Francesco: "È Gesù che dà a noi tutti il documento di cittadinanza"Luca Romano - Dom, 24/12/2017
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 77383.htmlIl Papa alla Messa di Natale ha rinnovato il suo appello alla solidarietà sociale e in particolare all'accoglienza dei migranti
"Maria e Giuseppe, per i quali non c'era posto, sono i primi ad abbracciare Colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza.
Colui che nella sua povertà e piccolezza denuncia e manifesta che il vero potere e l'autentica libertà sono quelli che onorano e soccorrono la fragilità del più debole". Così Papa Francesco durante l'omelia della messa della notte di Natale.
"Piccolo Bambino di Betlemme, ti chiediamo che il tuo pianto ci svegli dalla nostra indifferenza, apra i nostri occhi davanti a chi soffre. La tua tenerezza risvegli la nostra sensibilità e ci faccia sentire invitati a riconoscerti in tutti coloro che arrivano nelle nostre città, nelle nostre storie, nelle nostre vite. La tua tenerezza rivoluzionaria ci persuada a sentirci invitati a farci carico della speranza e della tenerezza della nostra gente", ha aggiunto Bergoglio.
Che poi ha detto: "La fede di questa notte ci porta a riconoscere Dio presente in tutte le situazioni in cui lo crediamo assente e ci spinge a dare spazio a una nuova immaginazione sociale, a non avere paura di sperimentare nuove forme di relazione in cui nessuno debba sentire che in questa terra non ha un posto. Nei passi di Giuseppe e Maria si nascondono tanti passi. Vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a partire. Vediamo le orme di milioni di persone che non scelgono di andarsene ma che sono obbligate a separarsi dai loro cari, sono espulsi dalla loro terra".
"In molti casi - ha scandito ancora il Papa - questa partenza è carica di speranza, carica di futuro; in molti altri, questa partenza ha un nome solo: sopravvivenza. Sopravvivere agli Erode di turno che per imporre il loro potere e accrescere le loro ricchezze non hanno alcun problema a versare sangue innocente". Francesco ha dunque esortato a scorgere il Signore "nel visitatore indiscreto, tante volte irriconoscibile, che cammina per le nostre città, nei nostri quartieri, viaggiando sui nostri autobus, bussando alle nostre porte".
L'appello del Papa alla veglia di Natale: Giuseppe e Maria in fuga come migranti
2017/12/25
http://gds.it/2017/12/25/lappello-del-p ... ebook_feedCITTA' DEL VATICANO. Nei passi di Giuseppe e Maria "vediamo le orme di milioni di persone che non scelgono di andarsene ma che sono obbligate a separarsi dai loro cari, sono espulsi dalla loro terra". "Maria e Giuseppe, per i quali non c'era posto, sono i primi ad abbracciare Colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza".
"A Betlemme si è creata una piccola apertura per quelli che hanno perso la terra, la patria, i sogni; persino per quelli che hanno ceduto all'asfissia prodotta da una vita rinchiusa", e il bimbo nella mangiatoia "ci spinge a dare spazio a una nuova immaginazione sociale, a non avere paura di sperimentare nuove forme di relazione in cui nessuno debba sentire che in questa terra non ha un posto".
Questa la riflessione del Papa nella messa della notte di Natale, celebrata nella basilica di San Pietro con centinaia tra cardinali, vescovi e sacerdoti. Per la quinta veglia natalizia del suo pontificato, papa Francesco ha insistito sulla situazione di quanti sono costretti a "lasciare la loro terra e mettersi in cammino", per "sopravvivere agli Erode di turno che per imporre il loro potere e accrescere le loro ricchezze non hanno alcun problema a versare sangue innocente".
La veglia è cominciata con la lettura della "Kalenda", l'antico annuncio del Natale che ricapitola la storia in attesa del Signore. Il Papa ha quindi tolto il velo bianco dal volto del bambinello e guidato la processione, durante la quale sono state suonate a distesa le campane della basilica, e intonato il Gloria.
Il pontefice era con alcuni bambini ha portato dei fiori alla statua. Tra i piccoli, anche due cinesi, - Yi Linjiang e Valentina Sien Huang, di 7 e 6 anni - un cileno e una peruviana: Josè Joaquin Vo Teuber Toro, di 7 anni, e Asia Vera Infante, di 8 anni, forse a evocare il prossimo viaggio di papa Bergoglio proprio in Cile e Perù. In tutto i bambini erano con lui erano undici in rappresentanza dei diversi continenti, e tutti hanno deposto fiori davanti alla statuina.
I brani della bibbia sono stati letti in italiano e spagnolo, il Vangelo è stato proclamato in latino e le preghiere dei fedeli in cinese, arabo, portoghese, rumeno e bengali. Accanto alla condizione dei genitori di Gesù, in cerca di un luogo dove Maria potesse partorire, papa Francesco ha dipinto quella dei tanti marginali che lo hanno accolto, prima di tutti i pastori: "Le loro condizioni di vita, i luoghi in cui erano obbligati a stare, - ha rimarcato - impedivano loro di osservare tutte le prescrizioni rituali di purificazione religiosa e, perciò, erano considerati impuri. La loro pelle, i loro vestiti, l'odore, il modo di parlare, l'origine li tradiva. Tutto in loro generava diffidenza. Uomini e donne da cui bisognava stare lontani, avere timore; li si considerava pagani tra i credenti, peccatori tra i giusti, stranieri tra i cittadini".
Ma a loro l'angelo annuncia speranza e a loro si rivolge Gesù, "Colui che nella sua povertà e piccolezza denuncia e manifesta che il vero potere e l'autentica libertà sono quelli che onorano e soccorrono la fragilità del più debole". Natale, ha suggerito il Pontefice, "è tempo per trasformare la forza della paura in forza della carità, in forza per una nuova immaginazione della carità, che non si abitua all'ingiustizia come fosse naturale ma ha il coraggio, in mezzo a tensioni e conflitti, di farsi 'casa del pane', e terra di ospitalità".
Gino Quarelo Durante il censimento dei domini romani avvenne il natale e dopo il parto della notte di natale, quando verso l'epifania Giuseppe e Maria vennero a sapere che Erode li cercava per uccidere il bambin Gesù che secondo le profezie doveva togliergli il trono, fuggirono in Egitto e poi calmatesi le acque per la morte di Erode fecero ritorno in Israele. In un certo qual senso furono profughi da persecuzione politica, ma non stettero lontani a lungo perché Erode morì e potettero rientare in Israele. Un conto è una famiglia di profughi veri rispettosi del prossimo come Giuseppe e Maria con il bambin Gesù e un conto sono moltitudini o orde di profughi veri e falsi che in gran parte non hanno alcun rispetto per il prossimo (tra cui molti nazisti maomettani, criminali comuni e parassiti economici). Il numero e la qualità fanno la differenza oltre che il rischio sociale e politico e le possibilità economiche di accoglienza.