Comounisti, nasicomounisti e de torno

Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » dom nov 12, 2017 7:06 am

La gita dei nostalgici comunisti Tutti a Mosca per la Rivoluzione
Tony Damascelli - Mer, 08/11/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 60719.html

I compagni si sono ritrovati tutti come quel giorno di cento anni fa. Cantando e marciando con il pugno chiuso verso la Cattedrale del Salvatore sul Sangue Versato a San Pietroburgo, la chiesa che venne eretta nel luogo dove venne ammazzato lo zar Alessandro II e ancora il treno di Lenin e la stazione ferroviaria Finlyandsky, dove Lenin tornò dopo l'esilio, e la fermata della metropolitana Gorkouskaya, dedicata allo scrittore Gorky, il palazzo museo della politica Kshesinskayaj e poi a Mosca, il Cremlino, la piazza Rossa, siti di nostalgia e di fede, falce e martello, la barba di Lenin e il suo copricapo agitato nell'aria gelida di novembre, poi i baffoni di Stalin e, ancora a San Pietroburgo, il museo galleggiante dell'incrociatore Aurora dal quale partì il colpo di cannone che segnò la conquista del Palazzo d'Inverno.

Fedeli nel secolo, i comunisti di ogni dove, si sono visti, rivisti, conosciuti e riconosciuti, infine radunati, venendo da Cuba e dal Vietnam, dalla Corea del Nord e dalla Cina, Paesi dove la rivoluzione ha lasciato segni e sogni, eroi e vittime ma nel silenzio e con la propaganda che si deve ai regimi, tutti ma quelli di estrema sinistra con il privilegio particolare. Vladimir Putin si è tenuto alla larga da bandiere e icone, lontano dai cortei, dagli altri siti delle celebrazioni, niente falce e martello, fine di un'epoca, non della storia, la nuova Russia non dimentica ma evita il ricordo drammatico. I morti si contano, non si cancellano con la propaganda ma la memoria cerca di onorarli diversamente. In contemporanea ai cortei nostalgici, l'altra Mosca ha celebrato, con la consueta parata, i 76 anni della marcia dell'Armata Rossa che, il 7 novembre del '41, partiva verso il fronte per opporre resistenza al nemico. Sul fronte russo contemporaneo si sono presentati i nostalgici comunisti nostrani, di ogni sezione e cellula, Rifondazione, Pci, Pc dei lavoratori, con a capo, si fa per dire, Marco Rizzo e con lui Maurizio Acerbo, Marco Consolo, Mauro Alboresi, ultimi bolscevichi, in verità menscevichi, non più maggioranza ma ormai minoranza, coda di un tempo che fu, festival malinconico dell'Unità, smarrita non soltanto nelle edicole.

Il compagno Lenin è sempre presente fra loro e nei manifesti, nei quadri, nei fogli d'epoca, ovviamente nel mausoleo, sotto una teca di cristallo, cadavere imbalsamato, monumento di se stesso, cioè di una filosofia e di un'azione politica poi devastata dai suoi successori come testimonia un sondaggio effettuato dal Levada center, un centro studi non governativo, anzi marchiato come «agente straniero». Secondo il 23% degli intervistati, Lenin ha portato il Paese sulla via del progresso e della giustizia, il 21% pensa che i successori, Stalin basta e avanza, abbiano distrutto il sogno e il 15% ritiene che Lenin abbia invece portato alla Russia morti e disgrazie. Lenin non si tocca ma c'è chi vorrebbe seppellirlo, portarlo via dalla Piazza Rossa, togliere quel macabro sito e trasformarlo in un museo perché la gente di Russia è ormai stanca delle tragedie. I nostri combattenti della falce e del martello, stimolati dal tovarisch Gennady Zjuganov, primo segretario dell'unione dei partiti comunisti, non la pensano così, sono imbalsamati, come il compagno Vladimir Ilic, sventolano idee, drappi e parole impolverate e polverose, residuati dell'altro secolo, non c'è più l'albergo Lux, dove i rivoluzionari si radunarono per l'assalto, oggi il viaggio tutto compreso, prevedeva albergo a tre stelle, escursioni con pranzo, trasferimento aeroporto-hotel-stazione, viaggio in treno Sapsan (collega ad alta velocità Mosca a San Pietroburgo, Sapsan significa «Falco» ed è la Freccia Rossa, guarda un po' le combinazioni cromatiche, delle ferrovie russe), tutto per euro 700, volo dall'Italia escluso. Non si resta più in coda per tre ore al controllo passaporti, scomparse le Zighuli si viaggia su vetture lussuose, le lampadine cimiteriali sono state sostituite con luci a cento watt, gli alberghi sono carichi di euro e dollari, il cambio al mercato nero è una barzelletta antica, così le calze di nylon e le penne bic, la mafia domina, la classe operaia spera nel paradiso in terra.

Cento anni dopo, la Russia è ancora viva, da Lenin a Putin, sempre cinque lettere in testa a tutti, il Paese rivoluzionario è rivoluzionato. Il gruppo vacanze nostalgia dei comunisti nostrani rientra ai rispettivi domicili, con il selfie di un Paese che non è più quello dei loro sogni. Sabato prossimo il Partito Comunista dei Lavoratori terrà una conferenza per il centenario della Rivoluzione di Ottobre. Il sito: Reggio Calabria. Boia chi molla.

Immagine
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » lun nov 27, 2017 8:18 pm

Cento anni di comunismo e cento milioni di morti. Una catastrofe per l'umanità
27 Novembre 2017

http://www.ilfoglio.it/il-foglio-intern ... ita-165576

Cento anni fa i bolscevichi presero il Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo dando inizio “a una serie di eventi che avrebbero portato alla morte di milioni di persone e avrebbero inflitto una ferita quasi fatale alla civiltà occidentale”, scrive David Satter sul Wall Street Journal. I rivoluzionari riuscirono a occupare le stazioni, gli uffici postali e i telegrafi mentre la città dormiva e, quando i cittadini si svegliarono, trovarono il loro universo capovolto. I bolscevichi dicevano di voler abolire la proprietà privata, ma il vero obiettivo era spirituale: trasformare l’ideologia marxista-leninista in realtà. Per la prima volta si posero le basi per uno stato esplicitamente ateo e quindi incompatibile con i valori su cui si fondava la civiltà occidentale per la quale stato e società erano sovrastati da un potere superiore.

Il golpe bolscevico ha avuto due conseguenze. Nelle nazioni che si sono lasciate influenzare la rivoluzione ha svuotato la società della morale, ha degradato gli individui e li ha resi degli ingranaggi della macchina statale. I comunisti hanno ucciso, eliminando il valore della vita stessa e i sopravvissuti hanno perso la loro coscienza individuale. Ma i bolscevichi non si sono limitati a influenzare queste nazioni. A occidente, il comunismo ha intaccato la società sovvertendo i suoi valori e mettendoli in discussione. Ha creato una confusione politica che perdura fino ai nostri giorni.

Durante un discorso del 1920 al Komsomol, Lenin ha detto che i comunisti subordinavano la morale alla lotta di classe. Tutto ciò che fosse in grado di distruggere “la vecchia società sfruttatrice e che aiutasse a costruire una nuova società comunista” era considerato positivo. Questo approccio ha separato il peccato dalla responsabilità. Martyn Latsis, ufficiale della Cheka, la polizia segreta, nel 1918 scrisse come dovesse essere condotto un interrogatorio: “La nostra guerra non è contro gli individui. Noi stiamo sterminando la borghesia in quanto classe sociale. Non cerchiamo la prova che l’atto di cui qualcuno è stato accusato sia stato effettivamente commesso. Come prima cosa bisogna chiedere a quale classe sociale appartiene un individuo. Questo determinerà il suo destino”.

“Queste convinzioni furono alla base di decenni di omicidi”, scrive Satter, “non meno di venti milioni di cittadini sovietici vennero uccisi dalle politiche repressive. Questo numero non include i milioni di vite spezzate dalle guerre, dalle epidemie e dalla fame generate in modo prevedibile dai principi del bolscevismo”. Si contano 200.000 vittime del terrore rosso tra il 1918 e il 1920, 11 milioni di persone decedute o per la fame o per la dekulakizzazione, 700.000 esecuzioni tra il 1937 e il 1938, almeno 2.700.000 prigionieri morti nei gulag. Alla lista bisognerebbe aggiungere un milione di detenuti, che durante la Seconda guerra mondiale vennero liberati dai campi di lavoro e impiegati nell’Armata rossa andando incontro a morte certa, partigiani e civili uccisi in Ucraina e nelle repubbliche baltiche. Se a questo novero aggiungiamo anche le morti causate dai regimi supportati dall’Unione sovietica – Corea del nord, Cina, Cuba, Vietnam, Cambogia e altre nazioni dell’Europa orientale – il numero totale delle vittime sfiora i 100.000.000 e “questo basta per fare del comunismo la più grande catastrofe dell’umanità”.

Il risultato di queste morti doveva essere la creazione di un uomo nuovo, pronto ad agire nel nome della causa sovietica. La battaglia di Stalingrado è il paradigma di tutto ciò. Quando le unità di blocco dell’Armata rossa spararono sui soldati che tentavano la fuga e sui civili che cercavano rifugio dalla parte tedesca, ai bambini che andavano a riempire le bottiglie dei soldati del Reich con l’acqua del Volga, il generale Vasily Chuikov, comandante a Stalingrado, cercava di giustificare queste azioni affermando: “Un cittadino sovietico non può concepire la propria vita al di fuori delle necessità della patria”.

Questi sentimenti permangono ancora oggi. Quando nel 2008 la Duma ammise che la carestia del 1932 fu causata dalle requisizioni di grano ordinate dallo stato per finanziare l’industrializzazione, aggiunse che i giganti industriali dell’Urss, il mulino di Magnitogorsk e la diga del fiume Dnepr, sarebbero stati “eterni monumenti” per le vittime.

L’Unione sovietica ha rimodellato la natura umana, ma ha anche diffuso il caos intellettuale. Il termine “politicamente corretto” trae le sue origini dall’assunto secondo il quale il socialismo, un sistema di proprietà collettiva, in sé era virtuoso, senza avere la necessità di valutare il suo operato alla luce di criteri morali trascendenti.

Quando i bolscevichi si presero la Russia, alcuni intellettuali occidentali, influenzati dalla stessa mancanza di etica, chiusero gli occhi di fronte alle atrocità del comunismo. Quando gli omicidi divennero troppo ovvi per essere negati, “i simpatizzanti iniziarono a giustificare le crudeltà dicendo che i sovietici facevano tutto con nobili intenzioni”.

Ma a occidente prevaleva una profonda indifferenza. La Russia veniva utilizzata come pretesto per risolvere le liti politiche. Come scrive lo storico Robert Conquest, il ragionamento era semplice: “Il capitalismo era ingiusto, il socialismo avrebbe potuto mettere fine all’ingiustizia, quindi andava sostenuto senza condizioni”.

L’Unione sovietica è roba del passato ma è necessario ricordare quanto scrisse il filosofo russo Nikolaj Berdyaev: “La nostra gioventù istruita non riesce ad ammette il significato intrinseco e indipendente delle parole scolarizzazione, filosofia, erudizione, illuminismo, università, lo subordinano agli interessi della politica, dei partiti, dei movimenti e dei circoli”.

Se c’è una lezione che possiamo trarre dal secolo comunista è che un potere indipendente dai principi universali della morale non può avere ripensamenti, dal momento che “è la convinzione da cui dipende tutta la civilizzazione”.
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » ven dic 08, 2017 7:30 am

???

La lista Grasso, una grande occasione perduta
04/12/2017

http://www.huffingtonpost.it/tomaso-mon ... a_23295977


È successo qualcosa, a Sinistra. Finalmente.

La nascita di "Liberi e uguali" è un sasso nello stagno. E davvero si deve guardare con enorme rispetto alla soddisfazione delle migliaia di compagne e compagni che hanno partecipato all'assemblea di Roma.

E c'è un "però". Non è possibile non chiedersi se i milioni che a quel processo non hanno partecipato ­– i cittadini di sinistra – saranno altrettanto soddisfatti di questa nascita. Al punto di votare in massa per la nuova lista.

Bisogna farlo con delicatezza, per quanto possibile. Perché in un momento così terribile nessuno ha il diritto di uccidere un entusiasmo, per quanto piccolo o magari mal fondato. E perché, è vero: non abbiamo più voglia di prendere atto di fallimenti e insuccessi. "Non facciamo troppo i difficili", pensano in molti: "prendiamo quel che si può, e tiriamo avanti". E poi, nell'Italia di Salvini, Berlusconi, Renzi, quale persona di buon senso e con un cuore normalmente a sinistra potrebbe dare la croce addosso a Civati, Fratoianni, Speranza, o all'ottimo Piero Grasso?

E però. E però non si può tacere. Perché se vogliamo che questa Italia non sia più appunto quella di Salvini, Berlusconi, Renzi, non possiamo continuare a fare quello che si è fatto ieri a Roma: continuare a perdere ogni occasione di svolta.

Perché il succo della vicenda è che tre partiti (due piccoli, uno minuscolo) hanno fatto una lista comune. Hanno costruito un'assemblea dividendosi le quote di delegati. Che sono tutti loro iscritti tranne un piccolissimo numero (meno del 3%, cioè circa 40 sui 1500, cui però si aggiungono altri "interni" al sistema, e cioè quasi 200 membri "di diritto": parlamentari, assessori, sindaci...). Niente di male: ma questa è la cucitura del vecchio, non c'è niente di nuovo. È un progetto fatto per chi è "dentro" la politica, non è un progetto capace di parlare a chi è fuori. Ed è perfino umiliante che quella "società civile" alla quale non si è voluta cedere sovranità attraverso una partecipazione vera e senza piloti occulti, sia poi stata chiamata a fare da "centrotavola" attraverso dei "testimonial". Come alla Leopolda, nella peggiore tradizione del marketing politico.

L'aspetto ironico è che poi questi delegati non hanno fatto che "acclamare" un capo deciso altrove: senza nemmeno votarlo. Il Fatto quotidiano l'ha definita una cerimonia: ecco, non era un'assemblea, era una bella cerimonia. E allora perché, ci si chiederà, blindare con tanta ferocia le quote dell'assemblea? Ma perché sarà poi questa stessa assemblea a dover ratificare le decisioni delle tre segreterie sulle candidature e i loro criteri, e cioè sull'unica cosa che venga ritenuta importante.

Ma torniamo alla cerimonia. Nessuna persona di buon senso ce la può avere con Pietro Grasso: anzi, sarà un piacere avere una voce come la sua nella canea dei leaders politici italiani. Ma è fin troppo scoperto il gioco che ha portato Grasso all'incoronazione di ieri: il gioco di un calcolo mediatico (non fatto da lui, sia chiaro: ma su di lui). Un calcolo fatto sui sondaggi. Una scelta di palazzo: ombelicale, priva di fantasia. Senza un grammo della forza che hanno, per esempio, le storie di Pablo Iglesias, Jeremy Corbyn, Alexis Tsipras, Bernie Sanders. E il dettaglio per cui sul simbolo dovrebbe essere scritto "Liberi e uguali per Grasso" suona come una drammatica smentita del nucleo più carico di futuro della Sinistra che ancora non c'è: tutto quello che sta cambiando in meglio il Pianeta è fondato sul "Noi", non sull' "Io", sulla comunità e non sul capo. Per questo, la fotografia dei quattro piccoli capi insieme al grande capo – tutti maschi – della "nuova sinistra" rischia di essere il rovesciamento simbolico di tutto quello che potranno dire.

Il vicedirettore dell'Huffington Post, Alessandro De Angelis, ha detto ieri, a mezzorainpiù, che "ci voleva più cuore", più coraggio, più radicalismo, più voglia di cambiare: perché così si sta costruendo solo un piccolo "Pd dal volto umano" che non recupererà né i voti degli astenuti, né quelli dei 5 stelle. Lo penso anche io.

E lo penso anche perché ieri il capo è stato acclamato senza un progetto. Senza un programma. Senza aver prima esplicitato quale visione del paese abbia questa nuova forza elettorale. E senza aver chiarito quale rapporto c'è – se c'è – tra quella visione e la scelta del leader.

C'è, è vero, un manifesto di cinque cartelle: che conosco bene perché ho contribuito a scriverlo anche io. Ma proprio per questo so che è solo una sommaria dichiarazione di direzione. E soprattutto so quanta fatica si è dovuta fare per arrivarci. E so che se ieri un vero programma non è stato presentato è perché su molti nodi cruciali non c'è accordo, tra i contraenti.

Un aneddoto, che serve a spiegare cosa intendo. Nella prima versione di un lungo testo che Guglielmo Epifani (incaricato da Mdp della trattativa per quel manifesto) ci propose, si leggeva questa imbarazzante frase:

Vanno eliminate le forme contrattuali più precarie, e i contratti a termine privi di casuale, il lavoro precario deve essere più costoso per l'impresa rispetto a quello stabile, e vanno introdotti elementi di costo aggiuntivi per le imprese che non rinnovino o stabilizzino. i contratti a termine.

Quello stesso giorno, per puro caso, Papa Francesco aveva detto:

Anche il lavoro precario è una ferita aperta per molti lavoratori (...). Precarietà totale: questo è immorale! Questo uccide! Uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Lavoro in nero e lavoro precario uccidono.

E niente: è tutto qua. La distanza abissale tra il linguaggio del Papa e quello dell'ex segretario della Cgil è la distanza che una nuova Sinistra avrebbe dovuto esser capace di coprire. Non ci riuscimmo allora: chiudemmo su quelle poche pagine, rimandando al dopo un lavoro serio sul programma. Che però avrebbe dovuto esser fatto prima della presentazione della lista: perché altrimenti, di cosa esattamente parliamo? Per non fare che un esempio: cosa pensano Liberi e Uguali della riforma Fornero?

Se non è ancora possibile, a cerimonia conclusa, rispondere a questa e a moltissime analoghe domande è perché Mdp non ha ancora fatto i conti con la storia del centrosinistra. Se tutto si risolve nell'antirenzismo, se a essere profondamente rimessi in discussione sono solo gli ultimi tre anni, e non gli ultimi venticinque, nulla di nuovo potrà nascere. Il problema della presenza dei vari D'Alema e Bersani è tutta qua: nulla di personale, ovviamente. Ma se la loro presenza lì dentro impedisce di dire la verità su quello che proprio loro hanno fatto, se non si ha il coraggio di sconfessare una storia, allora il nuovo non può nascere. Durante una delle nostre discussioni, Epifani, con il suo garbo, mi disse: "Ma allora tu vuoi dire che nulla di quello che abbiamo fatto quando eravamo al governo andava bene?". Sì, vorrei dire proprio questo. La pagina del centrosinistra alla Tony Blair è una pagina da cui liberarsi. Senza se e senza ma.

E il fatto che il programma non sia ancora uscito, significa che questa liberazione non c'è ancora stata. Se, nelle prossime settimane, Mdp si mangerà Sinistra Italiana sui contenuti, come già se l'è mangiata nei rapporti di forza dell'assemblea, allora il disastro sarà completo.

È questa la principale ragione per cui chi si è riconosciuto nel progetto del Brancaccio ieri non era a Roma: perché quel progetto invocava una radicale discontinuità con i governi del centrosinistra (che hanno sfigurato l'Italia non meno di quelli del centrodestra), una totale democraticità del percorso, una alleanza tra cittadini e partiti, un e un nuovo linguaggio radicale capace di riportare al voto gli astenuti e di contendere i voti non tanto al Pd, quanto ai 5 Stelle.

Nulla di tutto questo c'è, nella "nuova proposta" di Liberi e Uguali.

Certo, molti di noi la voteranno comunque: per mancanza di meglio. Ma è davvero impossibile non dire che questo è l'estremo tentativo di rattoppare il vecchio, non è l'inizio di qualcosa di nuovo.

Per il nuovo bisognerà lavorare ancora molto, duramente e per altre strade. Lo faremo: non c'è altra scelta.



Gino Quarelo
Questi sono internazicomunisti, parassiti statalisti, molto peggio dei fascisti e dei nazisti hitleriani, alleati dei nazisti maomettani. Orrore puro.

Gigi Brioschi
proprio un magistrato parla di liberi e UGUALI? Mente sapendo di mentire o finge di non sapere?

Franco Matteo Mascolo
Per cortesia, Quarelo, un po' di autocontrollo circa gli sfoghi con esagerazioni acrobatiche polemiche, sono sempre antifascisti... o no?

Franco Matteo Mascolo
a Gigi: il mio distinto prof di filosofia al liceo "Jacopo Sannazaro" di Napoli (1959-62) Vincenzo Romano (il suo nome sia sempre ricordato in bene ) ci insegnava a distinguere in ogni elemento o figura socio- culturale sia i pregi che i limiti; si prega di ri-leggere l'articolo interamente, e notare la critica di Montanari alla probabile utilizzazione di Grasso "ad usum Delphyni"...

Gino Quarelo
Come può un comunista che di per sé è totalitario e dittatoriale più dei nazisti essere antifascista nel senso di antidittatura?

Franco Matteo
Mascolo lei si sbaglia di grosso perchè confonde il profondo desiderio spirituale di giustizia sociale tipica della origine della filosofia comunista, finita male col "socialismo reale" (Marx non a caso si definiva "fortunatamente non sono marxista!"), con lo schifoso putrido razzismo bestiale e antisemita, che evidentemente lei sponsorizza in mala fede o senza rendersene ben conto, lei confonde i ladri con le guardie, e li mette spudoratamente sullo stesso piano di "dittatura violenta"... Lei è da manicomio!

Franco Matteo Mascolo
Aggiungo che condivido il pensiero di Beltrand Russell quando, in Storia della filosofia occidentale, sostiene che l'esigenza di Marx di difendere le classi lavoratrici dagli abusi dei proprietari sia figlia laicizzata del suo esser pronipote di rabbini ebrei e di antichi profeti ebrei difensori dei poveri, sfruttati. Studi, signor Quarelo, e quereli di meno l'esigenza profetica laica di Marx, anche se andata a male con Lenin e Stalin, ma non con le Luxemburg e tanti altri marxisti democratici!

Gino Quarelo
Mascolo, mi dica dove mai nel mondo il comunismo-socialismo politico abbia realizzato la sua utopia, il suo paradiso terrestre e dove mai non abbia portato ingiustizia, sofferenza e morte. Il desiderio di giustizia sociale più che spirituale è umano. In nessun luogo della terra l'utopia-ideologia comunista ha prodotto/portato benessere e ha potuto essere applicata senza dittatura politica. Forse Mascolo è lei antisemita/antisraeliano e da manicomio ?
Mi dica come mai in Italia paese-stato in cui sono stati e sono fortissimi i comunisti e i socialisti è la realtà occidentale meno democratica, con il debito pubblico più alto e con la maggiore ingiustizia sociale, con la più elevata corruzione e irresponsabilità amministrativa e politica, il maggior parassitismo economico, la realtà dove le paghe di chi lavora sono le più basse mentre quelle di chi non lavora o fa finta di lavorare sono le più alte, dove esistono due diritti del lavoro: uno per i dipendenti statali o pubblici e uno per i non statali e del privato, il paese-stato dove sono violati sistematicamente i diritti umani dei cittadini e dei nativi da parte dei politici, dei legislatori, dei burocrati e di coloro che amministrano la giustizia?
Un paese pieno di comunisti e di cattolici, di mafiosi, di camorristi, di ladri, di farabutti, di bugiardi, di ipocriti presenti ovunque.
Chissà perché poi i comunisti-socialisti italiani ed europei sono tutti antisionisti, antisraeliani e filopalestinesi?
Le ricordo inoltre che sono proprio le dittature, tra cui quelle comuniste a imprigionare nelle galere, nei lagher, nei gulag e nei manicomi le persone che esprimono le loro idee non conformi e il loro pensiero critico.



Franco Matteo Mascolo
Io oppongo alle sue frenesie pazzoidi da incolto l'opera e il pensiero di don Milani Ebreo, e la sua scuola, e l'assenza in lei di dottrine politiche salvatrici dell'umanità,- in quanto in strutturale contrapposizione al capitalismo reificante e strumentalizzante le classi lavoratrici emarginate,- si sa bene quanto il comunismo marxleninista sia stato affossato e sbeffeggiato da don Milani, che opponeva lo spirito di giustizia biblica sociale ai messianismi politici laici comunisti ma ne rispettava al contempo l'esigenza spirituale popolare di giustizia, gravemente tradita dal socialismo reale statale comunista. Lei non ha niente da proporre e contrapporre per la salvezza politica del globo anche se i poveri a miliardi restano oppressi; lei annaspa nel vuoto dei valori, risponda con sincera chiarezza se ha fegato! La sua difesa dello Stato d'Israele mi appare come soltanto un suo "éscamotage" strumentale per mascherare la sua incapacità di elaborare e sognare nuovi socialismi dal volto più umano, come appunto nella prospettiva politica in don Milani e nella sua scuola, il cui lavoro non è stato inventariato completamente dalla chiesa sempre conservatrice. Lei è un molto probabile neofascista travestito da sincero democratico e da sincero filosemita, da come si esprime.

Franco Matteo Mascolo
Lei scherza o vuole prendere per il sedere i gonzi, quando dice:"mai in Italia paese-stato in cui sono stati e SONO (sic!) fortissimi i comunisti e i socialisti...". Ma dove sono in Italia i comunisti e i socialisti? lei vaneggia e vede socialisti e comunisti dappertutto, mentre in realtà sono morti e seppelliti da un pezzo, ma lei evidentemente non se ne è accorto, perchè ha nuclei psicotici e complessi di persecuzione nel suo sistema psicomentale come berluisconi che li vedeva dappettutto... :-(...

Franco Matteo Mascolo
Si, io sono per il comunismo, ma non marxista, ma di formazione ebraico-biblica, che era presente "in nuce" nei kibbutzim israeliani, laici e/o religiosi, dei primi decenni dello Stato Ebraico...E che son presenti negli Atti degli Apostoli, quando si parlava della vita delle prime comunità al tempo degli Apostoli, quando tutto era economicamente in comunione fraterna libera e solidale e senza "diktat" dalla dirigenza petrina, e dove l'unico diktat era quello della sincerità e della coscienza (vedi duro episodio della conclusione delle menzogne di Anania e Saffira, episodio esemplare indiziale e significativo negli stessi Atti)...

Franco Matteo Mascolo
Lo stesso Lenin in Stato e Rivoluzione riportava come esemplare questo comunismo libero e fraterno dei beni, presente negli Atti degli Apostoli, salvo che poi non ne seppe estrarre lo spirito per mancanza di cultura biblica profonda, anche se nei suoi scritti accenna alla formazione educativa ebraica come tendenzialmente rivoluzionaria...

Gino Quarelo
Mi dica Franco Matteo Mascolo che data l'età potrebbe essere un pensionato, come si è guadagnato da vivere: nel libero mercato o da dipendente pubblico o era ricco di famiglia?
Poi le dirò qualcosa anche su quanto ha scritto.


Gino Quarelo
Il solco di questa discussione è tracciato e predeterminato dall'incipit dato dall'articolo su questo nuovo partito politico: "liberi e uguali";
in cui il termine comunismo si riferisce all'ideologia politica comunista e socialista (statalista, totalitaria dittatoriale coercitiva, violenta e assassina, parassitaria, disumana, immorale e contro natura),
e non al possibile comunismo/comunitarista naturale dei clan umani del paleolitico, dell'ipotesi protostorica statale di Ur, delle comunità degli ebrei esseni, dei gruppi volontari dei primi discepoli cristiani e poi di quello monacale o conventuale in epoca medievale e moderna e dell'esperienza dei kibbuz israeliani.


Questo breve testo, non mio, esprime abbastanza bene il mio pensiero, con qualche distinguo.

L’utopia comunista e le ragioni del suo crollo
Tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 del XX secolo, i regimi comunisti crollano uno dopo l’altro in quasi tutti i Paesi del mondo. Ma che cosa propugnava la dottrina comunista? E perché era destinata a cadere?
di Simone Valtorta
(luglio 2006)

http://www.storico.org/dopoguerra_torme ... nista.html

La decadenza dell’Unione Sovietica è direttamente correlata alla corsa agli armamenti che, dagli anni Settanta del XX secolo, oppone il mondo comunista del Patto di Varsavia alla Nato: il punto più critico nelle relazioni tra le due super-Potenze, sovietica e americana, si tocca nel 1985 – quando lo scoppio della Terza Guerra Mondiale sembra più che un’ipotesi –, poi l’esausta economia russa, troppo arretrata, collassa: nel giro di pochi mesi, tra il 1989 e il 1990, la Russia deve ritirare le sue truppe da quasi tutti i Paesi dell’Est Europeo; poi, l’immenso Impero che sembrava destinato a governare imperituro metà del pianeta crolla, sgretolandosi pezzo dopo pezzo, mentre sulle sue ceneri sorgono altre nazioni. Con il regno sovietico, decade anche la dottrina politica che, fin dalla Rivoluzione d’Ottobre del 1917, era stata eletta a suo fondamento: il comunismo, che all’inizio del III millennio sopravvive solamente in pochi Stati, tra cui la Cina e Cuba.

Quando si parla di comunismo, è vitale distinguere i fondamenti della dottrina dal modo col quale è stata in realtà applicata; è infatti indubbio che i regimi comunisti succedutisi nel corso del XX secolo in vari Paesi hanno provocato la più grave forma di schiavitù che la storia ricordi: burocratizzazione della vita e soppressione di ogni libertà individuale, persino di quella di pensiero, sono stati il loro risultato più eclatante. A farne le spese sono stati soprattutto contadini ed operai, ovvero le classi sociali più povere e deboli che avrebbero dovuto essere le prime a godere dei benefici del «paradiso» comunista (lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori è nato in Occidente, in area «capitalista»). La cancellazione della classe borghese, in Russia, ha prodotto un baratro spaventoso tra una ristretta cerchia di ricchi e un oceano sterminato di poverissimi, con un vertiginoso aumento della criminalità – tanto che, nelle grandi città, chiunque ne abbia la possibilità si circonda di guardie del corpo.

La dottrina comunista, ridotta all’osso, è di una semplicità persino disarmante: tutti gli uomini sono fondamentalmente uguali ed hanno bisogni comuni (una casa, un lavoro...); lo Stato deve provvedere a che siano soddisfatti questi bisogni primari, dopo i quali gli uomini non avranno desiderio d’altro – se nessuno possiede più degli altri, non vi saranno aspirazioni ad avere di più, né invidie né gelosie. Tutto in comune e il necessario per chiunque: da questo si può comprendere come il comunismo sia stato ben accolto, almeno inizialmente – prima che se ne producessero le ben note aberrazioni politiche –, dalle classi sociali più misere e dagli idealisti. Ad osteggiarlo, invece, fu sempre la Chiesa Cattolica, preoccupata dall’ateismo e dai conati rivoluzionari che quest’ideologia propugnava (Marx sosteneva che «la religione è l’oppio dei popoli», ma non fece altro che sostituire il culto a Dio col culto al Partito, vera e propria «divinità laica»).

Pur purgata dai suoi eccessi, la dottrina comunista è sbagliata non perché sia moralmente ingiusta, ma perché inapplicabile alla stirpe umana: chiunque abbia un minimo di nozioni di psicologia sa che gli uomini bramano avere sempre più di quello che hanno; è questo il motore del progresso. Inoltre, è errato pensare che debba essere lo Stato a dirigere la vita e le azioni dei cittadini, soffocando le loro aspirazioni, i loro desideri e le loro naturali inclinazioni in nome di un ipotetico «bene comune» a tutto scapito del «bene individuale». I propugnatori del comunismo, quando sono mossi da buone intenzioni e non da sete di potere o clientelismo politico, mostrano di ignorare completamente la psiche umana.

Si potrebbe obiettare che, nel mondo, vi sono gruppi di persone che decidono realmente di vivere mettendo in comune tutti i loro averi e, non di rado, conducendo uno stile di vita austero: basti pensare a molte comunità monastiche o conventuali. Ma bisogna precisare che si tratta di comunità di poche decine di individui di idee convergenti (se non altro sul piano religioso), e il cui ingresso è frutto di una libera scelta, e non imposto dall’alto.

Un esempio di comunismo «etico e giusto» è quello messo in atto in Israele subito dopo il Secondo Conflitto Mondiale: la popolazione venne invitata a riunirsi nei kibbutz, villaggi dove i beni erano messi in comune e dove nessuno possedeva più degli altri. Oggi solo il 2% degli Israeliani è rimasto a vivere lì, tutti gli altri si sono trasferiti altrove scegliendo di lavorare, abitare e possedere secondo i loro reali bisogni personali, anche se questo ha inevitabilmente portato a disuguaglianze economiche e sociali più o meno marcate.
Ma, almeno, l’uomo ha riacquistato la sua dignità, senza divenire un mero numero, un ingranaggio della macchina ideologica comunista che, nella sua ansia di creare l’uomo ideale, ha sempre finito col distruggere l’uomo reale!

https://it.wikipedia.org/wiki/Comunismo
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » mer dic 13, 2017 8:34 pm

Trovato in rete, non fa una piega!:
Tempo fa un conoscente che so che legge quello che pubblico, mi chiese in un bar con fare ironico e quasi al limite del sardonico:
“Mamma mia, ma quanto ce l’hai con questa sinistra!
Ma cosa ti ha mai fatto?”

https://www.facebook.com/pagnogno.mosca ... 2652180656

Io con altrettanta pacatezza, girando il caffè, gli risposi che non era una risposta fornibile li sul momento in 5 parole, e che visto che abbiamo i rispettivi contatti whatsapp, gli avrei scritto.

Così gli ho scritto.

Odio questa sinistra, perché è l’entità più falsa, ipocrita, opportunista, menzognera, e discriminatoria nei confronti degli italiani, che abbia mai calcato la scena politica di questo paese.

La odio perché pur di portare a compimento i propri interessi, non esita ad umiliare i propri cittadini per compiacerne altri nella speranza di farne un nuovo elettorato grazie al quale sostituire quello italiano, e la odio perché è arrivata a stravolgere la nostra stessa vita, le nostre usanze, le nostre tradizioni, arrivando ad assecondare preti che non fanno più il presepe, e presidi che nelle scuole rinunciano all’albero di natale, pur di compiacere l’arroganza di chi arriva deciso a prevaricare, piuttosto che integrarsi.

Odio la sinistra, perché è arrivata a mettere mano al vocabolario italiano pur di imporre il “pensiero unico mondialista”, vietando alle redazioni giornalistiche con un documento ufficiale, l’utilizzo della parola “clandestini”, intimando che venisse sostituita con il più bucolico “migranti”, manco fossero tutti innocue e simpatiche rondinelle, o vietando l’uso del termine “zingari”, per imporre di sostituirlo con follie linguistiche tipo “camminanti” o “nomadi”, anche quando nomadi non sono affatto, e stazionano per anni nello stesso posto per la felicità di chi ha la fortuna di dover condividere con essi le periferie.

Odio questa sinistra perché assegna la terza carica più alta dello stato ad elementi che rappresentano il 3 % dell'elettorato italiano, e che si permettono di proferire proclami solenni nei quali affermare:
“I migranti sono l’avanguardia di uno stile di vita che presto sarà quello di tutti noi!”
beninteso che in questa frase che trovo orrenda, non si sottintende una scelta, o una volontaria voglia di condivisione, ma lascia intravedere una IMPOSIZIONE con tutte le sfumature dei bei regimi comunisti andati.

Odio questa sinistra perché corre a stracciarsi vesti e capelli nei primi banchi dei funerali del nigeriano che muore in seguito ad una rissa alla quale partecipava attivamente, e da li ululano tutto il loro sdegno contro gli italiani razzisti e xenofobi aggiungendoci qualche “colpa di Salvini”, che non guasta mai alla propaganda sinistroide, salvo poi scoprire che il compianto era affiliato ad una organizzazione di mafiosi africani dediti a traffici e taglieggiamenti eseguiti con inenarrabile violenza e ferocia, e che ai funerali dei numerosi italiani che cadono sotto i colpi migranti, come i poveri coniugi Solano trucidati a Palagonia dall’ivoriano Mamadou Kamara, quello che ha sgozzato lui lasciandolo morire mentre stuprava la moglie prima di gettarla dalla finestra, la sinistra istituzionale non si fa vedere nemmeno con un radio telescopio, e non si indigna mai, salvo qualche risicato : “E’ un caso isolato!”, anche quando i casi sono ordinaria quotidianità tutt’altro che isolati.

Odio questa sinistra perché dopo ogni atto criminale che vede protagonisti i soliti noti, non fa che ripetere che non possiamo generalizzare per colpa di “uno” su tutti gli altri, ed attaccano a recitare il consueto mantra opportunista ed ipocrita:
“Non possiamo fare di tutta l’erba un fascio!”
Salvo poi quando arrivano barconi carichi con 999 clandestini africani subsahariani ed UN siriano, diventare loro i primi generalizzatori ed utilizzatori del “fare di tutta l’erba un fascio”, raccontandoci che su quel barcone, c’erano 1000 “profughi” in fuga da Aleppo. Se serve a far diventare “siriani” anche i 999 africani grazie all’unico vero profugo a bordo, il “fare di tutta l’erba un fascio” diviene consentito ed opportuno.

Odio questa sinistra perché sale in cattedra sempre contro chi si difende, ma mai contro chi aggredisce, chi rapina, chi stupra. La odio perché con mesi e mesi di lavaggi di cervello sono riusciti a trasformare in “razzismo” la legittima difesa, e non li ho mai sentiti una sola volta usare contro stupratori, rapinatori ed assassini, la stessa veemenza e lo stesso disprezzo che usano nei confronti degli esponenti della LEGA, ogni volta che si confrontano sul tema sicurezza. Per loro il problema non consiste nel fatto che il il 40% dei totali stupri, il 31% dei totali omicidi, ed il 60% delle totali rapine violente in abitazione vedano esecutori stranieri, no, per loro il problema è la LEGA che “parla alla pancia”, come se i rapinati, le stuprate ed i pensionati torturati con ferri da stiro roventi fino a quando non indicano il nascondiglio dei risparmi, avessero bisogno di Salvini che parli alle loro pance, per essere furenti.

Odio questa sinistra perché per loro il criminale, soprattutto quello immigrato, gode sempre di una qualche “attenuante culturale”, e ci sarà sempre una “colpa nostra” nel non averli integrati, o qualche pietista storia di emarginazione o di “mancata inclusione” a derubricare le loro malefatte, perché per la sinistra da sempre, chi subisce un reato è in qualche modo il potenziale mandante dello stesso, poichè la sua condizione di persona rispettosa di regole e leggi e magari benestante, per i comunisti è già vista come una sorta di istigazione a delinquere nei confronti del povero “escluso”, che non può che delinquere per sopravvivere.

Odio questa sinistra perché per loro chi invoca sicurezza e rispetto per le leggi è un “fascista”, salvo quando il ladro magrebbino si introduce nella casa della sorella di una portavoce toscana del PD e le mette un coltello alla gola prima di rapinarla e fuggire, cosa che una volta appresa dalla piangente sorella al telefono, ha indotto la portavoce a lasciarsi andare all’emotività del momento sfogandosi sul suo profilo Facebook con un pacato:
“Immigrati ladri dovete morire tutti!”
affermazione costatagli il giorno dopo scuse pubbliche ordinate dal regime, e le sue dimissioni dalla carica, perché quando per una fottuta volta il “multiculturalisno” tocca da vicino il loro culo di sinistra, anziché sempre quello di “qualcun altro", meglio ancora se della LEGA, smette immediatamente di essere quel meraviglioso paradiso del quale blaterano dalla mattina alla sera nei salotti radicalchic della RAI, con fuori ad attenderli scorte formate da 20 uomini dei reparti speciali, a proteggerli dal mondo reale!

Odio questa sinistra perché dopo il caso di San Basilio a Roma nel quale un abusivo italiano in attesa di aiuto da 10 anni, e che negli ultimi 7 ha dormito in una cantina senza riscaldamento, ha respinto assieme ai suoi vicini una famiglia marocchina alla quale qualcuno aveva assegnato l’appartamento che occupava, ho dovuto sentire dalla giunta comunale di sinistra che è un inqualificabile criminale che si dovrebbe vergognare assieme a chi lo ha aiutato, mentre a Torino c’è un intero caseggiato occupato interamente da più di 1000 clandestini dove si spaccia, ci si prostituisce, con un intero quartiere tenuto in scacco dalla loro criminalità che impera sovrana, ma su questo caso la locale sindaca dello stesso partito di quella di Roma tace, e c’è chi nella giunta ha dichiarato che non si può fare nulla perché sono troppi!

Odio questa sinistra perché pur di crearsi un nuovo elettorato straniero, ed ingrassare le loro COOP ROSSE, sta operando il primo caso di “invasione assistita” della storia dell’umanità, usando le proprie forze militari per meglio farsi invadere anziché respingere e rimpatriare clandestini come fa il resto del mondo normale.

Odio questa sinistra perché a Goro, a Tor Sapienza, ad Aulla ed ovunque sono sorte tutte le barricate anti immigrati erette dai cittadini che stanno pagando mutui da 200 mila euro per case che poi ne varranno 30 mila se dovessero spuntarla i prefetti e gli affitta camere del PD, sono “fascisti”, “razzisti” e “xenofobi che si dovrebbero vergognare”, tranne che a Capalbio, ridente cittadina a guida PD oltre che ameno luogo di villeggiatura di importanti esponenti politici accoglienti ed umanitari, dove però a quanto pare, la quota a loro destinata e respinta di 30 o 40 “sedicenti profughi” africani, non avrebbe fatto per niente “pendant” con la signorile piazzetta centrale, o le villette arredate con gusto degli esponenti PD.

Odio questa sinistra perché non ammette la sconfitta nemmeno dopo un 60 a 40, e stanno ancora cercando di rifilarci il quarto governo di sinistri nominati, la odio perché hanno la supponenza di superiorità morale e culturale nonché la pretesa di puntare il ditino accusatore a chiunque, perfino dopo che la loro banca MPS sta per ottenere la quindicesima salvaguardia con i soldi pubblici, perfino dopo mafia capitale, perfino dopo gli oltre 150 tra indagati ed arrestati nel solo 2015, perfino dopo che hanno ceduto 450 marchi dell’eccellenza italiana agli avvoltoi stranieri, perfino dopo robe come la legge Fornero, il Job Act, e dopo che il lavoro dei giovani italiani si basa su una porcheria come la paghetta dei “vaucher”, perfino dopo le assoluzioni dei vertici di Banca Etruria, i colpi di stato orditi a botte di “spread”, dopo che sono stati per mesi tra i maggiori sostenitori dell’ingresso in Europa di una roba come la Turchia, che si vede che a Renzi piaceva da matti perché la gli oppositori politici del governo vengono buttati in galera senza processo, e si vota con un responsabile di partito che ti accompagna in cabina per indicarti col dito dove ti conviene apporre la crocetta,

la odio perché ha un modo inaccettabile di considerare chi non la pensa come loro, prima deridendolo, poi criticandolo, poi demonizzandolo addossandogli ogni male storico e planetario, per poi finire con facce sulle quali potrebbero comodamente sedere a contorcersi come i vermi nello scatolino delle esche vive di un pescatore, quando Trump vince sbaragliando 4 mesi della loro più schifosa propaganda denigratoria, quando la Brexit si afferma demolendo tutte le loro apocalittiche previsioni, o quando il NO referendario gli rifila una sacrosanta sprangata finale nelle gengive, nonostante le minacce, le intimidazioni e tutti i vari tentativi da parte della “cosca” del “mandamento di Bruxelles” di influenzare il nostro voto.

E la odio per un altro miliardo di motivi che affondano nelle loro stesse radici, quelle che negano, che fanno finta di non conoscere, che fanno finta di ripudiare, sebbene lo sappiano benissimo che possono cambiare colori , simboli, abiti, possono mettersi in giacca e cravatta e cambiare nella denominazione del partito quel “comunista”, sostituendolo con tutti i “democratico” che vogliono, ma sono e rimangono nipotini di quella falce e martello che nella storia ha seminato più morti del nazismo , tra coloro che la pensavano diversamente….

Ed il mio conoscente so che ha letto, ma non mi ha mai risposto.
Emanuela Oscar
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » dom dic 17, 2017 1:47 pm

Uno dei peggiori!

"Rischio Austria anche da noi, pronti a intese per il Governo"
2017/12/17

http://www.huffingtonpost.it/2017/12/17 ... a_23309747

Liberi e Uguali cercherà convergenze per il prossimo Governo. In un'intervista alla Stampa, Massimo D'Alema apre al sostegno politico come "forza riformista che a determinate condizioni è pronta a prendersi le sue responsabilità" per evitare che l'Italia prenda la strada austriaca.

"Ciò che sta accadendo in una parte d'Europa è preoccupante e l'Italia non è estranea a questi rischi".

D'Alema ribadisce la sua preoccupazione per il post-voto, per lo stallo che rischia di derivare dall'appuntamento elettorale.

"Purtroppo, questo rischio deriva dalle contraddizioni del governo e dalla politica di questi anni. Tuttavia, a mio parere la legge attuale non produrrà una maggioranza di governo. Nessuno stavolta compete davvero per vincere: il governo sarà frutto di intese che verranno dopo".

Dentro Liberi e Uguali "non ci sentiamo affatto fuorigioco" dice D'Alema. Ci sono però condizioni minime per un'alleanza di Governo.

"Potrei parlare di molte cose, a partire dal lavoro e dal welfare. Ma limitiamoci alla politica estera: pretenderemo una rinnovata capacità di iniziativa internazionale dell'Italia, un rilancio dell'europeismo, federalista e comunitario, e una più forte difesa dei principali asset del Paese. Su questi punti cardine misureremo le possibili convergenze".

L'ex ministro degli Esteri parla del rapporto con la Russia, con cui "andrebbe aperto un negoziato serio", fermo restando la tutela dell'Ucraina, perché le sanzioni sono inefficaci. Parla di Gerusalemme capitale, frutto di un "abbraccio fra la destra americana e la destra israeliana". Parla di Libia, della necessità di "affidare i campi profughi all'Unhcr e alle organizzazioni umanitarie, che invece stiamo espellendo dal Mediterraneo. Anche la nostra immagine si è appannata, pensiamo al caso Regeni". Parla di Europa e della posizione di subalternità dell'Italia: "Ho visto governanti che hanno passato anni a baciare la pantofola della Merkel e adesso sono passati alla pantofola di Macron", che ha "una forte visione egemonica, direi quasi coloniale".
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » dom dic 24, 2017 1:16 pm

Protezione dei criminali e alto tradimento
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=68831

I lettori più attenti di IC hanno già avuto due volte la notizia che intendo trattare oggi: in una breve della Stampa (http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=68767 ) e nell’analisi scritta apposta per IC da Antonio Donno sulla politica di Trump. Ma il pubblico dei giornali italiani no, l’hanno vista pochissimo, come del resto quelli americani, dato che, per esempio, a quel che ne so, il New York Times e le maggiori retei televisive l’hanno accuratamente taciuta (https://nypost.com/2017/12/21/a-deafeni ... ah-scandal ). Vedete, vi sono anche la fake news omissive e in esse i giornali più “autorevoli” e più “progressisti” (“autorevoli” perché “progressisti” e “progressisti” perché “autorevoli”, ça va sans dire) si distinguono anche rispetto ai siti web più squalificati. Dunque repetita iuvant, soprattutto se la cosa è davvero importante. È in questo caso lo è, credetemi.

La notizia è questa. L’amministrazione Obama, a quanto si capisce su decisione dello stesso presidente, ha consapevolmente coperto le operazioni di spaccio di stupefacenti all’ingrosso compiute da Hezbollah in America.

C’era una grande indagine della DEA (Drug Enforcement Administration) che stava da anni lavorando per scardinare la rete dei trafficanti di droga di Hezbollah, c’erano ordini di arresto, sequestri, processi iniziati. I vertici dell’amministrazione Obama hanno bloccato tutto, hanno chiuso l’operazione, non autorizzato le domande di estradizione, tolto i soldi necessari alle indagini, bloccato i processi, al solo scopo di “non mettere in imbarazzo l’Iran” lasciando che emergesse la natura criminale del suo più stretto esecutore materiale e banda armata terrorista nel mondo arabo.

La notizia non viene da una fonte qualunque né da un giornale nemico di Obama. È invece il frutto di una inchiesta molto lunga e articolata pubblicata da Politico (https://www.politico.com ), il più importante e autorevole (“autorevole” nel senso citato sopra, cioè progressista, ma spesso anche autorevole sul serio) sito di giornalismo politico americano, che ha strenuamente appoggiato Obama e Hilary Clinton e combattuto Trump, ma ha lasciato che un suo giornalista investigativo lavorasse per mesi su questa traccia e poi l’ha pubblicata: un esempio di giornalismo vero che lascia ben sperare nella possibilità che i media americani escano dalla palude di propaganda partitica in cui si sono sprofondati, a partire da New York Times e CNN.

L’inchiesta si trova qui, merita di essere letta anche per come è scritta (https://www.politico.com/interactives/2 ... estigation ). Se ne volete un riassunto in italiano potete leggere qui, guardate un po' su due siti italiani noti e non su giornali cartacei ( http://formiche.net/2017/12/20/politico-hezbollah-obama , http://www.huffingtonpost.it/2017/12/18 ... a_23310623 ) Aggiungo che c'è stata una replica molto debole dal Whashington Post, secondo giornale più "autorevole" e "progressista" d'America, in cui non si prova nenache a dimostrare che il sabotaggio alla DEA non ci sia stato, ma si dà voce ad alcuni dei presunti responsabili che sostengono di non c'entrare, che l'inchiesta di Politico è esagerata e strumentale... cose così (https://www.washingtonpost.com/blogs/er ... -hezbollah ).

Vorrei infine darvi l'indicazione di tre voci di parte ebraica: una cronaca del Jerusalem Post ( http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Confl ... out-518564 ) una bellissima analisi, come sempre, della più brava giornalista politica israeliana, Caroline Glick (http://www.jpost.com/Opinion/OUR-WORLD- ... dia-518511 ) e un articolo dell'italiano Emanuele Ottolenghi, che attualmente lavora da analista politico negli Stati Uniti che richiede con forza la ripresa delle indagini (http://thehill.com/opinion/national-sec ... ve-project )

Vi ho citato con larghezza le mie fonti, non solo perché lo faccio sempre a giustificare le mie cronache, ma anche perché questo è un caso di gravità veramente unica. In primo luogo abbiamo qui la prova di una cosa che spesso Israele ha detto, ma che non viene quasi mai accettata e cioè che Hezbollah non è per nulla un normale movimento politico "popolare", con qualche tentazione militarista. È invace un'organizzazione criminale terrorista che non solo pratica in tutto il mondo attentati contro civili ignari, oltre che contro militari (sono suoi gli attentati ai marines del Libano, ma anche al centro ebraico di Buones Aires e ai turisti israeliani di Bargas in Bulgaria, per citare solo tre casi che assieme però hanno provocato un mezzo migliaio di morti.
Personaggi come D'Alema hanno mostrato spesso solidarietà con questo movimento (vi ricordate la famosa passeggiata per le vie di Beirut con un loro parlamentare che era fra l'altro responsabile dei rifornimenti miltari? http://www.repubblica.it/2006/08/sezion ... ollah.html ... una passeggiata che "oggi rifarei" http://www.barbadillo.it/52022-esteri-d ... bardamento ).
Ma sono criminali, non solo terroristi ma anche spacciatori di droga e di chissà che altro.

Il secondo punto è che gli alti gradi dell'amministrazione Obama e forse il presidente in persona si sono resi protettori e complici di questa attività criminale, violando i giuramenti fatti di difendere il loro popolo e la legge. Chissà quanti giovani sono morti per la droga fatta passare per un gioco politico. Con questa storia siamo al di là non solo della legge, ma anche della decenza morale. Molto, ma molto oltre delle peggiori accuse fatte su un presunto patto fra stato e mafia in Italia.

Il terzo punto è che Obama e i suoi collaboratori hanno mostrato in questa storia di tenere all'accordo con l'Iran al di là di qualunque limite morale, giuridico e politico. C'è stato una politica durata otto anni per affidare il Medio Oriente all'imperialismo iraniano, al di là di qualunque crimine commesso dagli ayatollah e dai loro satelliti. Una specie di missione che Obama si è dato, per cui non ha esitato a violare l'ordine costituzionale americano (evitando di sottoporre un rilevante trattato internazionale al Senato, secondo la costituzione), calpestando i diritti e la lealtà dei suoi alleati, in primis Israele, esponendo a un rischio atomico di cui ancora non siamo tutti consapevoli non solo tutto il Medio Oriente, ma anche l'Eurpa e gli Stati Uniti.
Purtroppo il mondo e in particolare l'Unione Europea (anche l'Italia) abbonda di nostalgici di questo protettore di spacciatori di morte, come si è visto nelle recenti votazioni all'Onu. Ma pian piano sta emergendo il vero senso politico della sua presidenza: protezione dei criminali e alto tradimento.
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » ven dic 29, 2017 8:59 pm

Papa Francesco è il leader della sinistra italiana, europea, mondiale
di Loris Zanatta
2017/03/24

https://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/03/ ... Q.facebook

Ormai è ufficiale: Papa Francesco è il leader della sinistra italiana, europea, mondiale. Com’è possibile? Sarà un equivoco? Le ragioni accampate dalle nutrite legioni pontificie suonano convincenti: poiché la sinistra laica ha smarrito la via e tradito gli ideali abbandonando “gli ultimi” della cui protezione dovrebbe occuparsi, è normale che cessi di rappresentarli. Ancor più normale, in tale ottica, è che gli orfani sociali, che sono tanti, e gli orfani intellettuali, ancor più numerosi, si rivolgano speranzosi al Papa argentino, al suo costante appello agli scartati, alle periferie, alle sue bordate contro il mercato, i potenti, le banche. Lui sì che scalda i cuori! Per molti è una nuova gioventù: l’anticapitalismo è tornato!

Tutto ciò non dovrebbe sorprendere: molto prima che il comunismo trasformasse il verbo anticapitalista e antiliberale in un’ideologia secolare, era stata la chiesa cattolica ad agitare con furia quel vessillo; e quella latina più di qualsiasi altra, in nome del popolo cristiano minacciato nelle sue virtù dalle nuove idee. Non sarà un caso se il comunismo ha attecchito nel mondo latino e cattolico assai più che altrove; se il comunismo vi ha assunto spesso il profilo di una chiesa secolare: lo dico con cognizione di causa, da figlio di operaio comunista cresciuto coi santini di Lenin sui comodini di casa.

Con Bergoglio, dunque, l’atavica ostilità al liberalismo economico e politico ritrova le sue ragioni e chi non ha elaborato il lutto del crollo del mondo comunista, può ritornare alle origini evangeliche dell’antiliberalismo nei paesi latini. Ciò è del tutto coerente con la traiettoria del Papa, che incarna la tradizione antiliberale del populismo latinoamericano, nemico della “razionalità illuminista” e dei ceti medi, in quanto “ceti coloniali” estranei alle radici cattoliche del “popolo”.

La distinzione tra destra e sinistra è importante, ma talvolta superficiale: c’è una destra liberale e una destra populista; c’è una sinistra liberale e una sinistra populista; e c’è assai più affinità ideale tra le anime liberali e tra quelle populiste di quanto non ve ne sia tra destra e sinistra. E’ questione di visioni del mondo le cui radici si perdono in epoche remote. Quella liberale propone una visione disincantata del mondo; affronta la vita sociale come un esercizio pragmatico e imperfetto che rifugge le utopie redentive, perché foriere di fanatismi fratricidi.

Quella populista vede il mondo come un’eterna lotta tra bene e male; non le importa analizzare il mondo nella sua complessità per apportarvi modifiche, migliorie, riforme; le importa giudicarlo in termini etici: assolverlo o condannarlo. Su questo piano, il populismo non ha rivali: la sua portentosa forza è la stessa che da secoli alimenta le grandi religioni; e su ciò, infatti, sulla semplificazione dei grandi problemi della nostra epoca, il Papa non ha rivali. Tuttavia, gli argomenti di chi si arruola nella sinistra pontificia sono più deboli di quanto sembri. Si può criticare finché si vuole la sinistra liberale, ma il suo presunto “abbandono” degli ultimi è frutto di una riflessione storica che, prima o poi, anche la sinistra pontificia dovrà fare. Nasce cioè dall’ovvia considerazione, del tutto estranea al Papa, che il terribile mercato ha fatto e può fare per emancipare gli ultimi e le periferie assai più degli ideali agitati con indignazione contro di esso; che il mercato va governato e ben governato, non combattuto; che la competitività e la produttività non sono brutte parole inventate per sfruttare gli indifesi, ma le chiavi per rendere più inclusivi i sistemi produttivi e sociali.

La sinistra bergogliana guardò nel decennio scorso ai populismi dell’America latina come la nuova via: quelli sì che bastonavano il mercato, che pompavano spesa pubblica, che inneggiavano al popolo e ai poveri! Oggi che il Venezuela chavista langue nella miseria e nella disperazione in mezzo a un mare di macerie istituzionali, tutti guardano altrove: regna il silenzio. Eppure era già accaduto e ancora accadrà: quelle belle idee producono simili disastri. Non sarà che le milizie del Papa amino più i loro antichi e gloriosi ideali che il destino dei poveri?
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » mer gen 03, 2018 7:51 pm

Cosa vuol dire per la Cina abbandonare Marx per tornare a Confucio
di Emma Lupano
21 ottobre 2017

https://www.agi.it/blog-italia/agi-chin ... 2017-10-21

Addio marxismo-leninismo, bentornata tradizione. Non è successa in un giorno e, soprattutto, non è mai stata ufficialmente annunciata, ma la sostituzione degli elementi fondamentali dell’ideologia comunista con i valori della tradizione confuciana è la tendenza che ha caratterizzato l’evoluzione del Partito comunista cinese negli ultimi 40 anni. Lo afferma Hugo de Burgh, professore di Giornalismo e direttore del China Media Centre dell’Università di Westminster di Londra, secondo cui questa traiettoria ha subito una particolare accelerazione durante la leadership di Xi Jinping. Come il mandato di Xi, questa tendenza è destinata ad essere riconfermata nel corso dello “shijiu da”, il XIX Congresso del Partito comunista cinese in programma a Pechino in questi giorni.

Programma quinquennale

Dalla Grande Sala del Popolo che si affaccia su piazza Tian’anmen saranno annunciate le linee guida e le parole d’ordine della politica cinese dei prossimi cinque anni e de Burgh scommette che un ruolo di primo piano sarà assegnato a quello che lui chiama “The Canon” e a cui in cinese si fa riferimento con il termine “guoxue” (letteralmente “studi nazionali”). Si tratta di tutto quel patrimonio culturale cinese che si fonda sul sapere filosofico, letterario ed etico di stampo confuciano: un sapere che ha caratterizzato l’identità cinese per più di un millennio e che, dopo essere stato combattuto e cancellato in epoca maoista tanto dal discorso politico quanto da quello quotidiano, è riemerso nella vita pubblica cinese dagli anni Ottanta del secolo scorso.

La riscoperta di Confucio

“Gli intellettuali progressisti in Cina hanno condannato Confucio per 70 anni: dalla caduta dell’impero, nel 1911, fino al 1980”, ha spiegato de Burgh durante una conferenza organizzata dal Contemporary Asia Research Centre dell’Università degli studi di Milano la scorsa settimana. “Il rigetto era dovuto soprattutto alla convinzione che il sapere tradizionale fosse l’ostacolo principale sulla strada della modernizzazione della Cina”. Solo con l’inizio delle riforme, in reazione agli anni del maoismo e al dramma della Rivoluzione culturale, i dirigenti comunisti hanno gradualmente ridato spazio a elementi della cultura tradizionale.

La filosofia del cacciatore di topi

“Il primo è stato Deng Xiaoping negli anni Ottanta: con la sua ‘filosofia del cacciatore di topi’, ha reintrodotto un approccio pragmatico e non ideologico alla politica, predicando che poco conta il colore del gatto, purché catturi i topi”. Jiang Zemin, il principale esponente della cosiddetta “terza generazione” di leader cinesi, “ha proseguito su questa strada del pragmatismo, allontanandosi sempre di più dalle rigidità ideologiche del marxismo-leninismo quando, con il suo ‘pensiero delle tre rappresentatività’, ha consentito agli imprenditori di essere membri del Partito”. Mentre con la “quarta generazione” di Hu Jintao “è stato riportato alla luce uno dei concetti più importanti del confucianesimo, quello di armonia, in chiaro contrasto con il principio comunista della lotta di classe”.

Cosa vuol dire per la Cina abbandonare Marx per tornare a Confucio

Il presidente cinese Xi-Jinping

Con la leadership attuale, questo processo ha subito un’ulteriore accelerazione: “Xi Jinping è stato il primo segretario generale del Pcc a commemorare pubblicamente, nel 2015, il compleanno di Confucio. Ha visitato in veste ufficiale il luogo di nascita del filosofo, ed è il leader comunista che inserisce il maggior numero di citazioni confuciane nei propri discorsi”.

Cosa resta dell'ideologia comunista

Che cosa è rimasto allora, oggi, dell’ideologia comunista nel pensiero politico espresso dal Pcc? O, per dirla con de Burgh, che cosa è stato “buttato via” e che cosa “è sopravvissuto” del marxismo-leninismo nel “socialismo con caratteristiche cinesi”?

Cosa vuol dire per la Cina abbandonare Marx per tornare a Confucio

Xi-Jinping con la moglie

“Il Pcc ha rigettato l’utopia implicita nel pensiero comunista e il concetto di determinismo storico - afferma lo studioso -. Ha buttato via il principio della lotta di classe e la concezione negativa del mercato e dell’imprenditoria. Ha anche annacquato l’imperativo a eliminare tutte le religioni”, limitandosi a ostacolare quelle che potrebbero mettere in discussione l’ordine costituito. Qualcosa, però, è stato per salvato: “Sono vive la concezione delle leadership come avanguardia del popolo, la gestione dirigista dell’economia e l’identificazione dei media come strumenti al servizio della politica”.

L'eccezionalità cinese

A sostituire i dogmi del marxismo-leninismo sono le sempre più frequenti teorizzazioni della “eccezionalità” cinese: l’idea, cioè, che la Cina sia diversa da qualsiasi altra realtà e che non possa e non debba seguire ideologie politiche e modelli provenienti da altri Paesi.

Il sogno cinese

“Il ‘sogno cinese’ di Xi Jinping esprime di fatto la convinzione che non c’è alcuna ragione per cui il modello politico, sociale e culturale cinese dovrebbe essere meno attraente di quello, per esempio, degli Stati Uniti. Molti cinesi ormai hanno conosciuto da vicino la realtà americana e ne hanno visti i difetti, dalla violenza alle enormi sperequazioni sociali. Non è un caso che, secondo alcune ricerche, i cinesi che studiano o vivono negli Stati Uniti o in Gran Bretagna sono i meno attratti dai nostri sistemi”, dice lo studioso britannico.

Il fascino del guoxue

Si spiega anche così il fascino ritrovato dei guoxue, e il loro ritorno nel curriculum degli studenti cinesi. “Dal 2013 i libri del ‘canone’ confuciano sono stati inseriti nel gaokao (l’esame nazionale che i giovani devono sostenere al termine delle scuole superiori per poter accedere all’università). Mentre, dal 2014, il Ministero dell’educazione ha inserito i testi del ‘canone’ nei programmi scolastici obbligatori”.

L'educazione dei giovani

Non si tratta solo di assicurare un ritorno alle radici culturali del Paese, ma anche di diffondere tra i giovani concetti morali utili a riempire il vuoto lasciato dal venir meno dei valori comunisti. “Quello che il ‘canone’ insegna ai bambini cinesi è per esempio il rispetto per gli adulti, il dovere dei più grandi di prendersi cura dei più piccoli, e in generale l’idea che solo all’interno della comunità una persona acquista un senso e può svilupparsi in modo compiuto. È l’esatto opposto – sottolinea de Burgh - di quanto viene insegnato ai bambini occidentali”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » mer gen 03, 2018 9:51 pm

L'Individualista Feroce - Liberalismo Italiano
5 dicembre 2017
« Il problema con il socialismo è che alla fine si esauriscono i soldi degli altri »
- Margaret Thatcher
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Re: Comounisti, nasicomounisti e de torno

Messaggioda Berto » dom gen 07, 2018 12:00 pm

A colpi di martello: la sinistra, Israele, Obama. Parla David Horowitz
Niram Ferretti
16 marzo 2016

http://www.linformale.eu/a-colpi-di-mar ... d-horowitz

David Horowitz non le manda a dire. Dalla sua bocca non sentirete mai uscire qualcosa di moderato perché sa che la tomba della verità in questa nostra epoca è la Newspeak del politicamente corretto. Horowitz è il testimone di un itinerario politico intenso e radicale da quando giovane intellettuale marxista a Londra negli anni Sessanta collaborava con Bertrand Russell e diventava amico di Isaac Deutscher, biografo di Trotzky e vate del New Left inglese, a quando nella California psichedelica e anarcoide del 68 approdava alle Black Panthers per poi abbandonarle quando la sua visione cambio profondamente. “Così come Stalin usò l’idealismo e la fedeltà della generazione dei miei genitori per commettere i suoi crimini negli anni Trenta, le Black Panthers hanno usato l’idealismo della mia generazione negli anni Sessanta”, avrebbe detto in seguito.

Oggi David Horowitz è il presidente del think tank conservatore che porta il suo nome, il David Horowitz Freedom Center e l’editore della vera macchina da guerra contro quella che lui considera la sottomissione americana all’ideologia progressive, che è Frontpage Magazine.

Autore di decine di libri di cui una buona parte intesi a mettere in luce gli ingranaggi e le mistificazioni liberal (e della sinistra tout court), rappresenta una delle voci più scomode e abrasive del panorama americano.

Vorrei cominciare con una domanda sul Freedom Centre di cui lei è presidente. Quali sono gli obiettivi del centro?
Il centro è stato creato per difendere le società libere che si trovano sotto attacco da parte di forze totalitarie interne ed esterne. Questa prima missione conduce a una seconda: svegliare i conservatori e altri patrioti i quali non capiscono che la sinistra “progressista” “sociale democratica” è una forza totalitaria, o una favoritrice del totalitarismo, e dunque una formazione in guerra contro le democrazie che si basano sul libero mercato.

Come George Orwell e Arthur Koestler anche lei viene dalla sinistra ed è diventato uno dei suoi più convinti oppositori. Se dovesse identificare le più persistenti e fallaci idee della mentalità progressista, quali sarebbero?
Praticamente tutte le idee della sinistra sono false perché sono basate sulla premessa che se alla sinistra verrà concesso il potere necessario potrà creare un paradiso mitico chiamato alternativamente “comunismo” o “socialismo” o “giustizia sociale”. Sono la seduzione e l’impossibilità dei loro sogni utopici ciò che rende i suoi seguaci così pericolosi e disponibili ad allearsi con i nemici della democrazia, anche i barbari islamici.

Per anni lei ha denunciato il modo in cui molti campus e università americane sono diventati luoghi di indottrinamento liberal se non palesemente neo-marxista e anti-occidentalista. Cosa ha determinato si questa situazione?
La cecità dei conservatori nei confronti della minaccia. Il termine “liberal” attribuito alla sinistra, che è bigotta e intollerante, è un termine ingannevole. “Neo-marxista” è troppo moderato. Nemmeno Marx aveva chiesto l’espulsione dei conservatori e dei dissenzienti dalle facoltà universitarie e dalle liste di conferenze.

Oggi l’antisionismo è espressione di una mentalità che va a braccetto con l’antiamericanismo. Per chi la pensa così l’Occidente è visto come la fonte di tutti i problemi. È come se ci trovassimo ancora nel periodo della Guerra Fredda e l’Unione Sovietica non fosse mai caduta. È d’accordo?
L’antisionismo è un sinonimo di odio per gli ebrei. Non c’è nessun’altra etnia o religione al mondo che potrebbe essere il bersaglio di un simile odio come lo è lo stato ebraico e nessun altro antagonismo – se non quello contro gli Stati Uniti – che possa forgiare una alleanza tra la sinistra progressista e i nazisti dell’Islam, i quali, diversamente da Hitler che celava i suoi piani per la Soluzione Finale, gridano dai tetti che il loro obbiettivo è quello di portare a compimento il lavoro cominciato da lui.

Come spiega che personaggi come Noam Chomsky e Norman Finkelstein, entrambi ebrei, siano arrivati al punto di tessere le lodi di un gruppo terrorista come Hezbollah il quale interpreta l’Islam in modo radicale ed è apertamente antisemita?
Chomsky e Finkelstein sono ebrei deliranti la cui religione è la fantasia utopica della sinistra. Questo fa sì che le loro priorità siano l’antiamericanismo e la distruzione di Israele che li porta ad allearsi con odiatori medioevali degli ebrei il cui obiettivo è un genocidio non solo degli ebrei ma dei cristiani, degli Indù e di tutti i non-musulmani.

Non è un segreto per nessuno che tra il Presidente Obama e il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ci sia un profondo contrasto relativamente a cosa sia meglio per Israele e per il Medioriente. Molti pensano che il Presidente Obama sia stato il presidente americano meno amichevole nei confronti di Israele. Cosa ne pensa?
Obama ha dato il suo appoggio ai Fratelli Musulmani, che sono la fonte del nazismo e del terrore islamico e l’origine della campagna genocidiaria palestinese che ha come scopo quello di gettare in mare tutti gli ebrei. Malgrado i conservatori siano tuttora intimiditi dal dire la verità su Obama perché è nero, Obama è un traditore americano che ha consegnato armi nucleari e missili balistici agli iraniani i quali proclamano apertamente il loro obiettivo, “Morte agli Stati Uniti” e “Morte a Israele”.

Nel suo discorso al Cairo del 2008, il presidente Obama ha definito l’Islam una “religione di pace”, una definizione usata prima di lui dal presidente Bush Jr. Questa Amministrazione ha costantemente rifiutato di connettere il jihadismo alle sue origini musulmane, coraniche. Quanto è importante che questo stato di cose cambi?
È cruciale per vincere la guerra globale che gli islamisti ci hanno dichiarato. Il profeta Maometto ha incitato allo sterminio degli ebrei e a una guerra contro gli infedeli, cristiani, indù, atei, e chiunque non si sottometta alla fede islamica. L’Islam è l’unica religione che si è diffusa attraverso la spada dietro specifico ordine del suo profeta.

Matthias Kuntzel uno dei maggiori esperti europei del legame tra islamismo e jihadismo, in una recente intervista rilasciatoci, ci ha detto che l’accordo nucleare iraniano è stato come avere promesso a un piromane, per dieci anni di contenimento, un magazzino pieno di taniche di benzina. E’ d’accordo?
Sì ma le sue parole sono troppo moderate. Obama ha dato le armi nucleari agli Hitler del Medioriente e dunque ha segnato la condanna a morte di Israele. Se Israele sarà in grado di difendersi cancellando il regime iraniano è da vedere. Ma lo spargimento di sangue che Obama ha autorizzato sarà orribile.

Come ultima domanda le vorrei chiedere di Donald Trump. Molti in Europa lo vedono come un segno di involuzione terzomondista e inadatto a diventare presidente. Qual è la sua opinione?
Mi ricordo quando Kennedy venne assassinato e Lyndon Johnson divenne presidente. Mi trovavo in Inghilterra all’epoca. Gli europei la pensavano allo stesso modo di Johnson. Gli europei hanno la tendenza a guardare dall’alto in basso gli americani perché li abbiamo salvati in due guerre mondiali. Abbiamo dovuto farlo perché molto tempo fa hanno rinunciato alla volontà di difendere le magnifiche culture che i loro antenati hanno creato. I salvatori vengono crocifissi, questa è una morale del cristianesimo che è ricordata raramente.
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