Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Messaggioda Berto » sab dic 01, 2018 8:00 pm

La transgender Sandra contro Birgitte, guerra degli spogliatoi in Norvegia
Monica Ricci Sargentini
20 novembre 2018

https://27esimaora.corriere.it/18_novem ... bDw09cArh4

Birgitte vive a Stavanger in Norvegia ed è un’assidua frequentatrice del Sis Sportssenter. Un giorno, nel luglio del 2016, nota la presenza nello spogliatoio femminile di una persona con i genitali maschili e gli chiede se non avesse sbagliato stanza. «No sono una donna a tutti gli effetti e ho il diritto di stare qua» risponde Sandra, che ha cambiato genere senza operarsi grazie alla legge sull’identità sessuale approvata nel 2016. Una risposta che non cancella la sensazione di disagio di Birgitte che si rivolge ai dirigenti della palestra i quali le assicurano che nessuna persona con genitali maschili può entrare nello spogliatoio femminile. La ragazza si tranquillizza ma dopo qualche mese, a febbraio del 2017, incontra Sandra e, forte del parere già ricevuto, le chiede di andare via. L’altra scoppia: «Ma quale problema hai? Questi non sono affari tuoi. Io ho tutto il diritto di stare qui».
La campagna mediatica

Nel marzo 2017 Sandra fa causa a Birgitte per molestie. Il caso finisce sui giornali. Vengono pubblicati molti articoli di appoggio alla donna transgender: «Dove deve andare a farsi la doccia Sandra? Dovunque voglia farsi la doccia. Costringerla a frequentare lo spogliatoio maschile solo perché ha un organo genitale maschile sarebbe un abuso nei suoi confronti» scrive Karoline Skarstein sul quotidiano Stavanger Aftenblad. Sullo stesso giornale esce un articolo a firma del gruppo femminista Ottar in cui si chiede di considerare il bisogno di privacy delle donne. Ma la campagna mediatica non si ferma: Birgitte viene descritta come transfobica, intollerante, cattiva. Lei va in crisi ed è costretta a prendersi un congedo per malattia dal lavoro.
Il processo

In tribunale Sandra è rappresentata da Legal Aid for Women che sostiene: «Se alle donne con il pene viene negato accesso agli spogliatoi femminili, quale spogliatoio dovrebbero mai usare? Se esistono degli spazi separati è perché le donne non si sentono al sicuro in una stanza con degli uomini, allora sarebbe strano costringere un gruppo di donne a usare gli spogliatoi maschili. Ricordiamo che le donne trans sono più a rischio di molestia delle donne cis (quelle che si identificano con il genere di appartenenza alla nascita ndr)». D’altro canto l’avvocato di Birgitte chiede che «sia considerato il disagio delle ragazze e delle donne che sono costrette a farsi la doccia accanto a una persona con genitali maschili».

Assolta

La sentenza arriva il 12 ottobre. La giuria si spacca ma Birgitte viene assolta con due voti a favore contro uno contrario. Per lei, però, il calvario non è finito: «Quando le chiedo della palestra — ha scritto la femminista svedese Kajsa Ekman su Facebook — lei mi risponde che non usa più gli spogliatoi e si fa la doccia a casa. Aggiunge che molte altre donne hanno manifestato lo stesso disagio e si cambiano in bagno quando c’è la donna trans». Per Ekman, autrice di molti libri sui diritti delle donne, «i nostri spazi si sono ristretti, questa è la conseguenza della legge sull’identità sessuale. I sentimenti delle donne e la loro sicurezza non sono considerati importanti. Se una persona protesta viene trascinata in tribunale. È chiaro che queste leggi non hanno nulla a che fare con il femminismo». Lo scorso febbraio l’intervento di Ekman alla conferenza sulla pornografia e la prostituzione a Göteborg, in Svezia, è stato cancellato dopo che lei aveva espresso dubbi sul concetto di «genere come costrutto sociale e non biologico».

Negli Usa la polemica sui bagni

La polemica ricorda quella sull’accesso ai bagni negli Stati Uniti. A maggio del 2016 l’allora presidente Barack Obama aveva diffuso una direttiva indirizzata a tutte le scuole pubbliche americane perché consentissero l’accesso alle toilette senza tenere in considerazione il sesso di nascita. Undici Stati americani, governati dai repubblicani, contestarono la decisione e il presidente Donald Trump, appena eletto, ritirò la direttiva rimandando ai singoli Stati la disciplina per l’accesso ai bagni.
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Re: Xughi jender, na skifoxa viołasion dei diriti omani

Messaggioda Berto » dom dic 02, 2018 2:55 am

A Milano parte un esperimento per creare bimbi "non sessisti"
Giovanni Neve
Sab, 01/12/2018

http://www.ilgiornale.it/news/milano/mi ... tAnU_j6rzo


L'iniziativa a Milano: un progetto pilota per eliminare gli stereotipi di genere già dalle elementari. Un "indottrinamento" alla teoria gender?

"Combattere gli stereotipi di genere nelle scuole primarie". Così il Comune di Milano ha lanciato un progetto per crescere bimbi "non sessisti".

L'iniziativa si chiama "Be.st - Beyond stereotype" ed è stato lanciato ieri dal sindaco Beppe Sala, dagli assessori Pierfrancesco Majorino e dalla delegata alla pari opportunità Daria Colombo. A ideare e realizzare il progetto l'ong Punto Sud "che lavora in tutto il mondo nel campo dell' aiuto umanitario, della cooperazione allo sviluppo e della migrazione".

Come racconta Federico Bastia di Punto Sud a La Verità, un gruppo di "esperti" e associazioni che si occupano del tema ha elaborato un modello per combattere "gli stereotipi sessisti che alimentano una netta divisione fra ciò che è maschile e ciò che è femminile" e in particolare concentrarsi sugli individui quando si formano gli stereotipi". Per questo il progetto coinvolge per il momento una sola scuola primaria, l'istituto Riccardo Massa nel quartiere Gallaratese. "La scuola selezionata per essere il pilota è invitata ad aderire a un percorso che include attività di formazione e informazione, indirizzate a insegnanti e famiglie sugli stereotipi di genere", dicono da Punto Sud. Che avvierà "attività formative" con libri e giochi che si ispirano all'ideologia gender.

Nell'opuscolo informativo divulgato ieri, inoltre, si spiega che il genere è "un processo di costruzione sociale" e che "la costruzione del genere non esclude l'esistenza di differenze biologiche, ma attribuisce a queste delle caratteristiche che prescindono dagli elementi strettamente fisici". Inoltre c'è una lista di nove "standard" o «principi" che ogni scuola dovrebbe rispettare per abbattere gli stereotipi. L'istituzione scolastica", quindi, deve "valorizzare le differenze", incentivare "un linguaggio" ma anche un gioco "non sessista e non discriminatorio" e avere spazi che "non rimarchino stereotipi sessisti".
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Re: Xughi jender, na skifoxa viołasion dei diriti omani

Messaggioda Berto » mar gen 29, 2019 9:09 pm

«Mio figlio, meglio bagnato che vestito di rosa»: mamma contro le maestre dell’asilo
Floriana Rullo

https://torino.corriere.it/cronaca/18_d ... LuK6_zWid4

Capita che un bimbo di tre anni non riesca a comunicare sempre tempestivamente quando ha bisogno di andare al bagno. E capita anche che le maestre, dopo aver usato tutti i pantaloni e le mutandine a disposizione, non vogliano lasciare il piccolo bagnato e decidano di prendere dei vestiti dalle loro scorte. Senza guardare il colore del capo che gli stanno facendo indossare. E così accade che ad un bambino di tre anni vengano messi dei pantaloni rosa, colore considerato per convenzione da bambina. Gesto che ha fatto andar su tutte le furie la mamma del ragazzino. È quanto accaduto nei giorni scorsi alla scuola dell’infanzia Peter Pan a Chivasso.


La lettera

La donna si è presentata a scuola con un biglietto consegnato alle insegnanti: «Vi ringrazio per i pantaloni rosa e le mutandine che avete imprestato al bambino - era scritto - dopo aver esaurito la scorta. Però le norme sociali non le abbiamo fatte noi. Lo preferivamo sporco e bagnato, che sappiamo asciuga, piuttosto che vestito da femmina e con le idee sull’identità di genere in conflitto». Missiva che ha spiazzato tutti.


«Una scelta di buonsenso»

«Nessuno si aspettava che una mamma preferisse lasciare il figlio bagnato di pipì piuttosto che vestito di rosa- spiega il preside Angelantonio Magarelli-. Se non rigettiamo questo tipo di pensieri, non possiamo che alimentare idee distorte legate al modo di vestire o pensare». Una scelta di buonsenso, secondo la vicaria della Enrica Venneri, quella fatta dalle maestre. «Non potevamo certo lasciare un bimbo con i pantaloni bagnati- dice-. Le insegnanti hanno addirittura avvisato papà e mamma del piccolo che venissero a portare un altro cambio e solo dopo aver appreso che non potevano raggiungere la scuola hanno recuperato dei pantaloni e la biancheria di scorta che teniamo in caso di necessità».


Alberto Pento
Il gender con le sue pratiche demenziali è una violazione dei diritti umani, un crimine contro l'umanità.
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Re: Xughi jender, na skifoxa viołasion dei diriti omani

Messaggioda Berto » mar gen 29, 2019 9:10 pm

???

Demonologia dell’ano
Niram Ferretti
2019/01/04

http://caratteriliberi.eu/2019/01/04/pa ... UMtPaCrUAo

Nei tempi neo-tribali che ci tocca vivere, dove, dopo il tramonto delle ideologie e dei sistemi forti, sono succeduti ampi accorpamenti di schieramenti antagonisti, tutti con i loro culti, tifi, slogan, hooligans, capetti e ducetti vari, anche la sessualità gioca la sua parte. Se trionfa, in campo progressista, il gayismo o omossessualismo come modello socio-culturale che promuove la famiglia alternativa gay con figli surrogati e matrimoni come avente identica equivalenza rispetto alla famiglia eterosessuale biologicamente predisposta alla riproduzione, in campo tradizionalista, e qui in Italia, molto cattolico e vicino a volte ad accorpamenti neofascisti, l’anatema contro l’omosessualità non solo non perde colpi, ma si rinnova tambureggiando.

D’altronde, il tam tam è delle foreste, anche quelle metropolitane dove le tribù in lotta tra di loro si fronteggiano. Guerriera della tribù che difende la famiglia eterosessuale dalle pestifere influenze omosex, c’è il medico chirurgo torinese Silvana De Mari (non a caso impugnante un’ascia a un convegno dell’organizzazione ultracattolica Christus Rex), che è anche scrittrice specializzata in fantasy, per la quale l’omosessualità è patologia e dunque necessaria di cure acconce al fine di riportare i gay sulla retta via dell’eterosessualità e del coito con donna a cui, si spera, consegua numerosa prole.

La De Mari, nella sua crociata contro la tabe gay usa, da una parte, l’armamentario medico di chi informa dei danni e delle infezioni che provoca il sesso anale, poiché l’ano, non quello solare di Bataille, ma quello effettivo dell’apparato rettale non è preposto al coito, dall’altro, quello retorico di chi nell’ano vede non solo l’orifizio da cui espellere le feci, ma il buco nero di una abiezione che può essere redenta se solo lo si vuole.

In una intervista di qualche tempo fa alla Zanzara, la dottoressa sottolineò come ai piani alti, eh sì ai piani alti, del satanismo, la sodomia è pratica iniziatica. E se Satana è indubbiamente colui a cui si rivolgono i satanisti, l’ano diventa, degli orifizi del corpo umano, il simbolo della sterilità o della negazione della riproduzione quando venga usato a modo di organo sessuale, poiché per natura solo la vagina è preposta ad essa, l’ano no, e nemmeno, se è per quello, la bocca. La bocca, tuttavia, che pure può essere adoperata per i baci e anche, naturalmente, per il sesso orale, non evoca la pratica “contro natura” per eccellenza, la sodomia, e dunque, anche se vi sono indubbiamente malattie che possono essere contratte dal suo contatto con gli altrui organi sessuali, essa non è così facilmente demonizzabile come l’organo inferiore che produce deiezione.


Infatti, la De Mari, non ce l’ha affatto con la bocca.

Così, affermare, come ha fatto, che stringerebbe la mano a un omosessuale solo dopo essersela lavata con l’amuchina, oltre ad avere una connotazione intrinsecamente razzista mascherata da cautela medica, fa parte della stessa retorica del disgusto e della repulsione che essa adopera per demonizzare gli omosessuali spingendoli nella tenebra del Male e dunque nelle braccia del Signore delle Mosche, e le mosche, si sa dove amano posarsi e deporre le loro uova.

A quasi due secoli dall’amore che non osa dire il proprio nome e dopo millenni in cui l’omosessualità è stata considerata prima peccato, poi vizio, quindi malattia con conseguenti terapie, come quella che venne applicata ad Alan Turing, con correlata castrazione chimica, che portò il genio inglese al suicidio, la De Mari ci dice sulla base di casi di presunta reversibilità sessuale, che l’omosessualità sì, è malattia da cui si può uscire, anche se, a supporto di questa stregonesca tesi non esiste alcuna rilevante e convincente percentuale statistica che possa suffragarla. Ma non importa, l’importante, in questi nostri tempi ricchi di fattucchiere, streghe, stregoni e mistagoghi da fare impallidire i tempi in cui si organizzavano i sabba e si processavano le streghe per il loro empio commercio con il Diavolo, è trovare uno strapuntino dove collocarsi e mostrarsi a un pubblico in cerca di sapori forti, come paladini o paladine di una rinascita o riscossa, o come vittime di consorterie e caste, di cui, quella gay sarebbe potentissima e si vedrebbe minacciata da cialtronesche pharresie millantate come scienza.

Ma la De Mari e altri che la pensano come lei, faticano a capire che non è demonizzando il sesso anale che si può contrastare efficacemente chi vorrebbe fare credere che non esisterebbe una sessualità normata dalla natura e che le famiglie omosessuali o quelle eterosessuali sono esattamente equivalenti. Non è cioè con l’apparato della pseudoscienza a servizio dell’integralismo religioso che ci si può difendere dall’ideologia. Lo si può fare solo con buoni argomenti, con l’equilibrio e la misura della ratio, merce sempre più rara oggi, in cui i terribili semplificatori evocati da Jacob Burckhardt, sono diventati piazzisti che vendono prodotti sempre più scadenti.
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Re: Xughi jender, na skifoxa viołasion dei diriti omani

Messaggioda Berto » mar gen 29, 2019 9:11 pm

Intervista a Silvana de Mari - a cura di Figlie d'Europa
https://www.facebook.com/saved/?list_id ... 69&cref=35

Tutto ha origine nel '68: movimenti femministi, de-femminilizzazione della donna, promiscuità sessuale, omosessualità... gender. Oggi questo percorso non si è concluso: infatti, stanno puntando sui bambini.

Attraverso la selezione di 5 domande formulate da ragazze membri del gruppo abbiamo voluto intervistare la Dott.ssa Silvana De Mari, medico chirurgo nonché scrittrice di libri per l'infanzia, sui temi per i quali sta affrontando una battaglia legale: infatti, a causa della mancanza di libertà di espressione nella società attuale oggi non è possibile sollevare critiche contro le parafilie (le depravazioni), nemmeno se queste sono sostenute da dati medici. Ma non è tutto: De Mari, moglie e madre, ci parla anche della natura più autentica, e armonica della femminilità, del rapporto tra uomo e donna, della famiglia.
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Re: Xughi jender, na skifoxa viołasion dei diriti omani

Messaggioda Berto » sab feb 16, 2019 9:25 am

Bambino di cinque anni vuole cambiare sesso: è figlio di genitori trans
Franco Grilli - Gio, 31/01/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/bam ... 37242.html

Secondo i genitori, il figlioletto aveva espresso la volontà di vivere come una femmina

Un bambino di cinque anni, figlio di genitori trans, ha voluto cambiare sesso.

Secondo mamma e papà – quest’ultimo fino ai 16 anni era una donna – un anno fa, il piccolo avrebbe espresso la volontà di vivere come una femmina.

Il caso, più che particolare, in Gran Bretagna, dove è montata la polemica sulla famiglia protagonista della vicenda. Nel Regno Unito, questo nucleo viene considerato il primo caso di famiglia transgender da due generazioni.

Come riporta Leggo, in un'intervista rilasciata al "The Mail on Sunday", la coppia si è difesa da tutte le accuse ricevute: "Non abbiamo mai incoraggiato nostro figlio Jayden in tutto questo e siamo molto dispiaciuti per le accuse di averlo plagiato che ci sono state rivolte".

"Ora che Jayden si sente una bambina e vive come tale, è molto più contenta. Nostra figlia inizierà un percorso per capire fino in fondo chi sia veramente. Noi le resteremo accanto, qualunque cosa sceglierà di fare o di essere e, quando crescerà, le racconterò la mia storia. Nel frattempo per lei faremo del nostro meglio" raccontano, infine, i due genitori.
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Re: Xughi jender, na skifoxa viołasion dei diriti omani

Messaggioda Berto » sab feb 16, 2019 10:08 am

La riforma di Macron: addio a termini "padre" e "madre" nelle scuole
Gerry Freda - Ven, 15/02/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/rif ... cOqkD_qvpU

Marine Le Pen ha condannato la riforma, accusando Macron di promuovere la scomparsa, in Francia, di “qualsiasi riferimento morale” e di volere fondare lo Stato su una “radicale filosofia del politicamente corretto”

Il parlamento francese ha recentemente varato una riforma del sistema educativo nazionale, diretta ad “aprire” le scuole del Paese alla “mutata realtà sociale”.

L’Assemblea nazionale ha infatti approvato un emendamento, promosso dal partito del presidente Macron, che vieta al corpo docente, durante le ore di lezione, l’utilizzo delle parole “padre” e “madre”. L’innovazione propugnata da La République En Marche, forza politica di maggioranza capeggiata dall’inquilino dell’Eliseo, dispone la sostituzione di tali vocaboli, bollati dall’esecutivo come “obsoleti”, con i termini “genitore 1” e “genitore 2”. Questi ultimi dovranno inoltre figurare sui documenti ufficiali redatti dalle istituzioni educative.

Mediante la modifica in questione, gli alunni, sia bambini sia adolescenti, scopriranno, a detta della maggioranza, la “verità” riguardo ai recenti mutamenti in ambito familiare verificatisi in Francia. Oltralpe, i matrimoni omosessuali e le adozioni da parte di coppie dello stesso sesso sono infatti legali da sei anni. Di conseguenza, l’esecutivo Macron ha affermato, esortando i parlamentari ad approvare l’innovazione “lessicale” in questione, che i vocaboli “padre” e “madre” sarebbero ormai un “relitto del passato”, suscettibile di “penalizzare le famiglie omosessuali”.

Il ministro dell’Educazione nazionale, Jean-Michel Blanquer, ha quindi ribadito l’utilità della riforma evidenziando il “ruolo fondamentale” degli insegnanti nell’“aiutare i giovani ad adeguarsi alla modernità e a rigettare ogni tentazione discriminatoria”. Oltre a vietare l’utilizzo, durante l’attività didattica, delle parole “padre” e “madre”, la riforma dell’istruzione francese fa coincidere l’inizio dell’obbligo scolastico con il compimento, da parte dei bambini, del “terzo anno d’età”.

Le modifiche sostenute da La République En Marche sono state subito condivise dai deputati di sinistra, mentre sono state respinte con sdegno dalle forze politiche conservatrici. Ad esempio, il partito di centrodestra Les Républicains ha bollato il piano della maggioranza come inteso a “disumanizzare la famiglia” e come espressione di un’“ideologia abominevole, diretta a cancellare i fondamenti valoriali della comunità civile”. Anche Marine Le Pen, leader del movimento nazionalista Rassemblement National, ha condannato il provvedimento sostenuto dall’esecutivo, accusando Macron di volere “mettere sottosopra” la società francese e di volere “avvelenare le menti dei bambini, malleabili e non ancora strutturate”. La Le Pen ha quindi tacciato l’inquilino dell’Eliseo di promuovere la scomparsa, in Francia, di “qualsiasi riferimento morale” e di volere fondare lo Stato su una “radicale filosofia del politicamente corretto”.
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Re: Xughi jender, na skifoxa viołasion dei diriti omani

Messaggioda Berto » ven mar 08, 2019 9:44 pm

In Italia è stato legalizzato e sarà prescritto gratuitamente il farmaco che blocca la pubertà nei bambini
Magdi Cristiano Allam
7 marzo 2019

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... __tn__=K-R

In Italia è stato legalizzato e sarà prescritto gratuitamente il farmaco che blocca la pubertà nei bambini per consentire loro di scegliere se diventare maschio o femmina da adolescenti. È il nuovo strumento per sterilizzare la nostra popolazione che ha già tra i più bassi tassi di natalità al mondo. Il Governo intervenga subito per salvaguardare i nostri figli e il futuro della nostra civiltà

Cari amici, in Italia è stato legalizzato e verrà prescritto gratuitamente il cosiddetto “farmaco gender”, un medicinale in grado di bloccare lo sviluppo della pubertà nei bambini che non si sentono a loro agio con il proprio sesso, per consentire loro di scegliere se diventare maschio o femmina quando diventeranno adolescenti.
Con Determina del 25 febbraio 2019 - pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 2 marzo - il dirigente dell’area pre-autorizzazioni dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha inserito la molecola triptorelina fra i medicinali erogabili a carico del Servizio sanitario nazionale. La molecola TRP potrà essere somministrata, sotto stretto controllo medico, ad adolescenti affetti da Disforia di Genere (DG), allo scopo di procurare loro un blocco temporaneo (fino a un massimo di qualche anno) dello sviluppo puberale, con l’ipotesi che ciò “alleggerisca” in qualche modo il “percorso di definizione della loro identità di genere”.
La triptorelina è un potente farmaco antitumorale che ha tra i suoi effetti collaterali quello di sospendere la pubertà. L’Agenzia del Farmaco si dice convinta che l’antitumorale si possa utilizzare senza problemi «considerati l’efficacia di triptorelina nel sospendere la pubertà e il profilo di sicurezza del trattamento, il beneficio evidenziato nei diversi aspetti della condizione clinica, e l’assenza di alternative terapeutiche più efficaci e/o sicure». E ha stabilito che la triptorelina potrà essere prescritta «a totale carico del Servizio sanitario nazionale».
Luciano Moia sul quotidiano “Avvenire”, organo della Conferenza Episcopale Italiana, scrive: “Sull’uso della triptorelina i dubbi esistono eccome. A cominciare dai motivi che consiglierebbero di sospendere lo sviluppo della pubertà a un adolescente in presenza di diagnosi di disforia di genere. Opportuno ricordare che il blocco dello sviluppo puberale si renderebbe necessario in attesa della cosiddetta 'riassegnazione sessuale', cioè dell’intervento chirurgico utile a 'cambiare' il sesso biologico in presenza di gravi sintomi psicologici altrimenti non trattabili. Succede in un caso ogni novemila persone. Ma nessuno può dire, neppure in quel rarissimo caso, che per curare la disforia sia necessario inibire l’ormone dello sviluppo testicolare e ovarico. Anche perché le statistiche riferiscono che la persistenza della disforia di genere è compresa dal 12 al 27% dei casi. Vuol dire che su dieci preadolescenti che manifestano disturbi riferibili alla disforia, almeno 7-8 risolveranno il loro problema al termine dell’età dello sviluppo. I falsi allarmi insomma, determinati da cause psico-sociali e dalle influenze negative della cultura della fluidità di genere, sarebbero ben più numerosi dei casi reali”.
Sempre Luciano Moia domanda: “È vero che questo farmaco potentissimo, bloccando la pubertà e quindi non consentendo la strutturazione dell’identità sessuale secondo il sesso biologico del soggetto, finisce per compromettere anche la definizione morfologica e funzionale del cervello? Gli esperti che hanno studiato il problema hanno visto che, bloccando lo sviluppo puberale dai 12 ai 18 anni – limite previsto dalla legge per l’intervento chirurgico – si potrebbe determinare farmacologicamente un disallineamento tra sviluppo fisico e sviluppo cognitivo. Sarà possibile recuperarlo? Che effetti avrà questo blocco ormonale sull’equilibrio del ragazzo coinvolto? E sarà possibile preservare la sua fertilità?”.
Nel novembre 2018 Scienza & Vita e il Centro studi Rosario Livatino hanno anche loro sollevato i seguenti dubbi sulla somministrazione della triptorelina: “Il cosiddetto farmaco viene immesso nell’elenco del Servizio Sanitario Nazionale in carenza di studi clinici e di follow-up a lungo termine; è alto il rischio, adoperando la triptorelina per bloccare la pubertà fino a 4 anni circa – dai 12 ai 16 anni d'età –, di indurre farmacologicamente un disallineamento fra lo sviluppo fisico e quello cognitivo del minore; non esistono evidenze sull’effettivo pieno ripristino della fertilità nel caso di desistenza dal trattamento e di permanenza nel sesso di appartenenza; resta sospesa la questione del consenso all’uso del cosiddetto farmaco, vista la scarsa consapevolezza di adolescenti e preadolescenti circa le proprie potenzialità procreative. Premesso poi che la capacità di agire viene raggiunta al compimento della maggiore età, come faranno i medici a garantire che il consenso di un pre-adolescente cui si intenda somministrare la triptorelina sia “libero e volontario”? Che cosa accadrà se i genitori vorranno accedere alla “cura” e il minore no, o il contrario, o, ancora, in caso di contrasto fra genitori? Potrà il genitore (o il tutore) esprimere l’assenso a un atto di disposizione del corpo altrui, in evidente contrasto con l’ordinamento vigente? Da ultimo: fra i poteri di AIFA, autorità amministrativa con competenze delineate dal quadro normativo europeo e nazionale, non rientra quello di affrontare e risolvere questioni che coinvolgono beni di rilievo costituzionale, tutelati da Convenzioni internazionali ed europee, che oltrepassano la portata e i confini della mera autorizzazione al commercio di un farmaco”.
Cari amici, nel contesto di un’Europa che ha il più basso tasso di natalità al mondo e le cui popolazioni sono a rischio di estinzione perché fanno sempre meno figli, anziché promuovere la cultura della vita e sostenere la famiglia naturale, le madri e i giovani per metterli nella condizione di rigenerare la vita, si promuove all’opposto la cultura della morte e si sostiene tutto ciò che si traduce nella morte, nella sperimentazione e sterilizzazione sessuale, dall’aborto all’eutanasia, dal matrimonio omosessuale all’utero in affitto, dall’eugenetica al blocco farmacologico della pubertà. Chiediamo al Governo di intervenire subito per salvaguardare i nostri figli. Dobbiamo acquisire e diffondere informazione corretta, recuperare i valori che ci fortificano dentro, mobilitarci per riscattare questa nostra civiltà decadente. Andiamo avanti. Insieme ce la faremo.


Triptorelina

https://www.humanitas.it/enciclopedia/p ... iptorelina

La triptorelina viene utilizzata principalmente nel trattamento dei sintomi del tumore alla prostata in fase di sviluppo avanzata.
Che cos'è la triptorelina?
La triptorelina agisce riducendo la produzione di alcuni ormoni in modo da far diminuire i livelli di testosterone nell'organismo.



Triptorelina per la disforia di genere anche in Italia: non fa cambiare sesso e salva vite
Simone Valesini
8 Mar, 2019
https://www.wired.it/scienza/medicina/2 ... ria-genere
Aifa ha esteso la prescrivibilità agli adolescenti con disforia di genere. Qualcuno lo ha presentato come un farmaco per far cambiare sesso ai minorenni, ma non è così: sospende l’arrivo della pubertà per dare più tempo per indagare la propria identità di genere
In Italia dobbiamo proprio essere impazziti. Almeno a leggere i titoli di certi giornali: La sanità pubblica passa la puntura per far cambiare sesso ai minori. O ancora, più incisivo (nel caso ce ne fosse bisogno): Ci costringono a pagare il farmaco che fa cambiare sesso ai ragazzini. Insomma: che succede? Ci siamo trasformati di colpo in una roccaforte della fantomatica, e temutissima pare, teoria gender (che, ricordiamolo, non esiste)? Non proprio: capita che l’Aifa, su richiesta delle principali società scientifiche italiane, ha stabilito l’estensione della prescrivibilità e rimborsabilità di un farmaco utilizzato per il trattamento della disforia di genere negli adolescenti. Si chiama triptorelina, ed è una molecola in grado di agire sul sistema endocrino e sospendere così l’arrivo della pubertà.

Peccato che con il cambio di sesso non c’entri proprio nulla: il suo utilizzo è motivato, piuttosto, dalla necessità di concedere qualche anno in più ai ragazzi che non si riconoscono nel fenotipo sessuale con cui sono nati.
Per permettere di riflettere con più calma sul da farsi e, al contempo, mitigare l’impatto psicologico, spesso devastante, che ha per loro lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, come la barba, il seno, le mestruazioni e via dicendo. Una terapia che gli specialisti valutano con estrema attenzione, nell’ambito di un percorso lungo e meditato, che prevede un equipe multidisciplinare e il coinvolgimento (attivo e obbligatorio) dei genitori, prima di riconoscere l’utilità di un intervento farmacologico.
Ma che tra disinformazione e fake news, a qualcuno non pare proprio andare giù.

Il farmaco
Iniziamo dall’oggetto del contendere. “La tritorelina è un agonista del rilascio dell’ormone gonadotropico”, spiega a Wired Paolo Vitti, presidente della Società italiana di endocrinologia, una delle quattro società scientifiche italiane che lo scorso anno hanno firmato una richiesta indirizzata ad Aifa per chiedere la rimborsabilità del farmaco anche in caso di adolescenti con disforia di genere. In poche parole – racconta l’esperto – agisce bloccando la secrezione delle gonadotoprine, ormoni che stimolano le gonadi e regolano quindi la secrezione degli ormoni sessuali (come il testosterone e gli estrogeni). “È un farmaco utilizzato da anni in molti tipi di pazienti – sottolinea Vitti – per esempio per bloccare il ciclo mestruale in caso di sanguinamenti genitali legati diverse patologie, in attesa dell’arrivo naturale della menopausa, o per il trattamento di tumori ormono-dipendenti come il quello al seno o il cancro alla prostata. Insomma: si tratta di un farmaco usato da anni e dagli effetti completamente reversibili. È per questo che gli specialisti che seguono i ragazzi con disforia di genere hanno iniziato a utilizzarlo: si tratta di un farmaco estremamente efficace e sicuro”.

La disforia di genere
Capito di cosa parliamo, perché utilizzarlo in ragazzi pre-adolescenti? La disforia di genere è una condizione che spesso compare presto nel corso della vita: capita quando un bambino o una bambina non si riconosce nel genere sessuale determinato dai suoi cromosomi. “È una condizione che spesso regredisce nel corso della crescita, ma quando prosegue fino all’arrivo dell’adolescenza può creare fortissimi disagi”, racconta a Wired Maria Cristina Meriggiola, ginecologa ed endocrinologa dell’università di Bologna, e responsabile del programma sui disturbi dell’identità di genere del Policlinico S. Orsola-Malpighi. “L’inizio della pubertà è un momento estremamente difficile da affrontare per questi ragazzi, che vedono il loro corpo modificarsi sensibilmente in una direzione che li mette a disagio”.

I primi peli di barba, i cambiamenti nella struttura corporea, lo sviluppo del seno, sono tutti cosiddetti caratteri sessuali secondari. Cambiamenti a cui andiamo incontro con l’arrivo della maturità sessuale, che danno ai nostri corpi le caratteristiche fenotipiche di un adulto del sesso stabilito dai nostri cromosomi. Per un ragazzo che non si sente di appartenere al proprio genere biologico, si tratta di cambiamenti che hanno un enorme impatto sulla psiche.

“Abbiamo pazienti che diventano anoressiche, per cercare di impedire al proprio corpo di assumere le forme femminili”, ricorda Meriggiola, “molti ragazzi sviluppano forte depressione, stati di ansia, adottano comportamenti autolesionistici che possono portare, nei casi più estremi ma purtroppo non così rari, fino al suicidio”. In questo campo non esistono molte statistiche, ma una rassegna pubblicata su Lancet Diabetes and Endocrinology nel 2017 aiuta a snocciolare qualche numero: viene citata per esempio una ricerca del 2016, che ha studiato 218 bambini e adolescenti con disforia di genere all’arrivo della pubertà, individuando 84 eventi di autolesionismo, 74 di pensieri suicidi e ben 29 tentativi di suicidio. Comorbidità psicologiche che a guardare la letteratura disponibile non sono legate tanto al disagio dei ragazzi per il proprio corpo, o la propria sessualità, quanto piuttosto al rifiuto e al bullismo che sperimentano da parte del resto della società. È per questo – sottolinea l’esperta – che non si può liquidare la disforia di genere come un semplice disagio psicologico passeggero. Ed è per questo motivo che la comunità scientifica internazionale si è orientata, negli ultimi anni, verso l’adozione di una terapia farmacologica per aiutare questi ragazzi. Semplicemente, si tratta di salvare delle vite.

Ritardare la pubertà
A differenza di quanto scritto da alcuni giornali, la triptorelina non viene prescritta per spingere questi ragazzi al cambiamento di sesso (non è questa la sua azione farmacologica), né per promuovere in alcun modo una modifica della loro identità di genere. Il razionale di utilizzo è tutt’altro: ritardare l’arrivo della pubertà con tutti i cambiamenti fisici che comporta, in modo da concedergli più tempo per ragionare con calma sul proprio dissidio interiore, comprendere realmente quale identità di genere sentano propria, e decidere come procedere. “L’utilizzo del farmaco arriva solo dopo un percorso molto strutturato, in cui i ragazzi e i loro genitori sono assistiti da psicologi, psichiatri, endocrinologi”, spiega l’esperta. “La triptorelina viene assunta, al massimo, per circa due anni, al termine dei quali i giovani, ormai adolescenti, decidono se sospendere il percorso, o di continuare la strada verso il cambio di genere”.

Per i minorenni continuare su questa strada vuol dire iniziare una terapia ormonale che modifica il loro fenotipo in direzione del sesso a cui sentono di appartenere. E, solo dopo la maggiore età, decidere se e quando affrontare gli interventi chirurgici che renderanno la transizione definitiva. Per loro, aver utilizzato la triptorelina vuol dire non aver affrontato i cambiamenti corporei incompatibili con la propria idea di genere, con i disagi psicologici che comportano, e anche trovarsi a vivere da adulti in un corpo più congruente con il fenotipo del genere desiderato. Per chi interrompe il trattamento e si rende conto di trovarsi a proprio agio col sesso assegnatogli dalla biologia, invece, non ci sono effetti collaterali: la pubertà inizia con qualche anno di ritardo, e fa il suo corso regolarmente.

“Si tratta di una terapia che viene utilizzata solo da pochi anni, e quindi i dati di letteratura non sono ancora molti”, spiega Meriggiola. “Ma quelli disponibili ci dicono tutti che non ci sono effetti nocivi legati al trattamento con la triptorelina. Per questo motivo è consigliata in tutte le linee guida internazionali per la presa in carico della disforia di genere”. Abbiamo stabilito che non si tratta di un trattamento che fa cambiare sesso, che è una terapia consigliata in tutti i paesi sviluppati, e che tutte le evidenze scientifiche disponibili dicono che non ha effetti collaterali permanenti. L’ultimo dubbio da chiarire, forse, è perché si è deciso di rimborsare l’utilizzo di questo farmaco. “È una questione di giustizia e accessibilità”, spiega l’esperta. “Il trattamento costa migliaia di euro ogni anno, che vanno ad aggiungersi ad altre spese, ingenti, che queste famiglie devono sostenere. Solamente così è possibile garantire a tutti i ragazzi con una disforia di genere gli stessi diritti”.
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Re: Xughi jender, na skifoxa viołasion dei diriti omani

Messaggioda Berto » mar mar 19, 2019 5:25 am

A scuola le bandiere Lgbt. Risponde con la Bibbia: viene sospesa
Giuseppe Aloisi - Sab, 16/03/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lgb ... o0xJi9vY6k

Una studentessa dell'Ohio è stata sospesa per aver diffuso versetti della Bibbia in replica all'affissione di bandiere pro Lgbt nella sua scuola

"Ho sentito il bisogno di scrivere alcuni versetti della Bibbia in modo da poterli mettere in giro per la scuola".

A dirlo è la studentessa dell'Ohio che, diffondendo biglietti sparpagliati qua e là nelle aule e nei corridoi e contenenti parte del testo sacro citato, ha desiderato replicare all'affissione di bandiere di un'associazione impegnata nella tutela e nella difesa dei diritti dei gay all'interno dell'istituto scolastico che frequenta. Per lei le politiche Lgbt sono evidentemente contrastabili.

E magari, stando alla sua visione del mondo, rappresentano a volte il frutto e l'opera di un'ideologia o almeno uno strumento di propaganda. La notizia sta soprattutto nel fatto che Gabby Helsinger, questo il nome della giovane statunitense interessata dal caso, è stata sottoposta a un procedimento di sospensione in seguito e in funzione della sua protesta. Che poi, a dire il vero, l'azione messa in atto potrebbe banalmente rientrare nel novero delle manifestazioni di pensiero. In una dialettica ideologica - insomma - nella quale, però, una delle due parti in campo ha avuto la peggio. La sospensione, infatti, ha avuto luogo e la questione è balzata alle cronache grazie alla stessa protagonista, che ha raccontato il tutto tramite di un video apparso su Facebook.

A raccontare questa storia, tra gli altri, è stata La Nuova Bussola Quotidiana. Di questi tempi, sembra non esistere troppo spazio per quegli studenti che non si allineano. I vertici della Lebanon High School, che è il nome dell'istituto, hanno commentato senza entrare nel merito: il preside ha sostanzialmente dichiarato a Fox News che quando il codice di condotta viene violato, allora arrivano delle "conseguenze". "L’ho aperta - ha detto la Helsinger, riferendosi a una missiva rintracciata nel suo armadietto scolastico - e ci ho trovato una lettera di sospensione, motivata con il fatto che avrei dato prova di maleducazione e mancanza di rispetto, perché scrivendo i versetti della Bibbia avrei preso di mira la Gsa (l'associazione che ha esposto le bandiere, ndr)".
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Re: Xughi jender, na skifoxa viołasion dei diriti omani

Messaggioda Berto » mar apr 09, 2019 2:10 am

Esperimenti gender sui bimbi, in Gran Bretagna si dimettono 5 medici
Matteo Orlando - Lun, 08/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/esp ... TGT7MiDPDA

Il Gender Identity Development Service è finito nella bufera. Gravi preoccupazioni sul trattamento dei bambini vulnerabili che arrivavano in clinica

In Gran Bretagna l'unica clinica "gender" per i bambini, che offre prestazioni per conto del National Health Service (il sistema sanitario nazionale del Regno Unito), è finita nella bufera.

Secondo un’inchiesta del Times, ben cinque medici si sono dimessi, per motivazioni legate all'etica e alla sicurezza, a causa delle preoccupazioni sul trattamento dei bambini vulnerabili che arrivavano in clinica presentandosi come transgender. Gli esperti che hanno rassegnato le dimissioni hanno parlato di centinaia di interventi medici, che possono cambiare la vita dei bambini, attuati senza prove sufficienti dei loro effetti a lungo termine.

Mentre nel 2010 erano stati solo novantaquattro, lo scorso anno i giovani che sono stati indirizzati alla clinica del Gender Identity Development Service (Gids), che ha sede presso la Tavistock Center e la Portman Clinic nella zona nord ovest di Londra (e una sede succursale a Leeds), sono stati più di due mila e cinquecento.

La grave accusa lanciata dai medici dimissionari è relativa al fatto che alcuni bambini che "lottano" con la loro sessualità sono stati erroneamente diagnosticati come "trans-identifying" dalla clinica londinese. Tutti e cinque gli ex membri dello staff facevano parte della squadra che decideva la somministrazione di farmaci per interrompere lo sviluppo dei giovanissimi prima della pubertà, decidevano cioè con quali bloccanti ormonali dovevano essere trattati per arrestare il loro sviluppo sessuale.

I medici che hanno lasciato il Gids hanno parlato, in particolare, di diagnosi errate sulla disforia di genere e temono che alcuni giovani siano stati sottoposti a pressioni per ottenere un trattamento di cambiamento di genere dopo aver sofferto di bullismo omofobico. Uno dei cinque dimissionari ha affermato che l'unico motivo per cui molti sono rimasti così a lungo fedeli al loro incarico è stato quello di evitare che altri bambini ricevessero il trattamento.

Secondo i dati del Times almeno altri diciotto membri dello staff hanno lasciato la controversa clinica negli ultimi tre anni, sempre per le paure che non siano stati effettuati tutti i controlli sufficienti per diagnosticare correttamente le difficoltà dei bambini. Anche altri esperti temono che i trattamenti vengano dati senza esplorare la ragione alla base della confusione dei bambini sulla loro sessualità. Carl Heneghan, direttore del Center of Evidence-based Medicine dell'Università di Oxford, ha dichiarato al Times che "data la scarsità di prove, l'uso off-label di farmaci (per esiti non coperti dalla licenza del farmaco) nel trattamento della disforia di genere significa in gran parte un esperimento dal vivo e non regolamentato sui bambini".

La Gids ha negato le accuse spiegando che nei casi complessi sono state fatte accurate diagnosi e continua a spiegare sul suo sito web che "molti, ma non tutti, i bambini e i giovani che vediamo non sono contenti di aspetti delle caratteristiche sessuali primarie o secondarie del loro corpo. Alcuni bambini registrati come maschi quando sono nati, potrebbero non sentirsi maschi quando sono più grandi o preferirebbero vestirsi con abiti o giocare con giocattoli che altre persone dicono essere 'per ragazze'. Allo stesso modo, alcune bambine registrate come femmine alla nascita potrebbero sentirsi dopo dei maschi. Altri potrebbero dire che né 'ragazzo' né 'ragazza' sembrano le parole giuste per quello che provano per se stessi. [...] Cerchiamo di aiutare i giovani e le loro famiglie a far fronte all'angoscia e a ridurla. Il nostro obiettivo è comprendere gli ostacoli che si frappongono tra i giovani e lo sviluppo di un'identità di genere più stabile e sicura. [...] Lavoriamo anche con un piccolo numero di bambini che hanno un genitore trans, e le cui difficoltà sono legate alla loro esperienza nell'identità di genere o nella transizione del genitore".

Già a febbraio erano stati gli stessi medici della clinica ad avvertire che i giovani pazienti avrebbero potuto essere esposti a "danni a lungo termine" a causa di gruppi di pressione e di "genitori invadenti". Secondo un rapporto dell'ex governatore dello staff, David Bell, alcuni bambini assumono un'identità trans come soluzione "a molteplici problemi come l'abuso storico di minori in famiglia, il lutto, l'omofobia e un'incidenza molto significativa del disturbo dello spettro autistico. Molti bambini che mettono in discussione la loro identità possono aver imparato attraverso risorse online o sono stati istruiti dai genitori su cosa dire per ottenere i risultati che vogliono".

Recentemente, sempre in Gran Bretagna, era stata scoperta una clinica abusiva che predisponeva bambini al cambio di sesso (attraverso trattamenti ormonali miranti a determinare il mutamento delle rispettive identità sessuali), gestita da una donna radiata dall’ordine dei medici.
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