Amare e rispettare gli ebrei e Israele è fonte di gioia

Re: Amare e rispettare gli ebrei e Israele è fonte di gioia

Messaggioda Berto » mar giu 19, 2018 9:01 pm

Perché (contro)informare su Israele è giusto e necessario
Ugo Volli
19/06/2018

http://www.progettodreyfus.com/hasbara- ... ne-israele

Hasbarà. Fare (contro)informazione su Israele, o come si usa dire in ebraico “hasbarà” è necessario: la sproporzione delle voci sui media a sfavore dello stato ebraico è impressionante, in Italia come nel resto dei paesi occidentali. Le notizie che riguardano Israele vengono censurate, invertite nell’ordine delle cause e degli effetti, deformate per dare un’impressione dello Stato ebraico come un luogo violento, inumano, imperialista,. colonialista: tutto il contrario della verità. Sono pochissimi i giornali che si sottraggono al diluvio obbligatorio delle fake news antisraeliane e in sostanza antisemite.

Fare (contro)informazione su Israele è facile. Le notizie in rete ci sono, non occorre andarsele a cercare direttamente sul terreno. La rete contiene i dati, i fatti, le diverse versioni delle storie. Tutto quel che non è strettamente segreto si trova. Basta avere la pazienza di cercare, risalire alle fonti, non arrestarsi alle voci di seconda e terza mano dei media, non tacere sugli episodi che la stampa politically correct censura perché dimostrano le ragioni di Israele e i torti dei movimenti palestinisti e del principare aggressore oggi presente in Medio Oriente, l’Iran.

Fare (contro)informazione su Israele non basta. Occorre analizzare i dati, leggere le tendenze, decifrare il quadro di una regione dove sistematicamente gli attori politici e militari non fanno quel che dicono e non dicono quel che fanno. Bisogna avere memoria storica, non arrendersi alle pretese talora arroganti talora lacrimevoli di chi si presenta come conquistatore o vittima. Occorre interpretare le “grandi strategie” dei soggetti politici che agiscono su questa base (come la Russia, la Cina e l’America, ma anche l’Iran e Israele) e i pregiudizi di chi si muove sulla base di riflessi ideologici (come l’Europa). Non bisogna farsi ingannare dall’adulazione pubblica (per esempio quella che condusse al premio Nobel preventivo di un personaggio sprovveduto e dannosissimo come Obama) né dalla pubblica esecrazione, come quella che circonda Donald Trump, selvaggiamente attaccato da politici e media, anche sta svolgendo egregiamente il suo lavoro ed è certamente il miglior presidente degli Stati Uniti da Reagan in qua.

Questo è il lavoro che svolgo da una decina d’anni in maniera quasi quotidiana. Non sono uno storico né un giornalista professionista, ma studio da una vita la comunicazione e in particolare quella sul Medio Oriente. Grazie all’invito della redazione di Progetto Dreyfus ho deciso di trasferire qui queste mie (contro)informazioni ed analisi da quando non posso più sentirmi in sintonia col sito dove le svolgevo prima. Spero di contribuire con efficacia al lavoro di un progetto di informazione su Israele, il sionismo, l’ebraismo, i problemi europei che condivido di cuore.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » sab lug 21, 2018 7:18 pm

HAMAS: NETANYAHU, LIEBERMAN, STIAMO ARRIVANDO PER TAGLIARVI LA TESTA!
RIPULIREMO LA PALESTINA DAL SUDICIUME DEGLI EBREI, SANEREMO LA NAZIONE DAL CANCRO EBRAICO, NETANYAHU, LIEBERMAN, STIAMO ARRIVANDO PER TAGLIARVI LA TESTA!

Con queste parole di pace l’ex ministro degli interni e alto ufficiale di Hamas, Fathi Hammad, si è rivolto ai palestinesi durante una manifestazione tenutasi a Gaza lo scorso 12 luglio. “L’epurazione degli Ebrei dalla Palestina avverrà nel 2022, instaureremo il Califfato dopo aver guarito la nazione dal suo cancro, gli Ebrei, se Allah lo vorrà” ha dichiarato Hammad che ha sottolineato come Hamas non abbandonerà mai la lotta armata. In un’altra apparizione pubblica l’esponente pacifista palestinese, acclamato dalle ONG palestinesi che annualmente organizzano viaggi ridicoli a bordo di pescherecci nel tentativo formale di rompere l’embargo israeliano sulla Striscia di Gaza, ha anche minacciato di morte il primo ministro e il ministro della difesa israeliana. “Stiamo arrivando per tagliarvi la testa”.

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 9992143021

Alberto Pento
Io non amo gli ebrei morti, gli ebrei dhimmi. gli ebrei vittime, ghi ebrei perseguitati e sterminati;
io amo gli ebrei vivi che lottano con le unghie e con i denti per difendere la loro vita, le loro famiglie, il loro paese;
io amo questi ebrei che non si lasciano uccidere, perseguitare, dhimmizzare, cacciare e sterminare;
io amo gli ebrei che se occorre uccidono i loro nemici e tutti coloro che vogliono cacciarli, sottometterli, sterminarli.
Questi sono gli ebrei che io amo, non altri!
Io amo l'umanità viva e non quella morta; amo gli uomini giusti non gli ingiusti, amo i popoli i paesi e le religioni che rispettano i valori, i doveri, i diritti umani universali;
non amo i nazi maomettani che distruggono l'umanità.

Oggi stare dalla parte dei nazi-maomettani di Gaza e dintorni, contro Israele è come 75 anni fa stare con i nazi-tedeschi contro gli ebrei d'Europa.
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Messaggioda Berto » dom lug 22, 2018 7:08 pm

Mosab Hassan Yousef,figlio di uno dei fondatori di Hamas dice:"Io Amo Israele", parlando al Convegno su Israele a Francoforte il 23 ottobre 2011.Il discorso è in inglese con sottotitoli in ebraico.
https://www.youtube.com/watch?v=rf0CIfd ... e=youtu.be
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Messaggioda Berto » lun lug 23, 2018 7:09 am

Sono stato in israele e sono rimasto ipnotizzato da quanto questo spicchio di terra sia...
Giampiero Mughini per Dagospia

http://www.dagospia.com/rubrica-29/cron ... 179087.htm

Caro Dago, te lo avevo scritto che sarei andato per la prima volta in vita mia in Israele. Ossia in uno dei capoluoghi dell’anima umana che è anche uno dei maggiori ingorghi della storia contemporanea. Ci sono andato e sono rimasto ipnotizzato da quanto questo piccolo spicchio di terra sia cruciale nel mappamondo del terzo millennio.

E difatti ecco che i giornali di oggi dedicano pagine intere a Israele e all’infinito corredo di questione che sgorgano dalla sua esistenza. La Knesset israeliana ha appena approvato (62 voti contro 55) una legge che definisce Israele uno stato essenzialmente ebraico di cui l’ebraico è la lingua ufficiale e di cui la persistenza degli insediamenti nei territori della ex Transgiordania è una questione imprescindibile, irrinunciabile. Il tutto, commentano in molti, rischia di rendere dei cittadini di serie B i tanti palestinesi che vivono entro i confini di Israele. Una questione che resta irta, difficilissima da discutere e da affrontare.

E l’ipotesi _ in cui tanti di noi speravano _ dei due Stati che convivessero l’uno accanto all’altro con una Gerusalemme est che facesse da capitale dello Stato palestinese? Appare lontanissima, o meglio del tutto irreale.

E succede difatti che mentre io guardavo i ragazzi e le ragazze di Tel Aviv che nella vita di tutti i giorni manifestavano una voglia di vivere e una vitalità incredibili, e che quella vita la vivono né più ne meno che i ragazzi e le ragazze di Parigi o di Londra o di Berlino, pochi chilometri più a sud di Israele arrivassero in un giorno qualcosa come 90 razzi lanciati da Gaza ad opera di una gang terroristica di nome Hamas e ne morissero due sedicenni israeliani.

La morte e la vita separate da poche decine di chilometri. E non c’è discorso che riguardi Israele in cui la morte e la vita siano separabili neppure per un istante. Quando a metà degli anni Settanta lavoravo nella tipografia romana dove si stampavano “l’Unità” e “Paese Sera”, nel senso che i banconi su cui poggiavano le pagine di piombo dei due quotidiani erano gli uni accanto agli altri, mi pare fosse stato uno dei tipografi (comunisti) a raccontarmi quel che era accaduto in quella stessa tipografia pochi anni prima. Ossia che alla sera del 10 giugno 1967 un giornalista dell’ “Unità” (notissimo) e che aveva perduto un braccio sbirciasse un istante il titolo di prima pagina del confratello “Paese Sera” che sarebbe uscito il giorno dopo.

C’era scritto “Israele ha vinto”, il che era un fatto e non un’opinione: in cinque giorni l’esercito israeliano aveva sbaragliato gli eserciti che lo avevano affrontato tutt’intorno, l’esercito egiziano, quello siriano, quello giordano. Al notissimo giornalista comunista quel titolo apparve non so se falso o canagliesco. Fatto è che con l’unico braccio che gli era rimasto scaraventò a terra il blocco di piombo che conteneva la prima pagina del “Paese Sera”.

Che dire? Lui avrebbe voluto che le cose andassero diversamente, che sul campo egiziani e siriani si sbarazzassero della “monnezza sionista” come più o meno la qualificavano? Non c’era una via terza. Se gli eserciti arabi avessero vinto, avrebbero annientato Israele. Bene che fosse andata, gli ebrei sopravvissuti avrebbero dovuto percorrere all’incontrario la strada che avevano fatto chi negli anni Dieci del Novecento, chi negli anni Venti e Trenta, chi subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale e dopo la scoperta dei carnai umani ad Auschwitz, a Sobibor, a Treblinka.

Quegli ebrei erano fuggiti non soltanto dai nazi, ma dai pogrom che per secoli avevano macchiato l’intera mappa dell’Europa. Quando uno pronunzia la parola “Olocausto”, subito vi vengono in mente le immagini di Auschwitz-Birkenau e dunque le modalità di quel massacro. Sbagliato. Di massacri ce ne furono a bizzeffe e dappertutto, in Polonia, in Ucrina, in Lituania, in Russia. Interi villaggi distrutti, intere cittadine mozzate della loro popolazione ebraica, ebrei fucilati a migliaia sui bordi di enormi fosse.

Ho trascorso quattro ore girando per il Museo della Memoria a Gerusalemme. Un museo che richiederebbe quaranta ore per sapere e tastare tutto dell’orrore antisemita. C’erano le fotografie di un massacro compiuto da lituani e mentre i nazi stavano a guardare. Quegli ebrei, molti i vecchi, che con una vanga erano lì a scavare la loro tomba, pochi minuti prima di chiudere le loro vite.

In una di quelle foto c’è il volto in primo piano di un bellissimo ragazzo _ avrà avuto 20 o 22 anni _ che per un attimo ha smesso di scavare e un po’ si volta di lato a guardare quelli che si accingono a massacrarlo. Israele è nata così, è nata per questo. Ed è benissimo che ci sia. Il che non esclude tutto il resto che è tanto, lo so.
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Re: Amare e rispettare gli ebrei e Israele è fonte di gioia

Messaggioda Berto » lun lug 23, 2018 7:09 am

Lettera da Tel Aviv
12 luglio 2014

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 2925083923

"Salve, il mio nome è Giulia e abito a Tel Aviv.
Ci abito adesso, perché io non sono nata qui. Io sono di Rimini, la bella Rimini in Romagna.

E' semplicemete capitato che sia venuta a vivere in questo paese, non l'avrei mai detto. Mi sono solo innamorata di un timido ragazzo incontrato per caso sui banchi di scuola all'universita
un ebreo e israeliano.

Sono ormai due anni che mi sono trasferita e sento di dover condividere in questo delicato momento il mio bollettino.

Io qui non ci sono nata e non sono nemmeno ebrea. Ho guardato un po' stupita , come spettatrice, questo mondo in cui mi trovo. E ho imparato.

Ho imparato che gli isreliani sono un popolo forte. Più forte di quello che avrei potuto immaginare. E allora voglio spiegare un po il perche'.

Tra una telefonata e un facetime a casa, nell'ultima settimana, mi sono ritrovata a dover correre alla disperata ricerca di un rifugio per me ed il mio piccolo bimbo di 3 mesi, stretto stretto fra le mie braccia.

E in questo momento è proprio da qui che sto scrivendo, dal bunker di cemento che hanno costruito dentro il mio appartamentino.

Mi ero svegliata non da molto (si sa, con un bambino cosi piccolo le notti sono ancora lunghe). Ero sul terrazzo, sulla mia sedia a dondolo rossa comprata in uno dei nostri afosi venerdi di luglio, in un piccolo mercatino arabo. Il mio bimbo mi stava regalando uno dei suoi primi sorrisi del mattino, quando improvvisamenre sento una sirena.

Non riesco a descrivere cosa siglifichi ascoltarla. Fra pochi ISTANTI un missile cadra qui vicino.

I primi attimi sono sempre gli stessi. Non penso sia piu di qualche secondo, ma inizialmente il mio cuore si ferma. Perde un battito. E mi chiedo se me lo stia immaginando, ancora.

Perché da quando hanno cominciato a sparare i missili anche qui, io tutti i rumori li ascolto!
Alcune volte al giorno, se lavo i piatti mi fermo e spengo l'acqua, e ascolto. Ascolto se quel rumore e l'inizio di una sirena oppure un altro treno che passa vicino a casa mia.

Perché io non sono mica nata qui. Mi ci devo abituare. E questa volta è davvero.

E allora mi alzo subito dalla mia sedia a dondolo e trascino il mio cane, chiamo mio marito e la mia mamma, che mi e venuta a trovare per pochi giorni, per vedere il suo primo nipotino, e chiudo dietro di me la pesante porta del bunker.

Appena mi siedo, sento il mio cuore battere dentro le mie orecchie e un "boom" rimbomba nella stanza. Poi un altro. E un altro ancora. E la porta, che nella fretta non avevo chiuso a chiave, si apre improvvisamente. Noi non parliamo, per qualche secondo. Non sappiamo cosa sia successo, non lo possiamo sapere. E aspettiamo, in silenzio. Forse è finita per ora. Usciamo.

Che strana sensazione. Ho paura, ancora il cuore batte forte e il mio bimbo mi stringe il braccio, rannicchiato come un piccolo ranocchio.

Eppure mi sento fortunata. Fortunata! Io ho fatto tutto questo forse in 45 secondi. La sirena mi da un margine di al massimo 1 minuto e mezzo.

A non piu di 40 km da qui io forse non sopravviverei. Perche loro hanno 15 secondi. 15 SECONDI. Se avessi avuto un altro bimbo e una casa a 2 piani, non sarei nemmeno riuscita ad andare a prendere l'altro bambino per metterli al sicuro entrambi. E loro sono bombardati qusi senza tregua dal 2005, esattamente da quando l'esercito israeliano ha lasciato Gaza nella speranza di favorire un dialogo di pace.

Però voglio dirvi qualcosa di chi sono io. Io sono una dottoressa. Ho studiato nella Bologna, La Rossa. E sono una ragazza normale, una piccola Romagnola. Sono cresciuta mangiando di gusto la piadina col prosciutto e andando alla spiaggia nelle affollate estati riminese. Sono anche cresciuta e stata educata in un ambente piuttosto di sinistra. Anche la mia mamma e una dottoressa, e la mia vita e stata sempre piuttosto tranquilla!

Quando mio marito, medico anche lui, mi ha chiesto dopo essersi laureato di trasferirmi a Tel Aviv, almeno per la nostra specializzazione, perche proprio gli mancava tanto casa sua, io quasi immediatamente e spontaneamente ho detto "si!".

Nessun rimpianto. E da quando sono venuta a vivere qui ho incontrato tante persone cosi diverse da me, e ho conosciuto. E ho imparato. E non e stato sempre facile.

Ho imparato che gli israeliani sono difficili. Che sono cocciuti. Che sono orgogliosi.

Ma ho anche imparato che gli israeliani sono persone buone. Che hanno un grande grande cuore. Che gli israeliani sono come una enorme, unica famiglia. Che sono solo 6 milioni. E che sono sognatori. E sanno combattere come nessun altro per i loro sogni.

Ma non mi si deve credere sulla parola. Voi non mi conoscete. Si deve venire.

Tu, che controlli sdegnato gli aggiornamenti sul conflitto arabo-palestinese sul tuo giornale online.
Tu che parli come se avessi la verita in mano, di quanto "gli israeliani potrebbero fare la pace con Hamas se solo veramente volessero".
Tu che pubblichi su Facebook foto di cui non capisici minimanete il significato, VIENI QUA.

Parla per la prima volta nella tua vita con un ebreo. E con un israeliano. Vieni a conoscerci. Prendi un biglietto, appena sarà di nuovo un po piu calmo, prima che Hamas decida di bombardarci ancora, e invece di andare in vacanza altrove, prenditi qualche giorno per stupirti.
Non hai idea di quello che vedrai.
Della civiltà meravigliosa e delle persone che incontrerai.

Prima di concludere, dal momento che voglio andare a far compagnia a mio marito, che in quanto pediatra e tornato da un turno di 26 ore dove ha dovuto prendersi cura di bambini (sapete, anche noi abbiamo dei bimbi che amiamo) terrorizzati dagli allarmi, voglio scrivere questa ultima cosa.

Io sono una specializzanda in Cardiochirurgia (chiedete pure quante donne sono chirurghe o addirittura cardiochirurghe in Italia) e nel mio ospedale almeno la meta della mia giornata lavorativa la passo in sala a operare bambini malati di patologie cardiache e provenienti da tanti Paesi in tutto il mondo.
Questo e il risultato dell'enorme sforzo di una associazione israeliana , "save a child's heart" il cui scopo e di identificare bambini con patologie al cuore e che non potrebbero sopravvivere senza una complessa operazione che i medici dei loro paesi non sanno eseguire.

E allora grazie a donazioni di persone da tutto il mondo e di tantissimi israeliani, si riesce a portarli da noi, spesso con la loro mamma, dove vengono operati e curati.

Il mio primario dr Sasson ne opera almeno 2 al giorno. Non si prende vacanze. Ritorna in ospedale a tutte le ore della notte. E solo perche lo sappiate, io questo non lo dico quasi mai, lo sapete da dove vengono la maggioranza dei bambini?
Da Gaza. Io e con me tanti israeliani diamo i nostri risparmi per salvare il cuore e la vita di un bambino di Gaza.
Quella stessa Gaza che adesso mi fa stare chiusa con il MIO bambino dentro questo bunker e minaccia di abbattere l'aereo che mia mamma potrebbe prendere nei prossimi giorni.

E allora da qui dentro io voglio dire che nonostante i loro missili e le loro minacce, il mio cuore e pieno di forza, e che io posso solo essere orgogliosa di essere una cittadina di questo meraviglioso paese che è Israele."
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Re: Amare e rispettare gli ebrei e Israele è fonte di gioia

Messaggioda Berto » mar ago 21, 2018 8:35 pm

Oriana Fallaci.

In definitiva sono sionista perché respiro, perché penso,perché vedo, perché esisto, perché sò….Sono sionista perché conosco Israele e la sua gente e gli arabi che vivono lì e godono degli stessi diritti degli ebrei e temono gli arabi dall’altra parte e tacciono e sono colpevoli perché tacciono…però quando parli con loro nell’intimità della loro casa manifestano la loro gioia per vivere, lavorare e educare i loro figli in libertà piena, libertà anche di essere atei e le donne di essere libere in città come Tel Aviv, Jaffa o Gerusalemme.

Sono sionista perché non mi piace che sgozzino la gente, che lapidino le donne o che uomini adulti si sposino con bambine.

Sono sionista perché amo la cultura e ringrazio ai tanti scienziati, intellettuali, medici, letterati, musicisti, architetti,ingegneri, matematici, e fisici ebrei che in proporzione maggiore rispetto al resto della terra hanno dato di piu’ e nonostante siano stati i più oppressi…

e per ultimo sono sionista perché sono donna, europea e occidentale. Perché adoro la mia maniera di vivere e detesto che mi si voglia imporre qualcosa. Perche’ amo la libertà sopra ogni cosa. perché rispetto le donne, perché bevo quello che voglio e mi piace il prosciutto e perché ognuno col suo culo fa quello che vuole signori…e signore! Of course!

Conclusione: sono sionista perché sono egoista e se muore Israele, nostro migliore e coraggioso alleato, dietro Israele moriremo anche noi…..
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Re: Amare e rispettare gli ebrei e Israele è fonte di gioia

Messaggioda Berto » dom ago 26, 2018 9:13 pm

Sabin l'ebreo polacco che regalò la sua scoperta a tutti bambini del mondo, rinunciando a brevettarla

https://it.wikipedia.org/wiki/Albert_Bruce_Sabin
Albert Bruce Sabin (Białystok, 26 agosto 1906 – Washington, 3 marzo 1993) è stato un medico e virologo polacco naturalizzato statunitense, famoso per aver sviluppato il più diffuso vaccino contro la poliomielite.

Sabin non brevettò la sua invenzione, rinunciando allo sfruttamento commerciale da parte delle industrie farmaceutiche, cosicché il suo prezzo contenuto ne garantisse una più vasta diffusione della cura:
« Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo »
Dalla realizzazione del suo diffusissimo vaccino anti-polio il filantropo Sabin non guadagnò quindi un solo dollaro, continuando a vivere con il suo stipendio di professore universitario. Inoltre durante gli anni della Guerra Fredda, Sabin donò gratuitamente i suoi ceppi virali allo scienziato sovietico Mikhail Chumakov, in modo da permettere anche nell'URSS lo sviluppo del suo vaccino. Anche in questo caso Sabin andò oltre le questioni politiche per un bene superiore.
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Re: Amare e rispettare gli ebrei e Israele è fonte di gioia

Messaggioda Berto » dom set 02, 2018 6:27 pm

Geert Wilders, membro del Parlamento in Olanda
30 agosto 2018

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 9882369212

"Dobbiamo stare al fianco di ogni nazione e ogni popolo minacciato dalla Jihad islamica, ma soprattutto, se mi consentite, dobbiamo stare al fianco del paese che amo tanto,lo Stato di Israele.Cerchiamo di essere onesti, Israele è un faro di luce in un mare di oscurità islamico. Ho vissuto in Israele per diversi anni e mi sono sentito come a casa. È la nostra casa,l'unica democrazia del MO e l'unico paese della regione che condivide con noi gli stessi valori ,non dimentichiamolo. Il suo conflitto con l'Islam non è una questione di terra e non si può risolvere mediante scambi territoriali.Si tratta di un conflitto tra la libertò e la tirannia.Israele è la cornea in una miniera di carbone. Se l'Islam occupa Israele noi saremo i prossimi ad essere occupati. Huntington ha sbagliato, non c'è scontro di civiltà,vi è una collisione tra la nostra civiltà e la barbarie,questa è la realtà."
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Re: Amare e rispettare gli ebrei e Israele è fonte di gioia

Messaggioda Berto » gio set 06, 2018 4:10 am

Giulio Meotti

Sono sopravvissuti a schiavitù, ghetti, pogrom, diaspore, camere a gas e innumerevoli guerre. Ci hanno regalato le due parole più importanti della storia dell'umanitá: wayyelekh Avram (Abramo partì). La loro stessa esistenza è un miracolo e qualcosa di folle, che va contro ogni "logica". Abbiamo trasformato il nostro continente nel loro cimitero ma non ci serbano odio, anzi. Hanno costruito dal niente uno stato che oggi ha 8.9 milioni di abitanti, uno dei paesi più felici del mondo che sforna Premi Nobel, brevetti, scoperte scientifiche e mediche, una grandissima democrazia nonostante sia da sempre in guerra e mezzo mondo provi a fargli la pelle e a portargli via ogni metro di terra e la loro capitale, un paese pieno di vita, di bambini, di tolleranza, di culture diverse, di un amore che puó improvvisamente trasformarsi in lutto, che ha accolto i profughi di tre continenti e che ci para il culo nella regione più strategica e instabile del mondo. La loro esistenza ricorda a ogni essere umano l'inumanità della cultura della morte. Sono stati loro, nel loro libro sacro, ad affermare i principi che sono la base della civiltà occidentale. Sempre loro, i loro Profeti, a insegnare agli uomini ad ascoltare la voce della coscienza. Sempre loro a ribadire l’esistenza di una legge morale superiore ad ogni altra, e valida per tutti. Sono, almeno per me, il romanzo millenario della libertà contro la sottomissione. Mi avvantaggio e voglio augurare Shaná Tová! Buon anno agli ebrei e al popolo di Israele!
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Re: Amare e rispettare gli ebrei e Israele è fonte di gioia

Messaggioda Berto » lun set 10, 2018 7:51 pm

Riconoscere il nemico di Israele come nemico non è razzismo
4 settembre 2018

http://www.linformale.eu/riconoscere-ne ... in-sherman

Uno dei miti più mendaci e ampiamente propagati per quanto concerne il conflitto mediorientale è che le azioni difensive di Israele contro le ostili iniziative arabe – il cui unico scopo è uccidere o mutilare gli ebrei, soltanto perché sono ebrei – sono da considerarsi “razzismo”.

La ragione apparente di queste gravi accuse è radicata nel fatto che alcune delle misure coercitive, necessarie per l’efficacia di queste azioni difensive israeliane, sono attuate in modo differenziale (e quindi presumibilmente discriminante) contro gli arabi palestinesi, da un lato, e gli ebrei israeliani, dall’altro

Anche le democrazie hanno nemici

Naturalmente, in linea di principio, le affermazioni secondo le quali le azioni contro-offensive da parte di una data collettività e dirette contro le iniziative avverse di una collettività ostile sarebbero viziate da una sorta di pregiudizio di gruppo improprio e indiscriminato contro quella collettività sono chiaramente infondate: concettualmente, moralmente e sostanzialmente.

Nel caso particolare dello scontro israelo-palestinese, tali affermazioni sono ancora più infondate.

Dopotutto, chiedere a qualsiasi entità collettiva di trattare una entità rivale, con la quale ha ingaggiato un conflitto violento, esattamente nello stesso modo in cui tratta i propri membri, non è solo palesemente irrazionale, ma anche palesemente immorale. Perché, di fatto, ciò include la richiesta implicita di rinunciare – o almeno di limitare gravemente – il diritto all’autodifesa, ossia il diritto di proteggere tanto la collettività quanto i suoi membri dall’aggressione dell’entità rivale.

Per quanto ne sappia, non c’è nulla nella teoria della governance democratica che precluda la possibilità di una democrazia – anche se totalmente priva di pregiudizi razziali – di avere nemici. Allo stesso modo, non c’è nulla che precluda la possibilità che l’identità etnica differisca da quella della maggioranza dei cittadini della democrazia.

Nessuna pecca etica nel riconoscere il nemico come tale

Quindi, questo significa che le misure intese a contrastare, scoraggiare o punire atti aggressivi contro una democrazia – e/o i suoi cittadini – violano alcune regole sacre di una buona condotta democratica? Inoltre, com’è possibile imputare una qualsiasi pecca etica nel codice comportamentale di una democrazia, quando quest’ultima riconosce il proprio nemico come tale e lo tratta di conseguenza?

Se formulate in questi termini, le risposte a queste domande sembrano semplici e dirette, anzi, quasi scontate. Purtroppo, tuttavia, questo non è vero per quanto riguarda Israele, specialmente quando si tratta del conflitto con i palestinesi.

In questo conflitto, un Israele democratico deve confrontarsi con un avversario aspro e inconciliabile, che nutre un profondo desiderio di danneggiare lo Stato ebraico e i suoi cittadini – un desiderio, che è, a tutti gli effetti, la sua vera ragion d’essere.

Di certo, come si evince dalle dichiarazioni dei suoi leader, dal testo dei suoi documenti fondanti e dalle azioni dei suoi militanti attivisti, la collettività palestinese si è inequivocabilmente autodefinita nemica di Israele. Di conseguenza, sarebbe incredibilmente irragionevole aspettarsi che Israele limiti le misure che impiega per contrastare l’ostilità palestinese, equiparandole alle misure che impiega nei confronnti dei propri cittadini – che non nutrono tale ostilità!

Ostilità araba, non etnia araba

È questo, dunque, il contesto in cui dovrebbero essere percepite le varie contromisure che Israele intraprende contro i membri della collettività nemica palestinese – ma non contro i propri cittadini, come: le restrizioni di viaggio su certe strade; intrusivi controlli di sicurezza ai posti di blocco e ai checkpoint; detenzioni amministrative preventive; la demolizione delle case dei terroristi condannati; raid condotti all’alba nelle abitazioni delle famiglie sospettate di ospitare membri di organizzazioni terroristiche, e via dicendo.

Tuttavia, l’applicazione di queste contromisure coercitive non è motivata da alcuna dottrina di superiorità razziale, ma da preoccupazioni ben fondate riguardo alla salvaguardia e alla sicurezza dei cittadini di Israele – timori che non sono né il frutto di mera malizia arbitraria né di qualche pregiudizio delirante pieno di odio. Al contrario, sono frutto di anni di esperienze amare, di morte e distruzione causate agli ebrei dall’odio arabo.

Ovviamente, si potrebbe mettere in discussione l’avvedutezza, l’efficacia e/o la necessità di alcune misure o anche di tutte, ma non la ragione del loro uso. Questo è dovuto, senza ombra di dubbio, alla ostilità araba e non alla etnia araba. Di conseguenza, Israele farebbe bene a chiarire, con forza e risolutezza, questa semplice verità, che è stata accidentalmente dimenticata o intenzionalmente nascosta: Riconoscere il proprio nemico come tale non è “razzismo”. È semplicemente un imperativo dettato dal buonsenso e da un sano istinto di sopravvivenza.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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