Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » gio dic 03, 2015 10:17 am

Rozzano, interviene la Giannini: “A scuola nessun bambino va escluso”
novembre 30th, 2015
http://www.corriereuniv.it/cms/2015/11/ ... va-escluso

“La scuola è il luogo dove nessun bambino è solo. Il luogo dove c’è e ci deve essere spazio e accoglienza per tutti gli studenti: abili e disabili, figli di italiani e figli di stranieri”. Ecco le parole di Stefania Giannini, ministro dell’istruzione, che interviene sul caso Rozzano, dove il preside dell’istituto scolastico ha deciso di bloccare alcune madri che volevano insegnare canti di Natale in classe, per rispetto della “laicità dello Stato”. Giannini, dopo le polemiche sollevate intorno al caso dalla stampa, ha voluto indirizzare una missiva al Corriere della Sera, in cui chiarisce la sua posizione, e quella del governo intero. Ecco la lettera nella sua versione integrale.

“Caro direttore,

ogni giorno ne abbiamo conferme: nei tempi complessi che stiamo attraversando le politiche educative tornano al centro del dibattito e acquisiscono una funzione inedita e potente. È un fatto di per sé positivo, straordinariamente positivo, che dà a un’Europa insicura e impaurita le giuste leve per ritrovare certezze. Ma è un fatto che impone a tutti — politici, famiglie, insegnanti soprattutto, che ogni giorno sono in classe, e cittadini in genere — un duplice dovere. Il dovere dell’ambizione: progettare una scuola diversa e più forte, plurale e unita, capace di dialogo, reciproca conoscenza e confronto costante, quotidiano. Ciò significa valorizzare i simboli di tale identità e non nasconderli, siano essi laici (tutti abbiamo visto cosa vale una bandiera nella Francia di oggi) o religiosi.

Il presepio non è più un simbolo di potere da abbattere o da difendere e non è nemmeno la figura di un relativismo prêt-à-porter. È la traccia di una storia plurale, nella quale si iscrivono altre storie, degne di conoscenza e rispetto. E il dovere dell’attenzione: agire con delicatezza, evitando polemiche che servono a pochi, e di certo non ai nostri figli. Ed evitando che episodi come quello esploso in questi giorni sulla scuola di Rozzano diventino oggetto di tenzoni goffe. Se tutti condividiamo l’ambizione di vedere la scuola come luogo principale di trasmissione e condivisioni dei nostri valori e di integrazione con i valori di altre comunità che sono ormai parte integrante della nostra società, allora a tutti spetta di trattare quanto succede in ogni scuola con prudenza e rispetto.

Ho trovato questa stessa consapevolezza lunedì scorso tra i miei colleghi ministri europei, nel Consiglio istruzione che, in una Bruxelles deserta e spettrale, si è interrogato sulla risposta culturale ed educativa che ogni scuola potrà dare, di città in città, di studente in studente. In quel Consiglio l’Italia ha ribadito la propria posizione: quanto investiremo in energie, idee e risorse per la scuola e per la cultura, per i nostri valori e per i nostri monumenti, è per noi importante quanto quello che faremo per la sicurezza e il controllo del nostro territorio. E dunque servono politiche europee della conoscenza che accrescano l’interscambio con i Paesi islamici, specie nel campo degli studi umanistici. Serve un modello di integrazione europea basato anche nella condivisione dei curricula scolastici, per far sì che l’identità plurale dell’Europa si comprenda e si insegni tra i banchi in tutti gli stati membri, a tutti i gli alunni.

Servono politiche di accesso e diritto allo studio che, a partire dalla scuola, includano i più deboli e vulnerabili, perché è anche dall’esclusione e dalla mancanza di condizioni di vita decente che nascono odio e violenza. La scommessa di questo Governo sulla scuola non parte in questi giorni. Ciò che sentiamo oggi con maggiore forza è la gigantesca responsabilità culturale di guidare e indirizzare l’architrave della sicurezza e della stabilità del Paese. Perché questo è la scuola. Il luogo dove nessun bambino è solo. Il luogo dove c’è e ci deve essere spazio e accoglienza per tutti gli studenti: abili e disabili, figli di italiani e figli di stranieri. Il luogo dove i 14.500 minori non accompagnati arrivati quest’anno sono stati accolti senza domande, ascoltando e ben sapendo che a scuola, se è scuola, ci si deve sentire davvero a casa, subito e senza condizioni”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » sab dic 05, 2015 8:12 am

Sto preside kì de Trieste lè ensemenio patoco!

03/12/2015 - PRESIDE SHOCK: IL PRESEPE PUÒ ESSERE UN'ARMA COME I KALASHNIKOV DELL'ISIS
https://www.youtube.com/watch?v=kNbIYeA ... e=youtu.be

Perché il burka e il velo, come simboli islamici, non vengono forse usati come armi ovunque da questa dottrina e ideologia politio religiosa razzista e nazista estremamente violenta e disumana qualè l'islam che dovrebbe essere bandito più del nazismo! Questo preside è ignorante e criminale perché paragona la religione cristiana che predica la pace e l'amore fraterno con l'abberrante religione islamica che predica la discriminazione, la persecuzione, la depredazione, lo sterminio dei diversamente religiosi, che prescrive la violenza, la guerra, il terrore contro i diversamente religiosi ei non credenti e la sottomissione forzata di tutta l'umanità all'islam.
Non esistono varie spiritualità, esistono le religioni con i loro vari idoli, la spiritualità umana invece è una e universale quanto il genere umano ed è quella naturale che viene prima di ogni rivelazione profetica e di ogni ideologia o dottrina religiosa, di ogni credo o fede e che accomuna non solo il genere umano ma tutte le creature dell'universo.
Questo preside è probabilmente uno di quelli che sostiene la giustezza di perseguire chi nega la Shoah e le colpe dei nazisti però esso stesso nega la millenaria violenza razzista e nazista della "umma islamica" che è peggiore mille volte di quella nazista. Questo preside fa parte di quella schiera di ignoranti che favorisce il crescere del male islamico e una futura guerra civile e l'accelerazione della III guerra mondiale. L'islam va bandito come lo è stato il nazismo.
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » mar dic 08, 2015 2:54 pm

On prete ensemenio

Il prete anti-Salvini: "Niente presepe in chiesa"
Don Paolo Farinella si rifiuta di fare il presepe in chiesa pur di non aver nulla da spartire con il leader della Lega
Matteo Carnieletto - Mar, 08/12/2015 - 11:38


http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... book+Ghost

Don Paolo Farinella è un prete di strada. Uno abituato ad andare controcorrente e, molto spesso, anche contro le gerarchie ecclesiastiche.
Un prete un po' di sinistra che, l'anno scorso, ha salutato positivamente l'iniziativa di don Prospero Bonzani, che aveva inserito una moschea nel presepe della parrocchia di via Vesuvio.
Come riporta Il Secolo XIX, quest'anno, don Farinella, pur di andar contro Salvini, ha deciso di non fare il presepe: "Io quest’anno il presepe non l’ho fatto. Per protesta. Contro chi sputa sopra una cosa sacra, un simbolo di amore e di unione. Io con Salvini (che dopo le stragi di Parigi ha detto: 'Facciamo il presepe per non arrenderci') non voglio avere niente a che spartire. Perciò, è deciso, nessun presepe nella mia chiesa".
Questa iniziativa, però, non danneggia Salvini. Danneggia solamente i parrocchiani che non possono godere della bellezza delle tradizioni e della dolcezza del presepe e, in definitiva, rappresenta una scelta ideologica. Proprio quello che il prete rinfaccia a Salvini.
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » sab dic 12, 2015 9:15 pm

Cantar ła steła e łe orexeni del Nadal
viewtopic.php?f=28&t=219


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... i-Eroi.jpg

Łe radixe pagane del Nadal de Elena Savino

http://www.riflessioni.it/testi/radici_natale.htm

Del sole

Per inspiegabile che sembri, la data di nascita di Cristo non è nota. I vangeli non ne indicano né il giorno né l’anno […] fu assegnata la data del solstizio d’inverno perché in quel giorno in cui il sole comincia il suo ritorno nei cieli boreali, i pagani che adoravano Mitra celebravano il Dies Natalis Solis Invicti (giorno della nascita del Sole invincibile).
- Nuova enciclopedia cattolica dell’Ordine Francescano (1941) -

Nel corso della ricerca di informazioni e documenti riguardanti le origini pagane del Natale, quello che stupisce è che la data del 25 dicembre, prima di diventare celebre come “compleanno di Gesù”, sia stata giorno di festa per i popoli di culture e religioni molto distanti tra loro, nel tempo e nello spazio.
Le origini di questi antichi culti vanno ricercate in ciò che è “principio” della vita sulla terra e che “dal principio” è stato oggetto di culto e di venerazione: il sole.

Agli albori dell’umanità, esisteva un ricco calendario di feste annuali e stagionali e di riti di propiziazione e rinnovamento.
I popoli nel periodo primitivo della loro esistenza erano intimamente legati al “ciclo della natura” poiché da questo dipendeva la loro stessa sopravvivenza. Al tempo, la vita naturale appariva indecifrabile, incombente, potente espressione di forze da accattivarsi; era un mondo magico. L’uomo antico si sentiva parte di quella natura, ma in posizione di debolezza.
Per questo, attraverso il rito, cercava di “fare amicizia” con questa o quella forza insita in essa.

Al centro di questo ciclo c’era l’astro che scandiva il ritmo della giornata, la “stella del mattino” che determinava i ritmi della fruttificazione e che condizionava tutta la vita dell’uomo.
Per quest’ultimo, temere che il sole non sorgesse più, vederlo perdere forza d’inverno riducendo sempre più il suo corso nel cielo, era un’esperienza tragica che minacciava la sua stessa vita.
Perciò, doveva essere esorcizzata con riti che avessero lo scopo di evitare che il sole non si innalzasse più o di aiutarlo nel momento di minor forza.
È proprio partendo da questa considerazione che possiamo individuare le origini dei rituali e delle feste collegate al solstizio d’inverno.
Durante queste feste venivano accesi dei fuochi (usanza che si ritrova nella tradizione natalizia di bruciare il ceppo nel camino la notte della vigilia) che, con il loro calore e la loro luce, avevano la funzione di ridare forza al sole indebolito.
Spesso questi rituali avevano a che fare con la fertilità ed erano quindi legati alla riproduzione.
Da qui l’usanza, nelle antiche celebrazioni, di danze e cerimoniali propiziatori dell’abbondanza e in alcuni casi, come negli antichi riti celtici e germanici, ma anche romani e greci, di accoppiamento durante le feste.

Del solstizio d’inverno

Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente “sole fermo” (da sol, “sole”, e sistere, “stare fermo”).
Se ci troviamo nell’emisfero nord della terra, nei giorni che vanno dal 22 al 24 dicembre possiamo infatti osservare come il sole sembra fermarsi in cielo, fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore. In termini astronomici, in quel periodo il sole inverte il proprio moto nel senso della “declinazione”, cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale.
Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima.
Si verificano cioè la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno.
Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta.
Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo.
Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e “invincibile” sulle stesse tenebre.

E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuovo “Natale”.

Questa interpretazione “astronomica” può spiegare perché il 25 dicembre sia una data celebrativa presente in culture e paesi così distanti tra loro. Tutto parte da una osservazione attenta del comportamento dei pianeti e del sole, e gli antichi, pare strano, conoscevano bene gli strumenti che permettevano loro di osservare e descrivere movimenti e comportamenti degli astri.

Per fare un esempio, a Maeshowe (Orkneys, Scozia) si erge un tumulo datato (con il metodo del carbone radioattivo) 2750 a.C. All’interno del tumulo c’è una struttura di pietra con un lungo ingresso a forma di tunnel. Questa costruzione è allineata in modo che la luce del sole possa scorrere attraverso il passaggio e splendere all’interno del megalite, illuminando in questo modo il retro della struttura. Questo accade al sorgere del sole e al solstizio d’inverno.


Delle origini comparate del Dio Sole

Pur non avventurandoci in comparazioni religiose che richiederebbero accurati studi, pena l’apparire ridicoli, diremo comunque che il 25 dicembre è associato al giorno di nascita o di festeggiamento di personaggi divini risalenti anche a secoli prima di Cristo.
Per citarne alcuni:

Il dio Horus egiziano
I mosaici e gli affreschi raffiguranti immagini di Horus in braccio a Iside ricordano l’iconografia cristiana della Madonna col bambino, tanto da indurci a credere che in epoca cristiana, per ovvi motivi, alcune rappresentazioni di Iside e Horus, spesso raffigurato come un bambino con la corona solare sul capo, furono probabilmente “riciclate”.

Il dio Mitra indo-persiano
Con buona pace della Gatto Trocchi, quello di Mitra fu il culto più concorrenziale al cristianesimo e col quale il cristianesimo si fuse sincreticamente.
A proposito, anche Mitra era stato partorito da una vergine, aveva dodici discepoli e veniva soprannominato “il Salvatore”.

Gli dei babilonesi Tammuz e Shamas
Nel giorno corrispondente al 25 dicembre odierno, nel 3000 a.C. circa, veniva festeggiato il dio Sole babilonese Shamash. Il dio solare veniva chiamato Utu in sumerico e Shamash in accadico.
Era il dio del Sole, della giustizia e della predizione, in quanto il sole vede tutto: passato, presente e futuro.
In Babilonia successivamente comparve il culto della dea Ishtar e di suo figlio Tammuz, che veniva considerato l’incarnazione del Sole.
Allo stesso modo di Iside, anche Ishtar veniva rappresentata con il suo bambino tra le braccia.
Attorno alla testa di Tammuz si rappresentava un’aureola di 12 stelle che simboleggiavano i dodici segni zodiacali.
È interessante aggiungere che anche in questo culto il dio Tammuz muore per risorgere dopo tre giorni.

Dioniso
Nei giorni del solstizio d’inverno, si svolgeva in onore di Dioniso una festa rituale chiamata Lenaea, “la festa delle donne selvagge”. Veniva celebrato il dio che “rinasceva” bambino dopo essere stato fatto a pezzi.

Bacab
Era il dio Sole nello Yucatan; si credeva che fosse stato messo al mondo dalla vergine Chiribirias.

Il dio Sole inca Wiracocha
Il dio sole inca veniva celebrato nella festa del solstizio d’inverno Inti Raymi (festeggiata il 24 giugno perché nell’emisfero sud, essendo le stagioni rovesciate, il solstizio d’inverno cade appunto in giugno).

Ovviamente i primi citati in questa rapida carrellata devono aver influito alquanto nella creazione del cristianesimo che, ricordiamolo una buona volta, non fu creato da Cristo.
Riguardo invece ai culti solari precolombiani è interessante notare come i tempi e i simboli del sacro siano comuni a civiltà così distanti fra loro. Questo dovrebbe far sorgere più spesso il sospetto di un’origine comune delle religioni tramite uno studio comparato delle stesse alla ricerca del significato della vita.
Invece, ottusamente ci si continua ad adagiare su fedi antropomorfiche dogmatiche e più o meno esplicitamente intolleranti nei confronti delle altre.

Da: Le radici pagane del Natale di Elena Savino - Jubal editore

- Suggeriamo l'articolo Joyful Jol presente nella rubrica Riflessioni sul Paganesimo di Monica Casalini
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » mer dic 16, 2015 9:26 am

Atei cancellano il presepe: i cittadini rispondono con mille presepi

La lobby anti-religiosa fa saltare l'installazione della natività. E i cittadini espongono migliaia di presepi
Giulia Bonaudi - Mar, 15/12/2015 - 13:45

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ate ... 04670.html

Negli Stati Uniti, un'associazione di atei ha fatto annullare la natività tradizionalmente installata nel parco di una cittadina americana.

La decisione ha scatenato la ribellione delle persone.

A Wadena, una piccola città del Minnesota, gli abitanti hanno dovuto rinunciare al presepe che ogni dicembre da dieci anni veniva installato al Burlington Northern Park, nel centro della città. Il caso, è esploso a novembre, quando la Freedom from Religious Foundation, un gruppo di atei militanti del Wisconsin, ha minacciato di passare alle vie legali: secondo gli atei, o forse sarebbe meglio definirli "laicisti", il comune di Wadena avrebbe violato il primo emendamento della Costituzione americana che prevede la separazione tra Stato e Chiesa. "Ci sono numerose tradizioni che andrebbero abolite e sono quelle che violano la Costituzione", ha dichiarato Patrick Elliot, avvocato dell’organizzazione anti-religiosa.

Di fronte alle richieste degli attivisti atei, il comune ha ceduto, esprimendo così un voto contrario: la presentazione pubblica della natività era quindi stata cancellata. Ma quando l'ideatrice dell'evento, Dani Sworski, è venuta a conoscenza dei fatti non è si è data per vinta. La donna infatti ha deciso di allestire un presepe nel giardino di casa, invitando i concittadini a seguire il suo esempio. Per diffondere l'idea Dani Sworski ha creato su Facebook la pagina, "Wadena Nativity Display".


Il risultato ha sorpreso la stessa Sworski, che non si aspettava una simile partecipazione: la comunità cristiana ha risposto entusiasta all'appello, disponendo più di mille presepi nel giardino della propria casa. "Mi pare che vogliano eliminare la nostra fede", ha spiegato Dani Sworski alla Fox, ma "noi su di Lui basiamo ogni cosa"
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » dom dic 20, 2015 6:29 pm

Ke oror!

Natale con l’Islam, a Udine arrivano i manifesti
Saranno affissi in centro dall’associazione “Partecipazione&spiritualità musulmana”. Chiesa incuriosita dall’iniziativa di Davide Vicedomini

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... aometo.jpg

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udin ... 1.12651924

UDINE. Un messaggio lungo un metro per augurare buone feste alle comunità cristiana e musulmana di Udine. L’iniziativa di stampo nazionale dei giovani dell’associazione Psm, Partecipazione&spiritualità musulmana, è stata accolta dal Centro misericordia e solidarietà di via Marano, che lunedì mattina affiggerà 25 manifesti in sei strade del capoluogo friulano.

Un’iniziativa che la Chiesa udinese accoglie con curiosità: «Potrebbe essere una cosa positiva, ma aspettiamo di vedere affissi quei manifesti», ha spiegato don Genero vicario generale dell’Arcidiocesi che proprio pochi giorni fa si era lamentato della scarsa propensione al dialogo da parte della comunità islamica.

La Chiesa: "Potrebbe essere una cosa positiva, ma vogliamo vedere i cartelloni"
«Di primo acchito ci pare un fatto positivo, ma, prima di esprimere qualsiasi tipo di giudizio, attendiamo di vedere questi manifesti». Non si sbottona monsignor Guido Genero, vicario generale dell’Arcidiocesi di Udine

La ricorrenza della nascita del Profeta dell’Islam, Maometto, anticipa infatti di soli due giorni quest’anno le festività natalizie. «Ci è parsa un’occasione speciale – spiega Fauzi Mjoual, segretario e tesoriere del centro Misericordia e Solidarietà – per condividere insieme ai nostri fratelli cristiani i festeggiamenti».

Il Psm ha promosso in questi giorni la campagna di informazione e condivisione rivolta a tutta la cittadinanza. Udine sarà l’unica piazza in regione interessata da questi manifesti che verranno affissi in via dell’Emigrazione, viale Volontari, viale Forze Armate, viale Cadore, via Sacile e via Lombardia.

«In questo difficile momento per le nostre società europee e per il mondo intero – dice Fauzi Mjoual – e di fronte alle tragedie cui assistiamo, crediamo che sia più che mai necessario ricercare e valorizzare i tanti punti di convergenza tra gli esseri umani, in modo da allontanare lo spettro del rigetto dell’altro e della violenza, che spinge l’umanità verso l’abisso dell’incomprensione totale.

Questa iniziativa – aggiunge – vuole inserirsi proprio in questo cammino di condivisione, perché siamo profondamente persuasi della necessità di mettere al centro il tanto che ci unisce rispetto al poco che ci può dividere.

«Vogliamo dire a tutti che siamo fratelli – conclude Fauzi –. Questa è un’occasione speciale, ma continueremo nel nostro viaggio verso l’integrazione e la condivisione. Le religioni possono unire l’umanità e solo l’uso improprio può dividerle». Il Centro misericordia e solidarietà di via Marano, frequentato mediamente da circa 700 fedeli musulmani, non è nuovo a questo genere di iniziative.

Nato ad aprile 2014 dopo lo scioglimento dell’associazione di via del Vascello, ha dato vita, con i giovani del Psm, a una manifestazione contro il terrorismo in occasione dell’attentato che ha colpito il settimanale satirico “Charlie Hebdo”. Quindi ha partecipato a conferenze e convegni insieme al Centro Balducci di Zugliano, «allo scopo – spiega il segretario del centro – di rafforzare il senso di condivisione con la comunità cristiana».

Nel mese del ramadan ha accolto circa 200 profughi grazie anche alle donazioni dei fedeli. Ospita attualmente una scuola di arabo per circa un centinaio di bambini, «ma il nostro intento – aggiunge Fauzi – è quello di rendere il centro ancora più attivo e collaborativo all’interno della città».

Per questo motivo, e anche come pretesto per continuare i festeggiamenti natalizi, la moschea di via Marano spalancherà le proprie porte alla cittadinanza udinese domenica 27 dicembre, dopo la prima edizione che si è svolta ad aprile. All’evento sono stati invitate le autorità, varie istituzioni e la Chiesa.

Il ritrovo è per le 13.30 e, dopo i discorsi, seguiranno la visita ai locali che ospitano la moschea e un rinfresco a base di prodotti tipici della cultura islamica.


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... aometo.jpg




L’Islam a scuola? La Curia non ci sta e tra i presidi spunta il no al crocifisso
Il vicario della diocesi di Udine: la multiculturalità non è praticabile, coinvolgiamo anche le famiglie. Il sociologo Orioles in un post su Fb attacca don Di Piazza: le sue proposte solo di apparente buon senso di Maurizio Cescon
23 dicembre 2015

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udin ... 1.12668613

UDINE. Simboli delle religioni nelle aule friulane: il mondo della scuola e la Chiesa si dividono sull’idea lanciata dai preti di frontiera, nella “Lettera di Natale”.

Ampio il ventaglio dei pareri: dalla chiusura totale, alle perplessità, dalla difesa della laicità dell’istituzione a possibili aperture, in modi e tempi da definire. La curia di Udine, però, non ci sta: multiculturalità non praticabile. Un tema sensibile, dunque, che tocca le coscienze e i valori.

L’arcivescovo di Udine monsignor Andrea Bruno Mazzocato, nell’intervista rilasciata al Messaggero Veneto, sostiene che «da parte dei rappresentanti musulmani non ci sono difficoltà ad accogliere i nostri simboli cristiani. La ricchezza sta nel fatto di aprirci all’aspetto reciproco, non azzerando invece tutto, così si creerebbe il deserto; bisogna invece riconoscere i simboli dell’uno e degli altri, perché questa è la ricchezza. Noi cristiani dobbiamo sostenere i valori che veicolano la nostra storia, li dobbiamo offrire come valore, non come qualcosa che è in contrapposizione».
Monsignor Guido Genero, vicario della diocesi udinese, è meno accomodante: non ritiene percorribile l’ipotesi avanzata dai preti di frontiera.
«Credo che il problema sia stato affrontato in termini inadeguati - sostiene -. La presenza dei simboli non deve essere artificiosamente imposta. Stiamo parlando di due tipi di questioni, una che riguarda il rapporto tra istituzioni religiose e Stato, l’altra che interessa direttamente le famiglie che hanno i figli a scuola. E quindi è necessaria una riflessione profonda, cauta e complessa.
Ritengo pure che vi siano degli aspetti importanti, anche pratici, da dirimere. Per esempio in una scuola paritaria di impostazione islamica, vi sarebbe la possibilità di mettere il presepe cristiano sotto Natale? Questa impostazione multiculturale è difficile da definire, soluzioni non ne vedo, e comunque dovrebbero avere voce in capitolo anche i genitori degli studenti.
Non va bene, a mio avviso, nemmeno il laicismo alla francese, che punta a eliminare tutto, in contrasto con il desiderio di un credente di poter manifestare la propria fede in modo pubblico, senza ferire gli altri. Sulla simbologia nelle classi, ripeto, vedo complicato fare una sintesi.
Chi deve scegliere? Quante e quali le religioni “ammesse”? Quelle che hanno una percentuale di scolari fatta con il manuale Cencelli? E poi dovremmo rivoluzionare completamente il calendario scolastico: si starebbe a casa per osservare il sabato ebraico, o il venerdì musulmano? I simboli non sono solo spazio, ma anche tempo: preferirei continuare ad adottare la simbologia cattolica, già affermata, e diventata tradizione».
Più possibilista un altro esponente della chiesa friulana, don Bruno Cescon, direttore del settimanale diocesano di Pordenone “Il Popolo”. «Multiculturalità, è una bella parola - dice -. Pensi che c’è una scuola superiore cattolica, a Gaza, nella tormentata Palestina, frequentata da moltissimi ragazzi di fede islamica, dove si insegnano entrambe le religioni e dove c’è il crocifisso nei corridoi e nelle aule. E a Betlemme c’è una scuola cattolica e pure un sindaco cristiano.
Quindi il dialogo tra le religioni, se c’è la volontà, non è utopia. Io ritengo che nella nostra realtà vi sia la necessità di riservare comunque uno spazio speciale alla cultura innervata dal cristianesimo. Aiutare a comprendere, chi viene da fuori, e a stimare quel patrimonio di arte, pittura, scultura, architettura che definisce la nostra civiltà con radici ben definite. Poi, con il tempo, potrà anche avvenire, nelle nostre scuole, l’ingresso di altri simboli, oltre a quelli cristiani, a patto che ci sia un numero sufficiente di ragazzi che praticano quella determinata fede».
Anche il mondo della scuola, su tale tema, non la pensa in modo univoco. Aldo Durì, dirigente di istruzione superiore di tre istituti della Bassa friulana, tra cui il Malignani di Cervignano, sposa il modello Parigi. «La scuola è dei cittadini - afferma - lo spazio deve essere libero, dedicato all’insegnamento delle materie previste, non occupato da simboli religiosi o di ideologie. Va bene la scuola multiculturale e negli istituti che dirigo l’integrazione viene praticata ogni giorno, con esempi e fatti.
Ma l’istituzione dello Stato è laica, che è rispetto e accettazione di tutti, sul modello francese. Personalmente sono contrario anche al crocifisso in aula, e lo sostengo io, che sono cattolico e ho studiato in seminario. Ma al contempo sono un funzionario e rappresento lo Stato laico, non confessionale e la scuola appartiene a tutti, senza distinzioni.
Anche quella sul presepe e sul Natale è una polemica pretestuosa. Ogni studente è libero di professare la propria fede nella sua chiesa, nella sua casa, nella sua comunità. Ma per favore lasciamo fuori la scuola da tali dibattiti. Si rispettino i valori della Costituzione e si insegnino le materie».
Contrarissimo a introdurre i simboli di altre religioni il professor Alessandro Basso, preside dell’Isis Marchesini di Sacile-Brugnera.
«Chi fa queste proposte sta perdendo la trebisonda - dice -. Non esiste proprio. Personalmente sono favorevole solo a mantenere le nostre tradizioni cattoliche, no a tutto il resto, la mia chiusura è netta e totale. Ci sono due possibilità per il nostro sistema scolastico: o è laico, oppure adotta i simboli della tradizione cristiana. Non vedo lo spazio per altre simbologie, è una proposta fuorviante. Cosa spieghiamo? Cosa diciamo? Privatamente, invece, è un altro discorso: ognuno può seguire, in libertà, la propria religione».
Sul tema, con un post su Facebook, interviene pure il sociologo Marco Orioles. «Che i cosiddetti preti “di frontiera” cantino le lodi della laicità, e chiedano nel contempo la presenza nelle scuole dei simboli di tutte le religioni, pare un’assurdità - osserva -. La scuola o è un luogo neutro, deputato a rappresentare ciò che unisce (l’appartenenza alle istituzioni) e non ciò che divide (l’appartenenza culturale), o è lo specchio delle differenze presenti nella società: tertium non datur.
Che poi costoro si schierino per il presepe in aula è, come minimo, tardivo o, come dicono loro stessi facendo riferimento ad altri, grossolanamente strumentale. Dov’erano, questi uomini di fede, quando i simboli della cristianità erano oggetto di sequestro o di silenziosa sparizione? Come mai non hanno lanciato un doloroso appello quando le nostre tradizioni erano aggredite dal branco laicista? Auspicare l’ospitalità è meritevole; un po’ meno lo è il voler stordire l’opinione pubblica con proposte di apparente buon senso».
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » dom dic 20, 2015 7:41 pm

???

«Io, musulmana e fiera di essere stata la Madonna nel presepe»
di Nicola Catenaro
19 dicembre 2015

http://www.corriere.it/scuola/secondari ... F020103COR


Fatou Gaye, studentessa 19enne originaria del Senegal, innamorata di Justin Bieber e dell’informatica, scelta per interpretare Maria nel presepe vivente di Pescara : «Ho chiesto l’autorizzazione a papà e lui mi ha detto sì: l’amore appartiene a tutti»

«La scuola me lo ha chiesto e io ho accettato, ma non c’entra niente la religione. È un fatto culturale», ripete Fatou Gaye, una studentessa musulmana di quasi diciannove anni (li compirà a febbraio) proveniente dal Senegal. Quest’anno è stata lei a vestire i panni della Madonna nel presepe vivente organizzato a Pescara dall’istituto tecnico Aterno-Manthoné con la partecipazione di altre scuole locali. L’anno scorso aveva già partecipato nel ruolo di una figurante al seguito dei re Magi e, quando la sua foto era finita sui giornali locali, l’aveva nascosto al padre, che appartiene a una famiglia molto rispettata nella comunità religiosa d’origine e ha un imam tra i suoi parenti stretti. «L’avevo detto alla mamma ma non a papà – precisa Fatou – ma perché non pensavo né volevo che la mia partecipazione al presepe richiamasse tanta attenzione o suscitasse polemiche. Quest’anno la coordinatrice, Franca Minnucci, mi ha chiesto di interpretare la Madonna, una figura positiva. Io ho accettato, anche con il consenso di mio padre, per lo stesso motivo. È un fatto culturale e la pace e l’amore appartengono a tutti, musulmani e cristiani».

Le passioni di Fatou? Justin Bieber e l’informatica

Fatou studia da cinque anni in Italia, da quando insieme alla mamma e ai fratelli è riuscita a ricongiungersi con il padre, arrivato a Pescara nel 2004 in cerca di un lavoro migliore. Una volta preso il diploma, la ragazza vuole fare l’informatica. Per ora studia e, nel tempo libero, gioca a pallavolo, frequenta un corso di karate ed esce con le amiche. Le piace Justin Bieber e ascolta Alessandra Amoroso. Ha occhi intelligenti che analizzano con ironia ciò che avviene intorno a lei. Forse non parla ancora in maniera perfetta l’italiano ma sul valore della solidarietà non ha incertezze: «Penso che gli altri sono un bene prezioso, per questo è importante l’accoglienza» dice spazzando via idealmente tutti gli esempi di intolleranza e di odio che ci circondano. Su di lei si posa lo sguardo protettivo della preside dell’Aterno-Manthoné, Antonella Sanvitale, e della vice preside, Marina Di Crescenzo. La scuola confina con il quartiere Rancitelli, il più difficile della città. «Conoscere la realtà in tutti i suoi fattori – dice la dirigente Sanvitale – fa diventare i ragazzi portatori di pace e civiltà e quindi anche di libertà».

La «benedizione» dell’imam

«La scelta di Fatou – interviene Mustapha Baztami, imam segretario della Comunità islamica abruzzese, il quale in occasione del Natale ha voluto far visita ai bambini degli asili nido, a Teramo, insieme al vescovo Michele Seccia – è importante per il suo valore simbolico. Ci ricorda che dobbiamo promuovere i valori dell’integrazione e della solidarietà reciproca e rispettarci e volerci bene come membri di un’unica famiglia: la famiglia umana». Il presepe vivente è stato allestito venerdì 18 dicembre nei pressi del molo nord del porto di Pescara, dove è stata montata la capanna e si sono svolte le scene principali. La scenografia intorno ricordava un paese abruzzese con le sue tradizioni e i suoi mestieri. Anche le istituzioni hanno partecipato. Nel ruolo dei re Magi, il sindaco Marco Alessandrini, l’assessore regionale all’Istruzione Marinella Sclocco e il comandante della Direzione marittima della Guardia costiera, Enrico Moretti.
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » mar dic 22, 2015 10:21 am

Il sultano del Brunei vieta il libero Natale: fino a 5 anni di carcere per chi lo festeggia "illegalmente".
22 dicembre 2015
http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... 1256f.html

Per non danneggiare la fede dei musulmani, i non musulmani potranno celebrare il Natale solo all’interno delle proprie comunità e informando prima le autorità Tweet Fino a 5 anni di carcere per chi festeggia il Natale “illegalmente”.
È la nuova norma introdotta dal sultano del Brunei, Hassanal Bolkiah. L'obiettivo, come ha spiegato il ministero degli Affari religiosi dello Stato che si trova sull’isola del Borneo, è evitare “danni alla credenze della comunità musulmana”. Festeggiamenti vietati La pena, riferisce il Daily Telegraph, sarà comminata a chiunque venga trovato a festeggiare. I non musulmani potranno celebrare il Natale, ma solo all’interno delle proprie comunità e informando prima le autorità. La preoccupazione degli imam Alcune settimane fa un gruppo di imam locali aveva espresso la propria preoccupazione perché ogni celebrazione non collegata all’Islam avrebbe potuto “condurre all’imitazione e a danni alla fede dei Musulmani”. “Durante le celebrazioni del Natale, i Musulmani che compiono atti di quella religione come usare simboli come croci, accendendo candele, facendo alberi di Natale, cantando canzoni religiose, inviando auguri o mettendo decorazioni sono contro la fede islamica”, avevano dichiarato gli imam. Monarchia assoluta e Sharia Il Brunei, un ex protettorato britannico, è guidato da una monarchia assoluta con a capo il 67enne sultano Hassanal Bolkiah. Il 65% dei 420mila abitanti è musulmano. Lo scorso anno nel paese è stata introdotta la Sharia, che consente pene come la lapidazione, la flagellazione e l’amputazione.
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » mer dic 23, 2015 10:17 am

"Spaventa i figli dei migranti" Babbo Natale cacciato dall'asilo
Polemica a Ostia. La direttrice dell'asilo ha bandito Babbo Natale: "Spaventa i tanti figli di immigrati musulmani che affollano le classi". La furia dei genitori
Sergio Rame - Mar, 22/12/2015

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... ok+Interna

Babbo Natale è stato bandito dall'asilo nido. "Quell'uomo panciuto con barba bianca e stravagante abito rosso - tuonano all'asilo nido Acque Rosse di Ostia - potrebbe spaventare i figli degli immigrati".
La dirigente scolastica ha preferito "rinunciare alla tradizione" per non urtare gli immigrati. Nel suo asilo nido, come racconta il Messaggero, un terzo degli iscritti sono figli di stranieri. "Ogni anno - hanno tuonato i genitori italiani - facciamo una colletta per incaricare un figurante vestito da Babbo Natale di consegnare i regali ai bambini nelle loro classi. È una tradizione che sopravvive da anni, anche quando i figli diventano grandi e cambiano scuola".
"Stavolta - attacca un papà - la direttrice dell'asilo ci ha detto che per non spaventare i tanti figli di immigrati, musulmani, nordafricani e romeni, che affollano le classi, è il caso di evitare. La sua giustificazione è che 'si potrebbero spaventare, non capire ciò che succede perché estraneo alla loro cultura'". E una donna gli fa eco: "I dirigenti dell'asilo si preoccupano che questa innocente manifestazione possa essere discriminante". "Siamo all'assurdo - incalza un altro - questi divieti sono l'esatta negazione dell'integrazione". E cita i cartelli di benvenuto ai turisti che arrivano in Qatar: "Ora sei uno di noi, rispetta la nostra cultura e le nostre tradizioni". Sentita dal Messaggero la dirigenza dell'asilo non ha voluto fornire alcuna spiegazione.

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... aometo.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ambini.jpg
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » gio dic 24, 2015 12:21 pm

Francia. Sindaci in trincea per difendere il presepe
Numerosi primi cittadini d'Oltralpe hanno reagito in modo eloquente a una circolare che chiedeva loro di rimuovere le rappresentazioni della Natività dallo spazio pubblico
Federico Cenci | 22 Dic 2015

http://www.zenit.org/it/articles/franci ... il-presepe

Ad ogni azione corrisponde una reazione pari e contraria. È la terza legge della dinamica a dimostrarlo, ma anche ciò che sta accadendo in Francia in questo periodo di attesa del Natale.
L’azione, è quella intrapresa dall’Associazione nazionale dei sindaci, la quale con una circolare, denominata Vademecum sulla laicità, ha invitato tutti i sindaci francesi ad evitare di riprodurre la scena della Natività all’interno dei municipi.
La reazione, di gran parte dei primi cittadini d’oltralpe, non si è fatta però attendere. Un coro di voci si è alzato per chiedere a Francois Baroin, ex ministro di centro-destra alle Finanze ed oggi presidente dell’Associazione, di “rivedere il documento” al fine di tutelare la tradizione cristiana.
Tre sindaci di altrettanti comuni della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra (Cogolin, Fréjus e Luc-en-Provence) hanno preso carta e penna e hanno firmato un testo con cui hanno annunciato le proprie dimissioni dall’Associazione. “Protestiamo contro l'abbandono di tutte le nostre tradizioni e delle nostre radici culturali - scrivono gli amministratori locali - Non desideriamo più prendere parte a un'associazione che, con il pretesto di difendere la laicità, calpesta cultura e tradizioni del nostro Paese”.
Dal canto suo, l’Associazione ha tentato di difendersi precisando che non si tratta di una "ingiunzione", bensì di una "raccomandazione" finalizzata a far rispettare la legge del 1905 sulla separazione tra religione e Stato. Ciò non tiene in considerazione, tuttavia, una sentenza del Tribunale amministrativo di Montpellier della scorsa estate, la quale ha stabilito che il presepe ha sì “soprattutto e necessariamente un significato religioso”, ma il divieto previsto dalla legge in questione non si applica a tutti gli oggetti aventi un significato religioso ma solo a quelli che “simboleggiano la rivendicazione di opinioni religiose”.
Considerando dunque che la rappresentazione della nascita di Gesù non rivela “la manifestazione di una preferenza per le persone di fede cristiana”, il presepe - secondo i giudici - non si deve toccare. Anzi, esso è un’espressione della religiosità popolare la cui tutela costituisce un gesto di attenzione, oltre che delle radici spirituali, del patrimonio culturale del Paese.
La pensano così i deputati Hervé Mariton e Philippe Gosselin, promotori di una petizione per chiedere di ritirare il vademecum. Ma la pensano così anche i 106mila cittadini che hanno firmato il testo. Tra loro, Xavier Bertrand, ex ministro del Lavoro e attuale sindaco di Saint-Quentin, il quale ha annunciato che non applicherà quanto richiesto dalla guida, giacché “noi francesi non dobbiamo scusarci per quello che siamo, per i nostri valori”. Ricordando che la Francia, oltre ad essere laica è anche cristiana, Bertrand ha avvisato: “Se cominciamo a vacillare anche sui nostri valori e sulle nostre tradizioni, questo Paese è spacciato”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Julien Aubert, deputato di centro-destra nemmeno quarantenne che ci tiene affinché la Francia rispetti il suo antico bagaglio culturale. Aubert ha presentato due proposte di legge “per metter fine all’attuale deriva” del “politicamente corretto”, integrando la legge del 1905 sulla separazione Chiesa-Stato con una deroga a favore della conservazione “delle nostre radici giudaico-cristiano, delle nostre tradizioni, del nostro folklore e delle nostre usanze culturali tradizionali”.
Visto il clima che si respira in Francia, le due leggi difficilmente verranno approvate, almeno non in tempi brevi. Una loro applicazione di fatto sta però già avvenendo. In tutto il Paese, numerosi sono i sindaci che si stanno ribellando all’ennesimo attacco alla tradizione cristiana installando presepi magnificenti negli spazi pubblici delle loro amministrazioni. Il simbolo di questa resistenza dei primi cittadini francesi al vuoto di valori è il volto luminoso di Valérie Boyer, sindaco donna di una circoscrizione di Marsiglia.
Giacca di pelle, chioma nera sciolta lungo la schiena, collanina con la croce al collo, la Boyer spiega così la sua decisione di organizzare un concorso e un’esposizione di presepi nella sua circoscrizione: “Per me il Natale non è andare al supermercato a comprare giocattoli made in China”. Il messaggio è chiaro: la reazione sarà sempre più forte dell'azione tesa a calpestare l'identità cristiana della Francia.
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