Ius soli e cittadinanza

Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mer dic 27, 2017 2:38 am

Né diritto, né scelta di civiltà. Un'alternativa possibile allo ius soli
Marco Taradash
11 Dicembre 2017

http://www.stradeonline.it/diritto-e-li ... o-ius-soli

Ricordiamo i fondamentali della legge in discussione. Non basta essere nato sul suolo italiano per essere riconosciuto cittadino italiano, come avviene invece negli Usa e in in altri stati coloniali delle Americhe che hanno trovato nell’immigrazione una necessaria risposta alla scarsità demografica. Resteranno delusi, nello scoprire questa attenuazione dello ius soli, sia coloro che rivendicano come un “valore non negoziabile” il diritto alla cittadinanza per i nati in territorio italiano, sia i loro avversari che diffondono la paura che dall’Africa arrivino sui barconi orde di donne incinte per partorire nel nostro paese e dare ai figli la cittadinanza italiana.

Nei paesi europei lo ius soli puro non esiste e l’accesso alla cittadinanza trova soluzioni diverse da paese a paese. C’è un dossier del Senato molto utile sia per capire bene la proposta di legge che per le comparazioni con altri stati.

L’accesso alla cittadinanza nel luogo di nascita non può essere quindi definito un diritto, e infatti non è previsto in alcuna carta di valori, dichiarazione universale, manifesto sui diritti umani. È una scelta politica per cui la presunta ‘civiltà’ della legge deve essere valutata in relazione ai suoi effetti concreti e al contesto nel quale viviamo. Se siamo d’accordo su questo continuate a leggere; se no, è inutile.

Ci sono due effetti indesiderabili e molto perniciosi, secondo me, nelle modalità di acquisizione della cittadinanza con lo ius soli.

Primo - Occorre che un genitore ne faccia richiesta. Se ci sono le condizioni relative ai cinque anni di permanenza in Italia, al reddito minimo eccetera la cittadinanza verrà automaticamente concessa. Bene. Ma se questo genitore ha più figli, e per gli altri non presenta la richiesta? Se magari fa richiesta di cittadinanza per il figlio maschio e non per la femmina? Lo Stato non può imporgli nulla, e quindi si creerà, in tal caso, una discriminazione all’interno del nucleo familiare. Non è impossibile e a me questo sembra inaccettabile.

Secondo - La legge non pone e non può porre vincoli al bambino che abbia acquisito la cittadinanza italiana. Se la famiglia per una ragione qualsiasi lascerà il nostro paese prima che il figlio abbia imparato una sola parola d’italiano o abbia frequentato un solo giorno di scuola, il bambino avrà comunque il passaporto italiano (ed europeo) vita natural durante. Anche questo mi pare inaccettabile.

Passiamo al contesto. L’Italia ha bisogno di verità in ogni campo (politico, economico, sociale ecc.) o vivrà una eterna stagione gattopardesca, fino alla sua dissoluzione. Anche sul tema dell’integrazione degli immigrati deve guardare in faccia la realtà e cominciare a dirsi delle verità difficili: sarà duro, ma molto meno del permanere nella menzogna.

L’Italia è un paese più degli altri esposto oggi all’immigrazione irregolare, e all’immigrazione, anche regolare, di uomini e donne che provengono da paesi islamici. Gli immigrati irregolari non rientrano nei criteri della legge sulla cittadinanza ma è realistico pensare che nel giro di qualche anno venga concessa una sanatoria (come in passato e sotto un governo di centrodestra) per chi è costretto, pur lavorando e vivendo da anni in Italia, alla clandestinità giuridica. Personalmente ritengo che sia giusto e anche necessario sottrarre nel corso del tempo queste persone alla notte dei diritti civili e allo sfruttamento economico cui sono soggetti. Il perdurare di questa situazione non genera che disordine e malaffare, oltre ad essere la negazione di ogni diritto umano.

Il fatto che la provenienza dai paesi islamici possa rappresentare un problema in sé è generalmente assente nella discussione politica e pubblica. È un tabù solo citarlo. Per la sinistra e il mondo cattolico in nome dell’uguaglianza ideologica o ecumenica, per la destra nel timore di perdere l’appoggio della Chiesa o di essere tacciati di razzismo. Ma il problema culturale e politico esiste.

Certi principi (come la libertà di espressione, il dialogo fra diverse credenze religiose, l’accettazione degli apostati, dei non credenti o ‘credenti in altro’, l’uguaglianza fra uomo e donna, la distinzione fra peccato e reato, la separazione fra laicità dello Stato e legge religiosa) si sono formati nel corso dei secoli attraverso sentieri - spesso sanguinosi - di civilizzazione culturale. Nell’ambito della tradizione giudaico-cristiana, per lo più. Poi si sono via via ramificati ed estesi fino a confluire nella dichiarazione universale dei diritti umani.

È un percorso che va ri-percorso ogni giorno da tutti noi se vogliamo salvaguardare libertà individuali, democrazia liberale e civiltà dei costumi sociali. Non statemi a spiegare quanto questo sia necessario anche per gli italiani da 77 generazioni, perché lo so. Ma per altri popoli è un percorso da iniziare per la prima volta, spesso. Anche per questo non mi pare sufficiente un criterio meccanico di attribuzione della cittadinanza. La formazione dei cittadini non avviene nel nulla dello ius soli ma neppure nel qualcosa dei cinque anni scolastici dello ius culturae: avviene essenzialmente nell’interazione fra famiglia e società.

Ed eccomi finalmente al punto d’arrivo. Io sono convinto che la soluzione migliore per diventare buoni cittadini italiani sia essere figli di cittadini italiani, cittadini italiani di qualunque origine, intendo, di qualunque religione, di qualunque formazione culturale. Persone che abbiano deciso di vivere e lavorare in Italia da italiani, e che a un certo momento della loro vita decidono consapevolmente di chiedere la cittadinanza. Oggi gli stranieri che vogliono diventare cittadini italiani devono aspettare dieci anni, che spesso, per le lungaggini burocratiche, arrivano a dodici e più. Si cambi la legge, se necessario, di modo che i dieci anni siano effettivi, o si riducano a otto, sei, quanto volete. Ma che si diventi cittadini italiani con consapevolezza, desiderandolo, in modo tale da trasmettere certi valori di, diciamo sinteticamente, laicità ai propri figli. Che di conseguenza nasceranno o diventeranno italiani senza sottomettersi a nessuna trafila, a nessuna condizione. Questa a me pare la strada maestra.

E se i genitori non vogliono prendere la cittadinanza? Oggi occorre attendere il compimento della maggiore età. 18 anni sono troppi? Non so. Si riduca pure questo termine, su richiesta dei genitori come è inevitabile, a 16, a 14 anni (quando finisce secondo il codice penale le presunzione di incapacità di volere e intendere) ma si chieda, compiuta la maggiore età, la conferma consapevole di ciò che non è né una concessione né un diritto ma l’espressione di un sentimento e di una volontà.



Claudio Tio Claudio Carpentieri
Oltre le contrapposte retoriche del catastrofismo 'buonista' e di quello 'cattivista', esiste ancora una sorta di laica e ragionevole terza via sulla riforma della legislazione italiana vigente in materia di cittadinanza, una terza via che a mio avviso Marco Taradash ben sintetizza in questo articolo.
p.s. Lo confesso, in tutta sincerità: tanto chi già prevede l'avvento di un nuovo Ventennio fascista qualora il progetto di legge sul c.d. jus soli non fosse mai approvato, quanto chi invece già intravede fanatiche orde di barbari 'naturalizzandi' alle porte qualora fosse approvato, insomma ambedue queste categorie di prefiche mi hanno sfondato i maroni.


Alberto Di Virgilio
Interessante contributo. Sarà l'orario, che attenua le mie capacità cognitive, ma non mi è chiaro come uno straniero diventerebbe, nella visione di Taradash, un buon cittadino italiano, a sua volta genitore di buoni cittadini italiani. Mi pare che il giornalista salti un passaggio fondamentale rispetto alle interessanti premesse sul percorso formativo, dopo averne riconosciuta la lacunosità in quegli stranieri che appartengono a culture molto diverse dalla nostra: come si garantisce cioè che il futuro cittadino-padre-di-cittadini aderisca ad un sistema di valori, il nostro, che costituisce la componente fondamentale della cittadinanza? Taradash giustamente parla di interazione tra famiglia e società, ma non è sufficiente e soprattutto non mi sembra sia quantificabile nei suoi risultati oggettivi; cosa significa interagire tra famiglia e società? se la mia famiglia (faccio un esempio) islamica interagisce lo stretto indispensabile con il resto della società, ma condivide un sistema di valori comune ad altre famiglie islamiche e soprattutto esclusivo, quasi settario (passami il termine), quanto posso definirmi cittadino italiano? Vediamo bene le situazioni delle banlieue francesi, o di Molenbeek o Rinkeby; oppure l'Inghilterra, dove esistono addirittura corti shariatiche che esercitano un potere giudiziario parallelo e spesso unico in situazioni familiari: è questo il modello di interazione tra famiglia e società che vorremmo vedere affermarsi qui in Italia? Certamente no, e allora, atteso che è speranza di tutti che il futuro-cittadino-padre di domani trasmetta ai propri figli quel sistema di valori riassunto in laicità da Taradash, come possiamo essere certi non solo che questa trasmissione avverrà, ma che i valori siano stati assorbiti e accettati dal genitore? E siamo sicuri che quelli che sono già diventati nel frattempo cittadini italiani condividano questi valori? perché in giro si leggono e sentono cose che lasciano perplessi...

Gino Quarelo
Non vi è assolutamente nessuna certezza; vi sarebbe solo se il nazismo maomettano fosse bandito, messo fuorilegge come è stato messo fuorilegge quello hitleriano.
Inoltre bisognerebbe arrestare il flusso dei clandestini o irregolari e di quelli che si vanno a prendere con i cosidetti "corridoi umanitari".
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » ven dic 29, 2017 9:14 pm

La consigliera Sumaya Abdel Qader: "Ius Soli è solo questione di tempo, hanno vinto solo una battaglia"
Giovanni Giacalone - Ven, 29/12/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 78524.html

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sciolto le Camere; l’appello a rimandare lo scioglimento per far approvare la contestata legge sullo Ius Soli è rimasto inascoltato, come prevedibile del resto.

Un epilogo che gli attivisti della legge sulla cittadinanza facile non hanno proprio digerito al punto da esternare pubblicamente commenti ben poco costruttivi e che in certi casi sembrano assumere toni minacciosi e di sfida.

La consigliera comunale Sumaya Abdel Qader, eletta col Pd a Milano e già finita in passato nell’occhio del ciclone dei media per alcune posizioni prese dai suoi familiari in favore di fazioni islamiste mediorientali, lo scorso 23 dicembre ha pubblicato su Facebook: “Ho letto le varie reazioni di sdegno sul mancato numero legale dell'altro giorno in Senato; molte delle quali francamente irritanti perché pura retorica o comoda presa di posizione funzionale alla prossima campagna elettorale. Perché credo che a lottare davvero per far pressione sul Senato siamo stati in pochi, davvero pochi sul potenziale possibile. Per cui in realtà c'è poco da dire se non: è solo questione di tempo. I contrari alla riforma hanno vinto solo una battaglia. Per chi invece non ha avuto coraggio: non ce ne dimenticheremo. #aNataleSiamoPiùBuoni”.

Sono le ultime tre frasi della Abdel Qader a destare perplessità, perché si può essere d’accordo o meno con lo Ius Soli, ma espressioni come “e’ solo questione di tempo”, “…i contrari alla riforma hanno vinto solo una battaglia” e “per chi non ha avuto coraggio, non ce ne dimenticheremo” fanno parte di un genere di retorica decisamente inopportuna in ambito democratico. Del resto nei giorni scorsi altri attivisti si erano distinti con commenti, come Mohamed Abdallah Tailmoun della “Rete Seconde Generazioni” che pubblicava su Facebook un post con scritto: “Ma si sanno i nomi dei senatori Pd e Mdp assenti in aula al Senato il 22 dicembre”? Poco dopo al post risponde tale Said Lahaine, profilo falso, che pubblica una lista di una trentina di nominativi di senatori non presenti in aula durante il tentativo per far passare lo ius soli, tra cui il ministro degli Interni, Marco Minniti.

Tra i commenti degli utenti si legge: “che schifo”, “tutti a casa” e “i nomi sono pubblicabili? Ce ne sono altri?”. Un episodio che aveva destato preoccupazione perché dava l’idea di una “caccia alle streghe” con ricerca dei presunti “responsabili” della mancata approvazione. Anche la Rete 2g non dimentica evidentemente. Alla vigilia di Natale era il turno dell’Unicef Italia, con un tweet che accusava di “idiozia” e “fascismo” chi è contro lo Ius Soli, come illustrava nel dettaglio Fausto Biloslavo nel suo articolo del 27 dicembre.

Dulcis in fundo, la lettera inviata dal movimento “Italiani senza Cittadinanza” nel tentativo di far slittare lo scioglimento delle Camere, un messaggio più che eloquente: “Talvolta le autorità di un Paese democratico sono chiamate dalla Storia a promuovere leggi che possono apparire divisive ma che in realtà sono necessarie a potenziare gli anticorpi e a creare argini contro la deriva di forze antidemocratiche e destabilizzanti. Non lasciateci soli ancora una volta". Come puntualizzava Biloslavo, “In pratica i rappresentanti degli italiani in Parlamento l'hanno affossata, ma la norma va approvata lo stesso perché i contrari rappresentano un pericolo antidemocratico e destabilizzante. Ovvero sono «fascisti» come scrive l'Unicef”.

In poche parole, la legge va approvata perché chi è contro è un anti-democratico e un destabilizzatore. Attendere i 18 anni o i 10 anni di residenza è troppo, bisogna avere tutto e subito; ovviamente in nome della democrazia, dei diritti. Se poi ci dovesse essere una maggioranza degli italiani contraria, non importa.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » ven dic 29, 2017 10:06 pm

Lo ius soli è morto, viva lo ius soli. L’obiettivo è l’integrazione (servono nuovi Traiano)
Alessandro Magnoli Bocchi
2017/12/28

http://www.econopoly.ilsole24ore.com/20 ... vi-traiano

Il caso è noto. Il 6 marzo 2013, Singh Jatinder – indiano sikh immigrato in Italia nel 2010 – viene fermato dalla polizia davanti alla scuola elementare di Goito (Mantova). Alla cintola ha un pugnale di 18,5 centimetri, il kirpan (coltello sacro). All’intimazione di consegnare l’arma, oppone resistenza. Secondo lui, sta adempiendo ai precetti della sua fede. Secondo la polizia, sta creando un problema di ordine pubblico. La vicenda finisce in Corte di Cassazione, la cui sentenza (del maggio 2017) stabilisce che ha ragione la polizia: in Italia il valore della sicurezza limita quello della libertà di culto. In altre parole, non si possono creare – né tantomeno proteggere – diritti ad hoc per le minoranze.

Nei prossimi anni ci saranno molti casi simili. Per capire come gestirli, bisogna “quadrare il cerchio”, riconoscendo – al contempo – tre verità: a. l’immigrazione è un fenomeno strutturale, inarrestabile, con cui conviveremo a lungo; b. l’“immigrazione-senza-integrazione” porta all’isolamento culturale ed erode la coesione sociale; e c. l’Europa e l’Italia hanno bisogno di immigrati.

a. Per decenni a venire, gli influssi migratori si potranno regolare, ma non contenere. Le migrazioni fanno parte della storia dell’umanità. Stando ai dati ufficiali, che senz’altro sottostimano il fenomeno: 1) a livello globale, se la popolazione immigrata crescesse al tasso registrato negli ultimi 20 anni, passerebbe dai 214 milioni del 2009 a 405 milioni nel 2050; 2) nell’Unione Europea (UE) vivono oggi 35,1 milioni di immigrati[ii] (più o meno il 7 per cento del totale); dal 2002, i flussi di immigrazione netta sono quasi triplicati, a circa 2 milioni di persone all’anno; entro il 2050 arriveranno altri 35 milioni di migranti, e più del 15 per cento della popolazione[iii] dell’UE sarà di origine straniera; e 3) in Italia risiedono più di 5 milioni di stranieri (quasi il 9 per cento degli abitanti), di cui circa 2 milioni sono arrivati negli ultimi dieci anni[iv]. Nel 2065, tra meno di cinquant’anni, quasi un terzo della popolazione italiana sarà di origine straniera[v].

b. L’immigrazione senza regole crea problemi. Gli influssi non regolamentati degli ultimi decenni hanno creato problemi economici e sociali che avrebbero potuto essere evitati. Nei paesi ospitanti, i cittadini più deboli hanno sofferto: 1) un abbassamento dei salari e un peggioramento delle condizioni di vita – la cosiddetta “guerra tra poveri”[vi] o “competizione verso il basso”[vii]; 2) un minore accesso all’assistenza, a causa di una maggiore competizione per buoni pasto, sussidi, case popolari, et alia; 3) un minore accesso al sistema di protezione sociale (istruzione, sanità pubblica, pensioni)[viii] – in specie per coloro non in grado di pagare tutele privatistiche; 4) il nascere di quartieri ad alta concentrazione di immigrati – i cosiddetti “quartieri-ghetto”, in cui il ripristino di usi e costumi dei paesi di origine ha creato: a) “comunità chiuse”, frammentate per etnie; e b) un aumento del tasso di criminalità[ix] (e la conseguente diminuzione del prezzo degli immobili); e 5) “conflitti culturali” dovuti a differenze inconciliabili sui principî di convivenza. Di conseguenza, l’ostilità contro le minoranze (etniche, religiose e non) è in aumento[x], sospinta da affermazioni razziste di politici di estrema destra. Senza regole chiare, la tolleranza verrà meno e aumenteranno le tensioni sociali.

c. Se ben gestita, l’immigrazione contribuisce alla crescita. L’Europa ha bisogno di immigrati. Nel 2016: i) la popolazione dell’UE è aumentata solo grazie all’immigrazione[xi]; e ii) in Italia 2,4 milioni di immigrati hanno prodotto 130 miliardi di valore aggiunto (l’8,9 per cento del prodotto interno lordo), più di quanto abbiano prodotto Ungheria, Slovacchia e Croazia. Fossero un’economia a sé stante, sarebbero la 17a in Europa. Entro il 2050, senza immigrati la popolazione tedesca e italiana[xii] si ridurrebbero rispettivamente del 18 e del 16 per cento[xiii]. I lavoratori immigrati contribuiscono allo sviluppo economico e sociale perché apportano: 1) manodopera nei settori in cui c’è carenza; 2) gettito fiscale e contributi previdenziali[xiv] – seppure di entità contenuta[xv]; 3) spirito di sacrificio e laboriosità; e 4) eterogeneità culturale e creatività.

Che fare? L’obiettivo è l’integrazione, promossa con regole chiare e illuminate. Per integrare gli immigrati si deve sviluppare “convivenza” e non mera “compresenza”. Se l’immigrato resta “estraneo”, la xenofobia – e lo spirito di rivalsa che ne consegue – sviluppano odio sociale. Se l’immigrato si integra, invece, diventa fonte di ricchezza economica e culturale. È necessario un approccio concreto e coerente per gestire l’immigrazione e promuovere l’integrazione.

Regola 1: fare scelte coraggiose (imparando dalla Storia). Nel I secolo, l’Impero romano – trovatosi in seria difficoltà[xvi] – rimediò con coraggio. Scioccando i più, l’imperatore Nerva scelse il proprio successore in base al merito, e non per diritto di sangue. Per la prima volta nella storia di Roma, il designato a diventare “Imperator Caesar Augustus” non era cittadino romano. E nemmeno italiano[xvii]. Nerva adottò (istituendo così il “principato elettivo”, a scapito di quello ereditario) un hispanicus, Traiano – un militare che, pur non essendone cittadino, aveva fatto suoi i principî fondanti di Roma. Si rivelò la scelta giusta[xviii]: Traiano si mise al servizio dell’Impero – che portò alla sua massima estensione territoriale – e governò in maniera illuminata e tollerante, con inappuntabile senso del dovere. Fu dichiarato dal Senato optimus princeps, “il miglior leader” ed è considerato uno dei migliori imperatori della storia di Roma.

Regola 2: esigere il rispetto delle regole della società ospitante. Non possono esserci zone franche, in cui gli immigrati – in nome del loro attaccamento all’identità d’origine – possano anteporre i propri valori a quelli autoctoni. Per integrarsi, un immigrato deve: 1) conformare i propri valori a quelli della società che lo accoglie; e 2) rispettarne le regole – il che implica verificare ex-ante la liceità dei propri comportamenti rispetto all’ordinamento giuridico locale. Per esempio, l’immigrante in Europa – se di cultura machista e teocratica – deve rispettare i diritti umani (di donne e minori su tutti) e accettare la laicità dello Stato (i.e.: la separazione tra politica e religione).

Regola 3: costruire una società plurale, non multiculturale. La priorità è l’integrazione, non la multiculturalità, specie se quest’ultima – favorendo la “compresenza” – previene la “convivenza” (che è il vero obiettivo sociale). Nella società plurale (la “società aperta” teorizzata da Karl Popper) convivono più minoranze culturali, dialoganti anche se diverse, che mantengono l’identità d’origine ma hanno l’obbligo di identificarsi nei valori della società ospitante e di rispettarne i principi fondamentali e il quadro normativo. In breve, si integrano. Nella società multiculturale, invece, sono compresenti più minoranze culturali, diverse tra loro e spesso non dialoganti, che non si identificano nei valori della società ospitante e non ne rispettano né i principi fondamentali né il quadro normativo. In breve, non si integrano[xix].

Lo ius soli è scelta coraggiosa e necessaria … Come Nerva con Traiano, l’Europa e l’Italia devono prendere decisioni forti, con visione e senza paura. La democrazia non può essere “esclusiva”. Una “società aperta” e plurale deve saper assorbire l’eterogeneità culturale e favorire l’inclusione[xx]. L’integrazione delle generazioni successive alla “prima che immigra” è un tema da affrontare con coraggio. È ora di adottare lo ius soli[xxi] come base incondizionata per l’attribuzione della nazionalità, e di accantonare l’anacronistico ius sanguinis[xxii].

… ma le regole della società ospitante vanno rispettate. Il limite invalicabile è costituito dalla legge, che deve essere uguale per tutti. Secondo Sartori, “Entrare in una comunità pluralistica è, congiuntamente, un acquisire e un concedere”. L’acquisizione della cittadinanza implica un “concedere”, i.e. l’accettazione del quadro normativo, che cristallizza i valori e i principî della società ospitante in diritti e doveri. In altre parole, in una società plurale l’integrazione è garantita dal rispetto della legge.

Si allo ius soli, no al multiculturalismo: abbiamo bisogno di nuovi Traiano. Insomma, ‘si’ all’immigrazione, alla “convivenza”, al pluralismo. ‘No’ alla “compresenza” che genera “guerra tra poveri”, xenofobia e odio sociale. E soprattutto ‘si’ a un quadro normativo forte, che crei l’obbligo di identificarsi nei valori della società ospitante e di rispettarne i principi fondamentali.

Note

[i] Con sentenza 24084 del 15 maggio 2017 la Corte di cassazione ha stabilito che “la decisione di stabilirsi in una società in cui è noto, e si ha la consapevolezza, che i valori di riferimento sono diversi da quella di provenienza, ne impone il rispetto”.

[ii] Al 1° gennaio 2016, il numero di persone nate al di fuori dell’UE-28 e dimoranti in uno Stato membro dell’UE era di 35,1 milioni, mentre erano 19,3 milioni le persone nate in uno Stato membro dell’UE diverso da quello in cui risiedevano.

[iii] Stimata a 449 milioni nel 2050.

[iv] In Italia, tra il 2007 e il 2016 la popolazione straniera residente è aumentata di 2.023.317 unità, per un totale di 5.359.000 persone. I dati si riferiscono alla presenza straniera regolare (residenti di origine straniera con una qualche forma di permesso di soggiorno). Alcuni dati importanti: i) la cifra è quasi identica a quella degli 5.383.199 italiani residenti all’estero; ii) i residenti stranieri con permesso di lungo periodo sono la maggioranza (63 per cento); iii) a Milano e a Roma circa 500 nuovi nati al mese hanno genitori stranieri; e iv) in quanto alle appartenenze religiose, tra gli immigrati persiste la prevalenza dei cristiani (53 per cento), tra i quali la maggioranza è ortodossa (circa 1,5 milioni), seguiti dai cattolici (quasi 1 milione) e dai protestanti e altre comunità cristiane (250mila). L’incidenza dei musulmani è pari a un terzo dell’intera presenza straniera (1,6 milioni).

[v] Secondo le previsioni demografiche dell’Istat, nel 2065 su un totale di 53,7 milioni i residenti stranieri potrebbero essere 14,4 milioni e i cittadini italiani di origine straniera 7,6 milioni. Tuttavia, ci sono segni di un’inversione di tendenza. Nel 2017, il numero di stranieri in Italia potrebbe diminuire, per: a) acquisizione di cittadinanza (nel 2016 hanno preso la cittadinanza italiana 184 mila persone); b) emigrazione dopo l’acquisizione della cittadinanza (verso Svizzera, Svezia, Norvegia o Germania); e c) calo dei tentativi di sbarco, soprattutto nel canale di Sicilia (nel 2017 gli arrivi via mare sono diminuiti di più di 50 mila unità).

[vi] Il 33,9 per cento delle famiglie straniere – e il 12,4 per cento di quelle italiane – vive al di sotto della soglia di povertà. Il 36,7 per cento degli stranieri – e il 9,9 per cento degli italiani – vive in condizioni abitative di sovraffollamento. La dimensione media delle abitazioni per gli immigrati è di 68 metri quadrati, quella degli italiani di 103.

[vii] Gli immigrati accettano salari bassi, lavori più umili, precari, e senza tutele, e vivono in alloggi sovraffollati e malsani. Di conseguenza, i cittadini meno professionalizzati si vedono costretti ad accettare minori salari e peggiori condizioni di lavoro e di alloggio.

[viii] Il sistema, gravato da troppi assistiti, non e’ in grado di garantire a tutti le prestazioni di welfare e ha maggiori costi per l’assistenza sanitaria, per gli asili nido, per l’assistenza sociale (e.g.: case popolari, pensioni sociali a familiari residenti) e per la sicurezza (e.g.: forza pubblica, attività giudiziaria, carceri).

[ix] Nel 1990, gli stranieri erano pari al 2,5 per cento del totale degli imputati, e sono cresciuti al 24 per cento nel 2009, spinti da: i) mancanza di lavoro; e ii) una maggiore propensione al rischio. Secondo i dati Eurostat, il tasso di criminalità per 100mila abitanti è più basso tra gli stranieri che tra gli italiani. Nel periodo 2008-2015, secondo Eurostat, le denunce contro italiani sono aumentate del 7,4 per cento e quelle contro stranieri sono diminuite dell’1,7 per cento.

[x] Gli atteggiamenti aggressivi verso ebrei e musulmani sono sempre più diffusi. Secondo Amnesty International, i musulmani soffrono un aumento di: 1) aggressioni alle moschee; 2) reati violenti spinti dall’odio (“violent hate crimes”) contro coloro che sono percepiti come musulmani (per esempio donne con l’hijab, il velo); e 3) discriminazione al momento dell’impiego. In più: a) la Svizzera vieta i minareti nelle moschee; b) in Catalogna, i musulmani pregano in strada a causa della resistenza locale alla costruzione di moschee; e c) in Lombardia, a Pontoglio (una città di circa 7.000 abitanti, di cui 1.160 – il 16 per cento – sono nati stranieri), cartelli stradali invitavano “chi non intende rispettare la cultura occidentale e le profonde tradizioni cristiane” ad andarsene. In Irlanda, diverse moschee e centri culturali musulmani hanno ricevuto lettere di minaccia. Una delle lettere affermava: “I musulmani non hanno il diritto di essere in Irlanda. Il popolo irlandese non è contento della vostra presenza nel nostro paese, che appartiene al vero popolo irlandese”. Nel 2015, il primo ministro ungherese Viktor Orbán affermo’ che “gli europei diventeranno minoranze nei loro paesi” “Europeans will become minorities in their own countries”.

[xi] Nel 2016, la popolazione dell’UE è cresciuta a un totale di 511,8 milioni – nonostante il numero delle nascite sia stato pari a quello delle morti (5,1 milioni) – grazie a un saldo migratorio netto di 1,5 milioni.

[xii] Secondo l’ultimo censo, tra il 2001 e il 2011 la popolazione di cittadinanza italiana è diminuita (di oltre 250 mila individui; -0,5 per cento) mentre la popolazione straniera residente in Italia è triplicata, aumentando di 2.694.256 unità, passando da poco più di 1 milione e 300 mila persone a oltre 4 milioni.

[xiii] Secondo Eurostat, tra oggi e il 2050 solo in Irlanda, Francia, Norvegia e Regno Unito la popolazione potra’ crescere anche senza immigrazione.

[xiv] In Italia, gli immigrati contribuiscono alla sostenibilità del sistema di protezione sociale. Secondo il presidente dell’ Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (Inps), Tito Boeri, gli immigrati compensano “il calo delle nascite nel nostro Paese, la minaccia più grave alla sostenibilità del nostro sistema pensionistico”. Infatti, arrivano “150mila contribuenti in più ogni anno” e sono sempre più giovani: “la quota degli under 25 che cominciano a contribuire all’Inps è passata dal 27,5 per cento del 1996 al 35 per cento del 2015”. Chiudendo le frontiere per il 2040 rischiamo “73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi per le casse dell’Inps”.

[xv] Nel 2015 gli occupati stranieri hanno prodotto una ricchezza di 127 miliardi di euro, vale a dire l’8,8 per cento del Pil, ed hanno dichiarato in media redditi di 11.752 euro annui a testa, pari a un totale di 27,3 miliardi di euro. Hanno inoltre versato Irpef per 3,2miliardi, in media 2.265 euro a testa (gli italiani 5.178). Presentando il bilancio 2016, il presidente dell’Inps Tito Boeri ha sottolineato che, in Italia: 1) nel 2016 i pensionati non comunitari sono stati 43.830 su un totale di 14.114.464; in altre parole, l’incidenza degli stranieri sul totale degli assegni di pensione è dello 0,31 per cento; e 2) senza immigrati, nei prossimi 22 anni (tra oggi e il 2040) le entrate contributive diminuirebbero di 73 miliardi, mentre le prestazioni pensionistiche si ridurrebbero di meno della meta’ (35 miliardi di euro), con una perdita netta di 38 miliardi di euro.

[xvi] La tirannide dell’imperatore Domiziano (ultimo rappresentante della dinastia flavia, la seconda dinastia imperiale romana) – caratterizzata da una gestione del potere autoritaria e dispotica, e da un duro asservimento degli intellettuali – aveva indebolito l’Impero sia all’interno (tensioni con il Senato e regime del terrore) sia in politica estera.

[xvii] Secondo lo storico della seconda meta’ del II secolo Cassius Dio, Traiano – nato in Hispania Baetica, l’odierna Andalusia – era “un iberico, non un italiano e neppure un italiota (i.e.: abitante della Magna Grecia)” – (“an Iberian, and neither an Italian nor even an Italiot”).

[xviii] Alla fine del I secolo, Tacito, in “Vita e costumi di Giulio Agricola” a proposito del Principato di Traiano scrive: “ora finalmente si ricomincia a respirare” (“nunc demum revit anumus”).

[xix] Secondo Giovanni Sartori, il multiculturalismo è “anti-pluralistico”; i suoi presupposti conducono alla “secessione culturale” e alla “tribalizzazione” in arcipelaghi culturali confliggenti.

[xx] Secondo Norberto Bobbio: “la democrazia è inclusiva, in quanto tende a far entrare nella propria area gli “altri” che stanno fuori per allargare anche a loro i propri benefici, dei quali il primo è il rispetto di tutte le fedi”; e “(…) Che poi non si possa includere tutti, così come non si può tollerare tutto e tutti, è un problema pratico che deve trovare soluzioni adatte alle diverse circostanze”.

[xxi] Ius soli: aquisizione della cittadinanza per luogo di nascita, come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul territorio di un dato Paese, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori.

[xxii] Ius sanguinis: trasmissione della cittadinanza dal genitore alla prole, per diritto di sangue, indipendentemente dal luogo di nascita.




Alberto Pento
I flussi migratori si possono non solo regolare ma anche contenere.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » dom dic 31, 2017 7:02 am

???

Verso il voto: Berlusconi detta la sua agenda elettorale
Gabriele
29/12/2017

https://www.leggilo.org/2017/12/29/vers ... berlusconi

...
Spazio infine al giudizio sullo ius soli: “Io non sono per nulla contrario al fatto che chi è cresciuto in Italia, si sente italiano, condivide i nostri valori, ama il nostro Paese, possa diventare italiano. Sono però invece contrarissimo a questa legge, che per la cittadinanza prevede che basti qualche adempimento formale. Non credo debbano diventare italiani coloro che, per esempio, tengono le loro donne segregate, non credono nella libertà religiosa, simpatizzano per i terroristi, odiano i cristiani o gli ebrei, neppure se hanno seguito cinque anni di studi in una scuola italiana”.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » dom dic 31, 2017 2:37 pm

???

Sono Vydia e ho 16 anni. Perché non volete che diventi italiana?
Maria Corbi
2017/12/31

http://www.lastampa.it/2017/12/31/cultu ... agina.html

Mi chiamo Vydia, ho 16 anni e sono nata a Roma, originaria dell’India. Ma del mio Paese, della mia piccola città nel Kerala, non ricordo niente perché non ci torno da tanti anni. Il viaggio è troppo costoso e mia mamma che fa la colf non si può permettere il biglietto aereo per tutte e due. Così torna lei ogni due anni a trovare nonna e gli zii. Mio padre lavora in Giappone e ci parliamo ogni tanto via Skype. Capisco l’indiano ma lo so scrivere male e quando sogno lo faccio nella vostra lingua. Mi addolora scrivere «vostra» perché io la sento anche mia. Frequento il liceo scientifico, ma la mia materia preferita è proprio l’italiano. Non ho fatto il classico perché i miei genitori non hanno voluto e nel mio Paese di origine non è tanto facile fare di testa propria. Ma anche in questo io mi sento più italiana, più indipendente, convinta che ognuno deve scegliere per se stesso. Quando la faccio arrabbiare mia madre mi dice «sei diventata italiana» e io le rispondo che sono italiana. Anche se formalmente non mi permettete di esserlo. Ci avevo sperato nella legge sullo Ius soli, mi sembrava il più bel regalo di Natale possibile, per me e per i ragazzi che anche se non sono nati in Italia, qui sono cresciuti e qui vogliono vivere. Io chiederò la cittadinanza appena compiuti 18 anni e non credo che avrò difficoltà ad averla, ma una legge avrebbe reso tutto più facile e accogliente. Perché non mi volete? Una domanda che faccio ai tanti che hanno alzato le barricate pur di non concederci quello che considero un diritto. Perché io, perché noi, siamo italiani. Siamo una risorsa, non un peso. E mi auguro che nel 2018 l’Italia finalmente lo capisca.

Cara Vydia, hai ragione, tu sei italiana come tanti tuoi coetanei cresciuti in Italia. E dovreste avere la cittadinanza. Un verbo ancora coniugato al condizionale visto che in tanti, nella politica e nella società, ancora si ostinano a non voler aprire il cuore, ma soprattutto la mente. Avreste potuto avere un bel regalo di Natale, ma come spesso accade la politica ha pensato prima a se stessa che a voi. Metà Senato vuoto il giorno della votazione dello Ius soli e 800 mila bambini lasciati senza riconoscimento. Nella tua lunga lettera mi racconti tante cose di te, l’amore per la tua mamma, la difficoltà a farti degli amici quando eri bambina, i pregiudizi che hai subito, l’orgoglio per essere riuscita a farti accettare e aver vinto le tue paure e la tua timidezza. Il racconto di una adolescente che sta cercando con fatica, ambizione, e umanità un posto nel mondo. L’Italia dovrebbe essere onorata di averti tra le sue fila. Siamo un Paese con un ridicolo tasso di nascita e avere nuove forze per il futuro sarà solo un bene per tutti noi. Invece monta una paura immotivata e con radici razziste. Luigi Manconi, presidente della Commissione per i Diritti umani del Senato e Federica Resta, avvocato penalista nel saggio: «Non sono razzista, ma» racconta proprio questo. In quella congiunzione avversativa, «ma» vi è un ragionamento pericoloso e la chiave per scenari culturali e politici rischiosi.

La cosa che più mi ha colpito è la disinformazione che circola su questo tema. Ho ascoltato persone anche istruite sostenere il loro «No» senza conoscere affatto la legge che sarebbe stata votata e che di fatto cambia poco rispetto alla situazione esistente in termini pratici, ma cambia molto in termini di civiltà. Certamente tutto è migliorabile, ed è giusta anche una mediazione per tranquillizzare chi tra di noi è particolarmente impaurito dalle maglie larghe di una legge che concede la cittadinanza a chi è nato in Italia o qui si è formato sui banchi di scuola. Ma la domanda rimane sempre la stessa, soprattutto in questi «santi» giorni di festa: chi ha paura del bambino straniero?

Ai molti che festeggiano la mancata approvazione dello Ius soli consiglierei di leggere, o rileggere, «A Christmas Carol», «Il Canto di Natale» di Charles Dickens con il protagonista Ebenezer Scrooge, finanziere avaro ed egoista, che alla vita chiede solo una cosa: guadagnare. Ma quando nella Santa notte incontra i suoi fantasmi - del passato del presente e del futuro - capisce che deve cambiare e che aprire il cuore agli altri rende assai di più di qualsiasi altro investimento. Perché non si può sempre chiudere gli occhi, ragionare in termini egoistici, non vedere mai il bisogno di chi ci sta accanto. E speriamo che nel 2018 Ebenezer Scrooge diventi lui il fantasma delle nostre coscienze.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » lun gen 01, 2018 11:38 am

Ius soli, l'attivista marocchina: 'Togliere cittadinanza a Salvini'
Claudio Cartaldo - Sab, 30/12/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 78908.html

Ilham Mounssif, attivista impegnata per l'approvazione dello ius soli, attacca Matteo Salvini: togliamo a lui la cittadinanza

"Possiamo anche iniziare a togliere la cittadinanza" a Matteo Salvini.

L'attacco frontale al leader della Lega Nord arriva da Ilham Mounssif, marocchina che ora vive in Italia diventata una delle paladine della sinistra pro-ius soli.

La sconfitta su tutta la linea dei favorevoli all'approvazione della legge in favore della cittadinanza facile (la norma è ormai arenata in un Parlamento sciolto) non ha fermato le polemiche. La Mounssif da 20 anni vive in Italia e è diventata famosa perché qualche tempo fa le venne impedito di entrare alla Camera dei Deputati in quanto priva del passaporto italiano. Laura Boldrini, ovviamente, la accolse poi con tutti gli onori e le scuse del caso.

La 22enne in una intervista su Euronews ha detto che "la legge (sullo ius sanguinis, ndr) risale a 25 anni fa. Disciplinava una situazione che è profondamente diversa da quella attuale, in 25 anni sono cambiate tante cose. I processi migratori nel Belpaese hanno fatto in modo che oggi si abbiano 5 milioni di cittadini di origine straniera, non i 600mila che c'erano all'epoca". Ma in fondo all'intervista non ha disdegnato un attacco frontale a Matteo Salvini. E alla domanda: il leghista dice che la cittadinanza va 'desiderata, maturata e meritata', ha risposto: "Allora possiamo anche iniziare a toglierla a lui, visto che sul tricolore e sulla Costituzione hanno sempre sputato e hanno detto di tutto sul tricolore e sull'Italia. Se veramente fossero questi i requisiti lui sarebbe il primo a vedersela negata".
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » lun gen 01, 2018 11:38 am

Idiota e Fascista: così Unicef definisce chi è contro lo ius soli
Giampaolo Rossi - Dom, 24/12/2017
Sei contro lo Ius Soli? Allora sei un “Idiota” e un “Fascista”; parola di Unicef Italia. Anzi lo sei in inglese, “Idiot” e “Fascist”

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 77365.html

Anzi lo sei in inglese, “Idiot” e “Fascist”. È quello che scrive ufficialmente su Twitter, la sezione italiana dell’Organizzazione Internazionale. Tutto nasce da una polemica con un utente che aveva criticato la presa di posizione del portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini, dopo il “naufragio” ieri del ddl sullo ius soli. Iacomini aveva definito una “pagina triste della storia repubblicana” il mancato raggiungimento del numero legale al Senato sul disegno di legge che prevede la concessione della cittadinanza ai nati nel nostro territorio; il presidente del Senato, Grasso, è stato costretto a rimandare la discussione al 9 gennaio quando le Camere saranno presumibilmente sciolte, decretando l’impossibilità dell’approvazione della legge almeno per questa legislatura. Già le dichiarazioni di Iacomini hanno scatenato alcune reazioni: a che titolo il portavoce di un’Organizzazione Internazionale si permette di giudicare in maniera così polemica con le dinamiche parlamentari di uno Stato sovrano? La questione si è poi trasferita sui social e la tenuta nervosa dei responsabili Unicef non ha retto a tal punto da definire “Fascista e Idiota” un utente che aveva criticato lo ius soli.

Apriti cielo! I responsabili di Unicef hanno risposto al malcapitato critico con un tweet offensivo e indegno di un’Organizzazione Internazionale e, ironizzando sul suo account straniero, l’hanno attaccato: “Ah sei di quelli che usano nomi stranieri e bio in inglese ma non tollerano che ragazzini nati in Italia che parlano italiano siano considerati italiani. #idiot & #Fascist”. Una rissa indecente a cui hanno fatto seguito commenti di protesta da parte di molti altri utenti di Twitter, indignati dal fatto che l’Unicef si permettesse di offendere e denigrare chi aveva idee diverse dalle loro. D’altro canto gli stessi responsabili Unicef Italia hanno provato a giustificarsi affermando che l’Organizzazione è composta da “cittadini italiani con pieno diritto di esprimersi su qualsiasi vicenda riguardi i diritti dei bambini in Italia”, smentendo così il carattere super partes di una struttura che è “parte integrante di Unicef, organo sussidiario dell’ONU”, come si legge dal sito La rabbia per il fallimento dello ius soli, battaglia voluta fortemente dalla sinistra italiana, ha generato profonda frustrazione nella élite mondialista che lavora nelle Organizzazioni Internazionali e nei centri del potere tecnocratico per favorire processi migratori e di abbattimento delle identità nazionali (processi di cui lo Ius Soli fa parte).
L’umanitarista di professione ha spesso un volto intollerante e livoroso. E Unicef Italia lo ha mostrato in tutta la sua arroganza.



Unicef. Lo scandalo di un sistema che toglie ai poveri del mondo
di Piergiorgio Da Rold
https://www.youtube.com/watch?v=Z63_n5fOMvg
Unicef, Fao, Acnur, oltre che da elefantiasi e lentezza negli interventi, sono caratterizzati da un rapporto a dir poco scandaloso tra le risorse messe in campo e quelle che effettivamente arrivano a destinazione.
Se diamo 100 euro quanti arriveranno ai chi ne ha bisogno?

http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... glia-renzi




La testimonianza di un iraniano nato in Italia da genitori iraniani immigrati, contro la campagna a favore dello Ius soli

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... armeli.png
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mer gen 03, 2018 6:19 pm

IUS SOLI: AVREBBE EFFETTI NEFASTI. IL DOSSIER DI UN GRUPPO DI DIPLOMATICI ITALIANI
01/01/2018

http://ilsudconsalvini.info/ius-soli-av ... i-italiani

Il documento rivelatore arriva dal Centro Studi Politici e Strategici “Machiavelli”, che riporta, in un dossier del 28 dicembre scorso, una accurata analisi atta a smentire la retorica comune su ius soli e cittadinanza facile. Il testo è firmato a nome “Ambassador”, pseudonimo dietro il quale si celano un gruppo di diplomatici italiani.

L’Italia, risulta essere, dal documento che riporta dati ISTAT, ONU e del Ministero dell’Interno, il Paese europeo che ha distribuito più cittadinanze nel 2015. Una crescita costante e dai numeri impressionanti (nel 2002 furono concesse 12.000 cittadinanze, nel 2016 oltre 200.000).

Viene fatta luce poi su un aspetto volutamente sottaciuto dai retori dello ius soli ovvero il fatto che, la legge italiana vigente, impedisce l’apolidia garantendo cittadinanza immediata a chi nasca su territorio italiano da genitori apolidi, ignoti o che non possano trasmettere la cittadinanza del Paese d’origine.

La legge odierna inoltre, garantisce l’ottenimento della cittadinanza dopo i 10 anni di residenza, riducendo la fascia degli interessati dal provvedimento tanto sbandierato, ai soli che vi risiedono da tempo minore ed ai minori con genitori con cittadinanza straniera.

Questi ultimi in particolare, strumento della propaganda mediatica in atto, sarebbero i maggiormente interessati dallo ius culturae (cittadinanza per chi ha frequentato stabilmente per 5 anni un percorso formativo nel nostro Paese, purché nato in Italia o entratovi prima dei 12 anni).

Passando ai numeri, con lo ius soli regalerebbe la cittadinanza a tutti quelli nati nel nostro Paese dal 1999 i cui genitori hanno permesso di soggiorno lungo UE o permanente e che vivono da più di 5 anni in Italia. Parliamo di circa 635.000 persone. 167mila sarebbero invece i beneficiari dello ius culturae.

A margine del documento considerazioni su quanto pericoloso sia questo provvedimento dal punto di vista sociale, economico e quanto dia altra forza propulsiva a un fenomeno, già difficilmente gestibile oggi, come quello migratorio.

Una voce fuori dal coro dunque quella che emerge da questo gruppo di diplomatici, per fare luce su quanto la retorica buonista, infarcita di fake news, attecchisca nel nostro Paese e quanti danni possa portare.

Un dettaglio allarmante quello dell’essersi dovuti nascondere dietro uno pseudonimo per evitare le ripercussioni della psicopolizia del pensiero unico, pronta a bollare come razzista e a distruggere chiunque dissenta dal mantra che essa impone.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » sab gen 13, 2018 11:40 am

Migranti, Germania sotto choc: 43% profughi è finto minorenne
Claudio Cartaldo - Ven, 12/01/

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 82361.html

Il 43% dei 55.890 migranti che hanno ottenuto lo status di rifugiati in Germania perché minori soli sarebbero in realtà maggiorenni

Un fulmine a ciel sereno. Una nuova batosta sulla politica dell'accoglienza di Angela Merkel dopo gli stupri di massa al Capodanno di Colonia.

In questi giorni la Germania si sta svegliando con l'incubo dei falsi migranti minorenni.

Tutto nasce da un documentario mandato in onda dalla televisione pubblica tedesca e indirizzato ai bambini dai 10 ai 13 anni. Si narra (anzi, si narrava visto che è stato mandato in onda il 26 novembre) la storia di una ragazza tedesca e di un migrante minore che si innamorano l'uno dell'altra. Lui islamico le chiede di portare il velo e di convertirsi, lei femminista rifiuta. Ma non è questo il punto. Il fatto è che se Malvina (questo il nome della protagonista) era minorenne, non si poteva dire lo stesso per il ragazzo. L'8 gennaio infatti la redazione di Kika ha dovuto correggere la didascalia del video, spiegando che Diaa (il nome di lui) non aveva 17 anni (come detto all'inizio) ma 19. Età fasulla, dunque.

Ci è voluto poco per montare un caso. Come spiega il Corriere, infatti, il 27 dicembre a Kandel "una ragazzina di 15 anni era stata accoltellata a morte dall' ex ragazzo, un profugo afghano. Il giovane ufficialmente avrebbe 15 anni, ma le indagini sull' omicidio lo mettono in dubbio: probabilmente è maggiorenne". Non solo. Perché anche un anno fa era successo lo stesso, con un giovane afghano di 17 anni (presunti) che dopo aver violebntato e ucciso una ragazza 193nn3 a Friburgo si è scoperto avere 22 anni (forse 32).

In molti si sono mobilitati per chiedere dunque un maggior controllo dell'età dei minorenni migranti. Il motivo è semplice: per la legge internazione, i profughi con meno di 18 anni che entrano in Ue sono automaticamente considerati rifugiati. Quindi ottengono permesso di soggiorno illimitato e tutti i benefici del caso. Anche in Italia, come rivelato dal Giornale un anno fa, i problemi non mancano e spesso il test utilizzato per verificare l'età dei richiedenti asilo finisce col favorire chi minorenne non è affatto. "Secondo dati del ministero federale della Famiglia - scrive il Corriere - citati dal quotidiano Die Welt ben il 43% dei 55.890 stranieri che hanno ottenuto lo status di rifugiati in Germania perché minori soli sarebbero in realtà maggiorenni".
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » dom mar 11, 2018 5:53 pm

Tre motivi per dire NO allo Ius Soli
Tony Iwobi nigeriano naturalizzato italiano-bergamasco (sposato con una bergamasca e oggi senatore leghista)
https://www.facebook.com/LongobardiTomm ... 4000832742


Non si confondano gli stranieri (per lo più europei e cristiani) regolari e legali residenti che lavorano, che rispettano la terra e la gente che li ospiata, con i "migranti invasori" clandestini, irregolari, illegali e i profughi o i finti profughi nazi-maomettani afro-asiatici che continuano ad arrivare e ad invaderci che non lavorano e non possono lavorare perché il lavoro non c'è, che vivono alle nostre spalle e che delinquono, che stuprano, rubano, rapinano, spacciano, ci minacciano e progettano attentati terroristici.
viewtopic.php?f=194&t=1801
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