Da 'l xornal L'Endependensa al Mejo Verde (ancora padagna?)

Da 'l xornal L'Endependensa al Mejo Verde (ancora padagna?)

Messaggioda Berto » lun mag 26, 2014 5:52 pm

Il voto delle Europee e i tempi duri per l’opzione indipendentista

http://www.lindipendenza.com/il-voto-de ... endentista

di GIANLUCA MARCHI

Qualche riflessione sul voto per le Europee in chiave indipendentista. Diciamo subito che non c’è da stare allegri: se qualcuno aveva, magari anche legittimamente, pensato che la separazione dall’Italia di alcune aree potesse essere a portata di mano a seguito degli esiti numerici del ben noto plebiscito digitale, alla luce del voto di ieri non può non concludere che la strada sarà lunga e assai difficoltosa, ammesso e non concesso che ci sia la voglia di percorrerla. Il fatto che un partito come il Pd – al di là dell’effetto Renzi, che indubbiamente c’è stato – tocchi percentuali del 40% in regioni come la Lombardia e il Piemonte, dove la sinistra statalista e centralista era data pressoché per dispersa da diversi lustri, la dice lunga sulla volatilità degli elettori padani, e sulla disponibilità di una consistente maggioranza di loro a seguire il pifferaio magico di turno. Certo, esiste un altro buon 40% di cittadini che alle urne non ci sono proprio andati, ma pensare di poterli recuperare tutti o quasi alla causa dell’indipendenza mi sembra una prospettiva del tutto irrealizzabile.

Per quanto riguarda invece gli indipendentisti “radicali” – fra i quali molti postatori di commenti su questo giornale -, quelli convinti che il percorso verso l’indipendenza possa essere ripreso solo dopo la scomparsa e la cancellazione della Lega Nord, ebbene alla luce del 6 e rotti per cento ottenuto da Matteo Salvini (lui è stato il motore del risultato) dovranno obiettivamente mettersi il cuore in pace. Il segretario federale ha ricevuto in “dono” un movimento pressoché sfasciato e, va detto, anche attraverso messaggi un po’ disordinati, l’ha rimesso in piedi e posto in condizioni di camminare. Per andare dove è difficile da sancire al momento, ma la Lega è viva e anche abbastanza vegeta. E ciò vale non tanto per la sua dirigenza, i cui limiti e la cui indecenza sono sempre stati denunciati da L’Indipendenza, ma per alcune centinaia di migliaia di persone che non vivono di politica ma che, se hanno in mente un’ipotesi indipendentista o autonomista, continuano, a torto o a ragione, ad affidarsi al Carroccio. Il resto è onanismo mentale…

A questo punto cosa abbiamo davanti? Teoricamente solo tre possibilità per continuare a nutrire una qualche speranza indipendentista: tre sembrano tante, ma il problema è che ciascuna sembra di più difficile realizzazione dell’altra. Vediamole:

1) Smettendola di inseguire la chimera che il plebiscito digitale svoltosi a marzo in Veneto equivalga a un pronunciamento codificato della volontà del popolo veneto, il referendum regionale consultivo previsto dal progetto di legge n. 342 (che il Consiglio regionale dovrebbe discutere e votare nelle prossime settimane se non vi saranno clamorosi voltafaccia) potrebbe essere un grimaldello inserito nella corazza del malconcio stato italico e da lì dar vita a un’effetto domino. Facile? Tutt’altro, non solo perché bisognerà arrivare a indire il referendum, ma soprattutto perché bisognerà vincerlo, il che non appare del tutto pacifico alla luce del voto di ieri;

2) Come qualcuno ha già proposto da queste colonne, tutte le anime e i movimenti indipendentisti dovrebbero cercare di sedersi a un tavolo con la Lega Nord (l’unica che dispone di voti e di forza organizzativa) per capire se esiste lo spazio di un’azione comune, mettendo da parte acredini e gelosie che abbondano. Facile? Nemmeno per sogno, se non altro perché in troppi dovrebbero tacitare pulsioni personalistiche e poi per un motivo che definirei più politico: ho l’impressione che la Lega stia imboccando una strada più autonomista che indipendentista, il che non andrebbe d’accordo con il palato degli indipendentisti;

3) Fregarsene di quel che fa via Bellerio e cercare di dar vita a un movimento autenticamente indipendentista federato e trasversale, che stia al di sopra delle divisioni fra destra e sinistra. Si tratta della più complicata delle possibilità sul tappeto per vari motivi: la difficoltà a individuare un leader in grado di caricarsi sulle spalle un tale compito immane, la carenza di mezzi, l’atavica parcellizzazione territoriale degli indipendentisti e la loro diffidenza gli uni con gli altri

Come dice e ripete da sempre Gilberto Oneto, per inseguire il sogno dell’indipendenza ci vuole il consenso della gente: il tasto di un computer aiuta sicuramente a crearlo e pure a consolidarlo, ma poi ci vogliono i voti nell’urna, altrimenti rimaniamo inchiodati al solito onanismo mentale.

Questi sono gli elementi di riflessione che avvertivo la necessità di sottoporre ai nostri lettori. E aggiungo un ultimo discorso riguardante questo giornale online, L’Indipendenza. Qualche settimana fa avevo già messo in allerta chi ci segue che la mia direzione probabilmente non sarebbe proseguita a lungo. Confermo che, a mio modo di vedere, il compito de L’Indipendenza come la concepivo io è arrivato al capolinea. Entro la metà di giugno dovrei lasciare la direzione e con me dovrebbero lasciare anche gli amici Facco, Oneto e Bracalini (gli altri collaboratori decideranno che fare in piena autonomia). L’Indipendenza però continuerà e verrà gestita da altre persone, nessuno è indispensabile… Sono stati due anni e mezzo intensi, per certi versi entusiasmanti ma anche molto difficili, soprattutto perché gestiti con risorse molto limitate. Cosa faremo noi “quattro dell’avemaria”? Ancora non lo so, di certo non un quotidiano che si metta a fare concorrenza a L’Indipendenza nel piccolo bacino di riferimento. Più probabilmente daremo vita a un forum, un blog, un pensatoio o una rivista – chiamatelo come preferite – di riflessione e approfondimento sui temi che ci sono cari, ma senza l’impegno di ore e ore al giorno profuse in questo giornale per tenerlo continuamente aggiornato, avendo avuto la pretesa iniziale, condivisa da tutti, di farne un quotidiano.

Perché il compito de L’Indipendenza – come lo vedo io, sia chiaro, non pretendo che tutti siano d’accordo – sarebbe esaurito? Al nostro esordio ci eravamo ripromessi di creare un “filo rosso” fra tutto il mondo indipendentista così altamente polverizzato, sperando di dare ad esso una forza politica che aveva perduto. Fin dalla convention di Jesolo di fine maggio del 2012 abbiamo perseguito tale obiettivo, con la presunzione di svolgere un ruolo “politico” che probabilmente non spetta a un giornale, ancorché online ma inteso in senso tradizionale. Possiamo dire di essere diventati un punto di riferimento del mondo indipendentista e questo è il massimo che potevamo raggiungere. Per tale ragione se daremo vita a qualcosa di nuovo, lo faremo con caratteristiche diverse.
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Re: El xornal L'Endependensa

Messaggioda Berto » lun mag 26, 2014 6:05 pm

Deso ke xe sarà le elesion ouropee, sto xornal nol serve pì!
El filo roso forse el jera el filo verde de la Lega.
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Re: El xornal L'Endependensa

Messaggioda Berto » ven giu 13, 2014 7:39 am

Separazione sancita: L’Indipendenza da una parte; Marchi, Oneto e Facco dall’altra

http://www.lindipendenza.com/separazion ... -dallaltra

di GIANLUCA MARCHI

Come largamente annunciato da queste colonne, la separazione consensuale all’interno de L’Indipendenza è stata sancita. Si è svolta l’assemblea dei soci fondatori dell’associazione culturale che aveva dato vita ed editato finora il giornale online, assemblea che all’unanimità ha deliberato lo scioglimento dell’associazione stessa, previo il trasferimento della testata online ad altra organizzazione. In sostanza è stata sancita la separazione fra le due “anime” che componevano questo sodalizio (mi sia consentito di chiamarle così): quella più giornalistica/intellettuale da una parte e quella più politico/partitica dall’altra.

L’Indipendenza, intesa come testata giornalistica online, è stata trasferita nella disponibilità della parte politica, in particolare sotto le insegne dell’Associazione Indipendenza, costituita da Giulio Arrighini, Roberto Bernardelli e Francesco Formenti. Una volta assolti gli adempimenti tecnici, che richiederanno qualche giorno, il giornale tornerà a essere pienamente operativo (sotto una direzione diversa dalla mia, ovviamente) e sarà leggibile attraverso un indirizzo internet differente dall’attuale. L’indirizzo www.lindipendenza.com, che rimane invece nella disponibilità del sottoscritto, verrà utilizzato invece per informare i lettori delle nuove iniziative e per indirizzare i lettori verso i nuovi link.

Marchi, Gilberto Oneto, Leo Facco, Romano Bracalini, Gianfrancesco Ruggeri, Enzo Trentin, Luca Fusari e diversi dei collaboratori storici de L’Indipendenza che faranno? Ricompariranno a breve (stiamo lavorando per questo) in una nuova realtà online che avrà caratteristiche un po’ diverse da L’Indipendenza come l’avete conosciuta finora: in sintesi, meno quotidiano in senso stretto (inteso come flusso corposo di notizie day by day), ma più forum di analisi, critica, riflessione e dibattito sui temi a noi più cari, a cominciare dall’indipendentismo nelle sue varie declinazioni. Sarà, la nostra, una realtà senza alcun condizionamento politico e/o partitico, anche perché nessuno di noi – mi pare di poterlo dire con sufficiente sicurezza – nutre ambizioni di impegno diretto in politica. Il nostro sarà un luogo di “idee, di libertà e di dibattito”, dove per quanto ci riguarda continueremo a profondere lo stesso impegno disinteressato, ma anche ai lettori che vorranno seguirci sarà chiesto un minimo di impegno. I dettagli, comunque, saranno esplicitati non appena saremo pronti, forse addirittura prima della fine del mese di giugno.

Arrivederci a tutti!
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Re: El xornal L'Endependensa

Messaggioda Berto » gio lug 17, 2014 1:35 pm

Li ga verto sto posto, ma mi no me noto (iscrivo) no sento par gnente el cogno de lexarli, li xe màsa scragnoxi (montà sol scragno), li ga poca creansa par la lengoa veneta, no li ga mai vesto rewardo par mi, ke li vaga par la so strada verde (masa verde padagna anca se milioxa/migliosa), par mi li val manco del me gato, li xe coulturalmente scarseti anca se laoreà, màsa ciacole e tuto en lengoa taliana.

http://www.miglioverde.eu


Łe ciacołe de sti scragnoxi łe xe come on canpo o na descarga de plastega, de pvc, de bakelite; ło savemo ke da ła plastega no nase gnente e ke da ła merda a pol nasar i fior.
Mi a prefariso on canpo de strafojo, on prà de pisacan, na braida pełoxa, magari co łe mote de łe ciupinare e łe boàse de łe vake, co tute łe so tinte e łi so parfumi de vida, łe so onbrie e łe so taxe o łi so siłensi, a on canpo de plastega e de ciacołe ente ła łengoa tałiana ke par łi diga kisakè e ke łi sipia ki sa kì ... ma par mi a xe mejo na ciupinara e na vaca a sti scragnoxi co ente ła boca al posto de ła łengoa on pavejo tałian.




Staltri li seita co:
L'Endependensa Nova - el xornal del Lonbardo Veneto

http://www.lindipendenzanuova.com/
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