Vivere e convivere contro naturaviewtopic.php?f=205&t=2847 Costringere le persone più disparate e le genti e i popoli più diversi a vivere e a convivere contro la loro natura e compatibilità, contro la loro volontà e libertà e scelta e sovranità, è una violenza disumana che può generare violenza indicibile, proprio come con gli animali.
Quindi la costrizione all'accoglienza, all'ospitalità attraverso la demonizzazione civile, il ricatto religioso, le decisioni governative e sovranazionali imposte alle persone e ai popoli è un crimine contro l'umanità che ha la sua natura, le sue leggi, i suoi ritmi, i suoi bisogni naturali e universali;
qualsiasi innaturale forzatura produce conseguentemente del male a non finire, sofferenze immani, rivolte, guerre e bagni di sangue.
Soltanto gli idealismi utopici e le loro ideologie dogmatiche e teocratiche, nella loro cieca presunzione e arrogante ignoranza delle cose, del vero e del reale, possono arrivare a tali aberranti mostruosità di manipolazione della natura umana, della società, della vita, della politica.
Migranti, ora tra i vescovi c'è chi dice: «Un errore l'accoglienza indiscriminata» lunedì 8 aprile 12:26 - di Federica Parbuoni
https://www.secoloditalia.it/2019/04/mi ... m=facebook Non solo accoglienza indiscriminata. Anche nella Chiesa c’è chi avverte che bisogna puntare su una via legale all’immigrazione, che vada oltre le «emozioni» del momento e sappia chiedersi «che tipo di società vogliamo costruire con loro (i migranti, ndr) in Italia e in Europa». Il monito è arrivato nei giorni scorsi da monsignor Mario Delpini, vescovo della diocesi di Milano, nel corso di un convegno, promosso dalle Caritas Italiana e Ambrosiana, che aveva un titolo-manifesto: “Non per mare”.
«I corridoi umanitari funzionano»
Al centro della riflessione c’erano la pratica dei corridoi umanitari e un primo bilancio della loro applicazione. Si tratta di un bilancio positivo registrato anche dai media d’Oltretevere, come ha notato Libero che ha riportato i titoli delle edizioni dell’Osservatore romano e di Avvenire a ridosso dell’incontro. «I corridoi umanitari funzionano», era quello del quotidiano della Santa Sede, mentre il giornale dei vescovi è arrivato a parlare di un «modello Italia». Dal 2017, infatti, esiste un accordo tra governo, Cei e Comunità di Sant’Egidio per far entrare legalmente nel Paese chi ha diritto alla protezione umanitaria. Né più né meno dell’obiettivo di Matteo Salvini, che se da un lato esercita la linea dura nei confronti degli sbarchi illegali, dall’altro ripete che chi ha diritto è il benvenuto. Si tratta, del resto, di una linea ampiamente condivisa da quel fronte che non ci sta a farsi dettare le politiche migratorie da trafficanti e Ong.
Un’azione concreta contro le morti in mare
Grazie ai corridoi umanitari in Italia sono arrivati 500 richiedenti asilo, tra i quali 200 bambini. Venivano dai campi profughi di Etiopia, Giordania, Turchia e sono stati integrati con profitto. Soprattutto, non sono stati esposti al rischio di morte in mare che è indissolubilmente connesso ai viaggi clandestini, ma che ugualmente viene sbandierato dal fronte dell’accoglienza indiscriminata per criminalizzare la linea del rigore. Spesso con la stessa chiesa in prima fila, come avvenuto appena qualche giorno fa, quando il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, è arrivato a sostenere che alla diminuzione degli sbarchi ha fatto seguito un aumento delle morti in mare.
Il mea culpa per certi appelli dei vescovi sui migranti
«Mi pare che sul fenomeno migratorio si faccia volutamente troppa confusione che genera solo delle emozioni. In questo modo risulta difficile poter affrontare questo tema all’interno di una visone complessiva capace di guardare a un futuro promettente dell’Italia e dell’Europa», è stato invece il monito di monsignor Delpini, che ha sostenuto la necessità di puntare sulle alternative ai viaggi illegali e ha spiegato di sentirsi «un po’ in colpa per la genericità dei nostri appelli, lanciati anche come Vescovi italiani».
Polonia, arcivescovo Nowak: “Le migrazioni non sono un arricchimento” martedì, 9, aprile, 2019
https://www.imolaoggi.it/2019/04/09/arc ... 1HGnEkotKw L’arcivescovo polacco monsignor Stanislaw Nowak, attraverso un’intervista rilasciata al sito di informazione cattolica “La Fede Quotidiana” ha tuonato fortemente contro i migranti e le migrazioni. L’ottantatreenne vescovo emerito di Czestochowa (famosa città che a Jasna Góra conserva un’icona mariana molto venerata dai polacchi) ha spiegato che i migranti e le migrazioni “non sono un arricchimento e tanto meno una risorsa“.
Per monsignor Nowak, “una cosa è il piano morale e religioso, l’altro quello politico che riguarda lo Stato”. Secondo l’alto prelato lo stato deve gestire il fenomeno, “deve tener conto della volontà dei cittadini”, che generalmente “non sono d’accordo con una indiscriminata politica migratoria“.
Dopo aver ricordato che il Catechismo della Chiesa cattolica insegna che la carità “va fatta nei limiti delle proprie possibilità e nessuno è tenuto ad andare oltre” perchè “finiremmo per stare male tutti”, l’arcivescovo polacco ha sfidato la politica sul terreno della saggezza. “Un governante saggio pensi prima di tutto ai poveri di casa sua, e dopo a chi viene da fuori“.
Il numero 2241 del Catechismo, voluto da San Giovanni Paolo II, spiega infatti che “le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile” e che le autorità politiche, “in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l’esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche“. Inoltre il testo aggiunge che l’immigrato “è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri“.
Da pastore della Chiesa Cattolica Nowak ha introdotto nelle sue riflessioni un ulteriore elemento che spesso viene sottovalutato anche dai politici ostili ai flussi migratori, vale a dire “il dovere di proteggere e difendere le nostre origini cristiane, le tradizioni e la cultura da una pericolosa visione di fratellanza universale“. Per l’arcivescovo “i confini di una nazione vanno rispettati alla pari della sua sovranità”.
Nei giorni scorsi anche un altissimo prelato della Chiesa Cattolica si era espresso sulla tematica, riflettendo in particolare sui rischi dell’islamismo. Il cardinale africano Robert Sarah, prefetto vaticano della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, presentando il suo ultimo libro (scritto con Nicolas Diat), non ancora tradotto in italiano, dal titolo “Le soir approche et déjà le jour baisse” (edizioni Fayard) ha spiegato che “i musulmani disprezzano l’ateo Occidente. Si rifugiano nell’islamismo come un rifiuto della società dei consumi che viene offerta loro come religione. Può l’Occidente presentare loro la Fede in modo chiaro? Per questo dovrà riscoprire le sue radici e identità cristiane“.
Il cardinale della Guinea ha ricordato che per i Paesi del terzo mondo, l’Occidente è “un paradiso perché governato dal liberalismo commerciale. Ciò incoraggia il flusso di migranti, così tragico per l’identità dei popoli. Un Occidente che nega la sua fede, la sua storia, le sue radici e la sua identità è destinato al disprezzo, alla morte e alla scomparsa“.
Alberto PentoLa contrapposizione non è tra consumismo e religione (tra materialismo e spiritualismo), ma tra consumismo e idolatrismo a cui è preferibile il consumismo che almeno è più realista anche se pregno di inganni illusori.
L'errore che genera tale presunta contrapposizione è la credenza presuntuosa che la religione coincida con la spiritualità e che la materia e la natura ne siano prive e che il "consumismo-materialismo" siano di per sè la negazione delle spirito e di Dio Ecco quando le migrazioni sono e non sono invasioni e portano il bene e non il maleviewtopic.php?f=194&t=2603 https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1496793523