Cittadinanza e doppia cittadinanza
Stati dove non è permessa la doppia cittadinanza:
https://www.cittadinanza.biz/gli-stati- ... ttadinanza
In Europa:
Andorra, Austria, Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Botswana, Danimarca, Estonia, Georgia, Irlanda, Islanda, Norvegia, Ucraina
Quelli citati sono gli Stati dei quali si perde la cittadinanza d’origine senza alcuna eccezione, mentre per il i Paesi Bassi e la Repubblica Ceca si devono fare delle eccezioni.
Atri grandi paesi del Mondo
Cina Repubblica Popolare, Congo Repubblica Democratica, Congo Brazzaville, Corea del Sud, Costa d’Avorio, Cuba, Etiopia, Filippine, Giappone, India, Indonesia, Iran, Iraq, Malesia, Mali, Mauritania, Messico, Nigeria, Pakistan, Sudafrica, Tunisia, Ucraina, Uganda, Venezuela.
Quelli citati sono gli Stati dei quali si perde la cittadinanza d’origine senza alcuna eccezione, mentre per il Brasile, l’Ecuador si devono fare delle eccezioni.
Paesi islamici o nezzo islamici che non riconoscono la doppia cittadinanza
Bosnia Erzegovina, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Liberia, Madagascar, Malesia, Mali, Pakistan, Tunisia.
L’Arabia saudita riconosce la doppia cittadinanza?
http://www.ambriad.esteri.it/ambasciata ... _frequenti
Le autorità saudite non riconoscono la doppia cittadinanza e normalmente ritirano il passaporto italiano dei connazionali che ottengono la nazionalità saudita. Ciò non comporta la perdita della cittadinanza italiana, ed i nostri uffici consolari provvedono di norma alla restituzione del passaporto ai connazionali e, a fronte di apposita richiesta, all'emissione di un visto d'ingresso Schengen di lunga durata sul passaporto saudita degli interessati.
http://vitaforza.com/article/elenco-dei ... ttadinanza
Con la doppia cittadinanza offre vantaggi pratici, come la previdenza sociale, di viaggio e di opportunità di lavoro e possibile avanzamento di carriera. Una persona con doppia cittadinanza dai diritti di cittadinanza ed è soggetto alle responsabilità dei due paesi, che egli è cittadino. L'acquisizione di una seconda cittadinanza è soltanto legalmente possibile per i cittadini di quei paesi che consentono la doppia cittadinanza.
Canada
I cittadini di Canada possono ancora mantenere la loro cittadinanza di acquisire una seconda cittadinanza di un altro paese, a meno che qualora volontariamente rinunciano. Tuttavia, per i cittadini di molti altri paesi che ottengono la cittadinanza canadese, la doppia cittadinanza non si applica sempre.
Gli Stati Uniti d'America
Anche se gli Stati Uniti non favoriscono la doppia cittadinanza, riconosce. Se un bambino di cittadini americani nati al di fuori del paese, a seconda dei paesi e delle circostanze, il bambino avrà la doppia cittadinanza.
Australia
Un cittadino australiano può ottenere la cittadinanza di un altro paese, senza perdere la loro cittadinanza australiana. I cittadini di altri paesi sono qualificati per richiedere la cittadinanza australiana per nascita, matrimonio, discesa o naturalizzazione.
Regno Unito
Il Regno Unito non chiede a nessuno di rinunciare alla cittadinanza in altri paesi per diventare un cittadino dei cittadini del Regno Unito due volte nel Regno Unito sono anche permesso di tenere un secondo passaporto con i loro passaporti britannici .
Italia
La legge italiana consente la doppia cittadinanza se è stata acquisita a partire dal 15 agosto 1992. Coloro che ha acquisito un'altra cittadinanza dopo tale data ma prima 23 Gennaio 2001, ha avuto tre mesi di tempo per informare il loro casellario locale o il Consolato italiano nel loro paese di residenza.
Suede
La legge svedese sulla cittadinanza si basa sul principio di "jus sanguinis", il che significa che la cittadinanza si acquisisce alla nascita se un genitore è un cittadino svedese, a prescindere dal luogo di nascita. Dal 2001, la Svezia ha accettato la doppia nazionalità senza restrizioni.
Egitto
Legge egiziana accetta la doppia nazionalità. Egiziani che ha acquisito la cittadinanza straniera possono mantenere la loro cittadinanza egiziana in cui dichiarano la loro volontà di tenerlo in anno per diventare un cittadino di un altro paese. Cittadini egiziani naturalizzati possono mantenere la loro nazionalità originale se l'altro paese permette. Tuttavia, i titolari di doppia cittadinanza sono esenti dal servizio militare e divieto di registrazione nelle accademie militari e di polizia o di essere eletto al parlamento in Egitto.
Libano
Secondo la costituzione nel 1926 in Libano, una persona con doppia nazionalità non perde la cittadinanza libanese. I bambini nati da padri libanesi hanno diritto alla cittadinanza libanese; Allo stesso modo, mogli straniere di mariti libanesi possono chiedere la cittadinanza libanese. Essi hanno diritto ad un anno dopo il matrimonio se hanno l'approvazione dei loro mariti.
Armenia
Nel 2007, il parlamento armeno ha approvato la legge sulla doppia cittadinanza. Nel giugno 2008, le ambasciate armeni di tutto il mondo hanno iniziato ad accettare le domande di cittadinanza.
Sudafrica
Sudafricani che acquisire la cittadinanza con un altro paese perderanno la loro cittadinanza sudafricana meno che non abbia il permesso del loro governo per preservarla. Tuttavia, i richiedenti inferiore a 21 sono esenti da questo.
Altri Paesi
Oltre ai paesi di cui sopra, i seguenti paesi consentono anche la doppia cittadinanza: Austria, Australia, Bangladesh, Belgio, Belize, Brasile, Colombia, Cipro, Dominica, El Salvador, Finlandia, Francia, Germania, Grenada, Ungheria, Islanda, Iran, Iraq, Irlanda, Israele, Giordania, Lettonia, Lituania, Macedonia, Malta, Messico, Montenegro, Nuova Zelanda, Pakistan, Filippine, Russia, Serbia, Spagna, Sri Lanka, St. Kitts e Nevis, Svizzera, Siria, Vietnam e Samoa Occidentale
Ottenere la cittadinanza italiana è, per molti, un traguardo importante, da festeggiare. Eppure non sempre è così, perché ci sono degli Stati che non permettono la doppia cittadinanza e, quindi, all’ottenimento di quella italiana, si perde quella di origine.
Quali sono questi Stati? Ecco l’elenco completo:
Andorra, Austria, Bielorussia, Bolivia, Bosnia Erzegovina, Botswana, Burundi, Camerun, Capo Verde, Cina Repubblica Popolare, Congo Repubblica Democratica, Congo Brazzaville, Corea del Sud, Costa d’Avorio, Cuba, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Estonia, Etiopia, Filippine, Gabon, Georgia, Ghana, Giappone, Gibuti, Haiti, Honduras, India, Indonesia, Iran, Iraq, Irlanda, Islanda, Kazakistan, Kenia, Kuwait, Liberia, Madagascar, Malesia, Mali, Mauritania, Mauritius, Messico, Mozambico, Nepal, Nicaragua, Nigeria, Norvegia, Pakistan, Panama, Paraguay, Ruanda, Senegal, Somalia, Sri Lanka, Sudafrica, Tanzania, Tonga, Trinidad e Tobago, Tunisia, Ucraina, Uganda, Venezuela, Zambia.
Quelli citati sono gli Stati dei quali si perde la cittadinanza d’origine senza alcuna eccezione, mentre per il Brasile, l’Ecuador, i Paesi Bassi e la Repubblica Ceca si devono fare delle eccezioni.
Questo significa che, qualora si provenga da uno di questi Paesi e si voglia richiedere la cittadinanza italiana, perché si è intenzionati a permanere in maniera definitiva sul nostro territorio, si vanno a perdere quelli che sono i diritti e i doveri legati alla cittadinanza del Paese di origine. E’, quindi, importante informarsi preventivamente prima di prendere una decisione in tal senso anche se, naturalmente, la cittadinanza di origine si può riprendere tornando nella patria natia e rinunciando a quella italiana.
Acquisendo, infine, la cittadinanza italiana si andranno ad ottenere nuovi diritti e nuovi doveri da rispettare.
Serena M.
La cittadinanza comporta l'esercizio dei diritti civili e politici come il voto amministrativo e politico; nonché i relativi doveri.
La doppia cittadinanza di un forestiero può costituire per il nativo una discriminazione in quanto il forestiero farebbe valere due volte la sua volontà politica una nel paese del nativo e un'altra nel suo paese di origine che nell'ambito dei rapporti internazionali e bilaterali tra paesi, potrebbe condizionare la vita del nativo che si troverebbe così discriminato rispetto al forestiero, non potendo far valere anche lui due volte la sua volontà.
Per me la doppia cittadinanza, laddove non vi sia reciprocità, laddove non vi sia vera democrazia, laddove si abbia a che fare con cittadini forestieri di paesi con politiche, ideologie, religioni intolleranti, violente, discriminanti, irrispettose dei diritti umani potrebbe costituire una grave lesione dei diritti umani del cittadino nativo.
Sicuramente sono questioni complicate, difficili e delicate però vanno affrontate innanzi tutto nell'interesse dei cittadini nativi che non debbono assolutamente essere penalizzati i cui diritti vanno salvaguardati per primi.
Io che sono veneto vorrei la doppia cittadinanza: quella veneta e quella mista italo-europea.
Il Com.It.Es. d’Israele compie quattro anni
http://www.hakeillah.com/5_08_14.htm
Nella varia realtà politica e sociale dello Stato d’Israele e della sua popolazione, in gran parte formata da ebrei immigrati da centinaia di paesi del mondo, la questione della cosiddetta "doppia cittadinanza" è sempre stata all’ordine del giorno, sin dalla fondazione dello Stato.
Lo Stato d’Israele ha da sempre riconosciuto ai propri cittadini la possibilità di mantenere anche la vecchia cittadinanza di origine. E nel contempo un certo numero di immigrati, pur diventando residenti fissi dello Stato d’Israele, chi per un motivo e chi per un altro, forse per remote paure, in certe situazioni non ha voluto acquisire la cittadinanza israeliana, in base alla Legge del Ritorno, mantenendo solamente quella di origine.
Per cui oggi, nella realtà variegata dello Stato d’Israele, sono molti quei cittadini che pur essendo fedeli cittadini israeliani hanno anche un’altra cittadinanza.
Non si parla di poche decine di migliaia, ma secondo stime, il numero arriva a centinaia di migliaia.
Le motivazioni? Tra le più varie: il legame storico con il paese di origine e con la famiglia, interessi economici, la nozione di avere la possibilità di "ritornare" in caso di necessità nel paese di origine, possibilità di trasferirsi, di andare a lavorare all’estero, di mandare i propri figli a studiare all’estero, di partecipare a concorsi e appalti internazionali ove in certi casi Israele e/o gli israeliani non sono ammessi, girare per il mondo senza dare troppo nell’occhio (per motivi di sicurezza) con il passaporto israeliano, e così via dicendo.
E questo fenomeno naturalmente non manca, e non poteva mancare, nella comunità di origine italiana attualmente residente in Israele.
In Israele, già da prima della fondazione dello Stato, vi è sempre stato un nucleo non indifferente di cittadini italiani; e questo gruppo è andato a rafforzandosi dopo il 15 maggio del 1948.
Vista quindi la presenza e la consistenza in Israele di una non indifferente comunità di connazionali italiani, già da oltre quindici anni, si sentiva la necessità di trovare quelle formule istituzionali atte a creare una rappresentanza ufficiale della collettività italiana. Dopo anni di sforzi, di promesse, di alti e bassi, e grazie in particolar modo all’impegno dell’Ambasciatore d’Italia in Israele Giulio Terzi di Sant’Agata (oggi Ambasciatore d’Italia presso le Nazioni Unite a New York), nell’anno 2004 fu possibile ai connazionali italiani residenti in Israele ed iscritti all’ A.I.RE. di partecipare per la prima volta alle elezioni del Com.It.Es. (Comitato Italiani all’Estero), voluto con la Legge 23 ottobre 2003, n. 286; nello stesso anno si svolsero le elezioni in tutto il mondo.
Per cui nel 2004 si tennero per la prima volta, nelle circoscrizioni consolari riunite di Tel Aviv e Gerusalemme, le elezioni per corrispondenza. Parteciparono per la prima volta tutti gli italiani residenti in Israele e regolamente registrati all’A.I.R.E.
Dalla lista Haitalkim (gli italiani) vennero eletti dodici componenti per il Comitato Direttivo; alla Presidenza fu eletto l’avv. Beniamino Lazar, che aveva ottenuto il maggior numero di voti nello scrutinio nazionale. Oltre ai dodici eletti, fu cooptato un oriundo italiano, il signor Jonathan Bassi del kibbutz Sde Eliahu, originario di Venezia. Ma ben presto, dopo alcuni mesi, il signor Bassi si dovette dimettere, perché scelto dall’allora Primo Ministro Ariel Sharon per essere il responsabile del ritiro dei coloni israeliani dalla striscia di Gaza.
Da allora, dal marzo del 2004 il Com.It.Es. è una realtà operante ed attiva nella vita della comunità degli italiani in Israele. Il Com.It.Es. mantiene ottimi rapporti con l’Ambasciata d’Italia a Tel Aviv e con il Consolato Generale d’Italia a Gerusalemme. Rappresentanti del Com.It.Es. israeliano hanno partecipato nell’anno 2004 ad un incontro ad Atene, dove sono stati eletti, insieme ai rappresentanti delle collettività italiane in Spagna, Turchia e Grecia, i rappresentanti di zona nell’ambito del C.G.I.E. (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero); durante l’anno in corso rappresentanti dei giovani italiani in Israele hanno partecipato ad incontri regionali in Spagna e in Turchia, e nei prossimi giorni, ai primi di dicembre, una delegazione del Com.It.Es. israeliano parteciperà al Primo Congresso Mondiale dei Giovani Italiani nel Mondo che si terrà a Roma.
Rappresentanti del Com.It.Es. d’Israele, in questi quattro anni di lavoro, hanno avuto diverse occasioni di incontrare rappresentanti politici italiani in visita nel paese, tra questi il Presidente del Consiglio Prodi, il Ministro degli Affari Esteri D’Alema, il Presidente della Camera Bertinotti, il Ministro degli Affari Esteri Frattini, il Ministro Fini e il Ministro della Giustizia Mastella; oltre a ciò, vi sono stati incontri di lavoro con delegazioni parlamentari, incontri con deputati e senatori. In particolar modo, sono stati stretti rapporti di lavoro con il Deputato Marco Fedi e il Senatore Randazzo, entrambi provenienti dall’Australia, che sono stati eletti nella circoscrizione esteri della quale fa parte anche Israele (Asia, Africa, Australia e Oceania). Buoni i rapporti anche con l’on Massimo Romagnoli, eletto rappresentante di zona nell’ambito del C.G.I.E.
La comunità dei connazionali italiani ammonta a circa 11.000 persone, ed è in costante aumento; è la più grande collettività italiana in tutta l’Asia. Da un esame approfondito della sua composizione curato dal prof. Sergio Della Pergola e dal sig. Raphi Barki, si è arrivati alla conclusione che circa la metà dei connazionali italiani è originaria della penisola, mentre l’altra metà proviene in gran parte dall’Egitto, e poi dalla Libia, dalla Turchia, dalla Bulgaria.
In questi quattro anni di lavoro, dopo il primo periodo di assestamento, i componenti del Com.It.Es. si sono dati da fare per cercare di migliorare i servizi consolari, di risolvere le problematiche connesse agli anziani, ed in particolar modo le questioni legate alle Commissioni del Ministero della Finanze a Roma e al cosiddetto Assegno di Benemerenza. Altro argomento al centro dei lavoro e degli sforzi del Com.It.Es. è la ricerca per spingere Italia ed Israele alla firma di una Convenzione in materia sociale, per il riconoscimento reciproco dei versamenti effettuati in ciascun paese all’INPS o al Mossad Le-Bituach Leumì. Altra battaglia, non facile, è il riconoscimento e la restituzione della cittadinanza italiana a quelle persone che, negli oscuri anni delle persecuzioni in Italia, dovettero lasciare il paese natale e arrivando in Palestina si videro costrette ad acquistare la cosiddetta "cittadinanza palestinese" (cittadinanza del Mandato Britannico).
Ultimamente il Com.It.Es. si sta dando da fare per cercare di creare, per la prima volta in Israele, l’Ufficio Regionale di un Patronato.
A marzo 2009 si dovrebbero tenere in tutto il mondo le elezioni dei nuovi Com.It.Es., che sarebbero quindi rinnovati anche in Israele; ma nel Parlamento italiano si sta discutendo la proposta di posticipare le elezioni al marzo 2010. A differenza di quanto è avvenuto in altri paesi, nessuno dei dodici eletti nel Com.It.Es. israeliano ha alcun collegamento o legame con partiti politici italiani.
Il Com.It.Es. ha aperto un ufficio a Gerusalemme, ma i suoi componenti, sparsi in tutto il paese, hanno incontri regolari con i connazionali, anche nelle località più remote e più decentrate.
A prescindere dalla data delle elezioni e dal nome dei nuovi eletti, una cosa è certa: la collettività degli italiani in Israele ha bisogno, oggi più che mai, di una forte rappresentanza che funga da portavoce delle loro difficoltà e dei loro problemi nei confronti delle istituzioni ufficiali in Italia e in Israele .
L’Ufficio Stampa del Com.It.Es. d’Israele
P.O.Box 4672 – 91046 Gerusalemme
tel. 00972 (0) 502212626
Sito web:http://www.comites.org.il
La legislazione svizzera ammette la doppia cittadinanza.
https://www.eda.admin.ch/countries/isra ... nanza.html
I cittadini svizzeri possono acquisire un’altra cittadinanza senza che ciò abbia effetti sulla loro cittadinanza svizzera, a condizione che la legislazione dell’altro Stato non esiga la rinuncia alla cittadinanza d’origine. Per maggiori informazioni sulla legislazione in materia di cittadinanza dell’altro Stato, è necessario rivolgersi direttamente all'autorità competente dello Stato interessato.
Gli Svizzeri all’estero che hanno acquisito la cittadinanza di un altro Stato devono segnalarlo alla rappresentanza svizzera presso la quale sono iscritti.
L’acquisto della cittadinanza svizzera da parte di cittadini stranieri può determinare la perdita della cittadinanza originaria se la legislazione del Paese d’origine lo prevede. Le autorità del Paese d'origine potranno fornire informazioni attendibili a questo proposito.
Doppia cittadinanza in Svizzera
In Svizzera, la doppia cittadinanza è ammessa senza limitazioni dal 1° gennaio 1992.
https://www.sem.admin.ch/sem/it/home/th ... recht.html
Alcuni Stati applicano il cosiddetto «ius sanguinis», ovvero l’acquisto della cittadinanza per discendenza paterna o materna. Tra questi Stati, oltre alla Svizzera, figurano ad esempio la Germania e l’Austria. Altri Stati applicano invece lo «ius soli», ovvero l’acquisto della cittadinanza direttamente alla nascita nello Stato in questione. Tra questi figurano gli Stati d’immigrazione classici (USA, Sudamerica, Canada, Australia), ma non la Svizzera. Altri Stati ancora, come ad esempio la Francia e l’Italia, applicano un sistema misto comprendente alcuni elementi dello «ius sanguinis» e dello «ius soli». L’acquisto della cittadinanza in virtù dello «ius sanguinis» o dello «ius soli» non richiede alcuna procedura. L’acquisto della cittadinanza svizzera per discendenza è disciplinato a livello federale dalla legge federale su l’acquisto e la perdita della cittadinanza svizzera (legge sulla cittadinanza).
La doppia cittadinanza
Da che quasi tutti gli Stati prevedono la parità donna-uomo per quel che concerne la trasmissione della cittadinanza ai figli, la stragrande maggioranza dei casi di doppia cittadinanza non sono più il risultato della naturalizzazione. I figli nati da matrimoni binazionali acquistano il più delle volte almeno due cittadinanze. Tale situazione non ha sinora provocato problemi degni di nota. Di regola i giovani prestano servizio militare nello Stato in cui risiedono al momento del reclutamento. Coloro che hanno prestato servizio militare all’estero non sono convocati per il servizio militare in Svizzera.
In Svizzera, la doppia cittadinanza è ammessa senza limitazioni dal 1° gennaio 1992. Pertanto lo straniero naturalizzato non deve più, com’era il caso in precedenza, rinunciare alla sua cittadinanza d’origine (è tuttavia possibile che il diritto dello Stato di provenienza preveda la perdita automatica della cittadinanza in caso di acquisto volontario della cittadinanza di un altro Stato). I cittadini svizzeri che acquistano all’estero un’altra cittadinanza non sono tenuti (com’era già il caso fino al 1992) a rinunciare alla cittadinanza svizzera (a meno che l’altro Stato esiga, quale condizione per l’acquisto della cittadinanza, la rinuncia alla cittadinanza precedente).
Le autorità elvetiche non possono informare i candidati alla naturalizzazione circa la possibilità o meno di conservare la cittadinanza tenuta finora. Chi desidera avere delle informazioni vincolanti, può mettersi in contatto con le autorità competenti dei singoli Stati (in Svizzera con le rappresentanze diplomatiche o consolari competenti).