Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » lun nov 30, 2015 5:46 pm

Fate il presepe soprattutto per i musulmani affinché conoscano la nostra civiltà e si integrino

http://www.magdicristianoallam.it/blogs ... grino.html

Ieri è stata la prima domenica dell'Avvento. Nelle chiese cattoliche è presente una corona fatta di rami di pino, edera e bacche con quattro candele e durante la giornata di ieri si è tenuta una accesa una, domenica prossima se ne tengono accese due e così via. Questa è l'attesa liturgica del Natale. L'attesa casalinga si fa con il calendario dell'Avvento che ha 24 caselle (o 24 sacchetti) ognuno con una piccola sorpresa.
Natale vuol dire che è nato qualcuno, sottolineo questi particolari in modo così didascalico perché sono informazioni non più così condivise. Il Natale è la straordinaria festa con cui nella cristianità si festeggia la nascita di Gesù. È una festa cristiana e sul cristianesimo è basata la civiltà europea. Potete essere liberi pensatori, ma restate figli di questa civiltà, nipoti di nonni, bisnonni e trisnonni che aspettavano il Natale contando i giorni e una civiltà non deve mai rinnegare se stessa e il proprio passato, quando lo fa commette un etnocidio. La civiltà che abbia rinnegato la propria storia e il proprio culto smette di essere vitale e comincia il processo di estinzione.
Quindi facciamo il presepe. Appartiene al nostro cuore, appartiene alla nostra cultura, alla nostra arte. Facciamolo nelle scuole, a maggior ragione se ci sono bambini di altre civiltà e altre terre. Quei bambini sono venuti qui per integrarsi alla nostra civiltà, quindi questa civiltà è il caso di presentargliela, e quale miglior biglietto da visita del presepe, pace in terra agli uomini si buona volontà. Molti di quei bambini studieranno al liceo e quindi conosceranno Dante, altri studieranno storia dell'arte. Non raccontare ai nuovi venuti cosa è il pilastro della civiltà dove devono entrare è tenerli fuori, lasciarli accoccolati sullo zerbino, esclusi. Un gesto di violenza.
Quindi il presepe fatelo, fatelo nelle scuole, fatelo a maggior ragione per quelli venuti da fuori proprio perché non restino fuori.
di Silvana De Mari 30/11/2015
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » lun nov 30, 2015 8:28 pm

Caro preside, se rimuove il Natale fa un torto alla scuola

Lettera aperta al capo di istituto di Rozzano che ha rimosso la festa natalizia per non urtare la sensibilità delle famiglie musulmane, spostandola a gennaio e trasformandola in "festa d'inverno". Ma secondo questa logica dovremmo cancellare anche il panettone delle Tre Marie...
Francesco Anfossi
28/11/2015

http://www.famigliacristiana.it/articol ... icita.aspx

Caro preside Marco Parma, i siti e i giornali di oggi sono pieni della sua decisione presa nel suo istituto comprensivo Garofani di Rozzano, alle porte di Milano. Su sua iniziativa, il concerto di Natale in cui si sarebbe cantato “Adeste fideles” e “Tu scendi dalle stelle” due tra i più bei canti della tradizione natalizia italiana, che generazioni di scolari, forse anche lei, hanno cantato in classe (le parole di “Tu scendi dalle stelle”, scritte nel 1754, sono di Sant’Alfonso de’ Liguori) è stato cancellato in nome della laicità scolastica. Pare che la festa si farà, ma a gennaio e in stile paganeggiante con canti di Sergio Endrigo e favole di Rodari, loro sì autenticamente laici e neutrali. Non mi è chiaro che fine farà il presepio. Ho letto che ha ribattezzato l'evento “festa d’Inverno”, che è un po' come spostare la Pasqua a giugno e chiamarla “festa delle uova”. Buffo, le pare?

La sua è una motivazione nobile. Non si voleva urtare la sensibilità delle famiglie di religione non cattolica, come i musulmani.
Però caro professor Parma, non ci è chiara una cosa: dove sarebbe questa pretesa laicità scolastica quando si cancellano i riti, i canti e le tradizioni religiose italiane?
A parte il fatto che la laicità è un incontro di culture, una possibilità di arricchimento per tutti, anche per i “foresti”, e non un gioco di sottrazioni che alla fine danno come risultato lo zero, desertificando la cultura, per quale motivo si urta la sensibilità di chi ha una religione diversa dalla nostra, quella che l’Italia cattolica possiede da duemila anni, se viene in contatto con il nostro patrimonio culturale e religioso? La religiosità è sancita anche dalla nostra Costituzione, che è quanto di più laico, nel senso più alto della parola, possa esserci.
Alla fine dei lavori della Costituente, il laico Benedetto Croce invocò l’inno liturgico “Veni Creator Spiritus” a protezione della nostra Carta e nessuno in aula, nemmeno quei mangiapreti di Pajetta e La Malfa, se ne scandalizzò.

Facendo seguito alle sue motivazioni logiche, caro preside, dovremmo togliere dal Paese tutto ciò che urta la sensibilità degli atei e degli stranieri di religione diversa che vivono sul suolo italico: dai campanili delle chiese alle facciate delle cattedrali, dalla cupola del Brunelleschi alle edicole votive agli angoli delle strade fino ai capolavori di argomento religioso. Dovremmo nascondere alla vista Giotto, Caravaggio, Raffaello, Piero della Francesca, su su fino alle cappelle del Sacro Monte dipinte da Guttuso.

Ma a ben vedere dovremmo coerentemente sospendere le manifestazioni religiose, le processioni, la Messa in televisione, le funzioni all’aperto, gli antichi templi dei siti archeologici, le rappresentazioni teatrali, il cinema di Pupi Avati e dei Fratelli Taviani, e soprattutto moltissimi autori che si annidano pericolosamente nei testi scolastici, a cominciare da Dante, Petrarca e Manzoni. I quali, ahimé, scrivevano opere di un certo spessore ma avevano il torto di essere cristiani. E venendo all’ora di filosofia, siamo sicuri che l’Aquinate non turbi la sensibilità degli allievi di origine musulmana?

Insomma, facendo seguito al suo ragionamento, noi dovremmo rinunciare alle nostre origini, alla nostra cultura e a tutto ciò che noi siamo, perché sfortunatamente la religione fa parte dello spirito e lo spirito fa parte della dimensione umana. La lista delle cose da rimuovere dalla scuola e dalla nostra società sarebbe molto lunga: finirebbe a rischio – temo - persino il panettone delle “Tre Marie” esposto nei supermercati.
Dovremmo, in definitiva, rinunciare alla nostra libertà. Senza contare, caro preside, che molto spesso la laicità è di per sé stessa una valore che si contrappone alla religiosità e dunque quando si fa qualcosa in nome della laicità semplicemente si sostituisce un valore con un altro valore ideologico. La storia è piena di operazioni del genere. Si chiama laicismo, caro preside, e non laicità. Quel laicismo di cui ci viene il sospetto che sia alla base della sua decisione ammantata di delicatezza per la sensibilità religiosa altrui. Ecco perché, caro preside, secondo noi farebbe bene a ripristinarla quella festa di Natale, per farla conoscere, apprezzare e gustare anche alle famiglie musulmane, laiche, induiste, o scintoiste che siano, facendola scendere dalle stelle della laicità amministrativa e burocratica in cui l’ha sospesa.
Cordiali saluti e naturalmente buon Natale
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » mar dic 01, 2015 3:19 pm

Rinunciare al presepe a scuola: passo indietro del vescovo di Padova
Monsignor Claudio Cipolla parla in tv e si dice pronto «pur di mantenerci nella pace e pur di mantenerci nell'amicizia»
di Maria Grazia Bocci

http://www.ilgazzettino.it/NORDEST/PADO ... 1068.shtml

PADOVA - Le celebrazioni del Natale a scuola? «Io farei tanti passi indietro pur di mantenerci nella pace e pur di mantenerci nell'amicizia». Parole controcorrente, rispetto al dibattito soprattutto politico di questi giorni, quelle pronunciate dal vescovo Claudio Cipolla parlando ai microfoni di Rete Veneta.
«Non dobbiamo presentarci pretendendo qualsiasi cosa che magari anche la nostra tradizione e la nostra cultura vedrebbe come ovvio - aggiunge - Se fosse necessario per mantenere la tranquillità e le relazioni fraterne tra di noi, io non avrei paura a fare marcia indietro su tante nostre tradizioni».
Ma proprio ieri il sindaco Massimo Bitonci è partito all’attacco. Presepi, alberi di Natale, canti tradizionali: le scuole padovane rispettano la tradizione cattolica? O sono in atto "censure" oppure "operazioni di disturbo"? Come promesso nei giorni scorsi, in mattinata ha fatto scattare le "ispezioni" nelle scuole cittadine per controllare che la celebrazione del Natale non sia cancellata dai programmi. Non appena incaricata dal sindaco, l’assessore alle politiche scolastiche e al sociale Vera Sodero, accompagnata da un dirigente, si è subito data da fare...


Bitonci: «Via chi censura il Natale, anche i musulmani lo vogliono»
Verifiche a tappeto nelle scuole comunali: «Va difesa la libertà dei genitori cattolici, che sono la stragrande maggioranza»
http://www.ilgazzettino.it/NORDEST/PADO ... 9312.shtml

PADOVA - Caccia alle censure, alle feste cancellate, ai Natali soppressi: la vuole il sindaco di Padova Massimo Bitonci. «Ho incaricato l'assessore Vera Sodero, insieme al dirigente competente, di verificare se, all'interno degli istituti scolastici comunali, siano in atto censure ovvero operazioni di disturbo, atte ad escludere e cancellare i riferimenti cristiani al Natale», ha annunciato il primo cittadino sottolinendo che «il sindaco è primo cittadino e garante responsabile, fra l'altro, dell'autonomia scolastica a tutti i livelli e dell'armonioso svolgimento della vita sociale».
«Per questo - aggiunge - mi appello a presidi e singoli insegnanti di tutti gli istituti padovani, anche di quelli statali, affinché difendano la libertà dei genitori cattolici, che sono la stragrande maggioranza e chiedono rispetto per i simboli della tradizione natalizia».
«L'autonomia scolastica non è garantita se non attraverso un processo partecipativo, che coinvolga anche i genitori dei discenti. Decisioni così determinanti, come quelle relative al destino dei simboli della nostra cultura e della nostra comunità, non possono essere esercitate in assoluta indipendenza da singoli docenti - spiega - Recenti episodi dimostrano che, al di là di qualche tentativo dal sapore laicista, i genitori italiani vogliono che i figli ricordino, anche a scuola, il Natale e il suo significato - spiega Bitonci - in questi giorni ho ricevuto numerose lettere da parte di cittadini preoccupati».

BITONCI: ANCHE I MUSULMANI VOGLIONO IL NATALE
E il sindaco di Padova spiega «Fra queste, ho accolto con grande favore quella di una rappresentante musulmana che, cito testualmente, ha sostenuto: "Come cittadini Italiani di fede Islamica, non soltanto non abbiamo dunque alcuna particolare obiezione al fatto che, in un Paese di tradizione Cristiana, si esibiscano i simboli religiosi e si commemorino le festività legate a questa tradizione - così come ci aspettiamo che avvenga coerentemente nei Paesi di tradizione Islamica - bensì non abbiamo nemmeno alcun interesse a promuovere una minore visibilità della ''religiosità diffusa" che caratterizza questo Paese, che consideriamo anzi un'eredità spirituale in cui affondano le radici del dialogo e della comprensione reciproca". Invitiamo dunque a non presumere da parte nostra - né tanto meno attribuirci - alcun pregiudizio negativo circa la presenza di simboli religiosi Cristiani o la commemorazione di festività Cattoliche: al contrario, auspichiamo che questi possano anzi costituire per i nostri concittadini una rammemorazione della comune Patria celeste, ed una forma di fedeltà agli insegnamenti delle tradizioni di fede, a fronte delle emergenze del nichilismo e della profonda crisi spirituale che ci troviamo a fronteggiare. Insieme



Zaia al vescovo Cipolla: "Sbaglia, il presepe è argine identitario"

Il governatore del Veneto risponde alle affermazioni sul Natale del vescovo di Padova: "La cosa migliore per rispettare l'islam e fare il presepe e tacere"
Giuseppe De Lorenzo - Mar, 01/12/2015 - 12:37

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 00264.html

Luca Zaia risponde a monsignor Claudio Cipolla, il vescovo di Padova che in una intervista si è detto "pronto a fare un passo indietro sulle tradizioni" cristiane pur di vivere in pace con i non cristiani.
Il governatore del Veneto ricorda al vescovo di "conoscere già molto bene la questione perché nel 2004, da Presidente della Provincia di Treviso, regalai un piccolo presepe in legno a ogni bambino di una scuola in cui qualcuno nella recita natalizia aveva pensato bene di sostituire il Bambin Gesù con Cappuccetto Rosso".
Poi lo attacca sulle sue frasi: "Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine: ogni anno, insieme al periodo delle festività (...) qualche anima bella sostiene che sarebbe bene non fare il Presepe". "Vorrei fosse chiaro - aggiunge Zaia - che la difesa del Presepe sta diventando un argine anche identitario, non soltanto per chi si professa cristiano e cattolico, ma anche per chi è laico e magari osserva con distacco questa discussione".
Ne va, dice il leghista, "dei concetti di democrazia e di libertà: libertà di pensiero e libertà di professare di una religione". E sulla presa di posizione del vescovo Cipolla, Zaia non unsa mezzi termini: "Leggo questa Sua presa di posizione, Eccellenza, non come un gesto rivolto a favore della civile convivenza, ma come una affermazione che riesce a far apparire i cristiani che difendono il Presepe, e il suo valore religioso e identitario, come dei veri e propri fondamentalisti".
Una separazione che non rende onore ai cristiani, che "sono tutti indistintamente votati alla pace, al perdono, alla tolleranza, alla fratellanza". Le affermazioni del vescovo, secondo Zaia, dovrebbero essere dunque riviste: "Credo che proprio il Presepe rappresenti un segno di grande attenzione verso l’Islam. Per la religione islamica Gesù è riconosciuto come Profeta sul quale viene invocata la pace di Allah. E a Maria, la Madonna, è dedicata un’intera “Sura” del Corano. Credo siano sufficienti queste mie scarne considerazioni per affermare che probabilmente la cosa migliore, se vogliamo davvero che nella nostra società si impongano rispetto e tolleranza per le idee e le credenze, sia allestire un bel Presepe e tacere".
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » mar dic 01, 2015 4:41 pm

Mio nonno era ateo, ma suonava il clarinetto nella banda musicale della parrocchia. Su volontà di mia nonna, fece battezzare i figli ed entrò in chiesa anche quando si sposarono.

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 7191435203

GRAZIA NONIS - Mio nonno era ateo, ma suonava il clarinetto nella banda musicale della parrocchia. Su volontà di mia nonna, fece battezzare i figli ed entrò in chiesa anche quando si sposarono. Non obiettò mai contro il crocifisso appeso in cucina, l’albero di Natale davanti al camino o il presepe in salotto. Tradizioni di famiglia che, tramandate negli anni, andavano accettate. Non si poneva neppure il problema, così era e così doveva essere.
Sugli alberi di Natale s’appendevano mandarini e angioletti fatti a scuola col Das, mentre nel presepe c’erano solo il bambinello, la Madonna, Giuseppe, il bue, l’asinello e un po’ di muschio qua e là. Noi bambini si giocava con le statuine dei Re Magi, che scomparivano e per “miracolo” riapparivano a seconda degli anni.
Non ricordo una Festa di Natale a scuola senza il presepe e i canti di noi bambini: Tu scendi dalle stelle o Re del cielo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo … O Dio beato! Ah! Quanto ti costò l'avermi amato.
E come scordare quelle dei miei figli, i presepi e i loro canti .. Ah, e come vorrei assistere, prima o poi, a quelle dei miei nipoti, ai loro presepi ed ai loro canti.
Non so se farò in tempo, perché alcuni buonisti del “religiosamente corretto” stanno schiacciando sotto i piedi tutto ciò che ci è stato tramandato.
E prima o poi, ci costringeranno a radunare i nostri figli nelle cantine del condominio, con una sentinella davanti il portone, per passar loro il testimone, per non fargli dimenticare come si svolgeva la Festa di Natale a scuola prima del “proibizionismo”.
Nel frattempo, ci stiamo anche battendo contro lo scippo del nostro crocifisso dalle scuole, dagli ospedali e dagli uffici pubblici, in difesa delle nostre usanze, del nostro passato.
Ricordo che il crocifisso era appeso sul muro della classe sopra la testa dell’insegnante: Gesù sulla croce, corona di spine in testa, mezzo nudo, chiodi e sangue a mani e piedi. Vegliava su di noi, tranquillizzava gli animi, donava pace. Alzavamo gli occhi e lui era lì, con noi. Non eri obbligato a essere credente o a porti domande sul perché Egli doveva stare proprio lì, su chi l’aveva appeso, su chi aveva deciso che quello era il Suo posto. Era una tradizione, e come tale doveva essere rispettata. Deve essere rispettata. E poco mi frega se urta, importuna, infastidisce o schifa la “sensibilità” del nuovo arrivato.
Nel paese d’origine del novello italiano, che mai potrà definirsi tale se non disposto ad accettare i nostri usi e costumi, è vietato importare, imporre, suggerire o consigliare di abolire o sostituire simboli diversi da quelli tradizionali o religiosi del luogo.
In quei paesi, cari buonisti anti-italiani, è vietato mostrare addirittura la caviglia, mentre in altri è fortemente “consigliato” il velo. Esigono il rispetto delle regole da parte di tutti, stranieri inclusi. Forse è il caso che noi si faccia altrettanto.
Sarà banale, ma il proverbio: “paese che vai, usanza che trovi” dovrebbe essere più che mai attuale, imposto per legge o addirittura inserito nella Costituzione.
Pare, invece, che della nostra sensibilità non freghi un tubo a nessuno. Anzi, chi si lamenta, contesta e polemizza affinché il presepe ed il crocifisso vengano tutelati (mi sembra di riferirmi di animali in via d’estinzione) viene tacciato di razzismo e d’insensibilità verso le religioni altrui. Insomma, ci danno delle bestie.
Mi sfugge una risata amara, mentre penso che la maggior parte di quelli che ci remano contro, e che vorrebbero cambiare le regole e la nostra italianità, sono proprio i nostri concittadini, gli insegnanti, i dirigenti d’istituto, gli intellettuali chic e molto scioc del nostro stivale e dei nostri stivali.
E tra questi, proprio quelli che fino a ieri s’emozionavano durante la festa di Natale a scuola, quelli che s’asciugavano la lacrimuccia assistendo rapiti alla recita della propria figlia nei panni della Madonna, o del nipote che, con le ali posticce dietro la schiena, nella parte dell’angelo, cantava a squarciagola “Tu scendi dalle stelle …”



Onorio Usai el ga comentà:

Grazia Nonis, a 4 anni incomincia la mia protesta silenziosa contro il Natale, non volevo e non accettavo regali. Non davo fastidio, mangiavo con la famiglia (tanto!) ma ero assente, non sentivo il natale, e stavo fuori il più possibile. Abitudini che ho poi mantenuto, sono diventato cuoco, ho navigato quasi tutta la vita, sono cresciuto ateo in una famiglia di terziari francescani. La mia cultura è cristiana, sentir salutare "pace e bene", mi piaceva. Il rispetto era parte di questa cultura. Da padre, ho dovuto accettare il Natale e persino i regali, anche per il mio compleanno, che non festeggiavo mai! Ho difeso il crocifisso nella scuola, minacciando di trasferire i miei figli, convolgendo quasi tutti i genitori! Ho sempre rispettato le tradizioni religiose anche senza condividerle. Sono stato in quasi tutti i paesi mussulmani, che hanno il mare! Ho studiato le loro usanze e la loro religione, due cose che sono una, ho subito angherie perché diverso o meglio impuro, "miscredente". Sono ateo ma proprio in quei paesi ho imparato ad apprezzare i valori cristiani. Il primo è che nessun cristiano mi vorrebbe morto, per ordine di Gesù! E poi le feste cristiane sono intrinsecamente belle! Perfino il prufumo del periodo natalizio è qualcosa di speciale. Per uno come me che conosce gli "odori" di altre feste.... Viene spontaneo urlare "difendiamo il natale"!!!! Difendiamo le nostre usanze, non vergognamoci delle nostre tradizioni perché fanno di noi ciò che siamo, ITALIANI!! Per la sinistra anti tradizioni, il 25 dicembre andate a lavorare, teniamo aperti gli uffici, cosi anche Camera e Senato! E scuole! W il Natale!
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » mar dic 01, 2015 5:41 pm

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https://www.facebook.com/AmacaMicheleSe ... nref=story

Alberto Pento el ga scrito:

Pur non essendo cristiano nel senso che non credo a Cristo Dio, solidarizzo con i cristiani di tutto il mondo che sono discriminati, perseguitati, seviziati, uccisi e sterminati dai mussulmani o islamici credenti in Allah e nelle dogmatiche prescrizioni coraniche dettate dall'angelo di Allah a l'analfabeta Maometto e da altri trascritte a formare il "sacro Corano" o dogma coranico e applicate da molti stati teocratici islamici come sharia o legge islamica che prevede, prescrive, ordina di discriminare, perseguitare, costringere all'abiura, depredare e uccidere gli infedeli sull'esempio di Maometto. Per questo vorrei che in tutte le scuole europee si ripristinasse il crocefisso nelle aule e nell'ingresso di ogni scuola si facesse un bel presepio e che i bambini cristiani andassero tutti a scuola con i grembiuli da crociati per ribadire la loro cristianità come fanno gli islamici con il velo delle donne.

Donatella De Grande ha scritto:

E con gli Atei non solidarizzi? Non sarai cristiano ma sei cattolico da quello che scrivi. Ora li chiamano atei devoti. Complimenti alla coerenza


Pento Alberto el ga scrito:

Non sono un cristiano né tanto meno un cattolico romano perché non credo nell'idolo Cristo Dio. E non sono ATEO ma un credente AIDOLO e il mio Dio che non è mio ma di tutti, non ha nome, non ha dottrina, non ha religione, non ha caste sacerdotali, non ha dogmi, non ha profeti, non ha libri, non ha apostoli, non ha spade per imporsi e lo puoi trovare ovunque nell'universo e dentro il cuore di tutte le sue creature. In condizioni di non agressione alla cristianità del mondo ed europea, da parte degli islamici, sarei per l'eliminazione dei simboli cristiani dalle scuole pubbliche statali e private qualora fossero fonte o strumento di oppressione per i non credenti e i diversamente credenti e per la libertà di pensiero e di critica ... ma oggi devo solidarizzare con i cristiani, con gli ebrei e con altri diversamente religiosi che sono perseguitati e sterminati dagli islamici. Non ritengo gli islamici come dei diversamente credenti perché non considero il loro credo una religione che rispetta i Diritti Umani Universali ma una dottrina o ideologia politico-religiosa peggio del nazismo da mettere al bando perché viola i Diritti Umani Universali e incita-induce-obbliga a compiere crimini contro l'umanità. Dalle scuole eliminerei anche le bandiere degli stati, le foto dei presidenti e gli inni nazionali specialmente l'inno di Mameli che è orrendo e farei cantare, a chi volesse, soltanto l'Inno alla Gioia che è il bel Canto fraterno dell'Europa, estensibile al mondo intero.
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » mar dic 01, 2015 5:51 pm

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https://www.facebook.com/SaveTommasi/?fref=photo

Alberto Pento el ga scrito:
Che idiozia: al tempo di Cristo in Palestina, tra cui la provincia detta Giudea (le altre province erano la Gallilea, la Sammaria e la Perea), c'erano gli ebrei tra cui i giudei e non gli arabi che stavano in Arabia e c'erano anche gli invasori romani con le loro truppe, quelli che poi hanno assassinato l'ebreo eretico Cristo, incolpando gli ebrei ortodossi che per questa falsa accusa sono stati perseguitati per 1700 anni dai cristiani, in particolare dai cattolico romani. Poi con l'eretico Cristo, una parte degli ebrei si è fatta cristiana. Mai dimenticare che il cristianismo è un'eresia ebraica. La migrazione dall'Arabia degli arabi è avvenuta circa 600 anni dopo Cristo, a causa dell'espansione imperiale mussulmana, promossa dal primo terrorista e assassino islamico che è stato Maometto il fondatore dell'Islam. Con Maometto, il razzista islamico, sono iniziate le persecuzioni e lo sterminio degli infedeli o miscredenti e corrotti ebrei, cristiani, zoroastriani e di tutti gli altri diversamente religiosi. Sicuramente a Gerusalemme che era una grande città cosmopolita, vi saranno stati anche degli egiziani, dei persiani, dei siriani, dei greci, dei fenici e altre minoranze commerciali. A Gerusalemme al tempo di Cristo c'erano circa 120.000 abitanti. Nella Palestina forse 2 milioni di cui da 1 a 1,5 di ebrei. C'erano anche dei samaritani un incrocio di ebrei e assiri; e da non dimenticare una minoranza di filistei, forse di preistorica discendenza cretese, (di origine filistea dovevano essere le città di Gaza, Ascalona e Azotus). Ai Filistei/Peleset dovrebbe associarsi il nome Filistina/Palestina. Anche il bue e l'asino erano autoctoni; l'asino (forse di discendenza africana) è stato addomesticato prima del cavallo, ed è un animale molto ma molto intelligente sicuramente più di tanti uomini. Ricordiamoci pure che le parole "assassino" e "razzia" sono voci di origine araba.


Alberto Pento el ga scrito:
I genitori della grotta o stalla possono essere i genitori di ogni uomo della terra e il figlio sulla "cuna de paja" può essere ognuno di noi, ogni uomo della terra. Rosso, giallo, moro, bianco e ogni uomo come ogni animale ha il diritto e il dovere di difendere la sua casa, la sua tana, il suo territorio. I Diritti Umani Universali hanno tutti un loro ordine naturale che va rispettato ... poi ci sono anche i criminali che manipolano questo ordine per il loro tornaconto e questi sono gli uomini peggiori quelli che provocano conflitti, guerre e stermini. Sicuramente Maometto non è nato in una stalla dentro una mangiatoia o greppia di fieno o di erba secca.


Alberto Pento el ga scrito:
Gentile Ines per pietà nostra lasci stare i miracoli che sono "fenomeni" esclusivamente pagani. Il miracolo divino è la creazione e le sue leggi universali, il vero Dio di tutti gli uomini e Creatore dell'universo non fa miracoli, non va contro le sue stesse leggi per dimostrare agli uomini che Lui è Dio, ragionamenti siffatti sono assurdità e incoerenze idolatre e pagane. Dio non resuscita i morti, non è un pagliaccio che prima fa morire e poi fa rivivere. Un Dio che ha bisogno di miracoli non può essere altro che un falso Dio, un idolo.
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Sixara » mar dic 01, 2015 7:22 pm

Bravo ca te ghè fato el prexepio... èlo too? :D

A so dacordo co cueo ca scrive Michele Serra, naturalmente : sa se ga bixogno de imajnarse pericoli pa la to fede e tradi'zion, eh bè... a vòe dire ke tanto sòda no la ga èsare la to fede e gnanca le to tradi'zion.
La me pare on fià inconsistente sta polemica cuà, fata de gnente , de fumàra propio : insaketare la fumàra a dixen naltri ( dato ca semo i paroni de el caìgo) o anca supiarghe el naxo a le gaìne.
Parké no femo come i tedeski, zènte pratica ke no i se perde drio a polemike inutili so crocefìsi e prexepi. I fà el Weinachtsbaum e bèla ke finia.
Anca Cioxa no i se fà problemi a inmisiàre sinboli relijoxi co cuei pagani: dentro la cèxa de i Filipini co i fa le decora'zion pa le Feste, i ghe mete el so Banbìn te la cuna davanti l altare majore e - da na parte e da kelaltra- do bei abeti grandi co le so mate baline rose e le lucine cinexi; e ogni altare laterale el so àlbore de nadàe on fià pì picolo davanti le statue de i santi e madòne.
Bello propio. Lori ghe vegnaria mai n mente de rinunciare le so tradi'zion, ghe mancaria altro :D an'zi i ghe ne zonta senpre de nòve, discutibili dal p.d.v. de la Relijon cuea co la R maiuscola ma gnanca tanto ca xe el Vescoo par primo ca le promuove ste robe cuà. Ghe vegnaria mai n mente a el Vescoo de Cioxa de dire ma forse... saria mejo... de fare on pàso indrio... ma còsa? EL PREXEPIO?? caxomai ghe zontemo tuti altri sinboli, anca i pì stranbi.
Gnente pànico fiòi : nisùn ve porta via cueo ke no ghè ( zà pì da mò). Gnente pànico : pasarà anca sto Nadàe cuà, come tuti kei altri.

Immagine

a me ricordavo màe : 1-2-3... siè àlbori so l altare-majore :D

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e do solo pa la Madona col Banbìn ... se femo mancare gnente a Cioxa ... (kela statua lì de la Madòna l è na copia, ke l orijnale la se ga bruxà, na storia confuxa da come ke i la conta : pare ke on vagabondo el se fùse sarà drento te la cèxa e no se sà come... se ga tacà-fògo la madona :( )

Ke maraveja: a pare gnan ca sia Nadàe, la pare la fiera :D
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » mar dic 01, 2015 7:53 pm

Cantar ła stela lè n’ato d’amor par l’omo, par tuti łi omani!


Cari cristiani de Montecio
ke vè en volta par łe contrà a cantar ła steła
ke lè l’anunço de ła naseda de Jexù
e ke ło nunsiè co n gran caxin de trator col caro e casoni parlanti ke li spaka le rece,
doprando tute łe łengoe del mondo fora ke ła nostra, coeła veneta
e gnanca a ghì na fregoła de łuxe par vargognarve!

Ve sovegno ke Jexù col parlava a ła so xente el doparava łe łengoe de ła so xente:
l’aramaego e l’ebraego,
nol doparava de çerto ła łengoa latina de łi romani envaxori
e gnanca el grego, łengoa franca del Mediteragno orhental.

Anca ła Madona ente łe so aparision de Lourdes e de Fatima
ła favełava ła łengoa dei pastorełi e no el spagnoło o el latin.

Valtri, cusì fando a tradì el spirto de Cristo
e par ke co tuto sto caxin
a nunsiè pì ła naseda del fioło del demonio
ke coeła del fioło de Dio e nostro fradeło Jexù.

Vargogneve ke saria l’ora!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Sixara » mar dic 01, 2015 8:17 pm

Vàra ke lè solo ke l primo oncò, a te digo ora ca te rivi la Vijlia come ca te t insusti :D
Mi me piaxea tanto co ghea la putina picola... a faxevino de tuto : prexepe, àlbore, decora'zion, stéle e candele, naran'ze co i ciòdi de garofano, biscòti, la corona de l avento, el calendario, la jrandola xvedexe co le candeline par soto, la ciàra-stéla...
tacavino el 5 de dicenbre col Nikolaus e finivino el 6 de zenàro co la Befana :D

A la ghemo propio fata la caxeta de l prexepe, propio costruia naltri co i legneti, e i stekéti e la paja e le fasìne... bei tenpi co se gheva tenpo e voja de fare ste robe cuà, pò ndaxevino conprarse na statuina a l jorno da zontarghe a el prexepe, na balìna da zontarghe l àlbore.
E anca naltri, come so nòno de la Nonis, nò ca fùsimo propio de cèxa però insoma... come se fà privarli de ste robe cuà, i putìni? Mi, cueo ca vòjo dire lè ke ste robe cuà le se fà n fameja o scòla mejo oncora co i to conpagni de clàse, tutinsieme e se canta e se fa festa... indo xelo el problema se no' te la testa de i grandi? Te i òci de i grandi ke i vede robe ke no le ghe xe, ke no i è on problema pa i putìni se no' ca te ghe lo crei ti, el problema. Se el Nadàe ga da deventare on problema, mejo ke i se copa i grandi. Col pìco.
E gnanca pretendare ke le robe ca te dovarìsi farle ti, caxa-toa, co to fiòi, i te le faga a scòla a l posto too ke cusì te van'za pì tenpo de ndare te i centri comerciali conprarte i regài de nadàe.
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Re: Ensemenii contro el Nadal, el prexepio, el croxefegà

Messaggioda Berto » mer dic 02, 2015 5:17 pm

Un presepe, simbolo del Natale cristiano - Trieste, la diocesi “scomunica” la scuola senza presepe
01 dicembre 2015

L’istituto comprensivo di via Forlanini conferma la scelta di un «Natale laico» e don Malnati insorge: «È gravissimo impedire i richiami alla cultura cristiana» di Gianpaolo Sarti

http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cro ... 1.12542030


TRIESTE L’albero sì, ma il presepe no. Le vacanze sì, eccome, ma i canti (preferibilmente) no. Il Natale laico, quello con renne e Babbi ma senza bue e asinelli, è una regola ben consolidata a Melara. L’istituto comprensivo Iqbal Masih di via Forlanini, un’unica grande struttura per materne, elementari e medie, ha abolito da tempo ormai qualsiasi riferimento alla Natività. Circostanza che non sfugge – e irrita molto – la diocesi che, mentre già si respira un clima natalizio, parla di «fatto grave, gravissimo».
Ma su, in periferia, l’aria che tira è piuttosto serena. Chiudere la porta a Gesù Bambino, Maria, Giuseppe e Re Magi, non semina discordia. È un fatto normale. Non come l’anno scorso quando qualche insegnante aveva tentato di riportare in auge le usanze della tradizione cattolica e si era visto bocciare dal Consiglio d’istituto l’azzardo. Il dirigente scolastico, Andrea Avon, ne parla con tranquillità: «Da quando siamo sorti come istituto comprensivo abbiamo varato una Carta dei servizi. Il documento contiene una parte specifica su questo: si dice che i messaggi di carattere confessionale possono avere luogo solo durante le lezioni di religione o al di fuori dell’orario, come la messa di inizio anno».
Il motivo è semplice: in Italia non vige alcuna religione di Stato. Avon lo dice e lo ripete fino alla nausea a docenti, familiari e a chi glielo domanda. «La scuola non ha né un credo da proporre, né un agnosticismo da privilegiare», puntualizza il preside. «Non me lo sto inventando io, questo è un passaggio che si trova nei programmi ministeriali dell’85. Per questo istituto – rimarca – è un punto di riferimento, un aspetto che abbiamo voluto inserire nella Carta dei servizi. In questi anni c’è stato chi si è opposto. Ma il Consiglio di istituto ha confermato la linea. Qui si insegnano valori di convivenza più importanti di un presepe...».
Sono 850 gli iscritti a Melara, un centinaio gli insegnanti, con una media di stranieri «al di sotto di quella regionale», ci tiene a evidenziare il dirigente. Il problema, quindi, non è la “multiculturalità” o il timore di mancare di rispetto ad altri credo. «No – precisa il professor Avon – è un discorso di laicità. È giusto e importante studiare i fenomeni religiosi e la libertà di professare la propria fede, ma questa è una scuola laica. L’albero? Ha una matrice storica diversa, se non sottende messaggi confessionali non lo vieto. Non ci opponiamo ad Halloween, al Carnevale e dunque neppure al Natale». Nessun problema a fermarsi per le vacanze: «Perché vi pare che il Natale sia una vacanza religiosa? Si sta a casa per un motivo religioso? Si sta a casa per riposarsi, stare in famiglia... Se le ferie fossero a fine gennaio saremmo contenti uguale» risponde Avon.
Ma giù, in Cavana e dintorni, hanno già trascritto il nome del preside nel librone dei cattivi. Una “scomunica” che porta la firma di monsignor Ettore Malnati, vicario episcopale. «Il presepio – ammonisce il parroco di Sion – è un segno della nostra cultura. Sono anni che a Melara di fanno lotte su questo, questa è la testardaggine dei laicisti. Stanno propugnando una società che non tollera alcuna religione. Ma noi, se vogliamo dialogare con musulmani, ebrei e buddisti, dobbiamo tutelare le nostre radici cristiane. Pensiamo a quanta arte del nostro Paese si ispira alla Natività. Negare lo spirito del Natale a scuola è molto grave, gravissimo. Impedire i richiami alla cultura cristiana è un’imposizione».
L’assessore all’Educazione Antonella Grim non scende nella polemica. «Ogni scuola – si limita a dire – ha una sua propria autonomia e ogni scelta è decisa dai singoli istituti. Nel mio incarico di assessore non ho fatto
il censimento di chi fa l’albero e chi il presepio, ma devo dire che nelle mie visite negli istituti ho trovato tante feste, tanti presepi e tanti canti di Natale. La politica non deve interferire nella comunità scolastica. Deve entrare in punta di piedi».

Alberto Pento •
Io non sono cristiano, ma sono stato cresciuto come cristiano e apprezzo l'umanesimo cristiano ma non l'idolatria cristiana, il Cristo Dio per me è un idolo. Però di questi tempi, in solidarietà con tutti i cristiani della terra perseguitati, torturati e sterminati dai mussulmani sono affinché si espongano i simboli cristiani anche nelle scuole pubbliche, statali e private, nelle terre che per tradizione millenaria sono segnate dal cristianesimo. Un domani qualora venisse meno la minaccia, il terrore e l'orrore dell'idolatria nazista e razzista islamica se ne potrà riparlare, ma oggi è importante sostenere e stare con chi è vittima del male.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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