Referendi svizzeri

Referendi svizzeri

Messaggioda Berto » lun giu 06, 2016 8:03 pm

Controversia sui minareti in Svizzera

http://it.wikipedia.org/wiki/Controvers ... n_Svizzera

La costruzione di minareti è stata l'oggetto di controversie politiche e legali in Svizzera a partire dall'anno 2000.

Il 1º maggio 2007, un gruppo di politici di destra dell'Unione Democratica di Centro e dell'Unione Democratica Federale, il comitato di Egerkingen (Egerkinger Kommittee) ha lanciato una iniziativa referendaria popolare federale per un bando costituzionale alla costruzione di minareti.

Nell'iniziativa referendaria svizzera del 29 novembre 2009, l'emendamento costituzionale è stato approvato dal 57,5% dei votanti.
Solo quattro dei 26 cantoni svizzeri, per la maggior parte nella Svizzera francese, si sono opposti all'iniziativa referendaria.

Al momento del voto esistevano solo quattro minareti in Svizzera, presso le moschee di Zurigo, Ginevra, Winterthur e Wangen bei Olten.
Il bando non avrà effetto su tali minareti già esistenti.
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » lun giu 06, 2016 8:03 pm

Quanto è saggia la Svizzera… No a parassitismo e assistenzialismo
Carlo Lottieri, 6 giugno 2016, “Il Giornale”.

http://www.swissinvenice.org/proprieta/ ... enzialismo

Il voto popolare che in Svizzera, con una maggioranza schiacciante, ha bocciato l’ipotesi di un reddito incondizionato di base (la variante elvetica di quel “reddito di cittadinanza” tanto caro in Italia a Beppe Grillo e al movimento Cinquestelle) non può sorprendere più che tanto. D’altra parte, non è la prima volta che i cittadini svizzeri bocciano proposte demagogiche e contrarie al buon senso.

L’iniziativa popolare su cui ieri si è votato avrebbe voluto introdurre un aiuto incondizionato che, secondo alcuni, doveva essere intorno ai 2.500 franchi al mese. Visto il costo della vita tra Zurigo e Basilea, la cifra non è altissima, ma comunque in grado di assicurare una vita dignitosa a chiunque: lavoratore o meno. Si voleva garantire un livello altissimo di welfare, anticipando una soluzione che probabilmente verrà presto adottata in Finlandia e, in forma sperimentale, in qualche area dell’Olanda. Gli svizzeri però si sono espressi nettamente contro questa ipotesi per tutta una serie di motivi.

Molti degli oppositori hanno evidenziato come il bilancio statale sarebbe stato messo a dura prova da una spesa di tali dimensioni. Ancor più di questo, però, ha pesato la convinzione che un tale sistema assistenziale avrebbe minato il principio di responsabilità. Se qualcuno riceve soldi senza lavorare, deve esserci qualcuno che lavora senza ottenere benefici. L’elettorato elvetico ha avvertito i rischi deresponsabilizzanti di una misura tanto ingiusta, che avrebbe tolto incentivi ai giovani spingendoli a vivere in maniera parassitaria.

Con il proprio comportamento alle urne, gli svizzeri hanno mostrato di avere chiaro come la ricchezza non scenda dal cielo e d’altra parte non è la prima volta che essi bocciano proposte assai populiste: come quando si trattava di tassare i “ricchi” o di alzare i salari minimi. Pure in questa occasione la Svizzera ha mostrato una ragionevolezza che non è facile riscontrare altrove. Per quale motivo?

Il sistema federale svizzero si basa su governi locali, ampiamente finanziati dai propri cittadini. In questo contesto il cittadino è portato a collegare strettamente i costi e i benefici, senza illudersi che ci sarà qualcun altro che verrà a pagare il conto. Nel corso della storia una simile localizzazione del potere ha favorito la crescente responsabilizzazione degli attori politici. Oltre a ciò, la democrazia diretta ha aiutato il formarsi di una maturità che altrove è un miraggio. Non sempre il giudizio che emerge dal voto popolare è corretto, ma è pur vero che questa continua pratica del voto sulle più diverse questioni aiuta in vario modo l’opinione pubblica a riflettere e rigettare le scorciatoie.

Gli svizzeri sanno che la ricchezza più nobile proviene dai servizi che svolgiamo per gli altri e hanno visto nel denaro facile elargito dalla federazione un elemento che avrebbe potuto corrompere la tempra stessa della società. Hanno difeso la proprietà e il lavoro, persuasi che anche i più poveri abbiano tutto guadagnare da questo.
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » dom nov 27, 2016 7:51 pm

La Svizzera dice “no” all’abbandono graduale dell’energia nucleare
Il referendum promosso da Verdi è stato respinto dalla maggioranza dei cantoni
2016/11/27

http://www.lastampa.it/2016/11/27/ester ... agina.html

È stata bocciata l’iniziativa popolare per un abbandono pianificato dell’energia nucleare: posto in votazione referendaria oggi in Svizzera, il testo promosso dai Verdi è stato infatti respinto dalla maggioranza dei cantoni. Per essere approvate, le iniziative popolari necessitano della doppia maggioranza di pareri favorevoli dei votanti e dei cantoni svizzeri.

L’iniziativa dei Verdi svizzeri chiedeva di vietare la costruzione di nuove centrali e di limitare a 45 anni la durata d’esercizio degli impianti esistenti. Il governo, pur essendosi pronunciato a favore dell’abbandono, ha fatto campagna per il No al testo ritenendo che l’iniziativa condurrebbe ad una chiusura troppo precipitosa delle cinque centrali atomiche attive in Svizzera.
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » dom ott 01, 2017 8:53 am

No alla riforma della fiscalità d’impresa
Fabio Brocceri
Martedì 14 Febbraio 2017

http://www.fiscooggi.it/dal-mondo/artic ... -d-impresa

A deciderlo il referendum che è stato promosso dai partiti socialista, Verdi, sindacati e altre associazioni

I cittadini svizzeri hanno bocciato la terza riforma della fiscalità delle imprese, proposta da Governo e Parlamento, per eliminare le norme fiscali divenute incompatibili con le ultime direttive internazionali. La riforma, oggetto di un referendum promosso dal Partito Socialista, Verdi, sindacati e altre associazioni, avrebbe portato ad una modifica della tassazione per le imprese, con esenzioni fiscali per lo sviluppo di brevetti e attività di ricerca, oltre ad un taglio dei tassi che i Cantoni applicano alle società attive nel Paese.

Oltre il 59% dei cittadini elvetici ha votato contro la riforma che puntava ad adeguare il sistema fiscale svizzero ai nuovi standard internazionali, specialmente per quanto riguarda i regimi speciali ideati per attirare holding, società miste e società di domicilio. In particolare, la vittoria del sì avrebbe portato alla soppressione dell’imposizione ridotta delle società con statuto speciale e a nuove misure di sgravio fiscale per promuovere innovazione e attività di ricerca e sviluppo.

Il progetto di modifica della normativa fiscale era stato approvato dal Parlamento svizzero lo scorso giugno, dopo un iter politico che è durato diversi anni e un dibattito che si è rivelato spesso molto acceso. Ad opporsi, soprattutto i partiti della sinistra, secondo cui le nuove norme fiscali avrebbero favorito le imprese a discapito dei cittadini, che sarebbero stati così costretti a pagare quanto non raccolto dalle aziende beneficiarie di ulteriori sgravi fiscali; inoltre, avrebbe provocato mancati introiti nelle casse di Confederazione, Cantoni e Comuni per 2,7 miliardi di franchi all’anno. Questi timori, nonostante i partiti della sinistra fossero in minoranza in Parlamento, hanno convinto la maggior parte dei cittadini elvetici: ad approvare la riforma sono stati solo i Cantoni di Zugo, Vaud, Ticino e Nidvaldo, mentre tutti gli altri 22 hanno votato contro, con picchi che si sono registrati a Berna, Giura e Soletta. Un risultato che ha lasciato spiazzata l’Unione europea, che aveva invitato a modificare il sistema in vigore in quanto incentiverebbe una concorrenza fiscale sleale, troppo vantaggiosa per le multinazionali.

Ora la bocciatura della riforma, che godeva dell’appoggio delle maggiori organizzazioni economiche, potrebbe ridurre l’appeal della Svizzera presso i colossi internazionali. Per il Financial Times, il voto rappresenta una sconfitta per le lobby svizzere, secondo le quali, con la cancellazione delle esenzioni speciali per le multinazionali, adesso si creerà un periodo di incertezza sulla tassazione. E proprio ieri è arrivato anche il commento del commissario europeo per gli affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, che si è detto “deluso” per l’esito del referendum.

Il Governo dovrà, quindi, accelerare i tempi per riformulare la mozione, visto che i regimi fiscali speciali non saranno più garantiti dal 2019: tutti, infatti, concordano sul fatto di cominciare a lavorare al più presto ad una nuova versione del progetto, nonostante l’obiettivo non appare dei più semplici, considerato anche il fatto che le imprese con sede in Svizzera che attualmente beneficiano di incentivi sono 24mila e danno lavoro a circa 150mila persone.

La consultazione popolare non ha interessato solo il settore della fiscalità. È passata, infatti, con il 60,4% dei voti a favori la riforma che facilita l’acquisto della cittadinanza per i giovani stranieri di terza generazione: grazie alla modifica costituzionale, infatti, i nipoti di immigrati sotto i 25 anni di età avranno meno ostacoli per ottenere il passaporto elvetico. Gli altri quesiti sui quali i cittadini svizzeri sono stati chiamati ad esprimersi hanno riguardato, invece, la creazione di un fondo per le strade nazionali e il traffico di agglomerato e una serie di questioni limitate ad alcuni Cantoni.
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » dom gen 14, 2018 11:53 am

La democrazia? La Svizzera boccia riforma per alzare età pensioni
26 Set 2017
ROBERTO BERNARDELLI

http://www.lindipendenzanuova.com/la-de ... lzare-leta

bandiera svizzeradi ROBERTO BERNARDELLI – In Svizzera il popolo conta ancora, e parecchio. Domenica scorsa ha bocciato la riforma del sistema pensionistico proposta dal Governo e dal Parlamento. Il popolo ha detto NO all’aumento dell’Iva per introdurre un finanziamento aggintivo al primo pilastro pensionistico. E tutto il resto a cascata e venuto giù: NO con il 50,1% per sostenere con l’IVA il pilastro e NO col 52% dei consensi per portare l’età pensionabile delle donne, da 64 a 65 anni (come per gli uomini); NO infine un aumento di 70 franchi al mese per le nuove pensioni del primo pilastro (l’AVS).

In Svizzera sono i cittadini a scegliere, sono loro ad avere l’ultima parola, e il buon senso ha prevalso. In Italia non solo cambiano i governi con leader che non sono passati per le urne, ma le pensioni cambiano a seconda di chi deve difendere i propri privilegi. La legge Fornero non viene applicata ai politici, che l’hanno votata, mentre si applica a chi, pur votando, comprende che il proprio voto non conta nulla.
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » dom gen 14, 2018 12:05 pm

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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » dom gen 14, 2018 12:05 pm

Svizzera, tv di Stato a rischio. Referendum a marzo per l'abolizione del canone
Grazie alla raccolta di 141 mila firme nel 2015 il prossimo 4 marzo i cittadini si esprimeranno sulla cancellazione. Ma i partiti di destra e sinistra bocciano l'iniziativa
di FRANCO ZANTONELLI
28 Ottobre 2017

http://www.repubblica.it/economia/2017/ ... -178641042

LUGANO - Ve la immaginate l'Italia senza la Rai? Ebbene, in Svizzera, il suo equivalente, la Ssr, acronimo di Società Svizzera di Radiotelevisione, potrebbe sparire il prossimo anno, sull'onda di un voto popolare. 141 mila le firme raccolte, nel 2015, da un gruppo di cittadini e di politici, prevalentemente di destra. I quali contestano "il canone obbligatorio", come ha spiegato Florian Maier, co-presidente del Comitato d'iniziativa. Iniziativa che verrà sottoposta all'elettorato, nella formula referendaria, il prossimo 4 marzo, con la denominazione di "No Billag". Billag, per intenderci, è la società cui la Ssr ha appaltato la riscossione del canone, che ammonta a circa 400 euro annui. "Il più alto d'Europa", martella, da anni, la Lega dei Ticinesi, movimento schierato, apertamente, a favore la sua cancellazione. "È, di fatto, una tassa nascosta perché chiunque è chiamato a pagarla, anche se non vuole fruire dei programmi Ssr", denuncia, dal canto suo, il movimento giovanile dell'Udc, il principale partito svizzero, anch'esso di destra. Va detto, tuttavia, che i grossi calibri della politica elvetica, sia di destra che di sinistra, hanno tutti bocciato l'iniziativa, fucilata sia dal Governo che dal Parlamento. Anche perché, tutto il mondo è paese, rinuncerebbero obtorto collo alle comparsate in tv, che alimentano la loro popolarità.

Eppure non sono pochi coloro, soprattutto tra i 6 mila collaboratori della Ssr, a temere che, il 4 marzo, gli svizzeri, che già hanno abolito i minareti, votato contro l'integrazione europea e la libera circolazione delle persone, nonostante il parere contrario della maggioranza dell'esecutivo e del legislativo, finiscano per liberarsi del canone, creando attorno a sè un vuoto mediatico, difficile da colmare.
Senza Ssr, infatti, sparirebbero i programmi radio- televisivi e i siti online in 4 lingue, diffusi oggi, ma vacillerebbero anche molte emittenti locali, che pure usufruiscono di una quota del 6% del canone, per sopravvivere. "Il clima che avverto è pessimo, in quanto molti svizzeri non hanno ancora capito la portata di questo voto", spiega a Repubblica Renato Minoli, presidente del sindacato del personale Ssr della sede di Lugano.

"Tenga presente- aggiunge -che, se l'iniziativa passasse, dal primo gennaio 2019 l'azienda chiuderà, 6 mila persone rimarranno disoccupate, senza considerare l'indotto, mentre le frequenze verranno messe all'asta e, verosimilmente, diverranno preda di network esteri, cui fa gola un mercato ricco come il nostro". Intanto, uno sondaggi più recenti, effettuato dal quotidiano Tages Anzeiger di Zurigo, dà i fautori di "No Billag" in lieve vantaggio. I contrari confidano negli indecisi, stimati attorno al 16%. Che il voto si preannunci tirato lo dimostra, non a caso, la decisione odierna del Governo di abbassare il canone di circa 100 euro. "Pagherete un franco al giorno", è stato annunciato, con una certa enfasi. "Anche in questo caso- annota Minoli -ci saranno, però, inevitabili e importanti tagli di bilancio, con pesanti ricadute sui programmi e il personale".



Se la Svizzera fa un referendum contro il canone tv

13 Jan 2015

http://www.lindipendenzanuova.com/se-la ... -canone-tv

di DISCANTABAUCHIcanone Rai

Sono almeno 20 anni che sul canone Rai partono a ripetizione crociate politiche, approdate al nulla. Chi ha avuto il coraggio di far da sè, chiedendo il suggellamento dell’apparecchio e pagandone la tassa, si è visto comunque recapitare anni dopo ancora la richiesta di pagamento con bollettino e minacce di azioni legali. La protesta, in un paese in cui si paga sempre tutto come veri timorati di dio, ha sempre avuto il sapore più che di una forma di evasione, di una forma di ribellione al sistema televisivo pubblico, romanocentrico e dialettalmente sbilanciato nel raccontare l’Italia con le lenti della politica del centrosud e relativi partiti. L’imparzialità, accanto a stipendi non imbarazzanti, sono stati il nodo di fondo di una comunicazione sentita lontana dalla gente, vicina ai poteri forti.

In Svizzera come sempre tira un’altra aria. Il popolo sarà chiamato a dire la sua sul nuovo sistema di riscossione del canone radio-televisivo, che estenderebbe la percezione di questa tassa praticamente a tutte le economie domestiche, aziende comprese. E allora, apriti cielo! imprese. L’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) ha consegnato alla Cancelleria federale oltre 100 mila firme – ne bastavano 50 mila per poter fare il referendum – contro la revisione della Legge sulla radiotelevisione (LRTV) approvata di recente dal parlamento elvetico

Di pagare nuove tasse (e se lo dicono loro, gli crediamo) non ci pensano nemmeno, tanto più per pagare i media. La sensibilità della popolazione sul tema è alta, tanto che le 102mila firme sono state raccolte in un tempo record, otto settimane appena.

Oggi, l’USAM darà avvio anche alla sua campagna contro la LRTV. I tempi del referendum? Se tutto va bene, il 14 giugno. Un paio di mesi e la questione viene risolta.
Come da noi, per 20 anni discussioni e campagne finite in fuffa; anche l’ultima ipotesi di inserire il canone rai nei contratti di fornitura elettrica si è arenato.
Avrebbero pagato tutti, e il Nord un po’ meno. Quindi, non se ne è fatto proprio nulla.
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » dom gen 14, 2018 12:59 pm

Votazione del 4 marzo 2018

https://www.swissinfo.ch/ita/dossiers/v ... marzo-2018

Il popolo svizzero è chiamato a pronunciarsi sull’iniziativa No Billag, che vuole abolire il canone radiotelevisivo. Per i promotori dell’iniziativa, si tratta di una tassa obbligatoria che limita la libertà di ogni individuo e la concorrenza sul mercato dei media. Governo e parlamento invitano a respingere l’iniziativa: uno smantellamento del servizio pubblico radiotelevisivo nuoce alla qualità e alla pluralità dei media in Svizzera e favorisce l’espansione sul mercato di gruppi stranieri. In votazione vi è anche il nuovo ordinamento finanziario, che consente alla Confederazione di incassare l’IVA e l’Imposta federale diretta fino al 2035. L’ordinamento è stato approvato dal parlamento senza opposizioni.



La Confederazione potrà ancora riscuotere le imposte?
Sonia Fenazzi
Questo contenuto è stato pubblicato il 12 gennaio 2018

https://www.swissinfo.ch/ita/votazione- ... -/43814098


Uno scontrino di un bar sul quale è indicato IVA 8%

L'imposta sul valore aggiunto (IVA) è la principale fonte di introiti della Confederazione, seguita dall'imposta federale diretta (IFD): insieme rappresentano quasi i due terzi di tutte le entrate. Il popolo svizzero il 4 marzo è chiamato a decidere rinnovare per altri 15 anni alla Confederazione il permesso di riscuoterle.
(Keystone)

Autorizzare la Confederazione a prelevare l’imposta federale diretta (IFD) e quella sul valore aggiunto (IVA) per altri 15 anni: la decisione spetta al popolo svizzero il 4 marzo. In gioco vi sono quasi i due terzi del gettito fiscale. Eppure questo voto è caratterizzato dalla massima tranquillità: nessuno combatte il decreto.

Sono le due principali risorse finanziarie della Confederazione: l’IFD e l’IVA nel 2016 hanno fatto confluire nelle casse federali un po’ più di 43,5 miliardi di franchi, pari a quasi il 65% delle entrate.
grafico
(swissinfo.ch)

Presentando il Nuovo ordinamento finanziario (NOF 2021Link esterno), in vista del voto popolare del 4 marzo, il ministro elvetico delle finanze Ueli Maurer è stato chiaro: senza queste due imposte la Confederazione sarebbe in ginocchio. Solo "con un terzo degli introiti non sarebbe semplicemente più finanziabile".


Nuova è solo la scadenza

Il NOF 2021 non comporta alcun cambiamento delle due imposte: né aumenti, né diminuzioni. Non si vota sulle aliquote dell’IFD e dell’IVA, bensì sul principio – ancorato nella Costituzione – che la Confederazione possa riscuoterle, ma a tempo determinato: fino al 2035. Poi il governo dovrà di nuovo domandare l’autorizzazione.

Questo principio è ampiamente assodato. È ormai iscritto da quasi 60 anni nella Costituzione federale e, a scadenze regolari, popolo e cantoni hanno sempre avallato il suo rinnovo.

Che sia saldamente radicato nella mentalità collettiva è dimostrato anche dal fatto che entrambe le Camere federali abbiano approvato all’unanimità la proposta governativa di prolungare di 15 anni la scadenza.

Alla Camera del popolo si è brevemente dibattuto sull’opportunità sia di ridurre a dieci anni la nuova scadenza, come proposto dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), sia di abolire il limite temporale e accordare così definitivamente alla Confederazione la facoltà di prelevare i due balzelli, come auspicato da socialisti e Verdi. Ma entrambe le proposte non hanno ricevuto alcun sostegno al di fuori dei partiti da cui emanavano. Alla fine, nessuno si è opposto alla proroga di 15 anni. Quanto alla Camera dei Cantoni, non c’è stata alcuna discussione: i senatori hanno dato immediatamente il beneplacito unanime.


La madre di tutte le catastrofi

Inizialmente anche il governo avrebbe preferito sopprimere la scadenza. Considerata l’importanza vitale di questi introiti, per la Confederazione sarebbe infatti più opportuno garantirseli stabilmente.

Tuttavia, nella consultazione preliminare era emerso che quasi tutti i partiti erano contrari. L’esecutivo aveva dunque rinunciato a proporre uno stralcio, che non avrebbe raggiunto la maggioranza in parlamento. Così, invece, il NOF 2021 ha ottenuto un sostegno senza riserve.

Trattandosi di un emendamento costituzionale, il nuovo termine dev’essere obbligatoriamente sottoposto a votazione popolare e per essere adottato deve ricevere la doppia maggioranza di sì dei votanti e dei cantoni.

Tutti i partiti raccomandano di votare sì e anche i cantoni – che intascano il 17% del gettito dell’imposta federale diretta – si schierano a favore. Nemmeno tra i cittadini si sono alzate voci contro questo oggetto. Tutto sembra quindi far presagire un grande successo.

Ma, se contro ogni aspettativa, il 4 marzo dalle urne dovesse uscire una bocciatura cosa succederebbe? "Sarebbe la madre di tutte le catastrofi", ha risposto Ueli Maurer in conferenza stampa. Il ministro ha aggiunto che "non c’è alcun piano B": sarebbe impossibile trovare fonti d’entrata sostitutive così ingenti o fare risparmi di tale entità, oltre tutto a così breve scadenza. Dal 1° gennaio 2021, la Confederazione non potrebbe più svolgere la maggior parte dei propri compiti.
Un unicum mondiale

Benché nel contesto attuale questa ipotesi appaia alquanto remota, il fatto che lo Stato a scadenze regolari debba chiedere ai cittadini il permesso di continuare a imporre delle tasse è perlomeno singolare e potenzialmente rischioso. È un "unicum mondiale" che lascia "senza parole" i ministri delle finanze di altri paesi, quando il tesoriere della Confederazione spiega loro questi meccanismi elvetici, riconosce lo stesso Ueli Maurer.

Questa peculiarità è legata al sistema di democrazia diretta svizzera, ha aggiunto il ministro. "Il popolo è sovrano e trovo giusto chiedergli il permesso di continuare a riscuotere le imposte".

Secondo il tesoriere della Confederazione ripetere l’esame della situazione ogni 15 anni, è un ritmo "ragionevole". Così s’instaura un dialogo che rafforza il senso di responsabilità dello Stato e dei cittadini.

+ Per saperne di più: Un sistema innanzitutto federalista
Provvisorie da oltre un secolo

La temporalità della licenza di prelevare imposte ha anche radici storicheLink esterno legate al federalismo. Alla nascita dello Stato federale, nel 1848, la Confederazione, che aveva competenze molto limitate, poteva solo a riscuotere dazi doganali, mentre prelevare imposte dirette sul reddito e la sostanza era un diritto esclusivo dei Cantoni.

La Confederazione ha riscosso per la prima volta imposte dirette nel 1916 e per soli due anni, in seguito alla Prima Guerra mondiale. Ma pian piano, queste imposte straordinarie sono diventate più frequenti. Dal 1958 sono iscritte nella Costituzione federale, sempre però per un periodo limitato. Quella in votazione il 4 marzo è la nona prolungazione.
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » mer mag 23, 2018 5:26 pm

La Svizzera prepara il referendum contro le banche private
NICOLA LILLO
2018/05/04

http://www.lastampa.it/2018/05/04/ester ... agina.html

I sondaggi pre-referendum dicono che il «Sì» non vincerà, ma fino al 10 giugno l’esito non è poi così scontato. Gli svizzeri si preparano a votare pro o contro una riforma che porterebbe al divieto per le banche private di fare credito se non hanno la copertura. Oggi, le banche commerciali come UBS e CS «creano» denaro sotto forma di erogazione dei crediti. L’iniziativa «Vollgeld» vuole che le banche private concedano crediti e gestiscano i conti, come è oggi, ma debbano avere in liquidità il cento per cento di quanto hanno concesso in prestito.

«Il provvedimento ci proteggerà dalle crisi finanziarie e andrà a vantaggio dell’economia e della società», spiegano i promotori di Vollgeld. I sondaggi, però, indicano che la riforma radicale non passerà: secondo un’indagine pubblicata dall’emittente pubblica Ffs, solo il 35 per cento degli intervistati si è espresso a favore di una riduzione della capacità delle banche di «creare» denaro quando concedono prestiti a consumatori e imprese. Circa il 49 per cento è contrario, il 16 per cento è indeciso. A bollare l’iniziativa come «inutile e pericolosa» è Thomas Jordan, presidente della Banca nazionale svizzera (BNS): «L’esperimento recherà danni alla nostra economia». Le proposte di Vollgeld hanno riscosso sostegno crescente dopo la crisi finanziaria globale del 2007-2008, ma oggi non hanno più molta presa sulla società elvetica.

L’economia svizzera dipende fortemente dall’attività bancaria, che rappresenta circa il 10% della produzione economica del Paese, UBS, la più grande banca del Paese, si era avvicinata al collasso a causa della crisi. Secondo il sistema di democrazia diretta della Svizzera, sono necessarie 100.000 le firme per indire un referendum. La proposta mira a costringere le banche private a trovare finanziamenti o prestiti alternativi presso la BNS per l’erogazione dei prestiti ai clienti.



Voto 10 giugno, 1° sondaggio - L'iniziativa "Moneta intera" arranca

Di Sonia Fenazzi

https://www.swissinfo.ch/ita/politica/v ... a/44093822

I due quesiti sottoposti a votazione popolare in Svizzera il 10 giugno 2018 mettono in ballo montagne di soldi. Non sembrano però mobilitare l'elettorato elvetico. Dal primo sondaggio emerge una bassa partecipazione.
È zoppicante l’avvio di campagna dell’iniziativa "Moneta intera" per il voto del 10 giugno. La proposta di riformare radicalmente il sistema monetario svizzero per ridare stabilità alla piazza bancaria elvetica, al momento si scontra con una maggioranza di opposizioni, secondo il 1° sondaggio SSR/gfs.bern. Per la Legge federale sui giochi in denaro, invece, i consensi prevalgono sui dissensi.

L’iniziativa "Per soldi a prova di crisi: emissione di moneta riservata alla Banca nazionale! (Iniziativa Moneta intera)" non sembra in grado di convincere l’elettorato svizzero. Nel sondaggio condotto dall’istituto di ricerca gfs.bern per conto della Società svizzera di radiotelevisione (SSR), a circa un mese e mezzo dalla votazione popolare, gli oppositori risultano in vantaggio di 14 punti percentuali sui fautori. Solo il 35% del campione rappresentativo intervistato intende mettere un sì nell’urna il 10 giugno, contro il 49% di no. Il rimanente 16% non sa invece ancora come voterà.

Moneta intera: il rimedio giusto contro le crisi finanziarie?
Di Armando Mombelli

L’iniziativa popolare “Moneta intera” propone una riforma radicale del sistema monetario per ridare stabilità alla piazza finanziaria.

La partita in teoria non è ancora decisa, poiché il grado di formazione delle opinioni dell’elettorato è ancora piuttosto basso e la proporzione di coloro che sono già assolutamente certi di come voteranno il 10 giugno è soltanto del 53%. In altri termini, c’è ancora un margine del 47% di incertezza che teoricamente potrebbe ancora ribaltare la maggioranza.

In pratica, tuttavia, appare quasi impossibile che i sostenitori dell’iniziativa riescano a recuperare lo svantaggio. Solitamente, infatti, man mano che si avvicina la scadenza del voto i consensi per le iniziative popolari calano e le opposizioni crescono.

Promossa da un gruppo di economisti, specialisti di finanza e imprenditori e combattuta da tutti i partiti politici, l’iniziativa che chiede che soltanto la Banca nazionale possa emettere sia soldi contanti, sia moneta scritturale per ora non fa breccia tra l’elettorato di nessuna formazione politica. Non la spunta nemmeno tra i senza partito e neppure tra coloro che dicono di non avere fiducia nel governo.

A livello di regioni linguistiche del paese il rifiuto prevale nella Svizzera tedesca, con il 33% di sì contro il 54% di no e il 13% che non sa ancora come voterà. Nella Svizzera latina (romancia), invece, l'iniziativa suscita più simpatie che opposizioni: raccoglie il 42% di sì contro il 27% di no (non sa ancora: 31%) nella Svizzera francese e il 45% di sì contro il 36% di no (non sa ancora: 19%) nella Svizzera italiana.


Dado non ancora tratto per la legge sui giochi d’azzardo

Più aperta si profila invece la partita per l’altro quesito sottoposto all’esame delle urne svizzere il 10 giugno: la nuova Legge federale sui giochi in denaro (LGDLink esterno). Varata dal parlamento e combattuta con un referendum sostenuto da quasi tutte le sezioni giovanili dei partiti rappresentati nelle Camere federali, la nuova normativa nel primo sondaggio SSR/gfs.bern è approvata dal 52% degli intervistati e bocciata dal 39%, mentre il 9% non sa ancora come voterà.
Nuova legge svizzera sui giochi d’azzardo: una protezione per i giocatori oppure una censura statale di Internet? La parola al popolo.

Ma pur godendo attualmente della maggioranza assoluta e di un confortevole vantaggio di 13 punti percentuali, i fautori della LGD non possono ancora cantare vittoria. Secondo i ricercatori del gfs.bern, i promotori del referendum dispongono di un certo margine per invertire la tendenza. Tutto si giocherà nella campagna in vista del voto.

Benché in vantaggio in tutte le regioni linguistiche del paese, i consensi per la LGD sono nettamente inferiori nella Svizzera tedesca – con il 49% – rispetto alla Svizzera francese (63%) e italiana (62%). Nella Svizzera tedesca regna più scetticismo nei confronti della nuova normativa che consentirebbe ai casinò elvetici di proporre anche online i loro giochi, previa autorizzazione, e bloccherebbe invece l’accesso a tutte le offerte di giochi d’azzardo sul Web prive della concessione della Confederazione.

La controversia sull’oscuramento dei siti Web di giochi in denaro senza concessione è meno sentita nella Svizzera latina. I ricercatori del gfs.bern osservano comunque che da solo l’argomento della "censura di Internet" non basterebbe agli oppositori per imporsi. Puntando anche su altre critiche potrebbero però ancora riuscirci. Soprattutto con il loro argomento secondo cui la LGD sarebbe una norma protezionista che preserverebbe gli interessi dei casinò svizzeri. Quest’ultimo argomento farebbe leva soprattutto sulle cerchie liberali.

Dal sondaggio è pure emerso un potenziale di protesta tra i senza partito e coloro che non hanno fiducia nel governo. Senza sorprese, c’è poi maggiore ostilità tra i giovani, ossia quella fascia di età dell’elettorato da cui è partito il referendum.

In ogni caso, pur non essendo impossibile, la sfida sarà molto ardua per gli oppositori. Benché i partiti politici rappresentati nel parlamento federale siano divisi sulla LGD, i sostenitori hanno altri assi nella manica: Cantoni, associazioni ed enti sportivi, culturali e sociali – che beneficiano dei profitti di giochi di soldi e lotterie – stanno facendo campagna per il sì il 10 giugno.

Una certezza traspare già sin d'ora: nonostante le enormi somme in gioco, i due oggetti in votazione non mobilitano. Se lo scrutinio avesse avuto luogo al momento del sondaggio, la partecipazione si sarebbe aggirata sul 38%. A meno di clamorose sorprese, il 10 giugno l’afflusso alle urne non sarà molto superiore a questo tasso.


Il sondaggio

Per la prima indagine demoscopica in vista della votazione federale del 10 giugno 2018, l'istituto gfs.bern ha intervistato 1201 persone con diritto di voto, selezionate in modo rappresentativo e ripartite in tutte le regioni linguistiche della Svizzera, tra il 16 e il 27 aprile.

Il margine di errore è di ±2,9 punti percentuali. Il sondaggio è realizzato su mandato della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR, della quale fa parte anche swissinfo.ch.

Gli svizzeri residenti all'estero non possono essere intervistati perché, per motivi legati alla protezione dei dati, i ricercatori del gfs.bern non hanno accesso ai loro indirizzi.


Svizzera, bocciata al referendum la "moneta sovrana"
L'iniziativa prevedeva un monopolio della Banca centrale per la creazione di monete
10 Giugno 2018

http://www.repubblica.it/economia/2018/ ... -198646610

MILANO - Netta bocciatura in Svizzera per la "Moneta sovrana" che oggi passava il test del referendum.

L'iniziativa popolare "Per soldi a prova di crisi: emissione di moneta riservata alla Banca nazionale! (Iniziativa Moneta intera)" è ufficialmente stata respinta. Anche se lo spoglio non è concluso, la maggioranza dei 26 Cantoni ha bocciato il testo. Secondo una seconda proiezione realizzata dall'istituto gfs.bern su incarico di Srg Ssr, pubblicata poco fa, il 75% degli elettori ha detto no alla proposta di dissociare la creazione monetaria dal credito.

Isostenitori di Moneta intera proponevano che, oltre al denaro contante, anche la moneta scritturale dei conti bancari venisse emessa esclusivamente dalla Banca nazionale svizzera (Bns). Le normali banche non potrebbero insomma più emettere moneta attraverso la concessione di crediti. Alla Banca centrale sarebbe spettato il compito di mettere in circolazione denaro "non gravato da debito", quindi senza alcuna contropartita, fornendolo direttamente alla Confederazione, ai Cantoni oppure alla popolazione.

Gli obiettivi dichiarati dei sostenitori di Moneta intera erano quelli di rendere più sicuro il denaro della clientela delle banche e di prevenire crisi finanziarie.

Di moneta scritturale aveva parlato circa un anno fa la Banca d'Italia. Allora via Nazionale aveva chiarito che "la moneta legale è la moneta dotata del potere di estinguere le obbligazioni in denaro, riconosciuta come tale dall'ordinamento giuridico. L'unica forma di moneta legale è la moneta contante emessa da una banca centrale - per l'euro la Banca Centrale Europea (BCE) - in quanto la sua creazione si basa su rigorose procedure che garantiscono la fiducia generale nella moneta e la stabilità del suo valore nel tempo". Parlando invece di "moneta cosiddetta bancaria o scritturale si indica l'insieme degli strumenti gestiti e organizzati dalle banche e dagli altri intermediari abilitati a prestare servizi di pagamento: gli assegni, i bonifici, gli addebiti diretti, le carte di pagamento. Solo alle banche e agli altri intermediari abilitati alla prestazione di servizi di pagamento - che sono sottoposti per legge alla vigilanza della Banca d'Italia - è consentito prestare questo tipo di servizi utilizzando moneta scritturale con valore legale. La Banca d'Italia ha ricevuto alcune segnalazioni di cittadini che pretendono di utilizzare una forma di moneta scritturale che essi stessi avrebbero creato, replicando il meccanismo della moneta bancaria. Questa presunta moneta non ha alcun valore legale e il suo utilizzo può esporre a conseguenze negative e rischi", diceva Banca d'Italia.
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Re: Referendo xvisari

Messaggioda Berto » dom mag 19, 2019 11:42 am

Svizzera, le armi "minacciano" Schengen
Gaia Cesare - Dom, 19/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/svi ... 97493.html

Il voto sulla direttiva Ue che ne limita l'acquisto. "Se verrà bocciata sarà la nostra Brexit"

In circolazione ci sono oltre due milioni e mezzo di fucili su otto milioni e mezzo di abitanti.

Eppure il tasso di omicidi è poco sopra lo zero e non si registra una strage a colpi di arma da fuoco da 18 anni, da quando nel 2001 furono uccise 14 persone nel Parlamento di Zugo. È il miracolo della Svizzera, il Paese della "neutralità armata", dove la passione per i fucili dilaga per storia e tradizione ma le armi non sono un problema sociale come negli Stati Uniti.

Ora però le cose potrebbero cambiare. Gli elvetici decideranno oggi tramite referendum se inasprire la legge sulla detenzione di armi per allinearsi agli obblighi dello spazio Schengen, a cui la Confederazione elvetica aderisce con importanti benefici, pur non essendo membro dell’Unione europea. Gli elettori dovranno stabilire se intendono accettare di trasporre nel diritto interno la direttiva europea che punta a migliorare la tracciabilità delle armi e ridurre il rischio che automatiche e semiautomatiche finiscano nel mercato nero e nelle mani sbagliate.

I sondaggi dicono che il cambiamento passerà con facilità. Secondo la televisione pubblica Ssr, il 65% degli svizzeri darà il via libera all’inasprimento della legge, appoggiato dal governo e da tutti i partiti, esclusa la destra conservatrice Udc (Unione democratica centrale) e la Comunità di interessi del tiro svizzero, che ha voluto il referendum. La ragione del cambio? Bocciare l’adeguamento alle norme europee rischia di rendere la Confederazione Elvetica incompatibile con l’area Schengen. Da qui la preoccupazione di chi voterà per il Sì: «Se vincesse il No, sarebbe la nostra Brexit», spiega Beat Flach, deputato del Partito verde liberale.

Per non tradire la propria storia, fatta di società di tiro diffuse in tutto il Paese e di soldati che dopo la leva possono portare a casa il fucile d'assalto, il governo di Berna è riuscito a strappare qualche eccezione. Le semiautomatiche passeranno alla categoria "armi vietate", ma non saranno messe al bando tout court. Per l’acquisto occorrerà chiedere un'autorizzazione speciale e dimostrare, se si è appassionati, di far parte di una società di tiro. I soldati manterranno il diritto di portare a casa il fucile e utilizzarlo per il tiro sportivo, anche quando saranno sollevati dall’obbligo militare, che in Svizzera prevede corsi annuali dai 18 anni e per i dieci anni successivi. I dati dicono che gli elvetici hanno già perso la voglia: nel 2017 il 90% dei militari ha rinunciato a tornare a casa con l’arma della leva contro il 43% del 2004.


Svizzera, referendum sulle armi: vince il sì (63,7%) alla legge che inasprisce le norme
19 Maggio 2019

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/0 ... me/5191420

Gli svizzeri hanno approvato una modifica di legge che inasprisce le norme sul possesso d’armi. Al referendum il sì ha vinto con il 63,7 % di voti a favore, solo il cantone del Ticino ha respinto la revisione. Il testo, approvato dal parlamento e contestato da una consultazione popolare, riprende la direttiva dell’Unione europea in materia e si iscrive nelle misure di lotta al terrorismo. La Svizzera, pur non essendo membro dell’Ue, è associata agli accordi europei di Schengen e Dublino: prima del voto il governo aveva avvertito gli elettori che un ‘no’ alla nuova legislazione avrebbe potuto portare a un’esclusione. Approvata anche la riforma fiscale per adeguare la tassazione delle imprese agli standard internazionali.

Il testo che stringe le maglie sul possesso di armi è stato fortemente criticato negli ambienti del tiro sportivo, molto diffuso nel Paese. “Peccato che la popolazione abbia seguito l’argomentazione della paura di uscire da Schengen. È un po’ triste ma accettiamo il risultato”, ha commentato Olivia de Weck, vicepresidente di ProTell, la lobby pro armi che si era fortemente mobilitata contro la nuova legge.

Le armi sono molto diffuse in Svizzera, anche se in assenza di un registro federale è difficile sapere quante ce ne siano effettivamente in circolazione. Stando al centro di ricerca di Ginevra Small Arms Survey, nel 2017 oltre 2,3 milioni di armi erano nelle mani di civili in Svizzera, cioè circa tre ogni 10 abitanti, il che mette la Svizzera al 16esimo posto al mondo per numero di armi per abitanti. La nuova legge non prevede un registro centrale, ma introduce il divieto per le armi semi-automatiche dotate di un caricatore di grande capacità. Collezionisti e tiratori sportivi potranno ancora acquistarle, ma richiedendo una “autorizzazione eccezionale“: dopo cinque anni, e poi 10, dovranno dimostrare che continuano a praticare regolarmente l’attività.

La riforma fiscale approvata oggi dal 66,4% dei votanti e l’insieme dei 26 cantoni elvetici comprende invece un pacchetto di misure elaborato dal parlamento e che associa la riforma della tassazione delle imprese a nuove misure per il finanziamento del principale pilastro del sistema pensionistico, l’Assicurazione vecchiaia e superstiti (Avs). L’obiettivo è sopprimere i privilegi concessi a certe imprese, rispettando così le norme dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) che impongono l’abolizione dei regimi fiscali privilegiati accordati alle società straniere.
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