Ius soli e cittadinanza

Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mar giu 20, 2017 2:21 pm

I diritti dei minori sono una scusa. Lo Ius Soli è soprattutto una questione di soldi
Davide Di Stefano
Luigi Di Stefano

http://www.ilprimatonazionale.it/cronac ... oldi-67653

La mattina di oggi 19 giugno 2017 ci impone una riflessione che parte da due elementi: i risultati elettorali in Francia per l’elezione del parlamento e l’attacco col furgone assassino stavolta sui fedeli islamici in uscita da una moschea a Londra, una considerata sede dell’integralismo più spinto. E rapportarlo ai recentissimi fatti di casa nostra: Ius Soli e immigrazione sulla base di personali valutazioni. In Francia il “ciclone Macron” assomiglia parecchio alla vittoria di Berlusconi del 1994, un outsider della politica che improvvisamente dopo una campagna elettorale durata pochi mesi conquista il governo del paese. Ma mentre in Italia la nuova formazione andava a occupare l’area politica che era stata della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista di Craxi schiantati dall’inchiesta “Mani Pulite”, lasciando intatto tutto l’apparato politico ex PCI (poi PDS, DS, PD) in Francia a farne le spese è stato il Partito Socialista che fu di Hollande e Mitterand, che passa da 284 seggi a circa 30. A Hollande sono evidentemente addebitate l’incapacità di evitare le stragi islamiste che da anni insanguinano la Francia e la crisi economica devastante (la metà dei francesi non è neanche andata a votare) come a Mitterand fu addebitato l’ingresso nell’Euro. Di Macron si può dire che rappresenta l’ultima illusione dei “moderati” francesi di salvare capra e cavoli (l’Euro e l’economia) rigettando per adesso l’ipotesi Le Pen che comunque passa da 2 a 30 seggi.

A Londra con il primo attentato anti islamico (stando alle prime ricostruzioni) finisce, come in Francia, l’illusione che le stragi islamiste siano sopportabili all’infinito senza causare reazioni, ne sappiamo ancora poco ma possiamo dire che la “strategia dei gessetti” per salvare capra e cavoli ha fatto cilecca, sia a Parigi che a Londra, perché espone gli equilibri politici consolidati a movimenti tellurici capaci di ridurre improvvisamente partiti storici a minoranze. In Italia dopo la “storica” Marcia del Bananeto vediamo una accelerazione sulla legge dello Ius Soli che deve introdurre un automatismo nella concessione della cittadinanza usando come argomento i minori, e per far leva sul sentimento popolare di “pietas” verso i ragazzini e come al solito manipolare l’opinione pubblica. In realtà già da anni in Italia i minori stranieri (figli di immigrati regolari o clandestini) sono equiparati nei diritti ai minori italiani: sono nelle nostre scuole, hanno diritto all’assistenza medica gratuita e a tutte le tutele del caso. Poi alla maggiore età (18 anni) possono fare domanda per la cittadinanza e giurare consapevolmente sulla Costituzione, diventando così cittadini per scelta consapevole con un “atto sacrale” qual’è il giuramento. Che è semplice e impegnativo senza lasciar adito a dubbi.

“Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi dello Stato”. L’introduzione dello “automatismo” è quindi da ricercarsi in scopi diversi rispetto alla tutela dei minori. E qui ci dobbiamo rifare proprio a quanto visto nel resto d’Europa, nei paesi che lo Ius Soli lo hanno da decenni e che sono stati colpiti da stragi e attentati proprio, e quasi esclusivamente, da integralisti islamici diventati in questo modo “cittadini europei”. Per un integralista islamico giurare sulla Costituzione italiana significa “rinnegare l’Islam” e non può farlo. Per un islamico moderato o laico che dir si voglia giurare sulla Costituzione significa “liberarsi dall’Islam” accettando la preminenza delle Leggi civilmente formate rispetto a quanto scritto sul Corano. Introdurre l’automatismo da un lato consente agli integralisti di rimanere integralisti, e dall’altro impedisce agli islamici moderati l’atto formale di rigetto della visione integralista della loro religione.
E c’è un altro fattore non secondario da non sottovalutare: la cittadinanza “concessa” può essere revocata se il soggetto poi mostra atteggiamenti e comportamenti incompatibili con quello che ha giurato, mentre la cittadinanza “automatica” non può essere revocata. Abbiamo visto giovinastri islamici offendere le giornaliste dicendo loro in faccia che sono inferiori in quanto donne e che non ci si può fare niente perché lo dice il Profeta. Prendendoli per un’orecchio e riportandoli nei paesi di origine alle prese con le polizie di Egitto, Marocco o Algeria i bollenti spiriti maomettani si raffredderebbero subito, mentre la consapevolezza dell’impunità gli consente di fare i gradassi ed autoalimentarsi nell’estremismo.

L’altro punto da considerare è la doppia cittadinanza: chi per nazionalità dei genitori mantiene la cittadinanza del paese di origine poi si trova ad avere automaticamente anche la cittadinanza italiana. Non si può giurare su due Costituzioni, non si può giurare su una Costituzione che prevede la Sharia e su una Costituzione dove le Leggi le fa il Parlamento. Chi giura sulla Costituzione italiana deve fare contemporaneamente la rinuncia ad ogni altra nazionalità, non c’è altra via. Se non vuole allora rimane “straniero” e può di nuovo essere espulso se si radicalizza. In Italia finora abbiamo evitato le stragi grazie alla bravura delle nostre Forze dell’Ordine, dei Servizi e della Magistratura, ma che hanno anche in mano lo strumento dell’espulsione. Si legge di circa 1.500 soggetti riconosciuti come integralisti pericolosi e messi su un aereo e rimandati coattivamente nel paese di origine. Così non fosse staremmo a Bdelhamid Abaaoud, belga per Ius Soli, andato con l’Isis in Siria (c’è un video dove gioca a pallone con le teste dei decapitati) e poi tornato in Belgio come “cittadino” e andato tranquillamente a far strage di 190 persone a Parigi, grazie ad altre trovate come Schengen che ci ha privato anche dei controlli di frontiera.

Insomma la legge sullo Jus Soli che si vuole approvare in Italia è concepita per favorire l’integralismo islamico. Non gli “islamici” che sono in Italia pacificamente a lavorare e che saranno felicissimi di giurare sulla Costituzione e liberarsi per sempre del medio evo oscurantista, ma proprio degli “integralisti” per impedire con l’automatismo che possano essere mai espulsi e che ci costringerebbe a farli rientrare, anche quando fossero andati a giocare a pallone con le teste o compra-vendersi le donne “infedeli” come schiave. Perchè tanta malvagità dei Sinceramente Democratici? E c’è da dire che l’opposizione a questa legge la stanno facendo in Parlamento la Lega, FI e FdI, fuori del Palamento CasaPound, che facendo notare che tutti gli stragisti avevano goduto dello Ius Soli si è presa la sua dose di randellate. Il Movimento 5 Stelle salomonicamente si astiene, per non perdere voti dalla componente di destra del suo elettorato e mantenendo il consenso della parte di sinistra grazie alle posizioni filo islamiche e filo immigrazione dei suoi sindaci più autorevoli. A questo punto si deve parlare anche di quattrini, perché nell’agire dei Sinceramente Democratici se non si parla di quattrini non si capisce niente.
Si tratta, ne più ne meno, di mostrare adesione anche dell’Italia al principio di islamizzazione violenta già in atto nel resto d’Europa (violenta, a colpi di stragi a cui si reagisce coi gessetti colorati e le sceneggiate di cordoglio) in modo che nei piani finanziari che si fanno nel Golfo Persico si sappia che anche noi siamo più che disponibili.

“Delirio fascista” grideranno indignati i Sinceramente Democratici: noi pensiamo solo ai poveri bambini e alla fratellanza dei popoli! Mica tanto, ce lo conferma autorevolmente un articolo de Il Sole24Ore del 19 maggio 2017. Dopo molti dibattiti nei congressi e un annuncio di “lavori in corso” dato 18 mesi fa, arriva in Parlamento una proposta di legge destinata a diventare materia di confronto politico perché incrocia due temi “sensibili” come immigrazione e capitali: l’obiettivo è aprire l’Italia alla finanza islamica, vale a dire al mercato di prodotti e servizi finanziari rispettosi dei precetti della Sharia, la legge coranica. Un settore di recente nascita ma ad alti tassi di crescita (10-15% nell’ultimo decennio ma con un rallentamento nel 2016): i 2mila miliardi di dollari di valore complessivo stimato nel 2015 potrebbero diventare 3.400 miliardi nel 2021. La proposta di legge è del deputato Maurizio Bernardo di Area Popolare (leader Angelino Alfano), leggetevi l’articolo con toni commossi ed elegiagi, ricordi storici di quando la Sicilia era musulmana e dotte citazioni della Consob, del Governatore di Bankitalia Visco, della sindaca M5S di Torino Chiara Appendino che sponsorizza la Finanza Islamica come fonte di intergrazione (in sostanza: più soldi ci mandate e meglio ci islamizziamo)

Pecunia non olet, dicevano i Romani. L’articolo è del 16 marzo, la Marcia del Bananeto è del 20 maggio, la discussione in Senato dello Ius Soli è del 15 giugno: c’è entusiamo! O qualcuno pensava che le 100 mila persone portate al bananeto ci fossero andate per passa parola, e non per mobilitazione di partiti, sindacati, media, associazioni, mezzibusti, insomma con la mobilitazione coordinata di tutto il sistema? I miliardi, i miliardi degli Emiri che vengono da noi! Per questo si commuovono, non per i ragazzini che sono già più che tutelati.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mar giu 20, 2017 3:09 pm

Maria Giovanna Maglie
19/06/2017

https://www.facebook.com/mariagiovannam ... 5205660361

Ius soli e non solo, mi prudono le mani e mi scappa qualche riflessione, scusate se troppo lunga

Circola in Parlamento un abusivo, non è l'unico ma è tra i peggiori, che si chiama Khalid Chaouki: è in realtà un Fratello Musulmano, quindi sta qui a svolgere funzione di disinformazione e zizzania, sorride e si dice democratico e a caccia di giustizia sociale e uguaglianza per tutti, in realtà progetta da comparsa rumorosa la distruzione dell'Occidente.
Grazie al premio mostruoso di maggioranza del Porcellum è stato ripescato in Campania ed eletto, e la’ sta, anche se il Porcellum l'hanno con squilli di tromba e rulli di tamburi dichiarato incostituzionale, fa anche pompose dichiarazioni col ditino indice sollevato. Sentite questa, parliamo di ius soli, argomento che scatena il peggio delle bugie, della retorica, della disinformazione, dell'ideologia un tanto al chilo.
“ il Pd non bisogno di nuovi elettori, quello semmai serve ai suoi neo alleati a 5 stelle che alle ultime amministrative hanno avuto un picco di consensi dovuto alla loro incompetenza e arroganza. Questa unione tra partiti sovranisti era inevitabile, finalmente gli elettori sapranno chi hanno di fronte e potranno scegliere”.
Leggete e giudicate voi quante stronzate si possono dire in poche righe perché il prode Chaouki intanto parla a nome del Pd del quale garantisce che non ha bisogno di voti, e già ci viene da ridere pensando all'agitazione di Renzi in questi e nei prossimi mesi perché di perdere voti ha terrore; perché con prosopopea insopportabile da’ per sconfitto o ridimensionato il Movimento 5 Stelle dopo l'obiettiva batosta delle amministrative al primo turno, dimenticando, un po' perché non capisce niente un po' perché è in malafede, che le amministrative non sono mai state elezioni politiche né mai lo saranno, che i sondaggi danno un 5stelle molto forte, in testa o alla pari col Pd, che infine la presa di posizione di Beppe Grillo sullo ius soli, astensione, che al Senato corrisponde a voto contrario, e le motivazioni che Grillo ha addotto sul no dei cinque stelle, se saprà tenere il punto, non solo sono giuste ma segnano un'inversione di tendenza, di programma, di rapporti. Di questa inversione i Chaouki hanno in realtà terrore, non a caso l’abusivo conclude il suo delirante ma istruttivo fervorino denunciando una alleanza tra partiti sovranisti.
Sovranisti assieme a populisti è diventata l'ultima ingiuria praticata nei circoli radical-chic e tra gli oratori del Pd a corto di argomenti. Un giorno si attacca il sovranismo, un'altro si attacca il populismo, tutti e due i giorni si attacca Trump come un impostore, e l'uomo campa.
Ma proprio Trump e la sua strepitosa vittoria contro l'establishment dovrebbe suggerire a quelle elites stolte e oggi rabbiose delle riflessioni accurate. Scrive sul Wall Street Journal il filosofo inglese Roger Scruton, e meglio non si potrebbe dire:
“Le élite cittadine rafforzano le proprie relazioni con cambi di carriera, progetti comuni e cooperazioni oltre le frontiere”. “Come gli aristocratici di un tempo, formano reti sociali di appartenenza e senza bisogno di riferimento ai confini nazionali”’
Ma non sono da soli e non possono vivere da soli, infatti di tanti altri hanno bisogno per sopravvivere.
“... gli agricoltori, gli artigiani, gli operai, i costruttori, i sarti, i meccanici, gli infermieri, gli inservienti, i cuochi, i poliziotti e i soldati, tutta gente per cui l’attaccamento a un luogo e alle sue tradizioni è implicito in tutto ciò che fanno. Sulle questioni che riguardano l’identità, la cittadinanza, queste persone voteranno probabilmente diversamente dalle élite cittadine, da cui pure dipendono per essere governati”.

Scrive Roger Scruton:
“Questo, per la gente comune, è ciò che fa la nazione. I liberali continuano a lanciare avvertimenti contro il populismo e il nazionalismo, e sicuramente ci sono dei rischi, (…) ma quelli che accantonano l’idea nazionale semplicemente perché ci sono persone che sono state minacciate dai propri vicini in nome di quest’idea sono vittime della stessa ottusità mentale che condannano”.
“Nel mondo com’è oggi, la principale minaccia all’identità nazionale è la religione, e in specie l’islam, che offre ai propri seguaci uno stile di vita totalizzante, basato sulla sottomissione alla volontà di Dio”.
Sulla base del sentimento nazionale invece, “ è stato possibile costruire un tipo di patriottismo civico, che riconosce le istituzioni e le leggi come beni condivisi che possono estendersi e accogliere chi aderisce al contratto”’
Già, chi aderisce al contratto, chi sta alle regole, chi è disposto ad esami da superare, non tutti, appena sbarcano, andando anzi a prenderli sotto costa, nel nome fasullo di una società aperta in realtà soprattutto intenzionata a loschi guadagni mafiosi ea grande confusione politica e sociale. Fino a ritrovarsi ghetti eversivi organizzati all'interno e nel cuore delle capitali, moschee fai da te, imam fai da te che sono arrivati camuffati da profughi, uno scempio della società qual è quello di Londra o di Parigi o di Bruxelles o dell'Aia.
Essere sovranisti, cioè credere nelle istituzioni e nelle leggi e nei confini di una nazione come bene comune, essere populisti, ovvero ascoltare il disagio e la richiesta che viene dal popolo senza farsene schiacciare ma operando la giusta mediazione che alle classi dirigenti compete, non solo non è una diminuzione, non solo non è un insulto, è una qualità superiore.

È anche una battaglia contro i padroni del caos, come li chiama il professor Renato Cristin, in un saggio impagabile, appena uscito per i tipi di liberilibri: tecnocrati tedeschi, francesi, di qualunque Paese, anche italiani, che stanno tra Bruxelles e Strasburgo, che per ottenere questo tipo di disastro hanno smostrato qualunque idea originaria di Unione Europea, che a partire dagli anni 70 hanno imposto un pensiero antioccidentale che assieme al burocratismo delle istituzioni comunitarie ci ha imposto il politicamente corretto e l'accoglienza dell'altro, dell’ extraeuropeo, negando la nostra identità e producendo il caos come orizzonte storico concreto. Sono quelli che propugnano una ideologia europeista che mira a dissolvere l'Europa dei popoli e delle nazioni in un contenitore neutro, quelli che ogni giorno cercano di narcotizzare la coscienza dei popoli europei, quelli che potrebbero condurci alla islamizzazione. Non devono prevalere
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mar giu 20, 2017 3:09 pm

???

Zaia apre a 'ius soli' per figli di immigrati:
"Se sono nati qui, hanno identità veneta"
Il presidente del Veneto si dice favorevole alla cittadinanza per i figli degli immigrati nati nella sua Regione: "Spesso parlano il dialetto quasi meglio di me"
17 giugno 2013

http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... a-61264191

VENEZIA - Il governatore del Veneto, Luca Zaia, apre uno spiraglio al diritto di cittadinanza per i figli degli immigrati nati nella sua Regione: "Sollevo il tema dei bambini che sono nati qui e vanno a scuola qui - ha detto, parlando a Venezia - sui quali un ragionamento al di là dello ius soli debba essere fatto anche perché spesso parlano il dialetto quasi meglio di me. Sono bambini che in molti casi hanno identità veneta e non quella del Paese d'origine della loro famiglia, cosa che è accaduta spesso ai nostri emigranti". Per il presidente del Veneto, "il vulnus sono i bambini figli di immigrati inseriti in un progetto e che già vanno a scuola, non si può pensare che diventino italiani solo quando, dopo i 10 anni previsti dalla legge, sono già alle scuole medie".

Poi ha specificato: "Sono contario al tema ius soli coram populo, cioè perché semplicemente una persona varchi i confini sia italiana, credo sia sacrosanta la battaglia che per essere cittadini sia necessario conoscere almeno la nostra lingua, coscienti della nostra storia, e della nostra identità". "Quindi condivido il tema della battaglia - ha proseguito - contro chi vorrebbe l'applicazione della ius soli per tutti".

Zaia ha, poi, espresso la sua opinione sulle questioni riguardanti l'omosessualità: "Per me non esiste il problema. Non mi avventuro su temi quali quelli delle coppie di fatto, i gay hanno diritto di rispetto e basta, non c'è nulla da aggiungere". "Nel mio partito - ha osservato anche - la maggior parte delle persone ha ragionevolezza da vendere, se poi il palcoscenico viene dato al fondamentalista di turno è ovvio che la posizione sembra essere un'altra".


Alberto Pento
Ma nel 2013 ancora non vi era il problema dell'Islam e dell'invasione dei clandestini
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mar giu 20, 2017 8:27 pm

Tajani boccia la legge: "È un rischio per l'Europa"
Il presidente del Parlamento Ue avverte: "Non è questo il momento, è un incentivo agli arrivi"
Paolo Bracalini - Mar, 20/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 11017.html

Milano - «La legge sullo ius soli? Non mi sembra un granché. Soprattutto non mi sembra il momento di affrontare un tema così delicato, in piena campagna elettorale, a colpi di fiducia.

Si rischia di strumentalizzare una vicenda molto seria che riguarda molte persone» avverte Antonio Tajani, che con tutta la diplomazia richiesta dal ruolo di presidente del Parlamento Europeo, manda però un messaggio chiaro al governo italiano, deciso ad andare avanti sulla cittadinanza facile agli stranieri in Italia.

«Bisogna stare attenti a propagandarlo perché altrimenti diventa un incentivo a far arrivare ancora più gente in Europa - continua l'azzurro -. Non basta affermare un principio, il problema va affrontato in maniera seria, con una valutazione di impatto a livello europeo, come per il diritto di asilo, perché se uno straniero diventa cittadino italiano poi diventa anche cittadino europeo. E attenzione, non si può dare la cittadinanza in modo automatico, servono dei criteri precisi, per vedere, ad esempio se una persona vive in un ambiente radicalizzato, islamizzato. Insomma bisogna procedere con più serietà e più prudenza». Tajani - intervenuto all'assemblea di Federchimica insieme al neopresidente Paolo Lamberti e al numero uno di Confindustria Vincenzo Boccia - sta provando a convincere Bruxelles che l'immigrazione deve diventare la priorità politica della Ue, e la prima voce su cui investire risorse del bilancio europeo. Non a caso, il presidente dell'Europarlamento ha lanciato, proprio alla vigilia del prossimo Consiglio europeo del 22 giugno, un «Immigration Day», a cui parteciperanno dal presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker al primo ministro libico Sarraj (la Libia è un paese chiave per i flussi migratori verso le coste italiane), oltre a ministri europei, commissari Ue, rappresentanti di Onu e Bei (Banca europea per gli investimenti).

«Il messaggio che arriverà ai capi di Stato e di governo europei è che l'immigrazione è un problema che va risolto, non più rinviato, e che non riguarda solo l'Italia. Il Parlamento Europeo ha votato per l'apertura della procedura di infrazione verso quei paesi che non rispettano gli accordi sul ricollocamento dei migranti (Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, ndr). Solo i paesi dell'Est pensano che alzando un muro si fermi l'immigrazione, ma non è così. Bisogna stabilizzare la Libia, rafforzare i controlli alle frontiere, e poi avere un politica in Africa, investire lì, sennò arriveranno non migliaia ma milioni di persone, a quel punto non li fermi più» spiega Tajani, che vede un segnale nelle ultime elezioni in Europa: «Dal voto in Francia emerge la sconfitta dei populismi e una richiesta di cambiamento. I francesi come gli austriaci, gli spagnoli gli olandesi e i tedeschi chiedono all'Europa di proteggerli di fronte al terrorismo, alla immigrazione clandestina e alla disoccupazione giovanile. È la conferma che l'Europa è la soluzione dei problemi ma che deve cambiare e faremo di tutto per cambiarla perché possa essere più vicina ai cittadini».
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mer giu 21, 2017 6:54 am

???

Ius soli, quando gli immigrati eravamo noi
Umberto Rapetto
2017/06/20

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/06 ... oi/3671959

I miei bisnonni non avevano mai visto il mare. Dalle campagne del Monferrato anche se ti metti sul “bricco” più alto non ci riesci.

Lo hanno conosciuto arrivando faticosamente a Genova, prendendone confidenza dal ventre dello scafo in cui i “bastimenti” inghiottivano i passeggeri di terza classe, quelli che avevano addirittura una biglietteria separata da quella di chi non viaggiava per necessità. Settimane e settimane di traversata in condizioni inumane, poi la quarantena ad Ellis Island, infine un ingresso nel “Nuovomondo” che solo una disperata speranza poteva far sembrare salvifico.

Il racconto della mia bisnonna Maria, Elvira sul suo ingiallito passaporto, mi ha segnato profondamente. “Nuova York” era il capolinea dei sogni. Per i più fortunati il punto di partenza di aspirazioni, desideri, ambizioni.

Suo figlio Bartolomeo Delprino, lo zio Romeo, quando nel 1920 tornarono negli Stati Uniti dopo una breve permanenza in Italia, nei registri dell’Immigration Service vedeva il suo nome preceduto da un timbro. “US Citizen” si legge ancor oggi sulla lista di chi era sbarcato dalla nave “America”. Romeo era nato negli Stati Uniti che lo avevano riconosciuto figlio di quella terra.

Chissà quanti – tra coloro che stanno leggendo queste mie poche righe – potrebbero narrare analoghe epopee familiari, ricordare storie dolorose e inaspettati “lieto fine”, farsi venire le lacrime agli occhi al pensiero di tanti sacrifici e difficoltà, avere impresso la strenua forza di sentirsi uguali agli altri che ha animato qualunque nostro trisavolo involontariamente catapultato lontano da casa.

A distanza di un secolo dalle nostre parti si discute dello “ius soli” e in troppi si sono dimenticati la nostra storia.

Con toni più o meno beceri parecchi politici (o soggetti che si dichiarano tali) hanno vomitato i loro sproloqui nella ferrea convinzione di cavalcare l’onda emotiva dello tsunami sociale in corso.

La nostra Italia non versa nelle attuali drammatiche condizioni per colpa degli immigrati, ma grazie a quei nostri connazionali che l’hanno portata alla catastrofe magari “mangiando” sull’arrivo e sulla permanenza di questi “indesiderati”. Lo Stato latita, affida in concessione attività indelegabili e apre redditizi varchi agli “scafisti anidri” ovvero a quegli sciacalli che non devono nemmeno bagnarsi i piedi per speculare sulla disperazione.

C’è bisogno di ordine, certo. Ma non è negando la cittadinanza a chi nasce dalle nostre parti che si rimedia a uno sfascio senza fine.

Chi ha urlato contro lo “ius soli” dovrebbe vergognarsi: gli immigrati in regola pagano tasse e contributi, e lo fanno in silenzio pur sapendo che quelle somme non daranno loro nulla. I loro figli, come la buonanima di Bartolomeo Delprino, sono figli di questa terra.

Non smetto di domandarmi perché chi non vuole “intrusi” non si faccia promotore di una bella proposta di legge per togliere ogni diritto civile a chi evade il fisco, a chi viola la legge e a chi non la fa rispettare, a chi con la corruzione ha minato le fondamenta della Pubblica Amministrazione, e così a seguire.

Ma – Papa Francesco a parte – nessuno sembra preoccuparsi delle cose serie e indifferibili.




Alberto Pento
Cattivo giornalismo, articolo pieno di menzogne. I migranti italici (per lo più immiseriti dalle politiche e dalle guerre dello stato italiano) emigravano generalmente con le carte in regola e con un contratto di lavoro e non certo per farsi mantenere dagli altri e per acquisire la loro cittadinanza. A parte forse qualche italico mafioso e camorrista che migrava in America da clandestino o con le carte false per esportare malavita e criminalità mafiosa e camorrista. I veneti, i friulani, i lombardi ed altri avevano tutti i documenti in regola e un contratto di lavoro in tasca e quando arrivavano a destinazione lavoravano e si facevano ben volere perché rispettosi e galantuomini.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mer giu 21, 2017 7:33 am

Magdi Cristiano Allam - La cittadinanza italiana non è un pezzo di carta da concedere automaticamente. Ma un privilegio che si accorda solo chi si riconosce integralmente, orgogliosamente e concretamente nella nostra civiltà
Il Giornale, 18 giugno 2017

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 66550034:0

Anch'io sono stato un immigrato. Nel 1972 arrivai a Roma con un aereo dell'Alitalia, con il passaporto egiziano e un regolare visto d'ingresso, grazie a una borsa di studio concessami dal governo italiano per aver conseguito la Maturità scientifica italiana con il punteggio più alto presso l'Istituto Salesiano "Don Bosco" al Cairo.

All'epoca erano sufficienti cinque anni di residenza per richiedere la cittadinanza. Avevo i requisiti per acquisirla: conoscevo bene lingua e cultura italiana, condividevo la civiltà italiana, ero autosufficiente economicamente. Era un'Italia radicalmente diversa, migliore da tutti i punti di vista. C'erano in tutto circa 130 mila stranieri che solo vent'anni dopo li si indicò come "extracomunitari". Eravamo perlopiù studenti di buona cultura che non creavamo alcun problema sul piano sociale, economico e della sicurezza. La parola "immigrato" non esisteva nel lessico politico, semplicemente perché noi stranieri non eravamo e non venivamo percepiti come diversi dai cittadini italiani.

Non è un caso che solo 14 anni dopo, nel 1986, chiesi e ottenni la cittadinanza italiana per potermi iscrivere all'Ordine dei Giornalisti e sanare una situazione che da oltre dieci anni mi vedeva scrivere sulla stampa italiana come "collaboratore", con un trattamento economico inadeguato a fronteggiare le necessità della mia famiglia.
Ebbene, mentre quando gli stranieri erano pienamente compatibili con le leggi, le regole e i valori italiani non sentivano la necessità di acquisire la cittadinanza italiana, paradossalmente oggi che gran parte di loro sono incompatibili e non integrabili, il fronte politico catto-comunista vuole accordare la cittadinanza facile e celere.

Eppure sarebbe sufficiente guardarci attorno per scoprire la portata deflagrante dello ius soli principalmente in Francia e Gran Bretagna, dove viene abbinato al multiculturalismo, diritti e libertà senza doveri e regole, e al comunitarismo, l'auto-amministrazione su base etnico-confessionale con proprie regole e leggi.
Nonostante l'evidenza del fallimento della cittadinanza intesa come un pezzo di carta che si accorda sulla base di parametri quantitativi legati agli anni di residenza, allo stipendio e alla capienza dell'alloggio, in Italia si persevera nell'ignorare l'essenza qualitativa della cittadinanza, che non può prescindere dall'adeguata conoscenza della lingua e della cultura; dal rispetto delle leggi; dall'ottemperanza delle regole su cui si fonda la civile convivenza; dalla condivisione dei valori che sostanziano la nostra civiltà; dal lavoro che concorre allo sviluppo del Paese.

Gli italiani devono essere consapevoli che accordare lo ius soli e consentire ai musulmani o ai cinesi di auto-amministrarsi sulla base di proprie regole e leggi, promuovendo in parallelo l'auto-invasione di milioni di giovani prevalentemente islamici nella fascia d'età dell'esplosione della fertilità maschile, sarebbe un suicidio traducendosi nella sostituzione etnica della popolazione italiana e nella fine della nostra civiltà, nella sottomissione alla dittatura finanziaria e alla tirannia dell'islam.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mer giu 21, 2017 5:06 pm

??? L'irresponsabile idolatra ???

Migranti, il Papa sostiene la campagna per superare la Bossi-Fini
Da Bergoglio l'appoggio alla legge popolare "Ero straniero" che promuove lo ius soli e regolarizza i migranti già in Italia. I promotori: "Puntiamo a 50mila firme per vincere la sfida dell'immigrazione"
Sergio Rame - Mer, 21/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 11738.html

"Esprimo un sincero apprezzamento per la campagna per la nuova legge migratoria 'Ero straniero, l'umanità che fa bene', che gode del sostengo ufficiale di Caritas italiana, Migrantes e altre organizzazioni cattoliche".

Al termine dell'udienza generale in piazza San Pietro, il giorno successivo alla Giornata mondiale del Rifugiato indetta dall'Onu, papa Francesco chiede una legge che tuteli maggiormente i migranti che arrivano in Italia. E oggi all'Udienza Generale, pur senza prendere esplicitamente posizione a favore dello ius soli, il Santo Padre ha espresso "sincero apprezzamento per la campagna della nuova legge migratoria" per superare la Bossi-Fini.

Lunedì, prima dell'apertura del convegno della diocesi di Roma, Bergoglio ha incontrato trenta rifugiati ospitati dalle parrocchie della capitale. La campagna "Ero straniero" è promossa da Radicali Italiani con Emma Bonino, Fondazione Casa della carità "Angelo Abriani", Acli, Arci, Asgi, Centro Astalli, Cnca, A Buon Diritto, Cild, con il sostegno di organizzazioni impegnate sul fronte dell'immigrazione, tra cui Caritas Italiana, Fondazione Migrantes e Sant'Egidio, e il supporto di una rete di sindaci. L'obiettivo della proposta è introdurre canali diversificati di ingresso per lavoro, regolarizzare gli stranieri già radicati nel territorio e includere socialmente e lavorativamente i richiedenti asilo e i rifugiati. "Il sostegno del Pontefice - si legge sul profilo Facebook della campagna - è uno stimolo in più ad andare avanti, raggiungere l'obiettivo delle 50mila firme e vincere la sfida dell'immigrazione".

"Le persone che sbarcano sulle nostre coste oggi saranno i nostri concittadini di domani - spiega una nota dei promotori - accogliere, quindi, non significa ospitare in maniera assistenzialistica, ma promuovere percorsi di autonomia e diritti, mediante iniziative di scolarità, di formazione professionale, di lavoro dignitoso e di coinvolgimento nel volontariato, partendo dall'idea che queste persone possano essere una risorsa". I promotori entrano anche a gamba tesa sullo ius soli chiedendo alla parlamento di approvare la legge sulla cittadinanza: "Da troppi anni, il nostro Paese non adegua la sua legislazione sull'acquisizione della cittadinanza al mutato contesto sociale e troppi cittadini di fatto non sono riconosciuti tali dall'ordinamento". Per i promotori della legge è poi "anacronistico e inefficace" prevedere una divisione tra richiedenti asilo e "migranti economici". "È necessario - affermano - assicurare l'accesso alle domande di protezione e una procedura di esame più rapida ma che rispetti tutte le garanzie previste dal diritto nazionale e internazionale". "Nello stesso tempo - spiegano - serve una revisione completa dei canali ordinari di ingresso per lavoro, ormai da anni pressoché totalmente inefficaci con l'inevitabile conseguenza di favorire l'irregolarità". Mentre "il reato di immigrazione clandestina, che è ingiusto, inutile e controproducente, va abrogato al più presto". Quanto ai rimpatri, infine, "la necessità di renderli effettivi non può costituire giustificazione per accordi internazionali stipulati, senza il controllo del Parlamento, con paesi che violano i diritti umani e non rispettano il diritto internazionale".





Vittorio Feltri: "Papa Francesco applichi lo ius soli in Vaticano. E sulle scomuniche..."
19 Giugno 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... eltri.html

Noi non abbiamo la presunzione di insegnare al Papa a fare il Papa, pertanto ci limitiamo a riportare e discutere alcune affermazioni ispirate da lui e affidate alla voce di un cardinale, Peter Turkson. La chiesa, dopo aver scomunicato i mafiosi, vuole fare altrettanto con i corrotti. Via anche costoro, siano allontanati dai sacramenti.

Naturalmente il capo della cristianitá ha i titoli per disciplinare il proprio gregge come ritiene opportuno. Non ci permetteremmo mai di contestarne le iniziative anche perché, essendo laici, agnostici, non siamo molto interessati alle vicende del cosiddetto popolo di Dio. Tuttavia non possiamo ignorare la portata delle parole di Bergoglio e dei suoi aiutanti. Le ascoltiamo e cerchiamo di comprenderne il significato più o meno profondo.

Allora, Francesco ha scomunicato i mafiosi. Bene. Siamo contenti. Però ci domandiamo. Se un uomo o una donna si sono affiliati a una cosca per motivi personali, decidendo conseguentemente di infischiarsene dei comandamenti mosaici, cosa volete che gli importi se il successore di Pietro non li vuole tra i piedi? I picciotti non sono chierici, non sono neanche eretici, fanno parte a ogni effetto della criminalità organizzata, il loro scopo é raccattare soldi delinquendo, violando la legge dello Stato oltre a quella divina. Una scelta sbagliata, d’accordo, però libera, quantomeno dettata dal desiderio di guadagnare denaro e non un posto in paradiso. Chi delinque per campare ha rinunciato automaticamente ad essere onesto sul piano civile e, a maggior ragione, su quello religioso. Si é scomunicato da solo senza la spinta del Santo Padre. È consapevole di essersi sganciato dal cattolicesimo. Non ha bisogno che qualcuno ufficialmente lo sbatta fuori dalla chiesa, ne é uscito per conto proprio.

Non mi si venga a dire che un assassino di mestiere non sa di essere indegno dell’eucarestia. Non é il caso sia il Papa a dirglielo. È vero che molti mafiosi tengono molto ad assistere ai riti parrocchiali, a sfilare in processione, a divertirsi alle feste comandate. La loro non é certamente una manifestazione di fede in Cristo, bensì una forma di adesione pubblica al cristianesimo di timbro conformistico. In pratica, una formalitá da rispettare per non essere esclusi dal consorzio sociale. Chi finge di non capirlo ciurla nel manico.

Nonostante questa evidenza, ora il cardinale Turkson propone di scomunicare anche i corrotti, che non sono tali per fare dispetto a Gesù, ma per intascare quattrini. Non penso sia sufficiente l’anatema francescano a indurli a redimersi. È da ingenui supporre che un individuo malavitoso si penta perché i preti lo sgridano. Semmai la sua preoccupazione é di non farsi beccare in fallo dai carabinieri. Non temono il curato: sono terrorizzati dal magistrato.

Per rimanere in ambito cattolico, segnaliamo che i dirigenti vaticani fanno un tifo sfrenato per la cittadinanza ai bimbi nati in Italia da genitori stranieri, la legge denominata ius soli, e giudicano stolti, anzi mascalzoni, coloro che invece sono ostili a tale provvedimento. I monsignori sono leggermente presuntuosi: se hai opinioni diverse dalle loro sei un deficiente. Perché non cominciano le tonache a dare il buon esempio, regalando la cittadinanza vaticana alle faccette nere?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mer giu 21, 2017 5:16 pm

Le sette bugie sullo ius soli
Dall'integrazione al calo demografico una legge senza senso. La norma causerebbe storture e paradossi senza produrre nessun effetto positivo
Alfredo Mantovano - Mer, 21/06/2017
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 11477.html

«Sono cresciuta in Italia e ho sempre studiato qui, ci vivo, la mia lingua è l'italiano. A 16 anni avrei potuto essere naturalizzata perché avevo maturato i dieci anni di residenza. Ma era diventata una questione di principio: volevo che fosse un diritto che mi venisse riconosciuto, non che dovessi chiederlo».

È quanto dichiara una ventiquattrenne originaria dello Sri Lanka intervistata lunedì scorso da la Repubblica, quotidiano fortemente impegnato perché lo ius soli sia approvato in questa Legislatura. Dà il senso del tasso di ideologizzazione che ha assunto la discussione, dentro e fuori il Senato: la giovane donna ammette lei stessa che sarebbe diventata cittadina italiana con le norme oggi ancora in vigore, ma poiché le contesta sceglie di non avanzare alcuna domanda, pur avendone i requisiti, salvo poi lamentarsi per essere rimasta priva di diritti politici.

Quel che pare non avere cittadinanza nel dibattito sono i contenuti: da un lato si sprecano gli slogan pietistici, dall'altro gli slogan urlati in opposizione prevalgono sulle riflessioni di merito. Non vi è dubbio che l'adeguamento le norme varate nel 1992 sia necessario: 25 anni fa gli stranieri presenti in Italia in modo regolare erano circa mezzo milione, oggi superano largamente i cinque milioni, al netto di coloro che nel frattempo sono diventati cittadini. Nel 1990 i provvedimenti di cittadinanza furono 3.809, a fronte delle centinaia di migliaia attuali. La legge del 1992 provoca tempi lunghi di trattazione ed esige troppi adempimenti, più formali che sostanziali. Una seria riforma della cittadinanza dovrebbe prevedere procedure più snelle, ma al tempo stesso dotarsi di strumenti di effettiva e non formalistica verifica che il riconoscimento è meritato. Prendiamo il disegno di legge che il presidente del Consiglio ritiene prioritario per superare le discriminazioni ai danni dei bambini stranieri, e confrontiamolo con la legge del 1992 per comprendere se il primo è in grado di dare queste risposte; prendiamo le motivazioni avanzate pro ius soli e confrontiamole con i dati obiettivi che interessano la materia. Prima di esprimerci pro o contro proviamo a rispondere alle seguenti domande.


La cittadinanza vale quanto una maglietta, da indossare o da sfilare a piacimento?

Le nuove disposizioni stabiliscono ai fini della sua concessione ai minori o che costoro siano nati in Italia, o che - se non sono nati qui - abbiano frequentato per cinque anni la nostra scuola. Chi dei genitori sia titolare di una carta di soggiorno chiederà la cittadinanza per conto del figlio prima che costui compia la maggiore età. Se, una volta superati i 18 anni, l'ex minore non condivide la scelta del genitore, ha due anni per rifiutarla. Se la cittadinanza è così importante per il minore, perché poi costui ha facoltà di rinunciarvi? Si dirà: l'interessato va lasciato libero di farlo se - diventato maggiorenne - dissenta dal genitore; proprio per questo non andrebbero anticipati i tempi, permettendo di decidere direttamente al compimento dei 18 anni! Una comunità nazionale non è l'atrio di un hotel, nel quale entrare e uscire come ti pare.
A legge approvata, avremo più nazionalità in molte singole famiglie o un rapido allargamento della cittadinanza?

A legge approvata, un genitore con carta di soggiorno (che per questo ha domandato e ottenuto la cittadinanza per un figlio) potrà trovarsi a fianco il secondo genitore magari solo col permesso di soggiorno, un figlio a tutti gli effetti italiano, e un altro della nazionalità originaria perché non ha ancora completato il quinquennio di studio. Escludiamo che, con l'inevitabile campagna mediatica che si scatenerebbe contro tali odiose diseguaglianze nel medesimo nucleo familiare, un giudice non richiami l'art. 3 Cost. e sancisca per sentenza che diventano tutti cittadini?


La cittadinanza è uno strumento di integrazione?

Per tanti questa è una affermazione, cui non segue il punto interrogativo. La logica a base del nostro ordinamento è diversa, e segue cautela e gradualità: il migrante che entra in Italia in modo regolare ha il permesso di soggiorno, che ha durata temporanea, non superiore ai due anni; permanendo le condizioni del suo rilascio, alla scadenza vi è il rinnovo; dopo cinque anni di presenza regolare ottiene la carta di soggiorno, che ha carattere di permanenza; dopo dieci anni ha titolo per chiedere la cittadinanza, avendo nel frattempo maturato un radicamento e la conoscenza di lingua e regole essenziali. Si può convenire che 10 anni siano troppi, che requisiti di sostanza siano preferibili ad altri troppo formali, ma non si può sostenere che la cittadinanza favorisca l'integrazione: la cittadinanza attesta che è avvenuta una parte importante del percorso di integrazione.


La nuova legge favorisce l'integrazione?

È paradossale, ma i nuovi automatismi rischiano di attenuare il valore di quegli incentivi all'integrazione introdotti fra il 2008 e il 2009, in primis la conoscenza della lingua e l'utile compimento di percorsi formativi. Se per l'adolescente la cittadinanza deriva dalla somma fra la nascita in Italia e la richiesta del genitore con carta di soggiorno perché mai deve impegnarsi a scuola? E se, non essendo nato qui, è richiesta la conclusione positiva solo del corso di istruzione primaria, perché mai deve dimostrare profitto in un corso di istruzione secondaria (per il quale le nuove norme non esigono il requisito della conclusione positiva degli studi)?


La nuova legge semplifica o complica il lavoro degli uffici?

Per rispondere immaginiamo gli addetti all'anagrafe che, poco tempo dopo aver istruito e dato corso a una cittadinanza chiesta dal padre per il figlio sono chiamati a ricominciare punto e daccapo se il figlio, divenuto maggiorenne, comunica la volontà di revoca. È introdotto l'obbligo per la stessa anagrafe di informare i residenti stranieri che entro i sei mesi compiranno 18 anni della facoltà di acquisto della cittadinanza per ius soli o per ius culturae. Ovviamente gli enti locali vi provvederanno «a costo zero», cioè aumentando il lavoro già
esistente.


La cittadinanza è strumento per rispondere al calo demografico?

Lo sostiene mons Di Tora, presidente della Fondazione Migrantes in una intervista al Corriere della sera di domenica: «Si fanno sempre meno figli, è anche una risposta al problema della denatalità. Molti italiani inoltre stanno emigrando, dal 2005 sono 4 milioni e 800 mila in dieci anni, circa il 40 per cento, per motivi di studio e di lavoro, intere famiglie se ne vanno. Abbiamo bisogno di giovani». Il rispetto dovuto a un Vescovo non è inferiore a quello che si deve alla realtà; dal bilancio demografico Istat del 13 giugno: «Hanno lasciato il nostro Paese nel 2016 circa 157 mila persone (di cui quasi 115 mila di cittadinanza italiana), con un incremento di 12mila unità rispetto al 2015. Tra questi è in continuo aumento il numero di italiani nati all'estero: più di 23mila nel 2015 e circa 27mila nel 2016 (...). Si tratta prevalentemente di cittadini di origine straniera che emigrano in un Paese terzo o fanno rientro nel Paese d'origine dopo aver trascorso un periodo in Italia ed aver acquisito la cittadinanza italiana». Dunque, negli anni 2015-2016 sono espatriati circa 218.000 «italiani», inclusi gli stranieri naturalizzati italiani e tornati nel paese di origine: il numero degli italiani dalla nascita che sono emigrati è molto inferiore. Se valessero i numeri di monsignor Di Tora, in due anni se ne sarebbero andati circa un milione di italiani. È il caso di aggiornare la valutazione ai dati oggettivi? E magari convincersi al calo demografico si risponde con incentivi concreti a riprendere a fare figli (cosa tutt'altro che semplice)?


Perché siamo così immemori di quando i migranti eravamo noi?

Il limite del quesito sta nel sovrapporre periodi storici e dinamiche diverse: chi dall'Italia si trasferiva col piroscafo nelle Americhe, o prendeva il treno con la valigia di cartone per il Nord dell'Europa, in larga parte ci andava con la prospettiva di restarci. Chi oggi viene in Europa da aree meno sviluppate pensa di stabilirsi mediamente solo in un terzo dei casi: l'altro 70% si pone l'obiettivo di mettere da parte dei risparmi, di acquisire mestieri e/o professionalità, di far frequentare ai figli le nostre scuole, quindi di rientrare dopo un numero apprezzabile di anni nel Paese d'origine per far fruttare i risparmi e le conoscenze apprese. A che cosa serve a costoro la cittadinanza? Chi di loro realmente la desidera? Ed è per questo che la si è disciplinata «rinunciabile»?
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mer giu 21, 2017 5:34 pm

Lo ius soli spiegato in cinque punti: come cambia la legge (in peggio)
2017/06

http://www.secoloditalia.it/2017/06/lo- ... -in-peggio

Ha scatenato un vero parapiglia, con tanto di zuffa, che ha coinvolto anche la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli. Il voto sullo ius soli, il disegno di legge licenziato due anni fa dalla Camera e approdato ora in aula al Senato, è finito di nuovo al centro di roventi polemiche, alimentate, tra l’altro dalle proteste di Lega e M5S. Ma cosa prevedono le norme sulla cittadinanza e come cambierebbero con lo ius soli temperato e lo ius culturae.

1.Cosa dice la legge In base alla legge 91 del 1992, chi è nato in Italia da genitori stranieri può diventare cittadino italiano al compimento dei 18 anni, a condizione che abbia mantenuto costantemente la residenza in Italia dalla nascita. Nel nostro Paese lo ius soli si applica anche in due casi eccezionali: per nascita sul territorio italiano da genitori ignoti o apolidi o impossibilitati a trasmettere al soggetto la propria cittadinanza secondo la legge dello Stato di provenienza, oppure se il soggetto è figlio di ignoti ed è trovato nel territorio italiano.

2. Come cambierebbe la legge Il ddl incardinato al Senato introduce una forma temperata di ius soli. Può diventare cittadino italiano chi è nato in Italia da genitori stranieri, di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo. E’ necessaria comunque una dichiarazione di volontà di un genitore o di chi esercita la responsabilità genitoriale, da presentare al comune di residenza del minore, entro il compimento della maggiore età. In assenza della dichiarazione, chi vuole diventare cittadino italiano può farne richiesta entro due anni dal raggiungimento della maggiore età. Quanto allo straniero nato e residente in Italia legalmente senza interruzioni fino a 18 anni, il termine per la dichiarazione di acquisto della cittadinanza viene aumentato da uno a due anni dal raggiungimento della maggiore età.

3. Ius soli, ius sanguinis e ius culturae Ius soli, dal latino “diritto del suolo” è un’espressione giuridica che intende l’acquisizione della cittadinanza come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul territorio di un dato Paese, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Lo ius sanguinis (“diritto del sangue”), indica invece la trasmissione della cittadinanza dal genitore alla prole (ad esempio, il figlio di un italiano è italiano). Lo ius cultarae, invece, prevede che può ottenere la cittadinanza il minore straniero, nato in Italia o entrato nel nostro Paese entro il 12esimo anno di età, purché abbia frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli di studio o seguito percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali per conseguire una qualifica professionale. Tra le novità legate allo ius culturae rientra il merito: è necessario che il ciclo delle scuole primarie sia superato con successo. Chi viene bocciato alle elementari dovrà aspettare per chiedere la cittadinanza.

4. Le regole e i requisiti Le nuove regole per acquisire la cittadinanza per nascita non saranno applicabile ai cittadini europei, perché possono ottenere un permesso dell’Unione europea per soggiornanti di lungo periodo solo i cittadini di Stati non appartenenti all’Ue. Tale permesso è rilasciato allo straniero cittadino di Stati non appartenenti all’Ue in possesso da almeno cinque anni di un permesso di soggiorno valido. Inoltre, la famiglia deve dimostrare di avere un reddito minimo non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale, occorre la disponibilità di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge e bisogna superare un test di conoscenza della lingua italiana. Non hanno diritto al permesso gli stranieri che soggiornano per motivi di studio o formazione professionale; a titolo di “protezione temporanea” o per motivi umanitari; quanti hanno chiesto la protezione internazionale e sono in attesa di una decisione definitiva; chi è titolare di un permesso di soggiorno di breve durata; quanti godono di uno status giuridico particolare previsto dalle convenzioni internazionali sulle relazioni diplomatiche.

5. Come funziona negli altri Paesi Quasi tutti i Paesi del continente americano applicano lo ius soli in modo automatico e senza condizioni, come gli Stati Uniti, il Canada e quasi tutta l’America meridionale. In Europa viene concessa la cittadinanza per ius soli (per esempio Francia, Portogallo, Spagna, Regno Unito e Germania) con qualche condizione. In Francia, ad esempio, il nato in territorio francese da genitori stranieri può ottenere la cittadinanza facendone richiesta purché sia vissuto stabilmente sul territorio dello Stato per almeno 5 anni. In Germania, vale di base lo ius sanguinis ma chi nasce nel territorio tedesco da genitori extracomunitari può diventare cittadino tedesco se uno dei due genitori ha il permesso di soggiorno da almeno tre anni e vive in Germania da otto.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » mer giu 21, 2017 11:12 pm

LA GRANDE SOSTITUZIONE: I GOVERNI EUROPEI PERDONO I LORO ELETTORI E ALLORA SI CREANO UN NUOVO ELETTORATO CON GLI IMMIGRATI
In Francia, ma non solo, ci sono città intere trasformate, gli abitanti originali spariti e sostituiti (in meno di una generazione)
di Francesco Borgonovo
Titolo originale: Renaud Camus: gli immigrati sono l'arma dei nuovi comunisti
Fonte: Libero quotidiano, 5 Ottobre 2015

Non è facile acchiappare Renaud Camus. E non solo perché vive appartato in un castello nei Pirenei. È sfuggente, Camus, ma non perché si sottragga al dibattito, anzi. Semplicemente, è difficile appiccicargli un' etichetta o tirarlo per la giubba da una parte e dall' altra.
Tuttavia la potenza delle sue idee abbatte qualunque barriera, naturale o edificata dall' uomo. L' unico libro tradotto in italiano di questo affilatissimo intellettuale francese è Tricks, pubblicato anni fa dal piccolo editore Textus su impulso di Walter Siti. Quel volume era aperto da una prefazione di Roland Barthes, e costituiva una sorta di feticcio per il mondo omosessuale. Non sono tradotti, invece, gli scritti di Camus sul fenomeno che lui chiama Le Grand Remplacement, cioè la Grande Sostituzione. E si capisce il motivo: sono troppo scorretti.
Spiegano perché e soprattutto come si sta compiendo una sostituzione di popoli ai danni degli europei. Sono ferocemente critici dell'immigrazione incontrollata, mettono in guardia sull' influenza islamica, combattono l' Invasione. E qui da noi teorie di questo tipo non sono molto gradite. Per questo abbiamo chiesto al gentilissimo Camus di spiegarle nel dettaglio ai lettori italiani.

Che cosa l'ha spinta a scrivere Le Grand Remplacement?
«La disperazione. La speranza».

Che cosa intende con il concetto di Grande Sostituzione?
«Non sono sicuro che si tratti di un concetto. Piuttosto di un sintagma, se desiderate un termine alto. Un appellativo, un nome per un fenomeno: la sostituzione di un popolo e di una civiltà. L' inveramento, da incubo, della famosa battuta di Brecht: Se il governo non è contento del popolo, non deve fare altro che eleggerne un altro. È precisamente ciò che sta accadendo in Francia: il governo socialista ha perso il suo elettorato popolare, e se ne fabbrica un altro con gli immigrati. Ma il fenomeno è molto più esteso, generale, europeo. La maggior parte delle nazioni europee aveva un popolo, ma con un solo ricambio generazionale ne hanno già un altro o molti altri. Strade, quartieri, città intere si sono trasformate, sono diventate irriconoscibili; per non parlare delle scuole e dei trasporti pubblici. In zone sempre più vaste del territorio, gli autoctoni sono spariti, sono stati sostituiti».

Chi ha elaborato questo progetto?
«Nessuno è all'origine di questo progetto, fatta eccezione per alcune modalità pratiche, come l' esempio che ho appena citato: il Partito socialista francese ha espressamente voluto trovarsi un nuovo elettorato; e alcuni documenti dell' Onu parlano inequivocabilmente della necessità di una trasformazione etnica dell' Europa: lo stesso termine remplacement (sostituzione, ndr) è presente. Tuttavia credo soprattutto alla forza di giganteschi meccanismi storici, economici e ideologici, e anche ontologici, in seno ai quali le istituzioni e gli uomini sono solo degli ingranaggi fra tanti altri, loro stessi manipolati dall' hybris della specie.
Ciò che io chiamo remplacisme, l'ideologia che promuove la Grande Sostituzione, è nata dalle nozze mostruose della Rivoluzione industriale nella sua fase avanzata, taylorista, fordista, con l' antirazzismo dogmatico, lui stesso nella sua forma senile. Che ci siano razze e popoli scelti tramite una decisione amministrativa, volontarista, nominalista, è indispensabile alla fabbricazione post-industriale dell'uomo sostituibile, senza origine, senza cultura, senza civiltà, senza nazione, interscambiabile e delocalizzabile sempre e comunque. Che l'uomo sia sostituibile con se stesso è indispensabile, affinché sia interscambiabile con le macchine da una parte e con i prodotti manifatturieri dall' altra».
I giornali italiani scrivono sempre più spesso che «abbiamo bisogno di 250 milioni di immigrati per sostenere il nostro Welfare». Ci sono pure studi e proiezioni Onu sulla stessa linea. Lei che ne pensa?
«Penso due cose, importanti in maniera diversa. Innanzitutto che è completamente falso: gli immigrati sono la rovina del Welfare state (se quest' ultimo non è ancora morto è soltanto perché gli uomini e i popoli non sono ancora totalmente interscambiabili, grazie a Dio; il Welfare state può funzionare soltanto con uomini e donne di un certo tipo, modellati da generazioni di civiltà e senso civico). Ma soprattutto penso che, anche se fosse vero (e, ripeto, non lo è affatto), tali pensieri possano germogliare solo ed esclusivamente in menti già robotizzate, senza cultura, senza civiltà, direi anche disumanizzate. Cosa ci stanno dicendo questi? Che per salvare l'Italia bisogna sostituire gli italiani con i togolesi (ad esempio). Innanzitutto, lo ripeto, niente si salverà; e se qualcosa sarà salvato, non sarà più l'Italia, ma una specie di Togolia. L' Europa non ha bisogno di immigrati, ha bisogno di aria, erba, spazio, vuoto, di ripresa culturale e di rinnovamento spirituale».

Lei pensa che stia riuscendo, la sostituzione di popoli?
«Non sta riuscendo, si sta completando, con un'accelerazione formidabile dovuta all' invasione migratoria».

Come giudica il comportamento dell'Europa nella gestione dell'immigrazione?
«L' Europa è minata da una formidabile pulsione di morte, un odio di sé che la spinge al suicidio. Si tratta di ciò che ho chiamato la seconda carriera di Adolf Hitler: forse un po' meno criminale della prima, ma con delle conseguenze storiche parimenti vaste. È una carriera al contrario, in absentia. Il razzismo, nel 1945, era stato a pochi passi dal mettere fine al continente europeo e alla sua civiltà; tre quarti di secolo più tardi, dobbiamo dire invece che l'antirazzismo, questo comunismo del XXIesimo secolo, come dice Alain Finkielkraut, porterà a termine la missione. L' antirazzismo è il razzismo che indietreggia insultandovi dopo essere passato sopra il vostro corpo. Ridurre l'invasione migratoria a una crisi umanitaria o a una emergenza rifugiati, è come prendere Alla ricerca del tempo perduto per una testimonianza sull' asma».

Che cosa dovremmo fare per frenare i flussi in arrivo?
«Smentire con azioni e cambiamenti legislativi l'idea diffusa ovunque secondo cui l' Europa è un eldorado, pronta a sborsare grandi somme di denaro affinché la terra intera venga a fare i suoi figli, e che sovvenziona lautamente la sua conquista, fatto che non ha precedenti nella storia».

Che peso ha l'islam nel quadro dell' invasione migratoria?
«Un po' più di tre quarti direi. Forse quattro quinti. Ma dato che è il solo gruppo, tra i conquistatori, a disporre di solide strutture comunitarie, sarà anche il solo a trarre beneficio da questa invasione migratoria».
Vorremmo chiederle un commento su una frase pronunciata dalla nostra presidente della Camera dei deputati. Secondo lei gli immigrati sono «l' avanguardia» di una nuova civiltà.
«Purtroppo ha perfettamente ragione. Il cambiamento di popolazione implica necessariamente il cambiamento di civiltà. Ma per quanto mi riguarda, preferisco conservare la vecchia civiltà».

Perché secondo lei c' è una classe intellettuale che propaganda l' ugaglianza assoluta in ogni ambito? Da dove nasce questa tendenza culturale?
«L' uguaglianza avrà sempre dalla sua parte una vasta maggioranza di cittadini, soprattutto in Francia. Tuttavia, la maggioranza, nelle democrazie avanzate, non è il potere, ma lo strumento del potere infinitamente manipolabile. Gli intellettuali organici saranno sempre dalla parte di questa forza, a maggior ragione per il fatto che garantisce loro l' esclusione degli altri intellettuali, la loro riduzione al silenzio, alla morte civile».

Che responsabilità ha l'élite intellettuale di sinistra?
«Oh, non tanto più grandi degli intellettuali di destra, i quali sono ugualmente favorevoli alla Grande Sostituzione (Camus li definisce remplacistes, ndr). La sola linea di separazione che conta veramente oggi, intellettualmente, moralmente, politicamente e quasi militarmente, è quella tra i remplacistes e gli antiremplacistes. Questi ultimi sono i sostituibili che non vogliono farsi sostituire, E naturalmente ci sono anche i remplaçants, sempre più numerosi e potenti. Sono come gli uccelli nel film di Hitchcock: attendono il loro turno. I remplacistes sono pazzi: sostituiscono un popolo rincretinito dall' insegnamento dell' oblio e dall' industria dell' ebetudine, frustrato, rabbioso, lobotomizzato, senza identità, con un popolo ultraidentitario. Scavano la loro tomba. Il problema è che nello stesso tempo stanno scavando anche la nostra».

Che ne pensa della teoria dello scontro di civiltà elaborata da Samuel P. Huntington? Soprattutto: abbiamo ancora una civiltà da difendere?
«Per quanto mi riguarda, sono ardentemente huntingtoniano. Sono quotidianemente colpito dalla pertinenza del libro di Huntington, comprese le questioni secondarie alle quali abbiamo prestato poca attenzione - la Grecia, ad esempio: tutta la crisi greca di questi ultimi mesi è perfettamente prevista e analizzata nel libro di Huntington, pubblicato vent' anni fa.
Che abbiamo una civilità da difendere, questo è fuori discussione. Ma vi posso dire che non è affatto in buona salute. La Piccola Sostituzione, quella della non-cultura o dell' industria culturale ai danni della cultura, quella della piccola-borghesia mondializzata ai danni della classe acculturata, quella delle élite (mediatiche, finanziarie, sportive, elette) ai danni dell' élite (morale, intellettuale, artistica, culturale), ha preceduto la Grande Sostituzione, ne è stata la condizione necessaria».

Lo scenario descritto da Michel Houellebecq in Sottomissione potrebbe concretizzarsi?
«Certo. Si sta già concretizzando. Proprio ieri mattina, alla radio, nel corso della trasmissione di Alain Finkielkraut, Répliques, ho sentito Pierre Manent dichiarare che con il mondo musulmano ormai dobbiamo condividere la stessa nazione (come in Libano, insomma). Quanto a Jacques Juillard, di fronte a Manent, diceva che non bisogna fasciarsi la testa, che in due o tre secoli i musulmani si laicizzeranno, come ha fatto il cristianesimo. È solo una questione di pazienza. Tuttavia lo scenario di Houellebecq non è né il più drammatico né il più verosimile».
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