Trump Donald

Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » mer nov 09, 2016 7:19 am

Elezioni Usa 2016, risultati in diretta: Trump prende Ohio e Florida. New York Times: "Sarà presidente al 95%"

Il Fatto Quotidiano - di F. Q. | 9 novembre 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11 ... ca/3177940

Donald Trump sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti. Questo dicono al momento i risultati della lunga notte elettorale americana. Dopo un lungo testa a testa il miliardario ha conquistato gli Stati più importanti per la corsa alla Casa Bianca. Suo l’Ohio, sua la Florida, suoi con ogni probabilità anche il Wisconsin e il Michigan, tradizionalmente – soprattutto il secondo – terreni di conquista dei democratici nella classe media e operaia.

Oltre che per presidente e vice, si eleggono anche i 435 deputati alla Camera dei rappresentanti e 34 senatori su 100. E anche qui i democratici incassano una dura sconfitta, lasciando sul terreno il controllo totale delle istituzioni. Si vota inoltre per i governatori di 12 Stati, i deputati di 44 parlamenti statali su 50, i sindaci di alcune grandi città come Baltimora, Milwaukee e San Diego, molte cariche locali, come sceriffi e procuratori distrettuali.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » mer nov 09, 2016 9:03 am

Trump vincitore, la festa a New York «L’America adesso siamo noi»
Aldo Cazzullo inviato a New York
Milano, 9 novembre 2016 - 07:08

http://www.corriere.it/esteri/16_novemb ... 95f4.shtml

Gioia e incredulità tra i sostenitori repubblicani al «Party della Vittoria». Le frecciate alle star che hanno tifato per Hillary: «Madonna e Lady Gaga, beccatevi The Donald!»

«Lady Gaga, beccati The Donald!», «Madonna vieni qua!». E poi quel grido ritmato, come un tamburo: Trump-Trump-Trump...
Lui se lo sentiva: il raduno elettorale si chiama Victory Party. Fuori si agita un gruppo rumorosissimo di «Neri per Trump». Dentro, gli invitati - tutti bianchi - non si scompongono: rappresentano un’etnia abituata a comandare, che stanotte si riprende l’America. Un grido accoglie l’annuncio che l’ennesimo Stato è finito nel carniere. Poi cala un silenzio elettrico, in attesa del capo.

Tuta arancione

I trumpisti sono carichi già dal pomeriggio. Odiano tutti: le banche, i partiti, Wall Street, le multinazionali comprese quelle americane, i giornali, le tv e ovviamente Hillary, effigiata in manette con la tuta arancione da prigioniero di Guantanamo. Arriva Rudolph Giuliani, gli gridano: «Portala tu in prigione!».
«Donald ha vinto e vogliono rubargli la vittoria!» urla una vecchietta con il cartello «Make America great again», dove la parola chiave è «again»: «di nuovo», o meglio «ancora». I fan di Trump non sono gli eversori dell’ordine costituito; sono i nostalgici dell’antico regime spazzato via dal mondo globale, dalla finanza selvaggia, dai fenomeni che hanno provocato questa reazione.
Sotto la Trump Tower sulla Quinta Strada attendono quattro gruppi. I fan, con la speranza di vederlo passare. I contestatori, con cartelli più volgari ancora di lui. I newyorkesi, con il telefonino per fotografare i personaggi pittoreschi. E i cameramen delle tv di tutto il mondo, fino a quando non arrivano camion carichi di sabbia a difendere la privacy del candidato.


Il bugiardo sincero

The Donald abita qui, lui dice al sessantottesimo piano. Che non esiste; in realtà i piani sono 58; ma tanto non li conta nessuno. Trump è un bugiardo dichiarato, quindi sincero. In realtà si chiama Drumpf; il nonno tedesco si cambiò cognome ai tempi della Grande Guerra, inventandosi origini svedesi; e per anni Donald ha detto di essere svedese pure lui. E’ stato abortista e antiabortista, contrario ai matrimoni gay e favorevole ai matrimoni gay. E’ ogni cosa e il suo contrario; per questo piace ai veterani e ai miliardari, agli ebrei ultraortodossi suoi affittuari nel popolare Trump Village di Coney Island e ai condomini di questa Torre.


Ivanka segreta

Per la notte elettorale ha dato appuntamento all’Hilton, 1335 Avenue of Americas, a pochi isolati da qui. Lui ci arriva con un gigantesco Suv nero dai vetri neri. Il «Party della Vittoria» è al terzo piano, nella Grand Ballroom East. Pilastri di granito verde, moquette azzurra, lampadario déco con tre anelli sfavillanti di luci, inservienti neri e ispanici. Il maxischermo sintonizzato sulla Fox che annuncia il sorpasso in Florida, ma non in Pennsylvania. «A Philadelphia Hillary prende il 99%, è una truffa!» prevede il tecnico delle luci, un signore con berrettino nero e bermuda a valorizzare i polpacci tatuati. Tutto qui è Trump. Il vino, le bistecche, l’acqua. Ogni cosa si chiama come lui, nessuna è davvero sua: come le decine di palazzi sparsi nelle Americhe che hanno comprato il suo brand, perché «non si ha idea di quanta gente voglia vivere in un condominio intitolato a me». C’è anche un banchetto con i suoi libri: «Come diventare ricco», «Il tocco di re Mida», «Tempo di essere duri» e una ponderosa biografia della figlia prediletta, che ha compiuto 35 anni la settimana scorsa: «Ivanka. La carta segreta di Trump». Ivanka è qui dietro le quinte con il padre, si affaccia un attimo a salutare, altissima con il suo metro e 80 più i tacchi, accolta dal boato dei militanti che la adorano. Suo fratello Eric twitta la foto della scheda elettorale, il che sarebbe un reato.


Il miraggio del muro

La tensione sale. Applausi per i risultati a sorpresa dal Midwest, in particolare dal Michigan. Anziani in camicia bianca e cravatta nera si scambiano un cinque quando viene assegnata la North Carolina. Più dura in Nevada e Colorado, gli Stati a forte immigrazione latina. Tutti qui sanno benissimo che Trump non potrà mai costruire il muro lungo i tremila chilometri del confine con il Messico, così come non potrà mai impedire ai musulmani di entrare negli Stati Uniti. Ma sono felici di poterlo credere, almeno in questa storica notte che pareva impossibile e ricorderanno per sempre. «E’ fatta!» esulta il ragazzo che regge un cartello con il falso testamento di Washington: «Donald, va, e salva il mio Paese».


«Vi tocca»

Il riferimento ai padri fondatori è continuo. Un’altra vecchietta regge il poster con il discorso di Lincoln a Gettysburg: «Ci impegniamo affinché il governo del popolo, dal popolo, per il popolo non abbia a perire sulla terra». La signora aggiunge di suo, sinistramente: «Fatevi piacere Trump. Rassegnatevi: vi tocca».
L’America da rendere ancora grande non deve assomigliare a quella affluente e superficiale degli Anni Novanta clintoniani, e neppure agli Ottanta reaganiani che videro i primi successi del Donald; ma all’America degli Anni Cinquanta, con i neri nei ghetti, gli italiani in cucina e i bei ragazzi wasp – bianchi anglosassoni protestanti - al college. Un’America a lungo dominante, passata all’opposizione con Obama, che stanotte si prende la rivincita.
Fuori dall’Hilton arrivano gli echi della festa. Militanti democratici increduli si aggirano come spettri. Molti maratoneti si sono fermati per godersi le elezioni e girano fieri nella notte con la medaglia al collo. Due volontari hanno il cofano dell’auto pieno di panini, si fermano a distribuirli ai senzatetto. Trump brinda con il suo vino. I trumpisti cantano a squarciagola l’inno nazionale. Chiudono con un grido: «L’America siamo noi».
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » mer nov 09, 2016 7:57 pm

Trump ha vinto le elezioni. È lui il nuovo presidente degli Stati Uniti

Donald Trump ha stupito tutti. E alla fine ha avuto ragione lui: i sondaggi erano farlocchi. L'America anche se non lo diceva era con lui. Grande vittoria del tycoon che si afferma nonostante l'ostilità del suo stesso partito, che mai lo ha sopportato
Orlando Sacchelli - Mer, 09/11/2016

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/tru ... 29528.html

L'America ha scelto. Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti (guarda tutti i risultati). Scrivere una frase del genere un anno e mezzo fa, quando il tycoon iniziò la sua corsa verso la Casa Bianca, annunciando di voler correre per le primarie del Partito repubblicano, avrebbe fatto sorridere.

Nessuno, infatti, lo prendeva sul serio. Ma lui è riuscito nell'impresa, prima conquistando la nomination di un partito che, fino alla fine, gli ha fatto la guerra, poi riuscendo a battere una candidata fortissima, Hillary Clinton, che poteva vantare il sostegno dei poteri forti, di Wall Street e della Silicon Valley, dei media, dello show business di una parte non indifferente dello stesso Grand Old Party. Partito che si è spaccato e non ha mai digerito i modi e le sparate di Donald. E che è arrivato persino a minacciare di far saltare la nomination, in extremis, trovando un candidato super partes (ipotesi poi accantonata per evitare una “guerra civile”).

Fin da subito Trump ha giocato tutto sulla provocazione. La prima miccia l'ha innescata contro i migranti, dicendo di voler costruire un muro con il Messico per impedire il loro ingresso illegale negli States. Intento condito da accuse pesanti (criminali, trafficanti di droga). Ed ha promesso, a più riprese, di deportare tutti i clandestini. Poi ha preso di mira i musulmani, dicendo di voler bloccare il loro ingresso per motivi di sicurezza. Ordine e sicurezza, il suo primo impegno. Tutto all'insegna di un obiettivo più grande: “Rifare grande l'America”. Come? Rilanciando l'economia, creando nuovi posti di lavoro, abbassando le tasse, rimettendo in discussione tutti i trattati commerciali che penalizzano gli Usa. E in politica estera? Accantonare i disastrosi combinati da Obama, risolvendo una volta per tutte la guerra contro l'Isis e mettendosi d'accordo con Putin su altre questioni ancora aperte. Senza fare più sconti ai membri della nato che non pagano le rispettive quote, gravando sulle spalle dell'America.

Una campagna mediatica studiata ad arte, in cui è sempre stato lui - e solo lui - a dettare i temi e i tempi dell'agenda politica.

Quando l'attenzione calava, subito Trump piazzava un colpo, con un semplice tweet o una frase a effetto pronunciata in qualche comizio e rilanciata, con meticolosa precisione, dai social network. Il “giochino” ha permesso al tycoon di conquistare la scena fin da subito durante le primarie, con gli altri candidati repubblicani che non sono mai riusciti a detronizzarlo. E anche quando hanno provato a ignorarlo (evitando di attaccarlo direttamente) non sono mai riusciti a imporre i propri temi. Trump si è preso la leadership e l'ha tenuta stretta senza mollarla mai un istante. Non era facile vincere le primarie con il partito contro, e persino con l'ostilità degli agguerriti Tea Party che avevano altri cavalli su cui puntare (Ted Cruz e Marco Rubio). Ma il tycoon è stato abilissimo, compiendo il suo primo miracolo.

Il secondo, invece, lo ha realizzato portando avanti una campagna elettorale quasi perfetta. Fin da subito molto agguerrita, che non ha mai mollato la presa dagli obiettivi da abbattere: Hillary Clinton e il presidente Obama. Contro di loro sono state scagliate accuse pesantissime. Ma è soprattutto contro Hillary che Trump se l'è presa, definendola una persona corrotta (scandalo delle email ma non solo) e che merita di finire in galera. Accusa ribadita più volte anche durante i confronti elettorali in diretta tv.

Se Trump ha vinto è perché ha avuto la meglio su una candidata che non è mai riuscita, nonostante i potenti mezzi, a sfondare nell'elettorato americano. Che nel 2008 fu battuta dall'outsider Obama, nelle primarie, e che stavolta, invece, ha rischiato di farsi soffiare la nomination un'altra volta, dal “socialista” Bernie Sanders, che a dispetto dell'età (75 anni) aveva infiammato i cuori dei giovani. Lei invece non ce l'ha fatta. I giovani non si sono fatti abbindolare da Beyoncé, Katy Perry, Madonna e Lebron James. O almeno non abbastanza. Trump ha vinto perché si è affermato come paladino del cambiamento, come antipolitico che si è battuto contro la Casta e i parrucconi dell'establishment, raccogliendo e dando ampio sfogo a un voto di protesta. Un voto che non è solo di destra.

Ora, archiviate le polemiche e fatte tutte le analisi del caso (voto delle minoranze, quello delle donne e della classe media, quanto hanno pesato l'economia, le armi, la violenza e quanto la protesta), l'America guarda avanti, ai prossimi quattro anni. Il dopo Obama è iniziato. Le sfide da affrontare sono moltissime. Per il bene degli Stati Uniti (e non solo).



Chi è Melania Trump, la prima first lady straniera in 200 anni
Una first lady a dir poco insolita
Luisa De Montis - Mer, 09/11/2016

http://www.ilgiornale.it/gallery/melani ... 29549.html

Nata 46 anni fa in un palazzone in stile sovietico della Jugoslavia comunista di Tito a Sevnica, ora Slovenia, Melania Trump, da 10 anni la terza moglie di Donald Trump, dal prossimo gennaio sarà la nuova first lady americana.

Una first lady a dir poco insolita e non solo perché l'ex modella è la prima moglie di un presidente americano nata all'estero dai Louisa Adams, la moglie di John Quincy Adams, che si trasferì alla Casa Bianca nel 1825. E, per ironia della sorte, sarà first lady al fianco di un presidente che ha giocato tutta la sua campagna elettorale sull'attacco agli immigrati. Ma Melania sarà una first lady insolita, soprattutto perché è la prima first lady ad aver posato nuda per una copertina di una rivista. La foto, pubblicata da GQ nel 2000 e che mostra Melania nuda su una pelliccia d'orso, è stata nei mesi scorsi al centro di una battaglia a colpi di tweet poco edificanti fra Trump e l'allora sfidante nelle primarie Ted Cruz, dopo che un gruppo che sosteneva il senatore del Texas rilanciò la foto con la provocatoria didascalia "Incontra Melania Trump. La tua prossima First Lady".

L'incontro tra Trump e Melania risale al 1998 a New York dove, dopo le prime sfilate a Milano e Parigi la modella si era trasferita due anni prima. La scintilla, si racconta, scoccò ad una festa organizzata durante la Fashion Week newyorkese. Da allora Melania non si è accontentata di essere solo la signora Trump, evitando di lavorare insieme al marito come fece Ivana, la prima, storica, moglie del miliardario, e dal 2000 ha una ha una sua linea di gioielli chiamata, ovviamente, 'Melanià. E può rivendicare il fatto di parlare quattro lingue. E tra queste un inglese con un forte accento straniero, aggiungono i maligni. Durante la campagna elettorale Melania ha preferito non esagerare comunque con le apparizioni pubbliche, nonostante sia stata esposta a qualche gaffe, come quella di pronunciare un discorso in parte copiato da quello di Michelle Obama. Ad appena 24 ore dalla convention del marito a Cleveland, l'ex modella infatti avrebbe letto stralci del suo discorso che era risultato molto simile a quello di Michelle Obama nel 2008.

Nei cattivi rapporti con i media, Melania ha seguito le orme del marito Donald, annunciando una causa contro il 'Daily Mail' nell'agosto scorso, per aver riportato indiscrezioni "al 100% false" riguardanti la sua presunta attività di escort negli anni '90, oltre che per aver sollevato dubbi sulla regolarità del suo permesso di soggiorno negli Usa in quegli anni.Tuttavia, le poche volte che ha fatto campagna elettorale accanto al marito, ha mandato un messaggio chiaro, rimarcando l'immagine di un uomo duro, diretto ma che a cuore i valori importanti. "Se qualcuno lo attacca, lui colpisce dieci volte più forte", ha detto in un comizio dello scorso aprile la moglie di Trump che, nel suo breve intervento durato non più di un minuto, ha definito il marito un "brav'uomo" e un "bravo imprenditore". Senza contare che ha rimandato al mittente le accuse di maschilismo che gli sono state rivolte: Trump "a prescindere che tu sia uomo o donna, tratta tutti nello stesso modo", ha detto. Anche quando il marito è stato travolto dalle polemiche per il video contenente le sue affermazioni sessiste e per le accuse di molestie nei suoi confronti, Melania lo ha difeso pubblicamente, affermando che Donald è un "gentleman" e le donne che lo accusano sono delle mentitrici. "Io so che rispetta le donne - aveva detto - Credo a mio marito. Mio marito è gentile ed è un gentleman e non lo farebbe mai".
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » mer nov 09, 2016 9:31 pm

???

10 motivi per dormire ragionevolmente tranquilli e svegliarsi senza Trump
martedì, 8 novembre 2016

http://www.gadlerner.it/2016/11/08/10-m ... enza-trump

Esiste la possibilità che vinca Donald Trump? Sì, ma è statisticamente molto remota. Tutti i principali indicatori, da ormai molti mesi, sono concordi nell’indicare una vittoria di Hillary Clinton. Un successo non netto, come d’altronde sarebbe stato difficile attendersi vista l’ostilità degli americani a concedere allo stesso partito un terzo mandato presidenziale consecutivo, però chiaro. Su Giornalettismo ne ho indicati dieci, e se ne potrebbero aggiungere ancora. I primi 3 sono i principali: nel Collegio Elettorale Clinton ha già praticamente superato quota 270, se si considerano tutte le indagini demoscopiche negli Stati in bilico. Questa sensazione diventa ancora più certa se si guardano i dati dell’early voting, che confermano la forte mobilitazione ispanica in Stati decisivi come Colorado, Nevada e Florida. Il più grande degli swing state non servirebbe a Clinton per superare quota 270 se vincesse i due stati dell’Ovest. Inoltre, la media dei sondaggi nazionali evidenzia come Clinton guidi da un anno con un margine di vantaggio su Trump che oscilla tra i 2 e i 7 punti. La mediana di questo valore si tradurrebbe sempre in una vittoria nel Collegio Elettorale: gli Stati in bilico sono i più equilibrati proprio perché riflettono al meglio le caratteristiche sociodemografiche degli Usa. L’exit poll per voto etnico dovrebbe essere simile a questa simulazione. Trump trionferà tra i bianchi grazie al boom garantito dai lavoratori e dagli anziani senza laurea, mentre Clinton dominerà come non mai tra le minoranze etniche grazie agli ispanici.

Trump diventerà presidente solo se ci sarà il più macroscopico errore della storia dei sondaggi degli ultimi anni. Tutto può succedere nella vita, ma la sorpresa Trump non sembra proprio più possibile ormai. Ecco il pezzo in cui elaborato con maggior completezza di informazioni queste sensazioni.


Donald Trump presidente e il clamoroso errore di chi, come me, non ha capito il suo successo
mercoledì, 9 novembre 2016
Andrea Mollica

http://www.gadlerner.it/2016/11/09/dona ... o-successo

Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Il fatto che un repubblicano prenda il posto di un democratico dopo 8 anni di amministrazione è un fatto normale per la politica americana. Molto meno se si considera da dove si partiva: un’America sempre più multietnica, che dava valori di consenso a Obama simili a quelli di Clinton e Reagan. Come nel 2000, un presidente popolare non è riuscito a trascinare alla Casa Bianca il suo successore. La coalizione sociale di Obama si è rotta: le minoranze etniche si sono mobilitate meno del necessario, e il voto operaio delle zone del Midwest è andato in modo radicale verso i Repubblicani. La polarizzazione tra aree rurali e metropolitane è diventata impressionante. Il trend verso il Gop visto nelle Midterm nel 2014 negli Stati della cintura industriale si è confermato clamorosamente, portando Trump a un successo inatteso. Errore o abbaglio collettivo, di cui purtroppo anche io, Andrea Mollica, mi son reso responsabile. Troppa fede nei sondaggi, e nei migliori commentatori americani. Trump ha vinto, anche bene, in stati come il Wisconsin o il Michigan dove nessuno sondaggio o quasi l’ha mai rilevato in vantaggio. I vicini Ohio e Iowa indicavano questa tendenza ignorata da molti. Una lezione amara per me, di cui spero di far tesoro, ma questo conta poco o nulla ormai. Le elezioni di Usa 2016 sono state tra le più particolari della storia. Trump perderà il voto popolare, ma pur arrivando dietro Hillary Clinton a livello nazionale l’ha travolta nel Collegio Elettorale. Una vittoria così peculiare e così caratteristica, coerente fino in fondo con una candidatura mai compresa fino in fondo.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » gio nov 10, 2016 8:11 am

Dio?
Don Giorgio De Capitani choc: "Donald Trump va ammazzato"
09 Novembre 2016

http://www.liberoquotidiano.it/news/sfo ... zzare.html

Noto come il "prete anti-Silvio", Don Giorgio torna a sbranare. Il suo attacco è di una violenza singolare per un uomo di Dio, ma tant'è. Don Giorgio De Capitani inizia la sua nuova invettiva prendendosela con Papa Francesco. Poi passa a Salvini e Trump. "Non è che mi faccia paura Salvini, un nanerottolo in confronto a Trump, che del resto lo ha anche sconfessato pubblicamente. Salvini è un buono a nulla, un rottame che intende traghettare una mandria di porci verso l’altra sponda, ovvero quella dell’inferno. Ci andranno, e chissenefrega? È stata una loro scelta".

Secondo il sacerdote, Beppe Grillo è "un altro idiota, spara cazzate, un furbo che si è fatto miliardi sulla pelle dei coglioni grillini. Ma Trump è un’altra cosa: è un gran bastardo che è uscito dal nulla o meglio da un mondo fatto di soldi e di puttane. Che dire? Noi italiani dovremmo anche tacere, visto che per anni e anni un altro bastardo, un porco, un ladro, un farabutto ha preso per il culo milioni di italiani, ma non ha fatto tutto da solo: è stato sorretto da altri bastardi e farabutti, ovvero dai ciellini e dai leghisti. Perché dimenticarlo? In fondo, Salvini è coerente: politicamente ha fatto parte di quella mandria di porci e farabutti, guidati dal Porco per eccellenza".



Trump, la gioia di Zaia: «È la morte dei gruppi di potere, la gente pensa»

http://www.ilgazzettino.it/nordest/prim ... 70286.html

«Alla fine è la morte del "Grande Fratello" dei media, dei gruppi di poteri, dei grandi finanzieri, che vorrebbero che il popolo andasse nella direzione da loro indicata».
Così il presidente del Veneto Luca Zaia ha commentato la vittoria di Donald Trump alle presidenziali degli Stati Uniti. «In realtà - ha spiegato Zaia - non hanno più a che fare con un "popolo di pecore" che va al voto senza pensare, ma è avvenuto il contrario. Trump ha già parlato da presidente - ha aggiunto - Abbiamo conosciuto un Trump pragmatico».



La vittoria di Trump è la “Brexit d’America”
A parte il leader dell’Ukip Farage sono in pochi a gioire da questo lato dell’Atlantico
gianni riotta
2016/11/09

http://www.lastampa.it/2016/11/09/ester ... agina.html

Per il Regno Unito, la vittoria di Trump è la “Brexit d’America”, il giorno in cui tutte le previsioni della vigilia sono state sconfitte e il popolo dimenticato ha dato un calcio all’establishment. “E’ l’anno delle due rivoluzioni”, ha detto Nigel Farage, il leader Ukip che a Trump ha dato consigli durante la campagna presidenziale. “Questa è ancora più grande di Brexit”. Un Farage raggiante ha detto, scherzando, che gli piacerebbe un ruolo nell’Amministrazione Trump, “magari suo ambasciatore presso l’Ue”. A parte Farage, e con lui certa stampa populista, sono in pochi a gioire da questo lato dell’Atlantico.

Nel governo si fa buon viso a cattivo gioco. Si ricorda la “special relationship” nonostante tutto. E qualcuno spera che con Trump, il Regno Unito alla ricerca di accordi commerciali dopo la Brexit possa non essere più “in fondo alla fila”, come aveva famosamente detto Obama. Theresa May, che da ministro degli Interni aveva criticato Trump per la sua idea di proibire l’ingresso in America ai musulmani, ha ricordato proprio la “relazione speciale” che lega i due Paesi “sulla base dei valori di liberta’, democrazia e intraprendenza”.

“Siamo e resteremo ottimi alleati nel commercio, sicurezza e difesa”, ha detto la premier, che ha aggiunto: “Costruiremo sulla base di questi legami per assicurare sicurezza e prosperità per i nostri Paesi negli anni a venire.” Boris Johnson, il ministro degli Esteri che della Brexit è stato il volto, si è limitato alle congratulazioni di rito. Cercherà di dimenticare il battibecco dell’anno scorso, quando Trump aveva detto che certi quartieri di Londra erano talmente pieni di musulmani radicalizzati che la polizia aveva paura ad andarci, e l’ex sindaco aveva risposto che lui avrebbe avuto paura di andare a New York “per il rischio di incontrare Trump”.

Il leader laburista Jeremy Corbyn ha spiegato la vittoria di Trump come un “inequivocabile rifiuto di un establishment politico e un sistema economico che semplicemente non funziona per la maggior parte delle persone. Un sistema che ha prodotto inuguaglianza crescente e standard di vita che peggiorano o sono stagnanti, in America come nel Regno Unito.” Per Corbyn, le risposte di Trump e la sua retorica sono “chiaramente sbagliate”, ma “questo è un campanello d’allarme”.

Delusa Nicola Sturgeon, first minister scozzese. “E’ il verdetto del popolo americano e dobbiamo rispettarlo,” dice. Ma rimpiange la mancata vittoria della prima donna presidente. Delusi i bookmakers, che per l’ennesima volta, come i sondaggi, hanno sbagliato le previsioni. “Potrebbe essere peggio della Brexit”, ha detto Alan Alger di Betway. “Dopo la vittoria del Leicester con quote incredibili e le perdite delle ultime ore con la Brexit, sarebbe stato meglio se Donald Trump non avesse ricevuto le chiavi della Casa Bianca.”

Infine, delusi, e sorpresi, molti commentatori. “Con l’elezione di un uomo che gli elettori sapevano essere irrispettoso delle finezze costituzionali, l’America ha di fatto mandato il corrispettivo elettorale di un attentatore suicida a Washington”, scrive Edward Luce, columnist del Financial Times, quotidiano che aveva dato il suo endorsement a Clinton. “Il mandato di Trump sarà di far saltare in aria il sistema”.

L’Economist, che alla vigilia del voto aveva detto senza mezzi termini che Donald Trump sarebbe stato un “presidente terribile”, ha scritto in una cronaca della nottata che ha scioccato il mondo: “All’inizio era impensabile, poi è diventato altamente probabile, adesso è una realtà.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » gio nov 10, 2016 8:43 am

Leggo e, plaudente, condivido le parole dell'amico Giovanni Dalla-Valle:

https://www.facebook.com/raffaello.dome ... 2029147494

«Le prime lucide analisi sul campo di battaglia confermano: Donald Trump ha vinto grazie al voto della classe lavoratrice (working class).
Un monito da sudori freddi a tanta parte della cosiddetta sinistra buonista e politicamente corretta che ci ha rimbambito con ogni sorta di assurdità politicamente corrette e non senso negli ultimi 25 anni.
Il mondo torna nelle mani di chi lavora e produce sul serio, di chi ci mette la propria faccia ogni giorno e non ha paura ad esprimere la propria opinione, di chi sa quanto è duro tirar su una famiglia e non affitta uteri per capriccio, di chi sa quanto è difficile guadagnarsi la pagnotta in modo onesto e non speculando con la finanza da una tastiera, di chi passa gli esami perché ha studiato sul serio tutto fino all'ultima riga e non perché è stato raccomandato, di chi diventa ricco perché ha lavorato sul serio 12 ore al giorno per fare i soldi e non perché ha il papà banchiere, soprattutto di chi chiama pane il pane e vino il vino, e non ha bisogno di nascondersi dietro l'ipocrisia politicamente corretta del doppio linguaggio.
Una cosa buona si chiama buona. Una cosa cattiva si chiama cattiva. Punto e basta.
Oggi non ha vinto solo Trump. La Brexit aveva già mandato un duro monito ai tiranni del nuovo ordine mondiale, ai loro banchieri, ai loro politici, ai loro media, ai loro falsi intellettuali e vip pagati ben oltre i loro meriti reali. Soprattutto a canaglie che non rappresentavano e non rappresentano nessuno!
Oggi abbiamo vinto noi. La gente normale che vive del proprio lavoro e non alle spalle degli altri. Che vive di fatti, non di chiacchiere. Che produce risultati, non fantasie.
Oggi finisce l'epoca del nuovo ordine mondiale, l'ultimo totalitarismo che ci aveva lasciato il ventesimo secolo: quello economico, sociale ed etico.
Oggi inizia il ventunesimo secolo: l'epoca della democrazia diretta e dei principi dell'autodeterminazione delle genti secondo la loro identità e i loro meriti.
Non e' affatto vero che siamo tutti uguali e abbiamo tutti gli stessi diritti. Alcuni di noi sono piú bravi degli altri. È nostro dovere imparare a imitarli e diventare bravi come loro e anche di piú.
È cosí che va avanti il mondo. Da sempre.
Oggi abbiamo fermato una pericolosa corsa dell'umanità verso il baratro dell'auto-distruzione.
Non ha vinto solo Trump. Hanno vinto anche gente come me e voi che da anni si dedicano gratis alla politica pur non avendo alcun bisogno di farlo.
Hanno vinto centinaia di milioni di cittadini al mondo che da anni si dedicano a fermare l'avanzata dei banchieri e dei finanzieri che tentano di corrompere il mondo.
Cittadini come me e voi, che pure hanno un lavoro, una famiglia, stanno bene e vivono in paesi sicuri.
L'abbiamo fatto perché siamo razzisti? Xenofobi? Omofobi? Sessisti? Populisti?
No, signori, l'abbiamo fatto per un solo motivo: perché siamo persone rette.
E le persone rette hanno la piú formidabile arma per cambiare la storia del mondo: la loro coscienza.
Donald Trump è solo uno dei cavalli dell'apocalisse che oggi ha duramente colpito molti demoni di questo mondo.
Ma i veri cavalieri siamo noi: la gente onesta.
Ora dobbiamo semplicemente continuare. Tutti noi dobbiamo impegnarci in politica d'ora in poi. Ciascuno per quel che può.
La lezione l'abbiamo imparata, spero: l'orrore del totalitarismo economico, sociale ed etico che ci stiamo lasciando alle spalle è dovuto al fatto che abbiamo pensato che qualcun altro si dovesse occupare di politica al nostro posto.
Non è cosí. Se tu non ti occupi di politica, la politica si occuperà di te.
Da oggi si assiste al ritorno di una grande democrazia. Come ai tempi di Reagan. Un'America piú grande.
E allora è nostro compito adesso fare l'Europa piú grande.
Il prossimo passo sarà l'abolizione di questo residuo di Europa di banchieri, boiardi di Washington e petrolieri arabi.
Noi ci riprenderemo la nostra Europa, come gli americani si sono oggi ripresi l'America. Noi faremo anche di meglio. Costruiremo una libera Europa di liberi popoli come mai vista prima.
E io continuerò a combattere in prima linea, come ho sempre fatto, assieme alla mia gente. Cioè a voi.
Viva San Marco!»
Giovanni Dalla-Valle
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » gio nov 10, 2016 9:29 am

La Repubblica, uno dei giornali più schifosi, bugiardi e castuali del mondo che ha sempre fatto del male al Veneto, ai Veneti e alla Vera Democrazia.

???
Trump presidente, ha vinto la rabbia dei dimenticati
L'ascesa dei "forgotten men", il nuovo Dio sconosciuto d'America. Chi si sente derubato del futuro ascolta il pifferaio che passa e promette di prendere a calci il sistema
di EZIO MAURO
2016/2016/11/10

http://www.repubblica.it/speciali/ester ... -151708150

"Forgotten men". Sono le prime parole che Donald Trump ha pronunciato da presidente eletto, per dire che uomini e donne "dimenticati" d'America non saranno dimenticati mai più. Istintivamente, scientificamente, Trump ha evocato davanti alle telecamere di tutto il mondo la sua costituency reale, quel soggetto politico anonimo e in gran parte sommerso, quindi sconosciuto perché senza voce e senza volto che lo ha preso dal ruolo di outsider e lo ha portato fin dentro la Casa Bianca. Non l'establishment, non il mondo, non il partito, non il Paese. Uomini e donne, singole persone "dimenticate". Il "forgotten man", potremmo dire, è il nuovo Dio sconosciuto d'America che Trump fa uscire dal buio del misconoscimento e porta alla ribalta, suonando la campana del riscatto. Ma quella campana, attenzione, suona per noi.

Non c'è alcun dubbio che il pensiero democratico classico sta andando in minoranza nel mondo in cui viviamo. Credevamo che dopo aver suturato le ferite totalitarie del '900, la democrazia vincitrice si affacciasse al nuovo secolo come l'unica religione superstite, dunque egemone. Prima il rifiuto delle primavere arabe di compiersi secondo i nostri disegni desiderosi di stabilità e sicurezza, poi l'aggressione del jihadismo islamista assassino che attacca proprio il tempo e lo spazio della banalità democratica quotidiana nelle nostre vite, ci hanno fatto capire che ciò a cui attribuiamo un valore universale ha un perimetro e un limite che sono esclusivamente occidentali. Ma la vera sorpresa è dentro quel perimetro. Perché stiamo corrodendo la democrazia dall'interno, la stiamo consumando rendendola inabile, addirittura impotente, certamente estenuata. Come se fosse una creatura del Novecento, che non riesce ad attraversare la dogana del secolo con il bagaglio dei suoi valori intatti.

L'uomo dimenticato è in mezzo a noi, lo conosciamo ogni giorno, ma non lo vediamo perché non è un soggetto politico. E qui c'è la grande questione che sta dietro il risultato americano, e riguarda tutti noi: perché quel "forgotten man" non è rappresentato. Non è necessariamente un povero, piuttosto si sente un espropriato. Gli hanno tolto qualcosa, non sa dove e quando, ma crede di sapere chi lo ha fatto: l'élite, quell'insieme di vip (la parola più orrenda degli ultimi decenni, che conteneva già tutto quel che ci sarebbe successo), di istituzioni, di politica, banche, affari, organismi internazionali, agenzie di rating, governi, media, mercati, esperti, professori e intellettuali. Un mondo della competenza e dell'esperienza - come Hillary Clinton - che sta oltre il ponte levatoio, oltre il fossato che divide chi ce l'ha fatta dagli altri. Un mondo che sa tutto, ma per sé, non per tutti.

Non è un istinto di classe, quello dei "forgotten", perché non hanno sentimenti e interessi di classe, né politici o tantomeno ideologici: vivono dispersi, con frustrazioni individuali e paure personali che faticano a sommarsi e certo non riescono a raccogliersi in una forma visibile di rappresentanza. Hanno perso il lavoro, in America lo hanno in buona parte ritrovato (in Italia no) ma la loro vita ha fatto un giro, hanno sperimentato un precipizio sociale che ha invertito le aspettative di progresso, di crescita, di poter proiettare i figli in una condizione migliore della loro. In una parola qualcuno gli ha sottratto il futuro ed è qualcosa che non possono perdonare. Sono operai, impiegati, ex manager, contadini, professori, caduti in una condizione comune di spaesamento nella quale non si vogliono riconoscere e da cui vogliono uscire individualmente.

Come si chiama questa nuova condizione? La politica tradizionale non lo sa. Ma mettiamo insieme la grande dimenticanza sociale in basso e l'impotenza delle élite in alto e vedremo che si scoperchiano due mondi separati, con un buco enorme tra di loro, un buco di rappresentanza, dunque di politica, infine - diciamo la parola - di democrazia. Quando il lavoro non funziona, e saltano il ruolo sociale che ne consegue e la coscienza di sé di fronte ai doveri verso la propria famiglia ci si sente abbandonati dalla politica, anzi qualcosa di più. Ci si sente fuori: respinti. Questa è la grande novità della fase, la trasformazione delle disuguaglianze (che una democrazia sconta al suo interno e compensa con gli ammortizzatori sociali e civili) in esclusione. Che genera solitudine, abbandono, risentimento, rabbia, e infine propensione al rifiuto.

A che cosa serve, dicono i "forgotten", tutta quella competenza e quell'esperienza di cui abbiamo parlato prima, tutto quel sapere e quella scienza e tecnica di gestione di sistemi complessi, se poi la governance complessiva delle nostre società democratiche non riesce a vedermi, a occuparsi di me, a farmi sentire rappresentato? Prima scatta il disimpegno da ogni scelta civica, si resta sul divano il giorno del voto, si cambia canale, tanto come dice Bauman "la posta è così bassa" che votare o non votare è uguale, votare l'uno o l'altro è la stessa cosa, perché per le mie condizioni concrete di vita non cambia nulla. Poi viene il momento in cui passa un pifferaio che prende a calci il sistema, come vorrebbe fare il "forgotten", ma per lui la distanza è troppa, e non ha la forza. Quel tipo - tosto, nuovo, finalmente irrispettoso, capace di dire pane al pane, arrogante come e più di chi ha il potere - lo può fare al posto degli individui sconosciuti. Ma lui dice: facciamolo insieme, è giunta l'ora. Anzi, prendiamoci tutto, tocca a voi, i diseredati della rappresentanza, io vi apro la strada. Perché non provarci?

Il calcio al sistema è il grado 1 della rappresentanza, dopo lo zero. Risponde a un istinto di sovversione e di antagonismo più che a una domanda di politica e tantomeno di governo. È il ribellismo degli ex, degli spossessati. Che ritengono di aver diritto a un ruolo sociale, a un lavoro che corrisponda agli studi, a un'occasione o almeno a una rivincita, al limite una rivalsa. Il voto è un rifugio di disagio, di rancore, di pretese più che di diritti, uno sfogo piuttosto che una scelta. Intanto diamo il calcio al tavolo del comando. Cosa ci sarà dopo il calcio? Nessuno lo chiede, le proposte del pifferaio non sono mantenibili, la rabbia fatica a trasformarsi in governo. Ma intanto rovesciamo il tavolo e godiamoci lo spettacolo, poi si vedrà.

Trump nasce dunque dal vuoto che noi abbiamo creato, parlando di Paese - com'è giusto fare - ma non anche di lui, il dimenticato. Trump è andato a prenderlo sul divano, dove noi ci rassegnavamo a lasciarlo, scontando un calo di partecipazione ad ogni elezione, un calo di entusiasmo ad ogni comizio, un calo di autenticità ad ogni discorso in tv. In un'alchimia tragica, trasforma in destra reale - mai così realizzata - quelle solitudini sparse, quelle rabbie disperse, quel disincanto democratico che non siamo stati capaci di riunire e che dovevano interpellare la politica con la maiuscola, i grandi partiti storici proprio in nome delle loro tradizioni: la sinistra per prima, perché si tratta di fragilità alla deriva, e di deficit di rappresentanza.

Adesso lo sappiamo. Abbiamo un dovere nei confronti di queste persone, oggi certamente rappresentate dal quarantacinquesimo presidente, e probabilmente ingannate. Abbiamo un dovere drammatico nei confronti della democrazia, dopo aver toccato con mano quant'è fragile, così esposta come non è mai stata.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Sixara » gio nov 10, 2016 6:54 pm

èeto visto pò-mò ki ke ga vinto :D
dovarìa dire àstu-visto asiéme co Cioxa e tuto el popolo cioxòto-marinante ke sempre l'ha sostenuto :D
Bene, bene a son contenta de vedare cusì tanti ranpegamenti su pa i spèci... ke rìdare.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » gio nov 10, 2016 8:46 pm

Ecco la reazione dei demo-fascisti antidemocratici bastonati dalle elezioni!

http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... 9709a.html


Presidenziali Usa, decine di migliaia di persone in piazza contro Trump: "Not my president
Da Chicago a Los Angeles, da Portland a New York, dopo l'annuncio della vittoria del candidato repubblicano la gente si è riunita per inscenare marce e manifestazioni. Nella Grande Mela almeno 30 arresti. Veglia davanti alla Casa Bianca. Su Twitter oscurate le foto dei profili per protesta

http://www.repubblica.it/speciali/ester ... -151681902

Decine di migliaia di persone sono scese in piazza in molte città americane per manifestare rabbia e delusione dopo la vittoria elettorale di Donald Trump. A Washington i dimostranti hanno dato vita a una veglia lungo Pennsylvania Avenue, nei pressi della Casa Bianca. In California la protesta è andata in scena a Los Angeles, a San Francisco, a Oakland, a Berkeley e in altri centri urbani. Gente in strada anche a New York, Portland, Chicago, Seattle, Austin, Boston, Detroit, Philadelphia, Phoenix. Molte le dimostrazioni partite dalle università e dalle scuole. "Not My President" ("Non è il mio presidente") lo slogan più gettonato, insieme a "Love Trumps Hate" ("L'amore batte l'odio").

Sui social network si sono susseguiti per tutta la giornata gli inviti a nuove proteste. In tanti su Twitter hanno messo un quadrato nero al posto della foto. Con gli hashtag #TwitterBlackOut e #HesNotMyPresident, i contestatori hanno oscurato la propria immagine, nella convinzione che la presidenza di Trump influenzerà negativamente le sorti delle minoranze, degli immigrati e della comunità Lgbtq.

Tensione particolarmente alta a New York, in particolare nel cuore di Manhattan, dove si trova la residenza del nuovo presidente, la Trump Tower sulla Fifth Avenue. Per prevenire disordini sono stati schierati centinaia di poliziotti, alcuni in assetto antisommossa. Nonostante la pioggia migliaia di persone hanno sfilato in corteo lungo la Sixth Avenue per poi confluire verso la Trump Tower che però è già blindatissima dalla notte del voto, con numerosi camion anti-bomba a protezione dell'intero isolato. Il traffico è rimasto paralizzato per ore e le forze dell'ordine hanno effettuato almeno 30 arresti.

Particolarmente vivaci le proteste in California. Subito dopo il discorso di vittoria di Trump, a Los Angeles circa 1.500 persone si sono riunite nei pressi dell'Ucla, l'università della California. In centinaia si sono dati appuntamento presso il municipio. Altri 500 studenti sono scesi in piazza presso l'università di Santa Barbara intonando il coro: "Not my president. Not my president". Nella Bay area city si sono registrate proteste in centro e lungo l'highway 24. Altre manifestazioni anche lungo la Walk of fame di Hollywood. Il Los Angeles Times ha riferito di qualche episodio di vandalismo e di grande amarezza e rabbia.
Usa 2016, California: proteste degli studenti contro Donald Trump

Incidenti anche a Oakland, dove è stata fracassata una vetrina del quotidiano Oakland Tribune mentre altri manifestanti hanno dato alle fiamme immagini di Trump. Sempre nella città californiana l'accensione di alcuni falò ha portato alla chiusura della stazione dell'alta velocità.



Alberto Pento
Tutti questi delinquenti falsari che hanno cercato con le menzogne dei sondaggi alterati, di indurre la popolazione, la maggioranza dei cittadini a votare per la casta antidemocratica e parassitaria che non ha alcun rispetto per il popolo, per la gente ... sono stati giustamente e sonoramente bastonati, cancari! Altro che scienziati e intellettuali, delinquenti al massimo grado.

Marco Vigna
Questi (anti)democratici sono riusciti a perdere nonostante abbiano speso il triplo di Trump per la campagna elettorale, nonostante abbiano avuto l'appoggio compatto dei media, nonostante abbiano avuto il sostegno di Hollywood, della Silicon Valley, di Wall Street, nonostante capi di stato europei si siano spesi di persona a favore di Clinton, nonostante persino frazioni del partito repubblicano abbiano deciso di fare il "salto della quaglia". Eppure, malgrado questa concentrazione di forze ed una sproporzione finanziaria, mediatica, politica incalcolabile, ha vinto Trump. Ora protestano. Domanda: contro che cosa? Il sistema istituzionale e giuridico americano, che funziona in questo modo da generazioni e generazioni e nelle sue linee base sin dalle origini, all'improvviso non va più bene solo perché ha vinto un loro avversario? I repubblicani hanno non solo vinto, ma stravinto. Hanno vinto le presidenziali in modo nettissimo, nella grande maggioranza dei collegi, hanno vinto al Senato, hanno vinto alla Camera. Ergo?



I nazi-fascisti-islamico rossi o cattocomunisti

New York: scoppiano proteste anti Trump promosse da Soros
10 novembre 2016, di Daniele Chicca
http://www.wallstreetitalia.com/new-yor ... nsor-soros

NEW YORK (WSI) – Non solo in Oregon e in California, dove c’è chi ha lanciato già appelli perché lo Stato della Silicon Valley diventi indipendente: dopo l’elezione sorprendente di Donald Trump, anche a New York sono scoppiate le proteste. I manifestanti sono numerosi, si parla di migliaia di persone che si sono radunate a Union Square per poi marciare verso nord lungo Broadway Street e prendere d’assedio la Trump Tower.

Bloccando la circolazione nelle strade trafficate di Manhattan per 40 isolati, la folla, che pare sia sponsorizzata da Soros, è stata battezzata “i guerrieri della giustizia sociale”. Al grido di “Non il mio presidente” e “L’amore sconfigge l’odio” (“love Trumps hate”) e “P—y grabs back” (“La vagina reagisce”), uno slogan femminista di rivolta contro la frase sessista usata da Trump in fuori onda in cui diceva di voler afferrare una donna per i genitali (“grabbing a woman by the p—y”).

“È surreale, sono scene mai viste a New York City: la gente cammina per strada come un esercito di zombie posseduti sotto choc”, racconta un testimone. Secondo il comunicato diffuso dagli organizzatori di MoveOn.org, gli americani si sono riuniti in centinaia per resistere. Per farlo hanno deciso di marciare pacificamente ed esprimere la loro contrarietà al risultato delle elezioni presidenziali.

Decine di organizzazioni hanno protestato anche fuori dalla Casa Bianca, in California, in Oregon per comunicare il loro malcontento e per protestare contro la misoginia, la xenofobia, l’islamofobia e il razzismo di Trump.

https://youtu.be/dfIgGz239Dg

“È un disastro: ci siamo battuti fino alla fine per evitare che succedesse, ma ora tutto questo è la realtà”.

“Il nuovo presidente e molti dei suoi sostenitori hanno preso di mira, insultato e minacciato milioni di noi e milioni dei nostri nemici, dei nostri familiari e dei nostri cari. Entrambe le Camere del Congresso rimangono nelle mani dei Repubblicani. Stiamo per entrare in una nuova epoca piena di sfide senza precedenti, un periodo pieno di pericoli per le nostre comunità e per il nostro paese”, dice uno degli organizzatori.

“In questo momento dobbiamo prenderci cura di noi e delle nostre famiglie e dei nostri amici, in particolare quelli che devono subire per primi un sentimento di odio, come gli ispanici, i neri, i musulmani, i migranti, gli omosessuali e molti altri. Dobbiamo fare capire a tutti che continueremo a rimanere uniti”.
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Re: Trump Donald

Messaggioda Berto » gio nov 10, 2016 8:47 pm

Bergojo takete al Trump?


Papa Francesco 'scomunica' Donald Trump: "Non è cristiano". Lui replica: "È vergognoso"
Redazione, L'Huffington Post
Pubblicato: 18/02/2016

http://www.huffingtonpost.it/2016/02/18 ... 64748.html

Papa Francesco 'scomunica' Donald Trump affermando che "una persona che pensa solo a fare muri, e non ponti, non è cristiana". Non si fa attendere la risposta del candidato alla nomination repubblicana, per il quale "è vergognoso che un leader religioso metta in dubbio la fede di una persona". Parlando in un comizio in South Carolina, dove sabato si terranno le primarie del partito conservatore, Trump ha detto che "il Papa è una figura molto politicizzata. E non comprende i problemi che abbiamo noi americani con l'immigrazione", ha chiosato il miliardario, che già qualche giorno fa aveva criticato Bergoglio. "Se mai l'Isis attaccasse il Vaticano, il Papa dovrebbe sperare e pregare che Donald Trump sia presidente", ha aggiunto Trump.

Papa Francesco, reduce dalla storica messa a Ciudad Juárez, ha risposto durante il volo di ritorno dal Messico alla critiche del candidato alla nomination repubblicana. "Una persona che pensa solo a fare muri e non ponti, non è cristiana". "Grazie a Dio ha detto che io sono politico, perché Aristotele definisce la persona umana come 'animale politico', e questo significa che almeno io sono una persona umana", ha detto Bergoglio durante il volo. "Io una pedina? Mah, lo lascio al vostro giudizio e al giudizio della gente. Una persona che pensa solo a fare muri e non ponti, non è cristiana. Questo non è nel Vangelo. Votarlo o non votarlo? Non mi immischio, soltanto dico che quest'uomo non è cristiano, se veramente ha parlato così e ha detto quelle cose".


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