Charlie Hebdo

Charlie Hebdo

Messaggioda Berto » ven set 16, 2016 7:03 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Charlie Hebdo

Messaggioda Berto » ven set 16, 2016 7:04 am

Criticare e denunciare l'Islam è un dovere prima ancora che un diritto

viewtopic.php?f=188&t=2811

Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere civile universale prima ancora che un diritto umano;
poiché l'Islam è il nazisno maomettano.
Non va solo criticato ma denunciato, contrastato, perseguito e bandito.


La blasfemia vera è quella che sta alla base delle religioni, ossia la presunzione sacrilega di detenere il monopolio di Dio, dello Spirito Universale;
questa blasfemia è la fonte di ogni male, specialmente laddove questa presunzione demenziale si accompagna alla mostruosa e disumana violenza coercitiva.

L'odio e la violenza sono intrinsici all'Islam, a Maometto e al Corano, vanno denuciati, perseguiti e banditi come il male assoluto.
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6248299139



Hans Teuween e le sorelle Alariachi
https://www.facebook.com/Islamicamentan ... 4352270292

Islamicamentando
20 dicembre alle ore 09:15

- Alcuni anni prima della strage Jihadista nella sede di Charlie Hebdo: prove tecniche di censura islamica nei Paesi Bassi.

Le sorelle Alariachi cercano di mettere Hans Teuween alle corde per sopprimere la libertà di parola nel nome del politicamente corretto asservito all’Islam, ma lui non cede e ribatte colpo su colpo.

Credits: AustralianNeoCon1 (YouTube)

[Kafir Soul]


Hans Teeuwen - Echte Rancune - Islam
https://www.youtube.com/watch?v=pdDK-mSHAx8

https://en.wikipedia.org/wiki/Hans_Teeuwen

Sorelle Alariachi
https://nl.wikipedia.org/wiki/Esmaa_Alariachi
https://nl.wikipedia.org/wiki/Jihad_Alariachi
https://nl.wikipedia.org/wiki/Hajar_Alariachi

https://www.facebook.com/Islamicamentan ... 0980374403
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Re: Charlie Hebdo

Messaggioda Berto » ven set 16, 2016 7:07 am

Charlie Hebdo rincara la dose: "La mafia fa le vostre case"
Il settimanale satirico ancora contro il nostro Paese. Ma l'ambasciata francese prende le distanze
Andrea Riva - Ven, 02/09/2016

http://m.ilgiornale.it/news/2016/09/02/ ... se/1302426

A vedere l'ultima vignetta di Charlie Hebdo, verrebbe da dire che la toppa è peggio del buco. Per cercare di placare gli animi dopo la diffusione dell'immagine che si burlava dei nostri connazionali morti ad Amatrice, il settimanale satirico francese ha deciso di pubblicare una nuova vignetta raffigurante un terremotato sotto le macerie che dice: "Italiani, non è stato Charlie Hebdo a costruire le vostre case, è stata la mafia".

Un giudizio approssimativo che offende non solo le vittime ma tutti gli italiani.

Nel pomeriggio, l'ambasciata di Francia in Italia ha precisato che la vignetta sul terremoto pubblicata da Charlie Hebdo "non rappresenta assolutamente la posizione della Francia" e che il Paese "è vicino all'Italia in questa difficile prova". Il sisma che ha colpito il centro Italia lo scorso 24 agosto, si legge nel comunicato dell'ambasciata di Palazzo Farnese, "è una tragedia immensa". "La Francia - prosegue la nota - ha porto le sue più sentite condoglianze alle autorità e al popolo italiano e ha proposto il suo aiuto. A tale fine, la nostra ambasciata è a disposizione delle autorità italiane". "Trattandosi delle caricature della stampa - spiega l'ambasciata riferendosi direttamente alla polemica suscitata dalla vignetta del giornale satirico -, le opinioni espresse dai giornalisti sono libere. Il disegno pubblicato da Charlie Hebdo non rappresenta assolutamente la posizione della Francia".



Charlie Hebdo, ora ci indigniamo perché i morti sono nostri? - Il Fatto Quotidiano
di Tito Borsa
2016/09/02

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09 ... ri/3010179

Fermi tutti. Charlie Hebdo, la rivista satirica francese conosciuta dai più solo dopo l’attentato del 7 gennaio 2015, ci ha fatto capire che i morti italiani sono più importanti e meritano più rispetto dei morti francesi. Ci stiamo riferendo in particolare a due vignette: la prima, riguardante l’attentato di Nizza del 14 luglio scorso, raffigurante un fuoco d’artificio che sparge sangue sui presenti e la seconda, pubblicata dopo il terremoto che ha sconvolto il centro Italia pochi giorni fa, intitolata Terremoto all’italiana e raffigurante due superstiti del sisma e delle macerie che seppelliscono dei corpi con le beffarde didascalie Penne al pomodoro, Pasta gratinata e Lasagne.

Le vittime del terremoto contano di più di quelle della strage? Evidentemente sì, perché chi scrive non ricorda di aver visto a metà luglio sui social network (e sulle edizioni online di alcuni quotidiani) la disapprovazione che ora sta invadendo Facebook e Twitter dopo questa vignetta. Se un anno e mezzo fa eravamo tutti Charlie, ora quelli che capiscono e appoggiano il giornale satirico si contano sulle dita di una mano. Ma, nei fatti, nulla è cambiato: Charlie Hebdo continua a fare satira e così facendo continua a bastonare chi ritiene meritevole di tali bastonate. Se la libertà di espressione in uno stato liberale non deve avere alcun limite se non l’incitazione alla violenza, la satira è (e deve essere) ancora più libera, perché nasce per essere a volte divertente, ma molto più spesso cattiva, grottesca, violenta in senso lato.

Questo discorso deve essere applicato sempre e prescinde dal giudizio sulla vignetta nella mente di chi scrive: il nostro giudizio (in quanto “nostro”) non può essere il metro di giudizio per misurare la libertà degli altri. Abbiamo difeso Charlie Hebdo quando aveva messo alla berlina la Trinità (raffigurando Padre, Figlio e Spirito Santo in un ménage à trois) e il Profeta, non ci siamo neppure accorti di quando la rivista si è occupata della strage di Nizza e ora pretendiamo di avere il diritto di indignarci solo perché i morti raffigurati sono i nostri? Questo ragionamento non sta in piedi e non può stare in piedi: solo un pensiero succube di un egocentrismo (inclinazione a misurare il mondo secondo il proprio metro di giudizio) dilaniante può partorire idee come queste.

Charlie Hebdo aveva, ha e continuerà ad avere il diritto di pubblicare quello che ritiene opportuno, prendendo di mira chi ritiene di dover prendere di mira, e noi continueremo ad avere l’altrettanto sacrosanto diritto di non comprarlo. È il mercato a stabilire le regole di condotta di una qualunque azienda, anche di un quotidiano. Può piacere o non piacere ma è innegabile che sia così: se il settimanale francese riesce a sopravvivere, significa che qualcuno lo legge e che quindi è interessato a ciò che Charlie Hebdo pubblica. Volete dirmi che il nostro diritto di vivere nel politicamente corretto vale di più del diritto di un lettore di Charlie di leggere ciò che gli interessa?


Alberto Pento

D-o non si può insultare; soltanto gli idoli si insultano. Jahvè, Cristo, Allah sono soltanto idoli e le loro religioni idolatrie. Il peggiore di tutti è Allah l'idolo dell'orrore e del terrore; Jahvè è il più ragionevole e Cristo una eresia ebraica. Tutte invenzioni umane; tutte interpretazioni e falsificazioni di D-o. I veri bestemmiatori, senza rispetto, sono coloro che presuntuosamente e stupidamente credono che il loro idolo sia D-o (magari cercano di imporlo agli altri e all'umanità intera con il terrore e la violenza) e ben fanno gli spiriti liberi a deridere tutti gli idoli e tutti gli idolatri. Gli idolatri con il loro offendersi dimostrano soltanto come il loro Dio non sia altro che un idolo e come loro siano essenzialmente e fideisticamente idolatri. È un dovere civile deridere gli idoli e gli idolatri presuntuosi, totalitari, assolutisti e razzisti.

Il nazismo islamico di Maometto, del Corano, di Allah non rispetta i diversamente religiosi, i diversamente pensanti e i valori umani universali. Chi non rispetta l'universalità umana e i Diritti/Doveri Umani Universali non merita alcun rispetto. Chi vuole imporre la sua interpretazione di D-o, con il terrore e l'orrore, non merita alcun rispetto, va criticato, deriso, sbeffeggiato e bandito. Non si può far passare per valore da rispettare, la menzogna, l'orrore e il terrore. Se uno mi dice che Maometto era un Santo io gli dico che per me Maometto era un criminale terrorista e assassino e se questo cerca di uccidermi, come reazione, va come minimo allontanato, se non rinchiuso o se necessario ucciso per legittima difesa.



Enrico Mentana su Facebook: "Charlie Hebdo è questo"
Marta Proietti - Ven, 02/09/2016 - 13:45

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 02221.html

"Quando dicevate Je suis Charlie solidarizzavate con chi ha sempre fatto simili vignette, dissacrando tutto e tutti.

Le vignette su Maometto anzi facevano alla gran parte degli islamici lo stesso effetto che ha suscitato in tutti noi questa sul terremoto"

Così Enrico Mentana si rivolge agli utenti di Facebook scandalizzati dalla vignetta pubblicata sulla rivista Charlie Hebdo in riferimento al terremoto che ha distrutto diversi paesi del centro Italia lo scorso 24 agosto. Il direttore del TgLa7 lancia una provocazione: "Vogliamo rompere le relazioni con la Francia dopo aver marciato in loro difesa? Basta più laicamente dire che una vignetta ci fa schifo".

E a molte persone effettivamente questa vignetta non è piaciuta. Un utente ha infatti scritto: "Fare satira su una catastrofe naturale, insomma, su una tragedia che non è stata scelta, è un po' come fare satira sul cancro. E questo non è accettabile". Un altro aggiunge: "Ha ragione Direttore, fermo restando che personalmente trovavo imbecilli pure le vignette su Maometto. Non mi pare una satira di gran qualità, concetto espresso anche al tempo, non solo ora".

Ma non tutti sono d'accordo. Alcuni infatti si schierano a difesa della satira. Un utente ha commentato il post: "La satira si fa su tutto, poi si è liberi di apprezzarla o meno ed è accettabilissimo: la libertà di espressione è questo".
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Re: Charlie Hebdo

Messaggioda Berto » ven set 16, 2016 7:09 am

La vignetta de Il Tempo contro Charlie Hebdo: "Tartare á la parisienne"

Il quotidiano romano attacca Charlie Hebdo con una vignetta sui morti della strage del 7 gennaio 2015. E chiede: "Una vignetta così vi avrebbe fatto piacere?"
Gabriele Bertocchi - Sab, 03/09/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 02584.html

Il quotidiano romano attacca Charlie Hebdo con una vignetta sui morti della strage del 7 gennaio 2015. E chiede: "Una vignetta così vi avrebbe fatto piacere?"

La vignetta di poco gusto pubblicata su Charlie Hebdo che ironizza sui morti del sisma del Centro Italia ha sollevato numerose polemiche.

Il Tempo, quotidiano romano, risponde al settimanale francese con una vignetta molto forte.


Una satira che non fa ridere

Nonostante siano passate 24 ore dalla pubblicazione dello schizzo che deride le vittime del sisma del 24 agosto, e che tanto ha fatto arrabbiare agli italiani, i toni non si smorzano. Il Tempo, giornale fondato il 6 maggio 1944 a Roma, cerca, con una vignetta altrettanto dura, di provocare i membri del giornale satirico francese.

Lo schizzo ritrae un uomo a volto coperto che spara e uccide diverse persone, un riferimento alle vittime dell'attacco terroristico che ha colpito la redazione di Charlie Hebdo. Sotto ai corpi crivellati dall'arma del terrorista, la scritta: "Tartare á la parisienne". In alto, invece capeggia la scritta: "Cari francesi, una vignetta così vi avrebbe fatto piacere?". (Clicca qui per vedere la vignetta de Il Tempo)

Affianco alla vignetta di risposta, quella di Hebdo, che ritrae i morti come strati di lasagne. In mezzo alla prima pagina del quotidiano, un'altra dicitura che fa riferimento all'attacco subito dai francesi il 7 gennaio 2015: "Je suis Amatrice". Che si contrappone così al famoso "Je suis Charlie" con cui il mondo intero si è stretto accanto alle vittime della redazione francese.
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Re: Charlie Hebdo

Messaggioda Berto » ven set 16, 2016 7:09 am

Charlie Hebdo, la vignetta che irride i francesi
Dopo il disegno del settimanale francese sul terremoto di Amatrice si moltiplicano le risposte dei vignettisti italiani
Rachele Nenzi - Sab, 03/09/2016
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 02615.html

Dopo il disegno del settimanale francese sul terremoto di Amatrice si moltiplicano le risposte dei vignettisti italiani.

Charlie Hebdo ieri ha sollevato immani polemiche per la vignetta in cui rappresentava i terremotati di Amatrice come schiacciati dagli strati di una lasagna.
La vignetta di Charlie Hebdo

Il disegno firmato Felix aveva scatenato la reazione della rete, facendo anche vacillare il grido "Je Suis Charlie" sollevatosi dall'Italia in occasione degli attentati terroristici islamici che dimezzarono la redazione del settimanale satirico.

E così è proprio su quell'attentato che si concentrano le "risposte" dei vignettisti italiani. Come "Pillole di Jenus", che nella sua pagina Facebook ha pubblicato una vignetta irriverente. (Guarda la foto) Si vede uno scolapasta, divenuto la sede dei Servizi Segreti francesi, che perde sangue da tutti i pori. Un modo per sottolineare come negli attentati di Parigi così come in quelli di Nizza, le forze dell'ordine sono state incapaci di prevedere gli attacchi islamisti. Una risposta anche alla seconda vignetta di Charlie Hebdo, che ieri ha scritto: "Non è Charlie a costruire le vostre case (distrutte dal terremoto, Ndr), ma la mafia".

Chi di vignetta colpisce...
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Re: Charlie Hebdo

Messaggioda Berto » ven set 16, 2016 7:10 am

Voi siete come l’Isis – Il blog di Giampaolo Rossi

http://blog.ilgiornale.it/rossi/2016/09 ... come-lisis


TAGLIAGOLE E DISEGNATORI
Che differenza c’è tra i tagliagole dell’Isis e i disegnatori di Charlie Hebdo?
Qualcuno di voi dirà: beh, che domanda stupida! Una differenza enorme. I primi sono assassini fanatici, integralisti e seguaci di un Dio totalitario e repressivo; i secondi sono campioni della libertà d’espressione e della laicità dell’Occidente; tanto che quelli dell’Isis ne hanno fatti fuori una dozzina.

Non è vero! Tra loro non c’è differenza. Sono entrambi figli di una stessa visione malata del mondo che disprezza la morte e quindi disprezza la vita.
Nel loro sangue scorre lo stesso nichilismo del nostro tempo.

SATIRA E SADISMO
La vignetta del settimanale satirico francese sul terremoto di Amatrice non è solo disgustosa ma è il segno di una malattia dell’anima mascherata da provocazione.
Disegnare i morti italiani schiacciati sotto le macerie come un piatto di lasagne in cui il sangue è la salsa di pomodoro ironizzando sul “sisma all’italiana”, non fa solo vomitare ma squarcia il velo su ciò che stiamo diventando.
Non è satira, è sadismo. Non è satira, è crudeltà. Non cerca di esorcizzare il dolore, ma banalizzarlo. Non vuole far ridere, vuole solo a far parlare di sé in quel circo Barnum che stiamo alimentando anche noi con questo articolo.

Isis e Charlie Hebdo sono la stessa cosa. I primi usano il coltello per tagliare la gola ai loro prigionieri, i secondi usano le matite colorate per decapitare la dignità umana.

I primi usano Dio per giustificare le loro infamie. I secondi usano la Libertà (trasformata in Dio) per offendere, dissacrare, umiliare, violentare le cose che per milioni di uomini sono il fondamento di senso della vita.

I morti di Amatrice sono, per gli imbecilli di Charlie Hebdo, come gli ostaggi per i tagliatole dell’Isis: le vittime sacrificali di una vanità mediatica e di un integralismo ideologico.

Il Dio dell’Isis è intollerante e spietato coma la Dea Libertà di Charlie Hebdo. Non fa prigionieri, non arretra di fronte al dolore, alla paura o alla disperazione.

In fondo, tagliare la gola ad un ragazzino di 12 anni è come prendere per il culo una bambina di 7 morta sotto le macerie della sua casa; dietro c’è la stessa ignobile anima.

LA VERA LIBERTÀ
Isis e Charlie Hebdo, fate schifo entrambi!
Ma almeno i tagliatole islamici non appartengono alla nostra civiltà; a loro non possiamo rimproverare di disprezzare il valore di una libertà che non conoscono e che per questo odiano.
Quelli di Charlie Hebdo, invece si. Loro appartengono a questa civiltà e dovrebbero conoscere che la grandezza della libertà in cui loro vivono è data dal suo limite; perché la libertà non è potere (cioé senza limiti) ma è dovere (il suo limite è l’altro da-noi).
La libertà è libertà di essere, non di negare l’altro; e si nega l’altro anche denigrandolo e dissacrandolo.

CARI DISEGNATORI…
Cari disegnatori di Charlie Hebdo: con quella vignetta vi siete accaniti su morti innocenti esattamente come fanno quelli dell’Isis quando fanno scempio dei loro prigionieri.

In fondo, voi odiate la Pietas che è la dimensione vera della nostra libertà. Noi siamo quella Pietas e il vostro disprezzo per ciò che noi siamo vi rende uguali a loro.

Siete la manifestazione più evidente di una società malata che nasconde le piaghe del suo corpo dietro l’ipocrisia di parole svuotate come pluralismo, tolleranza, laicità.
Voi non siete un esempio di libertà; siete solo la metastasi di un cancro che si chiama “tramonto dell’Occidente”.


Alberto Pento

La differenza è grande, abissale: gli uni uccidono la vita, gli altri con la satira fatta di parole e di immagini uccidono gli idoli e i falsi miti che portano la morte o provocano disvelamenti salutari anche attraverso paradossi irritanti. Chi mette sullo stesso piano Charlie Hebdo con il nazismo islamico si fa complice del terrorismo islamico e giustifica i suoi crimini.



Rocco Buttiglione: “Loro sono islamici, ma noi chi siamo?”
Michele M. Ippolito 31 agosto 2016 Italia, Ultime notizie Nessun commento

http://www.lafedequotidiana.it/rocco-bu ... m=facebook

" Quelli sono islamici, ma noi chi siamo?” Se lo chiede con amarezza il parlamentare di AP , ex Presidente della Camera dei Deputati e filosofo cattolico, professor Rocco Buttiglione, pugliese di nascita, il quale dedica qualche battuta alla sua terra e al problema terrorismo

Professor Buttiglione, il terrorismo islamista non concede tregua ed ora uccide barbaramente anche dentro una Chiesa. L’ Occidente ha qualcosa sulla quale recriminare?

” Fatta la doverosa premessa che si tratta di atti terribili da condannare in blocco e che è una offensiva senza precedenti, parlo dell’ Occidente. Quelli sono islamici, ma noi oggi chi siamo? E che cosa siamo? Non lo sappiamo neanche noi e peggio ancora neppure lo vogliamo sapere o tentiamo di saperlo”.

Che cosa intende dire?

” Il terrorismo islamista fa leva sul delirio, ma anche e direi molto, sulla nostra incertezza e timidezza. Siamo in decadenza, non crediamo e non siamo capaci di difendere i nostri valori, ci rifiutiamo di combattere per le buone cause”.

Però se si sceglie questa linea si passa per integralisti..

” Combattere per difendere valori non è integralismo, ma solo un modo di far capire agli altri, oggi ai musulmani, che non ci rassegniamo e che non possono fare come gli pare. Se però ci stiamo fermi e ci dimostriamo tiepidi, apatici, ecco che loro lo capiscono. Quando parlo di combattere, ovviamente, non intendo dire lotta armata o violenta, ma sana e ragionevole difesa umana dei nostri ideali”.

Insomma, il mondo Occidentale ha le sue responsabilità?

” Indubbiamente. Quando si abbandona la via giusta e ci lascia cullare dal nulla, ecco i risultati. Ratzinger aveva capito tutto e da questo punto di vista è stato profetico ,ha lanciato ammonimenti contro l’ insidia del relativismo sia etico che cognitivo. Oggi non sappiamo quello che è vero o falso, e ciascuno si costruisce la sua verità”.

La sua Puglia sembra divenuta un crocevia di presunti terroristi e fiancheggiatori. E’ preoccupato?

“No. Ha sani anticorpi per reagire e nel passato, lo ricordo, ha superato molto bene l’ emergenza Albania”.

Immigrazione, che fare?

” I profughi di guerra hanno diritto all’ asilo e all’accoglienza, discorso diverso vale per quelli economici. Una parte può essere accettata solo quando vi sia reale capacità lavorativa, il resto meglio aiutarlo a casa sua, non possiamo realisticamente dare spazio a tutti”.

Legalizzazione della droga, qual è la sua posizione?

” Contraria. Non risolve niente e lancia un messaggio devastante specie ai giovani”.

Bruno Volpe

Alberto Pento
Noi siamo uomini, il che è tutto e non il nulla. L'islamico non è un uomo ma uno schiavo devoto dell'idolo Allah; una disumanizzazione totale. Per me è più che sufficente essere un uomo e come tale una delle creature di D-o, del vero D-o che non ha nulla a che fare con gli idoli delle varie religioni.
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Re: Charlie Hebdo

Messaggioda Berto » ven set 16, 2016 7:13 am

«Quella vignetta di Charlie Hebdo è come una scoreggia in pubblico». Parola di Vernacoliere
Lorenzo Maria Alvaro
02 settembre 2016

http://www.vita.it/it/article/2016/09/0 ... aro/140598

L’intervista a Mario Cardinali, direttore del mensile satirico. «La libertà non è soltanto dare aria alla bocca. La tavola del settimanale francese sul terremoto e la pasta è una provocazione fine a se stessa, becera e inutile»
Charlie Hebdo, il celebre giornale satirico francese, divenuto ancora più conosciuto –tristemente- per l'attentato di cui fu fatto oggetto da terroristi islamisti, oggi è tornato su tutte le prime pagine.

Questa volta però la ribalta se l'è meritata per una vignetta. Nel mirino dei disegnatori francesi però non c'era qualche terrorista, la Chiesa Cattolica, Il Papa o Maometto. Questa volta l'obbiettivo erano gli italiani. In particolare quelli colpiti dal terremoto. Naturalmente il disegno ha subito infiammato un feroce dibattito su satira, libertà di espressione e censura. Vita ha deciso di rivolgersi ad una isituzione, la principale pubblicazione satirica italiana: il Vernacoliere. A risponderci il direttore Mario Cardinali.

Ha avuto modo di vedere la vignetta incriminata?
Sì, per caso. Mi sembra una provocazione fine a se stessa. Becera e inutile

Ora il punto è: ma c'è una definizione di satira?
Non ci sono caratteristiche precise. È un bisogno dell’anima e dell’intelletto di rompere i coglioni. Ognuno la intende come vuole. Poi c’è l’humus culturale in cui si è nati che detta altre differenze. In genere è un opporsi all’ordine e alla visione generale.

Dunque questa vignetta va presa per com'è...
Un momento. Qui non c’è satira. Dov'è questa satira.? Che tipo di ordine si vuole mettere in discussione? Per me è una cosa squallida, anche mentalmente. Dov’è la dissacrazione? Cosa si dissacra così? I morti? La natura?

Allora qualche tratto per tracciare un identikit della satira c'è...
Se c'è una caratteristica è che la satira serve per far riflettere. Spingere a riflettere su qualcosa. Per questo è pessimista. Ma qui non so dire su cosa dovrei riflettere. Quelle lasagne sono penose. Soprattutto per chi si definisce satirico.

Quindi sul Vernacoliere non avreste pubblicato niente del genere?
Io non solo non avrei mai pubblicato una cosa del genere. Non avrei mai neanche lavorato con qualcuno che me l’avesse proposta. Non lo vorrei con me qualcuno che pensa una cosa del genere.

Però c'è chi dice che questa è censura. Che sarebbe un attentato alla libertà di espressione...
È una solenne cazzata. La libertà di espressione non è soltanto dare aria alla bocca. Ruttare e scoreggiare in mezzo alla gente non è libertà. La censura è una prepotenza altrui che vuole soffocarmi. Qui non c’è nulla da soffocare. La società non è solo un insieme di obblighi e libertà. C’è anche l’incontro di intelligenze e di comprensioni. Quando si soffocano intelligenze e comprensioni è lì che c’è censura. Dov’è l’intelligenza di quella vignetta? Non è solo lecito, è anche doveroso dire che quella vignetta è una schifezza. Sarebbe come non opporsi agli stupidi che si mettono l’anellino nel buco del culo.

Mi scusi, a cosa si riferisce?
Intendo dire che siamo pieni di mode insignificanti e stupide. Piercing, tatuaggi e via dicendo. Perché non si può dire che sono stronzate? Questa vignetta come queste mode sono un attentato alla mia intelligenza, e quindi la mia intelligenza reagisce.

Se dovesse rispondere a tono cosa farebbe?
Non ci penso neanche. Non è degna di risposta. È come il vomito di un ubriaco o un rutto. Una cosa che non si può prendere in considerazione. La famosa vignetta del piatto di spaghetti con la pistola era satira. Perché aveva un messaggio e colpiva una questione vera. Questa non è nulla. È solo cattivo gusto.

C'è chi dice che il cattivo gusto è soggettivo. Non lo è?
È vero, è un’espressione complicata. Ma esiste un canone generale. Ciò che offende l’intelligenza è di cattivo gusto ad esempio. Anche se è vero che anche la stupidità può avere un senso. Invece qui non c’è nemmeno quello. Siamo di fronte alla voglia di colpire senza motivo. Un disegno che l’unica cosa che smuove è il pensare di aver appena visto una stronzata. Non è stupidità ma voglia di essere stupidi per fare male.


Da dove viene la satira?
sabato 3 settembre 2016
Riccardo Giardina

http://letterarteblog.blogspot.it/2016/ ... atira.html

Noi siamo figli della storia come tutta la cultura che ci circonda, compresa la risata. Recentemente si è molto parlato di satira, diritto alla satira, onnipotenza della satira, centralità della satira. Ma la satira cos'è? Dove finisce la satira e inizia il buon gusto? Non posso rispondere a tutto insieme ma iniziamo a vedere insieme, ovviamente per sommi capi, dove nasce la satira.

La satira NON nasce nel mondo latino. O almeno, non la satira come la intendiamo noi oggi. "Satura tota nostra est" scriveva Quintiliano in un noto passo, citando Lucilio come il fondatore di quest'arte di cui Orazio fu il suo più celebre successore. Il termine "Satura" fa riferimento a "Satura Lanx", un vassoio pieno di primizie da offrire agli dei. Ma già nell'altissimo Medioevo, come attesta Isidoro di Siviglia, non si era certi di questo significato. Il concetto base era, comunque, un insieme di cose, di argomenti diversi, di elementi dispari mischiati assieme. Ma di certo non la presa in giro spietata che, come vedremo tra poco, nasce nel 1700.

Facciamo un passo in avanti al Medioevo che concepiva una risata completamente diversa: il Carnevale. La cultura popolare che dilagava nei così detti "secoli bui" era diffusa tra tutte le classi sociali, dallo sporco popolano all'altrettanto sporco ma più decorato nobile. Una comunione di risata e di spirito che investiva tutta una comunità più volte l'anno in periodi diversi e prolungati. Una beffa continua, comune, in cui tutti ridevano di tutti, in netta contrapposizione alla normalità, alla rigidità della quotidianità. Il mondo alla rovescia colpiva tutti gli ambienti, anche quelli ecclesiastici con fenomeni come il "risus paschalis" e varie parodie di messe e celebrazioni liturgiche in chiave buffonesca. Insomma, il punto fondamentale è la comunione di risata, l'indifferenziazione sociale continua e duratura per determinati periodi in contrapposizione al mondo normale. Senonché, col passare degli anni, questo inizia a prendere nettamente posizione sopra il Carnevale schiacciandolo e riducendolo sempre più. Il nobile, presto seguito dal borghese, si stacca dal mondo popolare e si astrae socialmente su un piano più elevato, diverso, di netta superiorità morale e materiale.

Il 1700 è il secolo in cui questa tendenza, per motivi storico-sociali, si solidifica sempre più fino a fossilizzarsi. Il Carnevale perde il senso e nasce, quindi, una nuova forma di comicità: la satira, appunto. Questa è indirizzata, come oggi, verso i potenti, i regnanti, i nobili. A produrla non sarà il ceto basso ma medio alto che si avvale di una cultura superiore. Tuttavia le immagini, così grottesche e ridicole, erano di facile comprensione anche per il popolano, che quindi partecipava come spettatore al riso. Una risata, quindi, che va dal basso verso l'alto, unidirezionale, e non comune. Non vi è autoironia ma solo un bersaglio da colpire il più forte possibile. La satira nasce qui.

Col tempo questa forma di presa in giro si è solidificata ed allargata, accostandosi anche ad altri generi di ampio raggio, che coprono più persone contemporaneamente a più livelli. Si è passati a prendere in giro intere culture, non senza una certa supponenza intellettualoide alle spalle, religioni e popoli. Per questo sentir parlare di satira legata a Charlie Hebdo mi fa storcere il naso: nelle vignette vedo sempre più un mirino puntato sui più invece che sui diretti responsabili. La caricatura di un imprenditore che mangia una lasagna fatta di cadaveri e cemento è satira. Raffigurare italiani stereotipati coperti dal sangue no, secondo me. È solo pessimo gusto. Perché dando per scontato (cosa che comunque non è nella nostra società) il diritto di espressione, sopraggiunge poi il diritto alla critica. La stessa presa in giro nei suoi termini, modi ed espressioni può essere criticata o, a sua volta, presa in giro. Ma che la satira debba essere universale e sempre garantita per definizione è una convinzione frutto più di frase fatte che di una seria preparazione sui limiti della parola e della sua forza.

Il mio invito è proprio questo, anche per il futuro. Siate critici. Non limitatevi alla mera constatazione di un fatto (Charlie Hebdo è libero di pubblicare quello che vuole) ma abbiate il coraggio di criticarlo (che non vuol dire per forza in negativo, può anche essere in positivo) argomentando, che a vedere la realtà siamo capaci tutti. Grazie.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Charlie Hebdo

Messaggioda Berto » ven set 16, 2016 7:14 am

Terremoto, Charlie Hebdo replica a sindaco di Amatrice: "Denuncia non ci fa paura, va trasgredito tabù della morte"
"Un chiasso sproporzionato": così il direttore del periodico francese commenta la notizia dell'azione per diffamazione annunciata dal primo cittadino della città distrutta dal sisma del 24 agosto
13 settembre 2016

http://www.repubblica.it/cronaca/2016/0 ... -147676526

PARIGI - "La denuncia non ci fa paura". Così il direttore del periodico francese Charlie Hebdo replica alla notizia della denuncia per diffamazione aggravata annunciata ieri dal Comune di Amatrice, in relazione alla vicenda delle vignette satiriche che il periodico pubblicò all'indomani del terremoto che lo scorso 24 agosto ha colpito il centro Italia.
Sisma, sindaco Amatrice: "Querelerem


Terremoto, Charlie Hebdo replica a sindaco di Amatrice: "Denuncia non ci fa paura, va trasgredito tabù della morte"

PARIGI - "La denuncia non ci fa paura". Così il direttore del periodico francese Charlie Hebdo replica alla notizia della denuncia per diffamazione aggravata annunciata ieri dal Comune di Amatrice, in relazione alla vicenda delle vignette satiriche che il periodico pubblicò all'indomani del terremoto che lo scorso 24 agosto ha colpito il centro Italia.
Sisma, sindaco Amatrice: "Quereleremo Charlie Hebdo anche in Francia ma ora è priorità sgomberare tende"
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"Ci sono state tante dichiarazioni, la denuncia aspettiamo di vederla, vediamo di che si tratta. Ma non ci fa nessuna paura - ha detto in un'intervista all'emittente radiofonica France Inter -: di vignette come questa ne abbiamo fatte a decine, è una come un'altra, di umorismo nero. Trovo completamente sproporzionato tutto questo chiasso per una vignetta".

Per il direttore del giornale francese satirico "la morte è sempre un tabù. Bisogna a volte trasgredirlo". Per Riss la vignetta sulle vittime del sisma - descritte come 'penne al pomodoro', 'penne gratinate' e 'lasagne' - è un disegno di humor nero come ne abbiamo fatti in passato, non ha niente di straordinario". E ha aggiunto polemico: "Abbiamo fatto in passato vignette simili su Bruxelles, sul terremoto ad Haiti e nessuno ha protestato, nessun italiano ha protestato".

Il direttore di Charlie Hebdo ha reclamato con i social dove, in seguito alla vignetta sul terremoto, sono apparse molte reazioni ostili al suo giornale. "C'è un clamore completamente sproporzionato sui social", ha affermato Riss, parlando di "cretinosfera" e "ospedale psichiatrico a cielo aperto".


http://www.corriere.it/cronache/16_sett ... 3b6d.shtml

http://www.lastampa.it/2016/09/13/ester ... agina.html



Amatrice querela Charlie Hebdo: caro sindaco, ci ripensi!
di Tito Borsa
2016/09/13

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09 ... si/3029409

Carissimo Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, le scrivo questa lettera aperta per invitarla a riflettere sulla scelta del suo Comune di querelare il settimanale satirico francese Charlie Hebdo per le due vignette riguardanti il sisma che ha raso al suolo Amatrice e alcuni paesi del centro Italia.

Sicuramente, al di là del loro significato, quelle vignette hanno buttato benzina sul fuoco del dolore per la morte di quasi 300 persone. Questo sarebbe anche vero se non fosse che un’espressione di pensiero, qualunque essa sia, è parte integrante del messaggio che si intende inviare e che va recepito. Forse lei, colpito come è ovvio dalle emozioni dopo il sisma, non ha compreso che quelle vignette non offendevano in alcun modo né le vittime né i sopravvissuti al terremoto, anzi erano una forma di indignazione (ovviamente secondo gli standard di Charlie Hebdo) che cercava — evidentemente con scarsi risultati alla riprova dei fatti — di unirsi al dolore di chi ha perso la casa o i familiari.

Ma, caro sindaco, non voglio perdere tempo a spiegarle una vignetta (che sarebbe un controsenso) perché il vero motivo per cui la sua querela andrebbe ritirata è un altro: come ha inconsapevolmente confermato il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, “Se una comunità così colpita si sente ferita, è giusto che questo abbia anche un risvolto molto concreto come quello di una querela”. In altre parole, l’intervento legale risponde a un’esigenza sociale e questo non va bene: io non so niente di giurisprudenza quindi proverò a fornirle un esempio molto più autorevole.

La Cassazione, nel 2014, ha annullato per avvenuta prescrizione la sentenza di appello che vedeva sul banco degli imputati Stephan Schmidheiny per la questione Eternit. Tra le motivazioni della sentenza veniva mostrato come la richiesta di giustizia fosse stata avvertita “come esigenza sociale” e questo avrebbe portato a violazioni e distorsioni molto gravi. Ovviamente i due casi non hanno nulla in comune, se non il fatto che vengano mescolati il diritto e il bisogno di giustizia di una parte della popolazione. Questo, lo capirebbe chiunque, è contraddittorio perché la legge è — per quanto possibile — oggettiva e uguale per tutti, un sentimento è quanto di più soggettivo ci sia.

La invito a ritirare questa querela perché, se non riguardasse una tragedia, sarebbe più ridicola di una vignetta di Charlie Hebdo: è semplicemente un’azione legale probabilmente nata già persa. Il reato contestato sarebbe quello di diffamazione e, come spiega sul proprio sito web lo studio legale Canestrini di Rovereto (Trento), per questo reato uno dei requisiti è “l’offesa all’altrui reputazione”, ossia “l’opinione sociale dell’onore di una persona, la stima diffusa nell’ambiente sociale, insomma: ciò che gli altri pensano di una persona”, fattore assolutamente assente dalla prima vignetta (quella con le lasagne), ma forse presente nella seconda (quella della mafia).

In questo caso potrebbe sussistere il diritto di satira che, secondo il Codice Civile, “costituisce una modalità corrosiva e spesso impietosa del diritto di critica e può realizzarsi anche mediante l’immagine artistica come accade per la vignetta” ed “esprime mediante il paradosso e la metafora surreale un giudizio ironico su un fatto ma rimane assoggettata al limite della continenza e della funzionalità delle espressioni o delle immagini rispetto allo scopo di denuncia sociale o politica perseguito”. La continenza e la funzionalità, nella vignetta di risposta alle critiche, a mio discutibilissimo parere ci sono, però, ovviamente, sarà chi di dovere a esprimere il suo incontestabile giudizio.

La saluto, sperando che lasci perdere queste battaglie “accessorie” e si concentri completamente sulla ricostruzione del suo splendido Comune.
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Re: Charlie Hebdo

Messaggioda Berto » sab set 17, 2016 12:42 pm

Terremoto: corruzione e pochi controlli dietro la tragedia
È stato dimostrato come, a fare più vittime, in caso di disastri naturali siano la ricchezza dello Stato in cui avvengono e il livello di corruzione.

http://it.blastingnews.com/opinioni/201 ... 73427.html

"I terremoti esistono da quando esiste la Terra. I paesaggi, le montagne, l'acqua dolce, tutto è dovuto ai terremoti. Neanche l'uomo esisterebbe senza i terremoti. Il #Terremoto non uccide, uccidono le opere dell'uomo". Ripartiamo dalle parole del vescovo di Rieti, durante i funerali delle vittime di Amatrice, per riflettere sulle cause di tanti morti.

Il terremoto è una calamità naturale che potremmo definire disastrosa, insieme a molte altre ma che, di per sé, non lo è quando lo Stato in cui avviene è in grado di far fronte ai suoi devastanti effetti. In generale, un sisma fa più vittime nelle nazioni più povere, dove la possibilità delle persone di adeguare le loro abitazioni agli standard di sicurezza è più bassa. Ad Haiti un terremoto causa migliaia di morti, in Giappone o negli Stati Uniti molti di meno.

L'Italia, se ci basassimo sulla ricchezza pro capite, potrebbe raggiungere gli alti livelli di messa in sicurezza degli Stati più ricchi, per quanto riguarda sia gli edifici pubblici che privati. Eppure ciò non avviene, nonostante il nostro Paese sia colpito di frequente da fenomeni sismici: dal 1315 ne sono stati registrati 148 che hanno dilaniato gli Appennini.

La seconda causa che provoca maggiori vittime è quella relativa al livello di #corruzione dello Stato in cui avviene il disastro naturale. Con scadenza regolare si parla di fatalità e di colpe altrui, mentre i lavori di messa in sicurezza effettuati pochi anni prima non hanno portato alcuna miglioria strutturale agli edifici. Nell'ultimo terremoto del 24 agosto ricordiamo la scuola di Amatrice che, nonostante l'esistenza di giunti sismici nella struttura, è letteralmente collassata (ricordiamo che l'istituto scolastico avrebbe dovuto essere uno dei punti di accoglienza in caso di sisma).

Oppure facciamo l'esempio del campanile di Accumoli, che i lavori di manutenzione avrebbero dovuto rendere stabile e resistente, e invece il suo crollo ha sterminato una famiglia la notte del 24. La ricerca scientifica può aiutarci ad individuare le responsabilità di tali eventi: l'Italia, come la Russia, la Grecia e la Turchia, hanno un livello di corruzione altissimo; il nostro Paese è penultimo quanto a grado di corruzione percepita.

Secondo le statistiche, l'80% dei morti causati da eventi sismici viveva in Stati con un livello di corruzione anomalo, rispetto alla propria condizione di ricchezza. Funzionari corrotti, appalti truccati, politici interessati e soldi pubblici scomparsi vanno a minare la stabilità degli edifici fino al loro crollo, in un cumulo di macerie e rovine. Sarà la magistratura ad indagare per individuare i colpevoli materiali del disastro del terremoto fra Lazio e Marche, ma dove continua a funzionare un sistema di tangenti e norme violate, le mura continueranno a crollare e le persone a morire.



La sinistra rubava sul terremoto. Lascia il vicesindaco dell'Aquila
Subito dopo il sisma contestarono Berlusconi e Bertolaso, accusati di speculare sul dramma. Ora la cerchia del sindaco Pd Cialente è sotto inchiesta per mazzette
Gabriele Villa - Gio, 09/01/2014

http://www.ilgiornale.it/news/interni/s ... 81144.html

Prendiamone atto: nel panorama della distillazione spunta una novità. Oltre alla grappa giovane, alla grappa affinata, alla grappa aromatica è entrata ufficialmente in commercio (un commercio sottobanco, intendiamoci) la grappa «mazzettata».

Una bottiglia di grappa, cioè, impreziosita da una tangente di diecimila euro. Esattamente quanto sarebbe arrivato a casa del vicesindaco dell'Aquila, Roberto Riga, a leggere quanto scrive il gip Romano Gargarella, nella sua ordinanza.

Un Riga che, nella «gran confusione», legata alla ricostruzione post terremoto, avvenuto nel 2009, nel capoluogo abruzzese, avrebbe ricevuto una tangente di 10mila euro, nascosta dentro un pacco dono con una confezione di grappa, in cambio del suo interessamento per far vincere un appalto. Guardate che cosa va a capitare proprio nei salotti e nelle stanze dalla specchiata e sbandierata onestà. Proprio in casa Pd. Nelle stesse stanze da dove, fin da subito, fin dai primi mesi della ricostruzione e poi ancora, prima, durante e dopo i «giorni delle carriole e degli scarriolanti» (ricordate le proteste per entrare nella zona rossa e caricare simbolicamente le macerie?) si lanciavano accuse, insulti e sputi contro Silvio Berlusconi, Gianni Letta, Guido Bertolaso. E persino contro l'avvocato Ghedini, accolto così, durante una sua semplice e innocua comparsata.

«È stato un fulmine a ciel sereno, mi sento fortemente tradito» si è affrettato a dichiarare, ieri, con aria contrita, il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, commentando quella che è stata soprannominata l'inchiesta «Do ut Des» sulle presunte tangenti negli appalti per la ricostruzione avviata il 6 aprile 2009. E ha ragione a sentirsi tradito quel Cialente che, con il Cavaliere non è mai stato tenero fin dai loro primi incontri, perché fra gli altri accusati c'è anche Vladimiro Placidi, 57 anni, assessore comunale alla Ricostruzione dei beni culturali dopo il terremoto nel primo mandato del sindaco, nonché direttore del consorzio dei Beni culturali della Provincia dell'Aquila. «Mi tiro da parte come vice sindaco e assessore perché vorrei lasciare tranquilla l'amministrazione comunale, il sindaco e la giunta senza avere dubbi sulla propria attività», ha invece dichiarato Roberto Riga, (ex Api poi confluito in area Pd) che fino a poche settimane fa aveva anche la delega alla Protezione civile e che, all'epoca dei fatti, era assessore all'Urbanistica. Le accuse, mosse contro otto persone, tra indagati e arrestati (le indagini sono state portate avanti dalla Squadra mobile guidata da Maurilio Grasso, figlio di Pietro) sono eloquenti: millantato credito, corruzione, falsità materiale ed ideologica, appropriazione indebita. Mentre 13 sono le perquisizioni, in alcune ditte, abitazioni private e dentro gli uffici del Comune dell'Aquila, scattate ieri nelle prime ore della mattina.

Eppure dalle oneste sponde del Pd c'era chi, come la presidente della Provincia Stefania Pezzopane, che ora siede in Parlamento, tuonava che: «Per rispetto della nostra gente, il problema va affrontato in fretta, consapevoli che le macerie possono costituire fonte di reddito per la nostra terra, non per gli speculatori». Pensate un po'. Una presidente tutto d'un pezzo, appunto, che anche recentemente, dopo aver preconizzato la decadenza di Berlusconi, ha brillato per la sua ironia invitandolo a scontare l'eventuale anno di pena nel cratere sismico «per svolgere attività di utilità sociale a favore della ricostruzione post-sisma in particolare nella gestione e manutenzione dei progetti case così constaterebbe in prima persona il miracolo aquilano». Ma gli insulti, macerie o no, non sono mai mancati contro Berlusconi e i suoi uomini. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta venne accolto da un simpatico coro: «Letta vedi de jittene», persino durante la cerimonia religiosa in onore di San Pietro Celestino, in Piazza Duomo. E il popolo delle carriole, con un gruppo di rappresentanti dei comitati cittadini srotolò gli striscioni con parole grevi, al passaggio di Berlusconi anche quando giunse all'Aquila per consegnare le onorificenze di protezione civile. Mentre Bertolaso, insultato a intermittenza, fu accolto davanti alla basilica di Collemaggio da un drappello di contestatori armati di striscioni e pistole ad acqua. «Per rinfrescargli le idee», dissero. Ma, intanto qualcuno all'Aquila le idee le aveva già chiarissime.
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Re: Charlie Hebdo

Messaggioda Sixara » sab set 17, 2016 7:37 pm

Mi penso ke le vignete de CH so l teremoto no le faga rìdare nò tanto parké no se pòsa rìdare de le trajedie, ma parké a farlo l è on jornale satirico foresto, e 'lora el vièn capìo solo ke come on ofexa. CH el fa bèn a continuare fare satira so l so paexe e i so citadìni ma so na costion come l teremoto n Italia dovarìa farla on jornale satirico italian. Ke nol ghè. Parké no ghè pì gnente da rìdare, evidentemente, o no ghi n è pì de personàji ridicoli cofà i vèci tenpi, dèso a ghè solo ke de i trìsti n jro e so i bòni-da-gnente no se fa satira, i fà pecà e basta.
Penso anca ke ormai la staxon de CH l è finìa e ke continuare a fare satira dopo cueo ke ghe xe capità no l è pì posìbile. Almanco: nò lori, lori i ga finìo de dire robe, ke ogni 'olta te vien el sospeto ke i lo faga pa... ogni una de le so raxon ke i ghe n à da vèndare dopo cueo ke i ghe ga fato. Ma no i è pì lìbari propio pa sto motivo cuà.
De sti tenpi cuà l è mejo ke ogniùn el faga satira so l soo o si-nò: fare de manco, ke l è istéso. Rìdare e far rìdare, bixogna 'verghe na 'zerta... come dire? innocenza, na ingenuità, na speranza ke ormai a se le ghemo perse, tute.
Tuto el màe ca ghe xe stà e cueo ke xe drio rivar : comè ca faremo sen'za la satira? E pure, ne toca.
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