Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » ven apr 06, 2018 8:43 pm

Vittorio Feltri, il feroce ritratto di Luigi Di Maio: da Galileo a Giggino, un drammatico segnale di decadenza
5 Aprile 2018

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... giamo.html

C' è qualcosa di tragico nel nostro glorioso Paese, che ha dato i natali a uomini illustri i quali hanno inventato e scoperto cose tali da aver cambiato il mondo. Citiamone alcune tanto per chiarirci le idee: la radio, il telefono, il motore a scoppio, la pila elettrica, la lampadina, il pianoforte, l' elicottero, il telescopio, i raggi X e i veicoli spaziali, l' anestesia, la bussola e il giornale, la macchina per scrivere. Mi fermo per non tediarvi. Ripeto. Come è possibile che una terra tanto generosa e produttrice di autentici geni sia oggi in balìa di un ragazzotto senza arte né parte quale Luigi Di Maio, dalle cui labbra pendono ora 60 milioni di connazionali, parecchi dei quali, completamente fuori di senno, lo hanno votato nelle ultime elezioni svoltesi il 4 marzo scorso?

Più che un mistero è una burla oppure la certificazione del fatto che gli italiani si sono collettivamente rimbambiti. Sfoglio i giornali e leggo decine di articoli dedicati al trentunenne leader del Movimento 5 Stelle, preso sul serio da fior di commentatori, trattato come un grande politico degno di decidere i destini della patria. Trasecolo e rabbrividisco. Un signor nessuno che non ha studiato con profitto (commette errori marchiani di grammatica e di geografia), non ha mai lavorato, si è fatto immeritatamente mantenere da mamma e papà, è salito sul podio e, tronfio e pettoruto, detta legge a destra e a manca con una sfacciataggine che rasenta l' impudicizia. E il bello, si fa per dire, è che la maggioranza dei parlamentari lo considera un interlocutore quasi fosse Quintino Sella o Alcide De Gasperi.

Vero, nel peggio non c' è fondo e non si finisce mai di precipitare in basso, ma non avrei immaginato si potesse raggiungere questo abisso. Di Maio padrone della scena è un insulto ai nostri avi e ai contemporanei, che, per quanto stanchi di certi tribuni del popolazzo, non debbono subire un' onta simile che li squalifica e li rende ridicoli, marionette prive di dignità oltre che di amor proprio. Ancora ieri, e di sicuro pure oggi, la stampa si occupa di questo fighetto presuntuoso costantemente sulla scena senza un motivo valido.

D' accordo, il Movimento 5 Stelle ha raccattato un monte di voti specialmente al Sud, illuso di essere assistito grazie alla boutade del reddito di cittadinanza, cioè una sorta di stipendio assegnato a chi, anziché lavorare, si gratta il ventre. Però la circostanza che il partito in questione si sia affidato a un personaggetto incolore, privo di spessore, adatto sì e no a guidare il tram, altro che il Paese, trasforma la nostra politica in una pochade, un' operetta da quattro soldi.

Pulcinella è simpatico e arguto, tuttavia non può essere uno statista. Noi siamo riusciti nell'impresa di farlo apparire un pretendente legittimo al ruolo di presidente del Consiglio. Non ci rendiamo conto che il Parlamento è un luogo teoricamente importante e bisognoso di rispetto; e lo abbiamo declassato a bettola piena di mediocri, sciurette e nullafacenti, assemblea inidonea ad esprimere un protagonista provveduto e culturalmente attrezzato onde assumersi la responsabilità di gestire la cosa pubblica. Siamo al Di Maio dixit. Vergogniamoci, almeno, se non abbiamo il coraggio di sparare, metaforicamente, si intende, a chi ci ha trascinato così in basso.

Il fenomeno Luigino va studiato, sottoposto ad esami clinici per capire perché egli abbia sedotto una folla di terroni e vari fessi settentrionali ex comunisti dall' encefalogramma piatto. Una nazione degradata al punto da essere passata dalla magnificenza di uomini illustri alla bassezza di nani inguardabili del tipo di Luigino La Qualunque va analizzata al microscopio.
Chi è mentalmente normale non deve accettare che la Patria sia umiliata in questa maniera: consegnarsi nelle mani di un omuncolo insignificante quale il caporale Di Maio comporta il rischio di entrare nella storia dalla porta della barzelletta. Rifiutiamo di considerare costui una controparte; piuttosto andiamocene a casa, restiamo senza governo, arrangiamoci a campare alla carlona, mandando al diavolo chiunque miri a sfotterci spacciando la propria ignoranza crassa per perizia.
Date a Luigino un posto sicuro come fattorino nella pubblica amministrazione, ma toglietecelo dalle palle politiche. Abbiamo bisogno non di volti nuovi bensì di vecchi saggi.

Meglio Pier Ferdinando Casini di un qualsiasi grillino esaltato. Se non altro la Dc era presentabile, mentre gli avventurieri alla Di Maio sono imbarazzanti. Abbiamo in passato scherzato su Andreotti, Berlinguer, Forlani, Cossiga e Craxi, e ci tocca pentirci. Ridateci Casini. Non ne abbiamo altri che ci rassicurino. Infine ricordiamoci: passare da Leonardo Da Vinci, da Guglielmo Marconi, da Enrico Fermi, da Galileo Galilei, da Meucci, da Rubbia e Olivetti a Di Maio è una offesa sanguinosa e intollerabile. Riconquistiamo un minimo di dignità.


Gino Quarelo
Questa volta non sono d'accordo con Feltri. Non si confondano gli scienziati e i buoni ricercatori con i politicanti, i fanfaroni, i parassisti, gli irresponsabili, i ladri e le caste italiche immonde in genere. Quelli che ci hanno governato fin'ora anche se laureati o diplomati, oppure con una lunga carriera politica alle spalle; avvocati, giudici, giornalisti, economisti, professori, filosofi, storici, teologi, credenti, atei, attori, cantanti, scienziati, architetti, chirurghi, grandi imprenditori, industriali, banchieri, finanzieri, hanno portato l'Italia nel baratro, ad essere il paese peggiore dell'occidente, peggio di loro non vi può essere altro, il fondo l'abbiamo già toccato da un pezzo. Per me è molto peggio essere derubato e maltrattato da un cosidetto "uomo di cultura e di alta civiltà" che da uno ritenuto incolto e civilmente inconsistente.



Alessandro Sallusti violentissimo contro il grillino Toninelli: "Scimpanzè, che razza di cretino sei?"
7 Aprile 2018

http://www.liberoquotidiano.it/news/per ... tino-.html

"Siamo pronti a tutto, meno che a loro. Sono troppo per noi, troppo mediocri, troppo ignoranti, troppo invidiosi". Il finale dell'editoriale di Alessandro Sallusti sul Giornale è violento, ma mai quanto alcuni passaggi all'interno del commento del direttore. "Loro" sono i due capigruppo grillini alla Camera e al Senato, Giulia Grillo e Danilo Toninelli. Sallusti li ha visti ospiti di Porta a porta e li ha subito bollati: "Lo strano duo tipo Gianni e Pinotto".

A colpirlo è stato soprattutto Toninelli. "È arrivato a dire che non c'è nessuna possibilità di allearsi con Forza Italia perché siamo geneticamente diversi, abbiamo altri geni rispetto a Berlusconi e i suoi". "Se per geni - ribatte caustico Sallusti -intendiamo i talenti, non c'è dubbio che l'impiegato (questo faceva nella vita) Toninelli non abbia quelli del Cavaliere. E a ben guardarlo, Toninelli appare in effetti geneticamente diverso". E giù botte: "Nell'aspetto e nella postura ricorda, più che l'homo sapiens, un pan troglodytes, nota razza di scimpanzè che in natura, a differenza sua, non porta gli occhiali". Tutto questo si traduce, in politica, in "scimmioni che ragionano politicamente di razze". "Scusate la franchezza - conclude con una domanda (retorica) -, ma che «razza» di cretino è questo Toninelli che si crede «geneticamente superiore» a Silvio Berlusconi e a tutti noi? Quante ne dobbiamo ancora sentire prima che il Paese si renda conto in che «razza» di mani potrebbe finire?".



Mattia Feltri

Di Maio 1: «Il Movimento è nato in reazione al Pd, al loro modo di fare politica. E oggi offre uno stile nuovo». Di Maio 2: «Il Pd ha un’idea perversa del concetto di democrazia». Di Maio 3: «Il Pd è un partito di miserabili che vogliono soltanto la poltrona». Di Maio 4: «Il Pd si fa pagare da Mafia Capitale». Di Maio 5: «Il Pd profana la democrazia». Di Maio 6. «Nel Pd hanno una questione morale grande come tutto il Pd». Di Maio 7. «Nel Pd sono ladri di democrazia». Di Maio 8: «Il Pd è il simbolo del voto di scambio e del malaffare». Di Maio 9: «Nel Pd ci sono gli assassini politici della mia terra, sono criminali politici». Di Maio 10: «Il Pd fa politiche che favoriscono i mafiosi». Di Maio 11: «Il Pd è da mandare via a calci». Di Maio 12: «Il Pd ha i mesi contati, mandiamoli a casa». Di Maio 13: «Il Pd è il partito dei privilegi, della corruzione e delle ruberie. A casa». Di Maio 14: «Il Pd sta con le banche, manda sul lastrico i risparmiatori». Di Maio 15: «Il Pd è responsabile di questo schifo». Di Maio 16: «Il Pd è il male dell’Italia». Di Maio 17: «Le misure economiche del Pd sono infami». Di Maio 18: «Siamo noi l’unica alternativa al Pd». Di Maio 19: «L’unica cosa che possiamo fare è invitare i cittadini a liberare l’Italia dal Pd». Di Maio 20: «Non ci fidiamo del Pd». Di Maio 21: «Parlare con il Pd è un suicidio». Di Maio 22: «Escludo categoricamente qualsiasi alleanza col Pd». Di Maio 23: «Il nostro primo interlocutore è il Pd con l’attuale segretario e con le persone che in questi anni hanno lavorato bene».
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » lun apr 09, 2018 6:39 am

Giggino vuole lo Stato badante
Oscar Giannino
6 gennaio 2018

http://www.lintraprendente.it/2018/01/g ... E.facebook

Il nuovo leader del Movimento Cinque Stelle espone per la prima volta compiutamente il proprio programma economico. In sintesi: più Stato, più dirigismo, più regole. E per il Sud lancia la proposta di una banca pubblica.
A nostro avviso, una ricetta perfetta. Per il disastro

L’intervista a Luigi Di Maio al Mattino sul programma elettorale dei Cinque Stelle è la più ampia e dettagliata mai concessa a un giornale italiano. Si è poi aggiunto un pezzo di Alessandro Barbera sulla Stampa, con dettagli attribuiti a “fonti” del Movimento. Non si può negare che il nuovo leader del movimento – a cui le nuove regole conferiscono anche il potere dell’ultima parola sui candidati elettorali – esponga una sua visione complessiva. L’episodicità talora contraddittoria di proposte spesso contestate ai pentastellati come espressione di mera volontà di cavalcare la protesta contro i vecchi partiti cede il posto ad alcuni valori di fondo, che tengono insieme misure e criteri d’intervento che abbracciano praticamente ogni settore della vita pubblica. Tanto da poter consentire una prima classificazione dei princìpi generali da cui discende la visione complessiva. Ovviamente, dal nostro punto di vista, che non è vangelo ma il criterio che propongo in radio e sui giornali per cui scrivo.

I princìpi che informano il programma Di Maio affondano le loro radici in un vasto schieramento di forze che hanno guadagnato consensi negli ultimi anni alle più recenti elezioni in molti Paesi occidentali. Più Stato, più dirigismo, più normativismo, controlli e regole. La triade è essenzialmente questa. Ed è comune alle forze rosso-nere che in Europa hanno realizzato grandi avanzate elettorali, sia pur mancando sin qui il governo a Ovest e ottenendolo invece nell’Est Europa. Da Corbyn a Orbàn, in definitiva la triade è simile: la vera differenza tra rossi e neri sta sul pedale premuto da quest’ultimi a favore del nazionalismo e contro gli immigrati, ma per il resto i fondamenti sono comuni. E’ una ricetta pensata per le vittime della crisi e chi si sente escluso dalla forte ripresa di un’Europa che cresce a ritmi del 2,5%, e propone il ritorno a uno “Stato badante”, disinvoltamente dimenticando che il debito pubblico europeo medio è cresciuto fino al 90% del Pil complessivo, e il nostro poi è sul 132%.

Naturalmente, non sto affatto dicendo che ognuna di quelle forze politiche europee si equivalga. I pentastellati nascono da una storia tutta italiana, come eredi veri di Mani Pulite, e in contrapposizione al fallimento di destra e sinistra alternatesi al governo nella Seconda Repubblica. Ma ora che hanno deciso di darsi un programma articolato e coerente, che ne avvalori la possibilità di essere forza di governo e non di mera protesta anti sistema, la scommessa sembra questa: che in campagna elettorale si affrontino tre piattaforme programmatiche tutte gravate da contraddizioni analoghe, e da sparate non sostenibili. In modo che nessuno abbia buon gioco a dimostrare davvero “il mio programma è più serio del tuo”, e la vera differenza a risaltare sia ancora una volta “loro hanno fallito, ma noi al governo non siamo mai andati”.

Chi lo sa, può essere pure che funzioni. Ma il nostro compito è un altro. E’ riflettere concretamente su quel che Di Maio ha detto. Da una parte l’accreditamento di uno stile di governo fa dire a Di Maio “con l’Europa tratteremo”, senza ribaltare tavoli e senza partire in quarta con proposte di referendum consultivi anti-euro. Dall’altra parte Di Maio afferma che senza sforare il 3% di deficit sul Pil l’Italia non riparte. E che bisogna spiegare all’Europa che “l’austerità deve finire”: ma quale austerità, se Padoan ha ottenuto dall’Europa più di 30 miliardi in 3 anni non di minore ma di maggior deficit? E ancora, facendo rioscillare il pendolo dal lato opposto del rigore, Di Maio annuncia al contempo tagli pluriennali alla spesa corrente nell’ordine dei 50 miliardi di euro. CINQUANTA MILIARDI… per alimentare un programma per 2-3 anni di ALMENO CENTO MILIARDI DI SPESA IN PIÙ, ha titolato La Stampa. Ma se in questi anni la politica ha messo nel cassetto il piano pluriennale Cottarelli, che si fermava a 32 miliardi di minor spesa ed è stato considerato lunare?

Al centro di tutto per dare una risposta non ai 4,9 milioni di italiani in povertà assoluta, ma più estesamente agli 8,9 milioni esposti alla povertà relativa, c’è naturalmente il reddito di cittadinanza. E ieri Di Maio ha fatto un annuncio importante: esso non si attuerebbe sostituendo subito i diversi attuali strumenti di sostegno al reddito fino ai quasi 800 euro mensili procapite, ma procederebbe all’inizio “su un binario separato”. Solo in un secondo tempo, inizierebbe la deforestazione delle diverse forme di integrazione assistenziale al reddito oggi vigenti. Auguri: chi può immaginare un governo che prima aggiunge, e poi toglie? E assicurare 1950 euro al mese a una coppia con due minori nel Sud, dove i redditi medi procapite sono anche del 50% inferiori al Nord, non alimenta una trappola della disoccupazione invece di spingere all’occupabilità? E davvero a un disoccupato a Napoli direte – come annuncia Di Maio – che o accetta il posto di lavoro a Trento o perde i suoi 780 euro, quando agli insegnanti messi a ruolo siamo tornati a garantire la preferenza per l’assegnazione personalmente indicata vicino a casa?grillo

Ancora. Se nella prima fase di minor dipendenza energetica dal petrolio bisogna aumentare la quota di gas, non serve forse dire subito sì al Tap in Puglia, invece di annunciare velleitariamente l’uscita totale dal petrolio nel 2050? Quante decine e decine di miliardi incentivi pubblici servono per questi traguardi? Pagati da chi, se non dal consumatore su cui già grava una montagna di cosiddetti “oneri di sistema” in bolletta? Per il Sud si propone la creazione di una banca pubblica: ma non è chiaro forse che, il giorno in cui una CDP o equivalente avesse la licenza bancaria, giustamente tutto il sistema bancario italiano insorgerebbe sostenendo che essa non potrebbe avere la garanzia pubblica sulla raccolta con cui fa impieghi, impugnando la decisione del governo per aiuti di Stato in sede europea? Come si può davvero sostenere che lo Stato deve impedire la concorrenza tra esercizi commerciali, deve evitare che i maggiori volumi e margini e i minori costi di approvvigionamento della grande distribuzione la avvantaggino sulla piccola, quando i benefici in termini di prezzi più vantaggiosi vanno ai consumatori? Che cosa c’entra la difesa del vecchio articolo 18 nell’impiego pubblico, con la sua autonomia dalla politica? Come si può dire che va abolito il Jobs Act e quindi il nuovo articolo 18 per i lavoratori privati, e al contempo sostenere che non deve crescere ma diminuire il costo per le imprese: quando è evidente a chiunque che l’innalzamento della rigidità nelle procedure di licenziamento economico e non discriminatorio si traduce automaticamente in un costo aggiuntivo del salario lordo a carico delle imprese stesse?

Mi fermo qui, sono solo esempi. Tocca agli elettori scegliere. Ma di sicuro più Stato, più dirigismo e più regole hanno dimostrato nella storia italiana di essere potenti freni alla crescita, ed è questa una delle ragioni fondamentali per cui da metà degli anni Novanta perdiamo competitività comparata: proprio per il piombo di quei settori di produzione di beni e servizi pubblici e privati non-traded che Di Maio vuole ulteriormente esclusi dalla concorrenza. E’ vero che non solo in Italia un forte vento sembra spirare in quella direzione. Tutt’altra cosa è credere che quel vento gonfi le vele all’Italia, quando il rischio concreto è di farla scuffiare sott’acqua.



Luigi DI Maio, il retroscena sul governo M5s-Pd: vuol far premier Paolo Gentiloni
7 Aprile 2018

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... p.facebook

Dietro l'ultima apertura di Luigi Di Maio al Pd c'è una strategia che porta dritto a Paolo Gentiloni. Dalle pagine di Repubblica il grillino ha invitato i dem a "sotterrare l'ascia di guerra", facendo cadere addirittura l'ultimo veto che avrebbe reso impossibile un'alleanza per la formazione del governo, quello su Matteo Renzi. La strategia del M5s svela così l'intenzione di cercare un accordo abbandonando la strada leghista, con Matteo Salvini sempre più ancorato all'alleanza con Silvio Berlusconi.

E poco importa se in mattinata i fedelissimi renziani, a partire da Michele Anzaldi, si siano affrettati a smentire i retroscena sulla trattativa tra i grillini e i dem bocciandole come "del tutto infondate". La strada presa da Di Maio, secondo un altro retroscena apparso su La Stampa, punterebbe ad accontentare in un solo colpo sia Sergio Mattarella, che gli ultimi indecisi tra le fila del Pd.

Non è un caso quindi se Di Maio abbia evitato di citare il premier uscente nell'elenco dei politici dem che apprezza, sciolinato su La7 a Di Martedì. Il nome di Gentiloni è diventato sempre più rarefatto nelle dichiarazioni degli ultimi giorni, una sorta di tutela dall'usura del dibattito per preservarne la figura di garante che faccia da sponda per un'allenza tutta da costruire con il Pd. "Con il Pd abbiamo intenzioni serie - ha detto Di Maio - anche con Matteo Renzi".



Paola Taverna: "Ecco perché vogliamo l'alleanza col Pd"
Francesco Curridori
Dom, 08/04/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 13514.html

Paola Taverna spiega la svolta a sinistra del M5S: "Siamo maturati, ora dobbiamo mettere tutti una linea di demarcazione. Vanno messe da parte le vecchie scaramucce, per cercare soluzioni e punti di convergenza"

“Aprendo a tutto il Pd abbiamo dimostrato la nostra maturità. Ma noi vogliamo accordarci con chi vuole fare qualcosa per il Paese, e questo va oltre i partiti”.

Così Paola Taverna, vicepresidente del Senato, spiega al Fatto quotidiano la "svolta a sinistra" del Movimento Cinque Stelle.

"Il Pd ha tante anime, e ci rivolgiamo a tutte, con responsabilità. Dopodiché non penso che il loro partito possa essere ancora vincolato solo a un segretario uscente. Noi ci rivolgiamo ufficialmente al Pd innanzitutto nella figura del segretario reggente, Maurizio Martina", spiega la Taverna che, però, non rinnega le critiche, anche molto accese, che ha rivolto in questi anni ai democratici: "Era un’altra epoca e un’altra fase politica. Eravamo appena entrati in Parlamento, e il dibattito politico era molto forte, da entrambe le parti". Adesso, invece, la situazione è cambiata: "Siamo maturati, ora - sottolinea- dobbiamo mettere tutti una linea di demarcazione. Vanno messe da parte le vecchie scaramucce, per cercare soluzioni e punti di convergenza". Secondo la Taverna si deve "partire dalla lotta alla povertà"perché "è il Paese che ci chiede di fare cose, contro la burocrazia e per il lavoro. Non possono essere più i partiti a dettare l’agenda". La sua speranza è, dunque, quella che il Pd smetta di litigare e trovi una sua unità interna e, a Salvini propone di scegliere "il cambiamento" che non è attuabile con Berlusconi e, pertanto il no a Forza Italia “rimane un no, non trattabile”. "E comunque Di Maio è stato molto chiaro: noi vogliamo fare un contratto di governo sui temi per il Paese, e ci aspettiamo una risposta, o dal Pd o dalla Lega. Vediamo chi ci sta, e decidiamo assieme i punti fondamentali. Di sicuro - conclude - non si può prescindere dal M5S: abbiamo preso il 32,5 per cento dei voti, e per fare un governo bisogna passare da noi”.



La svolta di Renzi: trattiamo con i 5 stelle se Di Maio rinuncia alla premiership
06 Aprile 2018
L’ex segretario prepara le mosse per rispondere al pressing del capo politico del M5S sui verti del Pd. Le critiche di Orlando e Cuperlo: “Matteo lasci lavorare Martina”
di TOMMASO CIRIACO

https://rep.repubblica.it/pwa/generale/ ... -193192306
Di che cosa stiamo parlando Dal giorno dopo le elezioni, Matteo Renzi ha posizionato il Pd all'opposizione. Due giorni fa il reggente Maurizio Martina aveva fatto sapere di non essere disposto a incontrare lunedì prossimo Luigi Di Maio, almeno fino a quando i cinquestelle non avessero abbandonato la politica dei "due forni" con il Pd e la Lega. Il ricompattamento del centrodestra, però, e le aperture dei grillini hanno aperto uno spiraglio, a cui credono fin dall...
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » lun apr 09, 2018 7:30 am

Filippo Facci brutale contro Di Maio e grillini: M5s morbo incurabile, vanno eliminati senza troppi complimenti
7 Aprile 2018
Filippo Facci

http://www.liberoquotidiano.it/news/opi ... 4.facebook

Sentirsi "antropologicamente" superiori ai grillini e al grillismo e figuriamoci ai Di Maio (non ce ne voglia, anzi sì) è più che mai legittimo, soprattutto ora, ergo: tanti pentastellati devono mettersi l' anima in pace, perché non c' è miliardata di voti, o incarico possibile, che possa far cambiare idea a chi pensa che parlare con loro resti una perdita di tempo. Continuare ad esaltare lo strumento democratico in ogni sua declinazione possibile (milioni di voti compresi) non può impedire di continuare a pensare che tizio o caio resti un perfetto cretino, e milioni di lemuri lo siano di conseguenza. Questa cosa è bene chiarirla subito, anche perché i grillini di lotta e di governo (quale?) si porteranno dietro la loro ansia di riconoscimento per chissà quanto tempo, essendo dei complessati che ostentano il classico complesso di superiorità che ne cela uno di inferiorità: perché è comunque un complesso di differenza. È proprio da noi "normali" e noi "morti" che cercano la vera legittimazione, non dai loro esercizi di auto-convinzione ripetuti allo specchio come un mantra. Ripetono al mondo e a se stessi di essere diversi e perciò migliori, migliori e perciò diversi: non ci sarebbe da stupirsi se riproponessero appunto il macerato dilemma morettiano della sinistra anni Ottanta: essere diversi, ma anche uguali, sì, uguali, ma anche diversi.
L' espressione "antropologicamente" è sempre stata una sciocchezza, i più la pronunciano senza conoscerne il reale significato: ma si è sempre usata per indicare una presunta superiorità morale e intellettuale della sinistra italiana verso la destra catacombale, roba che peraltro in certe fasi non è parsa del tutto ingiustificata. Ora è cambiato e ricambiato e stra-cambiato tutto (soprattutto le categorie sociali attribuibili a determinati partiti) e quindi lo snobismo categorico che fu della sinistra è divenuto un patrimonio liberamente disponibile: per dirla ancora più facile, con Jep Gambardella ne La Grande Bellezza, «dopo una certa età non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare».
Una è mettersi a discutere con un grillino: sempre che si abbia la fortuna di non fare politica. Ma anche doverne scrivere da giornalisti può essere un' auto-mortificazione depressiva: ammiro la capacità fulminea di Vittorio Feltri nel cogliere al volo il poco che c' è da analizzare, ma mi piace ancora di più quando sbotta e riconosce che talvolta non c' è proprio un cazzo da analizzare. Così io, che non ho le sue responsabilità, posso andare anche oltre, e sentirmi superiore non tanto antropologicamente, ma esistenzialmente: voglio rifiutare questa fase della storia italiana e cercare di limitare i danni senza cedevolezze.
Io coi grillini non ci parlo, se possibile. Perché è inutile, improduttivo, danneggia l' autostima, è umiliante per le proprie esperienze di vita e scolastiche. Non voglio per forza dover "capire" adeguandomi a un' asticella posizionata sempre più in basso. Ogni tanto incrocio (sono dappertutto) questa nuova ondata di grillini "politici" dall' aria severa e ottusa, futili e goffi, macchinette spara-cazzate che mescolano a caso tutta una serie di "frasi fatte", iperboli e ampollosità di bassa demagogia, pescivendole che vice-presiedono emicicli, pagliacci vestiti da pagliacci, e tutti con quell' aria da personcina superiore che adesso ti spiega lei. Io non ci parlo. E, se mi assillano sui social, li blocco.
Se mi invitano in tv, e ci sono loro, non ci vado. Se devo scriverne, al massimo scrivo quello che state leggendo.
No, non c' è il rischio che in questo modo mi sfugga la comprensione del mio Paese: perché loro, quelli che si agitano in Parlamento, non sono neanche particolarmente rappresentativi, sono solo emanazioni del capriccio oligarchico che li ha scelti. Le primarie web. Casaleggio. Rousseau. Truppe che svernavano da bamboccioni dando la colpa al sistema.E tanti miei colleghi anche validi, gente che intervistava statisti e che veniva inviata in Medio Oriente, costretta a mendicare dichiarazioni da Rocco Casalino.
No, davvero, grazie: preferisco farmi ibernare. Ciascuno dovrebbe stabilire un livello sotto il quale non vuole scendere, sotto il quale c' è solo da tirare lo scarico e ripetere a se stessi che bisogna volersi un po' di bene.
Ricordo i primi leghisti a fine anni Ottanta: snobbavo anche loro, e li snobbavamo tutti. Ma esprimevano qualcosa che perlomeno c' era, covava, e infatti, piano piano, costrinsero le altre forze politiche a parlare di federalismo oltreché di immigrazione, sicurezza, temi attualissimi al punto da essere divenuti banali.
Ora ditemi un tema su cui il grillismo ha costretto la politica a riscrivere davvero l' agenda: qualcosa che non sia il reddito di cittadinanza (una sciagura, fattibile solo nella misura in cui esiste già) e che non sia in realtà il mero costringerci tutti, per adeguarci davvero all' andazzo, a diventare un po' più stupidi.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » mer apr 11, 2018 7:48 pm

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi 11/04/2018, a pag.3, l'editoriale "Per Grillo c’è golpe e golpe".

http://www.informazionecorretta.com/mai ... I.facebook

Beppe Grillo è indignato per l’arresto dell’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, “vittima di una persecuzione politica alla luce del giorno”. Non si fa fatica a essere d’accordo con lui. La manomissione della democrazia, l’estromissione di un leader popolare dall’arena politica per via giudiziaria è preoccupante e mette un’ipoteca pesante sullo sviluppo civile della dialettica democratica. Lula è stato condannato per corruzione al termine di un procedimento che appare inquinato da pressioni politiche, da manovre oscure e da interessi di forze potenti. Giustissimo indignarsi. Com’era giusto protestare per la persecuzione giudiziaria che ha colpito tanti esponenti politici italiani, da Giulio Andreotti a Nicola Mancino a Silvio Berlusconi. Ma su questi casi nostrani Grillo si è schierato con la magistratura politicizzata senza il minimo dubbio, ha costruito gran parte della sua propaganda – “onestà onestà” – proprio sul pregiudizio colpevolista nei confronti in sostanza di tutto il ceto politico. E’ per questa palese contraddizione che la lotta di Grillo contro il giustizialismo, purché agli antipodi, è poco convincente. Difendere solo i propri amici e usare con disinvoltura i più vieti argomenti moralisti e giustizialisti per denigrare gli avversari è un modo di fare non solo poco equilibrato ma profondamente equivoco. Insomma, Grillo ha torto anche quando ha ragione: non è l’espressione di un pregiudizio contro di lui, ma la conseguenza del modo in cui applica criteri diversi e addirittura opposti nel valutare le interferenze giudiziarie nella politica definendo (giustamente) golpe solo quello che gli conviene.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » mar apr 17, 2018 2:19 am

Pure la base contesta Di Maio: "Ma la Nato non era criminale?"
Lodovica Bulian - Lun, 16/04/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 15761.html

I militanti furiosi contro la svolta filoatlantica che smentisce il programma elettorale votato un anno fa

«Se ti pieghi anche tu alle menzogne della Nato, degli Usa, dei francesi, degli inglesi senza mostrare un briciolo di sovranità perderai il mio voto e quello di tutti gli altri», è l'avvertimento lanciato da un militante, Giuseppe, sulla pagina social del Movimento cinque stelle.

Messaggio diretto a Luigi Di Maio.

La base ribolle sotto le giravolte di un movimento anti europeista e anti atlantista che esattamente un anno fa, era il 17 aprile, faceva votare agli iscritti su Rousseau il «programma estero». Il cui punto cardine era un «ripensamento» totale della Nato a partire dalle basi Usa sul territorio italiano. Un'ostilità all'alleanza atlantica insita nel dna del grillismo, che il deputato Manlio Di Stefano sintetizzava così per tutti: «La Nato gioca con le nostre vite. Il M5s si oppone da sempre a questa immonda strategia della tensione e chiede la partecipazione dell'Italia sia ridiscussa e sottoposta al giudizio degli italiani». Era uno dei referendum ipotizzati, insieme a quello dell'uscita dall'euro.

Ora quella stessa forza politica anti Nato ed euroscettica ha un capo politico, Di Maio, che si presenta al Quirinale col volto rassicurante di chi vuole guidare il Paese ed esprime sostegno a ciò che è sempre stato demonizzato: «Restiamo a fianco dei nostri alleati». E che esorta l'Unione europea a «farsi vedere compatta e unita». Una doccia fredda sulla base dura e pura. Il riposizionamento, tanto gradito al Colle, ha l'effetto di un capogiro per i militanti delle origini: «Luigi scusa se te lo dico, ma dovevi dire ciò che ha detto Salvini», gli rimprovera Giancarlo. «M5s sta con i criminali della Nato? Alle prossime elezioni sparirete». «Spero vivamente che non siano parole di Di Maio queste, a fianco degli alleati, mentre assaltano un paese sovrano». Ecco, la sovranità: è il primo dei punti del manifesto della politica estera grillina, che ripudia «ogni forma di colonialismo, neocolonialismo e ingerenza straniera», e che indirettamente sostiene la legittimazione di Bashar Al Assad. Parole che ora riecheggiano nella base che grida, programma alla mano, «giù le mani dalla Siria!». Nell'elenco delle promesse a cinque stelle c'era infatti anche un atto d'accusa che racchiudeva tutto lo spirito anti atlantico che scorre tra i pentastellati: «I nostri governi hanno distrutto intere popolazioni, come quella siriana, seguendo l'interventismo occidentale della Nato, cui l'Italia ha colpevolmente prestato il fianco rompendo le relazioni diplomatiche con Damasco».

Un anno fa lo stesso Di Maio, commentava così il raid missilistico degli Stati Uniti contro la base militare di Shayrat, deciso dal presidente Trump: «Tenete presente che i missili lanciati dagli Stati Uniti ci costano circa 60 milioni di dollari. Se avessero sganciato 60 milioni di dollari in banconote verso le popolazioni in difficoltà, non le avrebbero aiutate di più?». Acqua passata. Oggi il candidato premier «parla come Gentiloni», gli scrive un militante. Metamorfosi compiuta.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » mar apr 17, 2018 2:22 pm

M5s, i programmi votati, postati e rimossi che inguaiano Di Maio
di Luciano Capone
2018/04/17

https://www.ilfoglio.it/politica/2018/0 ... g.facebook

Roma. Luigi Di Maio ha incaricato il prof. Giacinto della Cananea di esaminare i programmi di Lega e Pd per indicare il più compatibile dei due con quello del Movimento 5 stelle. Ma esattamente quale programma del M5s? Quello pre o quello post elezioni? Perché la versione del programma elettorale attualmente disponibile sul sito del movimento è completamente diversa da quella che c’era a febbraio. Qualcuno al vertice del partito, probabilmente Di Maio che ne è il capo politico, con il placet di Davide Casaleggio che attraverso l’Associazione Rousseau gestisce il sito, ha sostituito il programma votato dagli iscritti con un altro completamente differente. “In Italia è nato il primo e unico programma politico basato sulla partecipazione e sulla democrazia diretta online grazie al Sistema Operativo Rousseau”, si legge sul sito del M5s. Ma non è così. I venti pdf che componevano il programma votato online – creati materialmente dall’agenzia di comunicazione Web Side Story – sono stati sostituiti da venti pdf diversi, a cui ne sono stati aggiunti quattro su temi mai proposti né votati su Rousseau (Smart nation, Sport, Editoria, Unione europea). Una manipolazione della volontà degli iscritti, una presa in giro degli elettori, una violazione delle regole del partito (democrazia diretta e trasparenza), la negazione della retorica sul cittadino vero “sovrano” e il politico semplice “portavoce”.

Per recuperare il vecchio programma basta andare su “Internet Archive” – la più grande biblioteca della rete – e utilizzare la funzione “Wayback Machine”, che consente di risalire alle pagine web modificate o cancellate. Fino al 2 febbraio sul sito del M5s c’era un programma, il 7 marzo – tre giorni dopo le elezioni – ce n’era un altro. Totalmente diverso e spesso diametralmente opposto. È il caso del “programma Esteri”, un tema che, viste le vicende che riguardano la Siria, è di fondamentale importanza e stringente attualità. Gli iscritti avevano votato per un’impostazione radicale, terzomondista, filo russa e anti atlantica. Il nuovo “programma Esteri” è stato bonificato: tolte le contestazioni alla Nato e agli Stati Uniti, addolcite le critiche all’euro e all’Ue, smussati gli elogi alla Russia. Il capitolo su “Sovranità e indipendenza” si apriva così: “Il caos che regna in Libia dimostra che l’unilateralismo dell’intervento umanitario è fallito”. E ancora: “Ripudiamo ogni forma di colonialismo, neocolonialismo e ingerenza straniera”. Tutto sparito. Nella nuova versione si parla di “affrontare insieme in Europa” le sfide del domani “come stati sovrani liberi e indipendenti” nel mondo multipolare. Un’altra musica, più soft.

Il capitolo sul “Ripudio della guerra” partiva secco: “Iraq, Somalia, ex Jugoslavia, Afghanistan, Libia, Ucraina, Siria. L’elenco dei paesi distrutti dall’unilateralismo occidentale potrebbe essere molto più lungo”. E proseguiva catastrofico: “Le guerre di conquista dell’ultimo periodo hanno portato il mondo a un passo dall’Apocalisse e hanno prodotto centinaia di migliaia di morti, feriti, mutilati e sfollati. Territori devastati, smembrati, economie fallite, destabilizzazioni estese a intere regioni e milioni di persone”. Tutto cancellato. Ora il tono è più posato e burocratico, si parla di “ricerca del multilateralismo, della cooperazione e del dialogo tra le popolazioni” e si ribadisce che “le operazioni per il mantenimento della pace debbano svolgersi in stretta ottemperanza ai principi della Carta dell’Onu”. Il passaggio dall’“Apocalisse” alla “stretta ottemperanza” è niente rispetto alla metamorfosi della posizione sulla Nato: “Il ‘sistema di sicurezza occidentale’ non solo non ci ha reso più sicuri, ma è il primo responsabile del caos odierno. Dall’invasione della Libia fino alla distruzione pianificata della Siria – c’era scritto – il sistema di sicurezza occidentale ha registrato una serie di fallimenti che hanno portato alle popolazioni dei paesi membri, miliardi di euro di perdite, immigrazione fuori controllo e destabilizzazione di aree fondamentali per la sicurezza e l’economia dell’Europa”. L’Alleanza atlantica veniva descritta come la causa principale dell’instabilità globale, arrivando a vagheggiare una rottura del patto: ci sarebbe ormai “una discordanza tra l’interesse della sicurezza nazionale italiana con le strategie messe in atto dalla Nato”. Per questo il M5s proponeva un “disimpegno da tutte le missioni militari della Nato in aperto contrasto con la Costituzione”. Tutti gli attacchi alla Nato sono stati eliminati. Nella nuova versione, cambiata poco prima o poco dopo le elezioni, il passaggio più duro parla dell’“esigenza di aprire un tavolo di confronto in seno alla Nato”. Anche la parte sul “medio oriente” era una dura accusa all’occidente: “I nostri governi hanno distrutto intere popolazioni, come quella siriana, seguendo l’interventismo occidentale della Nato, cui l’Italia ha colpevolmente prestato il fianco rompendo le relazioni diplomatiche con Damasco”. Ora è stato tolto ogni riferimento al regime di Assad e compaiono le responsabilità dei paesi arabi, che hanno “un sistema di governo a dir poco inadeguato agli standard universali”.

Analogamente sono state riviste le critiche all’euro (da “La situazione italiana nella zona euro è insostenibile. Siamo succubi della moneta unica” a “Questo non significa abbandonare perentoriamente la moneta unica”). Il capitolo sulla Russia è stato emendato da alcune critiche sulle sanzioni. “L’Ue, adeguandosi agli Usa – c’era scritto –, ha gradualmente imposto misure restrittive nei confronti della Russia” e si aggiungeva che le “azioni di Mosca” in Crimea e Ucraina erano “volte al mantenimento della sua sfera di influenza nello spazio ex sovietico a fronte del progressivo allargamento della Nato”. Tutto sparito.

Questi esempi riguardano solo le dieci paginette del “programma esteri”, ma vanno moltiplicati per le altre diciannove aree tematiche più le quattro aggiunte senza alcuna votazione. Nel “programma Banche” sono state inserite proposte mai votate, dal “programma Lavoro” è stato rimosso il capitolo sui “Sindacati senza privilegi”. Ci sono programmi stravolti come quello sullo “Sviluppo economico” sceso da 92 a 9 pagine e altri rielaborati da capo a piedi come quello sull’Agricoltura. Chi ha scritto il nuovo programma e deciso di sostituirlo a quello votato dagli iscritti? Probabilmente Di Maio e la sua cerchia ristretta. Ma di certo il ruolo di Davide Casaleggio, che materialmente attraverso Rousseau ha cambiato i documenti, mostra come chi si è posto al di sopra di tutti non sia il “garante” della democrazia diretta ma il suo “manipolatore”.

Questa manovra, che riguarda il principio più sacro (la democrazia diretta) e lo strumento più importante (il programma) della vita politica del partito, svela la grande finzione del M5s e la potenza totalitaria del suo meccanismo. La storia è piena di partiti che hanno tradito il programma elettorale, non è la prima volta e non sarà l’ultima. Ma qui si fa un passo ulteriore: il programma viene stravolto in segreto per far credere a militanti ed elettori che è quello che loro hanno sempre voluto e consacrato con il voto. Più che la volontà generale di Rousseau, è un sistema che ricorda la fattoria degli animali di Orwell.


Anche la smentita del M5s è una truffa come il loro programma
2018/04/17

https://www.ilfoglio.it/politica/2018/0 ... 4.facebook

Con un post sul blog di Beppe Grillo, il Movimento 5 stelle cerca di smontare l'inchiesta pubblicata sul Foglio di oggi in cui Luciano Capone spiega come è cambiato il programma dei grillini prima e dopo il voto dei suoi iscritti. “Siamo costretti a smentire il Foglio – si legge nel post – perché la vera truffa è proprio l'articolo che oggi ci accusa di aver modificato i punti programmatici subito dopo il voto delle elezioni politiche”. La stessa smentita, però, contiene diverse imprecisioni che qui spieghiamo punto per punto: in corsivo il testo del Movimento 5 stelle, sotto le nostre osservazioni.

Il Foglio scrive che “fino al 2 febbraio sul sito del M5S c’era un programma, il 7 marzo – tre giorni dopo le elezioni – ce n’era un altro”. Falso. Il programma definitivo è stato pubblicato il 21 febbraio 2018, dopo un'ultima revisione dedicata all'impostazione grafica.

Ammettere che il programma sia stato modificato il 21 febbraio, come sostiene il M5s, conferma esattamente quanto sostiene l'articolo di Capone. Le due date, il 2 febbraio e il 7 marzo, sono prese come riferimento perché sono le uniche disponibili su web.archive.org, portale che consente di risalire alle pagine web modificate o cancellate su un sito: quello che si riscontra è che in questo intervallo di tempo sono state effettuate delle modifiche, non per forza il 7 marzo. Scrive infatti Capone, a proposito del programma Esteri: “Nella nuova versione, cambiata poco prima o poco dopo le elezioni, il passaggio più duro parla dell’'esigenza di aprire un tavolo di confronto in seno alla Nato'”. Quello che è certo, e che conferma anche il M5s, è che i documenti sono stati modificati dopo essere stati consultati e votati dagli iscritti, il 21 febbraio: circa 10 giorni prima delle elezioni, ma molti mesi dopo il voto online degli iscritti. Alla faccia della democrazia diretta.




Come si vede anche da questo link relativo al programma Esteri, i punti votati dai cittadini sono gli stessi inseriti nel programma. Leggete qui e verificate voi stessi.
https://www.ilblogdellestelle.it/2017/0 ... telle.html
https://www.movimento5stelle.it/programma/esteri.html

Il primo dei due link proposti rimanda ai risultati delle votazioni del programma Esteri e ai suoi punti principali. Nella versione modificata le priorità in evidenza sono rimaste uguali, è il contenuto che è cambiato, per cui l'elenco degli argomenti sottoposti a consultazione non dimostra che il programma sia rimasto invariato. Il secondo link invece contiene la seconda versione del capitolo Esteri, quella pubblicata tra il 2 febbraio e il 7 marzo e già modificata. Il M5s non pubblica invece il link alla versione precedente del programma, così da impedire al lettore di confrontare i due documenti e le loro differenze.

Le versioni precedenti a quelle definitive, pubblicate il 21 febbraio 2018, erano chiaramente versioni provvisorie, sviluppate all'interno di gruppi di lavoro ad aprile dello scorso anno e che poi sono state oggetto di ulteriori modifiche, accogliendo proposte e istanze, fino alla stesura definitiva.

Secondo quanto affermato nel post, agli iscritti sarebbero state sottoposte per il voto "versioni provvisorie" del programma, una caratteristica mai evidenziata prima d'ora. Sulla copertina di alcuni capitoli pubblicati prima delle modifiche si legge “programma parziale”. Tuttavia “parziale” non è sinonimo di “provvisorio” e sembra piuttosto indicare che il programma definitivo sia la somma dei singoli capitoli.

Tra l'altro il Foglio scrive che le due versioni sono di senso 'totalmente diverso e spesso diametralmente opposto'. Ad esempio cita un passaggio della prima bozza, in cui si legge 'ripudiamo ogni forma di colonialismo, neocolonialismo e ingerenza straniera', ma nella versione finale c'è scritta la stessa identica cosa, in una forma più adeguata: "La politica estera del Movimento 5 Stelle - riporta la versione finale - si basa sul rispetto dell'autodeterminazione dei popoli, la sovranità, l’integrità territoriale e sul principio di non ingerenza negli affari interni dei singoli Paesi". Dove sarebbe il senso "diametralmente opposto" di cui parla il Foglio?

Il senso diametralmente opposto si riscontra in altri passaggi della versione finale, non citati in questo post, che sceglie strumentalmente di mettere in evidenza un virgolettato decisamente più morbido di altri. Nell'ultima versione del programma Esteri, per esempio, si parla di “affrontare insieme in Europa” le sfide del domani “come stati sovrani liberi e indipendenti” nel mondo multipolare. Posizione meno antieuropeista di quella portata avanti durante il periodo delle consultazioni con gli iscritti.

E ancora: il Foglio scrive che sulla Nato si leggono posizioni diverse, ma anche in questo caso mente. Nel programma definitivo si legge infatti che il 'Movimento 5 Stelle sostiene l’adeguamento dell'Alleanza Atlantica (NATO) al nuovo contesto multilaterale, contemplando un inquadramento delle sue attività in un’ottica esclusivamente difensiva. È indispensabile una riflessione sull’attuale ruolo della NATO'. Non è quello che diciamo da sempre?

Non proprio. O almeno, non in maniera così moderata. Nel precedente programma il M5s scriveva nero su bianco di voler perseguire un “disimpegno da tutte le missioni militari della Nato in aperto contrasto con la Costituzione”. Ma anche: “Il ‘sistema di sicurezza occidentale’ non solo non ci ha reso più sicuri, ma è il primo responsabile del caos odierno. Dall’invasione della Libia fino alla distruzione pianificata della Siria – c’era scritto – il sistema di sicurezza occidentale ha registrato una serie di fallimenti che hanno portato alle popolazioni dei paesi membri, miliardi di euro di perdite, immigrazione fuori controllo e destabilizzazione di aree fondamentali per la sicurezza e l’economia dell’Europa”.

Insomma, ci sono state solo piccole modifiche di forma, una cosa normalissima. Nessun cambiamento di sostanza. Accade così per tutti i programmi elettorali di tutte le forze politiche del mondo: c'è una prima bozza, poi nuove stesure e lavori di editing. Non c'è di cui stupirsi. I punti votati dai cittadini, infine, sono nel programma che il candidato premier Luigi Di Maio ha presentato in campagna elettorale.

Così conclude il post del Movimento 5 stelle. Senza considerare che 1) Le modifiche relative al programma Esteri e al programma Lavoro sono sostanziali, non semplicemente di editing. Dal “programma Lavoro” è stato rimosso il capitolo sui “Sindacati senza privilegi”. Perché quella proposta consacrata da 47.709 preferenze è stata eliminata? 2) Nella versione definitiva ci sono quattro documenti in più – Smart Nation, Sport, Editoria e Unione Europea – mai sottoposti agli iscritti. 3) Gli altri partiti non chiedono agli elettori di votare il proprio programma punto per punto richiamandosi ai principi della democrazia diretta e della trasparenza.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » mer apr 25, 2018 10:47 am

IL CONTRATTO A 5 STELLE? IL DECALOGO DEGLI IMBECILLI
di MATTEO CORSINI
24/04/2018

https://www.miglioverde.eu/il-contratto ... -imbecilli

Èarrivata la bozza di contratto di governo che il M5S intende proporre ai due forni, quello leghista e quello democratico (nel senso del partito). Presentato da Luigi Di Maio che sostiene di essere “emozionato e orgoglioso di presentare la prima stesura del contratto di governo con il quale vogliamo realizzare il cambiamento che gli italiani aspettano da tempo.”

Ecco i dieci punti:
1) Costruire un futuro per i giovani e le famiglie
2) Contrastare efficacemente la povertà e la disoccupazione
3) Ridurre gli squilibri territoriali
4) Sicurezza e giustizia per tutti
5) Difendere e rafforzare il Servizio sanitario nazionale
6) Proteggere le imprese, incoraggiare l’innovazione
7) Per un nuovo rapporto tra cittadino e fisco
8) Un Paese da ricostruire: investire nelle infrastrutture
9) Proteggere dai rischi, salvaguardare l’ambiente
10) Per un’amministrazione efficiente e trasparente: tagli agli sprechi

Per ogni punto c’è una breve descrizione di cosa vorrebbe fare il M5S, senza indicare uno straccio di idea sui costi e, soprattutto, su dove reperire le risorse per finanziare un decalogo che è fatto per lo più di nuova spesa pubblica.
Dubito che i tagli agli sprechi del decimo punto, anche qualora si concretizzassero (in fondo, lo hanno sempre promesso tutti i governi), sarebbero sufficienti a coprire i costi degli altri nove.
Ora, il punto di vista libertario è indubbiamente minoritario, ed è contrario anche a diversi punti del decalogo pentastellato. Ma suppongo che tutti coloro che si sono presentati a chiedere voti alle elezioni politiche dello scorso 4 marzo potrebbero concordare, in linea di principio, su quei punti programmatici. Il fatto è che fare enunciazioni che prevedono di spendere soldi è alla portata di tutti. Se Maffeo Pantaleoni disse che “qualunque imbecille può inventare e imporre tasse”, a maggior ragione lo stesso imbecille può inventare interventi che comportano spesa pubblica.
E dato che qualcuno il conto lo deve pagare, non mi meraviglierei se poi fosse imbecille anche nel senso pantaleoniano. Sai che cambiamento…
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » mer apr 25, 2018 7:46 pm

Luigi Di Maio e il governo con il Pd, l'orrore grillino: "Traditore, ti veniamo a prendere a casa", chi lo minaccia
25 Aprile 2018

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... lvini.html

No, il Movimento 5 Stelle non ha preso bene l'apertura di Luigi Di Maio al Pd. Altro che "voto su Rousseau" sul programma, la base grillina è spaccata in due tra chi vuole il governo a tutti i costi e chi dà al leader del "Giuda" e del "traditore". Lo specchio offerto dalla pancia del Movimento sulla pagina Facebook di Di Maio è sconcertante. La prevalenza è quella di commenti violenti, brutali, al limite della minaccia fisica.

Ecco una rapida rassegna delle "analisi" più agghiaccianti: "Se il M5S farà accordi col Pd stavolta il tradimento non passerà indenne, verremo tutti a Roma e vi sbatteremo fuori tutti, stavolta sul serio, voi compresi. Traditori". "Prima insulti il Pd per il suo mal governo e adesso inciuci solo per la poltrona". "Stiamo tradendo il risultato elettorale. Stiamo inciuciando con il Pd! Il M5S sta morendo. Svegliatevi e ribellatevi elettori con due stelle sugli occhi". "Ha ragione Salvini, gratti grillino e trovi piddino. Vergogna". E in tanti annunciano che in caso di governo M5s-Pd la prossima volta voteranno Lega. "Tra poco andrai ad elemosinare voti anche ai kebabbari - attacca - che finaccia che avete fatto. Per quanto io possa odiare Renzi, mi auguro ti umilii fino a farti dire basta con la politica". "Se governi col Pd - promette Marina - il mio voto e quello della mia famiglia te lo sogni! Il Pd vi distruggerà, farete la loro fine! Voglio proprio vedere cosa potrai fare con il Pd. Era molto meglio il centrodestra... Nonostante il condannato, lo preferivo". Forse i vertici grillini faranno spallucce, parleranno di "troll", di disturbatori. Ma il sospetto è che chi ha seminato odio, prima o poi lo debba raccogliere a proprie spese.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » gio apr 26, 2018 7:45 pm

Fico: "Il mandato ha avuto esito positivo"
Gio, 26/04/2018

http://www.ilgiornale.it/video/cronache ... 19731.html

"Ho detto al Presidente Mattarella che il mio incarico esplorativo si conclude quindi oggi con un esito positivo, ovvero il dialogo tra il M5s e il partito democratico, un dialogo avviato e in questi giorni ci sarà anche dialogo all'interno del partito democratico, all'interno della direzione del Pd che si terrà settimana prossima. Quindi il concetto fondamentale è che c'è un dialogo che si è avviato. Credo sia importate, ragionevole e responsabile rimanere su temi e programmi per mettere al centro l'interesse di tutti i cittadini italiani". Così il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico uscendo dall'ufficio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale dove ha riferito l'esito dell'incarico esplorativo che gli era stato affidato.
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Re: Il pacco dei 5 Stelle, le scimmie dell'orango genovese

Messaggioda Berto » dom apr 29, 2018 12:15 pm

Le Iene inguaiano Fico: “Colf in nero a Napoli”. Lui nega: è un’amica
ugo magri
2018/04/29

http://www.lastampa.it/2018/04/29/itali ... agina.html

Lei si chiama Imma. È una collaboratrice domestica, una colf, un’amica, una vicina di casa che ogni tanto dà una mano alla compagna del presidente della Camera Roberto Fico. In realtà non si sa bene cosa sia Imma, una ragazza che appare senza volto, mezzo tronco inquadrato in un video rubato con telecamera nascosta, davanti a un cancello, a Napoli, mentre parla con qualcuno. Da qui nasce il servizio delle Iene che andrà in onda stasera e che racconta di 500 euro «in nero» a Imma e poi di Roman, un immigrato ucraino, non si sa se con permesso di soggiorno o meno, che aiutava Fico e la partner in casa e che da qualche settimana non si vede più.

La storia: gli inviati del programma Mediaset inseguono Fico nei giorni delicatissimi in cui riceve e porta a compimento il mandato esplorativo per tentare di aprire un dialogo di governo tra il suo partito, il M5S, e il Pd. Finalmente riescono a parlargli, sotto casa sua, al centro di Roma. È il 25 aprile, giorno di pausa tra il primo e il secondo giro della trattativa affidatagli dal presidente della Repubblica. Fico appare tranquillo, sorridente, finché le domande, una dopo l’altra, cominciano a picconare la sua ricostruzione e a svelare le contraddizioni. Nella casa del presidente della Camera a Roma lavora una colf con regolare contratto. Quando è a Napoli, invece, Fico abita (ma non risiede) dalla compagna, in una strada a metà tra Vomero e Chiaia, bei quartieri della città. La prima domanda è se anche lì lavori regolarmente una collaboratrice domestica. Fico dice di no, smentito, nella registrazione a telecamera nascosta, da Imma che invece al gancio delle Iene conferma il contratto, «perché - aggiunge - ci tengono a queste cose». Fico potrebbe anche non saperne nulla ma, se è vero quello che dice, è Imma a mentire, per coprire e forse tutelare i datori di lavoro.

Fico a quel punto parla di lei come di una «carissima amica» della compagna, conferma che frequenta la casa e dice che «si aiutano a vicenda». Non nega che Imma faccia dei lavoretti, la spesa, commissioni, ma così, sembra, senza impegno. Imma, invece, inconsapevole di quello che sta dicendo e a chi lo sta dicendo, è più precisa: racconta di turni, con orari fissi, dal lunedì al venerdì, e di «contributi pagati». «Quali contributi – replica Fico – se ci fosse un rapporto di lavoro allora ok…». E invece questo rapporto non ci sarebbe, secondo il presidente della Camera. Di nuovo: chi mente dei due? I fatti, incontestabili, sono che Imma è la figlia del portinaio di un palazzo che si trova a qualche numero civico di distanza, che frequenta casa da cinque anni, e che prende 500 euro al mese. In nero, secondo il servizio. Dunque Fico avrebbe ereditato questa situazione dal momento in cui, già parlamentare, è andato a stare a casa della compagna.

Ma nella storia entra in scena anche Roman, un immigrato ucraino. La «Iena», Antonino Monteleone, chiede conto della versione di un testimone, che formula accuse precise: «È senza permesso di soggiorno», faceva dei lavori in casa loro, in giorni precisi, ma da quando Fico è diventato presidente della Camera, per evitare che venisse scoperto, «è stato mandato via». Fico risponde di averlo conosciuto alla fermata dell’autobus, che gli è molto legato, che per lui ha fatto un atto di «beneficenza» e che in cambio Roman «si è sdebitato» facendo dei lavoretti ogni tanto. Questi lavoretti, però, sarebbero costati almeno 200 euro, perché è quanto sarebbe stato detratto a Imma, dal momento della comparsa dell’ucraino, un anno e mezzo fa. Da 700 euro a 500 euro, cosa che non avrebbe fatto troppo piacere alla ragazza visto che confessa di aver pensato di andarsene e di non averlo fatto solo per i sentimenti che la legano alla figlia della compagna di Fico, «che mi sono cresciuta». Roman, che non appare nel pezzo delle Iene, non si trova. Imma, raccontano da Napoli, distrutta perché non poteva sapere che la sua chiacchierata sarebbe finita in tv, si è chiusa in casa. Il servizio, saltato dalla puntata di giovedì, dopo indiscrezioni ugualmente uscite che accennavano alla vicenda, andrà in onda oggi.

Fico, alla richiesta di un commento, aspetterà la visione della puntata per valutare.



Ministro inglese beccato con la colf in nero si dimise: se Fico fosse onesto farebbe altrettanto
2018/05/01

http://www.tgquotidiano.net/2018/05/01/ ... ltrettanto

Mark Harper, titolare dell’Immigrazione, si dimette dopo le polemiche per la donna addetta alle pulizie che lavorava senza permesso di soggiorno

In un articolo de La Stampa risalente al 2014 leggiamo:

Come ministro dell’Immigrazione, voleva rendere più rigide le regole per i lavoratori stranieri nel paese. Ma come privato cittadino, si faceva pulire la casa da una immigrata irregolare. E quando la cosa è venuta fuori (lui dice che non ne sapeva niente), non ha potuto che dimettersi.

Mark Harper, 43 anni, ministro dell’Immigrazione del governo britannico conservatore, ha lasciato oggi il suo incarico dopo aver scoperto che la sua domestica dal 2007 era una clandestina, riferisce la BBC sul suo sito. Harper era diventato famoso per aver tagliato i benefit agli immigrati dell’Unione europea (in particolare romeni e bulgari) e per una pubblicità rivolta agli stranieri clandestini: «Andatevene a casa o verrete arrestati». Il premier David Cameron ha accolto le dimissioni «con rammarico» e ha nominato nuovo ministro James Brokenshire.

Nella lettera di dimissioni rivolta al primo ministro, Harper ha spiegato di aver assunto la domestica nel 2007 perché gli facesse le pulizie in casa: all’epoca la donna (di nazionalità non specificata) era in regola. Nel 2012, ad un secondo controllo, i suoi documenti erano risultati ancora a posto.

L’anno dopo però, il ministro aveva lanciato una campagna presso i datori di lavoro perché controllassero con più attenzione la posizione dei loro lavoratori stranieri. Volendo dare il buon esempio, Harper aveva fatto verificare anche la posizione della sua domestica. E l’ufficio immigrazione aveva scoperto che la donna non aveva più un permesso di lavoro.

Il ministro ha subito segnalato la cosa alla sua collega ministra dell’Interno, Theresa May. A quel punto però si è trovato in una situazione imbarazzante. Il paladino della lotta ai clandestini che dava lavoro a una clandestina, anche se inconsapevolmente (almeno a suo dire). Una situazione che in passato è costata il posto a numerosi ministri americani, che hanno dovuto lasciare a causa delle loro domestiche «latinas» senza permesso di soggiorno.

Prima che scoppiasse lo scandalo, Harper ha deciso di dimettersi. «Sebbene abbia sempre rispettato le leggi – ha scritto oggi a Cameron – ritengo che come ministro dell’Immigrazione, che sta sta sostenendo in parlamento una normativa che renderà più rigide le nostre leggi sull’immigrazione, io debba attenermi a uno standard più alto rispetto a quello degli altri… Date le circostanze, ho quindi deciso che la cosa giusta per me è tornare ai banchi dei deputati. Mi dispiace per l’imbarazzo che ho provocato».

SE FICO FOSSE ONESTO PER DAVVERO PRENDEREBBE D’ESEMPIO QUESTO MINISTRO BRITANNICO E SI DIMETTEREBBE
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