ha agito interamente nell’ambito delle sue prerogative così come sono delineate dalla legge degli Stati Uniti. Egli ha infatti la responsabilità di limitare l’immigrazione a scopo di sicurezza nazionale. Chi chiama ciò una “messa al bando dei musulmani” cerca di montare l’isteria contro Trump in modo da screditarlo e distruggere la sua capacità di azione.

Diverse persone negli Stati Uniti e in Europa hanno anche criticato l’ordine esecutivo per non avere incluso paesi come l’Arabia Saudita e il Qatar. Sappiamo che l’Arabia Saudita è un alleato degli Stati Uniti dal 1945 ma sappiamo anche che ha sponsorizzato il terrorismo oltre ad avere diffuso il wahabismo. Il Qatar ha finanziato gruppi terroristici come Al-Qaeda, Jabhat Al-Nusra e Hamas. Per quale motivo, secondo lei, non sono stati inclusi nella lista?

Non so per quale motivo non siano inclusi nella lista ma Reince Priebus (Capo Gabinetto della Casa Bianca. N.d.r.) ha affermato che altri paesi potranno essere aggiunti. È una mossa molto intelligente, mette sull’avviso presunti alleati degli Stati Uniti come l’Arabia Saudita.

In una recente intervista che ho avuto con Raymond Ibrahim quando gli ho domandato cosa ne pensasse della lunga alleanza tra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita mi ha risposto che si tratta di “una alleanza nauseante e scandalosa”. È anche la sua opinione?

Sì, assolutamente. I sauditi sono i principali responsabili nell’avere diffuso l’ideologia jihadista in giro per il mondo, in modo particolare in quelle comunità musulmane dove si era sviluppato un Islam culturale che aveva minimizzato il ruolo del jihad. Hanno incendiato il mondo e non sono in alcun modo dei veri alleati degli Stati Uniti.

Lei è uno dei uno dei maggiori esperti di jihad islamica. Quale considera essere il maggiore fallimento delle politiche anti jihadiste degli Stati Uniti fino ad oggi?

Il maggiore fallimento è stato quello di ignorare e negare l’ideologia motivazionale che si trova dietro il terrorismo jihadista. È stata una pratica ufficiale dell’Amministrazione Obama rimuovere qualsiasi riferimento all’Islam dai programmi di addestramento contro terroristico. È stata una scelta estremamente autolesionista. Non si può sconfiggere un nemico che non si comprende.

Il 15 di febbraio il Primo Ministro di Israele, Benjamin Netanyahu si recherà a Washington per incontrare il presidente Trump nella sua prima visita ufficiale dopo le elezioni. Fin dalla sua nascita, Israele è stato all’avanguardia nel combattere il terrorismo islamico. In che misura, secondo lei, gli Stati Uniti e l’Europa possono beneficiare dell’esperienza israeliana?

Israele possiede senza alcun dubbio una notevole esperienza contro terroristica che può essere di beneficio sia per gli Stati Uniti sia per i paesi europei.

Benjamin Netanyahu è stato un risoluto antagonista dell’accordo sul nucleare con l’Iran voluto dal presidente Obama. Ritiene ancora oggi che si tratti di un pessimo accordo e che ponga una grave minaccia non solo per Israele ma per l’intera ragione. È d’accordo? E se sì, per quale motivo?

Sì. Le ragioni per le quali si tratta di un pessimo accordo le ho esposte in dettaglio nel mio libro The Complete Infidel’s Guide to Iran. Quello che l’accordo fa essenzialmente è di dare dopo dieci anni un semaforo verde al programma nucleare iraniano. Le sanzioni che subirà durante questo periodo decennale sono prive di forza. Inoltre, avere levato le sanzioni economiche ha inondato i mullah con miliardi che stanno usando e useranno per la loro rete globale di terrorismo jihadista.

In questi ultimi anni l’IS, il così chiamato califfato, è diventato una specie di uomo nero islamico, al punto che molti pensano che se verrà sconfitto non avremo molto di cui preoccuparci. Anche lei è della mia opinione che questo modo di ragionare sia profondamente illusorio?

Sì, lo è. Il sistema di pensiero dello Stato Islamico è sostenuto da altri musulmani. Sconfiggere lo Stato Islamico è importante, ma non estinguerà l’ideologia che lo sostiene.

Fino a che punto pensa che il diffuso mantra che “L’Islam è una religione di pace” abbia indebolito la percezione occidentale che si tratti di una vera minaccia? E come possiamo spiegare questa minaccia senza mettere tutti i musulmani nella medesima categoria e generare fenomeni di intolleranza?

La falsa affermazione che l’Islam è una religione di pace ha generato noncuranza in merito alla minaccia globale del jihad. Dobbiamo parlare della dottrina islamica, della teologia e della legge islamiche, non dei musulmani in quanto gruppo. Tuttavia, anche quando lo facciamo, veniamo accusati di “islamofobia”, un termine confezionato per intimidire le persone che si oppongono al terrorismo jihadista.

Concludendo un articolo fondamentale pubblicato nel 1976, Bernard Lewis, il decano degli islamologhi occidentali scriveva “Va ricordato che l’Islam non è concepito come una religione nel senso limitato occidentale ma come una comunità, una lealtà, e un modo di vita, e che la comunità islamica si sta ancora riprendendo dall’era traumatica in cui i governi musulmani e gli imperi vennero rovesciati e le genti musulmane vennero costrette con la forza a essere soggette alle regole degli stranieri e degli infedeli. Oggi, sia il popolo del sabato che quello della domenica ne stanno soffrendo le conseguenze“. È d’accordo?

Lewis ha completamente ragione. Bisogna notare inoltre che questo “modo di vita” include un sistema politico e che questo sistema politico è autoritario, suprematista, violento e intollerante.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » mer feb 08, 2017 9:27 pm

Congress Considering Impeachment of Judge Who Reversed Trump Travel Ban
Il Congresso sta considerando l'Impeachment del giudice che ha bloccato la legge di Trump sul blocco dai paesi islamici a rischio
05/02//2016
http://conservative-headlines.org/congr ... travel-ban
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » gio feb 09, 2017 12:29 am

Trump, giudici Corte 'politicizzati' - 'Bando non potrebbe essere più preciso, lo capirebbe chiunque'
08 febbraio 201720:50

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2 ... 0c820.html

Donald Trump attacca i giudici della corte d'appello che devono decidere il destino del bando sui musulmani e che durante l'udienza hanno espresso un certo scetticismo su alcuni aspetti del provvedimento: "Il provvedimento non potrebbe essere più preciso, è scritto in modo perfetto. Anche un cattivo studente lo capirebbe. La corte sembra essere molto politicizzata".
Trump ha quindi sostenuto che sono state le forze dell'ordine a suggerirgli di non ricorrere a un preavviso.

E scoppia la bufera sul presidente e sul suo uso di Twitter. Trump ritwitta se stesso sull'account '@Potus' ed è travolto dalla critiche. Il cinguettio incriminato è quello in cui attacca i grandi magazzini Nordstrom per aver scaricato la linea di abbigliamento e accessori della figlia Ivanka Trump. Trump ha twittato l'attacco con il suo account personale, poi però si è ritwittato con l'account ufficiale del presidente.

Ed un nuovo fronte rischia di aprirsi per la Casa Bianca: quello con i nativi americani, già sul piede di guerra per la volonta' di Trump di andare avanti col progetto del Dakota Access Pipeline, nelle terre dei Sioux. Il genio militare si appresta infatti a eliminare gli ultimi ostacoli burocratici che impediscono la ripresa dei lavori fermati da Barack Obama, con un permesso alla Energy Transfer Partners che consentirà di far passare l'opera sotto il lago Oahe. Una sfida che lascia prevedere nuove imponenti proteste di nativi e ambientalisti, come quelle avvenute mesi fa con la partecipazione alla causa anche di molte star dello spettacolo.

Il clima è infuocato in attesa del pronunicamento della Corte di San Francisco, riunita la notte corsa per esaminare il ricordo degli stati contro il bando di Trump all'ingresso di stranieri da sette paesi.

E al Congresso è battaglia per la conferma delle nomine dell'amministrazione Trump. Con la neo-ministra dell'Istruzione Betsy DeVos accusata di essere 'nemica' della scuola pubblica e passata solo con lo storico voto del vicepresidente Mike Pence, che ha 'rotto' l'equilibrio dei 50 voti contrari e 50 favorevoli determinato dalla fronda di due senatori repubblicani.

Solo un antipasto di quanto potrà accadere per la conferma del nuovo giudice della Corte Suprema. Con la Casa Bianca che denuncia "un ostruzionismo senza precedenti". Ma per il momento sono ore decisive soprattutto per il destino del bando sugli immigrati. Ore in cui il presidente americano si dice pronto a ricorrere proprio alla Corte Suprema se non sarà ripristinato immediatamente il divieto di ingresso negli Usa sia per i rifugiati sia per i cittadini provenienti da sette Paesi a maggioranza islamica: Iran, Iraq, Siria, Libia, Yemen, Somalia e Sudan.

"Il bando è una questione di buon senso, va confermato subito", è il monito del tycoon, in piena polemica con i giudici che hanno prima fermato e poi 'congelato' il suo provvedimento. Il presidente definisce "incredibile che l'amministrazione debba battersi in un'aula di tribunale per difendere gli Stati Uniti". Perché "in gioco c'è la sicurezza nazionale", hanno scritto i legali del Dipartimento di Giustizia nella memoria difensiva inviata ai tre magistrati della corte d'appello federale nelle cui mani c'è il destino dell'ordine esecutivo finora più controverso dell'era Trump.

La corte - ascoltate le parti - deve stabilire in particolare se il presidente americano abbia ecceduto nell'esercizio della sua autorità e abbia violato il principio della libertà di religione (sancito nel primo emendamento della Costituzione) e la legge sull'immigrazione. Così come sostengono lo Stato di Washington e quello del Minnesota, che hanno intentato la causa contro il bando. Appoggiati ora da altri 16 Stati Usa, tra cui New York e la California. Oltre che da centinaia di aziende (la Silicon Valley al completo) e da una lista interminabile di ex diplomatici, ex alti responsabili dell'amministrazione, associazioni per la difesa dei diritti civili, docenti e ricercatori universitari.

La decisione presa dalla corte d'appello di confermare o meno il bando è destinata a durare per diverso tempo. Infatti se il caso dovesse finire sugli scranni dei 'saggi' della Corte Suprema non è detto che questa possa pronunciarsi in tempi brevi. Almeno fino a che i giudici costituzionali - metà liberal e metà conservatori - non torneranno ad essere nove. Tutto dipenderà quindi da ciò che accadrà in Congresso, dove la conferma della nomina di Neil Gorsuch - fatta da Trump - non è per nulla scontata in tempi brevi.


18 Stati USA su 51 poco più di 1/3



Trump e il braccio di ferro: giudici San Francisco torchiano i legali, dubbi sul bando
08 febbraio 2017

http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... 2b4bb.html

È stata subito battaglia davanti alla Corte d'appello federale di San Francisco, dove nella notte sono stati sentiti telefonicamente i legali delle parti nella prima udienza sul controverso bando temporaneo degli arrivi da sette Paesi musulmani. L'avvocato del Dipartimento di Giustizia, August Flentje, ha difeso il provvedimento voluto da Donald Trump affermando che il presidente ha ampia discrezionalità sull'immigrazione e sulla sicurezza nazionale e che il giudice federale James Robart non aveva il potere di sospendere il bando. Il legale ha anche negato che il bando sia diretto contro i musulmani e ha lanciato un monito: "La sentenza non deve essere influenzata da quello che scrivono i giornali". I tre giudici, la presidente Michelle Friedland e William C. Canby nominati da presidenti democratici, Richard Clifton scelto da George W. Bush, hanno torchiato il legale, sottolineando come il bando sia giunto senza preavviso con il conseguente caos negli aeroporti. La Corte si deve esprimere solo sullo stop al controverso "Muslim ban" deciso dal giudice federale e non sulla costituzionalità dell'ordine esecutivo. La Corte ha incalzato ma con toni più morbidi anche Noah Purcell, il legale degli Stati di Washington e Minnesota che per primi hanno fatto ricorso ottenendo la sospensione del bando. Purcell ha denunciato che il bando punta a "penalizzare una religione" e causerà "danni irreparabili" separando famiglie. La presidente del tribunale Friedland ha assicurato che la decisione del Nono circuito della Corte d'Appello arriverà "il prima possibile", quasi certamente in settimana. Se dovesse essere confermata la sospensione del bando, la Casa Bianca è pronta a portare la questione davanti alla Corte Suprema. Un'eventualità piuttosto concreta visto che lo stesso legale del Dipartimento di Giustizia, a un certo ha ammesso: "Non sono sicuro che sto convincendo la Corte". Trump: la giustizia è molto politicizzata "Non voglio definire il tribunale di parte, quindi non lo chiamerò così (...). Ma i tribunali sembrano essere molto politicizzati". Lo ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, difendendo la legalità del suo ordine sull'immigrazione che vieta l'ingresso negli Usa ai rifugiati e cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana. Trump ha parlato incontrando ufficiali delle forze dell'ordine. "La nostra giustizia oggi è a rischio", ha aggiunto, facendo riferimento ai presunti rischi legati alla sospensione dell'ordine.



Muslim ban, la corte d'appello federale conferma la sospensione, un altro schiaffo a Trump
Venerdì 10 Febbraio 2017

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/e ... 49315.html

Nuovo schiaffo della magistratura americana a Donald Trump: la Corte d'Appello federale di San Francisco ha negato all'unanimità il ripristino del bando del presidente Usa contro l'ingresso dei rifugiati e dei cittadini provenienti da sette Paesi islamici, confermando la decisione di un giudice federale di Seattle e respingendo il ricorso dell'amministrazione americana.

A questo punto la vicenda finirà davanti alla massima istanza giudiziaria: «Ci vediamo alla corte (Suprema, ndr), è in gioco la sicurezza della nazione», ha twittato Donald Trump anticipando la prossima mossa. La Corte suprema resta in una situazione di potenziale stallo (4 a 4) in attesa della conferma da parte del Senato di Neil Gorsuch, il nuovo giudice nominato da Trump. In caso di un voto in parità, resterebbe in vigore la decisione odierna e quindi il bando resterebbe sospeso. Secondo i giudici d'appello, l'amministrazione Usa non ha portato alcuna prova che qualcuno proveniente dai sette Paesi in questione ha commesso un attacco terroristico in Usa e non ha spiegato l'urgenza del provvedimento.

Stando al collegio, erano in ballo da un lato l'interesse della sicurezza nazionale e la capacità del presidente di attuare le sue politiche, dall'altro il diritto a viaggiare liberamente, ad evitare la separazione delle famiglie e la discriminazione: sono prevalsi i secondi. La decisione del giudice di Seattle era stata impugnata dal Dipartimento di Giustizia, secondo cui l'ordine esecutivo di Trump rientra a tutti gli effetti nei poteri del presidente senza violare la costituzione ed è giustificato dalla necessità di proteggere il Paese dalla minaccia terroristica. La Corte d'Appello federale di San Francisco, composta da tre giudici (due di nomina democratica, uno di nomina repubblicana) aveva avanzato più di un'obiezione sulla tesi della difesa, sollevando dubbi sui reali poteri del presidente in un ambito così delicato, che va a toccare il principio costituzionale della libertà religiosa. Senza contare il modo in cui il decreto è stato adottato: l'assenza di preavviso, infatti, ha causato disagi a migliaia di persone e famiglie e caos negli aeroporti e nel trasporto aereo.

Quelli che l'accusa, rappresentata dai legali degli stati di Washington e Minnesota, ha chiamato «danni irreparabili» di un atto «il cui solo intento è quello di discriminare chi è di religione musulmana». Trump aveva preso di mira prima il giudice di Seattle, James Robart (nominato da George W. Bush) definendolo uno pseudo-giudice e bollando come ridicola la sua decisione. Poi aveva allargato il tiro, criticando una giustizia eccessivamente «politicizzata» di fronte ad un provvedimento necessario per tutelare la sicurezza nazionale e scritto «in modo perfetto», tanto che «anche un cattivo studente lo capirebbe». «E la legge dà al presidente ampi poteri per controllare chi entra o lascia il nostro Paese», aveva accusato. Ma i giudici non sono di questo parere e persino Gorsuch lo ha «tradito» definendo come «demoralizzanti» e «avvilenti» le sue critiche alla magistratura.

«Una decisione politica»: così Donald Trump dopo la decisione della Corte d'appello di San Francisco di mantenere la sospensione del suo bando contro l'ingresso dei cittadini proveniente da sette Paesi islamici. «Vinceremo il caso, penso molto facilmente», ha aggiunto il presidente Usa.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » gio feb 09, 2017 8:10 pm

I cristiani del Kurdistan appoggiano Trump
Commento di Michael Levi

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=65319

La verita’ viene a galla! Chi critica il blocco dei visti imposto dall’ amministrazione Trump per 7 paesi mediorientali deve leggere l'intervista di Bashar Warda Arcivescovo di Erbil, capitale della regione nord irachena del Kurdistan.

Viaggiando a nord della regione Barzani verso il confine tra Kurdistan ed Iran ho visto con i miei occhi un campo profughi immenso. Sembrava una citta' illuminata con fuochi e candele. Vi erano bambini e donne in ogni angolo di quel campo, fitto e vasto, ammassato in una grandissima vallata semi desertica del Kurdistan. Nessuno aiuto' e continua a non aiutare i curdi e i profughi iracheni. Centinaia di migliaia di profughi cristiani sono rifugiati in quel campo insieme a povere famiglie irachene. L' ipocrisia occidentale è troppo spesso guidata dagli interessi di grandi gruppi che hanno affari da concludere in Medio oriente o in Iran. Trump invece vuole aiutare per primi i profughi cristiani che sono stati dimenticati dall'Europa, da Obama e purtroppo anche troppo spesso dal Vaticano.

Viviamo in una civilta' che vuole risolvere i "problemi" dei palestinesi, sempre e solo quelli. E si dimentica dei problemi reali del mondo. L’ Europa sa bene che se voti in modo “giusto” all' ONU o all' UNESCO contro Israele o se dimentichi i profughi cristiani del Kurdistan iracheno ottieni dei pozzi di petrolio ricchi in Iran o altrove nei paesi Arabi. L'ipocrisia non ha limiti! Trump sembra voler rompere il silenzio e per questo non viene perdonato! Ma la verita' viene a galla, il destino la rende leggera e prima o poi sale. Piu' leggera del petrolio e dell'acqua dove l'Europa vuole affogare la vera verita' per costruire quella finta palestinese.

Le parole del Monsignor Warda sono pesanti come pietre e rimarranno nella storia: «i cristiani se ne vadano dall’Iraq» ma, aggiunge, «non posso che apprezzare gli sforzi del governo americano per dare la priorità a chi tra noi sta soffrendo, non solo cristiani, questo sarebbe un messaggio sbagliato, ma tutte le minoranze perseguitate. Noi ci siamo sentiti abbandonati dagli Stati Uniti fino ad oggi. Non posso che essere contento se un presidente americano finalmente si rende conto che i cristiani hanno bisogno di aiuto. La verità è che noi cristiani abbiamo festeggiato quando Trump ha vinto perché speravamo che finalmente l’America si accorgesse di noi». La verita’ e’ che all’ Europa non interessano le minoranze. Interessano molto di piu’ i lucrosi affari in Iran e i giacimenti di petrolio che valgono centinaia di migliaia di milliardi di euro.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » gio feb 09, 2017 9:49 pm

Trump taglia i fondi a New York e San Francisco...

http://rampini.blogautore.repubblica.it ... -francisco

...e una trentina di altre città-santuario. Nell'ambito delle misure anti-immigrazione annunciate oggi, c'è anche il taglio dei finanziamenti federali a quelle città che si dichiarano "santuario" in quanto garantiscono diritti di asilo agli immigrati. New York, San Francisco ed altre città hanno da tempo adottato regole autonome, anche a costo di non cooperare con le autorità centrali nella caccia ai clandestini. Senza la cooperazione delle polizie locali, che obbediscono ai sindaci, le forze federali (Border Patrol, Immigration Service) non sono in grado di condurre ispezioni rastrellamenti arresti in massa di immigrati illegali su tutto il territorio nazionale.


San Francisco fa causa a Donald Trump per taglio fondi a città santuario
di redazione Blitz
Pubblicato il 1 febbraio 2017
http://www.blitzquotidiano.it/politica- ... io-2629382

SAN FRANCISCO – La città di San Francisco, in California, fa causa a Donald Trump per il taglio dei fondi alle cosiddette “città santuario”, ovvero quelle che hanno adottato politiche per proteggere gli immigrati illegali non perseguendoli per la violazione delle norme americane.

San Francisco è la prima città a presentare una causa del genere, aprendo di fatto un nuovo fronte di scontro con Trump sull’immigrazione. La citazione in giudizio arriva a meno di una settimana dall’ordine emesso dal neopresidente Usa che avvisava le città indulgenti con gli immigrati che avrebbero perso i loro finanziamenti federali se non avessero cominciato a cooperare con gli agenti dell’immigrazione.

La città accusa l’amministrazione Trump di violare il decimo emendamento della Costituzione, secondo cui i poteri non delegati al governo federale sono riservati ai rispettivi Stati o al popolo. Il 13% del budget annuale di San Francisco è rappresentato dai fondi federali.

Nella lista delle oltre 400 città che offrono protezione ai clandestini ci sono anche New York, Seattle e Chicago. I rispettivi sindaci hanno ordinato agli agenti di polizia di non chiedere ai cittadini il loro status a livello di immigrazione.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » sab feb 11, 2017 4:59 am

Trump ipotizza un nuovo bando anti-musulmani
"Dobbiamo fare presto - ha detto il presidente Usa - per garantire la sicurezza nazionale". Lo scoglio della Corte Suprema, con i giudici in pareggio tra democratici e repubblicani, sembra al momento invalicabile per il tycoon. Che, però, lancia altre minacce all'Iran: "Rohani deve stare molto attento". E poi ha parlato di tributi e aziende: "faremo ampio taglio sulle tasse, ma le aziende che lasceranno l'America subiranno conseguenze"
dalla nostra inviata ANNA LOMBARDI
11 febbraio 201
http://www.repubblica.it/esteri/2017/02 ... -158043813

NEW YORK. "Un nuovo ordine esecutivo sul divieto di ingresso negli Stati Uniti è possibile: vinceremo questa battaglia". Donald Trump ha ipotizzato la possibilità di un nuovo bando anti musulmani riveduto e corretto. E lo ha fatto rispondendo alle domande dei giornalisti a bordo dell'Air Force One durante il viaggio verso la sua tenuta di Mar-o-Lago, in Florida, dove passerà il week end a giocare a golf in compagnia del premier giapponese Shinzo Abe, suo ospite. "Un nuovo decreto potrebbe essere una cosa molto buona - ha dunque detto Trump alla stampa - Abbiamo bisogno di fare in fretta per ragioni di sicurezza nazionale. Vedrete qualcosa già a inizio settimana".

Dopo la decisione della nona corte di San Francisco di mantenere il blocca al bando anti musulmani che tanto ha diviso il Paese, l'ipotesi di un nuovo ordine esecutivo starebbe a significare che la Casa Bianca è pronta a rinunciare a un nuovo intervento dei giudici e dunque al ricorso alla Corte Suprema. Percorso sconsigliato da molti: presentare il decreto esecutivo davanti alla Corte suprema è infatti una strada rischiosa. Sia perché una nuova sconfitta sarebbe a questo punto senza appello. Sia perché in mancanza del nono giudice - il processo di approvazione del neo nominato Neil Gorsuch durerà almeno fino alla prossima primavera - c'è il serio rischio di un voto 4 contro 4 e dunque di uno stallo che non cambierebbe le cose.

Riscrivere il bando, apre invece alla possibilità di una nuova formulazione che aggirerebbe le obiezioni dei giudici: si potrebbe eliminare il divieto di ingresso a chi è già munito di Carta Verde o documenti di residenza permanente, ovvero a quei cittadini stranieri che però sono di fatto protetti dalla legge degli Stati Uniti. E renderebbe più arduo l'ingresso a chi ha fatto richiesta di visto, perché, come spiegano gli analisti, a quel punto sarebbe più difficile per i giudici proteggere i diritti di chi sul suolo americano non c'è ancora mai stato. Ai tribunali, in pratica, non resterebbe che accettare la decisione del presidente in materia di sicurezza nazionale.

La conferma dell'intenzione di rinunciare al ricorso alla Corte Suprema è arrivata anche da fonti interne alla Casa Bianca che indicano in Stephen Miller - già capo della comunicazione del nuovo ministro della giustizia Jeff Sessions - il possibile autore della riscrittura. Peccato che poco dopo la diffusione di queste notizie, nel tardo pomeriggio di venerdì, il Capo dello Staff Reince Pirebus ha detto esattamente il contrario: "Ogni opzione di ricorso legale è ancora sul tavolo: compresa quella di rivolgerci alla Corte Suprema".

Durante il viaggio sull'Air Force One Trump è rimasto vago: "Abbiamo molte opzioni compresa quella di un nuovo bando, la settimana prossima". Aggiungendo, con la spavalderia che abbiamo ormai imparato a conoscere: "Saremo molto duri in materia di sicurezza".

Trump, comunque, sembra voler mettere letteralmente anche altra carne sul fuoco nelle relazioni già difficili con i paesi oggetto del "muslim ban". "E' meglio che il presidente iraniano stia attento": così il presidente Usa, dall'Air Force One, ha commentato l'intervento di Hassan Rohani che ha parlato di forte risposta degli iraniani di fronte alle minacce americane. La scorsa settimana, dopo che Trump aveva messo in guardia ufficialmente l'Iran per il suo programma missilistico, gli Stati Uniti hanno varato una nuova serie di sanzioni nei confronti di Teheran.

Il presidente Usa ha parlato anche di tributi e aziende americane: "Stiamo lavorando per un massiccio taglio delle tasse sui lavoratori e sulle imprese", afferma nel messaggio del fine settimana alle famiglie americane. "Vogliamo che sia sempre più facile fare impresa in America - aggiunge - e renderemo più difficile per le aziende lasciare il nostro Paese. Se lo faranno ci saranno conseguenze".
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » sab feb 11, 2017 7:57 am

Forza Trump!

Trump firma ordine esecutivo per dare piu' poteri a polizia
Agenzia Vista Ven, 10/02/2017 - 16:15

http://www.ilgiornale.it/video/mondo/tr ... 62341.html

(Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev) Washington, 10 febbraio 2017 - Tre nuovi ordini esecutivi del presidente Usa, Donald Trump. Tra questi, un testo che dà maggiori poteri alla polizia: "Con questi ordini - ha detto Trump - restauriamo la sicurezza in America. Creata una nuova task force che si occuperà di ridurre il crimine, in particolare per quel che riguarda immigrazione illegale, traffico di droga e omidici / Whitehouse
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » sab feb 11, 2017 8:03 pm

Trump, stretta su immigrati: centinaia di arresti in sei stati Usa
È il risultato del decreto firmato dal presidente americano il 26 gennaio. Le città più colpite sono Atlanta, Chicago, New York, Los Angeles, oltre ad alcune aree della North e South Carolina. L'obiettivo dei è rimpatriare gli irregolari con fedina penale sporca ma per i media vengono colpite anche persone senza precedenti
11 febbraio 2017

http://www.repubblica.it/esteri/2017/02 ... -158076620

Il decreto anti immigrati firmato dal presidente Usa Donald Trump il 26 gennaio ha seminiato la paura tra gli irregolari in almeno sei stati americani. Nell'ultima settimana - riportano i media - sono stati centinaia gli arresti in quella che si sta delineando come una vera e propria ondata di raid ordinati dalle autorità che si occupano dell'immigrazione e della sicurezza dei confini. È il risultato della legge che ha l'obiettivo di una decisa stretta sui circa 11 milioni di immigrati clandestini negli Usa.

Obiettivo dei raid dovrebbe essere quello di arrestare e rimpatriare immigrati con la fedina penale sporca. Ma - riportano i media americani - ad essere colpite in queste ore sono anche molte persone senza precedenti per reati. Un aspetto quest'ultimo che differenzierebbe queste operazioni da quelle in passato messe in campo anche da Barack Obama.
Trump ha promesso di rispedire a casa in maniera forzata almeno 3 milioni di illegali che si sono macchiati di crimini. E per raggiungere questo risultato ha dato ordine al Dipartimento per la sicurezza nazionale di ampliare la platea delle persone da perseguire: non solo quelle già condannate dalla giustizia per reati penali, ma anche quelle con reati minori e in alcuni casi anche persone solo sospettate di attività criminali o illegali. Le città più colpite dai raid delle autorità nell'ultima settimana sono state Atlanta, Chicago, New York, Los Angeles, oltre ad alcune aree della North e South Carolina. Attivisti per i migranti affermano che vi sono stati arresti negli ultimi due giorni anche in Florida, Kansas, Texas e Virginia del Nord.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » sab feb 11, 2017 10:14 pm

Bannon, lo stratega di Trump è il killer del politically correct di Marcello Bussi
Marcello Bussi, Italia Oggi 10 febbraio 2017

http://scenarieconomici.it/bannon-lo-st ... ello-bussi

Fra gli elettori democratici è molto più conosciuto di Charles Schumer, il capogruppo del partito al Senato, per qualcuno è addirittura il diavolo. D’altronde ha detto: «L’oscurità è una cosa buona, Dick Cheney, Dart Fener, Satana. Questo è il potere.

Ci aiuta quando loro (la stampa liberal, ndr) non vedono, quando sono ciechi rispetto a chi siamo e cosa facciamo».

Stephen Bannon è l’uomo del giorno, lo stratega dell’amministrazione Trump, il consigliere numero uno del presidente, sempre al suo fianco. Diventato celebre come executive chairman di Breitbart News, il sito che ha fatto della guerra al politically correct la sua ragione di vita, punto di riferimento della alt-right, la destra alternativa che vuole abbattere l’establishment repubblicano, Bannon è stato chiamato in tutta fretta da Trump a rilanciare la sua campagna elettorale che aveva subito un duro colpo dalle registrazioni fatte vent’anni prima, in cui il magnate nuovayorchese manifestava tutto il suo sessismo («grab them by the pussy», la celebre frase che ognuno può facilmente intendere usando Google translate) e dall’esito disastroso del suo primo confronto televisivo con Hillary Clinton.

Il consiglio di Bannon a Trump è stato quello che lo stesso candidato voleva sentirsi dire: non moderare i toni, sparale ancora più grosse. E così al secondo scontro con la Clinton, a proposito delle e-mail cancellate quando la signora era segretario di Stato, Trump le ha detto in faccia: «Quando sarò presidente ti manderò in prigione».

Da lì è cominciata la rimonta.

Trump apprezza Bannon perché è un uomo che si è fatto da sé. Nato a Norfolk, Virginia, in una famiglia della classe operaia, Bannon si arruola nella marina, studia alla Harvard Business School ed entra in Goldman Sachs. Ma l’ambiente non gli piace, per quanto intellettualmente dotato è pur sempre un figlio del popolo. Così lascia la banca d’affari e si trasferisce a Los Angeles per diventare distributore. Qui, grazie a un colpo di fortuna, riesce ad avere una quota nei diritti di Seinfeld, situation comedy di grande successo, poi diventa produttore e gira alcuni documentari ispirandosi allo stile di Michael Moore (ma agli occhi di un italiano si nota anche l’influsso di Gualtiero Jacopetti, che con il suo Mondo Cane è il padre di tutti i documentari politicamente scorretti). Quando nel 2012 muore Andrew Breitbart e Bannon diventa executive chairman dell’omonimo sito da lui fondato e lo trasforma radicalmente, aumentandone gli accessi. Allo stesso tempo conduce alla radio un talk show dove invita spesso Trump. I due si intendono a meraviglia.

Può sembrare strano, ma per capire il pensiero di Bannon bisogna ascoltare il discorso da lui tenuto nel 2014 a una conferenza organizzata in Vaticano dall’Istituto dignitatis humanae, un gruppo di cattolici conservatori (Bannon ha parlato via Skipe da Los Angeles) legati al cardinale statunitense Raymond Burke, il più strenuo oppositore di papa Francesco.

Qui ha parlato dei «dimenticati», uno dei concetti più battuti nei discorsi di Trump, alla base della sua vittoria in Stati tradizionalmente democratici come la Pennsylvania: «Ho potuto vederlo quando lavoravo in Goldman Sachs. Ci sono persone a New York che si sentono più vicine alla gente di Londra e di Berlino che a quella del Kansas e del Colorado. Hanno questa mentalità elitaria che detta a tutti come deve essere guidato il mondo».

Per avere successo il mondo occidentale e l’America in particolare devono basarsi su tre fattori: il capitalismo, il nazionalismo e i valori giudaico-cristiani. Secondo Bannon, l’America soffre di una «crisi del capitalismo». Il capitalismo dei bei tempi andati si fondava sulla moderazione, lo spirito imprenditoriale e il rispetto per il prossimo.

Ma la generazione dei sessantottini ha rovinato tutto, rottamando i valori dei genitori (nazionalismo, modestia, patriarcato, religione) per sostituirli con pluralismo, sessualità, egualitarismo e secolarismo. Sulla base di questi presupposti, è nata l’élite globalizzata, battezzata da Bannon il partito di Davos, che ha deformato le istituzioni del capitalismo, privando le classi medie in tutto il mondo della ricchezza che si meritano.

Una situazione esasperata dalla crisi del 2008, con il governo americano che ha fatto pagare il conto dello scoppio della bolla speculativa ai lavoratori.

È la solita storia del privatizziamo i guadagni e socializziamo le perdite. La crisi del capitalismo ha portato a un socialismo per i ricchi e alla sofferenza della classe media. Bannon è convinto che senza la cornice della morale giudeo-cristiana il capitalismo può essere una forza di danno e di ingiustizia, come viene bene dimostrato dal declino dell’economia statunitense.

Per fare ritornare grande l’America, allora, bisogna riancorare il capitalismo ai valori giudaico-cristiani. Questa morale condivisa garantisce che le imprese non investano solo a proprio esclusivo vantaggio, ma anche per il bene dei lavoratori della propria nazione e delle generazioni future.

Ecco perché Bannon segue con attenzione le vicende vaticane. Qualcuno pensa con troppa attenzione. Il consigliere numero uno di Trump considera papa Francesco un socialista troppo accomodante con l’islam, che è invece la minaccia numero uno per l’Occidente. È chiaro che una chiesa secolarizzata, stile new age, non è funzionale alla visione del mondo di Bannon. I manifesti in romanesco che irridono a France’ che nei giorni scorsi hanno tappezzato la Città Eterna, potrebbero non essere il frutto di un Pasquino qualsiasi.
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Re: Je suis Charlie e Trump, forza Trump!

Messaggioda Berto » ven feb 17, 2017 9:27 pm

'Trump, Guardia Nazionale contro immigrati irregolari'
Associated Press, il presidente Usa sta valutando la mobilitazione fino a 100mila uomini. Ma la Casa Bianca smentisce
ANSA WASHINGTON
17 febbraio 2017

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/n ... d4edb.html

L'amministrazione Trump sta considerando di mobilitare fino a 100mila unita' della guardia nazionale nella stretta contro gli immigrati irregolari. La proposta e' citata nella bozza di un documento preso in visione dalla Associated Press e indica la mobilitazione di fino 100 mila unita' della guardia nazionale in 11 stati nell'ambito della stretta contro gli immigrati non autorizzati. Se la proposta verra' attuata, darebbe vita ad una mobilitazione senza precedenti delle forze dell'ordine nel contrastare l'immigrazione illegale e anche in territori lontani dalla frontiera con il Messico (punto nevralgico per gli ingressi di clandestini negli Usa), fino agli stati settentrionali di Portland e Oregon, o orientali come New Orleans e Louisiana. Se la proposta dovesse essere attuata chiamerebbe comunque in cause i governatori degli stati coinvolti che dovrebbero approvare la partecipazione all'operazione delle truppe sotto la propria competenza statale.

Il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer smentisce che l'amministrazione Trump abbia intenzione di mobilitare fino a 100mila unità della guardia nazionale nella stretta contro gli immigrati irregolari: "Non è vero. 100% falso", scrive sul suo profilo Twitter rinviando all'indiscrezione rilanciata dall'Associated Press. "Non c'è alcun impegno volto ad utilizzare la guardia nazionale per radunare immigrati illegali", ha poi sottolineato Spicer parlando con i giornalisti al seguito del presidente Donald Trump, in viaggio verso la Sud Carolina. Non è chiaro se il tema sia mai stato oggetto di discussione nell'ambito dell'amministrazione, ma Spicer ha sottolineato che quello circolato, citato dall'agenzia AP, "non è un documento della Casa Bianca".

Intanto si complica la posizione Michael Flynn: il Pentagono non ha trovato alcun documento indicante che l'ex consigliere per la sicurezza nazionale avesse ricevuto un'autorizzazione per accettare soldi da un governo straniero prima del viaggio a Mosca a fine 2015 per una intervista retribuita in occasione del gala per i 10 anni della tv filo Cremlino Russia Today, dove sedette vino a Putin. Lo scrive il Wsj citando una lettera del segretario facente funzioni dell'esercito Robert Speer inviata a Elijah Cummings, deputato dem della commissione controllo. Era stato lo stesso Flynn a riferire di essere stato pagato, e bene, per quell'intervista ed ora Cummings vuole sapere quanto: per questo ha chiesto i dati al suo agente. ''Stiamo tentando di accertare l'ammontare percepito dal gen. Flynn per la sua apparizione, la fonte del finanziamento e se possa aver ricevuto altri pagamenti da altre fonti straniere per ulteriori impegni'', ha spiegato. La Costituzione vieta ai militari in pensione di ricevere soldi da governi stranieri senza l'autorizzazione del Congresso.

Il vice ammiraglio Robert Harward, scelto da Donald Trump come consigliere per la sicurezza nazionale al posto del 'dimissionato' Michael Flynn, ha declinato l'offerta. Un possibile motivo sarebbe legato al fatto che Harward aveva posto come condizione quella di portarsi il suo team. Se la notizia data da alcuni media Usa fosse confermata, si tratterebbe dell'ennesima tegola per l'amministrazione Trump. In particolare Harward si sarebbe rifiutato di tenere il vice di Flynn, K.T.McFarland, cui Trump aveva promesso di conservare il posto, e dopo un giorno di braccio di ferro avrebbe preferito rinunciare. Ex Navy Seal, Harward, 60 anni, ha servito come vice del commando centrale Usa sotto l'attuale capo del Pentagono, James Mattis, di cui era considerato un amico e alleato. In precedenza era stato vice comandante generale del comando per le operazioni speciali congiunte a Fort Bragg, in North Carolina. Harward aveva guidato truppe sia in Iraq che in Afghanistan per sei anni dopo l'11 settembre. Sotto George W. Bush, aveva fatto parte del National Security Council come direttore strategico e delle politiche anti terrorismo.

Dopo il forfait del vice ammiraglio Robert Harward per sostituire il 'dimissionato' Michael Flynn, travolto dal Russiagate, Donald Trump ha fatto sapere via twitter di avere in lista il gen. Keit Kellogg, che temporaneamente ricopre già la carica di consigliere per la sicurezza nazionale ed è "molto in gioco", ed altri tre candidati, che non ha menzionato. Kellogg è stato anche consigliere di politica estera per Trump durante la campagna elettorale. Il tycoon non ha precisato quando intende procedere alla nomine ma si presume presto, per colmare un vuoto in una posizione chiave.

Trump: media, Dubke scelto come direttore comunicazione - Il fondatore della Crossroads Media, Mike Dubke, è stato scelto come nuovo Direttore della comunicazione della Casa Bianca, secondo quanto riferisce la Cnn online citando in forma anonima due funzionari dell'amministrazione e affermando che la nomina dovrebbe essere ufficializzata oggi. La notizia è riportata anche da Fox News, secondo cui Dubke - che dovrebbe prendere il posto di Jason Miller, che fece un passo indietro poco dopo esser stato scelto lo scorso dicembre - era già ieri alla Casa Bianca. La nomina di Dubke, nota la Cnn, dovrebbe alleggerire la pressione sul portavoce Sean Spicer, che finora oltre a svolgere il suo lavoro ha anche dovuto fare le funzioni di Direttore della comunicazione, due incarichi che normalmente sono separati. Dubke è stato coinvolto nella politica locale, statale e federale sin dal 1988, secondo quanto si legge nella sua bibliografia pubblicata nel sito web della Crossroads Media.
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