Elezioni: dopo il voto, c'è già l'inganno per non rappresentarciENZO TRENTIN
11/01/2018
http://www.lindipendenzanuova.com/elezi ... resentarci Nell’imminenza delle elezioni politiche gli indipendentisti, ed in genere i cittadini, si chiedono se è importante votare, e quale sia il partito o la coalizione da privilegiare in questo momento storico. Naturalmente in questo articolo mi guarderò bene dal consigliare chicchessia. Mi limiterò ad esporre alcune evidenze, liberi i lettori di tenerne conto o meno.
Prima di tutto è utile conoscere una storiellina creata dal fiammingo Jos Verhulst che può spiegare meglio la democrazia rappresentativa. Quella che stiamo vivendo in Italia dalla fine della II G.M.
Immaginate di venire bloccati di notte da cinque ladri che vi obbligano a consegnare loro il portafogli. Però vi lasciano la scelta a quale fra i cinque consegnarlo. Voi lo date a quello che ci sembra meno odioso, il quale successivamente viene arrestato dalla polizia.
Durante il confronto il ladro afferma: «Io non ti ho rubato il portafogli; tu me l’hai dato di tua spontanea volontà. In fondo potevi anche decidere di non darmelo».
La perversità di questa argomentazione è chiara.
Voi potevate davvero decidere di non dare il portafogli a questo ladro, ma eravate stati obbligati a dare il vostro portafogli a uno dei cinque contro la vostra volontà. Vi era stata negata la possibilità di tenervi il portafogli.
Ora sostituite in questa storiellina i ladri con i partiti politici; il vostro diritto a partecipare direttamente al processo decisionale, con il portafogli, ed otterrete l’argomentazione che i sostenitori della democrazia rappresentativa pura di solito usano.
Come la libertà di scegliere a chi dare il vostro portafogli era una falsa libertà, così il mandato nella democrazia rappresentativa pura è un falso mandato, proprio perché imposto.
Ma supponiamo di andare a votare “il meno peggio”, proprio per limitare i danni come sostiene qualcuno.
Questo “meno peggio” potrà essere influenzato dai suoi elettori?
Oppure, anche quando egli non rispettasse le direttive o imposizioni del partito che lo ha candidato, non si potrebbe rifare all’Articolo 67 della Costituzione: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.»?
Nel corso di questa XVII Legislatura, i cambi di casacca sono stati ben oltre la metà: 526 su un totale di 945 parlamentari, e non hanno risparmiato nessun partito. Costoro hanno rispettato il mandato conferito loro dagli elettori? Se sì, che mandato era?
Uno o dieci parlamentari “alternativi” o indipendentisti, quale influenza legislativa potranno avere?
I partiti, tutti, quando mai hanno rispettato la “sovranità popolare”; ovverosia coloro che li hanno votati, espressa tramite referendum: 1) per la privatizzazione della RAI? 2) per non finanziare con soldi pubblici i partiti?
Solo per citarne due s’intende.
I partiti (tutti) sono democratici al loro interno? E le lotte tra i partiti non sono in fondo governate dal pensiero così ben formulato a suo tempo da Michail Pavlovič Tomskij: «Un partito al potere e tutti gli altri in prigione»?
A quale spirito democratico appartengono le regole o restrizioni per i nuovi soggetti politici che vogliono entrare in Parlamento, che necessitano di un adeguato numero di sottoscrizioni – chi è nelle istituzioni ne è esentato -, oppure il raggiungimento di determinati quorum?
I partiti troveranno comunque i loro tax consumers, pronti a votarli per ottenere privilegi e prebende a spese dei taxpayer; ma l’elettorato se n’è accorto.
Nelle amministrative del 2017 l’affluenza al voto scivola nell’allarmante: eccetto Padova e Rieti, con un 50-55% appena decente. Nel resto d’Italia tutti sono al di sotto del 50% (46% complessivo), con Taranto e Como sotto il 35%. Un trend riconfermato in queste ultime settimane dalle elezioni a Ostia, dove l‘affluenza è stata del 33,6%, e di Trapani addirittura sotto il 27%.
E a proposito di taxpayer e debito pubblico (costantemente in ascesa come l’aggravio fiscale) Guglielmo Piombini acutamente sostiene: «A coloro che affermano che gli statali pagano le tasse vorrei fare questa domanda: secondo voi paga più tasse, e contribuisce di più al bilancio dello Stato, un commesso di Montecitorio che riceve 10.000 euro netti al mese, o un artigiano che paga il 70% di tasse sui 2000-3000 euro che riesce a fatturare ogni mese? Se rispondete che paga più tasse il commesso, allora lo Stato italiano ha a sua disposizione uno strumento infallibile per aumentare le proprie entrate e sanare il bilancio: assumere tutte le partite Iva come commessi a 10.000 euro al mese!»
Ancora: i partiti più disinvolti dichiarano di voler favorire la “partecipazione dei cittadini” alla cosa pubblica. Ebbene, da oltre vent’anni a Bolzano e provincia opera con successo l’associazione Initiative für mehr Demokratie (iniziativa per più democrazia). Un ventennio di impegno della società civile, contraddistinto dalla presentazione di ben quattro iniziative popolari e lo svolgimento di due votazioni referendarie consultive. A conclusione di questo iter lungo e travagliato si è giunti alla elaborazione di un disegno di legge sulla democrazia diretta. Opera che si deve al peso e alla rilevanza politica che questo tema ha acquisito come controbilanciamento alla democrazia rappresentativa, e all’autorevolezza dell’associazione succitata, molto diffusa sul territorio.
Con l’inizio del 2018 in Consiglio provinciale avrà finalmente inizio la trattazione dei disegni di legge sulla partecipazione diretta dei cittadini alle decisioni politiche. In quanto due di essi sono stati presentati come iniziativa popolare, ovvero su volontà popolare espressa con le firme raccolte nell’estate scorsa, è certo che la nuova legge sarà varata entro l’estate prossima. Tuttavia il compromesso faticosamente raggiunto viene messo ora in discussione da una parte del gruppo consiliare dal Südtiroler Volkspartei (SVP) che in provincia è egemone, con la richiesta capziosa di aggravare le condizioni d’accesso all’utilizzo del referendum.
Eppure questo disegno di legge è stato avviato sulla spinta dei cittadini ed è stato scritto con la loro collaborazione, realizzando così la nuova base per i diritti di partecipazione e incisione diretta sulla politica locale. Sarebbe sotto ogni punto di vista la legge voluta dai cittadini, non dai loro rappresentanti.
L’«Iniziativa per più democrazia», verso la metà di gennaio, presenterà in una serie comunicati stampa tutte le buone ragioni sulle quali si basano le regole previste nel disegno di legge. In quanto partecipi ai lavori della Commissione, i rappresentanti dell’Initiative für mehr Demokratie in seguito informeranno sui dettagli della trattazione in modo che la cittadinanza interessata potrà seguire l’iter passo-passo.
Se la disinvolta democrazia della SVP è quella esercitata da una parte “progredita” del Paese – ricordo per inciso che Luca Zaia afferma di lottare per un’autonomia del Veneto che assomigli a quella del Trentino-Alto Adige – che democrazia potrà offrire la prossima legislatura?
Questi partiti italiani, che non hanno né valore costituzionale e neppure giuridico, pretendono invece che gli elettori firmino, con il loro voto, una cambiale in bianco, e si arrogano il monopolio dell’attività politica.
Di più: questi partiti pretendono d’insegnare ai cittadini l’esercizio della democrazia.