Basta scanpar e scondar skei en Xvisara

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Messaggioda Berto » gio gen 22, 2015 11:15 pm

RIENTRO DEI CAPITALI - pubblicato in data 22 gen 2015

http://www.eugeniobenetazzo.com/rientro-dei-capitali

Sto provando ad immaginare che cosa mi avrebbero detto i partecipanti di un convegno a Lugano a cui partecipai nel 2005 se avessi detto loro che la Svizzera sarebbe diventata nel 2015 uno Stato molto collaborativo con le principali autorità fiscali dei paesi occidentali e che soprattutto dal 2017 il tanto decantato segreto bancario sarebbe diventato presto preistoria.
Immagino i fischi, gli insulti e le denigrazioni.
Chi ci avrebbe creduto dieci anni fa ? A dire il vero molti clienti di banche svizzere non lo hanno ancora metabolizzato.
Svizzera: il posto considerato finanziariamente più sicuro (allora) al mondo per segretezza, affidabilità, riservatezza e serietà di cui oggi è rimasto molto poco.
Riguardo alla serietà ed affidabilità pensate solamente al recente comportamento della Banca Nazionale Svizzera, prima afferma che sosterrà e proteggerà il rapporto di cambio tra euro e franco svizzero ed alcuni giorni dopo lo abbandona al suo destino, sopprimendo la controversa diga di contenimento a 1,20.
Svizzera, Principato di Monaco e tanti altri paesi un tempo rinomati rifugi finanziari hanno sottoscritto gli accordi OCSE sullo scambio automatico di informazioni al fine di contrastare l’evasione fiscale nelle economie avanzate e le varie espressioni della criminalità internazionale.
Ormai è pacifico, non sta finendo un epoca, è definitivamente archiviata e già menzionata nei libri di storia economica.

Mi sto riferendo alla detenzione di capitali occulti nelle più svariate forme da parte dei contribuenti infedeli.
Un tempo Svizzera & Company erano i migliori alleati e complici per imboscare e trafugare poste finanziarie frutto di evasione fiscale.
Chi prima era il tuo referente svizzero fidato, oggi è diventato il tuo aguzzino e presto sarà il tuo boia.
Prima o poi vi troveranno, mettetevelo in testa. Che vi troveranno è matematicamente certo. L’unica incertezza è quando.
Alla fine del 2016 oppure durante il 2017 ?

Il contribuente italiano infedele non ha più alternative. Ha solo una strada il cui pedaggio è anche piuttosto salato. Voluntary disclosure, questa parola così pomposa che tuttavia può rappresentare per taluni la salvezza. La salvezza dal sole a scacchi. Sì perchè ad oggi, dopo l’entrata in vigore del provvedimento che norma le modalità di emersione degli attivi occultati al fisco, la sanzione o punizione che vi spetta per aver frodato il fisco è una cella, da condividere magari con un nigeriano o un colombiano per un periodo compreso tra i due e gli otto anni.
Dipende da quello che avete fatto in passato. Ne ho già parlato in un post precedente come vi troveranno, adesso si tratta di capire se siete già scappati oppure se state aspettando che vi vengano a prendere a casa.
Pensare che sei anni addietro potevate fare il più grande affare della vostra vita (in Italia) se avevate evaso il fisco regolarizzando il tutto al 5%.

Per quanto concerne l’aspetto penale, il rischio principe per chi ha evaso in passato è rappresentato dal reato di autoriciclaggio, un illecito che fino a qualche mese fa non esisteva, il quale consiste nel reimpiegare, agendo anche per occultarne l’origine e l’impiego, il denaro o altro bene frutto di un altro reato che precedentemente si era commesso. Sostanzialmente commette autoriciclaggio chi, colpevole di un altro reato non colposo (ad esempio l’evasione fiscale), sostituisce, trasferisce o impiega il denaro ottenuto in attività economiche o finanziarie (come acquistare una casa vacanze all’estero da mettere a reddito con l’affitto) e ne ostacola la identificazione.
Quanto è stato disposto per l’autoriciclaggio si sposa magnificamente con le opportunità della voluntary disclosure: è previsto infatti che chi riporterà i capitali in Italia, dovrà pagare interamente tutte le imposte che ha evaso con una parte delle relative sanzioni pecuniarie, ma non sarà punito per i reati fiscali e gli altri reati connessi al nuovo reato di autoriciclaggio. Tuttavia la voluntary disclosure oltre ad essere l’unica strada percorribile, è anche quella più fumosa nonostante tutto, in quanto è avvolta da misteri interpretativi e convenienza nella sua adesione.

Quest’ultima è correlata positivamente alla variabile tempo, infatti in caso di capitali che si sono formati in epoche molto remote (oltre dieci anni) allora a quel punto la procedura di emersione si occupa di tassare i rendimenti che tali capitali potrebbero aver prodotto sulla scorta di un’aliquota pari al 27% sugli interessi calcolati con un coefficiente di rivalutazione annuo del 5%. Qualora invece i capitali occultati sono stati generati in epoca recente (ultimi cinque anni), il contribuente dovrà riconoscere per intero tutte le imposte evase con dovizia di particolari al momento dell’autodenuncia, infatti dovrà rappresentare meticolosamente agli uffici finanziari mediante prove documentali oggettive quanto ha evaso e quando ha evaso. Inutile girarci intorno, le imposte dovranno essere corrisposte per intero usufruendo di sanzioni ridotte ad ¼ del minimo previsto per legge. Purtroppo la voluntary è molto complessa sia come iter in quanto bisogna essere assistiti dal proprio fiscalista ed anche perchè si conoscerà quanto pagare per sanare la propria posizione solo dopo averla portata all’evidenza dell’Autorità Fiscale. Per alcune poste di recente costituzione, frutto di palese evasione fiscale, si potrebbe arrivare a coefficenti di risanamento nell’ordine del 60 o 70%. In caso contrario al contribuente che non se la sentisse di procedere in tal senso va ricordato che vi è ad aspettarlo sempre la cupa cella in compagnia del solito nigeriano (e ghe xonto mi muxlim).

A so contento parké tuta sta xente, ke prima la catava na scapatoia en Xvisara, deso ghe toca afrontar el mostro sensa pì poder scapar, cusì a garemo renforsi ente la lota al stado predon e a li so pirati.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Basta scanpar e scondar skei en Xvisara

Messaggioda Berto » dom gen 25, 2015 8:48 pm

Il pericoloso caos del franco e della Banca Nazionale Svizzera

http://it.ibtimes.com/articles/74536/20 ... franco.htm

Dopo più di tre anni (era il settembre 2011) la Banca Nazionale Svizzera (SNB in inglese) ha deciso di abbandonare il peg contro l'euro: in pratica la banca centrale svizzera decise che quota 1,20 del cambio EURCHF era una soglia "invalicabile".

Oggi quella soglia è diventata improvvisamente valicabile, e il franco svizzero ha reagito in modo assai violento: dopo essere affondato fin sotto quota 0,80, il cambio si è assestato intorno alla parità prima che il capo della SNB, Thomas Jordan, iniziasse a spiegare le ragioni di questo passo indietro. Mai il cross EURCHF era sceso sotto la parità nel corso della storia, e già questo dovrebbe spiegare l'eccezionalità dell'evento.

Il predecessore di Jordan, Philippe Hildebrand, spinto dai timori per l'economia locale dovuta ad un tasso di cambio troppo forte (specie contro l'euro, che "circonda" la Svizzera) decise che 1,20 franchi per un euro erano il prezzo giusto, e ogni volta che il cambio accennava a scendere sotto tale quota, la SNB vendeva franchi e comprava euro, rimettendo tutto "a posto".

La manovra, almeno nel breve periodo, è stata un successo per la SNB, un po' meno per Hildebrand: alcuni mesi dopo si scoprì che la moglie del presidente guadagnò 75mila franchi svizzeri con operazioni sul mercato valutario pochi giorni prima dell'annuncio della decisione della SNB di istituire il peg. La mancata trasparenza costrinse Hildebrand alle dimissioni (oggi è vicepresidente presso BlackRock).

Il suo successore, Thomas Jordan, continuò nella politica del peg, continuando a comprare euro. Il problema è che con le varie crisi (la Grecia, Cipro, gli emergenti e infine l'Eurozona intera) che si sono susseguite, i capitali hanno continuato ad affluire ferocemente in Svizzera: gli investitori compravano franchi e di conseguenza la SNB era costretta a comprare sempre più euro, diventando una specie di hedge fund. Un grosso hedge fund.

Come accade spesso quando si cerca di "insegnare" cose al mercato, alla fine lo stesso mercato si ribella, o meglio punta a ritornare in una situazione di equilibrio. Ad aggiungere altre pressioni sulla SNB è arrivato pure il quantitative easing della BCE, che dovrebbe inondare di euro le piazze finanziarie. Di contro la SNB avrebbe dovuto inondare di franchi il mercato facendo sparire gli euro (con inevitabili ripercussioni inflazionistiche), il che equivale a voler rubare gli oceani nascondendoli in un secchiello.

La pressione sarebbe stata evidentemente troppo forte (in altre parole, difendere quota 1,20 sarebbe costato troppo), e Jordan e colleghi hanno deciso di staccare la spina prima che Draghi cominciasse a muoversi. Hanno anche deciso, comunque, di alleggerire ancor di più la politica monetaria, portando i tassi sui depositi in territorio ancor più negativo, da -0,25 a -0,75%, sperando di parare la reazione del mercato (che è stata comunque spaventosa).

Jordan avrebbe detto di essere sicuro che le banche non caricheranno questo costo sui clienti, ma lo scopo di questa manovra è proprio spingere le banche in quella direzione in modo che i loro clienti (russi, magari) smettano di comprare franchi svizzeri, di cui il mondo sembra avere moltafame.

Intanto questa mossa, decisa in modo alquanto disordinato, ha colpito i bilanci della banca centrale: il colpo dovrebbe essere anche abbastanza grosso, ma i profitti macinati negli ultimi anni (38 miliardi di franchi nel 2014) dovrebbero costituire un cuscino sufficiente per attutire il colpo ed evitare che la SNB debba richiedere l'aiuto delle squadre aerotrasportate del Fondo Monetario Internazionale. Almeno per ora.

Altre persone ed entità varie si saranno sicuramente fatte male: secondo JPMorgan potrebbero esserci in giro almeno 100 miliardi di debiti fuori dalla Svizzera ma denominati in franchi. Per capirci, in euro questa cifra è passata da 83 a 114 miliardi nel giro di minuti, per poi assestarsi in chiusura di contrattazioni poco sotto i 100 miliardi. Mica male, per una giornata di lavoro.

Gli investiti dallo tsunami sono (scusate il gioco di parole) gli investitori che hanno applicato un carry trade che coinvolge il franco svizzero: essi hanno preso in prestito in franchi a basso costo e reinvestito il tutto in titoli denominati in altre valute con un rendimento più elevato, lucrando sulla differenza. Questa differenza, con l'aumento del debito causato dallo scoppio del peg, è stata almeno in parte disintegrata.

La domanda adesso sarà: chi è che ha in pancia questi 100 (ma forse siamo più vicini a 200) miliardi di debiti in franchi che ora potrebbero valere un 20% in più? Non si sa, e questo ha spiegato i tracolli borsistici della mattinata (che sono stati poi recuperati almeno in gran parte: il Dax di Francoforte, ad esempio, dopo aver perso 400 punti al mattino ne ha riguadagnati oltre 450 nel pomeriggio). Detto altrimenti, si aggiunge incertezza all'incertezza.

LEGGI ANCHE: CRASH! È ora del panico? 8 motivi per cui sono crollate le borse

L'unica borsa rimasta in profondo rosso è stata ovviamente quella svizzera di Zurigo: dopo aver perso il 12% ha chiuso in zona -9%, una delle perdite più gravi degli ultimi 25 anni. Motivi abbastanza ovvi: già l'industria bancaria era stata colpita dalla stretta contro i "paradisi fiscali" (o quanto meno contro i Paesi opachi), il mondo procede verso la fine dell'era del segreto bancario, adesso anche le industrie esportatrici dovranno fare i conti anche con un franco molto più forte di prima.

Fu la stessa banca centrale svizzera a ricordare che la massiccia sovravvalutazione del franco avrebbe posto rischi severi all'economia elvetica, compreso quello di scadere in deflazione. La Svizzera, insomma, rischia di agganciarsi ai destini di quell'area economica che la circonda, l'Eurozona.

Il caos generatosi dopo il crollo del pavimento di 1,20 ha inoltre dimostrato che i tassi negativi non sono sufficienti a far circolare il denaro in investimenti produttivi. In una situazione di elevata incertezza come quella attuale il denaro viaggia comunque verso porti sicuri come la Svizzera o la Germania.

Questo denaro, però, non è stato veicolato nell'economia, per cui la crescita non riesce a materializzarsi sul Vecchio Continente. La Germania, l'unico Paese ad avere le tasche abbastanza capienti, invece di investire nell'Eurozona ha deciso di andare in surplus di bilancio.

C'è molto denaro in giro, ma non viene usato per investire; la crescita non si fa vedere, nuove opportunità di investimento nemmeno, i Paesi della periferia europea sono costretti a cercare di far quadrare i bilanci (austerità), generando decrescita e disoccupazione e in sostanza desertificandosi. Dove dovrebbe andare tutta questa liquidità se non nei safe haven, visto che tutta questa storia non finirà bene se non cambiando completamente direzione (cosa che comunque l'Europa non sembra voler fare)? Ecco spiegati i (grossi) problemi della Svizzera (e in generale dell'Europa intera): il CEO di Swatch ha definito questa mossa uno "tsunami", appunto.

I problemi per Berna potrebbero non essere finiti se questa resa scatenerà la corsa degli speculatori: non è molto chiaro quale sarà la politica monetaria svizzera da oggi in poi, ma sarà meglio trovarne una in fretta e che sia credibile. Se la crisi russa dovesse aggravarsi e se gli europei non riusciranno a cavare un ragno dal buco, il franco potrebbe causare qualche terremoto in Svizzera, la quale, anche se non è in una situazione grave come altri Paesi dell'Europa (uno a caso: l'Italia), potrebbe decidere di far sentire gli effetti della sua crisi anche all'estero.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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