Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Gender una schifosa violazione dei diritti umani

Messaggioda Berto » dom ago 28, 2016 9:05 am

Nasce la prima scuola che rifiuta l'ideologia gender
Il progetto partirà a metà settembre con 20 alunni e insegnanti volontarie. Ma i promotori sono certi di in pochi anni di poter arrivare anche alle superiori
Claudio Cartaldo - Lun, 24/08/2015

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 62975.html

Le associazioni cattoliche lo avevano detto: la 'Buona scuola' di Renzi è il primo passo per aprire all'insegnamento dell'ideologia gender nelle scuole italiane.

Così, visto che il premier e segretario del Pd non intende tornare indietro, alcuni hanno cominciato ad atrtezzarsi. Nel vicentino, a Poleo, quest'anno nascerò la prima scuola "gender free".

Una scuola che rifiuta i sistemi educativi della scuola pubblica. Secondo quanto riportato dal Giornale di Vicenza, la scuola parentale ha ancora qualche problema logistico, ma è sicuro che riuscirà a far suonare la sua priam campanella a metà settembre.

Le iscizioni sono già state aperte e la risposta sembra essere stata più che positiva: 20 famiglie hanno già formalizzato la loro adesione al progetto. Il presidente della Federazione italiana scuole parentali, Pierluigi Bianchi Cagliesi, però, sta pensando ancora più in grande. Le sua ambizioni gli suggeriscono di sognare che un giorno sarà in grando di organizzare un intero ciclo di studi, dalle elementari al liceo. Tutti rigorosamente orientati ad un rifiuto dell'insegnamento dell'ideologia gender.

Al momento la scuola di Poleo potrà stabilizzarsi in alcuni locali di proprietà di una associazione vicentina, "Opera dell'amore" e gli insegnanti, al momento, saranno tutti volontari. Quindi non retribuiti. Per quanto riguarda il progetto educativo, invece, sarà concordato da genitori e insegnanti.

Il progetto delle scuole parentali, si legge nel sito, "nasce dall’esigenza di dare una risposta concreta alla gravissima crisi che sta attraversando il sistema scolastico italiano, sottoposto a una serie di riforme e di sperimentazioni selvagge che ne hanno sostanzialmente danneggiato profondamente il modello qualitativo ed efficiente consolidatosi negli anni, a danno soprattutto dei giovani e dei più piccoli". Tra queste, appunto, l'inserimento della teoria gender. L'obiettivo, insomma, è quello di "rifondare un modello scolastico sano e in linea con gli insegnamenti della Dottrina Sociale della Chiesa".
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » dom set 18, 2016 2:05 am

In Svezia è boom di adolescenti “sessualmente incerti”
Rodolfo de Mattei
17 settembre 2016

https://www.osservatoriogender.it/in-sv ... te-incerti

L’Astrid Lindgren Children’s Hospital di Solna nell’ultimo anno ha registrato un vertiginoso incremento del 100% di bambini “sessualmente incerti” che si rivolgono alle sue strutture specializzate alla ricerca di un’assistenza medica.

In Svezia è boom di adolescenti confusi riguardo alla propria identità sessuale. Ad affermarlo è la psichiatra infantile Louise Frisén del Karolinska Institutet di Solna, comune situato nella Contea di Stoccolma, che riporta come, l’Astrid Lindgren Children’s Hospital presso il quale presta servizio, nell’ultimo anno abbia registrato un vertiginoso incremento del 100% di bambini “sessualmente incerti” che si rivolgono alle sue strutture specializzate alla ricerca di un’assistenza medica.


IMPENNATA DAL 2012 AD OGGI

Nello spazio di soli 3 anni si è assistito ad una vera e propria impennata di richieste. Nel 2012, l’ospedale riservato ai bambini “Lindgren Astrid” aveva infatti contato solo 4 casi di questo tipo, divenuti ben 116 nel 2015, con una maggioranza di ragazze, 94 contro 22 ragazzi. Quest’anno, si prevede che tale triste statistica sia destinata ad aumentare fino a toccare quota 200.

Una drammatica escalation che la psichiatra Frisén, intervistata dall’emittente nazionale “SVT”, si illude di risolvere incentivando l’accesso alle fallimentari terapie affermative:

“E’ così incredibilmente doloroso vivere in un corpo che non si riesce a riconoscere come il proprio. Non va dimenticato che ciò è anche associato alla malattia mentale e ad un rischio molto elevato di suicidio in caso di non riuscire ad avere accesso alle terapie affermative di genere”.

La Frisén continua, affermando come tale crescita del numero di adolescenti che si rivolgono alle strutture sanitarie per problemi di disforia di genere sia una “notizia positiva”, riconducibile ad una maggiore consapevolezza odierna in materia di identità ed affermazione sessuale:

“Più giovani si stanno rivolgendo ora, perché la consapevolezza è aumentata e ora hanno il coraggio. (…) Sempre più persone stanno esplorando la loro identità di genere come parte del loro sviluppo della personalità”.

CONSEGUENZA DI POLITICHE IDEOLOGICHE

Nella realtà, tale incomprensibile e alquanto preoccupante diffusione dell’incertezza sul proprio genere sessuale tra gli adolescenti svedesi è una drammatica conseguenza delle scellerate politiche ideologiche condotte dalla Svezia negli ultimi quarant’anni.

Politiche sempre più lassive e radicali che hanno fatto della Svezia il paese più liberal d’Europa:

nel 1944 è stato legalizzata l’attività sessuale tra persone dello stesso sesso;
nel 1979 l’omosessualità è stato declassificata come malattia mentale;
nel 1972 la Svezia è diventato il primo paese al mondo a consentire alle persone transgender di cambiare il proprio genere legale dopo l’intervento chirurgico di cambio del sesso;
sempre nel 1972 il travestitismo è stato declassificato come malattia
nel 1995 è stata introdotta la “partenership” tra coppie dello stesso sesso
dal 2003 le coppie gay e lesbiche possono adottare bambini
dal 2005 le coppie lesbiche hanno avuto parità di accesso alla fecondazione in vitro e alla fecondazione assistita.
nel 2009 è stato legalizzato il matrimonio omosessuale

PROMOZIONE “A TUTTO CAMPO”

La promozione della “prospettiva gender”, in Svezia, è a tutto campo ed ha interessato anche il linguaggio con l’introduzione di nuovi incomprensibili vocaboli “politically correct“. A questo proposito, in alcuni asili di Stoccolma nel 2012 è stato introdotto il pronome neutro «hen» con il quale rivolgersi a bambini “incerti” della propria sessualità.

Anche se non esistono ancora statistiche ufficiali riguardo il numero degli asili nido svedesi che utilizzano il pronome «hen», Maria Hulth della Jämställt, società di consulenza sulla parità di genere, ha dichiarato come oggi vi siano numerosi insegnanti che scelgono autonomamente di utilizzare il termine «hen», anche quando non adottato come politica interna della struttura scolastica.

In tal senso, Sofia Bergman, una madre svedese di due bambini, tempo fa, interrogata sul tema dal noto settimanale americano “Newsweek”, si è espressa così: «Non abbiamo ancora iniziato ad utilizzarlo in casa, ma è solo una questione di abitudine. (…) è una buona cosa se gli asili e scuole lo utilizzano».


LA TEORIA DELLA “NORMA CRITICA”

L’impegno degli asili e delle scuole primarie svedesi nella promozione della parità dei sessi non si limita al pronome neutro: «Stanno facendo di tutto anche per evitare parole come “boys” e “girls”, utilizzando invece il vocabolo neutro “children”. E la “norma critica” si sta diffondendo sempre più velocemente». La Hulth racconta compiaciuta come gli stessi suoi due figli usano abitualmente il termine «hen» per chiamarsi l’uno con l’altro.

La cosiddetta “norma critica” è una teoria molto diffusa in Svezia secondo la quale tutte le norme tradizionali, come la distinzione tra uomini e donne, eterosessuali ed omosessuali, normodotati e disabili, devono essere smantellate al fine di realizzare una società veramente equa. Ad esempio, continua, a tale proposito, la Hulth, «tutti i bambini dovrebbero essere in grado di indossare ciò che vogliono. I vestitini non sono solo per le ragazze. Il rosa è un bel colore che dovrebbe essere a disposizione di tutti».


IL PROGETTO “EGALIA”

Tale assurda visione si è concretizzata nell’altrettanto folle progetto pedagogico dell’asilo Egalia dove i bimbi, tutti da 1 a 6 anni, in ossequio all'”agenda gender“, non vengono chiamati in base al loro sesso di nascita ma indistintamente con il nome friend, amico/a, o il citato pronome neutro “hen”. Ad Egalia i giochi e i libri sono mischiati, nella tipologia e nei colori, con l’obiettivo di non creare aree distinte femminili e maschili.

«La società si aspetta che le bambine siano femminili, dolci e carine e che i bambini siano rudi, forti e impavidi. Egalia dà invece a tutti la meravigliosa opportunità di essere quel che vogliono», dichiara una delle insegnanti (“Corriere della Sera”, 29 giugno 2011).

Tuttavia, in Svezia non tutti sono d’accordo con la promozione di tali politiche di genere. Tra questi, il dottor David Eberhard, uno dei più autorevoli psichiatri svedesi, ha messo in evidenza l’importanza dell’incontestabile dato biologico, sottolineando come l’introduzione di un nuovo pronome non cambierà il fatto che la stragrande maggioranza delle persone si identifica come uomini o donne:

«Qualunque sia il modo con cui si sceglie di chiamare le persone, le differenze biologiche tra uomini e donne restano. (…) Dovremmo trattare gli altri con rispetto reciproco, ma ignorare le differenze di genere biologiche è da pazzi. Renderci identici non creerà più uguaglianza. (…) chiamare i bambini con il termine neutro “hen”, invece di lui o di lei? Questa è crudeltà infantile».

TOTEM RELATIVISTA

Le sconcertanti statistiche provenienti dalla Svezia dimostrano, dati alla mano, le reali e tangibili conseguenze sociali del martellante piano di “normalizzazione” di ogni tendenza sessuale in nome dell’illimitata autodeterminazione individuale. Un piano rivoluzionario che, in nome dell’intoccabile totem relativista, rifiuta ogni verità e principio dato, arrivando a negare e mettere in discussione l’incontrovertibile realtà naturale e biologica del nascere maschio e femmina.
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » ven ott 07, 2016 6:21 am

Rimosso dall’incarico il presidente della Corte suprema contrario al “matrimonio” gay. È “pulizia etica”.
Rodolfo de Mattei
2 ottobre 2016

https://www.osservatoriogender.it/stati ... izia-etica

Il “gender diktat” miete un’altra vittima illustre negli Stati Uniti. Venerdì 30 settembre 2016 la Corte Superiore della Magistratura dello Stato dell’Alabama ha infatti emesso il verdetto di condanna nei confronti di Roy Moore, presidente della Corte suprema, rimuovendolo dal suo incarico per essersi rifiutato di adeguarsi alla decisione federale di legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
LA VICENDA

La sentenza di condanna è il prevedibile epilogo di un’aggressiva campagna di boicottaggio nei confronti di Moore, cominciata lo scorso maggio, quando il presidente della Corte suprema dello stato americano dell’Alabama era stato preventivamente sospeso dall’incarico per aver osato ordinare ai giudici sotto la propria giurisdizione di seguire la legge e la costituzione del proprio Stato che definivano il matrimonio come l’unione di un uomo e di una donna.

Una direttiva inaccettabile secondo il Judicial Inquiry Commission (JIC) dell’Alabama che aveva immediatamente replicato con l’emanazione di ben sei capi di accusa contro Moore e la sua temporanea sospensione con retribuzione, in attesa di sottoporlo a processo davanti alla Corte Superiore della Magistratura.
LA MOTIVAZIONE

La Corte di giustizia ha motivato la propria sentenza sottolineando come la direttiva emanata il 6 gennaio 2016 dall’allora presidente della Corte suprema mostrava “disprezzo per una legge federale vincolante”, ovvero la tristemente nota decisione del giugno del 2015 con la quale la Corte suprema degli Stati Uniti ha “liberalizzato” il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso in tutti gli Stati.

Moore ha protestato contro tale ideologica rimozione, evidenziando come essa costituisca l’annunciato finale della violenta propaganda ideologica scatenata dalla macchina da guerra LGBT+ nei suoi confronti:

“è il risultato di una pressione politica da parte degli omosessuali radicali e dei gruppi transgender affinché io fossi rimosso dall’incarico di presidente della Corte suprema per via della mia ferma opposizione ai loro scopi immorali”.

RICORSO IN APPELLO

L’ormai ex presidente della Corte Suprema dell’Alabama ha fatto sapere tramite il suo avvocato, Mat Staver, che ricorrerà in appello contro la decisione della Corte di giustizia del proprio Stato, denunciando il prepotente abuso di potere perpetrato nei suoi confronti.

Esultano sull’altro fronte gli attivisti per i “diritti” LGTB. Richard Cohen, presidente del Southern Poverty Law Center ha così commentato la sentenza di condanna di Moore:

“La gente dell’Alabama che tiene in gran conto lo stato di diritto non rimpiangerà l’ayatollah dell’Alabama. (…) Lo spettacolo di un presidente della Corte suprema dello stato che invita gli altri giudici a non seguire un ordine della corte federale mina l’integrità del sistema giudiziario”.

È “pulizia etica”

La rimozione di Roy Moore dal suo incarico di presidente della Corte suprema dello Stato dell’Alabama, dimostra, ancora una volta, il drammatico e paradossale clima di dittatura culturale nel quale siamo profondamente immersi. Un totalitarismo etico che impone il proprio folle diktat mettendo in atto quella che possiamo definire una spietata “pulizia etica” nei confronti dei propri pochi coraggiosi oppositori.
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » dom nov 13, 2016 7:44 am

La Pontificia Accademia per la Vita introduce il “gender” nel proprio statuto
Rodolfo de Mattei
12 novembre 2016

https://www.osservatoriogender.it/la-po ... el-statuto

La Pontificia Accademia per la Vita (PAV) adotta il linguaggio “gender” nel proprio statuto scrivendo come sia suo compito studiare “il rispetto reciproco fra generi e generazioni”. Tale sorprendente ed incomprensibile rivoluzione linguistica, difficilmente imputabile ad una svista, è stata resa nota lo scorso 4 novembre, in occasione della pubblicazione del nuovo regolamento del più importante organismo pro-life vaticano, istituito nel 1994 da Giovanni Paolo II.

L’adozione delle categorie “genderiste” all’interno dello statuto vaticano è un fatto clamoroso ed emblematico di quanto il “gender mainistream” sia riuscito a penetrare ovunque, finanche all’interno delle stesse strutture ecclesiastiche.

La revisione dello statuto in “salsa gender”, messa in atto dal suo neopresidente, monsignor Vincenzo Paglia, fresco di nomina di Papa Francesco, ha per oggetto il paragrafo § 3 completamente revisionato, dell’articolo 1, all’interno del “Titolo I – Natura e finalità”, dove si legge:

“L’Accademia ha un compito di natura prevalentemente scientifica, per la promozione e difesa della vita umana (cfr Vitae mysterium, 4). In particolare studia i vari aspetti che riguardano la cura della dignità della persona umana nelle diverse età dell’esistenza, il rispetto reciproco fra generi e generazioni, la difesa della dignità di ogni singolo essere umano, la promozione di una qualità della vita umana che integri il valore materiale e spirituale, nella prospettiva di un’autentica “ecologia umana”, che aiuti a ritrovare l’equilibrio originario della Creazione tra la persona umana e l’intero universo (cfr Chirografo, 15 agosto 2016)”.

ADOZIONE DELLE CATEGORIE GENDER

L’adozione del termine “genere” all’interno dello statuto della PAV, firmato lo scorso 18 ottobre dallo stesso pontefice argentino, rappresenta un’incredibile assunzione delle categorie degli ideologi del gender all’interno della Chiesa cattolica. E’ noto quanto la rivoluzione gender faccia uso della forza persuasiva del linguaggio per portare avanti subdolamente il proprio programma sovversivo e, in tale prospettiva, parlare la neolingua del gender significa fare il gioco degli avversari sottomettendosi in maniera suicida alle sue inaccettabili regole.

LE ALTRE NOVITA’

L’introduzione del vocabolo gender, sebbene sia la più eclatante, non è l’unica novità del nuovo statuto che entrerà in vigore il prossimo 1 gennaio 2017.

Il nuovo articolo1 al § 4 abolisce infatti la Congregazione per la Dottrina della Fede come organismo vaticano di cooperazione con l’Accademia.

Nell’articolo 3 al § 3 viene inoltre stabilito l’ingresso nel consiglio direttivo dell’Accademia del preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia a suo tempo nominato dallo stesso Mons. Paglia.

Spazio ai giovani, con le loro idee “adulte” e a casa i più anziani, magari tutt’oggi ancorati alla tradizione. Sembrano queste le intenzioni dell’articolo 5 che al § 4 introduce le nuove figure dei “Membri giovani ricercatori”, provenienti “da discipline che interessano le aree proprie di ricerca dell’Accademia, con l’età massima di 35 anni, scelti e nominati dal Consiglio Direttivo per la durata di un quinquennio, rinnovabile per un altro mandato”.

Sempre all’articolo 5, al § 1 vengono invece “pensionati” gli accademici ordinari, che in precedenza restavano in carica a vita, divenendo membri “onorari” compiuti gli 80 anni. D’ora in avanti essi saranno nominati per un quinquennio dal Santo Padre e saranno rinnovabili unicamente per espressa volontà del Papa fino al compimento degli 80 anni di età. Saranno invece nominati membri onorari solamente alcuni accademici, “legati in maniera particolare alla vita e all’attività dell’Accademia”.logopav
In tale contesto, è facile prevedere un prossimo repulisti di tutti gli accademici non allineati. Come ha scritto in proposito Sandro Magister:

“Tra gli accademici di chiara fama che rischiano la cacciata vi sono ad esempio l’austriaco Josef Maria Seifert e l’inglese Luke Gormally, colpevoli entrambi di aver pubblicato critiche radicali dell’esortazione postsinodale “Amoris laetitia””.

E non è finita qui. Un’altra derubricazione eccellente si è avuta al comma 5 dell’articolo 5 dove al “punto b” è stata depennata la sottoscrizione della vincolate “Attestazione dei Servitori della Vita” fino a ieri obbligatoria per tutti i nuovi membri che d’ora in avanti dovranno genericamente impegnarsi a promuovere “i principi circa il valore della vita e della dignità della persona umana, interpretati in modo conforme al magistero della Chiesa”. Un passo evidentemente ambiguo, in direzione contraria al rafforzamento della difesa della vita senza alcun compromesso.

SVOLTA IN ARRIVO ?

Alla luce di queste importanti novità appena introdotte all’interno del nuovo statuto della “Pontificia Accademia per la Vita”, sembra chiaro come l’intenzione dei “vertici” sia quella di imprimere una brusca e decisa svolta alla linea operativa di questo importante istituto ecclesiastico. Ahinoi, viste le premesse, la direzione imboccata sembra essere purtroppo quella contraria, fianco a fianco con gli acerrimi nemici della chiesa cattolica: gli ideologi del gender.
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » dom nov 13, 2016 7:48 am

Spagna, è ormai gendercrazia: studenti delatori e liste di proscrizione se il prof non applica la legge
8 novembre 2016
www.lanuovabq.it

https://www.osservatoriogender.it/spagn ... a-la-legge

La gendercrazia che si è instaurata in Spagna sta procedendo a larghe falcate verso la sua piena applicazione. Presto nelle scuole di ogni ordine e grado avremo studenti delatori nei confronti degli insegnanti che non applicheranno le nuove direttive dettate dall’assemblea di Madrid attraverso la cosiddetta legge Cifuentes, dal nome del governatore dell’assemblea autonoma madrileña, che ha licenziato una legge che sta già mietendo numerose vittime.

Il mese scorso all’apertura della scuola era finito nel mirino il Collegio Juan Pablo II, il cui preside aveva commesso l’imperdonabile errore nel corso di una comunicazione scuola-famiglia di denunciare la legge Cifuentes che avrebbe limitato la libertà di educazione delle scuole e dei genitori. Erano insorte molte associazioni Lgbt che aveva chiesto alla presidenta di applicare le sanzioni previste dalla legge.

Adesso si alza l’asticella di qualche metro. In attesa che la procura ravvisi degli estremi di reato per il povero preside, che rischia così di vedersi negare il contributo che lo Stato dà a tutte le scuole provate, consentendo dunque l’accreditamento, l’associazione Lgbt Arcopoli ha lanciato via Twitter una campagna di delazione per gli studenti che di fatto si può configurare come una vera e propria lista di proscrizione per le scuole che non si piegano all’insegnamento gender tra i banchi.

A dare la notizia, in un articolo firmato da Pablo Gonzalez de Castejòn è il portale Actuall che entra nel dettaglio della campagna di proscrizione.

L’associazione Arcopoli ha deciso di utilizzare tutto il ventaglio di strumenti messi a punto dalla legge. Tra questi l’invito agli studenti a esigere dai loro rispettivi istituti una stretta vigilanza sulle nuove obbligazioni scolari. E se non lo hanno fatto devono scrivere immediatamente scrivere all’associazione Acropoli perché queste vengano compiute. Un atteggiamento di delazione che non è contemplato dalla legge dato che l’associazione non ha meriti per intervenire, però intanto si fa un po’ di terrorismo, in attesa che i giudici affinino la procedura della caccia al reprobo.

Tra le “obbligazioni” compaiono anche rituali curiosi. Ad esempio il far rispettare l’esposizione della badiera arcobaleno nel giorno dell’orgoglio gay. Giorno che Madrid, guarda caso, sarà mondiale nella primavera del 2017. Questo la legge non lo dice, però dice che le scuole devono commemorare in un qualche modo, non dice quale, la stori della comunità Lgbt.

La stessa strategia è utilizzata per l’istituzione di una biblioteca Lgbt, che dovrà essere presente in ogni scuola. Immaginiamo di che tenore dovranno essere i testi. Ma c’è di più: l’associazione ha annunciato che manderà degli ispettori per certificare il rispetto della legge. A quale titolo? Non si sa, però per certe associazioni di cittadini evidentemente ci sono dei percorsi privilegiati.

È evidente che la strategia è quella di portare ad un casus belli. Una scuola che prima o poi verrà presa di mira e punita con la sospensione dell’accreditamento si troverà. Al resto penserà la giustizia ordinaria, che potrà così fare il suo lavoro grazie all’opera “meritoria” di studenti delatori e attivisti gay diventati ormai una polizia politica del pensiero. (di Andrea Zambrano)
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » mar gen 17, 2017 8:43 am

Il chirurgo Silvana De Mari: "Curo gli omossessuali da 40 anni. La loro condizione non è normale"
Silvana De Mari, noto chirurgo, endoscopista, psicoterapeuta è intervenuta a La Zanzara per dire la sua sui gay e l'omosessualità e i danni che creerebbe all'organismo
Rachele Nenzi - Sab, 14/01/2017

http://www.ilgiornale.it/news/weird-new ... 51450.html

"L’omosessualità non è una condizione normale. Sono 40 anni che curo le persone omosessuali, e le amo. Moltissimo.", parole di Silvana De Mari (chirurgo, endoscopista, psicoterapeuta) a La Zanzara su Radio 24.

La dottoressa inoltre spiega come "in realtà l’omosessualità non esiste. La sessualità è il modo della biologia per creare le generazioni successive attraverso l’incontro tra gameti femminili e maschili. A Madre Natura non interessa nulla del piacere personale, a Madre Natura interessano solo i piccoli, le generazioni successive". E ancora: "Dove non c’è incontro di gameti non c’è sessualità. Se io mi masturbo è autoerotismo non sesso. Dunque queste persone, i gay, sono asessuate e omoerotiche. La sessualità è solo tra maschi e femmine, mettere il pene in una donna è sesso".

Parole forti che sicuramente non vanno giù agli omossessuali, ma la De Mari spiega a livello medico le motivazione del suo pensiero: "La condizione dell’omosessualità è una condizione drammatica per la condizione anorettale, dell’ano. L’ano fa parte del tubo digerente. L’apparato riproduttore è altra cosa. La vagina è stata creata per essere penetrata, per questo ha una mucosa incredibile. Avete presente Aragorn del Signore degli Anelli? Una roba di questo tipo, ci sono tanti strati, ghiandole che producono molto lubrificante, c’è una sottomucosa, una miriade di vasi linfatici che la proteggono da batteri, virus, micosi e tante schifezze. La cavità anale è stata creata perché passino le feci, dall’interno all’esterno. E basta. Non è prevista la penetrazione del pene, Madre natura non lo ha previsto. Il buco non è stato creato per quella cosa lì, si ammala. Conosco tanti gay che hanno danni inenarrabili, fanno disastri. Anche tra eterosessuali".

"Nell’ano la mucosa è sottilissima. La mucosa è sottilissima, si può lacerare facilmente. Sotto ci sono i vasi emorroidali molto fragili, se poi li sottopone a traumi aumentano le emorroidi e non solo. Ecco i danni: fistole, ascesso perianale, ragadi, incontinenza anale. Tutte le patologie vengono moltiplicate. In nome di Dio, mettetevi quel maledetto preservativo. Come medico ho il dovere di avvertire le persone perché tutte le volte che il pene entra nell’ano si provocano lacerazioni gravi" sottolinea ai microfoni di Giuseppe Cruciani, conduttore di La Zanzara.

E prosegue: "Tant’è che esiste l’espressione quando si minaccia qualcuno: ti faccio un c…così. Non è un caso. E’ un gesto di violenza, di sottomissione. E’ un gesto che viene sempre fatto nelle iniziazioni sataniche. Non sono quattro sfessati, ma è presente nei piani alti. Nelle pratiche di iniziazione del satanismo esiste il sesso anale, ne ha fatto uno anche Angelina Jolie. E aggiungo: nell’ano non c’è nemmeno l’organo dell’orgasmo". Più che una spiegazione, quello della dottoressa, è un monito, un'avvertenza: "Una cosa come l’unione gay che porta all’incontinenza anale, all’ascesso anale può essere considerata una cosa positiva?". Ovviamente, per quanto riguarda gli uomini, percheé sulle donno il discorso cambia: "Le lesbiche hanno meno danni e mi inquietano meno. Anche se ci sono casi di aumento del cancro alla faringe". Inoltre, aggiunge la De Mari: "La castità è una roba straordinaria. Se un uomo ama un altro uomo dovrebbe trasformare questo amore in castità. Ma io sono legalmente sposata e non sono casta".

La dottoressa chiude il discorso con una precisazione: "La cosa importante è ‘The gay bowel syndrome’ cioè l’insieme delle patologie anali che arrivano a causa della penetrazione. Nessuno ne parla. C’è una censura incredibile", come riportato da Dagospia.

http://www.dagospia.com/rubrica-29/cron ... 139302.htm




Il Circolo Mario Mieli annuncia azioni legali nei confronti di Silvana De Mari.

http://www.mariomieli.net/il-circolo-ma ... -mari.html

Postato da Ufficio Stampa in comunicati | Comments Off on Il Circolo Mario Mieli annuncia azioni legali nei confronti di Silvana De Mari.
Il Circolo Mario Mieli annuncia azioni legali nei confronti di Silvana De Mari.

Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, in seguito alle dichiarazioni della dott.ssa Silvana De Mari sul suo profilo Facebook e a mezzo stampa, in cui i soci del Circolo vengono definiti “simpatizzanti di pedofilia, necrofilia e coprofagia”, ha dato mandato ai suoi legali per la tutela dell’Associazione e dei suoi soci presso le competenti sedi giudiziarie e non.

Sono più di 30 anni che il Circolo Mario Mieli si batte per il superamento di stereotipi e pregiudizi legati alle persone omosessuali e transessuali e certo non permetteremo che la grande storia della nostra Associazione sia infangata dalle posizioni estremiste e calunniatrici della De Mari. Il Mieli non solo si difenderà in tutte le sedi ma si mette a disposizione di ogni singolo socio che, offeso da queste farneticazioni, vorrà querelare la dott.ssa De Mari.

Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli

Mario Colamarino – Presidente 3898488885

Ufficio Stampa 065413985 – 3487708437





Purtroppo è vero!

https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Mieli

« Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l'Edipo, o il futuro Edipo, bensì l'essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica »
(Elementi di critica omosessuale, pag. 62, 2002)



Pento Alberto
Era anche ignorante e confondeva la pederastia con la pedofilia: fare sesso con i bambini è pedofilia, farlo con iragazzi è pederastia. Questa era una schifezza umana dell'area comunista.
No ho mai visto e mai sentito di una specie animale dove gli adulti facciano sesso con i bambini. Nemmeno le bestie si permettono tali aberrazioni.
E questo sarebbe uno degli studiosi e dei padri del gender.



La pedolifia è reato, un delitto, un crimine contro l'umanità
Pedofilia, "gli abusi di don Inzoli durante le confessioni": le motivazioni della condanna
Quattro anni e nove mesi di reclusione nei confronti di "don Mercedes", è stato uno dei massimi dirigenti di Comunione e Liberazione
di MATTEO PUCCIARELLI
25 novembre 2016

http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... -152773395

MILANO - Toccava i ragazzini anche durante le confessioni, e per convincerli della bontà delle molestie sessuali citava brani del Vecchio Testamento, la relazione filiale fra Abramo e Isacco. Sono uscite le motivazioni della sentenza di condanna a quattro anni e nove mesi di reclusione nei confronti di don Mauro Inzoli, ai tempi uno dei massimi dirigenti di Comunione e Liberazione, accusato di pedofilia e a suo tempo condannato al ritiro a vita privata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Oltre venti pagine che mettono nero su bianco la seconda passione di don Inzoli - oltre a quella per il lusso, il suo soprannome infatti è 'don Mercedes'. Abusava sui minori della Gioventù studentesca - i ragazzi di Cl - un po' dappertutto: nei soggiorni estivi e invernali della comunità, in ospedale, durante le confessioni. Lo faceva "approfittando con spregiudicatezza della propria posizione di forza e di prestigio, tradendo la fiducia in lui riposta dai giovani nei momenti di confidenza delle proprie problematiche personali ed anche nel corso del sacramento della Confessione, ammantando talora le proprie condotte di significato religioso così confondendo ulteriormente i giovani", così scrive il gup Letizia Platè. La condanna per Inzoli è avvenuta per le molestie sessuali compiute, dal 2004 al 2008, su cinque ragazzini, 12 anni il più giovane, 16 il più grande, vittime di una "forte sottomissione psicologica". Ma i casi sarebbero molti di più, come aggiunge il giudice: "Una pluralità indiscriminata di soggetti, all'epoca minorenni", abusati "sin dalla metà degli anni Novanta". Ma sono casi ormai prescritti.

Un ragazzo racconta che nel 1996 don Inzoli lo toccò "nel corso della confessione" e che alla sua richiesta di spiegazioni, il leader carismatico di Cl giustificò gli atti sessuali "facendo riferimento ad una sorta di 'battesimo dei testicoli' che gli aveva presentato come un rituale ebraico citato nell'Antico Testamento come segno dell'affetto del padre nei confronti del figlio". Dentro la comunità in molti sapevano di ciò che faceva don Mercedes: "Se ne parlava in modo ironico" e tra i ragazzi "c'erano scambi di battute e scherzi". Un altro ragazzo che frequentò fino al 2004 il gruppo racconta: "Si ironizzava sul fatto che don Mauro adorasse maneggiare il cambio e quindi si accennava ironicamente a una sua ipotetica passione per le corse automobilistiche e quando alcuni giovani mi chiedevano se anche a me avesse fatto il gran premio, ho capito a cosa alludessero e come tali comportamenti fossero frequenti...". Un altro ancora ricorda che "quando, nell'estate del 2004, uno dei suoi amici aveva saputo di essere stato designato per dormire nella stanza d'albergo insieme a don Inzoli, aveva espresso il suo disappunto: 'Che palle andare a dormire da don Mauro, ti tiene sveglio tutta la notte e continua a toccarti'".

Nel 2014 fu lo stesso papa Francesco a stabilire che "in considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza. Gli è inoltre prescritto di sottostare ad alcune restrizioni, la cui inosservanza comporterà la dimissione dallo stato clericale. Don Mauro non potrà celebrare e concelebrare in pubblico l’Eucaristia e gli altri sacramenti, né predicare, ma solo celebrare l’Eucaristia privatamente. Non potrà svolgere accompagnamento spirituale nei confronti dei minori o altre attività pastorali, ricreative o culturali che li coinvolgano". Ma la giustizia italiana non si era ancora mossa. Lo fece dopo un esposto alla procura del deputato di Sinistra Italiana Franco Bordo, andato avanti nonostante l'ostruzionismo del Vaticano.



Mieli pedofilo? La morale a corrente alternata di Malan & co.
8 agosto 2015
Dario Accolla di Dario Accolla

http://www.gay.it/blogs/dario-accolla/m ... -formigoni

Un drappello di senatori cattolici si è da poco accorto che il circolo Mario Mieli di Roma ha partecipato alla “Strategia nazionale contro le discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere” voluta dall’Unar, da realizzare a scuola. Gli stessi hanno fatto un’interrogazione parlamentare al presidente del Consiglio chiedendo se sia opportuno che un’associazione intitolata a «un intellettuale che inneggiava apertamente alla pedofilia» possa essere considerata un ente formatore.

Gli eroi in questione sono il classico Giovanardi, l’imbarazzante Gasparri, il semprevergine Formigoni e l’astro nascente dell’omofobia di palazzo, Lucio Malan. Quest’ultimo dice di aver letto gli Elementi di critica omosessuale, riportando le frasi incriminate del libro in cui l’autore inneggerebbe ai rapporti pedofili. Credo che su questo occorra fare molta chiarezza, sia rispetto al pensiero stesso di Mario Mieli sia in merito all’obiettivo dei parlamentari in questione.

In primo luogo: Mieli non era pedofilo. La psicologia di allora (era il 1977) condannava l’omosessualità come perversione e per opporsi a quelli che l’autore chiamava “psiconazisti”, riabilita tutte le parafilie: coprofagia, zoofilia, necrofilia e sesso con i minori. Il punto di partenza era però estremamente diverso, rispetto a quello che vogliono farci credere i nostri “fantastici quattro”. Mieli, infatti, non teorizzava la libertà dell’adulto di abusare a suo piacimento del minore. Era semmai l’individuo sessualmente libero a poter disporre del suo corpo sin dalla più giovane età.

Stiamo parlando di quarant’anni fa e di un modello chiaramente utopistico. È scientificamente accertato – anche dalla psicologia, nel frattempo cambiata – che la sessualità debba avvenire tra soggetti paritari e consenzienti. E non può esserci rapporto simmetrico tra un adulto e un bambino. Ciò porta, va da sé, tutta una serie di implicazioni morali che il movimento LGBT non ha mai messo in discussione, ovvero: non si fa sesso con i bambini. Non siamo mica preti! L’interrogazione dei senatori risulta perciò pretestuosa e con il solo scopo di voler mettere sullo stesso piano pedofilia e omosessualità. Una novità assoluta a ben vedere…

Al di là del pensiero dell’autore degli Elementi, cerchiamo di capire l’assurdità del procedimento culturale portato avanti dai signori sopra menzionati. Partendo da alcune evidenze. Il testo incriminato è stato pubblicato prima da Einaudi e poi da Feltrinelli, case editrici di comprovata professionalità. Ammettere che Mieli fosse un teorico della pedofilia significa screditare in primo luogo chi lo ha pubblicato. Fossi nei responsabili delle case editrici, agirei nelle sedi opportune contro quello che si profila come reato di diffamazione.

Ancora sui senatori in questione, così attenti su quanto accade altrove, ma forse un po’ distratti in casa loro: ricordate il famoso convegno omofobo di Milano con tanto di marchio Expo? C’era un prete, tale don Inzoli, tra i partecipanti, incriminato per atti pedofili. E chi c’era seduto vicino a lui, una fila davanti? Proprio il senatore Formigoni. Prima di chiedere al presidente del Consiglio spiegazioni sul Mieli, forse dovrebbe capire chi fa certi inviti a convegni ai quali lui stesso partecipa, sempre se vuole apparire credibile.

Strano poi che questi signori frequentino piazze e associazioni che si battono in prima linea contro legge 194, divorzio, educazione alle differenze, lotta all’omofobia, unioni civili, ecc, ma che – almeno a mia memoria – mai si siano distinti in una campagna contro gli abusi sui minori interni a quella chiesa cattolica a cui dicono di appartenere e a quella famiglia tradizionale che pretendono di difendere. Non era Gesù, loro leader spirituale, che diceva che prima di guardare alla pagliuzza dell’occhio del vicino occorre togliersi la trave che acceca il proprio sguardo?

E a proposito di testi citati: la condanna all’omosessualità risale all’episodio biblico di Sodoma. Cosa riporta quel testo? Lot, presagendo che i suoi concittadini vogliono stuprare gli angeli mandati da Dio, dice: «No, fratelli miei, non fate del male! Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini» (Genesi 19, 7-8). Se volessimo ribaltare i termini della questione e giocare a citare passi decontestualizzati, ne consegue che la Bibbia è un testo che teorizza (e sacralizza) lo stupro. Sempre in Italia, per altro, esiste tale “Gruppo Lot” a favore delle teorie riparative che ha partecipato alla famigerata malanpiazza del Family Day, dove c’erano i quattro senatori. Seguendo il loro schema mentale: è opportuno che un politico che si dice “cattolico” possa sedere in parlamento, visti i testi sacri di riferimento?

Ricapitolando: il Mieli è famoso a Roma per il suo impegno civile in ambiti quali salute, contrasto al bullismo omofobico, assistenza carceraria, promozione della cultura, ecc. Ha un curriculum che parla da sé. L’azione politica dei quattro senatori sembra invece orientata a gettare discredito sulle persone LGBT, con pretesti e inesattezze, con l’unico scopo di affossare le unioni civili. Questi i fatti, davanti agli occhi di chiunque. È oggettivamente grave, infine, che per impedire che gay e lesbiche abbiano diritti di base, siano dipinti come potenziali violentatori di infanti. Criminale, oserei dire. E di questo qualcuno, prima o poi, dovrà risponderne.


Alberto Pento
Li se ranpega so i speci!



Mario Mieli, l’icona gay italiana tra coprofagia e sessualità con bambini
3 luglio 2012
http://www.uccronline.it/2012/07/03/mar ... on-bambini


Chi è stato il fondatore del movimento omosessuale italiano? Il suo nome è Mario Mieli, scrittore e autore nel 1977 del celebre “Elementi di critica omosessuale” che divenne un fondamento dei cosiddetti “lavaggi del cervello”, ovvero delle teorie di genere in Italia: approccio psicologico e antropologico dell’omosessualità (con quali competenze?), giudicato “pietra miliare per un’intera generazione di militanti gay”.

Mieli in gioventù usava vestire quasi sempre con abiti femminili, andava truccato a scuola, saliva sugli autobus nudo sotto una pelliccia, indossava i gioielli di famiglia, non a caso il professor Zapparoli, lo psichiatra che lo aveva in cura, aveva diagnosticato una sindrome maniaco-depressiva con connotazioni schizoidi. Frequentò esponenti del movimento gay inglese e fondò nel 1971 la prima associazione del movimento di liberazione omosessuale italiano, chiamata “FUORI!” (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano). Se staccò da essa nel 1974 perché l’associazione si fece inglobare dai soliti approfittatori del Partito Radicale, lui invece non era convinto che si dovesse passare dalla politica per cambiare il mondo (e su questo aveva ragione).

La caratteristica per cui è spesso ricordato è stata la coprofagia, ovvero l’hobby sessuale di mangiare i propri escrementi. E’ famosa la sua esibizione pubblica all’Ompo’s, durante la quale si esercitò in questi atti (anche con gli escrementi del suo cane). Il poeta gay Dario Bellezza (morto di AIDS) ironizzò così: «A Mario è rimasto altro che mangiar la m…, per far parlare di sé». Morì suicida nella sua abitazione di Milano, nel 1983 a soli 30 anni, dopo l’ennesimo periodo di depressione. A lui è intitolato il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, sorto a Roma nello stesso anno della morte da suoi estimatori, che lo ricorda così: «si esibì più volte gustando m… e bevendo il proprio p… pubblicamente come a fornire un supporto umano e pesante ai prodotti più nascosti e più inumani dell’uomo; come a farsi forte di quella m… con cui una società bigotta, borghese e clericale aveva tentato di coprirlo». Mieli era notoriamente anche necrofilo.

Il quotidiano ufficiale del Partito Comunista Italiano, “Liberazione”, lo ha celebrato più volte. L’11 marzo 2008 ha riassunto così la sua biografia: «Vestiti da donna, teatro d’avanguardia, teoria, militanza, droga, coprofagia. Venticinque anni fa, il 12 marzo 1983, usciva volontariamente di scena, suicida a 31 anni, il più grande intellettuale queer italiano». L’articolo è scritto da un suo ammiratore, che ha onorato le gesta di una «dimensione esemplare e quasi mitica, sfaccettature di una coraggiosa e coerente complessità». Il suicidio di Mieli viene definito un «capolavoro di estremo narcisismo o esempio di masochismo che può sublimare, se usato politicamente, l’istinto di morte della Norma eterosessuale». La Norma eterosessuale significava per Mieli -probabilmente segnato dall’esperienza dell’ospedale psichiatrico e dall’effetto di droghe di cui abusava-, la rimozione dell’omosessualità e della femminilità da ogni uomo, perché «la dimensione di una transessualità originaria e profonda, costituisce la cifra essenziale dell’Eros di ciascun individuo». Lui ha introdotto il concetto per cui la «la Norma eterosessuale castra il desiderio attraverso l’educazione, producendo una società di adulti “monosessuali”, repressi, intrinsecamente omofobi e per questo votati alla guerra». In poche parole, per l’icona gay italiana, «ogni uomo si trova a dover fare i conti con il frocio e con la donna repressi dentro di lui, che Mieli invita ad accettare, accogliere e liberare».

“Fissarsi” su «un singolo oggetto sessuale» (cioè, per oggetto si intende solo l’uomo o solo la donna) è -secondo Mieli- «un limite, un sintomo di repressione, di rimozione della naturale disposizione transessuale». Bisognerebbe aprirsi sessualmente ad ogni “oggetto”, dagli uomini agli animali e, perché no, fino ai propri escrementi. Solo così non si sarebbe repressi e omofobi. «Una posizione, questa, che scandalizza ancora oggi», si lamenta il suo ammiratore su “Liberazione”. Le perversioni più assurde, servono proprio per «restituire agli individui la condizione originaria di transessualità, ovvero la libera e gioiosa espressione della pluralità delle tendenze dell’Eros». Esse, secondo lo slogan da lui coniato, “Mens sana in corpore perverso” (sbagliando pure il latino), «sono tappe inevitabili, lungo il cammino dell’Eros e dell’emancipazione per la rottura di ogni tabù». L’ammiratore di Mieli scrive con stile mistico-religioso: «Elogio della m… come grimaldello che apre le porte dell’armonia, come supremo vessillo della liberazione, come fonte di ricchezza accessibile a chiunque, come comunione sublime per un’iniziazione scandalosa, per una conoscenza schizofrenica e divergente. Il Mieli “alchemico” dell’ultima parte della sua vita narra un’esperienza magico-erotica che lo vede protagonista insieme al suo fidanzato: la celebrazione di un rito di “nozze alchemiche”, con la preparazione e l’assunzione di un pane “fatto in casa”, un dolce nel cui impasto confluivano non solo m…, sangue e sperma, ma anche ogni altra secrezione corporale, dalle lacrime al cerume. Perché? “L’abbiamo mangiato – dice Mieli – e da allora siamo uniti per la pelle. Pochi giorni dopo le “nozze”, in una magica visione abbiamo scoperto l’Unità della vita. Era come se non fossimo due esseri disgiunti, ma Uno; avevamo raggiunto uno stato che definirei di comunione”». Forse è per questo che non pochi psicologi hanno cominciato a parlare di “terapie riparative”?

Anche in Mieli ritorna il pensiero della pedofilia, come nel movimento omosessuale americano Nambla. Si legge nell’articolo di “Liberazione”: «Il bambino è, secondo Mieli, l’espressione più pura della transessualità profonda cui ciascun individuo è votato. È l’essere sessuale più libero, fino a quando il suo desiderio non viene irregimentato dalla Norma eterosessuale, che inibisce le potenzialità infinite dell’Eros». Secondo l’articolista del quotidiano comunista, questo è un «discorso eversivo e scomodo oggi più che mai, in una società attanagliata dal tabù che investe senza appello il binomio sessualità-infanzia, ossessione quasi patologica che trasforma il timore della pedofilia in una vera e propria caccia alle streghe». Anche i bambini dovrebbero fare sesso, secondo Mieli, perché l’Eros, «se lasciato libero di esprimersi, può fondare una società diversa da quella in cui viviamo. Sicuramente più libera». L’adozione gay, invece, potrebbe «inculcare nel bambino i valori di una sessualità più vicina al potenziale transessuale originario?», ci si domanda su “Liberazione”.

I valori cristiani e quelli familiari naturali, secondo Mieli sono «pregiudizi di certa canaglia reazionaria» che, trasmessi con l’educazione, hanno la colpa di «trasformare il bambino in adulto eterosessuale». I pedofili invece possono “liberare” i bambini: «noi checche rivoluzionarie», ha scritto l’icona gay italiana, «sappiamo vedere nel bambino l’essere umano potenzialmente libero. Noi, si, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega» (da “Elementi di critica omosessuale”, 1977).




La dottoressa De Mari che criticò i gay indagata per odio razziale
Silvana De Mari finisce sotto indagine per volere della procura di Torino. L'accusa è odio razziale per le sue frasi sui "gay malati"
Claudio Cartaldo - Mar, 14/03/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 74948.html

Aveva detto chiaramente che "i gay sono malati", che "l’omosessualità non è una condizione normale" e che "in realtà l’omosessualità non esiste", ma "i gay, sono asessuate e omoerotiche".


"Curo gli omossessuali: condizione anormale"
""I gay sono la nuova razza ariana"

Parole crude, certo. Perché di peli sula lingua Silvana De Mari, chirurgo, endoscopista, psicoterapeuta, sembra proprio non averne. Frasi che aizzarono la rivolta indignata delle organizzazioni omosessuali, provocarono l'apertura di un provvedimento presso l'Ordine dei medici e - ora - anche l'apertura di una indagine da parte della procura di Torino.

L'accusa è dura: diffamazione aggravata dalla finalità della discriminazione e dell’istigazione all’odio razziale. Eppure la De Mari aveva subito detto di "amare gli omosessuali", di averne curati molti e dunque di capirli. Solo che non si schiera al fianco di quella che lei definisce la schiera dei "nuovi ariani" di cui è "vietato parlar male".


A denunciare la psicoterapeuta sono stati gli attivisti di "Torino Pride" e il procuratore Antonio Spataro lo ha consegnato nella mani di un pool di pm esperto di legge Mancino. Ovvero quella norma che "condanna gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali". Oltre al movimento Lgbt torinese, però, la De Mari dovrà vedersi anche dal fuoco incrociato dell'avvocatura del Comune di Torino (visto che il Consiglio per volere del consigliere Pd Maria Grazia Grippo ha deciso di denunciare a sua volta la psicoterapeuta) e quello della Regione (che ha già schierato i suoi avvocati). Tutti contro uno.

La De Mari non si è però fatta intimidire. "L’omofobia è un diritto che rivendico", dice lei senza fare passi indietro. Nei giorni della bufera mediatica che le si era scatenata contro aveva continuato a dire ciò che pensava: ovvero che "Madre natura non ha previsto la penetrazione anale: quell buco non è stato creato per quella cosa lì, si ammala"; che "nelle pratiche di iniziazione del satanismo esiste il sesso anale"; che " l’unione gay che porta all’incontinenza anale, all’ascesso anale non può essere considerata una cosa positiva".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » dom gen 29, 2017 11:08 pm

Silvana De Mari parla dell'amore, quello vero.


Conoscenza carnale sono le parole che la Bibbia usa per parlare della sessualità. La sessualità è conoscenza che necessita della carne, non è solo un modo per conoscere l’altro, ma è un modo per conoscere noi stessi. Quando abbiamo dubbi sulla nostra sessualità, abbiamo sofferenza. Noi siamo sempre maschi o femmine, quando abbiamo due anni, quando scegliamo i giochi, quando scegliamo i vestiti o i film. Anche nel guardare una bottiglia siamo maschi o femmine, come sanno bene coloro che disegnano le bottiglie. Impedire ai bambini di essere maschi o femmine in nome di una qualche folle idea di una pretesa e inesistente omogeneità, è una violenza tragica.

La sessualità ci permette di conoscere gli altri. Riconoscere mamma come femmina e papà come maschio. Quando questo non succede, c’è una sofferenza, una fatica.
Io conosco il mio partner conoscendolo nella sessualità. È una conoscenza speciale che non c’è nella poesia, non nella prosa, non nella saggistica. C’è nell’incontro tra due corpi.
La conoscenza ammutolisce. È nel tacito che ci si incontra e quindi poi non ci sono parole per descriverlo. L’unica maniera è la metafora.

Toccare un corpo in determinate condizioni è fisiologicamente piacevole. Due persone si toccano e traggono godimento dal toccarsi. Toccare un deretano può essere piacevole (cervello rettiliano), toccare qualcuno, una persona (cervello limbico) è diverso. È più divertente toccare una persona. Nel cervello corticale tocco una storia: l’uomo che è con me da decenni. Non voglio un corpo giovane e magro, più bello, ma voglio il corpo del mio uomo, con le cicatrici del tempo e quelle della vita. Quando questo succede, allora si è diventati la coppia piena di luce.

La sessualità è un’esperienza in evoluzione e, quindi, in crescita fino all’ultimo respiro.
Il mio modo di accarezzare è mio speciale, ma dentro ci sono un po’ delle carezze di mio padre e mia madre. C’è la mia storia. Tecnicamente quella di un massaggiatore/trice è migliore, ma non ha significato. Noi a letto ci portiamo non solo un corpo, ma una persona; non solo una persona, ma una storia. Il discorso è lo stesso del mobilio. Un tavolo in formica prodotto in serie è più comodo e più igienico di un vecchio tavolo dell’800, ma preferisco quello dell’800, che è un pezzo unico.
I pezzi unici, in realtà, non hanno prezzo, perché il loro valore è enorme.

Dove si va con una persona senza mai costruire una storia, quando non si va mai oltre il qui e ora dell’incontro, poi manca qualcosa. L’amore usa e getta è di una noia abissale, bisogna ricorrere a cinquanta sfumature di sadomaso per vivacizzare un po’ una noia abissale. L’amore dove non c’è alcuna speranza che io e l’altro possiamo fonderci in un figlio ha una valenza minore, ha una marcia in meno, è erotismo non sessualità, perché la sessualità è un modo della biologia che presuppone l’incontro di un gamete maschile e uno femminile, così che la creazione continui e si compia la presenza di una creature umana.
C’è la bellezza delle cicatrici. Che bellezza e storia siano sinonimi è già, quindi, stato ipotizzato dagli antiquari .

E qui si arriva al punto più alto: la trasfigurazione. Quando amiamo qualcuno lo troviamo bello. Qualcuno è bello e, quindi, lo amiamo. Questo amore descritto nella maggior parte delle narrazioni è sicuramente il più facile, ma non è il più grande. Cosa ce ne facciamo dell’amore di qualcuno che ci ha dato il suo amore sol perché eravamo perfette/i? Può essere interessante per cominciare, ma - prima o poi - si deve passare alla trasfigurazione: io ti amo e, quindi, ti vedo bello, qualsiasi sia il tuo peso, qualsiasi sia il numero di cicatrici, nonostante le amputazioni. Questo genera la prima gioia estatica e quindi ineffabile: o trasfigurati o tristi.

Un elemento fondamentale della propria felicità è l’amore coniugale. Meglio essere in due, perché, se uno cade, l’altro può aiutarlo a rialzarsi.

L’uomo non è stato fatto per vivere solo e la donna nemmeno. L’amore coniugale è difficile, credo sia il prodotto più difficile tra le interazioni umane ed è quello che si attua dopo i primi venti o trent’anni, ha bisogno di un po’ di rodaggio. All’inizio, è facile che ci sia la difficoltà ad adattarsi ad un altro che ha abitudini diverse, ha una maniera diversa di schiacciare il dentifricio, usa marche diverse di dentifricio, è evidente che la nostra è migliore, dispone di un padre e una madre i quali non sempre hanno mollato la presa, ma quando tutto questo si supera, quando si arriva all’età magnifica dei quaranta, cinquanta, sessant’anni e poi settanta e gli ottanta, allora, se l’amore coniugale ha funzionato, se la tenerezza ha sostituito la passione inglobandola, allora lì si raggiunge la gioia.
Noi dobbiamo costruire la nostra gioia, ma dobbiamo costruire l’amore coniugale, vale la pena di battersi per questo miracolo. Vale la pena di dire, ma no, questo litigio non è così importante, sì quell’uomo è molto bello, sarebbe bello avere un’avventura, ma non sarebbe nemmeno così speciale, tutto sommato, ci sono i figli, vale la pena di costruire l’amore coniugale, perché è veramente quello il dono. La vecchiaia è magnifica se si è diventati più saggi, se non si è diventati più saggi è un castigo di Dio. E’ vero, abbiamo perso di forza, di efficienza, stendiamo un pietoso velo sulla memoria, chissà dove ho messo le chiavi della macchina, prima non perdevo mai niente, ho le rughe, la pancia, capelli bianchi.

Io ho sessant’anni (al momento 63), non sono una ventenne con quarant’anni di troppo. Ho sessant’anni e i miei sessant’anni sono stati magnifici, perché mi hanno insegnato la saggezza che, da giovane, non avevo; l’amore per la vita, che da giovane non avevo; sono fiera delle mie rughe. Se questo passaggio non si ha, allora la vecchiaia diventa una cosa intollerabile, sgradevole e passo il tempo a nasconderla sotto chirurgia estetica.
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » lun gen 30, 2017 4:54 am

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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » lun gen 30, 2017 10:42 pm

Politically Correct - "Front-hole", adesso sappiamo da dove nascono i bambini
di
Assuntina Morresi
30 Gennaio 2017

https://www.loccidentale.it/articoli/14 ... -i-bambini

Non è bene dire “donna incinta”, espressione che non include i transgender che si dicono maschi ma sono nati femmine. D’ora in poi il linguaggio consigliato è “persona incinta”, perché inclusivo anche dei maschi transgender. Ma chiediamo subito scusa, perché nelle righe che avete appena letto c’è già un imperdonabile errore: non si deve dire “nato maschio” o “nata femmina” o “biologicamente maschio” o “biologicamente femmina”, e neppure “geneticamente maschio” o “geneticamente femmina”, perché non bisogna “usare frasi riduttive o che ipersemplificano un soggetto complesso.

Il sesso di una persona è determinato da un certo numero di fattori”, e quindi l’espressione giusta è “assegnato maschio/femmina alla nascita”. E poi, è bene “evitare irrilevanti, gratuite descrizioni etniche” e quindi bisogna evitare di dire “un professore cinese”, ma limitarsi a “un professore”.

Non è il trailer del prossimo programma di Maurizio Crozza, ma sono solo alcuni dei consigli della British Medical Association, l’associazione nazionale dei medici britannici, nella loro recente pubblicazione A guide to effective communication: inclusive language in the work place, una guida per aiutare i professionisti ad utilizzare un linguaggio inclusivo, disponibile on line per chiunque volesse abbeverarsi al trionfante linguaggio politically correct imposto dalle lobbies LGBT – e non solo – che ormai hanno perso anche ogni senso del ridicolo. Il Dailymail che ne ha dato notizia ieri ci ha anche gentilmente informato di altre simili amenità linguistiche oramai in arrivo: negli Stati Uniti recentemente – e quindi regnante Obama, quello del “love is love” – le ostetriche sono invitate a non usare più il termine “vagina“ ma “front-hole”, che si potrebbe tradurre con “buco frontale”, probabilmente opposto a “buco posteriore”, e per decenza non andiamo oltre.

Sarebbe tutto estremamente divertente se non fosse tragicamente vero, e non solo: chi scrive potrebbe addirittura essere denunciata per transfobia, se sorpresa a rotolarsi dal ridere mentre manda allegramente a quel paese gli autori di queste colossali fesserie. In effetti c’è ben poco da ridere: questo è il surreale, finale trionfo del politically correct, della dittatura dei salotti delle élite radical chic, sedicenti “progressisti”, di chi marcia indignato contro l’orribile Trump stando molto attento a non dire “donna incinta” per non confondersi con i populisti. E qualcuno ha ancora il coraggio di dire che il problema sono le bufale del web?
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Re: Xughi jender (giochi gender)

Messaggioda Berto » dom feb 12, 2017 5:52 pm

Silvana De Mari Medicina, donne incinte e mamme in Gran Bretagna
https://www.youtube.com/watch?v=LQrealiXLTY

97. Futuro prossimo venturo: un micro argomento filosofico
11 febbraio 2017
https://ontologismi.wordpress.com/2017/ ... o-prossimo



C’E’ ANCORA CHI SOSTIENE CHE LA MADRE SIA SOLAMENTE UN CONCETTO ANTROPOLOGICO ?
Silvana de Mari
20/02/2017
http://silvanademaricommunity.it/concet ... gico-a-chi


Come tutti gli aspiranti genitori adottivi anche io e mio marito siamo stati sottoposti alla consueta raffica di colloqui. In uno di questi, lo psicologo ci chiede quale sia stato il giorno più bello della nostra vita: senza esitazioni, quasi sovrapponendoci, “il matrimonio” risponde mio marito, “il giorno della mia laurea” rispondo io. Lo stesso psicologo, nel colloquio successivo mi chiede se per qualsiasi problema del minore, sarei stata disposta a lasciare la mia professione di neurologa e titolare di guardia medica. Tra le lacrime rispondo “sì” e l’emozione afferra anche il mio interlocutore che, visibilmente scosso, sobbalza sulla poltrona; ci ripete anche più volte, ma a me sembra persino scontato, che prima di tutto viene il diritto del bambino ad avere una famiglia e non il nostro desiderio (bei tempi, quando ancora si pensava che il bambino fosse davvero un soggetto..).

È una notte di Luglio. Nel bar dell’ospedale incontro una collega che mi dice che deve scappare per andare a vedere un bambino di 1 mese che è stato adottato a soli 15 giorni di vita; mentre si allontana fa in tempo a dirmi : “non immagini…è come se fosse suo..”, riferendosi alla madre adottiva. Penso a quanto sarebbe bello poter vivere la stessa esperienza. Dopo 1 mese preciso nostra figlia è a casa; ha solo 17 giorni. Al mattino seguente dalla sua culla escono in successione due risate grasse, sonore, incredibili per un corpicino quasi diafano come il suo: anche lei sente di essere finalmente a casa. Lei che, come ci avrebbero raccontato successivamente le infermiere, aveva trascorso tutti i giorni precedenti in un pianto continuo e inconsolabile.

Sono fortunata; il mio incarico di titolare mi consente di accudirla per i primi 5 mesi di vita. È qui che si costruisce il mio rapporto con lei : passo le ore a coccolarla, a guardarla, a parlarle, a cantare, a giocare con lei, mentre lei non mi perde di vista neanche un secondo. Anche in piena notte, durante la poppata delle 4, le sorrido e lei spalanca la sua grande bocca; aver visto mia madre accudire 5 fratelli dopo di me, mi serve più di qualsiasi testo di puericultura.

Ma neanche tutte queste attenzioni sono sufficienti; a 1 mese e mezzo cominciano le coliche. È un pianto ininterrotto, dalle 2 del pomeriggio fino alle 6 e mezzo, 7 della sera; non c’è alcun modo per consolarla, se non quello di metterla stesa, prona sulla mia pancia, per ore e ore. Pian piano mi accorgo che non sono le classiche coliche digestive, non ne hanno i sintomi e non rispondono a nessun criterio terapeutico: sono quelle che comincio a chiamare “le sue colichette amorose”. Vuole stare sopra di me, vuole sentire il mio grembo, il mio calore; devo rimanere preferibilmente stesa o, al massimo, semiseduta: solo così gradualmente si calma, apre i pugni e si addormenta. Guai se provo a spostarla o mi siedo perdendo il contatto: ricomincia il pianto che nel giro di pochi secondi diventa disperato.

Quando in Febbraio, a 6 mesi, devo lasciarla con la nonna per riprendere le guardie notturne in ospedale, al mattino per ignorarmi gira lo sguardo o fa finta di dormire. Ma nel giro di 1 mese e mezzo si convince che il mio non è un nuovo abbandono, perché ogni volta mi vede ritornare, fin quando, il 28 Marzo, aspettandomi sul pianerottolo in braccio alla nonna, mi vede, flette il corpo in avanti, protende le braccia e pronuncia il fatidico “ ma-mm-ma”.

Prima ancora che compia 1 anno, dopo giorni e notti di dubbi e riflessioni, sono costretta a lasciare questo lavoro stabile così duramente conquistato, perché nei lunghi tragitti di spostamento, non fa altro che vomitare e questo incide sulla sua crescita ancora stentata.

Mi ritaglio solo un piccolo spazio di frequenza ospedaliera che mi permette di continuare la pratica ambulatoriale e di affinare la mia esperienza in Neurofisiopatologia, fin quando, a 21 mesi, inizia a conoscere il Nido, che comincia a frequentare regolarmente all’età di 2 anni. L’inserimento si svolge senza particolari problemi e questo mi rasserena perché la bambina sembra aver sviluppato quello che Bowlby definirebbe un “attaccamento sicuro” e mi permette di accettare un incarico come specialista presso una clinica privata.

A 3 anni la maestra dell’asilo insiste per un colloquio privato, segnalando un ritardo nell’acquisizione del linguaggio verbale; da parte mia sono tranquilla: il suo linguaggio non verbale è ricchissimo ed efficace, la sua capacità di comprensione è perfetta e la sua intelligenza sociale le permette di relazionarsi con gli altri senza entrarvi in conflitto, sviluppando precocemente legami sia amicali che affettivi. Addirittura riprende anche la maestra quando non segue l’ordine sequenziale dei giochi; mi attrezzo comunque con registratori, libri e canzoncine, ma il vero scatto maturativo lo trova finalmente nella figura di Heidy, nella quale, evidentemente, si identifica. Si attivano i suoi neuroni a specchio e il suo apprendimento per imitazione; per la prima volta si ferma davanti al televisore e approfondisce il valore delle relazioni, non più rivolte solo al numero, ma anche alla loro qualità e, nel giro di 1 anno, diventa una macchinetta parlante che non teme neanche il confronto con gli estranei.

Anche alle elementari si riaffaccia il mantra del bambino adottato: un albero da cui pendono le varie etichette di ADHD, disturbi specifici e non dell’apprendimento, etc: Imperversa l’incubo del metodo globale di letto-scrittura, ma noi rispondiamo integrandolo con quello fono-sillabico, peraltro già precedentemente iniziato. Una fatica impervia, ma senza alternative, tesa piuttosto a puntare, sulla scia di quanto già sostenuto dalla Montessori, alla necessità di esercizio, disciplina e autocorrezione.

All’inizio della seconda elementare, in attesa di un mio intervento chirurgico presso l’Istituto Tumori di Milano, lascio la clinica privata per dedicarmi di nuovo interamente a lei. Infatti un pomeriggio le dico: “ora tu e la mamma ricominciamo tutto daccapo”. Lei, obbediente, capisce e senza chiedermi nulla, mi guarda e mi prende per mano, come se avesse aspettato questo momento fin dal primo giorno di scuola.

Davvero posso dire che l’apprendimento nasce in primo luogo da una relazione personale, fiduciosa e cointenzionale, che richiede un IO e un TU, un rapporto che non può realizzarsi nelle nostre classi sempre così sovraffollate.

Dopo 4 5 mesi raccoglie i primi successi e, a Maggio, dopo il mio intervento chirurgico, la maestra si complimenta con noi. Rimane, comunque, tutto il peso di queste prime frustrazioni e lei ha bisogno di essere ancora costantemente sostenuta e “rinforzata” dal punto di vista psicologico. L’unico vero problema è l’angoscia che le deriva da quella ferita ancora sanguinante dell’abbandono, in grado di produrre, specie nelle prove scritte in cui si sente nuovamente sola, insicurezza smarrimento e bassa autostima, che lei, fortunatamente, sa ben nascondere grazie alla sua spiccata intelligenza sociale.

Avverte molto la mancanza di un fratellino e ci viene concessa di nuovo l’idoneità per una seconda adozione che si infrange, però, contro una serie di problemi personali e familiari. Nel frattempo, inizio a lavorare come pediatra con particolare attenzione ai problemi di tipo neurologico dell’età evolutiva, mentre lei esce dalle elementari con la media dell’otto.

La scuola media trascorre senza particolari problemi e, in corrispondenza dell’ultimo anno ritengo sia sufficientemente autonoma, tanto da permettermi di affrontare un incarico presso un servizio di Neuropsichiatria Infantile.

In questo nuovo contesto tutte le mie aspirazioni, da sempre coltivate, di aiutare i bambini più fragili, naufragano davanti all’esigenza di soddisfare prima di tutto le richieste burocratiche. A nulla valgono tutti i miei sforzi di iniziare prestissimo l’orario di lavoro, di prestare servizio anche il sabato mattina senza retribuzione aggiuntiva e di portare a casa tutto l’onere organizzativo di ben 6 centri diversi, senza poter ottenere, ad esempio, nemmeno un “aiuto compiti” per una bambina che, avvinghiandosi alle mie gambe, domanda solo di essere aiutata nel suo rendimento scolastico.

Mi trovo di fronte all’ennesimo bivio: da una parte la prospettiva di proseguire l’incarico con le promesse di un avanzamento di carriera, aumentando le ore lavorative da 25 a 40, ma con la certezza di realizzare troppo poco rispetto a quanto avrei voluto. Dall’altra, lasciare a se stessa la famiglia, con mio marito costretto a lavorare 12 ore al giorno, nonostante un recente intervento cardiochirurgico e mia figlia che, sentendosi ancora una volta abbandonata, ricomincia a peggiorare a scuola, proprio mentre deve prepararsi per l’esame di terza media.

Decido di nuovo di lasciare tutto per rimanere coerente con la mia scelta di sempre di mettere la famiglia al primo posto. Riusciamo così a recuperare il tempo perduto e nostra figlia si iscrive al liceo, dove mi rendo subito conto di quanto sia stata necessaria la mia scelta. Durante i 5 anni si susseguono continui avvicendamenti degli insegnanti, anche più volte nello stesso anno scolastico, i programmi sono frammentati, vasti e sottoposti a numerose e inesorabili verifiche. Dei 30 studenti ne arrivano in corso a fine liceo solo meno di un terzo, entro il quale fortunatamente e faticosamente, lei rientra, diplomandosi comunque con un voto alto.

Questo risultato accresce in maniera importante la sua autostima e le permette di affrontare l’Università con maggiore autonomia: le darò un aiuto solo per gli studi filosofici che costituiscono la mia passione e che sono finalmente completi e approfonditi, senza la limitazione dichiaratamente marxista dell’insegnante del liceo.

Oggi, se penso a questi anni appena passati, posso dire che l’esperienza di madre adottiva mi ha arricchito sotto ogni punto di vista, portandomi ad esplorare e attraversare gli abissi di un dolore che può essere lenito solo da tanto amore e dalla consapevolezza di essere stati voluti a tutti i costi da Dio, che ha un progetto per ognuno di noi.

Non scorderò mai la frase pronunciatami durante un colloquio in ambulatorio, da un bambino dodicenne adottato a 5 mesi di vita: “quella mamma rimane sempre dentro di me…”

E non scorderò mai neanche ciò che ho vissuto in un anno di esperienza come medico volontario in un reparto oncologico, quando senti che l’ultima parola che esce dalla bocca dei malati terminali è tanto spesso “mamma…”.

Non si può mai recidere, né cancellare completamente, questo legame ancestrale che nasce col concepimento e si protrae per tutta la vita. Non provate a chiamarlo “concetto antropologico” e a inserirlo nel vocabolario del pensiero unico insieme ai vari sessismo, femminicidio, omofobia, islamofobia.

Non ve lo permetteremo.

Brigata Chesterton
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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