La demenza irresponsabile di Bergoglio e dei bergogliani

La demenza irresponsabile di Bergoglio e dei bergogliani

Messaggioda Berto » dom lug 16, 2017 2:17 pm

I peccati di Mons. Galantino
Il blog di Luigi Iannone
16lug 17

http://blog.ilgiornale.it/iannone/2017/ ... -galantino

Come nel film di Steven Spielberg anche da noi c’è un soldato da salvare, ed è lui: Nunzio (Ryan) Galantino, segretario generale della Cei, combattente indefesso della più retorica delle battaglie, quella per l’accoglienza illimitata di tutti i migranti del globo terraqueo. Campione di ecumenismo e di rimbrotti. Giudice moralista che si erge una decina di metri dal suolo per impartire lezioni di politica alle classi dirigenti mentre infuriano tempeste impetuose da cui nessuno riesce a tirarsi fuori.

Ma lui ha la soluzione ed è quella più netta e definitiva. Ogni sua dichiarazione è una sentenza ed ogni intervista un Trattato sulla tolleranza.

Si badi bene: il moralismo è cosa lecita e, peraltro, non rara dalle parti del Vaticano, luogo fisico e spirituale in cui si adotta questo strumento ‘per mestiere’ da almeno duemila anni. Ma sono cambiati il modello comunicativo e il contesto generale. E se sul primo mons. Galantino è un fenomeno perché riesce a ficcarsi in ogni diatriba sull’immigrazione impartendo rimproveri e moniti a destra e a manca, sul fronte della consapevolezza e della cognizione dei reali problemi dei cittadini italiani pecca, e non in maniera veniale.

In momento in cui il clima generale non è dei migliori e sembra preannunziare un pericoloso conflitto sociale tra opposte fazioni, di cui peraltro non si conoscono gli esiti; in un tempo in cui milioni di italiani sono poveri in senso assoluto e non figurato e percepiscono ‘l’altro’, anche il loro vicino di casa, con ostilità ingiustificata ma comprensibile, Galantino trancia ogni sua considerazione sul tema dell’accoglienza con la lama della Verità, quella con la ‘V’ maiuscola, e si schiera da una parte.

Non ammette deroghe e non cerca mediazioni come in passato ha sempre fatto una gerarchia cattolica sempre astuta e pragmatica, ferma sui principi ma pratica sugli strumenti legislativi.

E dunque pecca. Pecca di ignoranza perché finge di non sapere che gran parte dei nostri connazionali hanno problemi pratici simili a quelli dei clandestini (perché tali sono!); pecca di reticenza perché chiede alle Istituzioni di non porre freno all’accoglienza, ma non spiega per quali motivi parrocchie e, magari, lo stesso Vaticano, i palazzi cardinalizi e le sedi vescovili non sono traboccanti di immigrati come pure aveva auspicato Papa Francesco; pecca di superbia perché – come detto – per raggiungere i suoi ‘alti’ scopi, un tempo la Chiesa riusciva a modulare antica e riconosciuta capacità di ‘realismo politico’ e mellifluo contorsionismo para-democristiano con le comprensibili tirate moralistiche e gli ammonimenti perentori e tassativi; e pecca di vanità perché era difficile trovare ‘uno’ che superasse in numero di dichiarazioni pubbliche Matteo Renzi.
Ed era ancor più complicato trovare uno più ‘divisivo’ del rottamatore di Rignano.
E invece le ‘vie del Signore sono infinite’ e lo abbiamo trovato.
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Re: La demenza irresponsabile di Bergoglio e dei bergogliani

Messaggioda Berto » lun lug 17, 2017 2:32 pm

Il vaso trabocca - Marcello Veneziani
Il Tempo 17 luglio 2017

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... o-trabocca

Ma volete costringere gli italiani a scendere coi forconi nei porti e per le strade per fermare i sempre più massicci arrivi d’immigrati? Volete per forza incattivire un popolo in fondo mite, ricco di umanità e comunque non xenofobo, scaricando sulla gente la patata bollente che non riuscite a governare voi?

L’Europa scarica sull’Italia il dramma dei migranti e il governo italiano scarica a sua volta sulla popolazione e magari sui sindaci gli effetti devastanti degli sbarchi. Dieci, cento, mille civitavecchie si profilano all’orizzonte se arrivano dieci, cento, mille navi che battono bandiere e europee, vanno a prendere dalla Libia migliaia di migranti per scaricarli nei porti e poi nei centri italiani.

E i dementi, i demagoghi, i falsi umanitari ti raccontano la singola storia di una donna incinta, di un bambino malnutrito, per far commuovere sul caso particolare e dimenticare le dimensioni gigantesche degli arrivi. Il dramma di un esodo distratto dalla storia toccante di una persona.

Questa incoscienza assoluta delle conseguenze, questa noncuranza dei disagi, dei disastri di gestire folle che hanno bisogno di tutto, casa, lavoro, assistenza sanitaria, in un paese che se la passa male già per conto suo con le case, col lavoro, con gli ospedali.

Un paese che sta cambiando faccia, che sta sostituendo il proprio popolo, totalmente esposto alle invasioni perché se solo obbietta scatta l’accusa di razzismo e xenofobia, con governi incapaci di arginare, di reagire, di programmare.

Il mondo sbarca, l’Italia sbraca. Ogni tanto qualcuno accenna una reazione, c’è sempre un Minniti di turno che ci prova, ma viene sommerso dall’incapacità corale di prendere decisioni, dal blabla catto-comunista, pseudoumanitario sull’accoglienza, e poi viene respinto dai padroni cinici d’Europa.

In migliaia sbarcano ovunque nei nostri porti e noi dobbiamo sorbirci pure gli slogan ormai insopportabili di Renzi, che un giorno capeggia i boyscout della carità e un altro gioca a fare il masaniello e dice aiutiamoli a casa loro. In ogni caso non producendo alcun effetto reale.

I media ci mostrano i singoli fotogrammi degli arrivi e invece i governi dovrebbero avere una vista più larga e più lungimirante: vedere il tutto e non la parte, capire quali folle si stanno muovendo verso di noi, quante popolazioni sono in marcia per via dell’effetto moltiplicatore degli sbarchi assistiti, giunti a buon fine.

Ma possibile che navi battenti bandiera di stati sovrani non possano essere costrette a portare nei loro paesi gli immigrati che vanno a recuperare sul posto?

Possibile che non siamo capaci di decisione, di fermezza, di stabilire una volta per tutte un criterio e un tetto per filtrare, accogliere a numero chiuso e a certe precise condizioni i nuovi arrivi, partendo però dalla considerazione che siamo sull’orlo di una crisi di civiltà e il limite è stato già varcato?

Possibile che non si è in grado di capire che le frontiere sono necessarie per vivere, per garantire chi vive in un territorio, e che siamo gli unici a prendere sul serio la retorica dell’accoglienza assoluta, della società non aperta ma spalancata, in un mondo ancora pieno di frontiere, di soglie invalicabili?

Non possiamo essere l’angolo ristoro del pianeta, il ponte tra nord e sud del mondo. L’operazione che stiamo facendo non è triton, frontex o come cavolo le battezzate, ma è operazione suicidio e si può riassumere in un’immagine: stiamo versando il mare in una bottiglia, in un recipiente che non potrà contenerlo.

E prima o poi traboccherà, con le conseguenze prevedibili. Non è meglio essere fermi e severi oggi e riprendere il controllo della situazione per non vedere tragedie e guerre di poveri domani, diventando teatro di scontri, di odii reciproci, di ferocie respingenti contro assalti disperati?

Molti italiani, ed io tra questi, non hanno mai nutrito alcuna avversione per i migranti e hanno sempre riconosciuto che se un paese invecchia, non fa figli, è chiuso nel suo egoismo, deve poi fare i conti con le migrazioni.

Ma qui stiamo superando il limite fisiologico di sopportazione, il vaso trabocca e si potrebbe rompere da un momento all’altro.
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Re: La demenza irresponsabile di Bergoglio e dei bergogliani

Messaggioda Berto » mer ago 09, 2017 8:49 pm

Parassiti, falsi, manipolatori dei diritti umani, ladri di vita
viewtopic.php?f=205&t=2668

Parassiti, bugiardi, manipolatori dei diritti umani e ladri di vita ma che si propongono come presuntuosi e arroganti salvatori degli uomini e dell'umanità, solo che laddove questi operano spesso e volentieri la gente muore.
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Re: La demenza irresponsabile di Bergoglio e dei bergogliani

Messaggioda Berto » mer ago 09, 2017 8:53 pm

Bergoglio. il Papa che ha santificato Maometto, il Corano e Allah, tradendo Cristo, i cristiani, la fede cristiana, gli ebrei e ogni non mussulmano della terra


Santificare Maometto è un crimine contro l'umanità

Santificare Maometto equivale a santificare le sue gesta, le sue guerre, i suoi omicidi, i suoi stermini e tutti i suoi crimini, dichiarandoli perciò giusti, motivati e costituenti il bene, il sommo bene;

al contempo la santificazione del carnefice Maometto e di tutti i suoi crimini comporta la demonizzazione e la criminalizzazione di tutte le sue vittime, di tutti i diversamente religiosi che si sono opposti a Maometto e che Maometto ha cacciato, depredato, ridotto in schiavitù, assassinato e sterminato, quindi equivale a dichiarare come male gli ebrei, i cristiani, gli zoroastriani, i mazdei, i politeisti e tutti gli altri diversamente religiosi e pensanti che hanno difeso la loro libertà, la loro religione e cultura, il loro ordinamento politico e civile, i loro beni e che si sono opposti alla presunzione, all'arroganza, alla pretesa di Maometto di essere l'ultimo profeta di Dio e perciò l'autorità politico-religiosa a cui tutti dovevano sottomettersi;

tutto ciò implica anche che quanto hanno fatto i seguaci di Maometto o maomettani, lungo i 1400 anni da Maometto ad oggi, imitandolo in tutto e per tutto nelle parole e nelle sue gesta, contro tutti i non mussulmani e i diversamente pensanti, sia stato sempre e sia tutt'ora un bene, il sommo bene e perciò giusto e da continuare a perseguire.
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Re: La demenza irresponsabile di Bergoglio e dei bergogliani

Messaggioda Berto » lun set 11, 2017 8:04 pm

Bergoglio è stato costretto a far marcia indietro sull'accoglienza ad oltranza e indiscriminata


Migranti, papa Francesco: "Riceverli, integrarli ma anche fermarli se i numeri divengono insostenibili"
Il pontefice di ritorno dal viaggio in Colombia. "Credo sia lecito per un Paese che ha fatto molto come l'Italia regolare i flussi migratori e domandarsi: ho abbastanza posti per accoglierli? Va capovolto il ragionamento: l'Africa è amica e va aiutata a crescere". E sulle devastazioni climatiche: "L'uomo è uno stupido. Solo i superbi e i testardi non sanno riconoscere le responsabilità delle scelte politiche"

dal nostro inviato PAOLO RODARI
11 settembre 2017

http://www.repubblica.it/vaticano/2017/ ... P1-S1.8-T1

"Chi governa deve gestire il problema con la verità del governante che è la prudenza". Francesco, di ritorno dal viaggio in Colombia, risponde a una domanda sulle politiche restrittive dell’Italia sui migranti, conferma di aver incontrato il premier Gentiloni ma smentisce di aver parlato dell’argomento e spiega come sia lecito, per un Paese che ha fatto molto come l’Italia, regolare i flussi migratori e fermarli se i numeri divengono insostenibili.

Il Papa interviene anche sui cambiamenti climatici ricordando che solo "i superbi e i testardi" non sanno riconoscerli. Chiede a Trump di non abolire la legge di Obama sui dreamers, mentre per il Venezuela ritiene che siano le Nazioni Unite "che si devono far sentire".

Recentemente la Chiesa italiana ha espresso comprensione verso la nuova politica del governo di restringere sulle partenze dalla Libia e gli sbarchi nel Paese. Si è parlato anche di un suo incontro con Gentiloni in merito. C’è stato questo incontro e cosa pensa di questa politica di chiusura delle partenze considerando il fatto che i migranti che restano in Libia vivono in condizioni disumane?

"L’incontro con Gentiloni è stato personale e non su questo argomento. È avvenuto inoltre settimane prima che venisse affrontato questo problema. Sento il dovere di gratitudine per l’Italia e la Grecia perché hanno aperto il cuore ai migranti. Il problema è sempre avere un cuore aperto. È un comandamento di Dio. Anche se non basta soltanto aprire il cuore, chi governa deve gestire questo problema con la verità del governante che è la prudenza. Che significa domandarsi, primo: quanti posti ho? Secondo, occorre ricordare che non bisogna solo riceverli ma anche integrarli. Ho visto esempi di integrazione bellissima. A Roma Tre ho ascoltato quattro studenti. L’ultima ragazza che è intervenuta meno di un anno prima era venuta da Lesbo a Roma con me in aereo. Studiava biologia, ha fatto l’equiparazione degli studi e ha continuato. Questo è integrare. Terzo: il problema umanitario, che significa prendere coscienza di questi lager in cui vivono spesso queste persone. Ho visto delle foto. Ma ho l’impressione che il governo stia facendo di tutto in campo umanitario per risolvere anche problemi che non si possono assumere. Riassumendo: cuore aperto, prudenza, integrazione e vicinanza umanitaria. Un’ultima cosa: c’è nella coscienza collettiva un principio: l’Africa va sfruttata. Su chi fugge dalla fame occorre invece che facciamo investimenti. Mentre spesso ogni volta che i Paesi sviluppati vanno in Africa è per sfruttare. Dobbiamo capovolgere e dire: l’Africa è amica e va aiutata a crescere".

Migranti, papa Francesco: "Riceverli, integrarli ma anche fermarli se i numeri divengono insostenibili"

L’uragano Irma ha provocato decine di morti e danni. Si teme anche per ampie zone della Florida; già sei milioni di persone hanno lasciato le proprie case. Gli scienziati ritengono che il riscaldamento degli oceani contribuisca a rendere le tempeste più intense. Vi è secondo lei la responsabilità morale dei leader politici che si rifiutano di riconoscere che il cambiamento climatico è opera dell’uomo?

"Chi nega questo deve chiedere agli scienziati che sono chiarissimi e precisi. La recente notizia della nave russa che è andata dalla Norvegia al Giappone attraverso il Polo Nord senza trovare ghiaccio è un messaggio molto chiaro. È uscita poi una notizia che diceva che abbiamo solo tre anni per tornare indietro. Non so dire se sia vero che abbiamo solo tre anni, ma è vero che se non torniamo indietro andiamo giù. Del cambiamento climatico si vedono gli effetti e gli scienziati indicano la strada da seguire. Tutti noi abbiamo una responsabilità. Ognuno è una gocciolina, ha una responsabilità morale. Occorre ascoltare e prendere decisioni. È una cosa su cui non scherzare e molto seria. Ognuno ha la sua responsabilità morale. I politici hanno la propria. Poi la storia giudicherà le decisioni".

I cambiamenti climatici sembrano esserci anche in Italia: i morti di Livorno, i tanti danni a Roma. Perché tarda una presa di coscienza da parte dei governi circa l’ambiente?

"C’è una frase dell’Antico Testamento che dice: l’uomo è uno stupido, un testardo che non vede. È l’unico animale che inciampa due volte sulla stessa pietra. C’è la superbia, la sufficienza di dire che non è così e poi c’è il “Dio tasca” non solo sul creato ma in tante altre decisioni. Oggi a Cartagena ho visitato la parte povera della città, poi la parte turistica, lusso senza misure morali. Quelli che vanno di là non si accorgono di questo? Quando non si vuol vedere non si vede. Si guarda solo una parte".

E cosa pensa della crisi in Corea?
"Della Corea capisco poco. Credo che ci sia una lotta per interessi che tuttavia mi sfuggono".

Quando incontra i giovani dice loro: "Non vi fate rubare la speranza". Negli Stati Uniti è stata abolita la legge dei dreamers, dei sognatori, 800mila ragazzi messicani, colombiani, che con questa abolizione potrebbero dover far ritorno nel Paese d’origine abbandonando la propria famiglia. Cosa pensa?

"Ho sentito di questa legge, ma non ho potuto approfondire. Tuttavia penso che staccare i giovani dalla famiglia non sia una cosa che porta un buon frutto né per i giovani né per la famiglia. Ho speranza che questa legge la si ripensi un po’. Ho sentito parlare il presidente degli Stati Uniti che si presenta come un uomo pro-life. Se è un bravo pro-life può capire l’importanza della famiglia e della vita e che va difesa l’unità della famiglia. Chi ruba la speranza ai giovani? La droga e le altre dipendenze. Mentre è importante il rapporto con le radici, i giovani sradicati vogliono ritrovare le radici, per questo insisto sul dialogo tra giovani e anziani, perché lì ci sono le radici".

Lei ha parlato del Venezuela, ha pregato affinché finisca la violenza. La Santa Sede è impegnata per il dialogo nel Paese. Ma il presidente Maduro ha usato parole dure contro i vescovi, mentre dice di essere con il Papa. Cosa pensa?

"La Santa Sede ha parlato forte e chiaramente. Quello che dice Maduro lo spieghi lui. Ma la Santa Sede ha fatto tanto, ha inviato lì un gruppo di lavoro, un nunzio di primo livello, poi ha parlato con le persone, pubblicamente. Io tante volte ho parlato cercando sempre una via d’uscita, offrendo un aiuto per uscire, ma sembra che la cosa sia molto difficile. Quello che è pericoloso è il problema umanitario, tanta gente che soffre, scappa, dobbiamo aiutare a risolvere il problema in ogni modo. Credo che le Nazioni Unite debbano farsi sentire per aiutare".

Come sta dopo l’incidente allo zigomo di ieri?
"Mi sono posizionato – nella papamobile, ndr – per salutare i bambini, non ho visto il vetro e “boom!”… Ma sto bene".

Lei è arrivato in una Colombia ancora divisa. Cosa fare concretamente perché le parti divise superino l’odio. Come le piacerebbe che fosse la Colombia?

"Dopo 54 anni di guerriglia si accumula odio, e molte anime divengono malate. La malattia non è colpevole. Queste guerriglie e i paramilitari hanno fatto peccati brutti e hanno provocato questa malattia, ma ci sono dei passi che danno speranza. L’ultimo è il cessate il fuoco del ELN: li ringrazio tanto. Ma c’è qualcosa di più: la voglia di andare avanti va oltre i negoziati. C’è la forza del popolo. Io ho speranza in questa forza. Dobbiamo aiutare il popolo con la vicinanza e la preghiera".

La Colombia ha sofferto molto la violenza per la guerra e il narcotraffico. E per la corruzione nella politica. Cosa fare con questo flagello? I corrotti vanno scomunicati?

"Ho scritto un piccolo libro che si chiama “Peccato e corruzione”. Tutti siamo peccatori, ma il Signore è vicino a noi e non si stanca di perdonare. Il peccatore delle volte chiede perdono. Il problema è che il corrotto si stanca di chiedere perdono e dimentica come si chiede perdono. È uno stato di insensibilità davanti ai valori, alla distruzione, allo sfruttamento della persona. È molto difficile aiutare il corrotto, ma Dio può farlo. Io prego per questo".

Lei ha detto che per arrivare alla pace bisogna coinvolgere diversi attori. Pensa che il modello della Colombia sia possa replicare in altri conflitti?

"In tanti conflitti state coinvolte altre persone per arrivare alla pace. È un modo sapienziale di andare avanti, la saggezza di chiedere aiuto. Si chiede delle volte l’intervento delle Nazioni Unite per uscire dalla crisi, ma un processo di pace va avanti soltanto quando lo prende in mano il popolo. Il protagonista della pacificazione o è il popolo o si arriverà fino a un certo punto. Questa è la strada maestra. Voglio lasciarvi con un’ultima immagine. Quello che più mi ha colpito dei colombiani, c’era la folla sulla strada… mi ha colpito che i papà alzavano i loro bambini per farli vedere al Papa perché il Papa desse la benedizione dicendo questo è il mio tesoro, la speranza, il futuro, io ci credo. Mi ha colpito la tenerezza, gli occhi dei papà e delle mamme, bellissimo. È un simbolo di speranza e futuro. Un popolo che fa bambini e li fa vedere è un popolo che ha speranza e futuro".


La demenza irresponsabile di Bergoglio, dei suoi vescovi e dei falsi buoni che fanno del male e che non rispettano i nostri diritti umani
viewtopic.php?f=132&t=2591

Parassiti, falsi, manipolatori dei diritti umani, ladri di vita
viewtopic.php?f=205&t=2668





???

Migranti, Papa: "Governo deve gestire il problema con prudenza. In Libia Italia sta facendo di tutto a livello umanitario"
11 settembre 2017
Il Pontefice di ritorno dal viaggio in Colombia ha parlato delle politiche di gestione dei flussi migratori. Ed espresso opinioni in linea con gli interventi del ministro dell'Interno Minniti. Ha anche ammesso di aver incontrato per un pranzo il premier Gentiloni: "Ma non abbiamo parlato di questo"

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09 ... io/3849941

“Un governo deve gestire il problema dell’immigrazione con la virtù propria del governante, cioè la prudenza. Cosa significa? Primo: quanti posti ho. Secondo: non solo ricevere, ma integrare”, ha detto rispondendo ai giornalisti in volo dalla Colombia. E sulle condizioni dei migranti che restano in Libia, “ho l’impressione che il governo italiano stia facendo di tutto, per lavori umanitari, di risolvere anche problemi che non può assumere”. Papa Francesco, intervistato dai giornalisti sull’aereo di ritorno dalla Colombia, ha parlato delle politiche migratorie del governo Gentiloni e del ministro dell’Interno Marco Minniti. “Io sento il dovere di gratitudine per l’Italia e la Grecia, perché hanno aperto il cuore sui migranti”, ha detto il Pontefice. “Ma non basta aprire il cuore. Il problema dei migranti è: primo, un cuore aperto, sempre, anche per un comandamento di Dio, ricevere, perché ‘tu sei stato schiavo’, migrante, in Egitto. Ma un governo deve gestire questo problema con la virtù propria del governante, cioè la prudenza. Cosa significa? Primo: quanti posti ho. Secondo: non solo ricevere, ma integrare“.

Poi ha continuato parlando dell’emergenza diritti umani: “Terzo: c’è un problema umanitario. Quello che lei diceva. L’umanità prende coscienza di questi lager, delle condizioni in Libia, nel deserto. Ho visto delle fotografie… gli sfruttatori…”. “Credo, ho l’impressione – ha quindi sottolineato Francesco -, che il governo italiano stia facendo di tutto, per lavori umanitari, di risolvere anche problemi che non può assumere. Ma: il cuore sempre aperto, prudenza e integrazione, e vicinanza umanitaria”. Nello specifico, sull’Africa ha detto: “E c’è un’ultima cosa che voglio dire e che vale soprattutto per l’Africa. C’è nel nostro inconscio collettivo un motto, un principio: l’Africa va sfruttata. Un capo di governo su questo ha detto una bella verità: quelli che fuggono dalla guerra è un altro problema; ma tanti che fuggono dalla fame, facciamo investimenti lì perché crescano. Ma nell’inconscio collettivo c’è che ogni volta che tanti Paesi sviluppati vanno in Africa, è per sfruttare. Dobbiamo capovolgere questo. L’Africa è amica e va aiutata a crescere“.

Le parole di Bergoglio sono state interpretate in linea con quanto sta facendo il governo Gentiloni con i migranti. Tanto che lo stesso Pontefice ha ammesso di aver incontrato il presidente del Consiglio per un pranzo i primi di agosto. Ma ha pure specificato che non hanno parlato di migranti. “Prima di tutto è stato un incontro personale e non su questo argomento: è stato prima di questo problema, che è venuto fuori alcune settimane dopo. E’ prima del problema”.

Quindi il Pontefice ha riconosciuto gli sforzi di Italia e Grecia, e ha espresso “gratitudine per l’Italia e la Grecia”. Ma “non basta aprire il cuore”, secondo il pontefice è giusto fare i conti con la capacità di accoglienza del paese. “Ho visto esempi qui in Italia di integrazione bellissima – ha proseguito – Sono andato all’Università Roma Tre, mi hanno fatto domande quattro studenti. Una, era l’ultima, la guardavo: ma questa faccia la conosco. Era una che meno di un anno prima è venuta da Lesbo con me in aereo, ha imparato la lingua, studiava biologia nella sua patria, ha fatto l’equiparazione e ora continua. Questo si chiama integrare”.

Il Papa è intervenuto anche sui cambiamenti climatici ricordando “una frase dell’Antico Testamento: l’uomo è uno stupido, un testardo che non vede. È l’unico animale che cade due volte nella stessa buca”. Poi ha aggiunto sulla “superbia, la sufficienza” e sul “Dio tasca. Tante decisioni dipendono dai soldi“. A proposito delle responsabilità morali dei politici che negano che i mutamenti climatici dipendano anche dall’uomo, il Papa ha risposto che “chi nega deve andare dagli scienziati e domandare loro. Loro parlano chiarissimo, gli scienziati sono precisi. Del cambiamento climatico si vedono gli effetti e gli scienziati dicono chiaramente la strada da seguire. E tutti noi abbiamo una responsabilità, tutti. Chi piccola, chi più grande, ma ognuno ha la sua, dai politici in giù. Credo sia una cosa su cui non scherzare, è molto seria. Poi decida, e la storia giudicherà le decisioni”.

Il Papa ha anche parlato del viaggio in Colombia e ha definito “nobile” il popolo sudamericano. Il Pontefice ha ammesso di essere “rimasto commosso dalla gioia, dalla tenerezza, dalla gioventù, dalla nobiltà del popolo colombiano”. “Un popolo che non ha paura a esprimersi come sente, non ha paura a sentire e a fare vedere quello che sente”. Sulla questione delle Farc e della pace siglata con il governo colombiano, ha sottolineato che 54 anni di guerriglia hanno prodotto “molto odio, molto rancore, molta anima malata”. Ma “la malattia non è incolpabile. la malattia non è una cosa colpevole, viene”. Secondo Francesco, “sia la guerriglia, sia i paramilitari, sia anche la corruzione in questo Paese hanno fatto peccati brutti, che hanno provocato odio. Ma ci sono passi che danno speranza, passi nel negoziato: l’ultimo il cessate il fuoco di Eln, ringrazio tanto per quello”. Ma il Papa ha percepito la “la voglia di andare avanti oltre i negoziati”, una “forza spontanea” che è “la forza del popolo”. Il “processo di pace andrà avanti soltanto quando lo prende in mano il popolo”, ha sottolineato. Papa Francesco ha detto di aver percepito “speranza in questo. Il popolo vuol respirare, ma dobbiamo aiutarlo e aiutarlo con la vicinanza, la preghiera e soprattutto con la comprensione di quanto dolore c’è dentro tanta gente”.

In un breve siparietto, tra i sorrisi dei giornalisti in volo, il Papa ha poi spiegato il piccolo incidente che gli è capitato il 10 settembre nel Paese latinoamericano, a Cartagena, a bordo della ‘papamobile’.”Mi sono sporto lì per salutare i bambini, non ho visto il vetro e Pum”. L’episodio gli ha causato un piccolo taglio all’arcata sopraccigliare e un ematoma sotto l’occhio sinistro.


Ostia!


Immigrati, il Papa benedice l'Italia: "Accogliere finché è sostenibile"
Sergio Rame - Lun, 11/09/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 40449.html

L'emergenza immigrazione e l'accoglienza sono ancora al centro dei ragionamenti di papa Francesco mentre si trova sull'aereo che lo porta dalla Colombia all'Italia.


"Sento il dovere di esprimere gratitudine all'Italia e alla Grecia perché hanno aperto il cuore ai migranti, ma non basta aprire il cuore", spiega Bergoglio invitando, poi, "l'umanità" a prendere coscienza dei "lager", che si trovano in Libia, e delle condizioni degli immigrati che "vivono nel deserto". "Allora - intima - (servono, ndr) cuore sempre aperto, prudenza, integrazione e vicinanza umanitaria". E non manca di criticare Donald Trump per aver cancellato la normartiva che protegge i figli degli immigrati arrivati clandestinamente negli Stati Uniti.


L'accoglienza degli immigrati

Sul volo AV150, che lo riporta in Vaticano, papa Francesco torna a mettere al centro della propria pastorale gli immigrati. "Il problema è avere sempre un cuore aperto - spiega - ricevere i migranti è un comandamento di Dio". Ma ricorda anche che un governo deve gestire gli sbarchi usando "prudenza" e valutando, in primis, quante persone può accogliere e, in secondo luogo, sapendo che non solo deve "riceverli, ma anche integrarli". "Ho visto esempi in Italia di integrazioni bellissime", spiega, poi, il Pontefice raccontando ai giornalisti in volo il caso di una giovane immigrata che ha recentemente incontrato all'università di Roma Tre. "Era venuta da Lesbo in aereo con me, ora ha imparato la lingua, ha fatto l'equiparazione - continua - questo si chiama integrare".

Durante la chiacchierata con i giornalisti, papa Francesco ricorda il viaggio in Svezia per i 500 anni di Lutero. In quell'occasione aveva preso la Svezia come "modello di integrazione", ma adesso anche il governo di Stoccolma si è accorto che non può andare avanti ad accogliere all'infinito. Per Bergoglio, invece, servono "cuore sempre aperto, prudenza, integrazione e vicinanza umanitaria". "Nella coscienza collettiva c'è che ogni volta che tutti i Paesi vanno in Africa lo fanno per sfruttare - incalza - bisogna capovolgere questo: l'Africa è amica e va aiutata".


L'attacco a Trump sui "dreamers"

"Ho sentito di questa legge...". Papa Francesco torna ad attaccare Donald Trump per aver aboloto la normativa voluta da Barack Obama che tutela i figli degli immigrati entrati clandestinamente negli Stati Uniti. "Non la conosco bene, però staccare i giovani dalla famiglia non è una cosa che dà un buon frutto né per i giovani né per la famiglia", spiega Bergoglio usando molta diplomazia per rispondere a una domanda sull'abolizione dei "dreamers". "Questa legge - continua - viene dall'esecutivo e non dal Parlamento, se è così, ho speranza che ci si ripensi un po', perché ho sentito parlare il presidente degli Stati Uniti che si presenta come un uomo pro life, e se è un bravo pro life capisce l'importanza della famiglia e della vita e va difesa l'unità della famiglia, quando i giovani si sentono sfruttati, alla fine, si sentono senza speranza. E chi la ruba? La droga, le altre dipendenze, il suicidio, che avviene quando vengono staccati dalle radici". Secondo il Pontefice, infine, "è importante il rapporto con le radici, i giovani sradicati vogliono ritrovare le radici, per questo insisto sul dialogo tra giovani e anziani, perchè lì ci sono le radici, per evitare i conflitti con le radici più prossime dei genitori". "Qualsiasi cosa che vada contro le radici - argomenta - ruba la speranza".


I cambiamenti climatici

"Mi viene una frase dell'Antico Testamento: l'uomo è uno stupido, un testardo che non vede". Le parole di Papa Francesco sui cambiamenti climatici e i rinvii internazionali riguardo ai provvedimenti proposti sono state durissime. "L'unico animale del creato che mette la gamba sullo stesso buco è l'uomo, il cavallo e gli altri non lo fanno", aggiunge il Pontefice stigmatizzando "la superbia e la sufficienza" nelle posizioni assunte da alcuni leader e opinionisti su questo tema. "E poi - continua Francesco rincarando la dose - c'è il dio tasca, tante decisioni non solo sul Creato dipendono dai soldi". Quindi, conversando con i giornalisti, fa alcuni esempi che, secondo lui, dimostrano la gravità del problema dei cambiamenti climatici: "L'altro giorno è uscita la notizia di quella nave russa che è andata dalla Norvegia al Giappone e ha visto che il Polo Nord è senza ghiaccio. Poi - continua - è uscita quella notizia da un università sul fatto che 'abbiamo soltanto tre anni per tornare indietro, al contrario (ci saranno, ndr) conseguenze terribili'. Ebbene - incalza ancora - io non so se è vero questo fatto dei tre anni o no, ma se non torniamo indietro, andiamo giù". E ancora: "Tutti noi abbiamo una responsabilità morale, accettare, prendere decisioni, e dobbiamo prenderlo sul serio, credo sia una cosa molto seria. Ognuno ha la sua responsabilità morale, i politici hanno la loro. Che uno chiede agli scienziati, sono chiarissimi, che poi decida e la storia giudicherà sulle sue decisioni".

Il Papa ricorda, poi, che il prezzo più alto dei cambiamenti climatici lo pagano i poveri. "A Cartagena - conclude - ho cominciato con una parte povera della città, dall'altra parte c'è la parte turistica... lusso, e lusso senza misure morali. Ma quelli che vanno di là non si accorgono di questo? Gli analisti sociopolitici non si accorgono? Quando non si vuol vedere non si vede, si guarda da una parte soltanto".



Dalle Ong al piano Minniti Ecco perché il Papa benedice la stretta sugli immigrati
Fabio Marchese Ragona - Mer, 13/09/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 40944.html

Roma Una svolta inaspettata, un cambio di rotta nel segno della prudenza, che aveva preso forza nel pieno delle polemiche estive, con Papa Francesco informato in tempo reale sullo scandalo delle Ong e sulla situazione sempre più esplosiva di numerose città italiane.

Sono questi alcuni degli elementi che hanno portato alla sterzata di Bergoglio sul tema dei migranti, con una «benedizione» a Gentiloni, anche dopo il pressing governativo arrivato in Vaticano subito prima di Ferragosto.

Pochi giorni fa, sul volo di ritorno dalla Colombia, Francesco ha parlato, per l'ennesima volta, chiaramente: ok all'accoglienza ma sia fatta con prudenza, soltanto se i numeri lo permettono: «Un governo deve gestire questo problema», ha detto il Papa, «con la virtù propria della prudenza. E dunque, primo: quanti posti hai. Secondo: non solo accoglierli, ma anche integrarli. Ho visto esempi in Italia di integrazione bellissima». Parole molto diverse rispetto al passato. E che non sono arrivate a caso: il Papa argentino, molto sensibile al tema dei migranti, ha voluto prendere una posizione più netta dopo esser stato informato su quanto stava accadendo, tra luglio e agosto, in mare tra la Libia e l'Italia. I suoi più stretti collaboratori, lo avevano, infatti, avvisato degli scandali che hanno coinvolto alcune Ong, spiegandogli che a farne le spese, alla fine, erano proprio gli immigrati. «Francesco ha sempre tenuto la sua linea, ma ha anche adeguato le sue parole al cambio degli scenari internazionali sul tema migratorio; si veda quanto successo in Ungheria o in altri Paesi dell'Est», confida uno dei cardinali più vicini al Pontefice.

Dopotutto, Francesco, si era già reso conto che la questione dei flussi migratori stava rovinosamente precipitando quando, il 1° novembre del 2016, di ritorno dal viaggio apostolico in Svezia, aveva apertamente detto, senza giri di parole: «I governanti devono essere molto aperti a ricevere i migranti ma anche fare il calcolo di come poter sistemarli, perché non solo a un rifugiato lo si deve ricevere, ma lo si deve integrare. Non è umano chiudere le porte, non è umano chiudere il cuore, e alla lunga questo si paga, si paga politicamente come anche si può pagare politicamente una imprudenza nei calcoli, ricevere più di quelli che si possono integrare». Parole che il Papa ha ripetuto più volte nel corso dell'anno e che ha voluto ribadire anche qualche giorno fa, sull'aereo papale proveniente da Bogotà.

Ma un tassello fondamentale per la svolta di Francesco è stata anche la visita riservata compiuta dal ministro dell'Interno, Marco Minniti, in Vaticano, nel mese di agosto. Il responsabile del Viminale, aveva incontrato le alte gerarchie vaticane per spiegare le motivazioni dietro al suo piano sull'immigrazione e le nuove regole per le Ong. Piano che ha ricevuto sottotraccia anche il placet della Santa Sede, dopo un parere positivo del Papa. E così, anche la Chiesa italiana aveva iniziato a prendere una posizione più chiara sulla questione, arrivando infine alle dichiarazioni del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei che, allineato al rigore del Papa sul tema, aveva puntato il dito contro i trafficanti di esseri umani, ribadendo: «Non possiamo correre il rischio di fornire il pretesto, anche se falso, di collaborare con i trafficanti di carne umana. Rivendico, con altrettanto vigore, la necessità di un'etica della responsabilità e del rispetto della legge».

Una svolta, anche questa, arrivata per chiudere ogni polemica e far da sponda all'azione pastorale di Bergoglio.




La demenza irresponsabile di Bergoglio, dei suoi vescovi e dei falsi buoni che fanno del male e che non rispettano i nostri diritti umani
viewtopic.php?f=132&t=2591

Parassiti, falsi, manipolatori dei diritti umani, ladri di vita
viewtopic.php?f=205&t=2668



Con gli uragani l'uomo non c'entra
Franco Battaglia - Mer, 13/09/
Il Papa ha idee confuse in tema di protezione dell'ambiente. A proposito dei disastri del maltempo ha dichiarato che «siamo tutti responsabili», riferendosi al genere umano.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 40964.html

Insomma, a Suo dire, la colpa dei disastri è degli uomini. Non è ben chiaro, dalle parole del Pontefice, qual è esattamente la colpa degli uomini. Esistere? Vivere? Costruire abitazioni? Non bisogna costruire lì. Lì, dove? In tutta la Florida? Non bisogna costruire in riva a quel fiume. E perché no? In realtà potremmo costruire le nostre case dove ci pare. Basta governare le possibili avversità della natura, dai terremoti alle inondazioni. Ampie aree dell'Olanda stanno sotto il livello del mare. Il fatto è che per far bene e in sicurezza bisogna metterci le risorse, che poi spesso devono venire dal denaro delle nostre tasse, giacché la gestione di queste cose interessa la collettività. Un terremoto di forza 9 fa oscillare i grattacieli di Tokyo, ma le oscillazioni per i giapponesi non sono un problema. Un terremoto di forza 4 può far crollare un paesino dell'Umbria. Quello di alcuni anni fa nel Modenese, che fu devastante per molte abitazioni, lasciò non scalfiti i viadotti autostradali, costruiti da ingegneri degni del loro titolo.

È allora necessario essere consapevoli che, ove v'è responsabilità morale umana dei disastri del maltempo, questa è tutta degli ambientalisti. Vediamo perché. Costoro negli ultimi vent'anni ci hanno massacrato gli zebedei invocando misure ridicole contro i capricci del clima. Hanno sostenuto: 1) essi sono dovuti alla industrializzazione, a causa della quale gli eventi climatici estremi, a loro dire, sarebbero aumentati in numero e in intensità; 2) bisogna governare codesti presunti cambiamenti climatici attuando una politica energetica diversa da quella che ha favorito l'industrializzazione, essendo questa la causa dei cambiamenti climatici (cosa di cui anche Papa Francesco sembra essersi convinto).

La prima affermazione è decisamente falsa. Nei 160 anni compresi fra il 1850 e il 2010, gli Stati Uniti sono stati colpiti da 77 uragani, 4 di forza 5, 20 di forza 4, e 53 di forza 3. Di quelli di forza 5, due sono occorsi prima del 1935 e 2 dopo il 1935. Di quelli di forza 4, ne sono occorsi 5 nel primo terzo dell'intervallo 1850-2010, 9 nel secondo terzo, e 6 nell'ultimo terzo. A ragionare come fanno quelli che nulla sanno di statistica diremmo che l'industrializzazione fa bene ai capricci del clima, visto che nella seconda metà del Novecento gli uragani di forza 4 che hanno colpito l'America sono stati il 50% in meno che nella prima metà del Novecento. Ma noi non siamo avvezzi a tale uso garibaldino della statistica. Infine, dei detti 53 uragani di forza 3, sono occorsi 13 nella seconda metà dell'Ottocento, 20 nella prima metà del Novecento e 20 nella seconda metà del Novecento.

Una volta che abbiamo assodato che la prima affermazione è patentemente fasulla, è chiaro che la seconda affermazione è, a dir poco, inutile. In realtà, essa e vengo al punto è dannosa, anzi è devastante. Impegnare risorse come suggerito dagli ambientalisti distoglie le stesse da altre misure che, invece, sono necessarie per governare i capricci del clima. A partire dal governo Prodi, l'Italia ha impegnato centinaia di miliardi sulla politica energetica cosiddetta alternativa, in nome della volontà di governare il clima. Questo denaro è stato sottratto alle risorse necessarie per proteggersi dal clima e dalle sue conseguenze. Che è come dire, per proteggere dal peso della neve le case di montagna, di aver impegnato il nostro denaro per evitare che nevichi anziché per costruire i tetti spioventi.

«Siamo tutti responsabili!» lo gridò in televisione, alla fine di un accorato discorso, il ministro delle finanze jugoslavo quando, nel maggio del 1984 presentò alla popolazione lo sfacelo economico in cui versava il Paese che egli governava; mentre, invece, era lui solo il responsabile. Allora, Santo Padre, non sarebbe invece opportuno separare il grano dal loglio, e indicare i veri responsabili morali di questi disastri?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La demenza irresponsabile di Bergoglio e dei bergogliani

Messaggioda Berto » dom ott 29, 2017 8:38 am

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Re: La demenza irresponsabile di Bergoglio e dei bergogliani

Messaggioda Berto » dom ott 29, 2017 8:39 am

Il Papa irresponsabile, demente e bugiardo

Bergoglio: “L’islam non è violenza. I cattolici battezzati sono violenti”
sabato, 28, ottobre, 2017

http://www.imolaoggi.it/2017/10/28/berg ... o-violenti

Bergoglio: “Non è giusto identificare l’islam con la violenza. Se parlo di violenza islamica, devo parlare di violenza cattolica”. Bergoglio dovrebbe dirci quando mai, per esempio i cattolici hanno asfaltato pedoni innocenti…”



Il principe ereditario dell'Arabia Saudita vuole tornare a un Islam moderato
«Torneremo a essere ciò che eravamo prima», ha detto Mohammed bin Salman, che sta portando avanti grandi riforme sociali ed economiche
24 ottobre, 2017

http://www.ilpost.it/2017/10/25/arabia- ... m-moderato

Ieri è iniziato a Riyad il Future investment initiative, un incontro organizzato dal Fondo di investimento pubblico saudita sponsorizzato da re Salman. Nel primo giorno di lavori è intervenuto Mohammed bin Salman (MbS, come viene chiamato), principe ereditario e da tempo uno dei politici più potenti del regno saudita. MbS ha annunciato un investimento da 500 miliardi di dollari per la costruzione di una nuova città (“Neom”) al confine tra Arabia Saudita, Egitto e Giordania, un progetto incredibilmente ambizioso. Nel raccontare come sarà fatta Neom, MbS ha parlato della necessità dell’Arabia Saudita di tornare a un Islam moderato e aperto:

«Torneremo a essere ciò che eravamo prima, a un Islam tollerante e moderato, che sia aperto al mondo e a tutte le religioni e alle tradizioni dei suoi popoli. (…) Non sprecheremo i prossimi 30 anni della nostra vita avendo a che fare con idee estremiste. Le aboliremo oggi, immediatamente. Vogliamo vivere una vita normale, una vita che rifletta la nostra religione tollerante e le nostre buone abitudini e tradizioni in modo da convivere con il mondo e contribuire allo sviluppo della nostra nazione e del mondo».

Le parole di MbS sono state considerate molto importanti, anche se non del tutto inaspettate. Negli ultimi mesi il regno saudita ha dimostrato di voler portare avanti delle riforme piuttosto significative, come per esempio l’introduzione di nuove forme di divertimento prima proibite, come i concerti, e l’abolizione del divieto per le donne di guidare. Il piano di riforme a cui fanno riferimento tutti questi cambiamenti fu presentato nell’aprile 2016 e si chiama “Vision 2030”: il suo obiettivo primario è quello di rendere l’Arabia Saudita indipendente dall’andamento dei mercati petroliferi entro il 2030.

Per arrivare a questi obiettivi sembrano però essere necessari dei cambiamenti radicali soprattutto nella storica alleanza tra la famiglia reale e i religiosi waahabiti, che sono da sempre alleati con la famiglia reale e che portano avanti una forma molto rigida di Islam sunnita. Finora la famiglia reale saudita è sempre dipesa dall’establishment waahabita per la sua legittimità politica; in cambio ai religiosi è stato dato il controllo di alcuni settori chiave del paese, come l’istruzione, il sistema giudiziario e anche la segregazione delle donne. MbS probabilmente cercherà di scardinare questa struttura di potere, provando a ridurre il ruolo dei religiosi nella società saudita.

Qualcosa forse si è già mosso e le ultime parole del principe sono considerate una svolta. Mohammed Alyahya, analista politico intervistato dal Wall Street Journal, ha detto che le dichiarazioni del principe sulla necessità di far tornare il paese a quello che era prima del 1979, cioè a prima della diffusione delle idee del cosiddetto «risveglio islamico», è senza precedenti.



ARABIA SAUDITA Il principe ereditario annuncia di voler ritornare a un islam tollerante e più aperto al mondo
25/10/2017

http://www.asianews.it/notizie-it/Il-pr ... 42153.html

Mohammed bin Salman esprime la volontà di garantire per il Paese una vita normale, in cui la religione significa tolleranza e gentilezza. Il progetto di Neom, una città con energie alternative e fuori del controllo degli ultra-conservatori religiosi. Per alcuni vi sono segni di cambiamenti profondi; per altri vi è solo appetito economico.

Riyadh (Asia News/Agenzie) – "Vogliamo vivere una vita normale. Una vita in cui la nostra religione si traduce nella tolleranza." Il potente principe saudita Mohammed bin Salman si impegna a rendere il suo Paese "moderato e aperto". Egli è andato ieri dritto all'obiettivo che si propone all'apertura del Future Investment Initiative, una conferenza economica di tre giorni che ha riunito a Riyadh circa 2.500 dignitari, tra cui 2mila investitori stranieri. Salman ha affermato il desiderio di volere un Paese “nuovo”, rompendo con gli ultra-conservatori, almeno dal punto di vista religioso. A tal riguardo, vuole creare una città da 500 miliardi di dollari, soprannominata Neom, con regolamento separato, lungo la costa del Mar Rosso.

Negli anni settanta, l'Arabia saudita ha subito grandi riforme, nonostante la resistenza di cerchi religiosi conservatori, come l'apertura dell'istruzione alle ragazze e l'introduzione della televisione. Ma l'assassinio di re Faisal nel 1975 ha rallentato questo movimento in un Paese costruito su un'alleanza tra l'ala religiosa, rappresentata dalla famiglia al-Sheikh, che regola lo spazio sociale, e il potere politico rappresentato dalla famiglia al Saud, che fondò il regno attuale nel 1932.

Dalla sua nomina a giugno come principe, Mohammed bin Salman ha cercato di allentare le catene degli ambienti religiosi sulla società. È visto come l'ispirazione dell’abolizione del divieto di guida per le donne. Ma allo stesso tempo ha arrestato più di 20 persone, tra cui due predicatori religiosi influenti, evidenziando in tal modo il suo "autoritarismo", secondo esperti e ong.

Grazie a bin Salman, l'Arabia saudita comincia ad aprirsi alle arti, alla musica e le donne sono state ammesse per la prima volta a partecipare alle celebrazioni della Giornata Nazionale in uno stadio a Riyadh nel mese di settembre. I sauditi ora aspettano cinema e divertimenti, proibiti da cerchi conservatori.

Osservatori si domandano quanto la scelta del principe sia di vera apertura e tolleranza o dettata da appetito economico.

Da tre anni il regno è costretto ad attirare capitali stranieri, dopo che i prezzi globali del greggio sono diminuiti di oltre il 50%.

Il nuovo progetto Neom vede una città interamente dedicata all'energia alternativa e servirà anche come hub di innovazione. L'industria del cinema sarà un fiore all’occhiello della nuova realtà. Esso funzionerà secondo regolamenti separati da quelli che governano il resto dell'Arabia saudita. "Questo posto non è per le persone convenzionali o le imprese convenzionali", ha dichiarato il principe. "Questo sarà un posto per i sognatori del mondo".

I commenti alla mossa di Mohammed bin Salman sono vari. C'è chi dice che in tal modo egli "invia un messaggio non solo ai sauditi ma anche al mondo: il regno è pronto per il cambiamento". Ma vi è anche che fa notare che questi sviluppi confermano l'immagine del principe come uomo forte dall'Arabia Saudita. Nominato capo della difesa del regno nel gennaio del 2015, egli conduce le operazioni contro le milizie Houthi in Yemen (sostenute dall'Iran) e collocano il suo Paese a capo di una coalizione di 34 Paesi arabi. Allo stesso tempo, il principe ha impegnato l'Arabia saudita in Siria, accanto alla Coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, contro il gruppo degli Stati islamici. Ora egli vuole cessare le operazioni in Siria per concentrarsi sul conflitto in Yemen.



Se ora l'Arabia Saudita ammette di esser finita in mano a una setta
Matteo Carnieletto

http://www.occhidellaguerra.it/ora-lara ... mano-setta

“In Arabia Saudita torna l’islam moderato”. Lo ha annunciato il principe della Corona, Muhammad bin Salman. Prima riflessione: se adesso a casa Saud torna l’islam moderato, allora significa che fino a ieri non c’era. E questo è noto a tutti, dato che, come abbiamo scritto più volte, Riad sta in piedi grazie al wahabismo una versione radicale dell’islam. Ora il principe vorrebbe tornare indietro: “Torniamo – ha aggiunto il principe ereditario – a ciò che eravamo prima, una nazione il cui islam moderato è aperto a tutte le religioni e al mondo. Non trascorreremo i prossimi 30 anni della nostra vita avendo a che fare con idee di distruzione. Invece, le schiacceremo. Metteremo fine all’estremismo molto presto”. Parole belle, bellissime, anzi. Ma dobbiamo davvero aspettarci un cambiamento simile?

Cos’è il wahabismo

Inizia tutto a metà del Settecento, quando Muhammad Ibn abd al Wahhab inizia un movimento di riforma, per tornare agli albori dell’islam attraverso la centralità della sovranità di Dio e, sopratutto, una lettura molto rigorosa dei Testi Sacri, Sunna e Corano in particolare.

L’approccio di Ibn Wahhab è radicale in tutto. Le tombe e i mausolei dei santi devono essere distrutte, e il pellegrinaggio verso di esse deve essere vietato. Le pene corporali (hudud) devono essere integralmente recuperate e rigidamente applicate. Nel tentativo di riformare l’Islam, Ibn Wahhab si oppone – paradossalmente, in un certo senso – a qualunque forma di innovazione (bid’a) nell’Islam, avvertendo i musulmani sulla necessità di tornare agli insegnamenti e alle pratiche dei “salaf“, i pii antenati, cioè i primi quattro califfi successori di Muhammad, accompagnandovi il rifiuto di storicizzarli. Non c’è male, vero?

Il wahabismo si propone di trasformare i precetti religiosi in obblighi, se possibile sanciti per legge e vieta di radersi la barba, fumare tabacco, venerare santi e profeti.

Ma è solo grazie all’Arabia Saudita che il verbo di Muhammad Ibn abd al Wahhab trova casa. A partire dagli anni ’70, con il sostegno degli introiti del petrolio, le fondazioni caritatevoli saudite iniziano a finanziare sistematicamente madrasse wahabite in giro per il mondo. Negli ultimi anni – e questi sono i numeri del Dipartimento di Stato – Riad avrebbe investito più di 10 miliardi di dollari nel finanziamento di fondazioni di questo genere, nel tentativo di rimpiazzare l’islam sunnita ortodosso con il rigido wahhabismo.

Secondo le agenzie di intelligence europee, inoltre, circa il 20% di questi finanziamenti sarebbero finiti nelle casse dei movimenti jihadisti come al Qaeda. Oggi il wahhabismo è il riferimento ideologico non solo della casata reale degli Al Saud, ma anche di tutti i movimenti jihadisti del globo.

Cosa aspettarci dai sauditi?

Assolutamente nulla. Tutto rimarrà come prima. Le donne potranno guidare, è vero. Ma poi? Casa Saud manderà al macero anni di finanziamenti più o meno leciti ai jihadisti? No. E il motivo è semplice: Riad sta in piedi grazie all’ideologia wahabita. Se questa crolla, crolla anche il regno. E Muhammad bin Salman non può permetterselo.



Il maomettismo e i maomettani o l''Islam e gli islamici sono una minaccia, una offesa, un'ingiuria, un pericolo per l'umanità intera
viewtopic.php?f=188&t=2667

Alberto Pento
Forse Cristo era violento come Maometto, forse Cristo ha assassinato come Maometto, forse i cristiani uccidono i non cristiani in nome di Cristo come fanno i Maomettani in nome di Allah l'idolo di Maometto?
Menzogne su menzogne: non vi può essere alcun ritorno ... poiché è mai esistito un Islam moderato, l'esempio è Maometto che moderato non era per nulla, la sua vita e tutta la storia islamica erano e sono stati violenti, fanatici, assassini e imperialisti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La demenza irresponsabile di Bergoglio e dei bergogliani

Messaggioda Berto » mer nov 01, 2017 9:53 am

Questo Papa idolatra finirà dritto nel più profondo dell'inferno a bruciare per l'eternità e io vorrei essere lì ad aiutare la combustione buttandoci ogni tanto un pizzico di sale marino per migliorare la combustione.
Costui è un bugiardo matricolato che nega e giustifica la violenza islamica propria del nazismo maomettano, del criminale assassino e terrorista Maometto, delle orrende prescrizioni del Corano e del loro idolo dell'orrore e del terrore Allah e che ce la porta direttamente in casa, questo individuo è un demente irresponsabile che si è fatto complice dell'invasione islamica e della sua idolatra religione di morte, di orrore e di terrore.



Il vescovo Pieronek: “Non lavo i piedi agli islamici, non mi sottometto. Ci stanno invadendo”
di siamo rimasti · 27 ottobre 2017

https://www.siamorimastisoli.com/2017/1 ... -invadendo

“Non escludo che possa esserci un piano per cancellare la identità dell’ Europa, collegato al flusso di migranti”. Lo dice Monsignor Tadeusz Pieronek, vescovo polacco e già Segretario Generale della potente Conferenza Episcopale polacca.

Eccellenza Pieronek che impressione ha ricevuto dopo i fatti del Belgio?

” Sono sconvolto, come tutti. Questi atti sono la derivazione di odio, fanatismo, e della idea errata di religione. Non è pensabile uccidere nel nome di Dio, una bestemmia. L’Occidente da molta parte degli islamici è visto come nemico e questo abbiamo il dovere di considerarlo. Certamente esistono islamici bravi e non violenti, e con loro dobbiamo dialogare e convivere, ma per tanti di loro eravamo e siamo infedeli da sottomettere”.

Da che cosa dipende tutto questo?

“Non credo che sia corretto fare la distinzione tra Islam buono e Islam cattivo. L’ Islam si basa sul Corano un testo nel quale la violenza esiste ed è contemplata. Semmai esistono singoli islamici buoni e cattivi come dappertutto. Questo non elimina il mio giudizio sul Corano che è la base dell’ Islam, siamo al cospetto di un libro nel quale si predica la sottomissione con la forza degli altri, tra i quali ci sono i cristiani”.

Il fenomeno terrorismo è legato per lei alla migrazione?

“Cinquanta anni fa, lo ricordo molto bene, alcuni paesi europei come Germania, Austria e Belgio hanno fatto entrare per motivi economici tanti islamici alla ricerca del lavoro e i risultati li vediamo tristemente oggi. Io credo che ci sia un rischio di islamizzazione nel continente europeo, una sorta di invasione insidiosa da non sottovalutare. Mentre gli islamici pregano cinque volte al giorno e sono costanti nella loro fede, i cristiani, meglio l’ Europa, ha smarrito le sue radici e non ha il coraggio di manifestare in pubblico la fede e di testimoniarla nella vita di ogni giorno. Viviamo come se Dio non esistesse, i Dieci Comandamenti sono ignorati alla pari del catechismo e ciascuno si fa la sua verità. Dio è il grande assente del momento. La sola vera risposta all’ Islam, senza scontri di civiltà, è il rafforzamento della identità cristiana”.

E allora?

“Come dicevo corriamo il rischio della islamizzazione. Noi per loro siamo degli infedeli. Non escludo affatto che dietro questi enormi flussi migratori si nasconda un piano studiato per cancellare le origini e la identità del continente europeo, un piano gradito e probabilmente promosso da grandi potenze e dalla finanza. Chiudere le frontiere è un errore, però qualche cosa va fatta realisticamente”.

Possiamo accogliere tutti?

“L’ accoglienza e la solidarietà sono valori cristiani da coltivare e non possiamo negare questo a chi soffre. Penso ai polacchi e dico loro che non devono dimenticare quando emigravano e cercavano aiuto. Tuttavia occorre controllare i flussi migratori in modo responsabile. Chi è in grado di eslcudere che tra i migranti non si nascondano anche terorristi? Allora, bisogna avere cautela nell’ accogliere e senso di responsabilità, usare criterio”.

Che messaggio si lancia lavando i piedi il Giovedì Santo a migranti magari di fede islamica o donne?

“Capisco la domanda. Pastoralmente il messaggio è chiaro e forseaccettabile. Unisco la lavanda dei piedi ai migranti con quella alle donne, come deciso ultimamente. La Congregazione per il culto divino, sulla lavanda dei piedi alle donne ha detto che non è obbligatoria e pertanto non siamo tenuti a seguirla. Io non la faccio, resto fedele alla tradizione. Su questi punti dico: possiamo lanciare, senza volerlo, messaggi sbagliati. Per certi cambiamenti occorre tempo e senso di responsabilità, ci ripensino. Potrebbe leggersi una simile prassi come sottomissione cristiana . Non possiamo cambiare per cercare consensi o popolarità”.



Il vescovo che sfida i buonisti: "Non sono schiavo delll'islam"
Giuseppe De Lorenzo
Mar, 31/10/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 58343.html

Monsignor Carlo Liberati, arcivescovo e Prelato Emerito di Pompei: "La fede debole favorisce l’avanzata dell’Islam"

"Sia il vostro parlare sì sì, no no: il resto viene dal demonio". Monsignor Carlo Liberati, arcivescovo e Prelato Emerito di Pompei, tiene bene a mente il passo del Vangelo di Matteo mentre spiega la sia posizione su islam, immigrazione e Occidente.

In fondo lo avevamo scritto qui: l'islam ci conquisterà, ed è solo colpa nostra. Colpa di quel modo di vivere degli europei "come se Dio non esistesse", con "secolarismo e relativismo che avanzano": "La fede debole - dice Liberati - favorisce l’islam".

L'intervista rilasciata dal prelato a La Fede Quotidiana è una miniera di riflessioni. Colpisce la lucidità con cui analizza la realtà musulmana e il suo rapporto con l'Europa. Noi e loro. O, meglio: noi contro loro. "Nella loro visione del mondo - spiega Liberati - che non è ovviamente condivisibile, credono, sono coerenti, e pregano. E allora questa situazione di decadenza morale dell’ Occidente li rende più forti e convinti. L’ avanzata dell’ islam è anche responsabilità di noi cristiani. Assistiamo ad un lento processo di islamizzazione del nostro mondo e temo che, per via demografica, prima o poi saranno maggioranza".

E se il "sistema di vita" dell'islam è "incompatibile" con i nostri valori, allora bisogna rimanere all'erta. "Ritengo che, se diventano maggioranza, tutto si farà molto pericoloso - riflette il vescovo - La storia del resto ci insegna che l’ islam ha sempre cercato di sottomettere l’Occidente e di attaccarlo. La battaglia di Lepanto ne è un esempio. Spero che l’Occidente sappia reagire a questa offensiva islamica che ha la religione come sua motivazione".

Sia chiaro: la Chiesa deve cercare il dialogo con tutti. Ma, come ricordava spesso papa Benedetto XVI, solo "sulla base della parità e della reciprocità, concetti che ai musulmani sfuggono". "Vogliono diritti? - conclude Liberati - Bene, ma esistono doveri. Io non mi sento schiavo dell’ islam e chiedo per lo meno la stessa pari dignità. Loro si credono superiori per natura e per la stessa indole vogliono comandare, sono tante volte arroganti".



"Censurato dalla Santa Sede per le mie idee sul Papa"
domenica 29 ottobre 2017

http://www.lavocedimanduria.it/news/sal ... e-sul-papa


Un inspiegabile cambio di programma sui protagonisti della conferenza con monsignore Edoardo Viganò, prefetto della segreteria per la comunicazione della Santa Sede, svolta venerdì scorso a Grottaglie, accende sui social un dibattito dai toni molto forti che tocca le più alte sfere del Vaticano. Protagonista e incitatore della polemica, è il filosofo e archeologo Pierfranco Bruni, escluso all’ultimo momento dall’incontro con il portavoce del Papa dopo che gli organizzatori dell’evento gli avevano affidato il compito di coordinamento. Per l’impettito Bruni il motivo è chiaro e lo scrive nero su bianco: «Ai padri minimi (organizzatori dell’appuntamento, ndr), è stato dato il diktat sul mio nome nel moderare la manifestazione e pare che sia venuto dalla Santa Sede». Il filosofo inquadra tale comportamento come «un atto di censura e di inquisizione».

Inutile cercare spiegazioni o conferme di quanto è realmente accaduto alla comunità dei padri minimi di Grottaglie o dalle iper disciplinate fonti vaticane. Quello che è certo è che nel manifesto fatto girare inizialmente, ancora reperibile in rete, il nome dello scrittore di origini calabresi compare insieme a quelli di padre Salvatore Palmino, superiore del convento dei padri minimi della città delle ceramiche e della professoressa di lettere del Liceo Moscati di Grottaglie, Marilena Cavallo. Nell’ordine, ai tre coautori era stato affidato il compito di aprire il convegno, coordinarlo e concluderlo. In una ribattuta dello stesso manifesto, poi, il ruolo del coordinatore scompare e quindi anche quello di Bruni.

Per il filosofo, che dietro l’inspiegabile esclusione ci sarebbe lo zampino del Papa, la verità è questa: «Quella certa – scrive -, non quella giudaica cattorelativista bergogliana». E giù, lo sfogo. «La chiesa di Bergoglio epura nel nome della bugia fingendo un dialogo falso. Perché? «Perché la mia posizione – continua Bruni – non è in linea con il relativismo bergogliano. Quindi il confronto tra me e Viganò non era gradito, anzi, infastidiva la mia voce libera. Si è trattato di un atto di «inquisizione ed epurazione», conclude il filosofo che rivendica la sua fede «cristiana della tradizione in Cristo e Paolo».

Una lettura sulle ragioni di questa presunta censura del Vaticano, la offre l’entourage dello studioso che rispolvera un suo articolo pubblicato a giugno del 2016 sul giornale online di Maruggio (la Voce di Maruggio). L’argomento è la strage dell’attentato di Nizza rivendicato dall’Isis in cui morirono 84 persone. In quel pezzo Bruni lanciava pesanti alla Chiesa di Papa Bergoglio definito «debolissimo che non conosce la storia del Mediterraneo, che non conosce le diaspore tra Occidente ed Oriente, di un Papa che applica la teologia del non senso». E, parlando sempre di Papa Francesco: «Si genuflette a Fidel Castro e non difende la cristianità che è baluardo di Occidente e cattolicità. Commetto un reato di lesa moralità se dico che non voglio più immigrati musulmani islamici (non arabi che sono cosa ben diversa e chi si occupa e conosce l’articolato Mediterraneo sa) nelle “terre” del mio Mediterraneo?».
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Re: La demenza irresponsabile di Bergoglio e dei bergogliani

Messaggioda Berto » lun nov 06, 2017 7:44 am

Antonio Socci, il Papa e gli immigrati: il durissimo attacco che ha "convertito" Bergoglio
12 Settembre 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/opi ... deli-.html

La continua, insistente, ossessiva predicazione di papa Bergoglio a favore dell' emigrazione che esige dall' Italia e dall' Europa di spalancare le frontiere a milioni di migranti, gli ha fatto perdere le simpatie di una grossa fetta di opinione pubblica. Non solo quella più popolare che soffre maggiormente l' irrompere di tante comunità straniere.
Già da tempo sono intervenuti alcuni studiosi laici come Paul Collier, docente di Economia e Politiche pubbliche a Oxford e autore di «Exodus», lo studio fondamentale sul fenomeno migratorio.

Collier, su Catholic Herald, scrive, con riferimento a Bergoglio, che «le reazioni cristiane di fronte ai rifugiati e alle migrazioni sono caratterizzate da una certa confusione morale, e tutto ciò mentre non riescono ad affrontare le necessità reali».
Insieme al "cuore" occorre "la ragionevolezza", altrimenti si fanno danni. Infatti lo studioso ha mostrato che la politica delle porte aperte ha danneggiato proprio i Paesi di provenienza dei migranti, perché li ha privati delle energie migliori per la ricostruzione.
Inoltre danneggia i poveri e i lavoratori dei paesi europei perché lo "Stato sociale" non può provvedere a loro e a milioni di stranieri bisognosi che arrivano. Non ci sono le risorse. E Collier afferma che non si ha diritto di definire "razzismo" le preoccupazioni dei nostri poveri.
Le frontiere degli Stati nazionali - ha aggiunto Collier in polemica con certi strali bergogliani - «non sono abomini morali». Sono, come i muri di ogni abitazione per le nostre famiglie, la protezione della vita pacifica di una comunità. E il diritto di emigrare dal proprio Paese non significa che si ha automaticamente diritto di immigrare dove si vuole.

Più sbrigativo e drastico è stato l' economista e scrittore Geminello Alvi secondo cui Bergoglio promuove una immigrazione «scriteriata» per l' abitudine dei gesuiti di fare i «filantropi coi soldi altrui». Alvi aggiunge che la predicazione bergogliana è una «disgrazia quotidiana» che ha messo «il cattolicesimo ormai in liquidazione».
Ma ormai sempre più spesso sono i cattolici a contestare la fissazione politico-teologica di Bergoglio sull' emigrazione.
L' altroieri è stata pubblicata da uno scrittore cattolico francese, Henri de Saint-Bon, esperto di Islam e di Chiese orientali, autore di vari libri, una Lettera aperta a papa Francesco che merita di essere considerata attentamente.
Saint-Bon, con un tono molto rispettoso, esprime il suo «smarrimento» di fronte alle «recenti dichiarazioni» del papa «sull' immigrazione e l' Europa». Perché hanno «urtato» la sua sensibilità di cattolico e hanno «ferito molto profondamente i francesi fieri della loro nazione» che essi sentono il dovere di «difendere e proteggere».
L' autore afferma che le dichiarazioni bergogliane «ignorano il concetto di nazione costitutivo naturale di ogni società». Inoltre «mostrano un certo disprezzo dell' Europa, che in duemila anni di storia ha donato tanti santi» e «incoraggiano le popolazioni africane e altre ancora a sradicarsi, con tutti i drammi umani che ne derivano», per «inserirsi con forza nel midollo dei paesi da loro scelti».

Saint-Bon riconosce, come ogni buon cattolico, che i credenti hanno il dovere della carità: «Essa è dovuta, mi pare, allo straniero di passaggio o temporaneo. Ma non sapevo che consistesse nel dar da mangiare e da bere in modo duraturo a colui che irrompe a casa vostra e che vi impone le sue leggi. Che cosa farà Vostra Santità quando dei migranti verranno ad installarsi, contro il Suo volere, anche all' interno del Vaticano, o all' interno di Casa Santa Marta, e Le imporranno la costruzione di una moschea e l' osservanza del Ramadan? Certo, non tutti i migranti sono musulmani, ma molti lo sono, con la volontà, alla lunga, di imporre l' islam in Europa».
Lo scrittore fa presente che in nessun passo delle Sacre Scritture si incoraggia una cosa simile: «Giova forse ricordare che l' enciclica Rerum Novarum qualificava come nocivi i trasferimenti di popolazioni?

Infine il Catechismo della Chiesa Cattolica, precisa nel suo paragrafo 2241, che: "L' immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del Paese che lo accoglie, a obbedire alle sue leggi, e a contribuire ai suoi oneri". Dispiace che Vostra Santità non l' abbia ricordato».
Peraltro sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI hanno sempre affermato che il primo valore da difendere è «il diritto di non emigrare» perché dover lasciare la propria terra è un' ingiustizia, non è un bene come fa credere Bergoglio.
Nei giorni scorsi c' è stata anche una gaffe del papa argentino che ha evidenziato la sua rottura rispetto al magistero di Benedetto XVI che è quello di sempre della Chiesa.
Egli infatti - nel suo recente Messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018, che è passato sui media come una sponsorizzazione dello «Ius soli» - ha cercato di legittimarsi con l' autorità di Benedetto XVI, sostenendo che il suo predecessore, nell' enciclica Caritas in Veritate, avrebbe detto che «la sicurezza personale» è da «anteporre sempre» alla «sicurezza nazionale».
Ecco le sue parole: «Il principio della centralità della persona umana, fermamente affermato dal mio amato predecessore Benedetto XVI, ci obbliga ad anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale». È stato un cattolico ortodosso come Luigi Amicone a eccepire che l' enciclica di Benedetto XVI non afferma questo.
Anzi, Ratzinger, nel passo evocato da Bergoglio, dice una cosa del tutto diversa: «Possiamo dire che siamo di fronte a un fenomeno sociale di natura epocale, che richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato. Tale politica va sviluppata a partire da una stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui arrivano; va accompagnata da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati».
Amicone commenta: «Si capisce chiaramente che in Benedetto XVI non vi è alcuna contrapposizione tra persone migranti e "società di approdo degli stessi emigrati".
Al contrario. Egli richiama la aprospettiva di salvaguardare sia le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate", sia "al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati"».

Ma il magistero di Benedetto XVI è stato anche più chiaro.
Nel discorso ai Sindaci dell' Anci, all' udienza del 12 marzo 2011, disse: «Oggi la cittadinanza si colloca, appunto, nel contesto della globalizzazione, che si caratterizza, tra l' altro, per i grandi flussi migratori. Di fronte a questa realtà bisogna saper coniugare solidarietà e rispetto delle leggi, affinché non venga stravolta la convivenza sociale e si tenga conto dei principi di diritto e della tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la Nazione italiana».
Questa necessità di difendere «la tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la Nazione italiana» è centrale nell' insegnamento di Benedetto XVI. Ed è pressoché inesistente nei continui interventi di Bergoglio sull' emigrazione.
Infine è inesistente, in Bergoglio, il riconoscimento della laicità dello Stato che ha compiti e doveri (di difesa del territorio, della sicurezza e del benessere popolo italiano), diversi rispetto alla Chiesa che deve insegnare l' amore al singolo cristiano.
La Chiesa fa il suo mestiere annunciando il Vangelo a ogni persona, ma - diceva il cardinal Giacomo Biffi - lo Stato deve fare lo Stato, cioè provvedere al bene collettivo dei suoi cittadini, all' ordine civile e alla prosperità.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La demenza irresponsabile di Bergoglio e dei bergogliani

Messaggioda Berto » lun nov 06, 2017 11:20 pm

??? Povero Bergoglio, invasato presuntuoso e senza rispetto ???

Papa, contro migranti reazioni xenofobe
Invito a università cattoliche
04 novembre 2017

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews ... 5fd67.html

Il Papa suggerisce alle università di "avviare ulteriori studi sulle cause remote delle migrazioni forzate, con il proposito di individuare soluzioni praticabili, anche se a lungo termine, perché occorre dapprima assicurare alle persone il diritto a non essere costrette ad emigrare".
E aggiunge che "è altrettanto importante riflettere sulle reazioni negative di principio, a volte anche discriminatorie e xenofobe, che l'accoglienza dei migranti sta suscitando in Paesi di antica tradizione cristiana, per proporre itinerari di formazione delle coscienze".
Papa Bergoglio lo ha detto nella udienza ai membri della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (Fiuc), a conclusione del Convegno Internazionale dal titolo Rifugiati e Migranti in un mondo globalizzato: responsabilità e risposte delle università, in corso a Roma, dall'1 al 4 novembre, presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha poi invitato ad approfondire le migrazioni come "segno dei tempi".


Università Cattoliche. Il Papa: i migranti, sfida alla fede e all'amore dei credenti
Riccardo Maccioni sabato 4 novembre 2017
Nel discorso alla Federazione internazionale delle Università Cattoliche. La denuncia delle discriminazioni e della xenofobia presenti anche nei Paesi cristiani

https://www.avvenire.it/papa/pagine/il- ... i-credenti

Per i credenti l’emergenza quotidiana, «la vicenda» dei migranti rappresenta una sfida, cioè «una provocazione alla fede e all’amore», una sollecitazione a «sanare i mali derivanti dalle migrazioni e a scoprire il disegno che Dio attua in esse, anche qualora fossero causate da evidenti ingiustizie». In questo senso il riferimento sono le «quattro pietre miliari del cammino della Chiesa attraverso la realtà delle migrazioni contemporanee: accogliere, proteggere, promuovere e integrare» (cfr Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018). Così il Papa nel discorso rivolto ai membri della Federazione internazionale delle Università Cattoliche ricevute in Vaticano. Punto di partenza il convegno promosso alla Gregoriana sul tema "Rifugiati e Migranti in un mondo globalizzato: responsabilità e risposte delle università".

Il diritto di non emigrare

E proprio sulla vocazione degli Atenei cattolici si è soffermata la riflessione di Francesco. In particolare, ha sottolineato il Pontefice il tema delle migrazioni interpella e richiama tre ambiti di competenza del mondo accademico di ispirazione cristiana, cioè quello della ricerca, quello dell’insegnamento e quello della promozione sociale. Il primo, che ha come criterio operativo il dialogo tra ragione e fede, chiama la realtà universitaria a «ulteriori studi sulle cause remote delle migrazioni forzate, con il proposito di individuare soluzioni praticabili, anche se a lungo termine, perché occorre dapprima assicurare alle persone il diritto a non essere costrette ad emigrare» Ma, avverte il Papa «altrettanto importante» è »riflettere sulle reazioni negative di principio, a volte anche discriminatorie e xenofobe, che l’accoglienza dei migranti sta suscitando in Paesi di antica tradizione cristiana, per proporre itinerari di formazione delle coscienze». E a questo proposito andrebbe valorizzato maggiormente l’apporto «dei molteplici apporti dei migranti e dei rifugiati alle società che li accolgono, come pure quelli di cui beneficiano le loro comunità di origine». Il tutto senza mai dimenticare come la Chiesa abbia «sempre contemplato nei migranti l’immagine di Cristo, che disse: “Ero straniero e mi avete ospitato” (Mt 25,35)».

Valorizzare qualità e professionalità dei migranti

Due invece le sollecitazioni del Papa nell’ambito dell’insegnamento, Da una parte la realizzazione «di programmi volti a favorire l’istruzione dei rifugiati, a vari livelli, sia attraverso l’offerta di corsi anche a distanza per coloro che vivono nei campi e nei centri di raccolta, sia attraverso l’assegnazione di borse di studio che permettano la loro ricollocazione», sia, ancora con l’impegno a lavorare per «il riconoscimento dei titoli e delle professionalità dei migranti e dei rifugiati, a beneficio loro e delle società che li accolgono». Ma dall’altra parte occorre anche «formare in modo specifico e professionale gli operatori pastorali che si dedicano all’assistenza di migranti e rifugiati». Quanto alla promozione sociale, invece l’università, soprattutto quella cattolica, è chiamata a farsi carico «della società in cui si trova a operare, esercitando anzitutto un ruolo di coscienza critica rispetto alle diverse forme di potere politico, economico e culturale. Per quanto riguarda il complesso mondo delle migrazioni, la Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale ha suggerito “20 Punti di Azione” come contributo al processo che porterà all’adozione, da parte della comunità internazionale, di due Patti Globali, uno sui migranti e uno sui rifugiati, nella seconda metà del 2018».

Ambiti, progetti, priorità che si riassumono nel compito urgente di «educare i propri studenti, alcuni dei quali saranno leader politici, imprenditori e artefici di cultura, a una lettura attenta del fenomeno migratorio, in una prospettiva di giustizia, di corresponsabilità globale e di comunione nella diversità culturale».
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