Votar o no votar

Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » ven mar 02, 2018 7:05 pm

Le Pen: "Impossibile lavorare col M5S. A Strasbrugo sono tutti pro-migranti"
Luca Romano - Ven, 05/05/2017

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/pen ... 93247.html

La candidata del Front national: "In Italia ho diversi interlocutori. Il primo è Matteo Salvini. Gli ho detto molte volte: fai una lista sovranista"

In Italia "ho diversi interlocutori. Il primo è Matteo Salvini. Gli ho detto molte volte: fai una lista sovranista, per la dignità nazionale.

Tu sei forte al Nord; trova un alleato al Sud". Così Marine Le Pen, la candidata del Front national al secondo turno delle presidenziali francesi in programma per domenica 7 maggio, in un'intervista al Corriere della Sera. Le Pen dice di avere dato "un bel consiglio al mio amico Salvini". Sempre a proposito del panorama politico italiano, definisce Daniela Santanché "una cara amica" e aggiunge che "il movimento di Giorgia Meloni è interessante". "Anche se - precisa - quando vengo da voi, ho l'impressione che ogni italiano fonderebbe il suo movimento".

Quanto a Beppe Grillo: "Non lo conosco", dice Marine Le Pen. Che poi aggiunge: "So che il suo movimento condivide la critica a Bruxelles e alla moneta unica. Ma nel Parlamento di Strasburgo con loro è impossibile lavorare: sono tutti pro-immigrazione".

Infine, sull'esito del ballottaggio di domenica afferma: "Siamo Davide contro Golia. Una divina sorpresa è possibile. Ma è stata una campagna durissima. Non c’è un’associazione che non si sia schierata contro di me. Tutte, pure il club dei giocatori di bocce, la compagnia dei cuochi della domenica... Scherzi a parte, i presidi delle facoltà mandano mail minatorie agli studenti, i sindaci sono scatenati. I giornali poi non hanno vergogna. Non ce n’è uno, dico uno, che mi sostenga".





M5s chiude a Roma. Di Maio: "Noi a un passo dalla vittoria. Primo atto? Via vitalizi e taglio stipendi parlamentari"
2 marzo 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... ri/4198940

Beppe Grillo che apre con Virginia Raggi sotto braccio e chiude, ormai come da tradizione, con la sua canzone. Luigi Di Maio che legge una lettera alla “sua generazione” (quella del “nonostante tutto”) e annuncia il primo decreto del governo M5s: taglio ai vitalizi, agli stipendi dei parlamentari e redistribuzione degli sprechi a famiglie e pensionati. Poi Alessandro Di Battista che si congeda da deputato e promette resterà un attivista e Roberto Fico che parla ai militanti storici. E naturalmente Davide Casaleggio, il figlio di Gianroberto, che ha preso il testimone del padre e soprattutto lanciato la nuova fase del Movimento. La piazza che chiude la campagna elettorale 2018 del Movimento 5 stelle è il simbolo della fine di un’epoca, ma anche la benedizione per l’ultimo sprint della lunga corsa per l’impresa che sognano da sempre. In piazza del Popolo a Roma, riempita a metà, arrivano, secondo lo staff, 20mila persone: la scenografia è gialla, con i cartelli dalle scritte “Scegli, partecipa, cambia” e le bandiere bianche con il simbolo del Movimento. Poi i cori “onestà, onestà”, come da tradizione. Sul palco intervengono anche Roberta Lombardi, candidata presenidente per il Lazio, Dario Violi (ha mandato un videomessaggio) in corsa per le Lombardia, Roberto Fico e Paola Taverna. La folla non è quella del 2013, ma i tempi sono diversi: c’è meno bisogno di contarsi e di riempire le piazze (lo dice pure Grillo al microfono “Forse tornerà il tempo delle piazze”), ma tutti sperano in grande. “Ho visto i sondaggi, siamo a un passo dalla vittoria”, dice Di Maio. “Nel 2013 siamo entrati in Parlamento da opposizione, stasera quell’era finisce, inizia quella del governo”. Ma il vero annuncio è il primo atto che vorrebbe realizzare da presidente del Consiglio: “Un decreto in tre punti: al primo dimezzeremo lo stipendio ai parlamentari della Repubblica, al secondo togliamo i vitalizi e al terzo disponiamo 30 miliardi di sprechi verso aiuti alle famiglie e ai pensionati. Questo decreto potrà essere approvato dal Cdm che ieri vi ho presentato se domenica ci darete la maggioranza”. Solo ieri ha dato la sua lista di eventuali ministri per un esecutivo a 5 stelle e oggi aggiunge che “sta pensando” a Elisabetta Trenta, già indicata come ipotetico ministro della Difesa, per l’incarico di vice premier. Quando il comizio finisce il palco si riempie di tutti, candidati e uscenti, i portavoce 5 stelle presenti: è una delle scene tradizionali, salvo che si commuovono più del solito. Perché questa, come ha detto Virginia Raggi, è l’ “ultima chance per arrivare al governo”.

Elezioni, M5s e il dilemma del Governo. Gli attivisti divisi tra sogni di autosufficienza, Lega e Grasso

http://www.ilfattoquotidiano.it di Alberto Sofia e Manolo Lanaro
Video di A.Sofia e M.Lanaro

Grillo: “Abbiamo azzerato i partiti che si sono sciolti in una sorta di diarrea”
Beppe Grillo è stato il primo a salire sul palco e anche l’ultimo a chiudere l’evento. La sua presenza è stata molto più che simbolica: ha fatto una campagna elettorale defilata, tra la separazione del suo blog da quello del Movimento e la scelta di far fare i comizi che contano a Di Maio da solo. Ma ci ha tenuto a ripetere, fino alla fine, che lui non va da nessuna parte (almeno per ora). “Non vorrei creare qualche sofferenza qui. Ci sarà, non ci sarà più, lui è andato via, ha fatto un passo di lato…adesso gira su stesso. Noi siamo un paradosso vivente della politica mondiale. Il paradosso è tutto e tutto il suo contrario, noi nasciamo da un paradosso, dall’incontro di un grande manager, Gianroberto Casaleggio e un buffone che è andava nelle piazze a gridare contro la Sip”. Proprio Grillo alla vigilia del voto, ha anche benedetto la nuova fase meno di pancia e più di governo: “Può darsi che sia finito il periodo del vaffa, il nostro diritto al grido. Quando c’era silenzio noi abbiamo gridato ed era giusto il nostro diritto al grido. Ma il Vaffa rimarrà, ce l’avremo nel taschino, un vaffino, lo avremo nel taschino”. Quindi il garante ha parlato degli altri partiti: “Abbiamo fatto una cosa straordinaria, abbiamo azzerato i partiti che si sono sciolti in una sorta di diarrea… Intanto tutti i partiti si sono trasformati in movimento e l’unico partito vero ora che c’è siamo noi: gli unici con un leader e un programma . E’ fantastico! Abbiamo escogitato un sistema meraviglioso per andare lì a cambiare veramente le cose. Ma il cuore, quello rimane anche se andiamo lì. Dobbiamo ricordarci del nostro cuore, delle parole guerriere”. E ha chiuso ripetendo uno dei suoi temi più cari, ovvero il fatto che il Movimento è un progetto che “se funzionata”, sarà destinato a sciogliersi: “Quando i cittadini avranno gli strumenti per fare un referendum da casa, il movimento potrà anche sciogliersi, siamo un movimento biodegradabile”. E ha chiuso: “Mentre tutti i partiti si sono trasformati in movimento, il M5s è l’unico partito vero e ora che c’è siamo noi: gli unici con un leader e un programma”.

Di Maio: “Stasera finisce l’era dell’opposizione e inizia quella del governo”. Poi legge lettera alla sua generazione
E’ di Luigi Di Maio uno degli interventi più lunghi e più attesi: è l’ultimo appello al voto per la corsa decisiva in cui si gioca il tutto e per tutto per arrivare al governo. “Il Movimento”, ha detto, “è stato dato per morto ogni 6 mesi negli ultimi 5 anni e oggi siamo qui con un consenso ancora maggiore rispetto al 2013, ma se allora siamo entrati in Parlamento come opposizione stasera quell’era finisce e inizia quella del governo. Non prendiamo finanziamenti, e siamo la prima forza politica politica del Paese. Tutto ciò esiste perché ognuno ha fatto la sua parte. La responsabilità che sento e sentiamo di più è proprio quella di non deludere tutta questa speranza, questa aspettativa degli italiani, la loro fiducia ci deve onorare, e da lunedì abbiamo l’obiettivo di iniziare a fare tutto ciò che abbiamo detto fino ad ora”. Di Maio, dopo che ieri ha annunciato la squadra del primo eventuale esecutivo a 5 stelle, oggi ha invece rivelato qual è il primo provvedimento che vorrebbe fosse approvato dal suo consiglio dei ministri: un decreto per tagliare i costi alla politica. “Avremo un gruppo parlamentare tre volte più grande. Con noi finisce l’epoca delle poltrone e inizia quelle di chi nelle istituzioni lavora per i cittadini”. Poi una promessa, quella che i 5 stelle ripetono sempre: “Vi prometto che nessuno sarà lasciato indietro dallo Stato. Noi siamo quelli che nonostante tutto ce la stanno facendo, e possiamo farcela se tutti partecipiamo e scegliamo”.

La lettera di Di Maio ai giovani “della sua generazione”
Il leader M5s nel corso del suo intervento dal palco ha scelto di leggere una lettera rivolta alla sua generazione. “Noi siamo stati chiamati in tanti modi. Generazione y, millennials, tanti nomi perché in fondo chi ci guardava da fuori non ci ha mai capito. La realtà è che siamo la generazione del “nonostante tutto”. Perché noi siamo quelli che nonostante tutto ce la stanno facendo. All’inizio sembrava tutto perfetto. Poi siamo cresciuti e abbiamo fatto l’università perché ci avevano raccontato che bastava prendere una laurea per avere un posto fisso, guadagnare dei soldi, fare un mutuo e mettere su famiglia. Invece no, non è stato così. Ci siamo trovati ad affrontare un mondo che non eravamo stati preparati ad affrontare”. E’ questo l’incipit della lettera che ha letto ai “giovani dai 20 ai 40 anni”. Una sorta di ultimo appello al voto, tutto dedicato agli elettori più giovani. “Il mondo è cambiato e allora noi siamo cambiati assieme al mondo, adattandoci ai nuovi contesti. E ora siamo diventati grandi. E vogliamo rivendicare il diritto a guidare il cambiamento di cui il Paese ha bisogno. Perché il mondo è cambiato, noi siamo cambiati, ma l’Italia è sempre la stessa. Quelli che comandano, quelli che si candidano a governare sono sempre gli stessi da 20 anni. La mobilità sociale non esiste, i più ricchi di oggi sono gli stessi del secolo scorso. E questo succede solo in Italia. Questo Paese non cambia e non si adatta al mondo perché chi comanda non vuole cambiare e ci sta portando sempre più giù. Per una evoluzione della specie devono cedere il passo. Non è una minaccia, è una legge biologica, ed è la storia a dircelo”, prosegue Di Maio che conclude: “Noi abbiamo il dovere di cambiare questo Paese, abbiamo la responsabilità di dotarlo delle nostre competenze per farlo entrare dalla porta principale nel mondo che è cambiato. Perché così com’è non si va da nessuna parte”.

Davide Casaleggio: “Il 4 marzo è vicino, corriamo controvento e iniziamo a volare alto”
Tra i primi ha parlato il figlio del cofondatore Gianroberto Casaleggio, che si è presentato sul palco con un palloncino rosso simbolo del padre. “Siamo andati controvento in tutti questi anni: siamo andati contro la Gomorra della politica”, ha detto. “Fuori dalla casa di mio padre c’è una targa che rappresenta un disegno di Guareschi e che si intitola ‘controvento’: ed è proprio controvento che siamo andati questi anni. Contro i luoghi comuni, contro la Gomorra della politica contro ciò che ha fatto male all’Italia. E con la determinazione che siamo arrivati fino a qua”. E ha chiuso citando Adriano Olivetti: “Siamo tantissimi tasti di una macchina che sta scrivendo una storia bellissima”.

Di Battista: “Questo è il mio ultimo discorso da deputato”
Per Di Battista è stato un quasi arrivederci dopo una campagna in giro con il suo camper (lui sì). “Questo è il mio ultimo discorso da parlamentare per ora”, ha detto, “ma resto sempre a disposizione Di Luigi perché il Movimento è la mia seconda pelle”. Quindi contro l’ex Cavaliere: “Berlusconi e De Benedetti stanno cercando già un low cost per andarsene dall’Italia. Lo hanno promesso: se vinciamo noi se ne vanno”. Poi ai giovani: “Mi rivolgo ai giovani: è responsabilità vostra tirare su questo Paese e lo si può fare solo partecipando attivamente. Giovani tiriamolo su noi questo Paese. Ripartiamo dalla legalità e dalla lotta alla corruzione. Dobbiamo fare un ultimo sforzo, possiamo stravincere. Sento davvero un clima nuovo”.

Fico: “Amo M5s che ci ricorda da dove veniamo”
Ha parlato anche Roberto Fico, quello che solo qualche mese fa era stato lo sfidante di Di Maio. “La difesa dei ben comuni, dell’acqua pubblica, l’energia rinnovabile, la raccolta di fondi per fare anche le piccole cose, il rifiuto del finanziamento pubblico: “io amo questo Movimento per questo”, ha detto. Proprio Fico non aveva parlato in segno di polemica dal palco di Imola, ovvero nell’ultima manifestazione M5s: “Siamo qui questa sera per riaffermare tutte queste cose”. Questo, ha aggiunto, “è un Movimento meraviglioso che ha dimostrato che la politica si può fare in un altro modo. Questo Movimento è una grande opportunità per questo Paese in cui ognuno dovrà fare la sua parte e nessuno essere escluso”. E soprattutto “dobbiamo ricordarci sempre chi siamo e dove stiamo andando. Noi in qualche modo abbiamo già vinto”.

Raggi: “Il sogno è iniziato con la guida di Roma, ora al governo. Noi incapaci? Sì di rubare”
Intorno alle 18.30 sul palco si è presentato Beppe Grillo che ha aperto l’evento tenendo sotto braccio Virginia Raggi. “Vi lascio in buona compagnia, ci vediamo verso mezzanotte: godetevela”, ha detto il garante. La prima cittadina ha esordito: “E’ un’emozione essere qui: non mollate mai, io non ho mollato. Io vi voglio bene, questo ve lo voglio dire. Un anno e mezzo fa è iniziato il nostro sogno, un cammino che ci ha portato alla guida di Roma, ora questo cammino dobbiamo completarlo andando al governo del Paese, con Luigi Di Maio”. E poi: “Dobbiamo fare un favore ai noi stessi e ai nostri figli, dobbiamo rivoltare completamente il sistema dei partiti, un sistema marcio, in cui gli inciuci sono all’ordine del giorno, i cambi di casacca, gli scambi di favore tra partiti. Hanno scritto una legge per tenere fuori il M5s, sono vergognosi e noi abbiamo la dignità di fermare questo sistema e il coraggio di farlo”. Quindi Raggi ha citato il fuorionda di Fitto, Salvini e Meloni: “Avete visto? Hanno paura di noi”. E ha chiuso: “Siamo incapaci, sì, siamo incapaci di rubare”.





Alberto Pento
I 5 stelle sono il "moderno" nazional socialismo con in più un elemento internazionalista/mondialista/ecumenista, sono un miscuglio di caratteri fascio-comunisti, atei e religiosi, ... se vinceranno sarà principalmente perché sono gli unici ad aver promesso in campagna elettorale una riduzione drastica dei privilegi economici della casta dei politicanti che ci governano e che ci amministrano da 150 anni.
Riduzione che poi a cascata si dovrebbe estendere ai consiglieri regionali e provinciali, alle magistrature, alle dirigenze delle amministrazioni pubbliche, a tutte le burocrazie, alle dirigenze del parastato e delle partecipate; e alle pensioni d'oro e d'argento.
È il solo elemento positivo proposto dai 5 stelle, però è di gran lunga superiore e più efficace e con maggior presa sugli elettori di tutte le proposte fatte dagli altri partiti; poiché innesca l'unico prinicipio virtuoso possibile per risanare il debito pubblico, la moralità e l'efficenza dell'amministrazione pubblica con la conseguente riduzione delle tasse, la ripresa economica e l'aumento del reddito dei cittadini che lavorano e dei pensionati.
Ma la proposta/promessa è una cosa diversa da ciò che poi faranno una volta eletti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » sab mar 03, 2018 2:57 pm

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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » sab mar 03, 2018 2:58 pm

Politica, siamo un popolo di analfabeti di ritorno?
Enzo Trentin

https://www.vicenzareport.it/2018/03/po ... di-ritorno

Vicenza – Politica: siamo un popolo di analfabeti di ritorno. Così ci potremmo definire, stando ai risultati dell’indagine (8 ottobre 2013) promossa dall’Ocse sulle competenze alfabetiche e matematiche delle persone tra 15 e 65 anni, in 24 Paesi nel mondo. Siamo ultimi per quelle alfabetiche e penultimi in quelle matematiche. Insomma non siamo in grado di accedere, utilizzare, interpretare e comunicare le informazioni numeriche né sappiamo comprendere, valutare e usare testi scritti per sviluppare conoscenze e potenzialità. Non va meglio per le nuove generazioni, poiché gli studenti italiani sono penultimi in Europa per la capacità di comprensione di un testo, penultimi nelle cognizioni scientifiche e terzultimi in quelle matematiche. In una lettera al governo, del febbraio 2017, 600 docenti universitari denunciavano le carenze linguistiche dei loro studenti universitari, con errori appena tollerabili in terza elementare (grammatica, sintassi, lessico). Secondo il linguista Tullio De Mauro, scomparso il 5 gennaio 2017, il 70% degli italiani sono analfabeti funzionali, cioè hanno gravi difficoltà nella comprensione di un testo.

L’Italia è un paese ormai fallito da tutti i punti di vista. Molti si chiedono con un certo smarrimento come sia stato possibile arrivare a questo punto. Ancora una volta dovremmo esercitare il nostro diritto democratico elettorale senza poter scegliere effettivamente i nostri rappresentanti. Essi sono già stati scelti – con una esemplare eccezione – dalle segreterie di partito. Non riusciamo ad intravvedere la logica secondo la quale sulla base del nostro voto si forma la rappresentanza politica. Ancora una volta i partiti si sono fabbricati una legge elettorale che giovi loro e sicuramente non qualcosa che serva veramente ai cittadini. Non è un caso, dunque, se tanti cittadini non sanno più cosa votare, perché non sanno cosa in effetti votano facendolo. Aumenta così il rifiuto di partecipare ancora a questo gioco. La risposta è molto più semplice di quanto si creda, solo che concettualmente non ci soffermiamo abbastanza per metterla a fuoco, perché siamo distratti mediaticamente dal cazzeggio, dalla mistificazione, e nella vita privata si tribola talmente tanto che non c’è il tempo per interagire in profondità coi nostri interlocutori.

La questione, naturalmente, è politica poiché in una autentica democrazia nasce l’esigenza di limitare i poteri di chi governa, non ultimo quello di imporre tasse e controllare i privilegi. Laddove – come è accaduto in molti paesi, e in special modo in Italia – la potestà tributaria è usata come strumento per depredare alcuni cittadini a favore di altri, e ha come unico limite quello della voracità delle corporazioni sul cui consenso si fonda il potere, lì la democrazia si riduce a una farsa. Accade allora che il “Principe”, attraverso un accurato lavaggio del cervello, riesca a persuadere la massa dei cittadini che alcune scelte tributarie, come ad esempio progressività delle imposte, tassazione dell’eredità, ipertassazione dei patrimoni, armonizzazione fiscale europea e così via, siano dogmi indiscutibili e immodificabili. Dogmi che vengono spacciati per verità scientifiche e nobilitati di un’aura di alta eticità.

Ma per fortuna vi sono ancora eresiarchi impenitenti, come Pascal Salin (Presidente della Mont Pelerin Society. Associazione internazionale di intellettuali liberali fondata da Friedrich von Hayek nel 1947), che con la lama del libero pensiero smascherano queste “pie frodi” elaborate per legittimare le scandalose rapine dello Stato padrone-predone. Si aggiunga Simone Weil, una riformatrice, (“Manifesto per la soppressione dei partiti politici” febbraio 1950) che così descriveva le caratteristiche dei partiti: «Un partito politico è una organizzazione costruita in modo da esercitare una pressione collettiva sul pensiero di ognuno degli esseri umani che ne fanno parte. Il fine primo e, in ultima analisi, l’unico fine di qualunque partito politico è la sua propria crescita, e questo senza alcun limite.» Di qui l’incompatibilità dei partiti con la democrazia; di qui la necessaria loro soppressione. Un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.

L’idea di partito non rientrava nella concezione politica francese del 1789, se non come quella di un male da evitare. Ma giunse il momento del club dei giacobini. Era questo, inizialmente, soltanto un luogo di libera discussione. A trasformarlo non fu una qualche specie di meccanismo fatale: fu soltanto la pressione della guerra e della ghigliottina a farne un partito totalitario. Le lotte tra fazioni furono governate dal pensiero così ben formulato da Michail Pavlovič Tomskij: «Un partito al potere e tutti gli altri in prigione». Così, sul continente europeo, il totalitarismo è il peccato originale di tutti i partiti.

Il fatto che esistano non è in alcun modo un motivo per conservarli. Soltanto il bene è un motivo legittimo di conservazione. Il male dei partiti politici salta agli occhi. La questione da esaminare è se ci sia in essi un bene che abbia la meglio sul male, e renda così la loro esistenza desiderabile. Se individui appassionati, inclini per via della passione al crimine e alla menzogna, si compongono allo stesso modo in un popolo vero e giusto, allora è bene che il popolo sia sovrano.

Una costituzione democratica è buona se per prima cosa realizza nel popolo uno stato di equilibrio, e soltanto in seguito fa in modo che le volontà del popolo siano eseguite. L’autorità del popolo, in democrazia, non dipende affatto da sue presunte qualità sovrumane come l’onnipotenza e l’infallibilità. Dipende invece dalla ragione esattamente contraria, dall’assunzione cioè di tutti gli uomini, e del popolo tutto intero, come necessariamente limitati e fallibili.

In una democrazia autentica ogni cittadino è in qualsiasi momento titolare del potere di decidere le forme di governo dalle quali farsi governare, potere che viene esercitato collettivamente per mezzo degli istituti di partecipazione popolare: referendum, iniziativa di delibere e leggi, recall, etc. come in Svizzera, in California, e altrove, oltre che attraverso le istituzioni pubbliche che lo rappresentano.

Non usciremo da questa crisi lasciandoci governare dai più “disinvolti”. Coloro che pretendono di aumentare le tasse per diminuire il debito pubblico (che peraltro è in costante aumento), e nel frattempo non riducono la spesa pubblica. Sono recenti ed elettoralisticamente evidenti il rinnovo del contratto nazionale degli statali, con l’assunzione di 52.000 precari della scuola, e dal 1° gennaio 2018, l’assunzione di 50 mila precari della pubblica amministrazione. E poi il rinnovo dei contratti per il pubblico impiego del 2018. Manca solo il rinnovo del contratto dei dirigenti pubblici ma, probabilmente, se ne riparlerà dopo le elezioni politiche di domenica 4 marzo 2018. Per gli statali della sanità, ad esempio, il rinnovo del contratto porterà aumenti degli stipendi compresi tra 80,50 euro e 94,80 euro. A ciò va aggiunta la corruzione (vedi Mose a Venezia) e le irregolarità ed inefficienze nel lavori pubblici (vedi Pedemontana veneta), solo per citarne due tra le molte.

Un sincero federalista: Paolo Bonacchi, scrive: «È probabile che un grande disastro delle economie e dell’ambiente a livello planetario, ci indichi l’urgenza di stabilire un più duraturo equilibrio fra lo spirito globalizzante e mondialista dell’economia e della finanza virtuale e quello della natura tendente a privilegiare la “località” delle persone, le piccole comunità umane dove i bisogni materiali e spirituali degli individui possono essere soddisfatti in modo più appropriato in vista del benessere collettivo. Il passaggio dalla concezione di Stato sovrano moderno, unitario, indivisibile ed accentrato di origine medievale, imperiale e monarchica, a quella di Stato federale fondato sulla contrattualità dei rapporti fra gli individui, fra questi e le loro istituzioni e fra gli Stati costituisce, a mio avviso, la sua prima importantissima tappa. Raggiungeremo questo scopo se, nel corso dei prossimi anni, sapremo agire coerentemente con il bisogno di crescita della civiltà e della coscienza, adottando criteri politici ed economici rispettosi delle leggi della natura e se, come umanità, ne avremo il tempo, la capacità e il coraggio.»

Lo Stato nasce per accordo volontario dei cittadini, che rinunciano a frammenti di libertà perché la libertà di tutti, e quindi quella di ciascuno, sia meglio tutelata che nello Stato di Natura. Se lo Stato viene meno a questa missione basilare, alla sua ragion d’essere e giustificatrice, siamo ripiombati nello Stato di Natura la quale è soggetta sì a mutazione, ma in tempi che non sono quelli umani.
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » sab mar 03, 2018 10:11 pm

La linea morbida dei grillini sull'estremismo islamico
Alberto Giannoni - Sab, 03/03/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 00093.html

La politica estera e di difesa dei 5 Stelle: per Di Stefano "il terrorismo non esiste", per Di Battista "l'Isis va capito"

«I l terrorismo islamico non esiste». E comunque «dovremmo smetterla di considerare il terrorista un soggetto disumano» col quale non si può neanche «intavolare una discussione»; il terrorismo «è la sola arma violenta rimasta a chi si ribella».

Non sono i deliri di qualche testa calda dell'islamismo, è puro «distillato» del 5 Stelle-pensiero: analisi firmate dai due massimi esponenti del Movimento grillino in fatto di politica estera, Alessandro Di Battista e Manlio Di Stefano.

Oggi vengono infatti scandagliate le posizioni dei «ministri» di Luigi Di Maio. È accaduto anche all'economista Lorenzo Fioramonti, indicato per lo Sviluppo economico: la sua scelta ha sollevato «inquietudine e indignazione nel mondo ebraico» ed è stata definita «pessima, estremista, odiosa» dal presidente dell'Unione delle associazioni pro Israele, l'ex radicale Alessandro Litta Modignani. Dal canto suo, l'aspirante ministro, accusato di simpatie per il boicottaggio anti-Israele, ha replicato categorico: «Non ho mai sostenuto alcun boicottaggio - ha detto - non ho mai sostenuto posizioni anti-israeliane». Chissà come si troverà nel M5s? E come giudicherà le idee di Beppe Grillo? Le uscite del «garante» del Movimento infatti, sono un inquietante florilegio di pregiudizi e «gaffe» tipicamente affini al pensiero antisemita. Grillo, per esempio, ha difeso il regista Mel Gibson, per il quale «gli ebrei sono responsabili per tutte le guerre nel mondo», ha insultato Rita Levi Montalcini e poi ha affidato a un'intervista al quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth una summa di stereotipi e ossessioni, in cui non manca l'evocazione del Mossad e una rappresentazione agiografica del regime iraniano degli Ayatollah.

E a ben vedere è proprio questo il problema: da una miscela di retaggi terzomondisti e suggestioni qualunquiste, nei 5 Stelle emerge - riveduto e corretto - un eclatante e antico vizio della sinistra: con parole nuove condannano sempre e comunque l'Occidente e le sue democrazie, mentre concedono attenuanti ai suoi nemici, fossero pure fondamentalisti. Al culmine di questo doppio standard, viziato da dilettantismo e reminiscenze ideologiche fuori moda, si arriva al paradosso del novembre 2015, quando il Movimento - che non ha mai fatto economia di parole forti per gli avversari politici - decide di commentare in questi termini la folle strage jihadista di Parigi: «Un terribile attacco che deploriamo con fermezza». Deploriamo. Una drammatica incomprensione o sottovalutazione del fenomeno. «Il terrorismo islamico non esiste» sosteneva appunto il capogruppo Esteri Di Stefano, spiegando che «dietro il nome Stato islamico c'è un'accozzaglia di mercenari che usano la religione per fare proselitismo. Esattamente - diceva - come i generali degli eserciti occidentali che si battono il petto in chiesa ogni domenica e poi massacrano milioni di civili inermi». E se il «terrorismo islamico non esiste» può capitare (a Di Stefano è capitato ad aprile) di partecipare allo stesso evento che ospita un imam che ha esaltato le azioni kamikaze dei bambini. E mentre l'Isis furoreggiava, il terzomondista principe dei grillini, Di Battista, si era incaricato sul blog di riflettere sul «che fare». E al primo punto, guarda caso, cosa aveva individuato? L'esigenza di «mettere in discussione, una volta per tutte, la leadership nordamericana». Gli Usa - garantiva il Dibba - «hanno portato morte, instabilità e povertà». E intanto «dovremmo smetterla di considerare il terrorista un soggetto disumano con il quale nemmeno intavolare una discussione».
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » dom mar 04, 2018 9:22 am

Il segreto di Grillo: sotto le cinque stelle la falce e il martello
Emanuela Fontana - Sab, 09/02/2013

http://www.ilgiornale.it/news/interni/s ... 83920.html

Roma - Né di destra, né di sinistra, né qualunquista. Nell'Italia delle utopie un partito del genere sarebbe forse nato.

Ma la forza politica che si professa più trasversale e pulita dell'acqua (pubblica) si porta dietro una storia. Il MoVimento cinque stelle non è più un blog. Non è più solo la faccia e la voce di Grillo che urla e sbrana la Casta dal palco. Ora il partito è diventato un insieme di uomini e donne possibili rappresentanti del popolo. Con le loro storie, spesso ben radicate in un passato politico o ideologico. Vengono a galla amicizie e candidature circoscrivibili in un ambito preciso. Chi vota Beppe Grillo forse non sa, per esempio, che capolista in Senato del M5S in Piemonte è uno dei principali attivisti del Movimento no Tav. E che praticamente tutti i candidati piemontesi in lista definiscono la lotta contro la linea d'Alta velocità Torino Lione come una delle «battaglie regine» del loro mandato. Sono mesi e anni che Grillo ripete che i No Tav dei blocchi e delle occupazioni dei cantieri sono gente perbene, e li ospita sul blog. Ma ora l'amicizia diventa candidatura effettiva. Grillo sembra collocarsi con più lucidità in quella nicchia della sinistra respinta dai partiti che ora trova nelle cinque stelle un terreno di riscossa. Assorbe quelle aree di conflitto scontente di tutti, ma sempre in subbuglio. In un recente attacco durissimo contro i sindacati della Triplice, Grillo ha demolito Cgil Cisl e Uil, ma ha salvato i Cobas, con cui «facciamo molte battaglie insieme». In Calabria, i Cobas della sanità in sciopero hanno annunciato a gennaio che inviteranno «i 1032 precari e le loro famiglie a votare Beppe Grillo».

E c'è poi una sinistra intellettuale a cui il comico strizza l'occhio, ricambiato. Lunedì uscirà in tutte le librerie un libro a sei mani scritto da Grillo, dal suo spin doctor Casaleggio e da Dario Fo, dal titolo: Il grillo canta sempre al tramonto. Ora Rifondazione confluisce nella Rivoluzione civile di Antonio Ingroia, ma con qualche rimpianto, se si ricorda che appena tre mesi fa Paolo Ferrero ventilava una «collaborazione» con il comico genovese. Micromega, il periodico diretto da Paolo Flores d'Arcais, in un recente sondaggio sulle preferenze di 25 intellettuali di sinistra, ha rivelato che Marco Travaglio ricorrerà al voto disgiunto: Rivoluzione civile alla Camera e Movimento 5 stelle al Senato. Anche Flores D'Arcais è per Rivoluzione civile e per M5s. Andrea Scanzi: «Con gli attivisti 5 Stelle in parlamento ci sarà un'opposizione reale che non farà sconti: l'esatto contrario dei Violante». E poi c'è il neoambientalismo, la forza attrattiva del MoVimento in special modo sui giovani, che si traduce nell'assorbimento di una serie di ex attivisti o simpatizzanti dei Verdi, partito da anni in declino. Intanto il comico porta avanti le sue guerre trasversali: «Porteremo via i beni ai politici come ai mafiosi - ha annunciato ieri dal comizio a Belluno - Faremo un'indagine fiscale sui politici. Nel movimento sono tutti ingegneri informatici».

Marco Scibona, di Bussoleno, 45 anni e valsusino, è il punto di riferimento dei No Tav che potrebbero approdare in parlamento. Testa di serie per il Senato in terra piemontese, ricorda nel suo curriculum le tante battaglie contro la linea Torino-Lione, «prima come manifestante, e poi sempre più attivamente nei comitati», e di come abbia collaborato al trasferimento del gruppo consiliare del M5s «nella roulotte presso il cantiere Tav».

Poi c'è il bacino della sinistra anni '60 e '70. Fabrizio Girani, 62 anni, negoziante, candidato di Voghera, si racconta così: «A 18 anni già mi esponevo come attivista del Psiup, dopo 4 anni il partito fu chiuso con la decisione del Congresso nazionale di confluire nel Pci». Nicola Costantino, che vive a Lione e siciliano di nascita: «A 15 anni ero il più giovane a occupare la sala consiliare del comune di Termini Imerese nella lotta per l'acqua». Ancora No Tav. Fabrizio Gallo, candidato al Senato, di Novi Ligure, impiegato: «Faccio parte del coordinamento dei Comitati contro il Tav-Terzo Valico». Tra gli attivisti anti-alta velocità anche Federica Daga, 37 anni, capolista alla Camera nella circoscrizione Lazio 1.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » dom mar 04, 2018 7:37 pm

DIO CI SCAMPI DAI MINISTRI A 5 STELLE
di MATTEO CORSINI
04/03/2018

https://www.miglioverde.eu/dio-ci-scamp ... i-5-stelle

La presentazione della lista dei ministri che farebbero parte di un ipotetico governo a guida M5S non ha riservato, almeno per quanto mi riguarda, particolari sorprese. In tutti i ministeri che hanno una qualche attinenza con l’economia sono state indicate persone keynesiane, magari che si autodefiniscono “keynesiano eretico”, come Andrea Roventini, professore associato alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, indicato per il ministero dell’Economia.
Ecco alcune perle: “Le crisi finanziarie e la grande recessione del 2008 sono anche il frutto di teorie sbagliate, improntate al liberismo e alla deregolamentazione sfrenata dei mercati finanziari. Lo dicono Nobel come Stiglitz e Krugman. Per questo ho cercato di pensare fuori dal coro sviluppando modelli keynesiani e schumpeteriani basati sulla teoria dei sistemi complessi”.
Ah beh, se lo dicono Stiglitz e Krugman c’è poco da obiettare… E in effetti non mi stupirei se, tra una sciocchezza e l’altra, anche Roventini lanciasse l’idea di immaginare un attacco alieno per giustificare un aumento della spesa pubblica per la difesa, che aumenta la domanda aggregata e, quindi, il Pil in puro stile keynesiano.
Non mi stupirei se stesse pensando a quello quando afferma: “L’importante è presentarsi al tavolo europeo con proposte credibili. Nel nostro Def non ci sarà spazio per idee bizzarre o utopistiche, ma porremo maggiore attenzione al tema della crescita e degli investimenti pubblici, mantenendo l’equilibrio dei conti”.
Come fare a mantenere l’equilibrio dei conti? Ovviamente facendo volare il Pil: “Il rapporto debito/Pil deve certamente calare, principalmente attraverso la crescita e non surplus crescenti di bilancio. Oggi i moltiplicatori fiscali sono maggiori di uno: va colta questa opportunità attraverso investimenti a sostegno dell’innovazione. Inoltre tassi d’inflazione superiori a quelli attuali e vicini al 2%, l’obiettivo della Bce, contribuiranno a ridurre il rapporto. Il parametro del 3% deficit/Pil è un feticcio. Va rispettato, ma in maniera flessibile. Dialogheremo con gli altri Paesi per cambiare il Fiscal compact”.
In questa via alla prosperità mediante magiche moltiplicazioni dei pani e dei pesci, va detto che il M5S è in sintonia con praticamente tutte le altre principali forze politiche, anche quelle che si autodefiniscono (senza alcun pudore) liberali. Però qui ci sono gli studi teorici a supporto… “Studi teorici ed empirici dimostrano che le politiche di austerità sono auto-distruttive. Il debito va tenuto sotto controllo, ma è ora di rilanciare la crescita. In ogni caso si possono fare tagli mirati alla spesa realizzando il piano Cottarelli e tagliando agevolazioni fiscali improduttive”.
Posto che di austerità si è fatta più teoria che pratica, quanto meno per quanto riguarda i consumatori netti di tasse, se si tagliano solo le agevolazioni fiscali in realtà si tratta di un (ulteriore) aumento di tasse, a parità di altre condizioni.
E non poteva mancare il pezzo forte del reddito di cittadinanza: “Il M5S propone reddito di cittadinanza e congelamento della legge Fornero con la quota 41. È sostenibile? Non miriamo a un’abolizione tout court della riforma Fornero ma a un suo superamento. A mio giudizio è sostenibile. In ogni caso, penso che dopo 40 anni un lavoratore abbia diritto ad andare in pensione. Il mio amico e collega Pasquale Tridico ha proposto un piano per finanziare il reddito di cittadinanza o meglio il reddito minimo condizionato.”
Tridico sarebbe l’ipotetico ministro del lavoro, colui che teorizza che con il reddito di cittadinanza gli scoraggiati si rimetterebbero alla ricerca di un lavoro e, così facendo, genererebbero un aumento del Pil potenziale, quindi dell’output gap. Ciò consentirebbe all’Italia di avere più “flessibilità” ossia più deficit.
Se vi sembra una follia, non state avendo delle allucinazioni. Il problema è che questi signori non dicono queste cose esibendosi in uno spettacolo di cabaret, ma prendono se stessi terribilmente sul serio.
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » lun mar 05, 2018 8:02 am

Lerner voterà per Bonino: "Bravissima su immigrati"
Luca Romano - Ven, 02/03/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... po-reale/1

Gad Lerner si schiera con Emma Bonino e lo annuncia su Twitter
Oltre a registi, giovani europeisti, dreamers e filantropi come Soros, anche Gad Lerner si schiera con Emma Bonino.
Tanto da annunciare il suo voto per lei. "Per i pochi a cui interessa: vinta la tentazione di astenermi, anch'io domenica prossima voterò Piu Europa riconoscendo a emmabonino coerenza e lungimiranza su un tema scottante come l'immigrazione".
Insomma, il giornalista è stato convinto dalla linea sui migranti che sostiene la Bonino.
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » lun mar 05, 2018 8:19 am

Una donna demente senza rispetto, una vera razzista criminale che i viola diritti umani dei nativi italici, una persona orrenda


Cécile Kyenge:”l’Italia deve essere guidata al cambiamento della sua popolazione”
di Cesare Sacchetti
2018/03/04

https://lacrunadellago.net/2018/03/04/c ... opolazione

Nel corso dell’intervista alla radio svizzera RTS, l’ex ministro dell’integrazione del governo Letta, Cécile Kyenge, e attuale deputata al Parlamento Europeo nel gruppo dell’Alleanza progressista dei socialisti e democratici, torna a parlare dell’immigrazione e lancia un duro atto di accusa contro i partiti che, a suo dire, stanno utilizzando il fenomeno per meri fini di campagna elettorale.

In particolare, secondo la Kyenge il tema dell’immigrazione è diventato “l’unico piano aggregatore dei partiti di destra”, tra i quali spiccano su tutti “la Lega Nord e il partito neofascista CasaPound.”

Tutto questo per l’eurodeputata, alimenta un “clima di instabilità e insicurezza sociale” creato non dal costante aumento del fenomeno migratorio, ma da chi cerca strumentalmente di provocare la paura della popolazione descrivendo l’immigrazione come un problema per il Paese.

L’ex ministro del PD ha aggiunto che in questa “campagna elettorale non si parla di programmi politici ma piuttosto del malessere della popolazione o delle sue paure.”

Per l’eurodeputata “il razzismo esiste ” e crede a questo proposito che l’Italia “deve essere guidata al cambiamento della popolazione, o meglio al cambiamento della composizione della popolazione.”

Quello descritto dalla Kyenge dunque ricorda molto da vicino una sorta di “educazione” delle masse all’idea di una graduale sostituzione etnica, dove gli italiani nativi lasciano il posto a cittadini provenienti in larga parte dai paesi afro-asiatici. L’eurodeputata poi nel corso delle battute finali della sua intervista è tornata ad attaccare “le forze populiste che hanno utilizzato l’immigrazione e strumentalizzato il fenomeno.”

L’argomento delle nascite per risolvere il problema demografico non è stato affrontato dall’ex ministro che considera apparentemente l’immigrazione e il cambio di popolazione la risposta alla soluzione del calo delle nascite.

Proprio sulla questione demografica, un recente studio pubblicato dal Centro Machiavelli ha messo in rilievo come il tasso di fertilità della popolazione femminile in Italia sia passato da 2,7 figli per donna nel 1964 all’1,5 attuale.

La ricerca in questione riporta anche il consistente aumento della popolazione straniera in Italia, attualmente pari a poco più di 5 milioni, un aumento del 270% rispetto al 2002. Ma la questione demografica, una vera e propria emergenza per il Paese, non sembra al centro dell’agenda della politica nè di quella di politici che esprimono un pensiero simile alla Kyenge, secondo i quali il problema si risolve semplicemente con una nuova “composizione della popolazione.”

Sorprendentemente, coloro che spesso accusano di razzismo chi è contrario a questa agenda immigrazionista, sono gli stessi che di fatto sostengono che l’estinzione del popolo italiano sia perfettamente accettabile. Il razzismo è ammesso, ma solo contro gli italiani.
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » lun mar 05, 2018 8:19 am

Elezioni, centrodestra prima coalizione. Vola il M5S, il Pd crolla sotto il 20%
Andrea Indini - Lun, 05/03/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... po-reale/1

Cala il sipario su una legislatura contestatissima e divisiva. E, dopo una lunga giornata segnata da errori, ritardi e code, lo spoglio dei voti incorona il centrodestra prima coalizione del Paese.

Secondo le proiezioni di Tecnè per Matrix, incassa il 35,7% alla Camera e il 36% al Senato. Il Movimento 5 Stelle è, invece, il primo partito del Paese col 32,7% alla Camera e il 30,91% al Senato. A piangere è Matteo Renzi che, dopo il tracollo del Pd al 19%, dovrà ora fare i conti con i malpancisti dem. Più in generale, il quadro che ne esce è complicato. Nessuna forza politica, né da sola né in coalizione, avrebbe dunque la maggioranza e, quindi, l'autosufficienza per poter governare. A meno che non vi siano "innesti" esterni.

"Si parte da noi - esultano in Forza Italia - il centrodestra è la prima coalizione". All'interno della coalizione, secondo le proiezioni di Tecnè, la Lega supera Forza Italia. Il partito di Silvio Berlusconi è al 14,18% alla Camera e al 14,4% al Senato, mentre il movimento guidato da Matteo Salvini è al 18,47% al Senato e al 18,57 alla Camera. "È un momento storico per il Carroccio", chiosa Giancarlo Giorgetti che, escludendo "intese" post voto, avvia le trattative con gli alleati. Tra questi anche Fratelli d'Italia che incassa oltre il 4%. "Dopo cinque anni di governo della sinistra il centrodestra e non il Movimento 5 Stelle è l'alternativa vincente - fanno sapere da Forza Italia - gli italiani, come aveva chiesto il presidente Berlusconi, non hanno fatto prevalere la deriva grillina". La partita, poi, non è affatto finita. "Ci sarà la fila per entrare nel centrodestra...", commenta il capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta.

Nelle prossime ore la palla passerà al capo dello Stato Sergio Mattarella. Che non potrà prescindere dall'exploit del Movimento 5 Stelle. Alessandro Di Battista ha già fatto sapere che non intendono aprire ad altre soluzioni se non quella di un governo pentastellato a cui altre forze potrebbero dare l'appoggio su determinati provvedimenti. Ovvero, in altre parole, solo alle condizioni dettate dagli stessi Cinque Stelle. Tutto, però, dipende dal computo (finale) dei seggi. Alla Camera il M5S ne conquista tra 220 e 268, il centrodestra tra 213 e 261, il centrosinistra tra 97 e 145 e Liberi e uguali tra 12 e 18. Al Senato, invece, al centrodestra vanno tra 113 e 139 seggi, ai Cinque Stelle tra 104 e 130, al centrosinistra tra 45 e 71 e a Liberi e uguali tra 4 e 10. A queste proiezioni, però, vanno ad aggiungersi quelli che sono ancora incerti.

Da queste elezioni è il centrosinistra a uscire con le ossa rotte. Alla Camera non arriva al 24%, mentre al Senato si ferma al 22,7%. E il primo imputato è Renzi. "Deciderà lui... ma prima pensiamo al Paese". Ettore Rosato, capogruppo piddì alla Camera, taglia corto quando gli domandano se Renzi lascerà la guida del Pd. "Voglio capire qual è la soluzione che il Parlamento può trovare per garantire un governo a questo Paese - si limita a dire - dopo discuteremo anche di cosa succede al Pd". Andando a guardare i singoli partiti della coalizione spicca, infatti, il crollo del Partito democratico. Che si ferma al 19,4% alla Camera e al 18,7% al Senato. Un abisso da quel 40,8% conquistato alle elezioni europee del 2014, ma anche dalla "non vittoria" di Pier Luigi Bersani nel 2013. Renzi assiste alla disfatta nel suo ufficio al Nazareno con un manipolo di big. Lo "schema" di buttare incolpare gli scissionisti regge solo fino a un certo punto, visti i risultati poco lusinghieri raggiunti dai bersaniani. Liberi e Uguali supera (di poco) il 3%, soglia di sbarramento per poter entrare in parlamento.
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Re: Votar o no votar

Messaggioda Berto » mar mar 06, 2018 9:45 am

Voto Italia. Le responsabilità di chi ha vinto le elezioni
Luciano Fontana
5 marzo 2018
Nessun partito o coalizione ha i voti per governare in solitudine. Le rivendicazioni dell’incarico sono legittime ma devono misurarsi con la realtà di un Parlamento al momento senza maggioranza


http://www.corriere.it/opinioni/18_marz ... b7be.shtml

Domenica 4 marzo è finito il mondo della politica italiana che abbiamo conosciuto negli ultimi venticinque anni. Le divisioni tra destra e sinistra quasi non esistono più nelle urne. Il centrosinistra precipita in un abisso inimmaginabile fino a qualche mese fa. Berlusconi, il capo indiscusso dei conservatori, l’uomo che con la sua discesa in campo e il rapporto diretto con gli elettori aveva dominato sempre la scena, viene sconfitto nella competizione interna da Matteo Salvini, il leader che ha cambiato pelle alla Lega. I Cinque Stelle, affidati dal comico fondatore Beppe Grillo a Luigi Di Maio, ottengono un grande successo proprio quando decidono di uscire dal recinto della semplice protesta.

Niente sarà più come prima. Cambiano i protagonisti, cambia la geografia elettorale del Paese, cambiano le motivazioni del consenso. La sconfitta del Pd ci restituisce un’Italia quasi bipolarista. Il centrodestra è fortissimo al Nord ma altrettanto rilevante con la Lega in aree del Centro e del Sud del Paese: in nome dei temi della rivolta fiscale, dell’immigrazione e della sicurezza (si veda il caso di Macerata con il partito di Salvini passato da 153 a 4.808 voti).

I Cinque Stelle sfondano nel Mezzogiorno cavalcando la rivolta contro le vecchie classi dirigenti e offrendo il reddito di cittadinanza come soluzione alla disoccupazione di massa, soprattutto giovanile. Una divisione politica e territoriale netta ha spazzato via nomi e candidature forti sulla carta; il voto d’appartenenza, dato solo al partito e alle sue parole d’ordine, ha reso invisibili le alternative legate alla competenza e alla notorietà. Il prezzo più alto lo ha pagato il centrosinistra (e il suo capo Matteo Renzi), in una replica ancora più dura della sconfitta del referendum costituzionale del 2016. Non sappiamo ancora se le dimissioni, annunciate ieri, rappresentino l’uscita di scena definitiva di un leader che aveva suscitato speranze e qualche illusione. Anzi aver congelato la convocazione della fase congressuale, aver rinviato tutto al termine delle consultazioni per il governo sembra dimostrare che vuole controllare possibili deviazioni dalla linea annunciata ieri: opposizione e mai accordi con M5S e centrodestra. Nel Pd si aprirà una battaglia politica e di ambizioni personali il cui approdo non è per niente scontato, vista la fuga di parte dei suoi elettori verso il Movimento Cinque Stelle.

Una fase tremenda in cui il Pd sarà dilaniato dal dilemma su come spendere il proprio capitale, anche se ridimensionato, di eletti in Parlamento. Luigi Di Maio ha aperto ieri al dialogo per la formazione di un governo, imperniato su se stesso e sul M5S, che nelle sue intenzioni potrebbe coinvolgere principalmente il centrosinistra. Anche Matteo Salvini si è detto pronto ad assumere l’incarico in rappresentanza di una coalizione di centrodestra molto lontana dal vecchio schieramento dominato da Silvio Berlusconi. Le lodi sperticate al capo leghista arrivate da importanti dirigenti di Forza Italia sono il sintomo più chiaro della corsa al vincitore e del suo tentativo di conquista definitiva della guida dei conservatori italiani. Un progetto che punta alla costruzione di un’ampia formazione nazionalista molto diversa dal vagheggiato schieramento liberale del Cavaliere.

Naturalmente siamo solo all’inizio di una fase politica in cui alcuni elementi sono però chiari: nessun partito e nessuna coalizione ha i voti per governare in solitudine. Le rivendicazioni dell’incarico da parte dei vincitori sono legittime ma sembrano prove muscolari che devono misurarsi con la realtà di un Parlamento al momento senza maggioranza. Il fatto che M5S e Lega non abbiano accantonato le pulsioni antieuropee rende gli accordi ancora più complicati.

La partita passa nelle mani del presidente della Repubblica che, crediamo, non abbia alcuna intenzione di farsi trascinare in tentativi dimostrativi di formare il governo, fatti solo per riaffermare il proprio ruolo. Il capo dello Stato ha il compito di assicurare stabilità all’Italia con un esecutivo sostenuto da numeri sufficienti. È un cammino stretto e difficile ma l’unico percorribile. Quantomeno per assicurare quei provvedimenti e quelle riforme che permettano di giocare la prossima gara in una maniera meno frantumata ed efficace. Nella speranza che l’eterna transizione italiana finalmente si chiuda.
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