Trump Donald

Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » sab nov 17, 2018 9:28 pm

La Crociata di Maglie
di Maria Giovanna Maglie per Dagospia

https://www.facebook.com/alqantarah/pos ... 3566111706

La California brucia. Di chi è la colpa? Di Trump, naturalmente. Ma come, parliamo della California, lo Stato blu per eccellenza, politically correct, ricchissimo, patria dei liberi pensatori di Hollywood, quelli che ora il 12 di ottobre è Indigenous People day, e buttano giù le statue del torturatore e oppressore di indigeni, Cristoforo Colombo, dal Grand Park di Los Angeles; quelli che ora una fiction come Grey's Anatomy non si potrebbe più scrivere, con l'amore di Meredith e Derek tanto contrastato di 15 anni fa, oggi sarebbe molestia, stalking, stupro.
Parliamo di quelli che hanno proibito la vendita delle pellicce, che sono accigliatamente vegani, tutta una quinoa, un avocado, un seitan e un latte di mandorle. Che gli avrà mai potuto fare Trump a uno Stato in cui non può mettere quasi piede?
Ve lo spiega il vegano Neil Young sul suo sito web: "La California è vulnerabile non a causa della scarsa gestione delle foreste come il nostro cosiddetto presidente vorrebbe farci pensare. Siamo vulnerabili a causa del cambiamento climatico; gli eventi meteorologici estremi e la nostra prolungata siccità lo dimostrano".
Eccotelo qua il riscaldamento globale, causa di tutti i mali. Peccato che quando ancora non andava di moda attribuire qualsiasi responsabilità al perfido presidente americano, anche giornali iper progressisti come l'inglese The Guardian scrivessero:

“Almond milk: quite good for you – very bad for the planet”.

Latte di mandorla, buono per te e molto cattivo per il pianeta. Spieghiamo, così tanto per sputtanare un po' i grandi pensatori etici e vegani che da Hollywood emanano la loro filosofia liberal. Scriveva il Guardian che le vendite di latte alternativo, non di animale, sono in grande aumento, soprattutto quello di mandorle, ma per coltivare le mandorle servono milioni di litri d'acqua.
Mettete insieme alle mandorle la soia, la quinoa, l'avocado, e avrete un bel quadro di aumenti di prezzi incontrollati, monocolture coatte, siccità inarrestabile, milioni di animali morti di sete. Tradotto in soldoni, i cosiddetti etici, non il cosiddetto presidente, sono responsabili di morti umane, massacro di animali, incendi.
Spiace dover ricordare a Neil Young e agli altri preoccupati tutori e custodi del nostro pianeta, con ville a fuoco a Malibu, che la California produce l’ 82% delle mandorle del mondo, circa 950 Mila tonnellate, 4 litri a mandorla, di acqua sottratta, che in un anno provoca come effetto per esempio la morte di 4mila cervi ma anche l'avvicinamento progressivo alle zone abitate, perché sono a caccia d'acqua, di alci, linci, volpi, coyote e orsi. Un disastro ecologico.
Quanto ai nativi americani tanto cari ai pensatori etici di cui sopra, tanto cari da invitarli a partecipare alla cerimonia di rimozione della statua di un grande navigatore, in loro nome, cercano da anni disperatamente di salvare il salmone Chinook, un pesce fondamentale per la loro storia e cultura, ma l’acqua che potrebbe evitarne l’estinzione viene deviata per centinaia di chilometri per essere usata nei campi di mandorle.
Per tacere dell'altro frutto della salute, l’avocado. Per produrre mezzo kg di avocado vengono mediamente impiegati 270 litri d’acqua. Il risultato sono quattro anni consecutivi in cui la California registra la peggior siccità della storia. Il risultato sono gli incendi. Chi è il responsabile dei morti, allora, chi del fuoco e della distruzione? Chi, non sapendo un cazzo, ci fa anche la morale?
Ci sono alcuni esemplari fantastici come il consigliere della City di Los Angeles, Mitch O’ Farrell, che sulla idiozia politically correct ci sta costruendo la sua fortuna politica, che sabato scorso ha radunato un centinaio di persone per assistere alla cacciata di Cristoforo Colombo da Los Angeles, e tra una insalata di quinoa è un morso di avocado ha spiegato che Colombo non ha mai raggiunto le cose del Nord America che la ci vivevano milioni di popolazioni indigene, che il genocidio è continuato per secoli durante la colonizzazione delle Americhe e che oggi si riscrive la storia finalmente e le statue di Cristoforo Colombo sono ritenute un segno di oppressione.
"È stata scritta in forma romantica una brutale espansione degli imperi europei e lo sfruttamento di risorse naturale e di esseri umani", qui cito dal discorso della rimozione, "ed ora è arrivato il momento di ricompensare la resilienza dei popoli nativi e cominciare un nuovo periodo della storia d'America in cui tutti si pentono dei propri errori". Amen.
Sarebbe interessante chiedersi come mai tacciano anche gli italoamericani illustri che sono pur sempre discendenti di quel navigatore oggi linciato. Se è per questo nelle scuole cattoliche della California vengono rimosse e confinate in magazzini le statue dei Santi e delle Sante per non infastidire i non credenti.
E non aspettatevi dibattiti e polemiche su questa riscrittura illiberale velleitaria e velenosa della storia da parte di docenti e dei famosi College, delle gloriose università americane che ogni anno si mettono in testa alle classifiche mondiali di eccellenza. Sono tutti troppo impegnati o ad attaccare Donald Trump o a domandarsi se finiranno triturati da qualche denuncia del Me too. Un altro esemplare fantastico lo trovate tra gli sceneggiatori e gli autori delle fiction e dei film di Hollywood, che è proprio diventato il luogo principe in cui mettere le mutande al mondo.
Vi ricordate la meravigliosa storia d'amore tra Meredith e Derek nella fiction/medical Grey's Anatomy, che da 15 anni imperversa nel mondo? Vi ricordate che appena i due si sono conosciuti ogni occasione era buona per un sano accoppiamento passionale? E che un po' tutti i nuovi specializzandi dell'ospedale ci davano dentro e addirittura c'era una stanza addetta alla bisogna?
La nuova sceneggiatrice di Grey's Anatomy ci tiene a far sapere come sarebbe cambiata oggi la relazione tra Meredith e Derek, e un po' tutto il resto, in una excusatio non petita, ma che testimonia del clima di caccia alle streghe.
Krista Vernoff, la showrunner collaboratrice di Shonda Rhimes, passata recentemente anche dietro la macchina da presa, intervistata dal Los Angeles Times, ha dichiarato:
Prendiamo la relazione tra Meredith ( Ellen Pompeo ) e Derek (Patrick Dempsey), al fatto che Meredith era una tirocinante e lui il suo capo, che lei continuava a rifiutarlo e lui continuava a insistere. Se la guardiamo alla luce di movimenti come #MeToo o Time's Up, capiamo subito perché oggi non la racconteremmo mai, o almeno non così. I tempi sono molto cambiati e così le riflessioni". Da notare che nella fiction gli amori lesbici e anche un transgender di recente arrivo non mancano.
Niente è per caso, Krista Vernoff ha rivelato che nella stanza degli autori di Grey's Anatomy il dibattito su certe questioni è sempre aperto: "Ne parliamo e ci confrontiamo costantemente in fase di scrittura: come si racconta oggi una storia d'amore in maniera romantica e sensuale come in passato ma allo stesso tempo progressista come il presente impone?"
Già come si racconta l'amore ai tempi del progressismo coatto? Prima di rassegnarsi al dominio politically correct, prima che ci invada, bisognerebbe organizzare una resistenza seria. Do il mio contributo con una bella frase fascista: meno male che Trump c'è.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » sab nov 17, 2018 9:30 pm

???

Usa: il 72% degli ebrei americani incolpa Trump per la strage di Pittsburgh
Paolo Castellano

http://www.mosaico-cem.it/attualita-e-n ... pittsburgh

All’indomani delle elezioni di Midterm negli Stati Uniti, il 7 novembre, l’organizzazione politica statunitense J Street ha diffuso un sondaggio che evidenzia la disaffezione degli ebrei americani per Donald Trump dopo i tragici fatti di Pittsburgh. Il 72% degli intervistati ha incolpato il presidente degli Stati Uniti per la strage alla sinagoga Tree of Life, in cui sono morti 11 fedeli lo scorso 27 ottobre.

«Gli ebrei americani non apprezzano le politiche di Trump, la cui retorica sulla razza e sull’immigrazione allontana gli ebrei dal partito repubblicano», ha dichiarato Jim Gerstein, capo della GBA Strategies, azienda incaricata a elaborare il sondaggio. Come si evince dalle interviste svolte, il 72% degli ebrei interrogati sono convinti che i commenti e le politiche dell’attuale presidente degli Stati Uniti siano stati “davvero responsabili” o “alquanto responsabili” della strage antisemita di Pittsburgh.

Come riporta il The Times of Israel, il sondaggio si è svolto durante il giorno delle elezioni americane di medio termine. Sono stati intervistati 1139 votanti ebrei. Il 74% di essi disapprovano Trump, mentre il 18% lo approva. Questi risultati corrispondono ad altri sondaggi, come quello pubblicato dall’American Jewish Committee nel mese di settembre.

Dalle risposte registrate dalla GBA emergono poi altre inquietudini. Un ampio numero di ebrei americani sono molto preoccupati per il crescente antisemitismo negli Stati Uniti, l’81% per la precisione. Il 79% è preoccupato per l’eccessivo razzismo e di nuovo il 79% teme l’estremismo di estrema destra. Questi timori sono cresciuti da quando Trump si è insediato nella Casa Bianca.

L’indagine statistica ha fatto emergere anche le preferenze degli ebrei americani riguardo le politiche nella regione mediorientale. Il 78% degli intervistati ha affermato di essere d’accordo alla soluzione “a due stati” per risolvere la questione israelo-palestinese. Per quanto concerne l’affare Iran, il 71% supporta l’accordo sul nucleare siglato dal precedente presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.

In linea generale, il sondaggio commissionato da J Street testimonia il crescente abbandono degli ebrei statunitensi dal Partito Repubblicano.




Nonostante i profeti di sventura c’è ancora feeling fra gli ebrei americani e Israele
17 novembre 2018
Elliott Abrams

http://www.italiaisraeletoday.it/nonost ... rec5jVTRCE


Tutti sanno che gli ebrei americani stanno diventando sempre più lontani e disincantati dallo Stato di Israele. Articoli e libri documentano quotidianamente questo fenomeno. E tutti sanno perché: il governo di destra di Israele e la sua politica di espansione degli insediamenti, e il maltrattamento di Israele delle tensioni non ortodosse del giudaismo, sono ripetutamente menzionate come la spiegazioni chiave.

Ma sembra che ciò che tutti sanno sia semplicemente sbagliato, e stranamente, lo impariamo da nientemeno che dal gruppo ebraico di sinistra J Street, che in diversi cicli elettorali ha fatto sondaggi post-elettorali sugli ebrei americani. Quest’anno il sondaggio ha rilevato che gli ebrei si definivano democratici piuttosto che repubblicani con un rapporto del 76-19%, che è simile a quello di molti altri sondaggi. Che cosa hanno risposto gli intervistati su Israele?

Il sondaggio ha chiesto: “Rispetto a 5-10 anni fa, ti senti più positivo, più negativo, o più o meno lo stesso nei confronti di Israele?” Il risultato: il 55% ha dichiarato la stessa cosa, il 26% ha dichiarato di essere più positivo e il 19% ha dichiarato di essere più negativo.

Agli intervistati è stato chiesto: “L’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania ti fa sentire positivo per Israele, negativo per Israele, o non ha alcun impatto su come ti senti riguardo a Israele?” Il risultato: il 48% ha dichiarato di non avere alcun impatto, il 32% ha dichiarato un impatto negativo e il 19% ha dichiarato che l’espansione degli insediamenti ha avuto un impatto positivo su di loro.

Forse sorprendentemente, agli intervistati è stato chiesto: “Quanto hai sentito della politica israeliana nei confronti della popolazione non ortodossa, come chi può pregare al Muro occidentale, chi può celebrare matrimoni, chi può concedere divorzi e chi può convertirsi a ebraismo?” Questa è stata una fonte di continue polemiche, soprattutto con la più grande denominazione tra gli ebrei americani, il movimento Riforma.

Solo il 14% degli intervistati ha sentito “molto” su tutto questo, e un altro 21% ha dichiarato di aver sentito “una buona quantità” (qualunque cosa ciò significhi effettivamente). Ma il 32% ha dichiarato di aver sentito solo “un po’” e un notevole 34% non ha sentito nulla. Il sondaggio di J Street aggiunge quei numeri e le note in grassetto che il 35% afferma di aver ascoltato un buon argomento sulla grande controversia, mentre il 65% ha sentito poco o semplicemente nulla.

Questi numeri non possono aver reso i giornalisti di J Street molto felici, né possono rallegrare i propagandisti che costantemente ci dicono che tali azioni israeliane (o più strettamente, le politiche di Netanyahu) stanno semplicemente rovinando i rapporti tra la comunità ebraica americana e Israele.

Ma le relazioni non sono rovinate e più persone hanno affermato di sentirsi più positive su Israele ora di quanto non abbia affermato il contrario – con la maggior parte affermando che le loro opinioni non sono cambiate. E l’impatto della grande confusione sul trattamento del giudaismo non ortodosso risulta esagerato.

Del 35% che ha sentito molto sulla questione, la metà dice che li fa sentire più negativi nei confronti di Israele; l’altra metà è divisa tra il 22% che afferma di sentirsi più positivo e il 28% che dice che non ha importanza.

A conti fatti: mentre il trattamento dei non ortodossi fa arrabbiare alcuni ebrei americani, la grande maggioranza non lo sa e / o non gli importa.

Ciò non rende un qualsiasi insieme di punti di vista giusto o sbagliato, ma il sondaggio di J Street suggerisce che non c’è una grande crisi nelle relazioni tra la comunità ebraica americana e Israele. Israele deve preoccuparsi di questioni correlate: ad esempio, le opinioni tra quelle più attive negli affari della comunità, le opinioni tra le giovani generazioni di ebrei americani e le opinioni nella più grande denominazione americana, la Riforma. Ma i risultati del sondaggio suggeriscono che il rapporto tra Israele e gli ebrei americani è più forte di quello che profeti di sventura suggeriscono costantemente.

*senior fellow Middle East Studies presso il Council on Foreign Relations.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » mer dic 05, 2018 11:48 pm

America fatta a maglie - se le cose continuano cosi' trump sara' rieletto nel 2020: ecco perche'
Maria Giovanna Maglie per “Dagospia”
5 dicembre 2018

http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... vBwreXTA0I

Read My Lips, leggetemi le labbra, come disse una volta il quarantunesimo presidente degli Stati Uniti, e mal gliene incolse perché “ No More Taxes” non fu possibile nella recessione dopo la guerra del Golfo, le tasse le dovette aumentare, e molti americani non glielo perdonarono, certo gli oppositori non gliela fecero passare liscia. Io però sfido la sorte e vi dico “read my lips”,se le cose continuano così, Donald Trump sarà rieletto presidente nel 2020.

Le ragioni anche questa volta non le leggerete sui giornali e neanche le sentirete in tv, ma come in altre parti del mondo, Italia compresa, si basano sul fatto che l'opposizione non si fa col fango e le calunnie ma con gli argomenti, e che nel frattempo lui governa e porta a casa i risultati.

Anche con la morte del vecchio Bush gli è andata male ai giornali e televisioni, americani e non, impegnati nella adulazione sconfinata del povero ex presidente repubblicano morto a 94 anni, allo scopo per niente nascosto di trovare un pretesto ulteriore per screditare l'attuale presidente repubblicano, Donald Trump.

Un po' perché quello se ne infischia ed è appena tornato dall'Argentina e dal G20 con risultati estremamente lusinghieri, altro che isolamento degli Stati Uniti. Un po' perché il caso Russia Gate che sembra vicino a una svolta, ma poi continua a trascinarsi,coinvolgendo personaggi completamente estranei alla natura dell'indagine, alla fine si risolverà in una dichiarazione unilaterale quanto generica di accusa, e solo a quel punto forse comincerà un processo che per situazione e per numeri è destinato a nutrire solamente i media, ancora una volta, ma stavolta amaramente.

Un po' perché il Partito Democratico, in armi verso il 2020, riesce a schierare solamente i vecchietti, ovvero Joe Biden a Bernie Sanders, rispettivamente classe 1941 e classe 1942, nei sondaggi al 28 e 21 per cento, e al molto sponsorizzato Beto O'Rourke va solo il 7, e le ragazze rampanti come Kamala Harris o la finta pellerossa Elizabeth Warren restano al palo per ora; per tacere della Dynasty Clinton e della pretesa di Hillary di ripresentarsi, umiliata In un tour dei due coniugi i cui i biglietti di ingresso, nonostante una discesa precipitosa fino a $7 l'uno, sono rimasti invenduti, tanto che la sospensione temporanea per la morte di George Bush è apparsa come una grande scappatoia.

Un po' tutte queste cose insomma congiurano contro la congiura dei media, un po' la famiglia Bush ha tagliato corto con le polemiche intorno al morto spiegando che desidera la presenza del presidente e della First lady alle esequie solenni del presidente Bush. Nessuna replica dei dispetti che John McCain ordì da morituro e da morto assieme a moglie e figlia, i Bush sono un'altra cosa, pazienza se la CNN c'è rimasta malissimo.

Andiamo per ordine. Il G20 a Buenos Aires è finito con una dichiarazione congiunta in cui è stato evitato lo scontro e il ritiro della firma americana perché non c'è scritto niente di fastidioso per Washington sulla disputa del commercio, non si fa cenno al Global Compact sulla migrazione e un cenno assai fugace alle questioni del clima. In più Trump ha ottenuto la firma del nuovo Nafta, accordo di libero scambio nordamericano con Messico e Canada; una tregua nella guerra dei dazi con la Cina dopo i primi impegni assunti da Pechino.

Se volete andatevi a cercare qualche articolo della vigilia sul fatto che la Cina non si sarebbe mai piegata, oppure qualcuno anche più vecchio sul fatto che il Messico e Canada mai avrebbero accettato un nuovo accordo commerciale che convenisse loro meno. Leggetevi le analisi sull'isolamento americano e poi decidete da voi com'è andata, non solo perché dell'America non si può fare a meno se non a parole, ma anche perché Trump quello che dice e quello che minaccia fa, e ora in John Bolton alla sicurezza nazionale ha trovato il partner giusto.

I funerali di Bush. La famiglia è stata attentissima a fare in modo che non si trasformino in alcun modo in una piattaforma politica contro Trump. La bara è in Campidoglio, il servizio funebre domani. Ma già dall'estate scorsa, da quando le condizioni dell'anziano ex presidente sono peggiorate, la famiglia ha preso contatto con la Casa Bianca per organizzare insieme un funerale che avesse al centro il ricordo del morto, non la polemica fra i vivi: dal trasporto della bara con un Air Force One all'ospitalità a Blair House di fronte alla Casa Bianca per tutta la famiglia, fino ai discorsi della cerimonia.

Così tutte le esaltazioni del morto su stampa e TV sono finite nel vuoto:. salutato da New York Times come uomo dalla grazia unica, ed esaltato come un gigante dal Washington Post, il tutto per stigmatizzare l'attuale “perdita di dignità della presidenza”, parlandone da vivo,sia nell'esercizio del potere che durante la campagna elettorale del 92, che in tanti anni a seguire, George Bush era stato descritto dalla stessa stampa come un aristocratico staccato dalla realtà e dagli esseri umani, come un uomo della CIA e guerrafondaio, come un vecchio malato e depresso che vomitava addosso al premier giapponese durante il ricevimento di Stato, come un bugiardo che aveva giurato di non alzare le tasse e poi lo fece, come un reazionario misogino che se rieletto avrebbe tentato di cambiare la legge sull'aborto.

Una violenta campagna di fango su temi sensibili contribuì a fare eleggere Bill Clinton con in tutto un terzo dei voti, anche perché quell'anno eccezionalmente si presentò un terzo candidato, il miliardario indipendente Ross Perot. Bush non fece un secondo mandato, le chiacchiere e l'irrisione della famiglia Bush serviranno anche contro Bush figlio. Oggi però un editoriale del Washington Post si intitola senza pudore “George H W Bush, l'anti Trump “. It's all about Trump, non c'è niente da fare, ed è per questo che nessuno, nel gigantesco caos che circonda la sterminata e sempiterna inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller denominata Russia Gate, scrive che tutti i pentiti messi insieme per sostenere la causa contro Trump sono o non coinvolti in crimini o coinvolti in crimini non direttamente legati né al presidente né alla possibile collusione e intrusione della Russia nelle elezioni.

D’'altra parte i vari Michael Flynn, George Papadopoulos, Alex van der Zwaan, Rick Gates, Paul Manafort, Michael Cohen, sono anzitutto dei bugiardi che hanno ammesso di aver mentito e quindi non hanno alcuna credibilità una volta che un processo cominciasse con tutti i crismi, le regole e le salvaguardie che un processo prevede. In questo caso semplicemente il crimine non c'era e il procuratore speciale da un anno e mezzo cerca in tutti i modi di trovarlo senza riuscirci. Potrà riuscire probabilmente a dimostrare che una serie di persone direttamente o indirettamente legate alla campagna di elezione del candidato Trump si sono dimostrate persone prive di scrupoli, volgari affaristi, spregiudicati manipolatori di informazioni, ovvero tutto quello che la politica mette in campo durante questo tipo di elezioni.

Soprattutto è un argomento che non sembra scaldare gli elettori, ai quali il Partito Democratico se intende offrire solo una promessa o una minaccia di avviare l'impeachment di Trump, offre ben poco. Per intanto non offre candidati che interessino.In testa a tutti i sondaggi fatti finora per una campagna che di fatto comincia tra meno di un anno, ci sono infatti l'ex vice di Obama, Joe Biden, 76 anni, e l'eterno Bernie Danders, 77. Sono rispettivamente al 28 e al 21% del l'interesse degli elettori democratici nei sondaggi, seguiti a distanza enorme con un 7% da Beto O'Rourke, già protagonista della campagna per il Texas, molto pompato come il nuovo Obama bianco Per ora un bluff.

Biden dice che lui è l'uomo adatto perché anche se fa tante gaffe dice la verità al contrario di Trump. Potrebbe cominciare raccontando com'è andata nel 2015 quando lui, reduce è addolorato dalla morte del figlio, chiese un paio di mesi di tempo per decidere se candidarsi o meno. Ma quando a settembre si presentò trovò le porte del comitato elettorale Democratico chiuse perché nel frattempo Hillary Clinton aveva pagato i debiti lasciati da Obama e si era comprata la candidatura blindata. E’ finita come è finita, L’ha raccontato per filo e per segno Donna Brasile, ex guru del partito democratico, il cui libro di accuse guarda un po’ è finito subito nel dimenticatoio dei media mondiali, a che potrebbe diventare argomento interessante per un'indagine di Mueller disoccupato
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » dom dic 09, 2018 10:23 pm

Il discorso-bomba di mike pompeo, censurato dai giornali italiani, trump
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
8 dicembre 2018

http://m.dagospia.com/maglie-il-discors ... vQxZ8rlpQA

https://www.state.gov/secretary/remarks ... 287770.htm


“L’Unione Europea si sta assicurando che gli interessi dei Paesi e dei cittadini siano posti prima di quelli dei burocrati qui a Bruxelles?”

Quando qualche giorno fa Mike Pompeo, Segretario di Stato americano, e dunque portatore della politica estera degli Stati Uniti e di Donald Trump, si faceva questa domanda nel suo discorso a Bruxelles, al German Marshall Fund, era sicuramente più vicino dei commissari europei alla folla di Piazza del Popolo per la manifestazione della Lega di oggi 8 dicembre, allo slogan “Prima gli Italiani”; a Matteo Salvini che annuncia di voler andare a trattare Bruxelles contro i vincoli di bilancio che obbligano a chinare la testa e marciare dritti verso la recessione.

Pompeo aveva ben chiaro, e ben più dei commissari europei, ma anche di un irresponsabile Eliseo, che cosa muove la rabbia dei gilet gialli francesi, perché Parigi è occupata da proteste ferme e disperate, perché i vigili del fuoco sfidano cantando La Marsigliese la polizia, che si vendica facendo inginocchiare centinaia di studenti in protesta in uno sterile esercizio di potere; perché le manifestazioni stanno invadendo tutta la Francia fino a Ventimiglia, al confine con l'Italia.

Chiarissimi anche i due tweet di oggi di Donald Trump:

1)The idea of a European Military didn’t work out too well in W.W. I or 2. But the U.S. was there for you, and always will be. All we ask is that you pay your fair share of NATO. Germany is paying 1% while the U.S. pays 4.3% of a much larger GDP - to protect Europe. Fairness!

"L'idea di un esercito europeo non ha funzionato tanto bene nella Prima o nella Seconda Guerra Mondiale. Ma gli Stati Uniti erano lì per voi, e ci saranno sempre. Tutto ciò che vi chiediamo è che paghiate la vostra giusta quota per la Nato. La Germania paga l'1% del Pil, gli Stati Uniti il 4,3% di un Pil molto più grande per proteggere l'Europa. Correttezza!".

2)The Paris Agreement isn’t working out so well for Paris. Protests and riots all over France. People do not want to pay large sums of money, much to third world countries (that are questionably run), in order to maybe protect the environment. Chanting “We Want Trump!” Love France.

"L'accordo di Parigi non sta funzionando così bene per Parigi. Proteste e disordini in tutta la Francia. La gente non vuole pagare ingenti somme di denaro, per lo più a Paesi del Terzo mondo (che sono governati in modo discutibile) per proteggere, chissa, l'ambiente. Cantano 'Vogliamo Trump'! Amo la Francia!".

Con buona pace dei progetti Franco tedeschi all'interno dell'Unione Europea ma anche delle chiacchiere diffuse sul isolazionismo del presidente americano. Ma il tutto fa parte di un progetto preciso.

Mike Pompeo al German Marshall Fund, nome che forse oggi evoca poco ma fu quello del famoso piano Marshall che ci ha consentito di rialzare la testa allora, ha mandato a dire all'Europa e non solo all'Europa, anche alla Cina, anche alla Russia, che il fronte sovranista, o meglio la rivolta dei popoli contro il globalismo, lo guiderà Washington. Che verrà dagli Stati Uniti l'aiuto contro chi vuole imporre burocraticamente e tecnocraticamente la tagliola dell'austerità.

Infine che dietro quelle che la Germania e la Francia e con loro i commissari europei ritengono solo pacifiche dispute commerciali con Nazioni canaglia come l'Iran e la Cina si nascondono pericoli di destabilizzazione del mondo, e l'Europa farà bene a non sbagliarsi tragicamente come fece negli anni 30.

Sembrerebbe proprio così, e le conseguenze sono ancora tutte da capire, se riflettete sul fatto che quel che resta della leadership tedesca e di quella francese ha proposto un esercito europeo anche contro gli USA di Trump, Com'è il tweet del presidente ironicamente sottolinea, e che rischiamo di ritrovarci il fronte delle organizzazioni sovranazionali contro gli interessi delle singole Nazioni.

Mike Pompeo è fino in fondo un uomo di Donald Trump, come lo è John Bolton, consigliere per la Sicurezza Nazionale, Ma, quel che è più importante, questa nuova dottrina di politica estera, che sarà anche a Washington facile da imporre, grazie a una maggioranza molto più solida del Senato conquistata con le elezioni di midterm (siamo 54 a 46), indica esplicitamente l'Unione Europea come uno strumento sorpassato, al pari dell' Organizzazione delle Nazioni Unite, del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale.

Scusate se è poco. E scusate anche se mentre l'asse franco-tedesco è sotto attacco, in particolare lo è la volontà di Berlino di fare a meno degli Stati Uniti, così non è per l'Italia, considerata strategicamente fondamentale e affidabile, e che si gioca una grossa partita di politica estera nei prossimi mesi che riguarda anche la vita del governo.

Sui giornaloni italiani ed europei il discorso di Mike Pompeo è stato accompagnato da censura pressoché totale. Era esplosivo a partire dal titolo, “Restoring the Role of the Nation-State in the Liberal International Order”, come restaurare il ruolo dello Stato-Nazione nell'ordine liberale internazionale.

Pompeo è partito da li’, dall’ordine internazionale edificato dopo la Seconda Guerra Mondiale, che si fonda sul ruolo degli Stati-Nazione, e che oggi viene attaccato a favore di un crescente strapotere delle organizzazioni internazionali sovranazionali.

Pompeo ha citato Marshall, che fu segretario di Stato Usa dal 1947 al 1949: “Le organizzazioni internazionali non possono prendere il posto di sforzi nazionali e personali, o della creazione locale e individuale; l’azione internazionale non può sostituire il fare da sé”.

Sulla leadership ora contestata degli Stati Uniti: “Gli uomini che hanno ricostruito la civiltà occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale erano consapevoli che solo una forte leadership degli Stati Uniti, di concerto con i nostri amici e alleati, avrebbe potuto unire le nazioni sovrane del mondo”.”

Ma la stessa leadership che ha portato un lungo periodo di pace, un controllo congiunto sulle guerre, benessere diffuso, fino alla fine della Guerra Fredda e alla riunificazione della Germania, e’ entrata in crisi ed è stata messa in discussione proprio a partire da quelle conquiste. E’ questo che non sta bene all'America di Trump. Non era un isolazionista? Già, quante sciocchezze.

Pompeo e’ allora passato all'attacco diretto alle organizzazioni sovranazionali e ai burocrati che le popolano. Non funzionano o non funzionano più. Sbagliata la politica di austerità, pericoloso il predominio della Finanza sui bisogni dei popoli, dei cittadini.

“La Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale furono fondati per aiutare a ricostruire i territori devastati dalla guerra e promuovere l’investimento privato e la crescita. Oggi queste istituzioni spesso raccomandano ai Paesi che hanno gestito male la propria economia di imporre misure di austerità che reprimono la crescita e riducono lo spazio del settore privato”.

Sono istituzioni, secondo gli Stati Uniti, che non ritengono di dover rispondere a nessuno, paradossalmente sono diventate progressivamente lontane dai popoli delle democrazie liberali, che oggi preferiscono i governi nazionali, anche i peggiori, ma con i quali hanno un rapporto diretto. Sono invece diventate una piattaforma utile per le dittature e le democrazie illiberali, quelle in cui chi comanda non risponde al suo popolo. Di questa follia le Nazioni Unite sono l'esempio perfetto, basta citare le violazioni internazionali consentite all'Iran ma anche alla Russia.

obama con bush e clinton obama con bush e clinton

Ma Pompeo ha messo sotto accusa anche il WTO, che ha consentito alla Cina comunista mai convertita alla democrazia o all’ impegno per la stabilità regionale di usare tutte le scappatoie del mercato, rubare proprietà intellettuale, imporre restrizioni, in una parola invadere il mercato mondiale.

Della degenerazione attuale Pompeo e Trump accusano neanche tanto velatamente gli otto anni di Barack Obama, anni di resa totale, quasi complicità, ma anche una certa ingenuità di W Bush, e certamente attribuiscono l'inizio della deriva sovranazionale agli anni di Bill Clinton.

L’America si prende le sue responsabilità per aver abdicato al ruolo condotto così bene nel dopoguerra, ma annuncia nel contempo che quell'epoca è finita, che Trump sta riportando gli Stati Uniti al centro del mondo e che “sa bene che nulla può sostituire lo stato-nazione come garante delle libertà democratiche e degli interessi nazionali”.

Agli italiani in crisi con l’Unione Europea e i suoi diktat non può che suonare straordinariamente convincente l'appello che Pompeo fa a nome del presidente americano.

“ Aspiriamo a fare in modo che l’ordine internazionale sia al servizio dei nostri cittadini, non che li controlli”.E “gli organismi internazionali devono aiutare a facilitare una cooperazione che rafforzi la sicurezza e i valori del mondo libero, altrimenti devono essere riformati o eliminati”.

trump e merkel 3 trump e merkel 3

Washington la pulizia l'ha già cominciata, per esempio stracciando l'accordo di Obama con l'Iran, perché il programma nucleare iraniano va avanti e non è mai stato interrotto,e anche quello sui missili a medio raggio con la Russia, e tutti gli accordi commerciali e i trattati internazionali violati dei contraenti o contrari agli interessi americani e degli alleati.

Due frasi ancora voglio segnalare del discorso di Mike Pompeo. Quando ha detto che “la Brexit dovrebbe suonare per il resto dei paesi d'Europa come un campanello di allarme politico”; quando ha affermato che “Donald Trump vede il mondo com'è’, non come vorremmo che fosse”. Inutile quindi prendersela con l'Inghilterra o col presidente americano, segnalano un problema, non sono il problema. Come fa l'italia, aggiungo io, contestando i diktat europei alla manovra di bilancio.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » gio dic 13, 2018 8:50 pm

Trump firma una legge in difesa dei cristiani perseguitati
Giuseppe Aloisi - Gio, 13/12/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/tru ... 16070.html

Donald Trump ha firmato una legge che obbliga gli Stati Uniti a difendere i cristiani perseguitati e a combattere le violenze dei fondamentalisti

Il governo degli Stati Uniti, per stretto volere di Donald Trump, ha voluto sottoscrivere un obbligo legislativo: tutelare i cristiani perseguitati dai fondamentalisti islamici.

Gli scenari coperti sono, almeno fino a questo momento, quelli della Siria e dell'Iraq. La legge firmata dal tycoon estende l'impegno a una concreta lotta da portare avanti contro chi usa prendere di mira tanto la minoranza cristiana quanto quella degli yazidi.

L'atto, nello specifico, è intitolato "Iraq and Syria Genocide Relief and Accountability Act (HR390)" e definisce "genocidio" quello subito dalle popolazioni citate. Donald Trump, insomma, continua a promulgare leggi in linea con i desiderata dei conservatori, che non disdegnano mai di plaudire al presidente. Va detto, tuttavia, che il provvedimento in questione è stato approvato attraverso un consenso unanime dei due rami parlamentari.

Prima The Donald ha promosso tutta una serie di leggi pro life. Adesso l'attenzione sembra essere stata spostata sulle violenze che chi confessa la fede cristiana è costretto a subire. Commenti positivi sono arrivati pure dal mondo ecclesiastico. La principale novità adottata, come spiegato da Vatican Insider, riguarda le fonti da cui potrà provenire ausilio concreto: "Non ci affideremo più solo alle Nazioni Unite per aiutare i cristiani perseguitati e le minoranze - aveva detto il vicepresidente Mike Pence, annunciando che gli Stati Uniti avrebbero preso misure autonome in materia di aiuti - ". Da un punto di vista giuridico, vale la pena sottolineare l'equiparazione tra i "crimini" e il "genocidio" cui andranno incontro i responsabili dei comportamenti contestati.

Alla cerimonia organizzata per la firma hanno partecipato pure Carl Anderson, che è il vertice dei Cavalieri di Colombo, e l'ambasciatrice degli Stati Uniti in Vaticano. Ma qual è la posizione della Santa Sede? I palazzi vaticani appoggeranno la mossa del tycoon? La Sir ha messo in evidenza come il cardinal Sako, che è divenuto porporato attraverso l'ultimo Concistoro, abbia domandato di non dimenticare le atrocità messe in atto contro i musulmani e le persone appartenenti ad altre confessioni.



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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » gio dic 13, 2018 8:52 pm

“La civiltà è in debito con il popolo ebraico”
7 dicembre 2018
Nick Gimbel

http://www.italiaisraeletoday.it/la-civ ... GXRSFqF34c

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha parlato alla Casa Bianca di Hanukkah. Alla cerimonia hanno partecipato centinaia di leader ebrei statunitensi. Oltre a Trump e sua moglie Melania, all’evento hannopreso parte anche il vicepresidente Mike Pence e sua moglie Karen, membri della famiglia Trump e suoi stretti consulenti.

“Più di 2.000 anni fa – ha detto Trump -una banda di ebrei patrioti guidati da Giuda Maccabee rivendicava la propria libertà da un dittatore oppressivo che perseguitava il popolo ebraico e saccheggiava il sacro tempio”. Il Presidente ha osservato che “gli ebrei nel corso della storia hanno subito repressioni e violenze “, eppure di fronte a questo disagio “il popolo ebraico ha resistito, vinto e prosperato”.

Ha ricordato la sua visita a Pittsburgh, dove ha incontrato la comunità ebraica locale in seguito al recente massacro alla Sinagoga Tree of Life. “Il modo in cui si sono rialzati così coraggiosamente è qualcosa di incredibile. Il rabbino era una grande persona. All’indomani di quel malvagio assalto, abbiamo riaffermato il nostro solenne dovere di affrontare l’antisemitismo ovunque si verifichi “, ha detto Trump. “Dobbiamo eliminare questo odio ignobile dal mondo. La mia amministrazione rimarrà sempre al fianco del nostro amato amico e partner, lo Stato di Israele”

“La civiltà – concluso Trump – è in debito con il popolo ebraico per il suo incredibile contributo all’arte e alla scienza, alla storia, alla cultura e alla società. Sin dalla fondazione dell’America, le comunità ebraiche hanno innalzato ogni aspetto della nostra vita nazionale. Oggi rinnoviamo la nostra gratitudine per quelle incredibili benedizioni e riaffermiamo la nostra incrollabile solidarietà con Israele”


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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » sab dic 15, 2018 9:08 pm

Usa, giudice del Texas: Obamacare incostituzionale, Trump esulta
15 dicembre 2018

https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/u ... 802a.shtml

Un giudice federale del Texas ha stabilito che la norma approvata dall'amministrazione Obama nel 2010, l'Affordable Care Act, è incostituzionale. Il partito democratico ha già annunciato di voler presentare appello alla Corte Suprema. La sentenza è stata accolta con soddisfazione dal presidente Donald Trump, che l'ha definita "una grande notizia per l'America", chiedendo poi al Congresso di approvare una legge "che fornisca una grande assicurazione sanitaria".

"Wow, ma non sorprendente. L'Obamacare è stata dichiarata incostituzionale da un giudice molto rispettato in Texas. Grande notizia per l'America!". Così il presidente Donald Trump ha commentato su Twitter la decisione del giudice federale del Texas Reed O'Connor su una parte della riforma sanitaria Affordable Care Act (ACA), nota come Obamacare. In un altro tweet, Trump afferma che "ora il Congresso deve approvare una "forte" legge che fornisca una "grande" assistenza sanitaria e protegga le condizioni pre-esistenti".

Annunciato ricorso dei Democratici - Il guidice Reed O'Connor ha accolto il ricorso di una ventina di governatori e ministri della Giustizia di stati repubblicani stabilendo una sentenza che è destinata ad essere oggetto di un ricorso alla Corte Suprema, innanzitutto da parte del Partito Democratico.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » lun dic 17, 2018 10:15 pm

Ecco come Trump smaschera l'ipocrisia dem sugli immigrati

Roberto Vivaldelli
Dic 16, 2018

http://www.occhidellaguerra.it/trump-sm ... -immigrati

Sull’immigrazione di massa democratici e liberal sono spesso e volentieri ipocriti. All’opposizione accusano gli avversari di essere “disumani” nel contrastare il fenomeno per solleticare i sentimenti umanitari del loro elettorato: poi, al potere, dove prevale la realpolitk, attuano anch’essi politiche stringenti non dissimili da quelle prima criticavano. In Italia, per esempio, ci ricordiamo benissimo quando il governo Prodi ordinò un blocco navale nel 1997 per fermare l’immigrazione proveniente dai Balcani. Negli Stati Uniti il discorso non è tanto diverso se parliamo del famoso Muro con il Messico.

Media e democratici hanno criticato ferocemente il presidente Donald Trump sull’argomento, dimenticandosi però di ricordare che la costruzione delle barriere lungo la frontiera tra Messico e Stati Uniti risale al 1994, sotto la presidenza di Bill Clinton, articolata in tre diverse operazioni messe in atto nei tre stati americani che condividono i 3140 km di frontiera con il Messico: Gatekeeper in California, Hold-the-Line in Texas e Safeguard in Arizona.

A rinfrescare la memoria ai critici ci ha pensato lo stesso presidente Trump – che quel muro lo vuole ostinatamente completare – realizzando un breve videoclip, pubblicato su twitter, nel quale riporta vecchie dichiarazioni dei dem in tema di immigrazione e mettendo così a nudo tutte le ipocrisie e le contraddizioni del Partito democratico sull’argomento.


Il video di Trump sull’immigrazione umilia i democratici

Le dichiarazioni degli avversari di Trump riportate nel video non lasciano spazio a dubbi. “I democratici sono degli ipocriti totali. Tutti insieme hanno sostenuto i muri” incalza Donald Trump, parlando dal Rose Garden della Casa Bianca. Nel videoclip compaiono Hillary Clinton, Barack Obama e Chuck Schumer mentre sparano a zero contro l’immigrazione di massa. “L’immigrazione illegale è sbagliata. Chiaro e semplice” osserva Schumer. “Semplicemente non possiamo permettere alle persone di riservarsi negli Stati Uniti senza essere individuate, senza documenti e senza controllo” afferma l’ex presidente Barack Obama mentre Hillary Clinton si vanta di aver votato a favore del finanziamento di “una barriera che impedisce agli immigrati clandestini di entrare negli Stati Uniti”.

“Loro – afferma Donald Trump – non vogliono costruire il muro perché sono io a proporlo. Farò tutto ciò che è necessario per avere la sicurezza alle frontiere”. Qualcosa al di fuori dal comune il presidente degli Stati Uniti in realtà lo ha già fatto. Come vi abbiamo raccontato su Gli Occhi della Guerra un paio di settimane fa, il segretario alla sicurezza nazionale Kirstien Nielsen ha chiesto lo spiegamento di agenti della polizia da diversi altri dipartimenti in quella molti considerano una mossa senza precedenti per tutelare i confini. Il personale aggiuntivo richiesto da Nielsen, infatti, avrà il compito di assistere gli agenti della dogana nel pattugliare la frontiera ed eventualmente respingere le “carovane provenienti dall’America centrale”. E ora è il momento di blindare i confini una volta per tutte.


Trump minaccia lo shutdown per il muro con il Messico

Come riporta IlSole24ore, pochi giorni fa il presidente Donald Trump ha minacciato lo shutdown, ossia il blocco delle attività amministrative del governo, se non otterrà nella prossima legge di spesa i fondi per il muro col Messico e per la sicurezza al confine meridionale. Una minaccia fatta durante una accesa discussione alla Casa Bianca con i leader democratici alla Camera e al Senato, Nancy Pelosi e Chuck Schumer, davanti ai reporter.

Pelosi e Schumer hanno dichiarato di volere un accordo con il presidente, che però non accetta compromessi al ribasso. E proprio da quello scontro a muso duro nello studio Ovale nasce l’iniziativa del videoclip che smaschera le bugie dei dem in materia di immigrazione.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » ven dic 21, 2018 10:15 pm

Perché il Segretario alla Difesa Usa Mattis si è dimesso
Paolo Mauri
21 dicembre 2018

http://www.occhidellaguerra.it/perche-s ... si-dimesso

James “Cane Pazzo” Mattis ha rassegnato le dimissioni che diventeranno esecutive il prossimo 28 febbraio.Il Segretario della Difesa, scelto da Trump all’indomani della sua elezione e fedelissimo del presidente, ha riferito, in una lettera diffusa dai media, di non essere più allineato con la visione strategica della Casa Bianca.

“You have the right to have a Secretary of Defense whose views are better aligned with yours” – ha il diritto di avere un Segretario alla Difesa le cui visioni siano meglio allineate alle sue – sono state le parole esatte di Mattis, riferendosi ad un paio di nodi fondamentali che vengono espressi esplicitamente nella lettera di dimissioni.
Cosa ha scritto Mattis?

L’ormai ex Segretario alla Difesa nella sua lettera, dopo alcune frasi che riassumono brevemente i progressi compiuti dalla Difesa Usa grazie anche al suo operato al dicastero, sottolinea due aspetti fondamentali che, analizzando la retorica dello scritto, risulterebbero essere i punti di divergenza di opinione tra lui ed il Presidente Trump.

Il primo riguarda gli alleati degli Usa. Mattis scrive che la forza, come nazione, degli Usa è “inestricabilmente legata” alla forza del sistema unico e comprensivo di alleanze e partenariati. In particolare l’ex Segretario alla Difesa scrive che “non possiamo proteggere i nostri interessi senza mantenere forti alleanze o senza dimostrare rispetto ai nostri alleati”.

Il riferimento è, nemmeno troppo celato, alla politica di Trump di responsabilizzare i Paesi alleati degli Usa nel quadro del “America first”, ed in particolare quelli che fanno parte della Nato, per quanto riguarda la propria difesa. Più di una volta il Presidente Usa, anche in occasione del recente gelo con la Francia, ha sottolineato come la Nato ed in particolare alcuni importanti membri europei dell’Alleanza, non facciano abbastanza sforzi per aumentare il budget per le spese militari.

Mattis infatti cita esplicitamente la Nato dicendo che le “29 democrazie” che ne fanno parte “hanno dimostrato quella forza (di cui sopra n.d.a.) nel loro coinvolgimento per combattere al nostro fianco dopo gli attacchi dell’11 settembre”.

Il secondo nodo cruciale di questa rottura con la Presidenza, è rappresentato dal rapporto con Cina e Russia. Anche qui Mattis le cita esplicitamente dopo aver affermato la propria “risolutezza e non ambiguità” verso quei Paesi i cui interessi strategici sono in contrasto con quelli americani, generando tensioni crescenti.

Cina e Russia vengono apertamente citate nella lettera sostenendo che “è chiaro, ad esempio, che vogliano modellare il mondo in accordo con il loro modello autoritario” e che intendano “promuovere i loro interessi a discapito dei loro vicini, degli Stati Uniti e dei loro alleati”.

Se Mattis ha sentito il bisogno di puntualizzare così specificatamente la sua idea della visione strategica di Russia e Cina, è evidente che questa sia discordante rispetto a quella di Trump, che proprio nelle ultime ore ha preso la decisione di ritirare le truppe dalla Siria ed ha ordinato di ritirarle anche dall’Afghanistan dimezzandone il numero, fattori che potrebbero avere innescato la decisione del Segretario della Difesa ma che comunque rappresentano solamente la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

La lettera, a conferma di quelli che sembrano essere più che meri sospetti, prosegue con una particolare sottolineatura: l’ex generale dei Marines scrive infatti che “la mia visione sul trattare gli alleati con rispetto e anche sull’essere cristallino in merito agli attori maligni e ai concorrenti strategici è fortemente dimostrata da più di 40 anni di esperienza in queste problematiche”.
Chi è James Mattis?

James “Mad Dog” (cane pazzo) Mattis è un ex generale dei Marines che si è congedato nel 2013 dopo 44 anni di carriera militare ed un numero enorme di comandi: sono almeno 20 tra cui si annovera ad esempio il prestigioso Central Command americano da cui ha gestito le operazioni militari Usa in Africa e Medio Oriente.

Il soprannome di “cane pazzo” gli fu affibbiato durante la Prima Guerra del Golfo, nel 1991, quando comandava, da tenente colonnello, il primo battaglione del settimo Marine. Successivamente altri incarichi di prestigio come il comando della Marine Expeditionary Force, il già citato United States Marine Forces Central Command, e la prima divisione dei Marines durante la guerra in Iraq. Dal 9 novembre 2007 all’8 settembre 2009, è stato nominato comandante del Nato Supreme Allied Command Transformation mentre fino all’agosto 2010 ha comandato lo United States Joint Forces Command.

Un falco amante della guerra. È stato paragonato dallo stesso Trump a George Patton, il “generale d’acciaio” invitto in Europa con la sua terza armata durante la Seconda Guerra Mondiale ma che diede più di un grattacapo a livello diplomatico al generale comandante delle forze alleate Eisenhower. Nell’aprile del 2015, parlando al Center for Strategic and International Studies, Mattis si scagliò contro l’accordo sul nucleare iraniano sottolineando come l’attenzione venga erroneamente concentrata solo sui gruppi terroristici come Isis mentre è l’Iran a rappresentare “la più forte minaccia per la stabilità e la pace nel Medio Oriente”.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » mar dic 25, 2018 11:11 pm

Trump: "Shutdown finché non ci sarà un muro al confine col Messico"
Luca Romano - Mar, 25/12/2018
Trump tira dritto e non molla sui migranti

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/tru ... 21294.html


Il presidente Usa, Donald Trump, ha promesso che lo shutdown andrà avanti finché non otterrà il via libera ai 5 miliardi di dollari necessari a finanziare il muro che vuole costruire al confine con il Messico.

"Non posso dirvi quando riaprirà il governo" ma "quello che posso dirvi è che il governo non riaprirà finché non avremo un muro, una recenzione, o comunque vogliano chiamarla", ha detto Trump parlando con i giornalisti alla Casa Bianca dopo la sua teleconferenza di Natale con le truppe Usa.

La richiesta di Trump di una barriera fisica al confine fra Stati Uniti e Messico, un pilastro delle sue promesse elettorali, è stata respinta dei democratici e da parte dei repubblicani; in risposta, Trump la scorsa settimana si è rifiutato di firmare la legge relativa alla spesa pubblica dello Stato, fermando di fatto temporaneamente il finanziamento di una serie di uffici governativi e determinando lo shutdown, giunto al suo quarto giorno.

Il presidente Usa ha poi criticato ancora una volta la Federal Reserve. "Stanno alzando i tassi di interesse troppo velocemente, questa è la mia opinione. Il fatto è che l'economia va così bene che aumentano i tassi di interesse, e questa è una forma di sicurezza", ha detto, nonostante Wall Street abbia incassato la settimana scorsa la peggior settimana dal 2008. Ieri su Twitter Trump aveva affermato che "l'unico problema della nostra economia è la Fed".
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