Tirołexi/trołexi

Re: Tirołexi

Messaggioda Berto » gio dic 03, 2015 9:15 am

Bolzano, i secessionisti: "Via le magliette con il tricolore per gli atleti altoatesini". La Svp: meglio senza simboli
Duro il consigliere provinciale Alessandro Urzì: "C'è chi vuole i soldi dell’autonomia ma la libertà di rendersi indipendente dall’Italia". Gli atleti - dalla Kostner a Zoeggeler - sono fieri di vestire il tricolore"
01 dicembre 2015

http://altoadige.gelocal.it/bolzano/cro ... hfaabzea-1

BOLZANO. Via le magliette con il tricolore per gli atleti dell’Alto Adige, basta nazionali azzurre con sportivi dell’Alto Adige. La provocazione è dei secessionisti di Suedtiroler Freiheit ma la Svp la coglie al volo: concordo, annuncia l’assessore provinciale Martha Stocker, dell’ala oltranzista, e bisognerà discuterne nella Convenzione per l’autonomia.
"Sono indignato - commenta il consigliere provinciale di Alto Adige nel cuore Alessandro Urzì, perché la posizione espressa è stata espressa da una rappresentante del governo provinciale, in cui siede anche il Pd che si è letteralmente eclissato sull’argomento.Ma allora, chiariamoci: si vuole l’autonomia o la secessione? Le due parole non hanno lo stesso significato. Pare si vogliano i soldi dell’autonomia ma la libertà di rendersi indipendenti dall’Italia, con ogni sorta di artifizio, ora anche quello che fa leva sul valore puro dello sport usato come un manganello politico".
Il paradosso, è bene ricordarlo, è che sono gli stessi atleti a rinnegare queste posizioni radicali da cui anche la Svp sembra non volersi affrancare. Vale la pena ricordare le parole di Carolina Kostner, dopo la vittoria dell’oro europeo a Varsavia: “Io sono italiana e lo sento dal cuore", ha detto la campionessa di madrelingua ladina. "Lo si è anche visto mentre cantavo l'inno sul podio e si è visto un anno fa quando ho sfilato con orgoglio alle Olimpiadi di Torino portando il tricolore”. Lo stesso Armin Zöggeler è stato nel 2014 portabandiera della delegazione italiana ai alle Olimpiadi invernali di Soči; prima di lui altri due atleti altoatesini avevano
avuto questo onore: Paul Hildgartner, che ricoprì tale incarico in due occasioni, a Sarajevo 1984 e a Calgary 1988, e Gerda Weissensteiner, alfiere a Nagano 1998. Nessuno di loro ha mai messo in discussione il proprio onore di rappresentare l’Italia intera con tutte le sue diversità.
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Re: Tirołexi/trołexi

Messaggioda Berto » ven dic 02, 2016 7:13 am

Austria, Hofer rivuole l'Alto Adige e Bolzano
Domenica l'Alto Adige di lingua tedesca guarderà più alle elezioni presidenziali che si terranno nella vicina Austria che al referendum costituzionale in Italia. E' in testa nei sondaggi, seppur di poco, un uomo che vuole rimettere tutto in gioco

http://www.milanofinanza.it/news/austri ... 1215005693

Domenica l'Alto Adige di lingua tedesca guarderà più alle elezioni presidenziali che si terranno nella vicina Austria che al referendum costituzionale in Italia. È in testa nei sondaggi, seppur di poco, un uomo che vuole rimettere tutto in gioco: l'appartenenza del suo paese all'Unione Europea e, argomento ancor più sensibile da queste parti, la divisione dell'Alto Adige, il Sudtirol per la popolazione di lingua tedesca, dal Tirolo.

Certo, anche in Alto Adige c'è chi spera nella vittoria del candidato verde Alexander Van der Bellen (la maggioranza della Suedtiroler Volkspartei e Verdi). Ma c'è anche chi, invece, desidera quella del candidato della destra ultranazionalista Norbert Hofer. Tra i partiti che auspicano il successo del liberal populista c'è il movimento popolare secessionista della Suedtiroler Freiheit fondato dalla pasionaria Eva Klotz ed ora guidato dal suo delfino Sven Knoll.

Alle elezioni del 22 maggio scorso aveva vinto con uno scarto di quasi 31 mila preferenze Van der Bellen. Successivamente il voto venne annullato per irregolarità sul conteggio delle schede in alcune circoscrizioni e soprattutto in quelle per posta. A presentare formalmente ricorso era stato il leader dell'Fpoe Heinz Christian Strache. In un contesto dove Hofer ha già annunciato che spingerà per un referendum per far uscire l'Austria dall'Unione Europea (la Oexit) in caso l'Ue togliesse potere ai parlamenti nazionali, a tenere col fiato sospeso gli altoatesini sono le parole di Strache.

Quest'ultimo, che mai come questa volta aspira di diventare cancelliere a Vienna, durante la più lunga ma anche accesa campagna elettorale austriaca di sempre, aveva affermato di voler "rimarginare la ferita attuale e concedere al Tirolo la possibilità di tornare unito". Una frase convinta, non solamente uno slogan, che risveglia in una discreta fetta di sudtirolesi anti-italiani la speranza diriabbracciarsi all'interno del Grande Tirolo unito.

Ciò significherebbe che il Brennero non sarebbe più un luogo storico di confine bensì di prosecuzione territoriale tra il Tirolo del nord (attualmente è quello con capoluogo Innsbruck) e quello del sud (l'attuale Alto Adige con capoluogo Bolzano).

Sperem kel vinça!






Elezioni Austria, il verde Van der Bellen vince con il 50,3%. Hofer ammette la sconfitta
Gentiloni, "sospiro di sollievo per Ue e Italia". Ma il dato politico è già incontrovertibile: un austriaco su due sostiene l'estrema destra"
24 maggio 2016

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/e ... 1e549.html

L'Austria resta in Europa, ma comunque nulla sarà più come prima. Alla fine Alexander Van der Bellen, il professore universitario 72enne, ha battuto in una lunga ed estenuante volata il suo rivale, di 27 anni più giovane. Al fotofinish si è imposto con il 50,3% dei consensi, ovvero con un vantaggio di 31.000 voti. Uno scarto minimo, ma ben più ampio dei 3.000 voti previsti dagli exit polls. "Da presidente mi metterò al servizio di tutti gli austriaci. Inizierò da subito a riconquistare la fiducia degli elettori di Norbert Hofer, al quale va il mio rispetto", ha detto il presidente designato, che, in perfetto stile americano, si è presentato alle telecamere su un prato verde davanti allo storico palais Schönburg. Van der Bellen, che giurerà l'8 luglio prossimo, ha ricordato che "si è parlato molto di polarizzazione, ma Hofer ed io siamo semplicemente le due metà che assieme formano questo grande Paese. Nessuna di queste due metà è più oppure meno importante dell'altra". Il nuovo inquilino della Hofburg ha invitato la politica a trarre le conseguenze di questa tornata elettorale, di occuparsi dei "veri problemi del Paese" e di ascoltare "anche chi è pieno di rabbia". Van der Bellen vuole essere "l'apriporta dell'Austria all'estero per l'economia e per creare nuovi posti di lavoro".

Per essere "un presidente veramente super partes" si è da subito sospeso dai Verdi. Le presidenziali austriache, che hanno attirato l'attenzione dei media di tutto il mondo, come non era capitato dall'elezione di Kurt Waldheim nel 1986, hanno rotto un tabù, ovvero il bipolarismo tra socialdemocratici e popolari, che caratterizzava la politica austriaca dal dopo guerra. 4,6 milioni di austriaci si sono recati alle urne per dare il loro voto, in quasi perfetta parità, a due candidati di partiti d'opposizione. In Austria si parla già di nuovi scenari politici. Con l'elezione di Van der Bellen i Verdi sono definitivamente usciti dall'isolamento, nel quale erano stati da sempre spinti da Spö e Övp.

In un futuro parlamento, con una Fpö ultranazionalista forse addirittura primo partito, per i due partiti di governo gli ecologisti potrebbero diventare l'ago della bilancia. Un loro ingresso in maggioranza diventerebbe così il prezzo da pagare per evitare un cancelliere ultranazionalista come Heinz Christian Strache. Paradossalmente per il leader della Fpö questa tornata elettorale potrebbe segnare addirittura l'inizio della sua discesa. Alle prossime politiche, al più tardi nel 2018, il candidato premier potrebbe, infatti, non chiamarsi Strache, ma Hofer, che ha dimostrato di saper mobilitare, con i suoi toni più pacati, anche gli elettori moderati. I due potrebbero dividersi i ruoli, come il poliziotto cattivo e quello buono, ma Strache ha dimostrato in passato, spodestando all'epoca addirittura il suo 'padre' politico Jörg Haider, di non amare il gioco a due punte. Nel frattempo, il governo non può perdere altro tempo e così il neo cancelliere Christian Kern ha porto la mano agli elettori di Hofer.

"Queste elezioni - ha detto - hanno un vincitore, ma certamente non hanno sconfitti". Anche il suo vice Reinhold Mitterlehner dei popolari ha invitato tutti "a porre in primo piano le cose che uniscono e non quelle che dividono". "Il governo - ha aggiunto - ha capito il messaggio. Ci giochiamo il futuro dell'Austria". L'onda ultranazionalista, arrivata dalla Polonia e dall'Ungheria, si è fermata davanti alle porte di Vienna, almeno per il momento.
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Re: Tirołexi/trołexi

Messaggioda Berto » lun gen 02, 2017 1:50 pm

Legittimi i manifesti “Il Sudtirolo non è Italia”. Soddisfatto il residente del Südtiroler Heimatbund (SHB), Roland Lang
2 Jan 2017

http://www.lindipendenzanuova.com/legit ... oland-lang


“Il Sudtirolo non è Italia“ – Heimatbund darf in Rom plakatieren – Anwalt Ewald Rottensteiner erwirkt Aufhebung des Plakatierungsverbotes.

“Il Sudtirolo non è Italia” – Lo Heimatbund è autorizzato ad affiggere manifesti a Roma – L’Avvocato Ewald Rottensteiner ottiene la revoca della proibizione.


Bozen – Der Obmann des Südtiroler Heimatbundes (SHB), Roland Lang, zeigt sich erfreut über den am 21.12.2016 ergangenen Beschluss des Verwaltungsgerichtes Latium, der den Weg frei macht für eine Plakatierung von bis zu 1000 Großplakaten mit der Aufschrift „Il Sudtirolo non è Italia“ in der italienischen Hauptstadt Rom.

Bolzano – Il Presidente del Südtiroler Heimatbund (SHB), Roland Lang, si dichiara soddisfatto per la decisione assunta il 21.12.2016 dal Tribunale Amministrativo del Lazio, il quale ha spianato la via a una affissione di 1000 manifesti di grande formato con è la scritta “Il Sudtirolo non è Italia” nella capitale italiana Roma.



Diesem Rekurs wurde nun vollinhaltlich stattgegeben: das Verwaltungsgericht Latium ist der Argumentation von RA Rottensteiner gefolgt und hat geurteilt, dass die Botschaft „Il Sudtirolo non è Italia“ weder beleidigend noch in irgendeiner Weise verfassungswidrig ist. Zudem hat das Gericht festgestellt, dass dieser Spruch vollinhaltlich von der verfassungsrechtlich garantierten Meinungsfreiheit gedeckt ist. Ein Erfolg auf ganzer Linie, für den unserem Anwalt Dr. Rottensteiner großes Lob gebührt“, freut sich Lang.

A questa opposizione è stata ora data una risposta di merito: Il TAR Lazio ha esaminato le argomentazioni del Dr. Rottensteiner ed ha sentenziato che il messaggio “Il Sudtirolo non è Italia” non è né offensivio né anticostituzionale. Inoltre il Tribunale ha stabilito che queste parole rientrano completamente nella libertà di opinione garantita dalla Costituzione. Un successo su tutta la linea, per il quale compete una grande lode al nostro Avvocato Dr. Rottensteiner, conclude con soddisfazione Lang.

„Auch der Gemeindeverwaltung von Rom sei hier ein Lob ausgesprochen“, so Lang weiter. „Landläufig ist ja ansonsten immer zu lesen, dass die Gemeinde Rom kein besonders gutes Beispiel für Effizienz und Schnelligkeit sei. Aber in diesem Falle scheint das anders zu sein: das Urteil erging am 21.12.2016. Bereits am 22.12.2016 wurde uns ein Kostenvoranschlag des Plakatierungsamtes Rom zugestellt, wieviel die Plakatierung kosten wird. Der Kostenvoranschlag war im Übrigen von derselben Abteilungsleiterin unterschrieben, die zuvor das Plakatierungsverbot unterzeichnet hat. Ein wirklich seltenes Beispiel an Effizienz“, so Lang.

“Anche all’Amministrazione Comunale di Roma spetta in questo caso un riconoscimento”, sostiene Lang. Si legge solitamente sempre che il Comune di Roma non rappresenti propriamente un esempio di efficienza e di sollecitudine. In questo caso sembra tuttavia che non sia così: la sentenza del TAR fu pronunciata il 21.12.2016 e già il 22.12.2016 era pronto un preventivo dei costi quantificato dall’Ufficio Affissioni di Roma, in cui si comunicava quanto l’affissione stessa verrebbe a costare. Il preventivo di spesa risultava del resto sottoscritto dalla stessa dirigente che aveva firmato in precedenza la proibizione dell’affissione di cui trattasi. Un autentico esempio di efficienza”, sostiene Lang.

„Wir werden jedenfalls demnächst mit der Plakatierung beginnen – denn nachdem die Südtiroler Vertreter im Parlament immer behaupten, die römischen Politiker hätten keine Ahnung von den wahren Verhältnissen in Südtirol und dass diese Unkenntnis das Verhandeln so schwer machen würde, möchten wir hier gerne unbürokratische Hilfe leisten und zur Aufklärung beitragen. Ich bin mir sicher, dass die Botschaft „Il Sudtirolo non è Italia“ in Rom verstanden werden wird“, so Lang abschließend.

“Noi cominceremo in ogni caso quanto prima ad attaccare i manifesti. I rappresentanti sudtirolesi in Parlamento sostengono in continuazione che i politici romani non abbiano alcuna idea delle reali situazioni in Sudtirolo e che tale ignoranza complichi molto le trattative. Vorremmo pertanto fornire con la nostra azione un sostegno non burocratico e contribuire alla chiarificazione. Sono certo che il messaggio “Il Sudtirolo non è Italia”sarà compreso a Roma”, conclude Lang.

Roland Lang
Obmann des Südtiroler Heimatbundes/ Presidente del Südtiroler Heimtbund.
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Re: Tirołexi/trołexi

Messaggioda Berto » mer feb 08, 2017 11:31 pm

Bolzano, la provocazione di Eva Klotz: statua di Mussolini al sindaco, lui la distrugge
7 febbraio 2017

http://video.repubblica.it/cronaca/bolz ... 126/267512

Bagarre prima del consiglio comunale di Bolzano tra la delegazione del Süd-Tiroler Freiheit, partito nazionalista altoatesino capeggiato da Eva Klotz, ex consigliera dell'Alto Adige nota come la pasionaria del Sudtirolo, e il sindaco Renzo Caramaschi, del Pd.
Il gruppo ha portato una statua dorata di Benito Mussolini come forma di protesta contro la decisione della giunta di mantenere la toponomastica italiana dei luoghi di origine tedesca. Ma non solo. La delegazione contesta anche il ripristino delle statue del Leone di San Marco e della Lupa capitolina che si trovano sulla parte terminale dei pennoni di Piazza della Vittoria al cospetto del Monumento eretto in epoca fascista. “Una simile cultura positivista della memoria fascista sarebbe impensabile in Germania - ha dichiarato il partito indipendentista - quello che accade nella nostra città è semplicemente inconcepibile. Pare quasi che Bolzano voglia dare linfa al fascismo italiano, che contribuisce in maniera decisiva alla nascita e allo sviluppo dei nuovi fascismi in Europa". Al momento della consegna della statua, che è stata sistemata al centro del tavolo da uno dei contestatori, il sindaco ha reagito lanciandola a terra. "Basta pagliacciate, vergognatevi - ha risposto - io non mi faccio offendere in questo modo: ma stiamo scherzando queste persone vengono qui in Municipio con la statua di Mussolini per darmi del fascista. È una cosa vergognosa e inaccettabile"

(Video Suedtiroler Freiheit)
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Re: Tirołexi/trołexi

Messaggioda Berto » mar mar 14, 2017 9:09 pm

Rai 1 e il SudTirolo: la verità non è quella sentita all’Arena
13 Mar 2017
http://www.lindipendenzanuova.com/rai-1 ... a-allarena

Egregio Direttore,

Domenica 12 marzo nella trasmissione “L’Arena” su RAI 1 sono stati minimizzati i gravi incidenti accaduti il giorno prima a Napoli ed è stata enfatizzata la provocazione al Sindaco di Bolzano attuata da un movimento politico locale.

Nell’occasione sono state effettuate le seguenti affermazioni:

1 – La Regione Trentino/Südtirol sarebbe finanziata dallo Stato e costerebbe molti miliardi ai contribuenti italiani:

2 – Le pensioni nelle due Provincie Autonome sarebbero a carico dello Stato;

3 – Sarebbe augurabile se almeno la Provincia Autonoma di Bolzano si separasse dall’Italia.

È giusto che il signor Kollmann non abbia comunicato che, secondo lo Statuto Speciale di Autonomia sottoscritto dal’Italia con la garanzia dell’ONU, nonché grazie a una buona amministrazione, le Province Autonome di Trento e di Bolzano possono trattenere il 90% delle imposte versate nei rispettivi territori, devolvendo allo Stato il restante 10%?

È il caso di ricordare che con le entrate direttamente spettanti vengono finanziati servizi ed attività che altrove sono completamente a carico dello Stato. La viabilità stradale (l’ANAS non c’è. L’on. M. Biancofiore, quale componente della Commissione parlamentare IX Trasporti, dovrebbe saperlo) e il sistema scolastico plurilingue, che in altre regioni fa veramente capo allo Stato, tanto per citare due esempi.

È mai possibile che il signor Kollmann (o chiunque altro, specialmente tra quelli che sanno tutto) non abbia ricordato che le pensioni nella suddetta regione vengono erogate dall’INPS, come ovunque, secondo il metodo assicurativo? Esse sono infatti quantificate sulla base dei contributi versati in anticipo dai lavoratori e dai datori di lavoro, che non sono affatto lo Stato (tranne che per i dipendenti statali).

La popolazione interessata gradirebbe la distanza dall’Italia. Ma all’istanza non è stata finora, e non sarà possibile in futuro, concessa una espressione in tale senso tramite un referendum. I risultati sarebbero facilmente immaginabili. A questo punto qualcuno dovrebbe spiegare come si possa parlare di enorme impegno governativo a carico dei contribuenti, se la finanza locale ha tali possibilità e capienza. Una risposta non giungerà mai.

Nella trasmissione si è naturalmente fatto cenno alla sconfitta dell’Austria nel 1918. Se una vittoria c’è stata, questa è da attribuirsi agli Alleati. Una vasta letteratura sull’argomento e una abbondante storiografia sono note ovunque.

O. Wolkenstein
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Re: Tirołexi/trołexi

Messaggioda Berto » mar mar 21, 2017 7:51 pm

Italienische Alpini und Bürgermeisterin provozieren mit Kranzniederlegung am Beinhaus Innichen – Gli Alpini italiani e la Sindaca con deposizione di ciorone all’ossario di San Candido
21 Mar 2017

http://www.lindipendenzanuova.com/itali ... an-candido

Matthias Hofer: „Unnötige Provokation gegenüber den Südtirolern“ – Am heutigen Vormittag haben mehrere italienische Alpini-Einheiten in Innichen beim faschistischen Beinhaus erneut mit einer Kranzniederlegung provoziert. Die umstrittene Aktion findet jährlich im Rahmen italienischen Skimeisterschaften der Gebirgstruppen (CaSTA), ein militärischer Wintersportwettkampf, statt. Scharfe Kritik übt Matthias Hofer von der Süd-Tiroler Freiheit an der unakzeptablen Teilnahme der Bürgermeisterin von Innichen, Rosmarie Burgmann (Bürgerliste), an den Feierlichkeiten.

Mathias Hofer:”Non necessaria provocazione contro i Sudtirolesi”.- Stamattina parecchie unità degli Alpini hanno nuovamente provocato presso l’ossario fascista di San Candido con una deposizione di corone.La discussa iniziativa si ripete ogni anno in concomitanza dei campionati italiani di sci dei gruppi alpini (CaSTA). Una competizione militare. Mathias Hofer della Süd-Tiroler Freiheit critica aspramente l’inaccettabile partecipazione alla cerimonia della Sindaca di S. Candido Rosmarie Burgmann (lista civica).

Warum ist diese Denkmal eine Provokation? Faschistische Machthaber haben im Zuge ihrer „nationalistischen Glorifizierung“ die Gebeine von Soldaten, die in verschiedenen Teilen Italiens gefallen oder in Kriegsgefangenschaft verstorben sind, exhumiert und hier beigesetzt. Diese im Jahre 1939, also 21 Jahre nach Ende des I. Weltkrieges, errichtete Grabstätte soll bis heute eine völlig verdrehte Tatsache glaubhaft machen: Die in diesen Beinhäusern beigesetzten Soldaten wären im I. Weltkrieg für die „Befreiung Südtirols“ gefallen. In Wirklichkeit haben die italienischen Truppen bei ihrem Angriffskrieg 1915–1918 gegen Österreich-Ungarn im südlichen Tirol nie nennenswerte Gebietsgewinne gemacht und Tiroler Boden de facto kaum betreten. Hier, abseits von den Kriegsschauplätzen, haben faschistische Machthaber zudem sogar Gefallene der österreichisch-ungarischen Streitkräfte in den Ossarien eingebaut, ihnen ihre deutschen Namen genommen und sie so zu „soldati italiani“ gemacht.

Perché quel monumento è una provocazione? Autorità fasciste hanno esumato, nell’ambito della loro “glorificazione nazionale”, le salme di soldati che erano caduti nelle varie parti d’Italia oppure nei campi di prigionia. I resti sono stati sepolti qui. Ciò è accaduto nell’anno 1939, quindi 21 anni dopo la fine della prima guerra mondiale e queste tombe dovrebbero rendere ancora credibile una realtà distorta. I militari che sono sepolti in questi ossari sarebbero caduti durante la prima guerra mondiale per la “liberazione del Sudtirolo”.- In realtà le truppe italiane non hanno conquistato lembi di territorio nel Tirolo del Sud e non hanno praticamente mai calpestrato suolo tirolese durante la loro guerra di aggressione 1915 – 1918 contro l’Austria – Ungheria.- Qui, ben lontano dai teatri di guerra, le autorità fasciste hanno inserito negli ossari perfino caduti appartenenti all’esercito austro-ungarico, togliendo loro il nome tedesco e riciclandoli come “soldati italiani”.

Das Pusterer Hauptausschussmitglied der Süd-Tiroler Freiheit, Matthias Hofer, erinnert in diesem Zusammenhang daran, dass das Beinhaus in Innichen bewusst in Grenznähe errichtet worden ist, um den Eindruck eines rechtmäßig eroberten Gebietes zu erwecken. Gerade deshalb führt das Militär mit großem Aufwand jährlich eine Kranzniederlegung statt, so Matthoferhias Hofer.

Mathias Hofer è della Valle Pusteria e componente del Direttivo Centrale della Süd-Tiroler Freiheit . Egli ricorda in questa circostanza che l’ossario di S. Candido era stato asppositasmente costruito per risvegliare l’impressione di un territorio regolarmente conquistato. Appunto per questo motivo i militari depongono ogni anno una corona di fiori con grande apparenza, sostiene Mathias Hofer.

„Einmal mehr handelt es sich beim Beinhaus Innichen um eine Geschichtslüge und um rein faschistische Propaganda, die sich in pietätloser Weise der sterblichen Überreste gefallener Soldaten bedient“, kritisiert auch der Pustertaler Landtagsabgeordnete der Süd-Tiroler Freiheit, Bernhard Zimmerhofer. „Viele der hier beigesetzten Soldaten, sind weit weg von Südtirol gefallen und haben dieses Land nie erobert“. Zimmerhofer bezeichnet die Kranzniederlegung als völlig deplaziert und reine Stimmungsmache gegen die Süd-Tiroler Bevölkerung.

“Ancora una volta si tratta di una bugia storica presso l’ossario di S. Candido. Una pubblicità puramente fascista che si serve impietosamente dei resti mortali di soldati caduti” continua anche la critica del Consigliere Regionale pusterese della Süd-Tiroler Freiheit Bernhard Zimmerhofer”.-”Molti dei soldati qui inumati sono caduti molto lontano dal Sudtirolo e non hanno mai cinquistato questo territorio”. Zimmerhofeer giudica la deposizione dellacoronacompletamente fuori luogo e pura propaganda psicologica conro la popolazione sudtirolese.
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Re: Tirołexi/trołexi

Messaggioda Berto » mer mag 31, 2017 6:14 pm

Alto Adige, gli Schützen disertano la cerimonia: "No all'inno di Mameli"
Gli eredi dei "bersaglieri dell'Alto Adige", gli Schützen, rifiutano di presenziare alla cerimonia dell'indipendenza perché non vogliono l'Inno di Mameli
Claudio Cartaldo - Mer, 31/05/2017 - 10:34

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 04070.html

"Non vogliamo l'Inno di Mameli". È questa la motivazione che ha spnto gli Schützen, la storica formazione altoatesna erede delle truppe antinapoleoniche dell'eroe tirolese Andreas Hofer.

Gli archibugi storici non sfileranno alle celebrazioni per i 25 anni dell'autonomia dell'Alto Adige. E il motivo è abbastanza semplice.

L'autonomia dell'Alto Adge

Alla cerimonia ci saranno infatti sia il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che il presidente austriaco, Alexander Van der Bellen. Come sempre in queste occasioni, alla presenza delle più alte cariche degli Stati vengono eseguiti gli inni nazionali dei rispettivi Paesi. E questo non va giù agli Schützen. Che infatti hanno chiesto al governatore altoatesino, Arno Kompatscher, di eseguire l'inno alla gioia, musica dell'Europa, al posto dell'inno di Mameli.

Poiché la richiesta è stata rispedita al mittente, i "cappelli piumati" hanno deciso di non partecipre alla cerimonia. "Se non vogliono l’inno che non vengano, ma che non si presentino più alle altre celebrazioni”, ha dichiarato il Presidente. Pochi mesi fa, infatti, aveva scatenato numerose polemiche la decisione di accogliere il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Junker, a cui aveva partecipato soltanto il governatore dell'Alto Adige e nessun'altra autorità pubblica italiana.


Chi sono gli Schützen

Gli Schützen, detti anche bersaglieri tirolesi, erano una milizia volontaria che si sciolze solo in seguito allo smembramento dell'Impero austro-ungarico. Le associazioni che si richiamano alle loro tradizioni sono presenti in Tirolo austriaco, Alto Adige, Trentino, Cortina, Livinallongo e Voralberg.



Sgarbo a Mattarella, Arno «rompe» con gli Schützen
Alla cerimonia dell’11 giugno i cappelli piumati non volevano l’Inno di Mameli. Annullato il picchetto. Kompatscher: «Allora non ci saranno neppure in futuro» di Francesca Gonzato
31 maggio 2017

http://altoadige.gelocal.it/bolzano/cro ... 1.15421325

Qualsiasi inno, ma non quello italiano. E arriva lo strappo tra il presidente Arno Kompatscher e gli Schützen, almeno per quanto riguarda le cerimonie di benvenuto alle autorità nazionali. L’11 giugno a Merano non ci saranno gli Schützen con il tradizionale picchetto d’onore per accogliere i presidenti di Italia e Austria Sergio Mattarella e Alexander van der Bellen, protagonisti delle celebrazioni per i 25 anni dalla chiusura della vertenza altoatesina di fronte all'Onu.

È finito così, come ha riferito la Tiroler Tageszeitung, il braccio di ferro sugli inni che verranno eseguiti da una Musikkapelle. Come è naturale e previsto dal protocollo, Mattarella verrà accolto dall’inno italiano, van der Bellen dall’inno austriaco. Per la loro presenza gli Schützen avevano posto una condizione: niente Inno di Mameli, si suoni l’Inno alla gioia dell’Ue. Più che una richiesta, una provocazione dall’esito scontato. «Impensabile che potessimo commettere un simile sgarbo nei confronti del presidente Mattarella», conferma Kompatscher. Un nuovo scarto, dopo le parole di Kompatscher su Hofer, eroe tirolese, ma anche «conservatore». Oggi e domani Kompatscher, l’Obmann della Svp Philipp Achammer e il senatore Francesco Palermo saranno a Vienna, su invito del ministro Sebastian Kurz, per una serie di appuntamenti sull’autonomia.

Presidente Kompatscher, cosa è accaduto?

«Sono rimasto sorpreso, perché c’era una intesa precisa con gli Schützen. Devo fare qualche passo indietro».

Da dove inizia?

«Dalla visita a Bolzano di Heinz Fischer, l’ex presidente austriaco. Mi era sembrata una bella idea ricevere i capi di Stato aggiungendo al protocollo classico la tradizione degli onori degli Schützen. Ne parlammo e dissi: “Guardate che se introduciamo la vostra presenza durante le visite ufficiali, allora si farà sempre e il protocollo prevede l’inno nazionale per accogliere i capi di Stato”. Avevo anche avvisato che sarebbe arrivato il presidente italiano. Non erano sorti problemi. Organizzammo allora il picchetto degli Schützen per Fischer e poi per il presidente della Commissione europea Juncker, dove venne suonato l’Inno alla gioia».

E lì arrivarono le polemiche, solo gli Schützen e nessun rappresentante dello Stato per Juncker.

«Ancora mi dispiace per quelle polemiche che non ho capito. Comunque, quando iniziamo a preparare la cerimonia di Merano per i 25 anni della quietanza liberatoria dell’11 giugno 1992 con i presidenti dei due Stati per me era scontato che ci sarebbero stati gli Schützen e che sarebbe stato suonato l’inno di Mameli».

Ma il comandante Elmar Thaler dice «no» e rilancia con l’inno europeo.

«Sono caduto dalle nuvole. “Signori, ci eravamo parlati chiaramente”. Ho anche chiesto “se arrivasse il presidente del Belgio vi trovereste a disagio con l’inno belga?”. Mi è stato risposto “no problem”. Quindi solo con l’inno italiano pensano di perdere l’identità? Ho preso atto. Discorso chiuso. Ma chiuso davvero».

Cosa intende?

«Che archiviamo questa idea degli onori con gli Schützen. L’ho messo in chiaro: non ci sarete, la prossima volta che arriverà un ospite austriaco. Non ci si presenta una volta sì e una volta no. Mattarella e van der Bellen verranno ricevuti come meritano, avremo una bella cerimonia e gli inni nazionali verranno eseguiti da una Musikkapelle che non sente minacciata la propria identità. Gli Schützen perdono una grande occasione: fare parte di un evento importante, dimostrando di appartenere a una terra particolare. Non sono pronti. Preferiscono lanciare messaggi politici storti: il patriottismo non deve essere “contro” qualcuno» (??? perchè l'Inno di Mameli non è forse contro ??? Arno sei un orrore, fai schifo!).
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Re: Tirołexi/trołexi

Messaggioda Berto » dom dic 10, 2017 10:59 pm

''Vogliamo la doppia cittadinanza'', lo chiedono i consiglieri di Bolzano all'Austria

http://www.ildolomiti.it/politica/2017/ ... allaustria

BOLZANO. La richiesta è ufficiale e scritta nero su bianco, inviata direttamente al cancelliere in pectore Sebastian Kurz e al leader della Fpoe Heinz Christian Strache: "Chiediamo la doppia cittadinanza italo-austriaca".

La lettera è stata recapitata da diciannove consiglieri della Provincia autonoma di Bolzano per chiedere che la concessione della doppia cittadinanza ai sudtirolesi venga inserita nel programma di coalizione del nuovo governo di Vienna.

Ne dà notizia il giornale sudtirolese in lingua tedesca Dolomiten: "La richiesta - scrive il quotidiano - è stata firmata da rappresentanti di Svp, Suedtiroler Freiheit, Freiheitlichen, Buergenunion, M5S e Team Autonomia, ma da nessun membro della giunta provinciale.

Nella lettera i consiglieri affermano che i sudtirolesi hanno perso la cittadinanza austriaca "contro la loro volontà con l'annessione dell'Alto Adige all'Italia" e che la concessione della doppia cittadinanza sarebbe un "gesto riparatore" a favore del "senso d'identità" dei sudtirolesi.



Austria, il governo vira a destra
Luca Romano - Sab, 16/12/2017

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/aus ... 74842.html

Il partito ultranazionalista austriaco FpÖ avrà 14 incarichi nel nuovo governo, dopo l'accordo raggiunto con il partito popolare Övp: tra essi ci saranno i ministeri di Interno, Esteri e Difesa. È stato confermato a Vienna, dove i leader dei due partiti, Heinz-Christian Strache e Sebastian Kurz, rispettivamente futuri vice cancelliere e cancelliere, hanno presentato l'intesa e il programma del futuro esecutivo.

Il nuovo ministro dell'Interno sarà Herbert Kickl, attualmente segretario generale del FpÖ, principale stratega e capo della campagna elettorale del movimento di estrema destra. In questo ruolo è stato autore di numerosi slogan xenofobi e islamofobi nel passato. Il 49enne in precedenza si è espresso anche a favore di limitazioni al diritto di manifestare, con la motivazione che le restrizioni siano utili a limitare le situazioni violente, soprattutto a proposito di proteste di gruppi di sinistra e minori stranieri.

Kickl aveva inizato la sua carriera a fianco di Jörg Haider, leader del partito FpÖ morto nel 2008, che portò lo schieramento alla sua prima coalizione con il partito Övp nel 2000. Quando Haider aveva abbandonato il partito e creato una nuova formazione politica, Kickl si era unito a Strache come nuovo capo del partito FpÖ e da allora è stato tra i suoi più stretti collaboratori. Alla Difesa sarà la 52enne Karin Kneissl. Sebbene non militi nel partito di Strache, negli ultimi tempi si è avvicinata allo schieramento, con cui condivide molte posizioni sul rifiuto dei rifugiati. Esperta di Medioriente (parla arabo ed ebraico), ha trascorso parte dell'infanzia in Giordania dove il padre lavorava come pilota. Durante la crisi dei rifugiati del 2015, insistette sul fatto che l'80% di quanti arrivavano in Europa fossero in realtà quelli che vengono considerati "migranti economici" e giovani che non trovavano moglie non avendo impiego e casa, e che pertanto non godevano "dello status di uomo in una società tradizionale".

Ha anche criticato il sionismo, movimento politico che difende la creazione di uno Stato per il popolo ebraico. Si è poi espressa a favore di un'eventuale indipendenza della Catalogna dalla Spagna. Nonostante sia considerata europeista, la nuova ministra non avrà controllo sull'agenda europea, che resterà nelle mani del nuovo cancelliere Kurz e del suo partito, con un ministro della Cancelleria di sua totale fiducia, Gernot Blümel. La formazione di Strache controllerà anche Questioni sociali e Salute, Difesa, Infrastrutture (quest'ultimo affidato all'ex candidato presidenziale, Norbert Hofer). Il lader Strache non sarà solo vice cancelliere, ma anche ministro di Funzionari e Sport. Il partito Övp controllerà invece la cancelleria e sette ministeri. A 31 anni d'età, Kurz sarà il capo di governo più giovane d'Europa. Nella distribuzione dei ministeri non è rientrato nessun ministro dell'esecutivo uscente, in cui Kurz era titolare degli Esteri. Kurz ha così confermato la strategia di rinnovamento, annunciata quando aveva cambiato il nome del movimento, lo statuto e il colore simbolo (blu invece di nero). I popolari occuperanno inoltre i dicasteri di Questioni europee e Cultura; Donne, famiglia e Gioventù; Giustizia e riforme; Educazione e università; Agricoltura e ambiente. Cinque ministri su 13 sono donne, mentre l'età media del governo è 47 anni.

"Non possiamo perdere tempo a discutere la redistribuzione dei rifugiati, quando sappiamo che essa non funziona", ha dichiarato Sebastian Kurz, leader del partito popolare (Övp) e futuro cancelliere dell'Austria, ribadendo la sua contrarietà al sistema di redistribuzione dei rifugiati elaborato dall'Unione europea. La posizione è stata tra gli assi portanti della campagna elettorale che lo ha portato alla vittoria delle elezioni del 15 ottobre scorso. Stessa linea hanno espresso Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia, tanto che agli ultimi tre Paesi essa è valsa una procedura d'infrazione per non aver rispettato gli impegni. Kurz, che terrà sotto il proprio controllo le politiche europee, separate dal ministero degli Esteri controllato dal FpÖ, ha indicato che il nuovo governo ha "un orientamento filo europeo" e che i due partiti vogliono "contribuire in modo attivo nell'Ue".


Si riapre la questione degli altoatesini

Nel giorno della nascita del nuovo Governo della Repubblica d'Austria, in Alto Adige torna puntuale in auge un'antica questione, quella di concedere ai cittadini sudtirolesi anche la cittadinanza austriaca. Dopo una serie di "no" sia da parte di Vienna che da Roma, il tema è tornato d'attualità quando alcune settimane fa 19 consiglieri provinciali altoatesini (tra essi anche quelli della Sueditiroler Volkspartei) hanno chiesto - inviando una lettera al Governo austriaco, che da oggi sarà nelle mani di Sebastian Kurz - di vagliare la possibilità di concedere alla popolazione dell'Alto Adige oltre al passaporto italiano anche quello austriaco. Cittadini altoatesini aventi diritto sono quelli che durante i censimenti si sono dichiarati appartenenti al gruppo linguistico tedesco.

Stando ai dati dell'ultimo censimento, quello del 2011, il 69,64 % si era dichiarato di appartenere al gruppo tedesco, il 25,84 % a quello italiano e il 4,52 a quello ladino (in particolare nelle valli Gardena e Badia). I dettagli non sono ancora stati sviluppati ma molto probabilmente al cittadino appartenente al gruppo italiano non verrebbe concessa la doppia cittadinanza. Ad insorgere dopo il documento inviato al Parlamento di Vienna si sono aggiunti anche i "vicini" trentini. Con una petizione online gli Schuetzen di Trento hanno chiesto al presidente trentino Ugo Rossi, ironicamente chiamandolo Landeshauptmann, di avviare analoga procedura. Stando a Guenther Pallaver, politologo altoatesino, il doppio passaporto troverebbe difficoltà di applicazione e sarebbe complicata la definizione di chi ne avrebbe diritto perchè anche gli italiani, i profughi e altri cittadini dell'Unione Europea, dichiarandosi di madrelingua tedesca, potrebbero rivendicare la cittadinanza tedesca". "Sulla scena internazionale la doppia nazionalità si è dimostrata un mezzo per proteggere le minoranze in tutto il mondo e per il Sudtirolo (Alto Adige), il recupero della cittadinanza austriaca non sarebbe solo una riparazione storica, ma soprattutto una difesa per il futuro", dice Sven Knoll, consigliere provinciale altoatesino del movimento popolare secessionista della Suedtiroler Freiheit. "Il recupero della cittadinanza austriaca per gli altoatesini non è diretto contro la popolazione italiana, ma è un progetto completamente europeo. L'Italia concede anche la nazionalità italiana alle proprie minoranze all'estero soprattutto nelle relazioni storicamente tese tra Italia e Slovenia", ha concluso Knoll, delfino della pasionaria Eva Klotz.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Tirołexi/trołexi

Messaggioda Berto » mar apr 03, 2018 8:48 pm

Alto Adige, separatisti in rivolta: "Subito la cittadinanza dell'Austria"
Martedì, 3 aprile 2018

http://www.affaritaliani.it/affari-euro ... 32938.html

Dopo l'accordo tra Alto Adige e governo di Vienna di congelare il tema del doppio passaporto per i cittadini sudtirolesi fino a dopo le elezioni provinciali altoatesine previste in autunno, il consigliere provinciale del movimento popolare secessionista Sudtiroler Freiheit, Sven Knoll ha contestato questa scelta. "Il recupero della cittadinanza austriaca per gli altoatesini è una pietra miliare politica di minoranza di portata europea e non deve essere subordinata alle elezioni - dice Knoll, delfino della 'pasionaria' Eva Klotz -. All'incontro interministeriale di Vienna è stato chiaramente affermato che esiste la volontà politica di far riavere la cittadinanza austriaca agli abitanti dell'Alto Adige e che sono in corso le revisioni legali sull'attuazione".


Gli altoatesini mettono Vienna sotto pressione

In Alto Adige in base all'ultimo censimento, quello del 2011 (il prossimo è previsto nel 2021), il 69,64 per cento della popolazione si è dichiarata di appartenere al gruppo linguistico tedesco, il 25,84 a quello italiano ed il 4,52 a quello ladino, realtà che vive soprattutto nelle valli Gardena e Badia. I sudtirolesi che potrebbero beneficiare della doppia cittadinanza (italiana ed austriaca) e quindi del passaporto austriaco sarebbero circa 330mila. Gli aventi diritto sarebbero i cittadini dell'Alto Adige dichiaratisi appartenenti al gruppo linguistico tedesco mediante la "Sprachgruppenzugehoerigkeitserklaerung" (in italiano significa "dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico"). Nell'accordo rientrerebbero anche i circa 21mila appartenenti al gruppo ladino. Non potranno beneficiare del passaporto austriaco i circa 170 mila altoatesini dichiaratisi appartenenti al gruppo linguistico italiano o non dichiaratisi.
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Re: Tirołexi/trołexi

Messaggioda Berto » mer apr 11, 2018 5:28 pm

VILIPENDIO AL TRICOLORE, NUOVA CONDANNA PER EVA KLOTZ
10/04/2018

https://www.miglioverde.eu/vilipendio-a ... -eva-klotz

L’Italia assomiglia più alla Turchia che non agli Stati Uniti. Infatti, Eva Klotz, la “pasionaria” della secessione del Südtirol dall’Italia, è stata condannata a Bolzano per vilipendio alla bandiera italiana insieme a due colleghi della Südtiroler Freiheit (movimento politico indipendentista fondato e guidato dalla stessa Eva Klotz, figlia del militante separatista Georg Klotz), Sven Knoll e Werner Thaler.
I tre erano finiti sotto processo nel 2010 per un manifesto (foto) che raffigurava una scopa che spazza via il tricolore lasciando solo il bianco ed il rosso del labaro tirolese. Come già avvenuto con la prima sentenza nel 2011, i tre sono stati oggi condannati ad un’ammenda di 3mila euro ciascuno. In secondo grado era seguita l’assoluzione, però poi annullata nel 2017 dalla Cassazione.
È stato così rifatto il processo davanti al tribunale di Bolzano che ha confermato la sentenza dell’epoca.



Los Von Rom
Enrico Marino
1 agosto 2018

http://www.ereticamente.net/2018/08/los ... arino.html

Il progetto austriaco per la “dopplestaatsbruggherschaft”, cioè la doppia cittadinanza austriaca e italiana, per i cittadini dell’Alto Adige di lingua tedesca e ladina, ha infiammato il dibattito politico dei primi giorni d’estate.

Contro tale ipotesi si sono già espressi il capo dello Stato e i partiti di opposizione, sia di destra che di sinistra, perché si riaprirebbe il tema dell’identità dell’Alto Adige con tutti gli strascichi dell’irredentismo sudtirolese.

Dopo la Prima guerra mondiale il Trattato di Saint-Germain aveva assegnato all’Italia il Trentino-Alto Adige che, seppur geograficamente incardinato nella penisola italiana, era popolato in prevalenza da abitanti di lingua tedesca. Il governo fascista adottò una serie di misure volte alla nazionalizzazione della popolazione, vietando l’uso della lingua tedesca in pubblico, adottando l’italianizzazione dei cognomi, puntando sulla politica demografica, culminata nelle opzioni in Alto Adige che videro l’adesione massiccia della popolazione di lingua tedesca al trasferimento nel Reich. Alla caduta del Fascismo, il Trentino e l’Alto Adige vennero occupati dalle truppe tedesche e molti altoatesini e trentini si arruolarono in due reparti al servizio della Wehrmacht, il SS-Polizeiregiment “Bozen” e il Corpo di Sicurezza trentino.

Dopo la fine della guerra la popolazione di lingua tedesca, ladina e in parte quella trentina, sperò di essere riannessa all’Austria. Vennero raccolte ben 155.000 firme, sottoposte al governo austriaco, che spingeva per un referendum. Scartata questa ipotesi, con il benestare degli Alleati, si giunse ad un accordo fra l’Italia e l’Austria che venne accluso al trattato di pace italiano del 10 febbraio 1947 come un libero impegno assunto dall’Italia nei confronti dell’Austria che ne richiedeva una garanzia internazionale per l’attuazione.

Il trattato venne implementato dall’Italia, che ripristinò l’uso ufficiale del tedesco, il suo insegnamento, la parità delle lingue italiana e tedesca negli uffici pubblici e nei documenti ufficiali nonché nella denominazione topografica bilingue, il diritto di ristabilire i cognomi tedeschi che erano stati italianizzati, l’uguaglianza di diritti per ciò che concerne l’ammissione nelle pubbliche amministrazioni e permise il ritorno degli optanti. Insomma, l’Italia adottò nei confronti dell’Alto Adige una politica di concessioni e certamente la situazione degli altoatesini non può essere descritta come quella di una popolazione sottoposta al giogo di un conquistatore straniero.

Tuttavia, in alcuni ambienti austriaci e tirolesi non vi era intenzione di riconoscere l’assegnazione del Trentino-Alto Adige all’Italia ribadita dal trattato, sottolineando i “diritti inalienabili dell’Austria sul Tirolo meridionale”. E a nulla sono valsi, nel corso degli anni, gli aiuti economici e le condizioni di speciale favore fiscale praticati dall’Italia in quelle terre nè il riconoscimento per l’esercizio di un potere legislativo ed esecutivo regionale autonomo, anzi, i cittadini di lingua tedesca quanto maggiore è stata la libertà loro concessa, tanto più ne hanno usato e abusato, tutte le autonomie loro accordate, con la volontà di creare una collaborazione, sono divenute altrettante armi che essi hanno rivolto contro l’Italia e, a poco a poco, nell’ambito della legalità e della libertà concesse agli alto-atesini, la situazione degli italiani in Alto Adige è divenuta in molti casi insostenibile.

Per questo non ispirano alcuna simpatia le posizioni più volte espresse da una pasionaria come Eva Klotz che, riconoscendosi nella comunità germanofona, ne desidera l’autodeterminazione, nonché la secessione del Südtirol dall’Italia e la sua annessione all’Austria e per questo si batte da anni con la Süd-Tiroler Freiheit, da lei fondata, con la quale ha ideato di mettere ad ogni valico (su strada o sentiero di montagna) un cartello che recita: “Süd-Tirol ist nicht Italien!” ovvero tradotto in italiano, “L’Alto Adige non è Italia”.

E tuttavia, occorre riconoscere che gli altoatesini di lingua tedesca non sono italiani. Chiunque abbia avuto l’occasione di recarsi in Alto Adige avrà notato la diversità, la peculiarità e la tipicità di quei luoghi, la loro uniformità e la loro caratterizzazione nonchè gli abitanti con i loro abbigliamenti, i loro cibi e i loro usi assolutamente organici a una tradizione, a una cultura e a una coesione sociale profondamente vissute, con coerenza, con attaccamento, con orgoglio e con determinazione. E poi la loro lingua fortemente difesa e rivendicata come fattore identitario nel sottolineare e nell’attribuirsi una alterità rispetto all’Italia e all’italianità.

Perciò, proprio mentre l’opposizione attacca il governo lamentando il poco vigore mostrato nel contrastare l’iniziativa austriaca, occorre sottolineare lo stridente contrasto tra le affermazioni della sinistra, la sua propaganda e le sue suggestioni, rispetto ai dati ineludibili della realtà. In cento anni dall’annessione di quelle terre, l’Italia e i suoi governi (per lo più democratici e progressisti) non sono riusciti a “integrare” quella piccola comunità autoctona, peraltro europea e cristiana, portatrice di valori e di fondamenta culturali condivise. In cento anni, quelle popolazioni sono divenute italiane solo teoricamente e forzatamente. In cento anni, abbiamo avuto “cittadini” che solo formalmente, per le evidenze di un semplice e insignificante documento, risultavano italiani senza sentirsi italiani e pur essendo tutt’altro. Una dimostrazione di quanto possa valere la cittadinanza certificata da un pezzo di carta, che i progressisti avrebbero voluto concedere a tutti, magari con soli 5 anni di scolarizzazione, modificando la natura profonda degli individui e pensando di estendere a tutto il Paese un principio che ha fallito dove di fatto è stato applicato fino a oggi. In effetti, l’Alto Adige è la dimostrazione più evidente di come lo ius soli, la cittadinanza acquisita da chiunque nasca sul territorio italiano, sia una pura esaltazione ideologica destinata al fallimento nel momento in cui le ragioni del sangue si scontrano e prevalgono su quelle della carta bollata e sulle infatuazioni universaliste, umanitarie e cosmopolite. E se cento anni di convivenza non hanno eliminato certe spinte identitarie in una popolazione europea e, di fatto, affine a noi, come avrebbero potuto 5 anni di superficiale infarinatura scolastica radicare l’italianità, far acquisire una cittadinanza consapevole e vissuta, in popolazioni a noi del tutto estranee, arabe e africane, musulmane o portatrici di usanze ancestrali e tribali, ovvero di pratiche e riti spesso sconfinanti nella manifesta superstizione?

Solo l’indecenza propagandistica delle sinistre, dei cattolici progressisti e dell’immonda Emma Bonino possono continuare a cercare di propinarci la bellezza e i vantaggi dell’immigrazione, dell’accoglienza e dell’integrazione di clandestini di tutte le razze.

Ma se a costoro il popolo italiano ha già manifestato tutto il proprio disprezzo, per quanto riguarda gli altoatesini ancora si impone una risposta formale e definitiva.

L’ordinamento italiano prevede la possibilità di avere una doppia cittadinanza. L’art. 11 della L. 91/1992 stabilisce che: “Il cittadino che possiede, acquista o riacquista una cittadinanza straniera conserva quella italiana, ma può ad essa rinunciare qualora risieda o stabilisca la residenza all’estero“.

Questa disposizione permette agli italiani emigrati all’estero di poter mantenere la cittadinanza italiana pur avendo acquistato volontariamente la cittadinanza dello Stato in cui risiedono.

Non è consentito il possesso di una doppia (o plurima) cittadinanza se vi sono norme internazionali pattizie o norme statali straniere che lo vietino. L’art. 26, c. 3 fa salve, in via generale, “le diverse disposizioni previste da accordi internazionali“. Viene così affermata la loro prevalenza sulla disciplina interna.

Ma, come si vede, tutto è regolato da semplici disposizioni di legge ordinaria che, come tali, possono essere facilmente modificate. E allora, poiché non è ipotizzabile rimettere in discussione quei confini che sono costati tanti sacrifici, tanto eroismo e tanto sangue, si può, invece, modificare la disciplina della doppia cittadinanza in un senso restrittivo, prevedendo la revoca di quella italiana nel caso di acquisto di una cittadinanza estera e salva la concessione di deroghe sulla base di una decisione dello Stato.

Privati della cittadinanza e degli annessi diritti politici, gli altoatesini in Italia risulterebbero, in tal modo, dei semplici residenti austriaci con proprietà immobiliari nel Paese ma con prerogative ridotte e le stesse ampie concessioni fornite dall’Italia a quella Regione potrebbero essere ridimensionate.

Può apparire come un provvedimento coercitivo, ma si può fare volendo.

E d’altro canto, se la cittadinanza italiana è vissuta come una forzatura e un peso è appropriato sgravarsene, ma rinunziando in tutto a quello che essa comporta.


Alberto Pento
Per quanto mi riguarda il Tirolo è terra dei tirolesi e sono loro gli arbitri del loro destino. Non è certo terra storica italiana e loro non sono un popolo di area italica.
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