seita II parte
30 agosto 1991: L’Union Fuer Sudtirol, il partito di Eva Klotz, chiede “l’immediato
allontanamento dall’incarico” del procuratore di Bolzano Mario Martin e di tutti gli
inquirenti che si sono occupati del terrorismo in Alto Adige. Secondo l’Union, la
posizione di Martin sarebbe ormai “insostenibile” in seguito alle sempre più frequenti
rivelazioni circa interventi dei servizi segreti italiani negli anni del terrorismo
altoatesino, anni in cui il magistrato era giudice istruttore a Bolzano.
16 ottobre 1991: Peter Paul Volgger si sposa con una cittadina germanica, prendendo
il nome della moglie e cerca anche di farsi adottare da qualche cittadino tedesco per
evitare l’estradizione in Italia. Gli investigatori tedeschi starebbero anche
controllando con attenzione la posizione del cittadino tedesco Herbert Hegewald in
relazione a suoi presunti rapporti con la Stasi, il servizio segreto dell’ex Germania
est. L’uomo è sospettato anche dalla magistratura italiana per aver fornito armi ed
esplosivi a Karl Ausserer, in carcere in Austria per le attività terroristiche del gruppo
Ein Tirol che ha siglato una lunga serie di attentati in Alto Adige.
6 novembre 1991: Comincia a Bolzano il processo contro Eva Klotz, consigliere
provinciale e sostenitrice dell’autodeterminazione per l’Alto Adige, accusata di aver
diffuso notizie false e tendenziose. In un’intervista, la Klotz aveva sostenuto che
negli anni Ottanta Christian Kerbler, condannato a 24 anni per omicidio dal tribunale
di Perugia, era stato più volte individuato senza che i carabinieri lo arrestassero.
Kerbler nel 1964 uccise l’irredentista sudtirolese Luis Amplatz e ferì gravemente
George Klotz, padre di Eva. È stato sospettato di essere un agente dei servizi segreti
italiani, infiltrato tra i terroristi altoatesini di quegli anni.
1° dicembre 1991: La gendarmeria di frontiera tedesca di Kiefersfelden, al confine
tra Germania e Austria, ferma il cittadino austriaco Josef Gredler, di 43 anni, sulla
base di un ordine di cattura internazionale spiccato nel 1989 dalla magistratura
bolzanina in quanto ricercato con l’accusa di associazione per delinquere con finalità
terroristiche, detenzione e provocata esplosione di ordigni in relazione ad una serie di
attentati compiuti in Alto Adige tra il 1986 e il 1988 dal gruppo Ein Tirol. Gredler era
già stato condannato nel 1989 dalla magistratura di Innsbruck a quattro mesi di
reclusione. L’accusa specifica è di aver fornito esplosivo a Karl Ausserer.
4 marzo 1992: Un ordigno esplode nel cinema Capitol, nel centro storico di Bolzano:
14 i feriti dai pallini di piombo contenuti nella bomba rudimentale costituita da un
involucro con dentro polvere nera di pallottole da caccia e una rozza spoletta. Viene
fermato un uomo di 51 anni, Vincenzo Finocchiaro, pregiudicato per truffa, con
problemi psichici.
8 marzo 1992: Il sostituto procuratore di Bolzano Cuno Tarfusser ordina la
perquisizione del quotidiano Il Mattino dell’Alto Adige in relazione ad un articolo
sull’omicidio di Luis Amplatz, uno dei casi più misteriosi del terrorismo in provincia
di Bolzano. Il giornale aveva scritto che vi è un superteste, un maresciallo in pensione
dei servizi segreti, Cosimo Provenzano e che lo stesso Tarfusser aveva inviato in
relazione al delitto Amplatz avvisi di garanzia ad alti ufficiali in pensione che in
quegli anni operavano in Alto Adige. Si tratta dei generali dei carabinieri Mario
Rocchietti ed Enrico Ferrari e dell’ufficiale di polizia Renato Compagnone.
10 marzo 1992: Il sostituto procuratore di Bolzano Cuno Tarfusser chiede al giudice
per le indagini preliminari l’archiviazione del procedimento contro ignoti relativo a
presunti coinvolgimenti dei servizi segreti in attività terroristiche negli anni Sessanta
in Alto Adige.
27 giugno 1992: Il sostituto procuratore di Bolzano Cuno Tarfusser invia per
competenza territoriale alla procura di Roma il fascicolo aperto un anno prima e
intestato all’avvocato romano Francesco Stoppani il quale sarebbe stato incaricato dai
servizi segreti di attuare attentati in territorio austriaco per una sorta di ritorsione
contro gli attentati compiuti in Alto Adige. Questo fatto sarebbe stato confermato
dall’allora funzionario dei servizi segreti gen. Paolo Inzerilli, sentito dal giudice
veneziano Felice Casson. Quest’ultimo ha ipotizzato il reato di “cospirazione
politica”. Stoppani sarebbe stato in possesso di carte militari, planimetrie riguardanti
la locazione di tralicci oltrefrontiera con a disposizione anche quantitativi di
esplosivo.
4 luglio 1992: Il terrorista altoatesino Karl Ausserer viene scarcerato dalla casa
circondariale di Garsten (Austria) dove scontava una pena di cinque anni e mezzo
perché riconosciuto colpevole dalla giustizia austriaca di aver preso parte ad alcuni
attentati compiuti in Alto Adige negli anni Ottanta. Ad Ausserer viene condonato un
terzo della pena per buona condotta.
4 e 5 novembre 1992: Il pm Cuno Tarfusser presenta la sua requisitoria al processo
contro il gruppo terroristico Ein Tirol, accusato di 46 attentati in Alto Adige tra il
1986 e il 1988. Tarfusser contesta “illazioni e sospetti” avanzati contro l’operato dei
magistrati e delle forze inquirenti, accusati “di non indagare in tutte le direzioni” e di
“coprire i servizi segreti”. Ricorda invece come sia stata molto scarsa la
collaborazione delle autorità tedesche ed anche austriache. Queste ultime hanno, ad
esempio, negato l’estradizione di alcuni dei principali imputati, sei in tutto, tra cui
Karl Ausserer, che sono processati in contumacia.
Tarfusser rivela anche che, secondo fonti attendibili, Peter Kienesberger, condannato
all’ergastolo per gli attentati in Alto Adige degli anni Sessanta, cittadino austriaco
che vive soprattutto in Germania, sarebbe un agente dei servizi segreti di un paese
straniero, che però non ha nomina, pagato 30.000 marchi tedeschi all’anno (circa 26
milioni di lire).
Secondo la pubblica accusa, il falegname altoatesino Karl Ausserer ed altri quattro
imputati sono gli autori di 44 dei 46 attentati compiuti in Alto Adige nel periodo
compreso tra l’aprile 1986 e l’ottobre 1988 e rivendicati dalla sigla Ein Tirol. Per
loro, per i reati di associazione a delinquere per fini di terrorismo, attentato alla
sicurezza dei trasporti, attentato alla sicurezza di opere elettriche e danneggiamento,
Tarfusser chiede 72 anni complessivi di reclusione. Per Karola Unterkircher,
considerata l’ideologa di Ein Tirol, chiede una condanna a 19 anni, mentre per
Ausserer chiede 18 anni e cinque mesi, mentre per Johann Pircher il pm chiede
l’’assoluzione. Nove anni invece per Luigi Quintarelli.
10 novembre 1992: Si conclude con cinque condanne il processo a Bolzano contro il
terrorista altoatesino Karl Ausserer ed altri componenti la cellula pantirolese Ein
Tirol. Con una notevole riduzione rispetto alle richieste del pm Cuno Tarfusser, la
corte condanna il falegname Ausserer a 15 anni; la vivandiera degli Schuetzen,
Karola Unterkircher, cittadina austriaca, a 12 anni; l’altoatesino Karl
Zwischenbrugger a 12; Josef Gredler a otto e il meranese Luigi Quintarelli a due
anni. Josef Pircher viene assolto per non avere commesso il fatto. Tranne questi
ultimi due, tutti gli altri imputati si trovano a piede libero in Austria.
Nel corso del processo aveva suscitato polemiche una lettera aperta, firmata da
intellettuali e professionisti altoatesini, nella quale si lamentava che la corte non
avesse indagato su presunti coinvolgimenti dei servizi segreti italiani negli attentati.
4 giugno 1994: Il sostituto procuratore di Bolzano Cuno Tarfusser, titolare di molte
inchieste sul terrorismo in Alto Adige, sposa Gerda Amplatz, figlia dell’irredentista e
terrorista Luis Amplatz, uno dei protagonisti degli attentati più sanguinosi nell’Alto
Adige degli anni Sessanta.
14 agosto 1994: Karola Unterkircher viene fermata al Passo del Rombo da uomini
del Ros dei carabinieri. Deve scontare dieci anni di reclusione perché riconosciuta
colpevole, con sentenza passata in giudicato perché non appellata, di aver preso parte
a una quarantina di attentati in Alto Adige.
16 agosto 1994: Il presidente della giunta provinciale altoatesina Luis Durnwalder
afferma che il fenomeno del terrorismo in Alto Adige è da considerarsi concluso.
Per Durnwalder la questione di un’eventuale riabilitazione di quelli che definisce i
“combattenti per la libertà” degli anni Sessanta potrebbe essere posta da parte
austriaca nel corso della visita a Innsbruck del presidente Oscar Luigi Scalfaro,
prevista per il 21 e 22 agosto.
18 agosto 1994: “Se non sarà possibile ottenere la soluzione della questione
altoatesina con altri mezzi, saremo costretti a ricorrere alla violenza”. Lo afferma
Karl Ausserer, 61 anni, terrorista altoatesino condannato complessivamente a 24 anni
di reclusione per gli attentati degli anni Sessanta ed a 15 anni per gli attentati della
fine degli anni Ottanta. La minaccia di Ausserer, riparato ad Innsbruck, è contenuta in
un’intervista pubblicata dal quotidiano in lingua tedesca di Bolzano Dolomiten.
17 novembre 1994: La condanna a otto anni di reclusione dell’ex capo di stato
maggiore del Sismi, Paolo Inzerilli, responsabile della struttura Gladio viene chiesta
in corte d’Assise a Roma a conclusione della requisitoria nel processo riguardante
l’organizzazione di attentati avvenuti negli anni Ottanta in Alto Adige ed Austria. A
sollecitare la condanna è il pm Piero De Crescenzo, che sollecita anche per due altri
imputati, l’avv. Francesco Stoppani e Sergio Mura, una condanna rispettivamente a
sei anni e a cinque anni e sei mesi di reclusione. L’accusa contestata è quella d’aver
costituito una banda armata per progettare e compiere attentati con la denominazione
Mia (Movimento italiano Adige). I tre imputati avrebbero commissionato una serie di
attentati da compiersi in Alto Adige ed in Austria per ritorsione ad analoghi fatti
terroristici. Il gruppo avrebbe anche preparato, senza tuttavia mai compierlo, il
rapimento del terrorista latitante Peter Kienesberger, rifugiatosi in Austria e
successivamente in Germania.
19 novembre 1994: Assoluzione per Paolo Inzerilli, Francesco Stoppani e Francesco
Mura, imputati davanti alla seconda corte di Assise di Roma con l’accusa di aver
progettato attentati negli anni Ottanta in Alto Adige e Austria. I giudici applicano nei
confronti dei tre imputati la norma dell’articolo 309 del codice penale il quale
prevede che le ipotesi accusatorie di banda armata non siano punibili quando coloro
che “prima che sia commesso il delitto per cui la banda armata venne formata, e
prima dell’ingiunzione dell’autorità o della forza pubblica, o immediatamente dopo
tale ingiunzione, si ritirino dalla banda stessa”.
Luglio 1996: Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro concede la grazia
a 24 terroristi altoatesini, tutti abbastanza avanti negli anni, responsabili di reati di
terrorismo, ma non di sangue, compiuti nel 1961, che avevano già scontato la pena
principale e che ottengono la grazia per le pene accessorie, riottenendo così il pieno
godimento dei diritti civili e politici.
17 febbraio 1997: Il consigliere regionale del Trentino – Alto Adige Christian
Waldner, 37 anni viene trovato morto, assassinato con quattro colpi di fucile, a Castel
Guncina, la sua residenza sopra Bolzano.
19 febbraio 1997: Viene fermato Peter Paul Rainer, sospettato dell’omicidio di
Christian Waldner. Dopo un lungo interrogatorio Rainer confessa il delitto. Secondo
l’accusa, la vittima ricattava Rainer perché sapeva che si era iscritto all’università con
un falso diploma di maturità italiano. La divulgazione della notizia sarebbe stata
fatale per la carriera di Rainer che passava come una sorta di superintellettuale della
destra nazionalista. Dentro la Svp c’era stato anche chi, nonostante militasse in un
altro partito, l’aveva proposto per la carica di segretario della Volkspartei.
I due, molto amici, avevano cominciato insieme militando e dirigendo il movimento
giovanile della Svp su posizioni irredentiste, reclamando il ricongiungimento
dell’Alto Adige all’Austria. Poi erano usciti dal partito e Waldner aveva fondato
quello dei Freiheitlichen, gemello di quello austriaco di Joerge Haider che era
arrivato a Bolzano per tenere a battesimo il nuovo movimento.
Rainer aveva seguito Waldner nella nuova militanza, diventando intanto anche
ufficiale degli Schuetzen con la responsabilità di curare la formazione delle giovani
leve. Poi Waldner aveva lasciato i Freiheitlichen per una mai ben chiarita polemica
sulla gestione finanziaria del partito. I due erano rimasti comunque molto legati.
Entrambi, tra l’altro, erano diventati assistenti universitari ad Innsbruck, pur avendo
alle spalle un curriculum di studi assolutamente non brillante.
Rainer confesserà il suo delitto anche in una lunga intervista alla Rai e farà trovare in
una discarica l’arma del delitto, un fucile comprato da un altro estremista ad
Innsbruck e con cui si era esercitato prima dell’omicidio nella sede dei Freiheitlichen,
usando come bersaglio un libro di Haider.
11 giugno 1997: La corte d’Assise di Bolzano condanna Peter Paul Rainer –
sostenuto dall’appoggio di tutto il mondo irredentista e da una buona parte della
pubblica opinione sudtirolese che lo considera una sorte di eroe vittima di oscure
forze ostili – a 20 anni e 6 mesi di carcere per l’omicidio di Christian Waldner.
Durante il processo di primo grado, Rainer ritratta la sua confessione, sostenendo di
aver confessato sotto la pressione dei servizi segreti italiani.
In seguito, in Appello, la corte di Trento lo assolverà, ma la Cassazione annullerà il
verdetto, ordinando un nuovo processo a Brescia.
Gennaio 1998: Il presidente Scalfaro concede la grazia a quattro responsabili di
attività eversive e azioni anti-italiane in Alto Adige all’inizio degli anni Sessanta.
marzo 1999: 150 persone, fra ex terroristi altoatesini e parenti di ex terroristi, si
recano a Vienna per chiedere alle autorità austriache un intervento presso il governo
italiano allo scopo di ottenere un provvedimento di clemenza generalizzato per tutti
coloro che furono condannati per gli attentati in Alto Adige negli anni Sessanta. Fra
le richieste anche quella della remissione in libertà per motivi di salute di Karola
Unterkircher.
10 febbraio 2000: Karl Ausserer, condannato in Italia per attentati in Alto Adige,
indica al pm di Bolzano Guido Rispoli il luogo dove si troverebbe un deposito di
dinamite. In una rogatoria internazionale svoltasi a Innsbruck, capoluogo del Tirolo,
dove il falegname vive, Ausserer afferma che il deposito di trova nella zona del Passo
di Resia. Si tratterebbe di 110 chili di kanuerit, un esplosivo da cava simile alla
dinamite, dello stesso tipo di quello usato negli attentati compiuti in Alto Adige negli
anni Ottanta. Gli attentati furono in gran parte rivendicati dalla sigla Ein Tirol il cui
ispiratore era lo stesso Ausserer che per questo venne condannato in Italia, condanna
peraltro mai scontata visto che l’uomo rimase in Austria, dove, tuttavia, dovette
scontare tre anni e mezzo per detenzione di esplosivi.
20 maggio 2000: Peter Paul Rainer – che si è da tempo dato alla latitanza, perdendo
anche gran parte delle simpatie politiche per le tante ambiguità dei suoi
comportamenti – viene condannato a 20 anni e sei mesi di carcere per il delitto di
Christian Waldner.
4 gennaio 2001: Si conclude a Vienna, in un appartamento di Rudolfheim-Fuenfhaus,
vicino alla stazione ferroviaria Ovest della città, la fuga del latitante Peter Paul
Rainer, l’ufficiale degli Schuetzen condannato a 20 anni e sei mesi di reclusione per
aver assassinato il consigliere regionale del Trentino-Alto Adige Christian Waldner.
Gli uomini della Questura di Bolzano lo avevano individuato da tempo e in stretta
collaborazione con la gendarmeria austriaca, lo catturano nella casa di una amica a
Vienna dove erano andati a trovarlo il fratello Martin e la madre Christa.
21 febbraio 2001: L’Alto Adige è la “base d’appoggio” dei liberalnazionali austriaci
di Haider in Italia. Lo afferma Gerhard Fallent, segretario organizzativo della Fpoe
austriaca, giunto a Bolzano su invito del “partito gemello” locale dei Freiheitliche.
Fallent sostiene inoltre che la Fpoe ha sostenuto e sosterrà i Freiheitliche altoatesini
nelle campagne elettorali e nella realizzazione di una organizzazione “efficiente”.
4 luglio 2001: L’Union fuer Sudtirol chiede al presidente della Repubblica, Carlo
Azeglio Ciampi, la grazia per “un’ultima e definita tranche di irredentisti”,
condannati per terrorismo.
11 agosto 2002: Un austriaco, Stefan Topitz, rimane ferito mentre armeggia con una
bomba autocostruita nella sua abitazione di Lana, nella zona di Merano. Ricoverato
in una clinica di Innsbruck, le sue condizioni non sono gravi. Con il suo espatrio,
l’austriaco si sottrae alla giurisdizione diretta della procura di Bolzano che a suo
carico apre un fascicolo con l’iniziale ipotesi di detenzione di materiale esplosivo. Da
stabilire è la destinazione degli ordigni artigianali preparati dall’austriaco nella sua
abitazione, a pochi metri dalla camera nella quale si trovavano la sua convivente e i
due piccoli figli. Gli investigatori dovranno analizzare il nutritissimo materiale
cartaceo trovato a casa dell’uomo.
14 agosto 2002: Un barattolo contenente esplosivo ed alcune foto che ritraggono
tralicci dell’alta tensione vengono trovati durante una perquisizione nell’auto di
Stefan Topiz. Assieme al rudimentale ordigno, che si aggiunge ad altri cinque trovati
al momento dell’esplosione nell’abitazione dell’uomo, viene trovato anche un
detonatore. L’Union fer Sudtriol, in una nota, parla della possibilità che Topitz sia un
infiltrato dei servizi segreti. L’uomo, in passato, aveva lavorato come impiegato nelle
strutture del partito separatista di Eva Klotz.
15 novembre 2002: Gli ex terroristi altoatesini degli anni Sessanta approdano sul
web. L’indirizzo del sito in cui compare il logo rosso dell’aquila sudtirolese è:
www.suedtiroler-freiheitskampf.net.
14 marzo 2003: Karola Unterkircher viene scarcerata pochi giorni prima di avere
scontato la sua condanna per atti terroristici in Alto Adige negli anni Ottanta ’80 e
subito torna in Austria. 56 anni, la donna, di nazionalità austriaca, torna in libertà
dopo aver passato otto anni e mezzo in carcere ed agli arresti domiciliari. Era stata
condannata in Italia a 12 anni – di cui due condonati – perché riconosciuta colpevole
di aver preso parte a una serie di attentati.
15 agosto 2003: Il presidente della giunta provinciale di Bolzano Luis Durnwalder
(Svp), partecipa ad una cerimonia a Innsbruck nel corso della quale vengono
consegnate delle onorificenze del Land austriaco a vari esponenti, tra i quali l’ex
terrorista altoatesino degli anni Sessanta Sepp Innerhofer e la madre di Sigfried
Steger. Si tratta della massima onorificenza tirolese, tradizionalmente conferita il
giorno di Ferragosto in ricordo del giorno dell’Assunta, quando, nel 1809, l’eroe
antinapoleonico e antibavarese Andreas Hofer affidò in un voto il Tirolo alla Vergine
perché lo proteggesse dalle truppe francesi.
6 luglio 2004: Un grosso tubo metallico contenente parecchi chili di dinamite
gelatinosa e la scritta Tirol, che rimanda alla stagione degli attentati separatisti
altoatesini degli anni Ottanta, viene trovato dai carabinieri su un ponte della linea
ferroviaria del Brennero, ad Albes, una frazioncina del comune di Bressanone.
2 dicembre 2004: “L’Alto Adige dice danke”: è questa la scritta rossa su un
manifesto che ritrae la fotografia di Sepp Kerschbaumer, terrorista altoatesino degli
anni Sessanta, morto in carcere 40 anni prima a Verona. Alle sue spalle l’immagine
di un traliccio abbattuto. Gli Schuetzen altoatesini ricordano così la figura di quello
che definiscono un “combattente per la libertà”. I manifesti, tirati in 350 copie, sono
affissi in tutto il circondario di Bolzano.
I “tiratori scelti” spiegano che “Il tema del terrorismo degli anni ’60 oggi è trascurato
nell’insegnamento nelle scuole dell’Alto Adige e così gli Schuetzen sentono il dovere
di subentrare a questo compito, ricordando ai giovani che l’attuale benessere e i diritti
riconosciuti ai sudtirolesi non sono stati dei regali, ma che, invece, sono stati ottenuti
combattendo”.
4 dicembre 2004: Potrà finalmente andare in onda il contestato documentario
prodotto dal Sender Bozen, l’emittente Rai di lingua tedesca dell’Alto Adige, rimasto
bloccato per parecchi mesi dopo che l’allora direttore della divisione due
dell’emittente di stato, Giuseppe Cereda, aveva chiesto la visione preventiva prima
della trasmissione. “Suedtiroler Bombenjahre” (gli “Anni delle bombe in Alto
Adige”) sarà trasmesso, a puntate, a partire dal 17 gennaio 2005 sulla rete locale in
lingua tedesca.
8 febbraio 2006: Le testimonianze di ex-attivisti del movimento separatista
sudtirolese negli anni Sessanta nelle carceri di Bolzano, Verona e Milano sono al
centro di un libro uscito ad Innsbruck. Nel libro, intitolato “Incancellabile”, si
riferisce anche delle torture subite dagli attivisti, 150 persone arrestate dopo la
cosiddetta “notte dei fuochi” dell’11 giugno 1961, quando i terroristi altoatesini
fecero saltare in aria col tritolo una quarantina di tralicci dell’alta tensione.
“Gli arrestati – spiega la rivista “Profil” che pubblica un’anticipazione del volume –
furono costretti a stare in piedi per venti ore con le mani alzate e non ricevettero
niente da bere e da mangiare per 48 ore”. Inoltre i carabinieri li avrebbero picchiati
per ore e avrebbero loro anche somministrato “acidi per provocare principi di
asfissia”. Inoltre la serie di torture sarebbe proseguita con lo strappo di capelli e
pressioni su parti del corpo con delle pinze, e l’applicazione di cuffie che
producevano rumori “simili ad esplosioni”. Mentre uno dei primi attivisti, il
contadino cattolico Sepp Kerschbaumer (condannato nel 1964 a 15 anni e morto
d’infarto in carcere cinque mesi dopo), chiedeva ai compagni di evitare ogni violenza
contro le persone, negli anni seguenti – sempre secondo “Profil” – i separatisti
divennero sempre più aggressivi, con infiltrati anche dal movimento neonazista
austriaco e tedesco. Nel 1965-67, all’apice del terrorismo altoatesino, furono uccisi
14 carabinieri in diversi attentati.
24 agosto 2006: L’ex terrorista altoatesino Siegfried Steger chiede un provvedimento
di clemenza per tutti i terroristi degli anni Sessanta. Steger, della famigerata banda
cosiddetta dei “quattro bravi ragazzi della Valle Aurina”, non rinnega nulla del suo
passato, al contrario afferma come il ricorso al terrorismo fosse causato dalla politica
dell’Italia sulla questione altoatesina.
11 novembre 2006: Manifestazioni all’insegna del richiamo all’autodeterminazione
in Alto Adige per ricordare l’anniversario dell’arrivo delle truppe italiane al confine
del Brennero nel 1918 con l’annessione dell’Alto Adige all’Italia.
27 novembre 2006: In un’intervista al giornale austriaco “Tt”, Heinrich Klier – 80
anni, imprenditore nel campo degli impianti di risalita, uno dei protagonisti degli anni
degli attentati separatisti, condannato a 16 anni e 5 mesi e che otto anni fa fu graziato
dal presidente Scalfaro – ricorda un rapporto piuttosto freddo con il leader della Svp
Silvius Magnago che viene accusato di “non essersi preoccupato nemmeno delle
torture” riservate in carcere agli arrestati per la “notte dei fuochi” del 1961.
“Soltanto molto più tardi – dice Klier – Magnago riconobbe che senza le nostre azioni
non ci sarebbe stato il successo politico” rappresentato dall’autonomia dell’Alto
Adige. Il giudizio di Klier sulla situazione attuale è positivo: “Una riunificazione di
Alto Adige e Tirolo oggi non è più necessaria, dopo la caduta della frontiera del
Brennero nel quadro del processo di unificazione europea”. E che la libertà di
espressione in Alto Adige sia garantita, secondo Klier, lo dimostra “il fatto che Eva
Klotz abbia potuto fondare il proprio partito e che possa dire a chiare lettere quello
che pensa”.
17 dicembre 2006: Il terrorista altoatesino Heinrich Oberlechner muore ad
Innsbruck, in Austria. Aveva 66 anni e faceva parte dei cosiddetti “bravi ragazzi della
Valle Aurina”, un gruppetto di giovanotti, formato anche da Siegfried Steger, Sepp
Forer e Heinrich Oberleiter, saliti alla cronaca per avere messo a segno una serie di
attentati in val Pusteria. Per loro, negli ultimi anni, sia la Svp sia gli Schuetzen
avevano a più riprese chiesto la grazia al Capo dello Stato.
2 giugno 2007: Alcune centinaia di persone partecipano nei pressi di Innsbruck alla
“Giornata dell’unità tirolese” con l’inaugurazione di una croce di ferro dedicata alle
“vittime della lotta per la libertà, tirolesi e italiane, di entrambe le parti”. Alla
manifestazione prendono parte personaggi legati al mondo dell’estremismo
pantirolese, tra cui l’altoatesino Siegfried Steger ed i cittadini austriaci Peter
Kienesberger ed Erhard Hartung, tutti condannati all’ergastolo per gli attentati degli
anni Sessanta, oltre alla “pasionaria” sudtirolese Eva Klotz e a Karola Unterkircher,
coinvolta nella stagione degli attentati degli anni Ottanta.
8 agosto 2007: Un “Luogo della Memoria” a Bolzano dove ricordare le vittime del
terrorismo politico altoatesino: lo chiede un apposito Comitato presieduto da Dina
Tirolango, figlia essa stessa di una vittima degli attentati. L’iniziativa, che viene
presentata a Bolzano, ricorda il nome di tutte le 17 vittime. Sono invece 33 le persone
che rimasero ferite.
28 aprile 2008: Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dice nuovamente
“no” ad un provvedimento di clemenza per i pochi superstiti del terrorismo
altoatesino non ancora graziati. Gli ultimi cinque condannati rimasti sono due
cittadini austriaci, Peter Kienesberger ed Erhard Hartung, e tre con passaporto
italiano, Siegfried Steger, Josef Forer e Heinrich Oberleitner, tutti condannati
all’ergastolo in contumacia e riparati oltre Brennero da decenni.
Le sentenze con le quali sono stati condannati riempiono interi faldoni: decine e
decine di attentati inizialmente contro cose (tralicci, caserme) poi i terroristi, non
esitarono in alcuni casi a usare la violenza contro le forze dell’ordine, ricorrendo
addirittura a mine antiuomo (tragico l’episodio di Cima Vallona che costò la vita a tre
militari). C’è poi il caso di Kienesberger, protagonista della seconda fase del
terrorismo con infiltrazioni di destra e che ancora oggi ispira circoli pangermanisti a
Norimberga.
4 ottobre 2008: Hans Stieler, del partito di Eva Klotz Sued Tiroler Freiheit,
condannato per terrorismo irredentista negli anni Sessanta, fa pubblicare su un
giornale locale di lingua tedesca un’inserzione a pagamento: su una intera pagina si
vede una cartina dell’Alto Adige inchiodata ad una croce.
27 ottobre 2010: L’ipotesi di un provvedimento di clemenza a favore di alcuni ex
terroristi sudtirolesi degli anni Sessanta viene avanzato da Hermann Gahr, deputato
dei Popolari al parlamento di Vienna. Gahr, che a Vienna è a capo di una
commissione parlamentare che si occupa della questione altoatesina, annuncia che
interverrà presso il presidente della Repubblica austriaca Heinz Fischer per chiedere
un suo intervento a favore di Siegfried Steger e Josef Forer, entrambi condannati
all’ergastolo per attentati e strage.
8 dicembre 2010: C’è anche un congegno a tempo per innescare bombe tra gli
oggetti che saranno esposti in una mostra organizzata dal Heimatbund, la Lega
patriottica dei separatisti sudtirolesi. La mostra si svolge a San Paolo, un paesino alle
porte di Bolzano nel cui cimitero una lapide ricorda i terroristi sudtirolesi degli anni
Sessanta defunti e dove ogni anno gli Schuetzen organizzano una manifestazione di
commemorazione. Il timer artigianale è stato ricostruito fedelmente da uno degli
aderenti alla Lega patriottica. Tra gli altri oggetti in mostra ci sono alcune
apparecchiature di una radio clandestina con la quale, sempre negli anni Sessanta,
venivano diffusi i proclami dei separatisti.
9 giugno 2011: In occasione del cinquantesimo anniversario della “notte dei fuochi”
del 1961, quando i separatisti sudtirolesi fecero saltare in aria una serie di tralicci
dell’alta tensione in Alto Adige, si svolge a Bolzano un convegno a cui partecipano
eminenti studiosi dei tre gruppi linguistici che convivono in Alto Adige.
11 giugno 2011: Gli Schuetzen altoatesini ricordano con una manifestazione la
“Notte dei fuochi” del ’61. I “tiratori scelti” si riuniscono a Castel Firmano, alle porte
del capoluogo, per ricordare la ricorrenza.
13 giugno 2011: In occasione del 50/o anniversario della “Notte dei fuochi”, il partito
di Eva Klotz, il Sudtiroler Freiheit, diffonde un manifesto che ricorda le violenze
contro i terroristi allora detenuti da parte dei carabinieri.
28 giugno 2011: “Sappiamo tutti che le violenze ci sono state e che gli atti giudiziari
lo confermano”. Lo afferma il presidente del consiglio provinciale di Bolzano Mauro
Minniti (Pdl) in merito alle torture nei confronti di terroristi altoatesini da parte dei
carabinieri.
28 ottobre 2011: Una medaglia viene coniata per ricordare il 50/o anniversario della
“Notte dei fuochi” del 1961, L’iniziativa e del Heimatbund, la Lega patriottica
sudtirolese della quale fanno parte esponenti dell’irredentismo radicale. La medaglia
ritrae il volto di Sepp Kerschbauumer, uno dei protagonisti della stagione del
terrorismo altoatesino, morto in carcere a Verona 46 anni prima.
13 dicembre 2011: Il procuratore di Bolzano Guido Rispoli chiede l’archiviazione
del fascicolo aperto contro ignoti in seguito alle dichiarazioni di un albergatore
sull’omicidio del carabiniere Vittorio Tiralongo, avvenuto a Selva dei Molini il 3
settembre 1964 all’epoca degli attentati separatisti in Alto Adige. L’albergatore,
Bruno Budroni, aveva dichiarato che Tiralongo era stato ucciso non in seguito a un
attentato terroristico ma per un motivo passionale. L’indagine ha permesso di
ricostruire che l’arma del delitto, una carabina Mauser calibro 7,62, fu ritrovata nel
1967 insieme a un moschetto della seconda guerra mondiale e a dell’esplosivo, usati
per attentati terroristici degli anni Sessanta. L’ipotesi che la morte di Tiralongo non
fosse da attribuire al terrorismo sudtirolese aveva spinto Eva Klotz a rileggere una
delle pagine degli attentati in una luce diversa, ma la procura chiude definitivamente
il sipario su una possibile revisione di uno degli episodi della storia di quegli anni.
Fonte: Ansa (un grazie particolare al prezioso lavoro di Toni Visentin)
Peter Paul Rainer
6 February 2015 at 7:29 pm / Reply
Egregia direzione,
leggo con interesse e simpatia il Vostro sito. Meno interessante ho trovato il riciclo della cronologia di Toni Visentini.
Meno interessante perché Visentini (come direttore dell’Ansa di Bolzano e corrispondete del Corriere della Sera gestisce sul versante italiano fuori provincia quasi un monopolio dell’informazione), dal canto suo sempre con grande coerenza, presenta la storia più recente del Sudtirolo in ottica nazionalista italiana. Una visione assai poco adatta per comprendere storia e sentimenti della popolazione tirolese in Italia. Si noti le ripetitive valutazioni spregiative. La richiesta di indipendenza viene definita di fatti come “terrorismo”. Una posizione politica del tutto legittima viene, anche con questo scritto di Visentini, criminalizzata. Un’operazione in corso da decenni. Con questo tentativo di marginalizzazione dell’indipendentismo avviene – invece di un confronto diretto, aperto e democratico – una forma di manipolazione continua dell’opinione pubblica, sia di quella italiana sia di quella sudtirolese.
Come è del tutto comprensibile, anche se a mio avviso non condivisibile, che l’Italia e il gruppo di lingua italiana in Sudtirolo tenta di mantenere lo status quo e il confine al Brennero, tanto deve essere legittima la richiesta di indipendenza e secessione da parte dei sudtirolesi. Il Tirolo, nel 1919, è stato diviso in modo arbitrale dalle forze vincitrici della Grande Guerra. La questione sudtirolese è nata a Parigi, e sicuramente non per colpa dei tirolesi. La popolazione non ha mai avuto possibilità di esprimersi. E anche oggi, nonostante la democrazia, si tenta con tutti i modi, denigrando chi é di opinione diversa, di impedire un referendum sull’indipendenza.
Personalmente ho dovuto fare esperienze poco piacevoli con lo Stato italiano e la sua “giustizia” passando per le “patrie” galere. L’ingiustizia che mi è stata inflitta è emblematica per la lotta oscura che è in corso per preservare il confine al Brennero. Il tutto ha poco a che fare con giustizia, democrazia e ancor meno con verità. Pagando un altissimo prezzo ho dovuto apprendere chi è Golia e chi è Davide.
Nessuno ha mai voluto togliere qualcosa all’Italia o agli italiani, una nazione di grande cultura. E ancor meno qualcuno vuole immischiarsi nelle vicende interne italiane, ma il Sudtirolo né fa parte dell’Italia né era mai abitato da italiani. Ciò nonostante deve subire una continua intromissione italiana nelle sue vicende (in parte traumatiche). Il gruppo linguistico italiano che oggi ci vive – incluso Toni Visentini – si è costituito solo dopo l’annessione tramite l’immigrazione dall’Italia vera e propria.
Mi sembrerebbe, perciò, un minimo concedere alla popolazione autoctona almeno la possibilità di esercitare il diritto all’autodeterminazione dopo che ha dovuto vivere per quasi un secolo contro volontà in uno stato non ritenuto proprio. La somma che l’Italia dovrebbe pagare, se dovesse pagare ipoteticamente, ai sudtirolesi come risarcimento del danno patrimoniale e morale sarebbe enorme. Non scrivo questo per indignare qualcuno, ma solamente con la speranza che un qualcuno ne prende spunto per fare un’autoverifica delle relazioni tra Roma e Bolzano, Italia e Sudtirolo.
Solo con il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione dei sudtirolesi (con quale esito mai: dopo tanti decenni di italianizzazione non mancano i sudtirolesi italianizzati come d’altronde voluto dai vari Ettore Tolomei di turno) si arriverà a un sereno sviluppo di buon vicinato e di collaborazione tra i due popoli. Cosa auspicabile, come spero, per tutti.
In riguardo alla “portata del movimento per l’autodeterminazione del Sudtirolo” sono forse più interessanti alcuni dati, specialmente gli spostamenti del voto sudtirolese avvenuti negli ultimi anni:
febbraio 1919: tutti i comuni del Sudtirolo come rappresentanza della popolazione intera (incluso i comuni ladini) si sono appellati alla conferenza di Pace a Parigi chiedendo di poter rimanere parte dell’Austria;
maggio 1945: fondazione della Südtiroler Volkspartei (SVP) come partito della minoranza tedesca e ladina. Nel suo programma (art. 3) chiede il diritto all’autodeterminazione per il Sudtirolo.
aprile 1946: 123.777 sudtirolesi (quasi tutta la totalità degli aventi diritto al voto) fanno appello con la loro firma alle forze vincitrice chiedendo la riunificazione del Tirolo e il ritorno all’Austria.
1977: l’Italia ratifica senza preclusione l’Atto finale di Helsinki riconoscendo il diritto all’autodeterminazione. Fino allora la richiesta di autodeterminazione da parte dei sudtirolesi era considerata dall’Italia come alto tradimento e perseguitato come tale.
1980 e 1983: la SVP conferma la richiesta all’autodeterminazione come inalienabile.
1983: siccome la SVP si era fissata sull’autonomia raggiunta nel 1969 ed entrata in vigore a cominciare dal 1972 rifiutandosi di chiedere concretamente l’autodeterminazione, viene fondato il Wahlverband des Heimatbundes (WdH) come primo movimento separatista. Alle elezioni provinciali la SVP ottenne il 87 %, il WdH solo il 3,7 % dei voti sudtirolesi.
1993: siccome la SVP anche dopo la caduta del muro di Berlino non volle cogliere l’occasione e chiedere l’autodeterminazione avviene da parte di fuorusciti del movimento giovanile della SVP la fondazione dei Freiheitlichen (F) come partito separatista.
2007: dopo una scissione, il WdH col tempo era divenuto la Bürgerunion, nasce come terzo gruppo separatista il partito Südtiroler Freiheit (SF).
2013: alle elezioni provinciali la SVP ottiene il 55%, le tre liste separatiste il 37% dei voti sudtirolesi.
Stefania 7 February 2015 at 8:54 pm / Reply
Gentile Reiner,
grazie per l’articolato suo intervento. Prezioso per capire le tante sfaccettature di questa vicenda che ci interessa e che ci sta a cuore, e che non deve diventare solo oggetto di sporadiche riflessioni. L’intento infatti della nostra pubblicazione, e lo avevamo premesso, era offrire lo spunto per aprire le finestre sulla storia del sudtirolo. Le fonti sono soggettive, criticabili, anche imperfette, tutto quello che si vuole, ma documentano, al di là delle conclusioni, che la ferita è aperta e che solo l’oblio, la censura, la dimenticanza e l’indifferenza possono trasformare un problema, una battaglia, in qualcosa di trascurabile. Ignorare o trasformare il significato delle parole è la via che usa il sistema, della politica e non solo, per emarginare e togliere la parola al popolo. Compreso quello sudtirolese. Aspettiamo dunque altre sue considerazioni. L’indipendenza non ha le mani legate, come altri, in Italia!