Ius soli e cittadinanza

Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » sab giu 17, 2017 6:28 am

Cittadinanza e doppia cittadinanza


Stati dove non è permessa la doppia cittadinanza:
https://www.cittadinanza.biz/gli-stati- ... ttadinanza
In Europa:
Andorra, Austria, Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Botswana, Danimarca, Estonia, Georgia, Irlanda, Islanda, Norvegia, Ucraina
Quelli citati sono gli Stati dei quali si perde la cittadinanza d’origine senza alcuna eccezione, mentre per il i Paesi Bassi e la Repubblica Ceca si devono fare delle eccezioni.

Atri grandi paesi del Mondo
Cina Repubblica Popolare, Congo Repubblica Democratica, Congo Brazzaville, Corea del Sud, Costa d’Avorio, Cuba, Etiopia, Filippine, Giappone, India, Indonesia, Iran, Iraq, Malesia, Mali, Mauritania, Messico, Nigeria, Pakistan, Sudafrica, Tunisia, Ucraina, Uganda, Venezuela.
Quelli citati sono gli Stati dei quali si perde la cittadinanza d’origine senza alcuna eccezione, mentre per il Brasile, l’Ecuador si devono fare delle eccezioni.

Paesi islamici o nezzo islamici che non riconoscono la doppia cittadinanza
Bosnia Erzegovina, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Liberia, Madagascar, Malesia, Mali, Pakistan, Tunisia.


L’Arabia saudita riconosce la doppia cittadinanza?
http://www.ambriad.esteri.it/ambasciata ... _frequenti
Le autorità saudite non riconoscono la doppia cittadinanza e normalmente ritirano il passaporto italiano dei connazionali che ottengono la nazionalità saudita. Ciò non comporta la perdita della cittadinanza italiana, ed i nostri uffici consolari provvedono di norma alla restituzione del passaporto ai connazionali e, a fronte di apposita richiesta, all'emissione di un visto d'ingresso Schengen di lunga durata sul passaporto saudita degli interessati.

http://vitaforza.com/article/elenco-dei ... ttadinanza
Con la doppia cittadinanza offre vantaggi pratici, come la previdenza sociale, di viaggio e di opportunità di lavoro e possibile avanzamento di carriera. Una persona con doppia cittadinanza dai diritti di cittadinanza ed è soggetto alle responsabilità dei due paesi, che egli è cittadino. L'acquisizione di una seconda cittadinanza è soltanto legalmente possibile per i cittadini di quei paesi che consentono la doppia cittadinanza.

Canada
I cittadini di Canada possono ancora mantenere la loro cittadinanza di acquisire una seconda cittadinanza di un altro paese, a meno che qualora volontariamente rinunciano. Tuttavia, per i cittadini di molti altri paesi che ottengono la cittadinanza canadese, la doppia cittadinanza non si applica sempre.

Gli Stati Uniti d'America
Anche se gli Stati Uniti non favoriscono la doppia cittadinanza, riconosce. Se un bambino di cittadini americani nati al di fuori del paese, a seconda dei paesi e delle circostanze, il bambino avrà la doppia cittadinanza.

Australia
Un cittadino australiano può ottenere la cittadinanza di un altro paese, senza perdere la loro cittadinanza australiana. I cittadini di altri paesi sono qualificati per richiedere la cittadinanza australiana per nascita, matrimonio, discesa o naturalizzazione.

Regno Unito
Il Regno Unito non chiede a nessuno di rinunciare alla cittadinanza in altri paesi per diventare un cittadino dei cittadini del Regno Unito due volte nel Regno Unito sono anche permesso di tenere un secondo passaporto con i loro passaporti britannici .

Italia
La legge italiana consente la doppia cittadinanza se è stata acquisita a partire dal 15 agosto 1992. Coloro che ha acquisito un'altra cittadinanza dopo tale data ma prima 23 Gennaio 2001, ha avuto tre mesi di tempo per informare il loro casellario locale o il Consolato italiano nel loro paese di residenza.

Suede
La legge svedese sulla cittadinanza si basa sul principio di "jus sanguinis", il che significa che la cittadinanza si acquisisce alla nascita se un genitore è un cittadino svedese, a prescindere dal luogo di nascita. Dal 2001, la Svezia ha accettato la doppia nazionalità senza restrizioni.

Egitto
Legge egiziana accetta la doppia nazionalità. Egiziani che ha acquisito la cittadinanza straniera possono mantenere la loro cittadinanza egiziana in cui dichiarano la loro volontà di tenerlo in anno per diventare un cittadino di un altro paese. Cittadini egiziani naturalizzati possono mantenere la loro nazionalità originale se l'altro paese permette. Tuttavia, i titolari di doppia cittadinanza sono esenti dal servizio militare e divieto di registrazione nelle accademie militari e di polizia o di essere eletto al parlamento in Egitto.

Libano
Secondo la costituzione nel 1926 in Libano, una persona con doppia nazionalità non perde la cittadinanza libanese. I bambini nati da padri libanesi hanno diritto alla cittadinanza libanese; Allo stesso modo, mogli straniere di mariti libanesi possono chiedere la cittadinanza libanese. Essi hanno diritto ad un anno dopo il matrimonio se hanno l'approvazione dei loro mariti.

Armenia
Nel 2007, il parlamento armeno ha approvato la legge sulla doppia cittadinanza. Nel giugno 2008, le ambasciate armeni di tutto il mondo hanno iniziato ad accettare le domande di cittadinanza.

Sudafrica
Sudafricani che acquisire la cittadinanza con un altro paese perderanno la loro cittadinanza sudafricana meno che non abbia il permesso del loro governo per preservarla. Tuttavia, i richiedenti inferiore a 21 sono esenti da questo.

Altri Paesi
Oltre ai paesi di cui sopra, i seguenti paesi consentono anche la doppia cittadinanza: Austria, Australia, Bangladesh, Belgio, Belize, Brasile, Colombia, Cipro, Dominica, El Salvador, Finlandia, Francia, Germania, Grenada, Ungheria, Islanda, Iran, Iraq, Irlanda, Israele, Giordania, Lettonia, Lituania, Macedonia, Malta, Messico, Montenegro, Nuova Zelanda, Pakistan, Filippine, Russia, Serbia, Spagna, Sri Lanka, St. Kitts e Nevis, Svizzera, Siria, Vietnam e Samoa Occidentale



Ottenere la cittadinanza italiana è, per molti, un traguardo importante, da festeggiare. Eppure non sempre è così, perché ci sono degli Stati che non permettono la doppia cittadinanza e, quindi, all’ottenimento di quella italiana, si perde quella di origine.
Quali sono questi Stati? Ecco l’elenco completo:
Andorra, Austria, Bielorussia, Bolivia, Bosnia Erzegovina, Botswana, Burundi, Camerun, Capo Verde, Cina Repubblica Popolare, Congo Repubblica Democratica, Congo Brazzaville, Corea del Sud, Costa d’Avorio, Cuba, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Estonia, Etiopia, Filippine, Gabon, Georgia, Ghana, Giappone, Gibuti, Haiti, Honduras, India, Indonesia, Iran, Iraq, Irlanda, Islanda, Kazakistan, Kenia, Kuwait, Liberia, Madagascar, Malesia, Mali, Mauritania, Mauritius, Messico, Mozambico, Nepal, Nicaragua, Nigeria, Norvegia, Pakistan, Panama, Paraguay, Ruanda, Senegal, Somalia, Sri Lanka, Sudafrica, Tanzania, Tonga, Trinidad e Tobago, Tunisia, Ucraina, Uganda, Venezuela, Zambia.
Quelli citati sono gli Stati dei quali si perde la cittadinanza d’origine senza alcuna eccezione, mentre per il Brasile, l’Ecuador, i Paesi Bassi e la Repubblica Ceca si devono fare delle eccezioni.
Questo significa che, qualora si provenga da uno di questi Paesi e si voglia richiedere la cittadinanza italiana, perché si è intenzionati a permanere in maniera definitiva sul nostro territorio, si vanno a perdere quelli che sono i diritti e i doveri legati alla cittadinanza del Paese di origine. E’, quindi, importante informarsi preventivamente prima di prendere una decisione in tal senso anche se, naturalmente, la cittadinanza di origine si può riprendere tornando nella patria natia e rinunciando a quella italiana.
Acquisendo, infine, la cittadinanza italiana si andranno ad ottenere nuovi diritti e nuovi doveri da rispettare.
Serena M.


La cittadinanza comporta l'esercizio dei diritti civili e politici come il voto amministrativo e politico; nonché i relativi doveri.
La doppia cittadinanza di un forestiero può costituire per il nativo una discriminazione in quanto il forestiero farebbe valere due volte la sua volontà politica una nel paese del nativo e un'altra nel suo paese di origine che nell'ambito dei rapporti internazionali e bilaterali tra paesi, potrebbe condizionare la vita del nativo che si troverebbe così discriminato rispetto al forestiero, non potendo far valere anche lui due volte la sua volontà.
Per me la doppia cittadinanza, laddove non vi sia reciprocità, laddove non vi sia vera democrazia, laddove si abbia a che fare con cittadini forestieri di paesi con politiche, ideologie, religioni intolleranti, violente, discriminanti, irrispettose dei diritti umani potrebbe costituire una grave lesione dei diritti umani del cittadino nativo.

Sicuramente sono questioni complicate, difficili e delicate però vanno affrontate innanzi tutto nell'interesse dei cittadini nativi che non debbono assolutamente essere penalizzati i cui diritti vanno salvaguardati per primi.
Io che sono veneto vorrei la doppia cittadinanza: quella veneta e quella mista italo-europea.





Il Com.It.Es. d’Israele compie quattro anni

http://www.hakeillah.com/5_08_14.htm

Nella varia realtà politica e sociale dello Stato d’Israele e della sua popolazione, in gran parte formata da ebrei immigrati da centinaia di paesi del mondo, la questione della cosiddetta "doppia cittadinanza" è sempre stata all’ordine del giorno, sin dalla fondazione dello Stato.

Lo Stato d’Israele ha da sempre riconosciuto ai propri cittadini la possibilità di mantenere anche la vecchia cittadinanza di origine. E nel contempo un certo numero di immigrati, pur diventando residenti fissi dello Stato d’Israele, chi per un motivo e chi per un altro, forse per remote paure, in certe situazioni non ha voluto acquisire la cittadinanza israeliana, in base alla Legge del Ritorno, mantenendo solamente quella di origine.

Per cui oggi, nella realtà variegata dello Stato d’Israele, sono molti quei cittadini che pur essendo fedeli cittadini israeliani hanno anche un’altra cittadinanza.

Non si parla di poche decine di migliaia, ma secondo stime, il numero arriva a centinaia di migliaia.

Le motivazioni? Tra le più varie: il legame storico con il paese di origine e con la famiglia, interessi economici, la nozione di avere la possibilità di "ritornare" in caso di necessità nel paese di origine, possibilità di trasferirsi, di andare a lavorare all’estero, di mandare i propri figli a studiare all’estero, di partecipare a concorsi e appalti internazionali ove in certi casi Israele e/o gli israeliani non sono ammessi, girare per il mondo senza dare troppo nell’occhio (per motivi di sicurezza) con il passaporto israeliano, e così via dicendo.

E questo fenomeno naturalmente non manca, e non poteva mancare, nella comunità di origine italiana attualmente residente in Israele.

In Israele, già da prima della fondazione dello Stato, vi è sempre stato un nucleo non indifferente di cittadini italiani; e questo gruppo è andato a rafforzandosi dopo il 15 maggio del 1948.

Vista quindi la presenza e la consistenza in Israele di una non indifferente comunità di connazionali italiani, già da oltre quindici anni, si sentiva la necessità di trovare quelle formule istituzionali atte a creare una rappresentanza ufficiale della collettività italiana. Dopo anni di sforzi, di promesse, di alti e bassi, e grazie in particolar modo all’impegno dell’Ambasciatore d’Italia in Israele Giulio Terzi di Sant’Agata (oggi Ambasciatore d’Italia presso le Nazioni Unite a New York), nell’anno 2004 fu possibile ai connazionali italiani residenti in Israele ed iscritti all’ A.I.RE. di partecipare per la prima volta alle elezioni del Com.It.Es. (Comitato Italiani all’Estero), voluto con la Legge 23 ottobre 2003, n. 286; nello stesso anno si svolsero le elezioni in tutto il mondo.

Per cui nel 2004 si tennero per la prima volta, nelle circoscrizioni consolari riunite di Tel Aviv e Gerusalemme, le elezioni per corrispondenza. Parteciparono per la prima volta tutti gli italiani residenti in Israele e regolamente registrati all’A.I.R.E.

Dalla lista Haitalkim (gli italiani) vennero eletti dodici componenti per il Comitato Direttivo; alla Presidenza fu eletto l’avv. Beniamino Lazar, che aveva ottenuto il maggior numero di voti nello scrutinio nazionale. Oltre ai dodici eletti, fu cooptato un oriundo italiano, il signor Jonathan Bassi del kibbutz Sde Eliahu, originario di Venezia. Ma ben presto, dopo alcuni mesi, il signor Bassi si dovette dimettere, perché scelto dall’allora Primo Ministro Ariel Sharon per essere il responsabile del ritiro dei coloni israeliani dalla striscia di Gaza.

Da allora, dal marzo del 2004 il Com.It.Es. è una realtà operante ed attiva nella vita della comunità degli italiani in Israele. Il Com.It.Es. mantiene ottimi rapporti con l’Ambasciata d’Italia a Tel Aviv e con il Consolato Generale d’Italia a Gerusalemme. Rappresentanti del Com.It.Es. israeliano hanno partecipato nell’anno 2004 ad un incontro ad Atene, dove sono stati eletti, insieme ai rappresentanti delle collettività italiane in Spagna, Turchia e Grecia, i rappresentanti di zona nell’ambito del C.G.I.E. (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero); durante l’anno in corso rappresentanti dei giovani italiani in Israele hanno partecipato ad incontri regionali in Spagna e in Turchia, e nei prossimi giorni, ai primi di dicembre, una delegazione del Com.It.Es. israeliano parteciperà al Primo Congresso Mondiale dei Giovani Italiani nel Mondo che si terrà a Roma.

Rappresentanti del Com.It.Es. d’Israele, in questi quattro anni di lavoro, hanno avuto diverse occasioni di incontrare rappresentanti politici italiani in visita nel paese, tra questi il Presidente del Consiglio Prodi, il Ministro degli Affari Esteri D’Alema, il Presidente della Camera Bertinotti, il Ministro degli Affari Esteri Frattini, il Ministro Fini e il Ministro della Giustizia Mastella; oltre a ciò, vi sono stati incontri di lavoro con delegazioni parlamentari, incontri con deputati e senatori. In particolar modo, sono stati stretti rapporti di lavoro con il Deputato Marco Fedi e il Senatore Randazzo, entrambi provenienti dall’Australia, che sono stati eletti nella circoscrizione esteri della quale fa parte anche Israele (Asia, Africa, Australia e Oceania). Buoni i rapporti anche con l’on Massimo Romagnoli, eletto rappresentante di zona nell’ambito del C.G.I.E.

La comunità dei connazionali italiani ammonta a circa 11.000 persone, ed è in costante aumento; è la più grande collettività italiana in tutta l’Asia. Da un esame approfondito della sua composizione curato dal prof. Sergio Della Pergola e dal sig. Raphi Barki, si è arrivati alla conclusione che circa la metà dei connazionali italiani è originaria della penisola, mentre l’altra metà proviene in gran parte dall’Egitto, e poi dalla Libia, dalla Turchia, dalla Bulgaria.

In questi quattro anni di lavoro, dopo il primo periodo di assestamento, i componenti del Com.It.Es. si sono dati da fare per cercare di migliorare i servizi consolari, di risolvere le problematiche connesse agli anziani, ed in particolar modo le questioni legate alle Commissioni del Ministero della Finanze a Roma e al cosiddetto Assegno di Benemerenza. Altro argomento al centro dei lavoro e degli sforzi del Com.It.Es. è la ricerca per spingere Italia ed Israele alla firma di una Convenzione in materia sociale, per il riconoscimento reciproco dei versamenti effettuati in ciascun paese all’INPS o al Mossad Le-Bituach Leumì. Altra battaglia, non facile, è il riconoscimento e la restituzione della cittadinanza italiana a quelle persone che, negli oscuri anni delle persecuzioni in Italia, dovettero lasciare il paese natale e arrivando in Palestina si videro costrette ad acquistare la cosiddetta "cittadinanza palestinese" (cittadinanza del Mandato Britannico).

Ultimamente il Com.It.Es. si sta dando da fare per cercare di creare, per la prima volta in Israele, l’Ufficio Regionale di un Patronato.

A marzo 2009 si dovrebbero tenere in tutto il mondo le elezioni dei nuovi Com.It.Es., che sarebbero quindi rinnovati anche in Israele; ma nel Parlamento italiano si sta discutendo la proposta di posticipare le elezioni al marzo 2010. A differenza di quanto è avvenuto in altri paesi, nessuno dei dodici eletti nel Com.It.Es. israeliano ha alcun collegamento o legame con partiti politici italiani.

Il Com.It.Es. ha aperto un ufficio a Gerusalemme, ma i suoi componenti, sparsi in tutto il paese, hanno incontri regolari con i connazionali, anche nelle località più remote e più decentrate.

A prescindere dalla data delle elezioni e dal nome dei nuovi eletti, una cosa è certa: la collettività degli italiani in Israele ha bisogno, oggi più che mai, di una forte rappresentanza che funga da portavoce delle loro difficoltà e dei loro problemi nei confronti delle istituzioni ufficiali in Italia e in Israele .

L’Ufficio Stampa del Com.It.Es. d’Israele
P.O.Box 4672 – 91046 Gerusalemme
tel. 00972 (0) 502212626
Sito web:http://www.comites.org.il



La legislazione svizzera ammette la doppia cittadinanza.

https://www.eda.admin.ch/countries/isra ... nanza.html

I cittadini svizzeri possono acquisire un’altra cittadinanza senza che ciò abbia effetti sulla loro cittadinanza svizzera, a condizione che la legislazione dell’altro Stato non esiga la rinuncia alla cittadinanza d’origine. Per maggiori informazioni sulla legislazione in materia di cittadinanza dell’altro Stato, è necessario rivolgersi direttamente all'autorità competente dello Stato interessato.

Gli Svizzeri all’estero che hanno acquisito la cittadinanza di un altro Stato devono segnalarlo alla rappresentanza svizzera presso la quale sono iscritti.

L’acquisto della cittadinanza svizzera da parte di cittadini stranieri può determinare la perdita della cittadinanza originaria se la legislazione del Paese d’origine lo prevede. Le autorità del Paese d'origine potranno fornire informazioni attendibili a questo proposito.


Doppia cittadinanza in Svizzera
In Svizzera, la doppia cittadinanza è ammessa senza limitazioni dal 1° gennaio 1992.
https://www.sem.admin.ch/sem/it/home/th ... recht.html

Alcuni Stati applicano il cosiddetto «ius sanguinis», ovvero l’acquisto della cittadinanza per discendenza paterna o materna. Tra questi Stati, oltre alla Svizzera, figurano ad esempio la Germania e l’Austria. Altri Stati applicano invece lo «ius soli», ovvero l’acquisto della cittadinanza direttamente alla nascita nello Stato in questione. Tra questi figurano gli Stati d’immigrazione classici (USA, Sudamerica, Canada, Australia), ma non la Svizzera. Altri Stati ancora, come ad esempio la Francia e l’Italia, applicano un sistema misto comprendente alcuni elementi dello «ius sanguinis» e dello «ius soli». L’acquisto della cittadinanza in virtù dello «ius sanguinis» o dello «ius soli» non richiede alcuna procedura. L’acquisto della cittadinanza svizzera per discendenza è disciplinato a livello federale dalla legge federale su l’acquisto e la perdita della cittadinanza svizzera (legge sulla cittadinanza).

La doppia cittadinanza

Da che quasi tutti gli Stati prevedono la parità donna-uomo per quel che concerne la trasmissione della cittadinanza ai figli, la stragrande maggioranza dei casi di doppia cittadinanza non sono più il risultato della naturalizzazione. I figli nati da matrimoni binazionali acquistano il più delle volte almeno due cittadinanze. Tale situazione non ha sinora provocato problemi degni di nota. Di regola i giovani prestano servizio militare nello Stato in cui risiedono al momento del reclutamento. Coloro che hanno prestato servizio militare all’estero non sono convocati per il servizio militare in Svizzera.

In Svizzera, la doppia cittadinanza è ammessa senza limitazioni dal 1° gennaio 1992. Pertanto lo straniero naturalizzato non deve più, com’era il caso in precedenza, rinunciare alla sua cittadinanza d’origine (è tuttavia possibile che il diritto dello Stato di provenienza preveda la perdita automatica della cittadinanza in caso di acquisto volontario della cittadinanza di un altro Stato). I cittadini svizzeri che acquistano all’estero un’altra cittadinanza non sono tenuti (com’era già il caso fino al 1992) a rinunciare alla cittadinanza svizzera (a meno che l’altro Stato esiga, quale condizione per l’acquisto della cittadinanza, la rinuncia alla cittadinanza precedente).

Le autorità elvetiche non possono informare i candidati alla naturalizzazione circa la possibilità o meno di conservare la cittadinanza tenuta finora. Chi desidera avere delle informazioni vincolanti, può mettersi in contatto con le autorità competenti dei singoli Stati (in Svizzera con le rappresentanze diplomatiche o consolari competenti).
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » sab giu 17, 2017 6:53 am

Ius Soli, Meluzzi: "L'epilogo sarà la progressiva afro- islamizzazione dell'Italia"
15 giugno 2017 Americo Mascarucci

http://www.intelligonews.it/le-intervis ... ro-meluzzi

Ius Soli, scontro in aula al Senato sulla legge che dovrebbe riconoscere la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati nati in Italia anche se poi alla Camera la legge è passata con alcune modifiche che hanno portato a parlare di "Ius soli temperato". Saranno cittadini italiani per nascita i figli, nati in Italia, di genitori stranieri con almeno un permesso di soggiorno UE di lungo periodo. Anche i minori stranieri nati in Italia, o entrati entro i 12 anni, che abbiano frequentato per almeno cinque anni percorsi di istruzione scolastica potranno ottenere la cittadinanza. Intelligonews ha deciso di chiedere il parere di personalità estranee alla politica e dunque non direttamente coinvolti nello scontro parlamentare. Contraio si è detto lo psicologo Alessandro Meluzzi.

Cosa pensa dello Ius Soli? E' giusta o no questa legge?

"Sono contrario, perché credo spalanchi le porte ad un numero infinito di sbarchi e di donne gravide africane che verranno a partorire sul nostro territorio per avere un figlio italiano. Nel quadro di una sostituzione etnica in atto credo che questo sia un elemento decisivo. La cittadinanza non è un fatto geografico o genetico, è un fatto valoriale e culturale e con questa legge temo andremo ad assestare un altro duro colpo alla nostra identità. Anzi, alla nostra civiltà".

Il fatto che si parli di Ius Soli temperato vuol dire qualcosa? È un dato concreto oppure è soltanto una questione di termini?

"Non so cosa voglia dire, francamente questa mi sembra la classica goccia destinata a far traboccare un vaso già colmo oltre misura, con una situazione fuori controllo rappresentata da mezzo milione di sconosciuti che sbarcano ogni anno sulle nostre coste con un quadro di progressiva insostenibilità antropologica e sociologica di cui vedremo alcuni effetti a breve ed altri a medio e lungo termine. L'epilogo sarà quella progressiva afro islamizzazione dell'Italia già preconizzata da Oriana Fallaci e che oggi si va realizzando inesorabilmente fra l'indifferenza di molti e con alcuni apporti assolutamente colpevoli di chi sta accelerando questo processo. Non soltanto certa sinistra salottiera ma anche la Chiesa cattolica in base alla cosiddetta etica delle buone intenzioni di cui è lastricata la via dell'inferno molto diversa dall'etica della responsabilità di chi sa che ad ogni cosa deve corispondere una conseguenza ed una sostenibilità. Mentre Francia e Inghilterra hanno il vantaggio di un passato coloniale, noi avremo soltanto lo svantaggio di farsi carico di mezza Africa soprattutto la Nigeria da cui proviene anche un flusso criminale non indifferente".
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » sab giu 17, 2017 8:20 am

???

Ius soli, quei riflessi fascisti in Parlamento
In quanto accaduto ieri al Senato c'è come un déjà vu. Qui è in questione la buona creanza, categoria a quanto pare ormai obsoleta, come il "galateo parlamentare"
di MICHELE AINIS
16 giugno 2017

http://www.repubblica.it/politica/2017/ ... -168265574

DOPO un paio d'anni di stallo, con quella legge sepolta da migliaia di emendamenti, cominciavamo a sospettare che i nostri senatori fossero insensibili alla riforma della cittadinanza. Alleluia, ieri ci hanno offerto la prova contraria. Sono così sensibili da dover ricorrere agli antidolorifici, dopo una giostra di mischie, spinte, pestoni, dopo un andirivieni concitato verso l'infermeria di Palazzo Madama.

Merito della Lega, che ha innescato la bagarre. Ma questo genere di spettacoli mortifica l'intero Parlamento, non soltanto chi se ne renda artefice. Perché non è in questione il diritto al dissenso, anche nelle sue forme estreme, anche con l'ostruzionismo che proprio le destre imbastirono da quegli stessi banchi, negli anni Settanta, contro le Regioni o contro la riforma della Rai. No, qui è in questione la buona creanza, categoria a quanto pare ormai obsoleta, come il "galateo parlamentare" di cui ancora si legge nei manuali di diritto. Eppure la prima seduta della Camera, a Roma, fu inaugurata da una votazione sul cappello: succedeva infatti che l'aula fosse ancora priva di termosifoni, sicché alcuni deputati chiesero di derogare al protocollo indossando un berretto di lana, per proteggersi dal freddo. E la presidenza mise ai voti la richiesta.

Altri tempi, altre tempre. Ma in tutta questa storia c'è un altro sapore del passato che ci sale alla gola, c'è come un déjà vu. C'è un riflesso fascista, proprio così. Non solo per i saluti romani che contemporaneamente s'impennavano a piazza Vidoni, a qualche metro di distanza dal Senato, per una manifestazione di Forza nuova. Non solo perché anche il fascismo additava lo straniero come nemico potenziale, tenendolo in un perenne stato d'incertezza circa la sua permanenza nel Paese. È fascista, in sé, la violenza (ahimè, da ieri pure fisica, oltre che verbale) opposta a una legge che l'Italia attende da un quarto di secolo, che ci era stata già promessa nella legislatura scorsa, che ha addensato 26 progetti di legge nel 2013, all'alba di questa legislatura.

Anche perché la proposta in discussione non è affatto un colabrodo. Allarga la cittadinanza, però la sottopone a condizioni e limiti stringenti. È il caso dello ius culturae, che trasforma i minori stranieri in italiani, purché abbiano fatto ingresso nel nostro territorio entro i 12 anni, e purché frequentino le nostre scuole per almeno cinque anni. Ma è anche il caso dello ius soli, che rovescia lo ius sanguinis (è cittadino chi sia figlio di un genitore italiano) cui s'ispira la legge in vigore. Significa che d'ora in poi la cittadinanza s'accompagnerebbe alla nascita nel territorio dello Stato, come avviene negli Usa e in varie altre contrade; tuttavia soltanto per chi abbia almeno un genitore munito del permesso di soggiorno dell'Unione europea.

D'altronde qual è l'alternativa a questa legge? Lo status quo, ovvero un doppio danno: alla sicurezza e alla giustizia. Quanto alla prima, non c'è dubbio che la minaccia terroristica sia figlia della separazione, non dell'integrazione; i muri lì per lì ti rassicurano, ma alla lunga sono scelte suicide. Quanto alla giustizia, ne circola ben poca in un sistema che tiene fuori dall'uscio un milione di ragazzi per lo più nati in Italia, iscritti in un istituto scolastico italiano, che tifano Juve o parlano in dialetto calabrese.

Potranno forse chiedere la cittadinanza più tardi, quando diventeranno grandicelli; ma con le norme vigenti servono dieci anni di residenza ininterrotta sul suolo italiano, che in pratica diventano perlomeno 13 anni. Nel frattempo a un cittadino bastano 30 giorni per rinnovare il passaporto, a uno straniero ne occorrono in media 291 per rinnovare il permesso di soggiorno. E gli immigrati regolari non votano però pagano le tasse, mentre gli italiani residenti all'estero votano senza pagare dazio.
Insomma, mettiamoci rimedio. Per loro, ma dopotutto anche per noi: l'ingiustizia è un veleno che intossica tanto le vittime quanto gli assassini.



Ius soli, la lezione dimenticata del politologo Sartori
Sartori nel 2013 sosteneva: "Lo ius soli è un errore gravissimo, sarebbe un disastro in un paese con altissima disoccupazione. Aumenterebbe le file dei lavoratori sottopagati e la delinquenza per le strade, aggraverebbe tutti i nostri problemi"
Luca Romano - Sab, 17/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 10325.html

Il politogo, ormai defunto, in un articolo del 2013 pubblicato sulle colonne del Corriere della Sera, tuonava contro la Kyenge e lo Ius soli. E scriveva: "Al momento mi occuperò solo di un caso che mi sembra di particolare importanza, il caso della Ministra "nera" Kyenge Kashetu nominata Ministro per l'Integrazione. Nata in Congo, si è laureata in Italia in medicina e si è specializzata in oculistica. Cosa ne sa di "integrazione", di ius soli e correlativamente di ius sanguinis?".

Il politologo poi continuava: "La ministra Kyenge spiega che il lavoro degli immigrati è "fattore di crescita", visto che quasi un imprenditore italiano su dieci è straniero. E quanti sono gli imprenditori italiani che sono contestualmente falliti? I dati dicono molti di più. Ma questi paragoni si fanno male, visto che "imprenditore" è parola elastica. Metti su un negozietto da quattro soldi e sei un imprenditore. E poi quanti sono gli immigrati che battono le strade e che le rendono pericolose? La brava Ministra ha anche scoperto che il nostro è un Paese "meticcio". Se lo Stato italiano le dà i soldi si compri un dizionarietto, e scoprirà che meticcio significa persona nata da genitore di razze (etnie) diverse. Per esempio il Brasile è un Paese molto meticcio. Ma l'Italia proprio no. La saggezza contadina insegnava "moglie e buoi dei paesi tuoi". E oggi, da noi, i matrimoni misti sono in genere ferocemente osteggiati proprio dagli islamici. Ma la più bella di tutte è che la nostra presunta esperta di immigrazione dà per scontato che i ragazzini africani e arabi nati in Italia sono eo ipso cittadini "integrati". Questa è da premio Nobel. Mai sentito parlare, signora Ministra, del sultanato di Delhi, che durò dal XIII al XVI secolo, e poi dell'Impero Moghul che controllò quasi tutto il continente Indiano tra il XVI secolo e l'arrivo delle Compagnie occidentali? All'ingrosso, circa un millennio di importante presenza e di dominio islamico. Eppure indù e musulmani non si sono mai integrati. Quando gli inglesi dopo la seconda guerra mondiale se ne andarono dall'India, furono costretti (controvoglia) a creare uno Stato islamico (il Pakistan) e a massicci e sanguinosi trasferimenti di popolazione. E da allora i due Stati sono sul piede di guerra l'uno contro l'altro".

Sartori poi aveva rincarato la dose a La Zanzara spiegando: "Lo ius soli è un errore gravissimo, sarebbe un disastro in un paese con altissima disoccupazione. Aumenterebbe le file dei lavoratori sottopagati e la delinquenza per le strade, aggraverebbe tutti i nostri problemi. Come idea è demente perché è dei paesi sottopopolati che vogliono nuova popolazione: sarebbe l’ultimo colpo per consentire l’accesso a tutti, migranti e clandestini".
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » dom giu 18, 2017 7:14 am

I nazionalisti italiani

???

CHI SI SCHIERA PER LO IUS SOLI RINNEGA I SACRIFICI DI CHI HA DATO LA VITA PER FARE L'ITALIA, COMPRESO MIO PROZIO MARCEDDU ANTONIO CADUTO NEL 1917 NEL MONTE ZEBIO NELL'ULTIMA TRINCEA AI CONFINI AUSTRIACI....
Stop Ius Soli

https://www.facebook.com/sindaco.gairo/ ... 2511473963

E' mia opinione politica che, dopo aver distrutto l'Italia, ora le sinistre, grazie al voto delle belanti pecore itaGliane, vogliono sostituire gli italiani, per un milione di voti e altri interessi, con orde di africani, musulmani, e con chiunque altro raccattino in mare, per terra, per cielo, e per lago.
Vogliono continuare a mortificare, e a discriminare le famiglie italiane, a vantaggio di quelli che per opportunismo politico, definiscono nuovi italiani.
Le sinistre odiano l'Italia al punto, da volerne cancellare la Civiltà, l'Identità nazionale, le radici, le tradizioni, la cultura, la Storia e la fede.
Lo ius soli, comporterebbe un vertiginoso aumento dell'invasione, spacciata dalle stesse sinistre, come migrazione di massa, diventeremmo la sala parto del terzo mondo, flussi insostenibili, socialmente ed economicamente, per non parlare dei problemi di sicurezza per i veri cittadini italiani.
Lo ius soli, stravolge i connotati identitari a tutto tondo della nostra Italia. L'Italia non è una pratica burocratica, in cui la cittadinanza si regala con un timbro, una marca da bollo e una tessera di un partito di sinistra.
Italiano è un figlio di italiani, a loro volta figli di italiani. Il sangue che ci lega ai nostri padri, ai nostri nonni, ai nostri bisnonni, ai nostri avi ci rende italiani. E' la nostra identità romana, cristiana, europea, a forgiare noi italiani per sangue.
Contro questa infamia dello ius soli, contro la sostituzione etnica degli italiani, a tutela della nostra Civiltà/Identità, delle nostre radici, della nostra Storia, delle nostre usanze, della nostra fede, in memoria di chi ha dato la vita per costruire l'Italia, per la sacralità dei nostri confini, per la nostra integrità di Popolo, di Nazione e Patria, abbiamo il dovere di dire NO! allo ius soli. L'Italia è Sangue e Suolo.
A tutti quelli come la Kyenge che ciarla di ius soli e di altre abominevoli stupidaggini politico-propagandistiche, a tutti quelli che si proclamano nuovi cittadini, a tutti quelli che con arroganza pretendono di essere equiparati a chi è italiano per sangue, i nostri avi hanno combattuto ben tre guerre d'indipendenza, i nostri bisnonni hanno combattuto sul Carso, sul Monte Grappa, sul Piave, i nostri nonni hanno combattuto ad El Alamein, a Stalingrado, per poi ricostruirla in continuità con i nostri padri, i vostri avi, i vostri bisnonni, i vostri nonni, dove cazzo erano!?


Alberto Pento
La I guerra mondiale non ha fatto l'Italia e gli italiani, ha fa soltanto un mucchio di vittime (uccise due volte: da vive in una guerra che non era loro e poi continuamente e vergognosamente uccise da morte come falsi eroi per celebrare quella infame guerra) e ha distrutto le terre venete.


Questa è l'Italia ed il suo stato dopo i mitizzati e cantati " Risorgimento (con i suoi falsi miti unitario romano e rinascimentale), Resistenza e Repubblica con la sua Costuzione"
I primati dello stato italiano e dell'Italia in Europa e nel mondo
viewtopic.php?f=22&t=2587
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » dom giu 18, 2017 7:07 pm

La Cei: "Chiesa favorevole allo ius soli. Questa legge è indispensabile"
La Cei si schiera con la sinistra terzomondista. Monsignor Perego: "Lo ius soli migliorerebbero la vita nelle nostre città"
Sergio Rame - Dom, 18/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 10458.html

Per il Vaticano la legge sulla cittadinanza, che introduce lo ius soli, è addirittura "indispensabile".

E così, mentre il Paese si divide profondamente, la Santa Sede ci mette il carico da novanta allinendosi alle posizioni della sinistra radicale e sposando il riconoscimento del diritto di cittadinanza ai bambini di immigrati nati in Italia. "Ius Soli e Ius Culturae - dice monsignor Gian Carlo Perego in una intervista a Repubblica - sono strumenti che migliorerebbero la vita nelle nostre città, favorendo inclusione e partecipazione".

Si infiamma nuovamente lo scontro sullo ius soli. Non è più solo il centrodestra, che ha annunciato di voler raccogliere le firme per un referendum abrogativo qualora il ddl fosse approvato, a schierarsi contro il riconoscimento del diritto di cittadinanza ai bambini di immigrati nati in Italia. Anche il Movimento 5 Stelle è pronto a sfidare la sinistra che intende approvato la misura a tutti i costi, anche se rischia di dividere profondamente il Paese. A scendere in campo per difendere la legge sulla cittadinanza ci sono, però, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, secondo cui si tratta di "un atto di civiltà" perché "i bambini hanno diritto alla cittadinanza", e il Vaticano. "La Chiesa ha chiesto una nuova legge, la riteniamo indispensabile", ha spiegato in una intervista a Repubblica il presidente della fondazione Migrantes della Cei, Monsignor Gian Carlo Perego.

Per il Vaticano la legge sulla cittadinanza va adeguata perché, è l'opinione di monisgnor Perego, "non considera ciò che il nostro Paese oggi è diventato, i suoi cinque milioni di migranti e una mobilità cresciuta". Proprio per questo considerano lo ius soli e lo ius culturae "strumenti che migliorerebbero la vita nelle nostre città, favorendo inclusione e partecipazione". Nell'intervista monsignor Perego critica chi si oppone al provvedimento: "Forse questo tipo di contestazione fa guadagnare voti, ma non aiuta il Paese. Seminare panico e confusione non serve. E poi - incalza - perché non votare una legge giusta soltanto perché ci sarebbero altre presunte priorità? Questa legge - conclude - aiuterebbe diversi ragazzi a trovare più facilmente lavoro e aiuterebbe la nostra economia".



Alberto Pento
Quante idiozie che racconta questo prete!
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » dom giu 18, 2017 7:56 pm

Il problema non è lo Ius Soli, ma il concetto di cittadinanza
Giorgio Cegnolli -
18 giugno 2017

http://www.secolo-trentino.com/65274/at ... /amp/.html

Questa è l’epoca dove il tutto perde il suo valore. Poco vi è da dire in un periodo storico come quello postmoderno dove tutto sembra fugace e senza alcun significato. L’ultimo esempio di questo decadentismo riguarda il concetto di cittadinanza e nello specifico la legge sullo ius soli, la quale dovrebbe permettere a tutti coloro nati sul suolo italiano di divenire automaticamente cittadini italiani.

Si discute se ciò sia giusto o meno. Non si parla però se ci si sente ancora cittadini o meno di una nazione. Il concetto di cittadinanza è strettamente connesso a quello di diritto di voto e in questa disamina non si può far a meno di ricordare che la nostra civiltà si basa sul merito su quanto affermato e applicato nell’antica Grecia. La democrazia partecipativa ateniese si basava sul concetto che era necessario rendere partecipi coloro che garantivano l’esistenza dello Stato dando loro voce mediante il diritto di voto.

Un principio complesso quello che ruota intorno alla parola “democrazia”. Non esprime solamente il pronunciare qualche slogan prestampato in apposite festività, significa sopratutto decidere. Eppure oggigiorno sempre meno persone si recano a votare. Certamente molti di loro sono delusi dalla politica, ma a molti non interessa minimamente essere cittadini. Ha allora senso destrutturare ancor di più tale concetto dato che coloro che ottengono la cittadinanza con lo ius sanguinis, uno dei principi attualmente in vigore, sono i primi a non voler applicare i loro principi.

Già da qualche anno nelle democrazie europee è finita l’era del suffragio universale. Ci sono ormai stabilmente in Europa, ed in Italia, percentuali a due cifre di abitanti e lavoratori che non hanno alcuna intenzione di votare e non si sentono del tutto cittadini di una nazione.

In altri tempi i cittadini non votanti per le elezioni delle Camere, venivano sanzionati (D.P.R. 361/1957). L’Articolo 4 così prevedeva: ” L’esercizio del voto è un obbligo al quale nessun cittadino può sottrarsi senza venir meno ad un suo preciso dovere verso il Paese”. Ma c’era ben di più all’articolo 115: “L’elettore che non abbia esercitato il diritto di voto, deve darne giustificazione al sindaco (….) L’elenco di coloro che si astengono dal voto (…)senza giustificato motivo è esposto per la durata di un mese nell’albo comunale (…) Per il periodo di cinque anni la menzione ‘non ha votato’ è iscritta nei certificati di buona condotta (…)”. Naturalmente sappiamo tutti benissimo che la sanzione per coloro che non vanno a votare non è più in vigore. La norma è stata abrogata nel 1993. Si pensava allora che vi fosse più maturità da parte della massa nei confronti della gestione della cosa pubblica. Eppure non è stato così. Il numero di votanti è continuamente calato e quel pezzo di cittadinanza è passato in secondo piano.

Oggigiorno si discute di ius soli. In molti non mancano di raccontare la storia di ragazzi stranieri che vorrebbero essere italiani, ma è così veramente per tutti? Molti terroristi europei sono immigrati di seconda generazione, persone nate in un Paese che non riconoscono come loro. Il vero problema è che regalare in automatico a chiunque una piena cittadinanza italiana depaupera il significato di questa e forse vale la pensa riguardare in un’ottica più rigida e rivoluzionaria questa.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » dom giu 18, 2017 9:30 pm

"Adottiamo il modello nigeriano: in Africa i vincoli sono rigidissimi"
Malan (Fi): "Bisogna essere maggiorenni e residenti da 15 anni"
Massimo Malpica - Dom, 18/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 10339.html

Con esiti che sfociano nel puro umorismo. L'idea è del senatore azzurro Lucio Malan, che tra le polemiche sullo ius soli ha preannunciato una sua proposta di legge sull'argomento, prendendo spunto da una norma esistente in un altro ordinamento. Ossia quello nigeriano, Paese dal quale provengono molti degli aspiranti «nuovi italiani».

Malan è andato a studiarsi le leggi locali. E, ispirandosi al modello nigeriano, pensa adesso di applicare norme simili anche in Italia. Che, però, sono molto, molto più stringenti di quelle in vigore già adesso nel Bel Paese. Per dire, chi vuole la cittadinanza nigeriana deve avere già la maggiore età, e dev'essere stato residente nel Paese africano per almeno quindici anni negli ultimi 20, oltre a esplicitare l'intenzione di fissare stabilmente il proprio domicilio nella nazione affacciata sul golfo di Guinea. Non basta, perché gli aspiranti nigeriani hanno qualche chances in più se dimostrano di essere in grado di contribuire al benessere della nazione. Il tutto dopo essersi assicurati la certificazione, rilasciata dalle locali autorità, di essere persone «di buon carattere», dunque bando agli irascibili. Restando ai certificati, tocca dimostrare pure di aver assimilato lo stile di vita locale, e d'essere ben inserito e accettato nella comunità dove si è scelto di vivere. Una volta riconosciuta la propri nigerianità, si rischia comunque la revoca se non si rinuncia alla precedente cittadinanza o se se ne acquisisce una nuova. Ed è meglio almeno all'inizio rigare dritto: nei sette anni successivi alla concessione, basta una condanna superiore a tre anni di carcere per vedersi strappata la cittadinanza. Vedremo se e come funzionerà in Italia la legge. Severa come tante nel Paese africano: lì saltare la fila può costare sei mesi di carcere. Una così, da noi, manderebbe in tilt le patrie galere. Ovviamente se applicata.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » lun giu 19, 2017 3:35 am

"Repubblica" usa i bambini per sponsorizzare lo ius soli
Video intervista a diciassette minori nati qui ma senza cittadinanza. Domanda: "Lo sai che non sei italiano?"
Paolo Bracalini - Dom, 18/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 10337.html

Già arruolati i testimonial dello ius soli come legge umanitaria, e chi non la vuole è un razzista senza cuore.

Con un video sentimentale, vagamente in stile Veltroni, Repubblica - quotidiano in prima linea per fare passare la cittadinanza facile - mette in campo i bambini, dai sei anni in su ma non troppo, il più grande ne ha dodici. Serve a convincere più facilmente il lettore, facendo leva sull'istinto di protezione verso i piccoli, che «dietro l'idea dello ius soli c'è una ragione umana e fondamentale», come spiega la politologa di sinistra Nadia Urbinati. E di conseguenza in chi si oppone allo ius soli un bel po' di disumanità (la solita destra xenofoba che per giunta concede il voto agli italiani all'estero grazie alla legge «che porta il nome di un ex fascista, Mirko Tremaglia»).

L'operazione «ora parlano i bambini» è efficace (anche se copiata da un video virale fatto in Danimarca), ma sempre un po' sospetta, specie se utilizzata per finalità politiche tirando in mezzo i bimbi delle elementari. Come si fa, infatti, a non provare subito simpatia per il seienne Ryan, nato a Milano da genitori marocchini, che tifa Inter, mangia gli spaghetti e da grande vuole fare il poliziotto perché così arresta i cattivi? O per l'undicenne Numayer, papà e mamma del Bangladesh, che vive a Roma ed è indeciso se in futuro diventare un «baskettaro» oppure uno scienziato? O per Ghizlan, otto anni, famiglia dal Marocco, che alla domanda «di che nazionalità sei» risponde «io sono abruzzese». Perché alla fine Repubblica fa la sorpresina, stavolta più in stile «Le Iene», e svela agli ignari minorenni marocchini, egiziani, etiopi, cinesi, che loro no, non hanno ancora la nazionalità italiana (lo diventeranno a 18 anni), anche se non sanno bene cosa voglia dire «nazionalità», e forse neppure gli interessa. Non importa, anzi meglio se ci restano male, così è più evidente quanto sia crudele negargliela.

Quando l'intervistatrice di Repubblica Tv li sobilla («Ma lo sapete che lo Stato italiano non vi riconosce ancora come italiani, fino a 18 anni?»), i piccoli la guardano abbastanza perplessi. E la domanda che si legge loro in volto più che altro è: ma cosa vorrà questa? Arriva subito l'autino per innescare la reazione desiderata, che poi sarebbe un bel pianto, anche se purtroppo non arriva: «Ti sentiresti più uguale agli altri?», se il Parlamento italiano modificasse la legge 91 del 1992, una questione che attanaglia i seienni intervistati. E loro, intuendo al volo che è quella la risposta esatta, confermano tutto. Il più lucido alla fine è il bambino del Bangladesh che dice «a me non importa come mi giudica lo Stato», un piccolo liberista.

A Repubblica piace vincere facile. Sei dei diciassette mini-testimonial (a loro insaputa) dello ius soli, finiscono con la foto in prima pagina, come nelle vecchie pubblicità della Benetton, quelle per un mondo dai tanti colori che si vogliono bene. Non è la prima volta che i piccoli vengono tirati in mezzo alla battaglia politica. Celebre fu il tredicenne che al Palasharp nel 2011, in un evento antiberlusconiano organizzato dall'associazione radical chic «Libertà e Giustizia», fece un comizietto politico.

In altri casi (e per altri giornali) si agiterebbe la Carta di Treviso, il codice deontologico che impone ai giornalisti di trattare con la massima attenzione tutte le notizie che riguardano i minori, evitando di coinvolgerli direttamente con il loro volto e il loro nome («Il bambino non va intervistato o impegnato in trasmissioni televisive e radiofoniche che possano turbare il suo equilibrio psico-fisico» prescrive tra l'altro il codice). Pignolerie che non turbano l'Ordine dei giornalisti, impegnato in ben altre battaglie (tipo sospendere Filippo Facci perché parla male dell'islam).
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » lun giu 19, 2017 7:54 am

Ottenere la cittadinanza marocchina - IslamItalia.it
Ali Matteo Scalabrin
09 febbraio 2014

http://www.islamitalia.it/matrimonio/ci ... china.html

(Code de la nationalité marocaine - Dahir n°1.58.250 du 6 septembre 1958 modificato dalla legge n ° 62-06 promulgata dal Dahir n ° 1-07-80 del 23 marzo 2007-3 Rabii 1428, BO n ° 5514 del 5 aprile 2007 e modificato dalla legge n ° 62-06 promulgata dal Dahir n ° 1-07-80 del 23 marzo 2007-3 Rabii 1428, BO n 5514 del 5 aprile 2007- dell'articolo 2 della legge n ° 70-03 della Moudawana (codice della famiglia) promulgata dal Dahir n° 1-04-22 del 12 hija 1424 (3 febbraio 2004))

La cittadinanza marocchina si acquisce tramite:

Nascita da genitori (entrambi) marocchini (art. 6 Code de la nationalité marocaine). Ogni bambino nato da padre marocchino e madre marocchina è marocchino.

Nascita da madre marocchina, (art. 6 Code de la nationalité marocaine). Un figlio, nato all'estero da madre marocchina è marocchino dalla nascita, anche se è in possesso della doppia cittadinanza.

"Est Marocain l’enfant né de père marocain ou de mère marocaine"

Nascita in Marocco da genitori sconosciuti: ogni figlio di ignoti trovato in Marocco è considerato marocchino, fino a prova contraria (tuttavia, un bambino nato da genitori ignoti in Marocco è considerata come non essere stato il marocchino se, durante la sua minore età, la sua filiazione è stabilita nei confronti di uno straniero, e se, in conformità del diritto nazionale dello nazionalità straniera di questi ultimi); (art. 7 Code de la nationalité marocaine)

Nascita in Marocco da genitori stranieri laddove la loro residenza abituale è in Marocco e ne fa richiesta entro due anni (art. 9 Code de la nationalité marocaine), salvo opposizione al Ministro della Giustizia.

Per Kafala (adozione islamica) per più di 5 anni da genitori marocchini. NB: l'acquisizione della cittadinanza da "Kafala" può essere opposto al Ministro della Giustizia.

Per matrimonio (art.10 Code de la nationalité marocaine, modificato dalla legge n ° 62-06 promulgata dal Dahir n ° 1-07-80 del 23 marzo 2007-3 Rabii 1428, BO n ° 5514 del 5 aprile 2007), nel caso di donna straniera che sposa un uomo marocchino. La fine del rapporto coniugale, non ha alcun effetto sulla domanda presentata prima di detto scopo, salvo opposizione da parte del ministro della Giustizia.

Per naturalizzazione (sez.2, art.11 Code de la nationalité marocaine, modificato dalla legge n ° 62-06 promulgata dal Dahir n ° 1-07-80 del 23 marzo 2007-3 Rabii 1428, BO n ° 5514 del 5 aprile 2007):

Deve avere una residenza abituale in Marocco nel corso dei cinque anni precedenti la presentazione della domanda, e di soggiornare in Marocco fino a alla decisione definitiva sulla domanda;
Deve essere maggiorenne al momento della presentazione della domanda;
Deve essere sano di costituzione e mente;
Deve essere di buona condotta morale e non deve essere stato condannato per crimini; comportamenti che costituiscono reato di terrorismo; atti contrari le leggi di residenza legale in Marocco o atti che conducono alla perdita della capacità commerciale (fallimento);
Deve dimostrare una conoscenza sufficiente della lingua araba;
Deve giustificare i propri mezzi di sussistenza sufficienti.

(ad honoris causa) Ogni straniero che ha reso un servizio eccezionale in Marocco o la cui naturalizzazione è di eccezionale interesse in Marocco (Art.12) Eccezionalmente, lo straniero può essere naturalizzato cui disabilità o malattia è stata rilevata nel servizio o nell'interesse del Marocco e all'estero che hanno reso un servizio eccezionale per il Marocco o la cui naturalizzazione è di importanza eccezionale per il Marocco

E' istituito anche un comitato per decidere sulle domande di naturalizzazione, comprese la composizione e modalità di funzionamento. L'articolo 12 (modificato dalla legge n ° 62-06 promulgato dal Dahir No. 1-07-80 del 23 marzo 2007-3 Rabii 1428, BO n 5514 del 5 aprile 2007).

Documentazione richiesta

Le richieste e le dichiarazioni di acquisizione della cittadinanza marocchina sono indirizzate al ministro della Giustizia (Direzione degli Affari Civili del Ministero della Giustizia)

Se il richiedente o il dichiarante risiede all'estero, può andare al più vicino posto dei servizi consolari di soggiorno.

La dichiarazione di nascita di persone nate in Marocco e dei figli mai registrati presso lo stato civile marocchino è consequenziale ad una sentenza dichiarativa della Corte di primo grado del luogo di residenza, secondo le disposizioni di cui all'articolo 3, 18 e 30 della legge di stato civile.

Domanda personale;
Un estratto del certificato di nascita di figli minorenni non coniugati;
Un estratto di nascita del padre
Precedenti penali (record 2);
Un estratto o una copia autenticata del certificato di matrimonio;
Un certificato di residenza in Marocco;
Due foto formato tessera.
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Re: Ius soli e cittadinanza

Messaggioda Berto » lun giu 19, 2017 8:29 am

Quando l’Irlanda abolì lo ius soli e ce lo siamo già dimenticato…
(intervista pubblicata su Il Federalismo, giugno 2004, direttore responsabile Stefania Piazzo)
GIOVANNI POLLI

http://www.lindipendenzanuova.com/quand ... imenticato

«Una reazione più che legittima». Cesare Cavalleri, direttore della rivista Studi Cattolici, valuta positivamente il referendum popolare che in Irlanda ha abolito lo “jus soli”, cioè quell’acquisizione della cittadinanza per nascita che stava portando moltissime partorienti extracomunitarie sull’Isola verde in violazione della legge sull’immigrazione, al fine di garantire automaticamente al nascituro una cittadinanza europea.
(oggi vige lo ius sanguinis, ma se un bambino nasce da genitori di cui almeno uno risiede nel paese regolarmente, quindi con permesso di soggiorno, da tre anni prima della sua nascita, allora ottiene la cittadinanza irlandese dal suo primo vagito, ndr) .

Il referendum, celebrato insieme alle elezioni europee, è passato pressoché in silenzio sui media nostrani, malgrado l’alto valore simbolico testimoniato anche dalla partecipazione del 60 per cento degli aventi diritto, e dalla quota di ben il 79,17 per cento ottenuto dalla proposta di abolizione del diritto di cittadinanza per nascita. Quasi un plebiscito.

«Ormai il criterio di territorialità si rivela insufficiente rispetto ai problemi della vita moderna», spiega il professor Cavalleri. «La territorialità vigeva nelle società statiche, oggi abbiamo un’estrema mobilità. Siamo nell’era della globalizzazione, quindi il criterio territoriale sia nella legge civile, sia nella legge ecclesiastica rischia di andare sempre più in crisi. A livello ecclesiale lo si può constatare sempre di più: il fatto che diocesi e parrocchie siano definite dal principio di territorialità viene “salutarmente” messo in crisi dai movimenti e dalle nuove aggregazioni di persone, e non di suoli e terreni.
Per tornare all’Irlanda, di fronte al problema complesso dell’immigrazione, una risposta territoriale ormai mi pareva eccessivamente semplicistica».

Tra l’altro l’Irlanda era l’ultimo stato europeo in cui vigeva ancora lo “jus soli”…
«Esattamente. Ma devo osservare, dal momento che si è votato nel corso delle elezioni europee, che la grande assente di questa tornata è stata proprio l’Europa».

In che senso?
«Siamo stati chiamati a votare per un’Europa che non c’è, che oggi è solo una burocrazia spesso pervasiva. Non c’è una Costituzione e non si capisce che fisionomia possa avere. Non bisogna quindi dare sempre colpa alla gente se, come è accaduto, sono andati in pochi a votare. Se le domande non sono chiare, le risposte arrivano di conseguenza…».
Forse anche perché si votava per un Parlamento europeo di fatto simbolico e dotato di poteri limitatissimi?
«È così. Non ha aiutato poi il fatto poi che la Costituzione europea tardi ad arrivare, e che la bozza attuale sia tutt’altro che soddisfacente. È una specie di codice anziché essere una Costituzione. Ciò che serve è un testo innanzitutto breve che richiami i principi fondamentali senza dilungarsi in particolari assolutamente inutili».

Dopo l’insuccesso di queste elezioni e l’aumento del cosiddetto “euroscetticismo” soprattutto in Gran Bretagna, con il clamoroso successo del Partito dell’Indipendenza, alcuni capi di Stato hanno invitato a chiudere in fretta proprio la partita della Costituzione. Non le pare che sia un po’ come le stalle da chiudere dopo la proverbiale fuga dei buoi?

«Penso che, innanzitutto, indietro non si possa tornare. L’Europa però deve ritrovare una propria anima. Mentre i padri fondatori i De Gasperi, gli Adenauer, gli Schumann, avevano un progetto e degli ideali, oggi abbiamo soltanto una burocrazia e l’euro. Ci sono due interpretazioni dell’Europa: quella di Spengler, l’autore de Il Tramonto dell’Occidente che ritiene, su una base quasi biologica che la nostra civiltà sia in una fase di declino inarrestabile; ma c’è anche la visione più ricca di speranza di chi osserva che l’empasse attuale dell’Europa dipende dal fatto di aver smarrito le proprie radici religiose, in riferimento al Cristianesimo. Perché nel Cristianesimo c’è il compendio delle tre componenti civili che hanno fatto l’Occidente: l’eredità ebraica, l’eredità greco-romana e l’apporto originale del Cattolicesimo. Se ci sarà un nuovo slancio in questa direzione l’Europa potrà finalmente diventare se stessa».

Si ritorna quindi al tema del mancato inserimento delle radici cristiane nella Costituzione…
«Sì, ma non è solo un problema formale, di etichetta. Al limite può anche non esserci un riferimento esplicito. Il problema è l’ispirazione di tutta la Costituzione, e non semplicemente il saluto ai principi nel primo o nel secondo articolo. Ma il riferimento ai valori cristiani non è una forma di confessionalità. Non è una clericalizzazione dell’Europa, ma una riscoperta di quei valori comuni che sono i valori naturali, insiti nella coscienza di tutti gli uomini e che il Cristianesimo, con la forza della Rivelazione, ha saputo rendere espliciti e ha la responsabilità di difendere».
In conclusione, torniamo a ciò che è successo in un altro grande Paese cattolico, la Polonia, ma che è comune a tutti gli Stati appena entrati nella Ue: un astensionismo elevatissimo alle elezioni. Come valuta questo fenomeno?
«Mi sembra un retaggio della dittatura da cui la Polonia è emersa da poco. Innanzitutto i popoli dell’Est sono disabituati alla democrazia. E questo è il peso che grava sulle loro spalle. Si tratta quindi di ricostruire pian piano il gusto di partecipare, di essere protagonisti della propria vita che invece è una prerogativa dell’Occidente democratico».
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