Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » sab set 23, 2017 4:24 am

Catalogna, manifestanti denunciati per sedizione e multe fino a 12mila euro per gli organizzatori del referendum
di F. Q. | 22 settembre 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09 ... um/3871446

Multe da decine di migliaia di euro al giorno per gli organizzatori del referendum, sgomberi preventivi per aggirare le perquisizioni del governo e altre migliaia di poliziotti inviati da Madrid per tenere sotto controllo la situazione. Tutto ciò mentre centinaia di manifestanti indipendentisti hanno presidiato tutta la notte di fronte al Palazzo di giustizia di Barcellona. Il caos referendum in Catalogna continua, a ormai nove giorni dalla data della consultazione per l’indipendenza che il governo centrale spagnolo sta cercando in tutti i modi di fermare.

Dopo l’arresto di 14 dirigenti catalani da parte della Guardia civil spagnola due giorni fa – oggi rimessi tutti in libertà provvisoria – la Corte costituzionale di Madrid ha imposto multe giornaliere fino a 12mila euro a tutti i funzionari che proseguiranno nell’organizzazione del referendum del 1 ottobre. Secondo l’agenzia di stampa Efe, sei dirigenti rischierebbero questo tipo di sanzione, mentre altri sedici funzionari potrebbero essere multati fino a 6mila euro al giorno. Proprio per evitare di incappare in queste sanzioni, il governo catalano ha annunciato di avere rimosso dall’incarico il Segretario generale all’Economia Josep Maria Jové, braccio destro del vicepresidente catalano Oriol Junqueras, uno dei dirigenti finiti in carcere il 20 settembre.

Le quattordici persone arrestate e ora rimesse in libertà si sono tutte rifiutate di rispondere al giudice e sono indagate per disobbedienza, abuso di potere e presunta malversazione per l’organizzazione del referendum del 1 ottobre. La procura dello Stato spagnolo ha invece denunciato per presunta sedizione i 40mila manifestanti che mercoledì sera, 20 settembre, si sono concentrati davanti alla sede del ministero dell’economia di Barcellona per protestare contro gli arresti.

Da parte delle istituzioni catalane la volontà di andare avanti con la consultazione c’è, ma c’è anche prudenza. Questa mattina, 22 settembre, la sede dell’Assemblea nazionale catalana, la principale organizzazione indipendentista della regione, è stata svuotata di tutto il materiale per il referendum per timore di un “imminente” blitz della polizia spagnola, come riferisce la tv pubblica catalana Tv3. Il materiale è stato trasferito in locali alternativi.

Ma se Barcellona non demorde, nemmeno Madrid lo fa. Il portavoce dell’esecutivo Inigo Mendez de Vivo ha detto, al termine della riunione settimanale del consiglio dei ministri, che il governo del premier Mariano Rajoy ha previsto “tutti gli scenari” per impedire lo svolgimento della consultazione. “Il referendum è illegale e non si terrà”, ha ribadito il portavoce, confermando anche l’invio di rinforzi di polizia in Catalogna. Né il portavoce né il ministro dell’Interno ha precisato quanti agenti della Guardia civil saranno trasferiti, ma secondo i media spagnoli si tratta di un numero compreso tra 3mila e 4mila. I nuovi poliziotti si uniranno ai 5mila normalmente di stanza in Catalogna e ai circa 17mila agenti dei locali Mossos d’Esquadra. “Saranno incaricati della sorveglianza dello spazio pubblico e del mantenimento dell’ordine. Agiranno in caso sia mantenuto il referendum illegale”, ha fatto sapere il ministero dell’Interno.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » sab set 23, 2017 8:44 pm

Referendum Catalogna, tutti i perché del sogno indipendentista di Barcellona
Francesco Giambertone
Milano, 21 settembre 2017

http://www.corriere.it/esteri/cards/cat ... pale.shtml


Lo scontro a suon di veti e sentenze tra Madrid e la comunità autonoma, l’oppressione della minoranza ai tempi del franchismo e l’orgoglio catalano: ecco la storia di un voto che (forse) non si farà

1.
Cos’è la Catalogna

La Catalogna è una delle «comunità autonome» della Spagna, riconosciute dalla Costituzione del 1978 entrata in vigore alla fine della dittatura di Francisco Franco e che trasformò la Spagna in una monarchia parlamentare. In origine, il concetto di Catalogna - nato nel XII secolo - comprendeva tutti i territori in cui si parlava la lingua catalana. Dunque non solo la regione di Barcellona ma anche la Comunità Valenzana, le isole Baleari, la frangia d’Aragona, e fuori dalla Spagna il territorio di Andorra (dove il catalano è lingua nazionale ufficiale), la regione francese del Rossiglione e la città di Alghero in Catalogna. Oggi è una delle regioni più produttive d’Europa e uno dei motori economici della Spagna.

2
Come funziona

Il sistema politico catalano è regolato in primis dalla Costituzione spagnola, e poi da uno Statuto di autonomia. Il primo Statuto entrò in vigore nel 1978, mentre quello attuale è stato votato (con un referendum) e approvato nel 2006. Si trattava di un testo molto autonomista che nel 2010 è stato pesantemente moderato da una sentenza della Corte costituzionale spagnola, che vietò alla Catalogna di definirsi «una nazione a tutti gli effetti». Oggi la Catalogna ha un proprio Parlamento (attivo dal 1980) composto da 135 membri che può legiferare su materie non in contrasto con la Costituzione spagnola. La Generalitat de Catalunya (cioè il governo autonomo) non ha un sistema fiscale autonomo: le imposte vanno al governo centrale della Spagna, che poi ne restituisce una parte all’amministrazione catalana.

3
La richiesta d’indipendenza

La Catalogna fa parte della Spagna dal termine della guerra di successione, che si combatté tra il 1701 e il 1714, e dall’annientamento del regno di Aragona a favore della corona di Castiglia. Il giorno di orgoglio nazionale dei catalani (la «Diada») è l’11 settembre, quando Barcellona — nel 1714 — cadde sotto il controllo di Filippo V. Il sogno dell’indipendenza, o almeno di una maggiore autonomia, è giustificato da peculiarità culturali e linguistiche: i catalani parlano un’altra lingua rispetto agli spagnoli (che parlano castigliano) e i loro sogni indipendentisti sono spesso stati repressi. In particolare sotto la dittatura di Franco, che cancellò l’autonomia della Catalogna ed impedì l’utilizzo della lingua.

4
Il referendum dell’1 ottobre

Dopo l’entrata in vigore della Costituzione del 1978, le spinte indipendentiste catalane si sopirono fino all’inizio degli anni 2000. Nel 2006, con il consenso dell’allora primo ministro spagnolo Zapatero, in Catalogna si votò il nuovo Statuto di autonomia, poi indebolito fortemente dalla Corte costituzionale. Da allora il desiderio dei catalani di separarsi da Madrid è tornato forte come un tempo. Fino all’elezione nel 2016 di un presidente come Puigdemont, apertamente indipendentista. È stato lui a giugno scorso ad annunciare il referendum «vincolante e senza quorum» previsto per l’1 ottobre. Il quesito su cui dovrebbero rispondere i catalani è:
«Vuoi che la Catalogna sia uno Stato indipendente sotto forma di Repubblica?». Ma anche in questo caso la Corte costituzionale ha bloccato tutto, perché ritiene il referendum contrario a quanto stabilisce la carta fondamentale, secondo cui «la Spagna è una e indivisibile».

5
Gli scenari

Al momento è tutta teoria, perché — legalmente — il referendum, ad oggi, non si dovrebbe tenere, nonostante la giunta catalana continui a sostenere il contrario e il popolo di Barcellona (e non solo) lo chieda a gran voce. Nei piani della Generalitat, se vincesse il «sì» a partire dal 3 ottobre dovrebbero avviarsi le procedure per la trasformazione della Catalogna in uno Stato autonomo (con tutte le conseguenze del caso, prima fra tutte un’automatica uscita dall’Europa). Ma anche la legge che stabilisce l’iter della «transizione» è stata dichiarata incostituzionale.
Se invece vincesse il «no», il presidente della Generalitat aveva annunciato che sarebbe stato sciolto il Parlamento catalano e si sarebbero convocate nuove elezioni.

6
Politica e propaganda

La «guerra» tra Madrid e Barcellona, a colpi di sentenze e ora anche arresti, è anche una battaglia politica tra il partito di centrodestra del premier spagnolo Mariano Rajoy e il governo nazionalista di sinistra catalano di Puigdemont. Il referendum è considerato illegale e le autorità spagnole stanno facendo di tutto per impedirlo. Su ordine di un giudice, mercoledì sono stati arrestati 14 funzionari del governo catalano che stavano continuando nelle operazioni di preparazione del referendum. Tra questi, anche il braccio destro di Oriol Junqueras, vicepresidente della giunta catalana. Nei giorni scorsi sono stati sequestrati 1,3 milioni di volantini e locandine informativi sul voto.
Il vicepresidente della Catalogna e capo del dipartimento di Economia, Oriol Junqueras Il vicepresidente della Catalogna e capo del dipartimento di Economia, Oriol Junqueras

7
Il precedente

Nel 2014 il governo catalano aveva già organizzato una «consultazione non referendaria» in cui aveva chiesto alla popolazione se fosse favorevole o meno all’indipendenza, anche quello dichiarato incostituzionale da Madrid. Il fronte del «sì» aveva ottenuto l’80% dei voti, ma l’affluenza (per un voto simbolico) era stata molto bassa: non superò il 35%.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » sab set 23, 2017 8:48 pm

El govern rebutja l'ordre de posar els Mossos sota el control de l'Estat

http://www.ccma.cat/324/els-mossos-desq ... ia/2810620

Cop d'efecte de la Generalitat: el conseller d'Interior, Joaquim Forn, ha anunciat que "no accepten" l'ordre de la fiscalia de deixar en mans de l'Estat el comandament dels Mossos.

"El cos dels Mossos d'Esquadra no renunciarà mai a exercir les competències que li són pròpies"

El conseller ha estat contundent:

"Denunciem la voluntat d'intervenir els Mossos d'Esquadra tal com s'ha fet amb les finances de la Generalitat de Catalunya. Des del govern no acceptem aquesta ingerència de l'Estat."

"L'Estat pretén dirigir els operatius policials a través d'un alt càrrec del govern espanyol. És inacceptable."

Forn ha comparegut a la seu de la conselleria poc després la reunió en què el fiscal superior de Catalunya ha comunicat el major Trapero que a partir d'ara la coordinació de la seguretat de Catalunya recau directament en el Ministeri de l'Interior.

El conseller, que també ha anunciat que estudien una resposta jurídica a l'ordre del fiscal, ha explicat que en aquesta mateixa reunió, Trapero ja ha traslladat al fiscal que no acataran l'ordre.

"El major dels Mossos ha explicat la voluntat del cos de no acceptar la coordinació del representant de l'Estat espanyol. Demanem tranquil·litat a la ciutadania."

El Ministeri, per la seva banda, argumenta que això no suposa cap pèrdua de competències i ho justifica amb els esdeveniments dels últims dies.

Reunió de nou dilluns

El major dels Mossos, Josep Lluís Trapero, haurà de confirmar dilluns, en una nova reunió de coordinació entre els cossos policials convocada per la fiscalia, que no accepta l'ordre.

Trapero ha enviat una nota als agents de policia on explica que no comparteix la decisió del fiscal.

La decisió del major dels Mossos, en el cas que continuï negant-se a acceptar la coordinació del Ministeri de l'Interior, li podria comportar que fos cridat a declarar en qualitat d'investigat per un delicte de desobediència.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » dom set 24, 2017 5:04 am

Alex Storti - DiarioCatalano

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8286305188

Oggi la giornata ha vissuto un colpo di scena, che ho preferito non raccontare in presa diretta per avere il tempo di comprenderne pienamente la portata. E tuttavia, ancora adesso la situazione è in pieno divenire. Sto parlando della vicenda Mossos d'Esquadra.

Facciamo un passo indietro: da quando è stato attuato il colpo di stato in Catalogna, si sono progressivamente levati i malumori del corpo ufficiali della Guardia Civil, riguardanti l'atteggiamento della polizia catalana, i Mossos appunto, accusati di essere poco reattivi e molto blandi nei confronti degli immobili da perquisire e dei manifestanti da contenere o respingere. In effetti, è stato lo stesso Major Trapero, capo dei poliziotti catalani, a confermare implicitamente queste voci, dando per iscritto ordine ai suoi agenti di fare il minor uso possibile della forza e badando bene di utilizzarla nella maniera più proporzionata possibile.

Per certi aspetti, dal punto di vista di Madrid, si può dire che Trapero abbia lanciato una sorta di sfida alle critiche spagnole; e così si è concretizzato l'auspicio manifestato dallo stesso corpo ufficiali della Guardia Civil, la polizia paramilitare spagnola: la procura ha infatti disposto, oggi, che il comando dei Mossos venga trasferito ad un alto dirigente del governo spagnolo e sottratto quindi al controllo diretto della Catalogna.

Si è trattato però di una risposta non soltanto aggressiva, in pieno stile "popular", ma anche giuridicamente anomala, in quanto le leggi non prevedono la possibilità che il comando venga trasferito a funzionari alle dirette dipendenze del governo spagnolo. Esiste un organismo congiunto di tutte le polizie di stanza in Catalogna al quale il comando dei Mossos sarebbe potuto passare legittimamente. Sarebbe stato un altro attacco all'autonomia catalana, certamente, ma almeno nel solco di un minimo di legittimità istituzionale. Quest'ultima, però ,è ormai completamente saltata e Madrid agisce "alla turca": conta solo il risultato, non il mezzo legale per raggiungerlo.

Facendo un altro passo indietro, va detto anche che erano di venerdì le dichiarazioni con cui il ministro dell'interno catalano, Joaquim Forn, si era detto preoccupato per la possibile ingerenza spagnola nel comando dei Mossos: peccato che Forn avesse detto che la cosa si sarebbe probabilmente concretizzata verso mercoledì prossimo, a pochissimi giorni dal referendum. E invece Madrid ha dimostrato di avere una fretta del diavolo e non ha nemmeno lasciato passare il weekend.

Ma ecco che nel corso del pomeriggio è arrivata la sorpresa: dopo che già lo stesso Forn aveva minacciato azioni legali per contestare e bloccare l'esproprio dei Mossos, e dopo che fra la base dei poliziotti catalani si stavano alzando numerosi voci di malumori, è stato lo stesso Major Trapero a dire che non avrebbe accettato la sostituzione del comando. Il profilo Twitter ufficiale dei Mossos ha rilasciato una dichiarazione netta: "Continueremo a lavorare come fino ad ora: esercitando le nostre competenze per garantire la sicurezza e l'ordine pubblico e stare al servizio del cittadino".
Se non è un atto di ribellione poco ci manca. Vedremo come si svilupperà la vicenda già a partire da domani. Di certo c'è che la procedura anomala scelta da Madrid rende più complicato il passaggio dei Mossos sotto il comando della capitale; forse proprio a questa consapevolezza si deve l'anticipo precipitoso delle tempistiche adottate per darvi avvio.

E così, quando mancano una settimana e una manciata di ore all'inizio del referendum, il clima si scalda ulteriormente. Se la Spagna punta a colpire, la Catalogna, con la sua gente (e con i suoi poliziotti) potrebbe colpire ancora più forte. E diventare una trappola per le forze di (in)sicurezza mandate da Madrid.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » dom set 24, 2017 7:45 am

???

Catalogna, l'opposizione al secessionismo della classe lavoratrice
Attilio De Alberi Twitter
2017/09/23

http://www.lettera43.it/it/articoli/int ... ice/213905

Mentre la situazione in Catalogna sta degenerando in una spirale di “violenza giuridica”, laddove l'esecutivo centrale cerca a tutti i costi di impedire il referendum programmato dagli indipendentisti, si accende il dibattito sull’opportunità di una secessione da un lato, e, dall’altro, sull’atteggiamento repressivo del governo Rajoy. Sulla questione, le forze politiche in Spagna sono divise, con il Ppe e Ciudadanos favorevoli al pugno duro contro il separatismo, la sinistra di Podemos e Izquierda Unida che sostengono il referendum (ma non la secessione) e in ogni caso a una mediazione più soft e, in mezzo, il Psoe con un atteggiamento non unanime sulla questione, anche se in generale più accomodante verso gli indipendentisti. E in Catalogna è indicativa la posizione di Ada Colau, la sindaca di Barcellona, favorevole al referendum, critica di Rajoy, ma anche contraria alla secessione. E mentre l'Ue sembra avere un atteggiamento pilatesco, i separatisti catalani si stanno conquistando l’appoggio della Lega Nord.

LE RIPERCUSSIONI SULLA SPAGNA. Secondo Thomas Jeffrey Miley, docente americano di Sociologia Politica all’Università di Cambridge ed esperto della penisola iberica, la crisi economica e la lotta di classe in Spagna possono aiutarci a capire cosa c’è veramente dietro la spinta secessionista in Catalogna, e da qui potrebbero partire delle soluzioni alternative. «Se, giustamente, s’invoca il concetto di democrazia, questo dev’essere accompagnato da una più equa distribuzione delle risorse attraverso tutta la Spagna», dice Miley, secondo il quale «un’eventuale secessione non solo lascerebbe la problematica economico-politica della Spagna intatta, ma l’aggraverebbe».

DOMANDA. Dove nasce questa tenacia da parte del governo catalano nel raggiungere una secessione, nonostante tutta una serie di autonomie regionali concesse dopo la caduta del franchismo?
RISPOSTA. Vorrei enfatizzare due fattori: uno è la generale crisi di legittimità delle istituzioni politiche spagnole, intimamente legata alla politica di austerità e ai vari scandali per corruzione, l’altro è un fattore generazionale.

D. Generazionale in che senso?
R. Nel senso che le autonomie ottenute a livello regionale prima sembravano positive e accettabili, mentre ora non appaiono più sufficienti a una parte delle nuove generazioni.

D. Non c’è anche un fattore “egoistico”, considerando che la Catalogna è la regione più ricca della Spagna?
R. Sì, possiamo dire che c’è un’attitudine di superiorità quasi protestante dietro il nazionalismo catalano, come per dire: non vogliamo avere a che fare con il resto degli spagnoli per noi pigri e corrotti.

D. Però parte della popolazione in Catalogna ha origini spagnole.
R. E questo, soprattutto tra le classi lavoratrici, acuisce le divisioni all’interno della regione stessa. Non per tutti quelli che abitano nella regione il catalano è la prima lingua, per esempio. Quelli che parlano solo spagnolo sono molto meno favorevoli a una secessione.

D. C’è qualche similitudine tra le posizioni dei secessionisti catalani e quelle della Lega Nord in Italia?
R. Sì, le accuse di “Roma ladrona” sono simili alle accuse mosse nei confronti di Madrid, ma dobbiamo anche aggiungere un elemento di natura storica: l’associazione tra il centralismo franchista e Madrid, per cui, storicamente, e fin dai tempi della Guerra Civile, la Catalogna si è vista come il bastione della democrazia e del progresso.

D. Al di là di questo, si può parlare di un nazionalismo etnico alla base dell’impeto verso la secessione?
R. Certo: sociologicamente parlando i supporter della secessione sono soprattutto persone di etnia catalana che appartengono alla classe media.

D. Qualora il referendum del primo ottobre dovesse svolgersi quale potrebbero essere i risultati?
R. È prevedibile un’asimmetria partecipativa nel senso che i secessionisti più determinati parteciperebbero in massa, mentre ci sarebbe un astensionismo diffuso, soprattutto tra le classi lavoratrici di origine spagnola.

D. In altre parole non si potrebbe arrivare a un quorum?
R. Esatto, ma il governo catalano insiste sulla non necessità di un quorum partecipativo per convalidare un eventuale esito a favore della secessione da parte di quelli che andranno a votare.

D. Al tempo stesso l’atteggiamento fondamentalmente repressivo del governo centrale non favorisce un ammorbidimento della crisi.
R. In realtà Rajoy e i suoi alleati stanno soffiando sul fuoco. E questo porta molte persone, anche nella sinistra, a vedere la questione in termini di diritto democratico, il che, a sua volta, complica le cose.

D. Nel frattempo c’è stata un appello di intellettuali e militanti della sinistra diffusa e senza affiliazione partitica a non votare nel referendum.
R. Tra i promotori di questo manifesto che invita al non-voto ci sono vecchi sindacalisti spagnoli. Ma nel complesso si può dire che la sinistra è piuttosto divisa sulla questione.

D. Podemos e Izquierda Unida, pur concedendo la possibilità di avere il referendum, sono contrari alla secessione.
R. Quello che unisce la sinistra rimane una strenua opposizione, a priori, nei confronti di Rajoy. La divisione più acuta si ha in Catalogna, dove non c’è solo Ada Colau, ma anche tutta una classe di intellettuali che sono più vicini al fondamentalismo etnico alla base dell’idea di secessione.

D. E comunque, in qualche maniera, il governo di Rajoy viene negativamente associato con la repressione di marca franchista.
R. Sì, e nonostante una forma di egemonismo etnico presente tra i separatisti, alla fin fine il governo catalano viene da molti visto, anche nella sinistra, come il male minore.

D. Questo fenomeno secessionista non può esser visto anche come parte di un trend a livello europeo verso il neo-nazionalismo?
R. Solo in parte: per esempio, ironicamente, i secessionisti catalani sono più che favorevoli a rimanere nella Ue. Ma dimenticano il fatto che per far parte dell’Europa bisogna anche obbedire la legge e seguire le regole del gioco. L’élite al potere in Catalogna è riuscita a far credere ai suoi seguaci che una dichiarazione unilaterale d’indipendenza verrebbe automaticamente accettata dalla Ue: è un modo di pensare un po’ utopico. Esiste un'affinità tra i movimenti neo-nazionalisti e il secessionismo catalano ed è legata ad un’attitudine di lotta di un popolo contro un altro, in contrapposizione a un’analisi più profonda del malessere generato appunto dall’austerità che ha causato disoccupazione e dalla corruzione del governo spagnolo. In altre parole, questi movimenti sorvolano l’esistenza della lotta di classe che sottende gli equilibri di potere in tutta Europa e non solo in Spagna.

D. Un eventuale successo del referendum potrebbe stimolare fenomeni simili in altre parti d’Europa come in Scozia?
R. La situazione in Scozia è molto differente, soprattutto dal punto di vista legale, nella misura in cui David Cameron concesse il referendum agli scozzesi.

D. E nei Paesi Baschi?
R. Nei Paesi Baschi la situazione è ben diversa da quella in Catalogna: c’è un passato di eccessiva violenza dietro il tentativo di separazione, e ora come ora la maggior parte dei baschi, dopo che si è raggiunto un accordo sull’autonomia, è chiaramente opposta ad una secessione. Inoltre, esistono molte personalità al potere nei Paesi Baschi che sono contrarie al separatismo. In Catalogna avviene l’opposto e, come dicevo, l’opposizione al secessionismo è presente soprattutto tra le classi lavoratrici.

D. Come descriverebbe la posizione della Ue?
R. Direi che la Ue ha una posizione principalmente legalistica, nel senso che non vuole e, in realtà non può, immischiarsi nelle decisioni della Corte Costituzionale spagnola contro il referendum. I separatisti catalani hanno finora ottenuto l’appoggio solo da qualche nazionalista scozzese e fiammingo, e dalla Lega Nord.

D. Quale sarebbe la soluzione ideale di questa spinosa situazione?
R. Fermo restando che questo in realtà è un conflitto tra due autorità, quella centrale e quella locale che ha dopo tutto garantito stabilità alla regione per molti anni, direi che si dovrebbe concedere il referendum, ma al tempo stesso ci si dovrebbe muovere verso un patto che conceda maggiore autonomia, ma anche maggiori garanzie di solidarietà fiscale da parte della Catalogna verso il resto della Spagna chiaramente più impoverita a causa dell’austerità.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » lun set 25, 2017 7:01 am

E partiamo con l'ultima carrellata della sera, di una di queste sere che si allungano sempre di più, fino a sciogliersi nella notte, in un'attesa che sembra estenuante e che culminerà nella vigilia del 1º ottobre, la vigilia più lunga nella storia della Catalogna, quando nessuno, forse, dormirà.

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8286305188

Eppure, nonostante tutte le incognite, nonostante i timori e le paure, questa sera ho capito che il dubbio più grande è svanito. In molti chiedono ancora se il referendum si farà -questa sera stessa lo hanno domandato in TV, sulla Sexta, al Presidente Puigdemont, che ha detto che sì, si farà-; io penso che dopo gli ultimi giorni il dubbio non abbia più ragion d'essere. Non si può fermare la Catalogna, perchè non si possono fermare le donne e gli uomini delle mille comunità, grandi o piccolissime, che la compongono. Dovunque arrivi la repressione spagnola, le catalane e i catalani saranno uno, dieci, mille passi più avanti. E dovunque, inarrestabili.

Nel weekend mille trattori hanno marciato pacificamente su Lleida, per dimostrare il sostegno del mondo agricolo al Governo della Generalitat e alla popolazione urbana che subisce perquisizioni, censure e sequestri. Dalle chiese alle università, dalle società sportive alle cascine, la Catalogna si schiera ogni giorno di più a favore del referendum.

E proprio lo sport ci regala oggi una vicenda kafkiana, sempre a Lleida: la Federazione Sportiva Spagnola ha proibito alla squadra locale di scendere in campo con la maglietta con i colori della senyera catalana, la bandiera nazionale di Catalogna. A Madrid hanno paura persino delle divise da calcio.

Nel frattempo, comunque, ad Osona veniva dispiegata sul terreno la bandiera catalana più grande mai realizzata. La gente di Catalogna è fatta così: gli proibisci di fare una partita di pallone con le magliette a strisce rosso-gialle e loro te ne realizzano una grande quanto tutto il campo. Quando la capiranno a Madrid?

A Dublino, a Roma, a Stoccolma, a Manchester; e a Zurigo, a Montréal, a Bruxelles: queste le città in cui si sono tenuti nuovi presidii a sostegno del diritto di decidere e contro il colpo di stato spagnolo. Mentre ad Alghero, la città sarda che fa parte dei Paesi Catalani, è stato votato all'unanimità un manifesto di solidarietà verso la Catalogna e il suo diritto di autodeterminarsi.
Di giorno in giorno, cresce la pressione dell'opinione pubblica internazionale, affinché la Catalogna possa votare in pace. Nel mondo sono molti di più coloro che dicono che il passo indietro lo deve fare il governo spagnolo, non quello catalano. Perchè il 1º di ottobre non ci sono dubbi sul fatto che la stragran maggioranza dei cittadini voglia dire la propria.

E infatti, sapete cos'è successo durante la maratona democratica di oggi, convocata per fare campagna elettorale tutti insieme? È successo che sono state diffuse centinaia di migliaia di schede elettorali ai presenti, affinché nei prossimi giorni vengano a loro volta distribuite strada per strada, casa per casa.
Non mancheranno nè le schede nè i registri, il 1º di Ottobre. E le urne sono al sicuro: arriveranno sane e salve domenica prossima nei seggi, difese dai cittadini.

Inizia l'ultima settimana di questa lunghissima marcia. Se ci guardiamo indietro, vediamo il sorriso di tutti coloro che hanno lottato perchè noi potessimo giungere a questo punto. Voteremo anche per voi. Voteremo per essere liberi.

"Dins del cercle constant
Les vides que vindran
Seran el fruit dels dies que se’n van"
"Nel continuo scorrere del tempo
Le vite che verranno
Saranno il frutto dei giorni che se ne vanno"
(Sopa de Cabra, Cercles)

(grazie a Matteo e Stefano)
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » mer set 27, 2017 9:24 pm

In Catalogna ora è scontro tra le forze dell’ordine
DANIELE ERLER
I Mossos rifiutano l’ordine di circondare i seggi: “Si mette a repentaglio la sicurezza”
27/09/2017

http://www.lastampa.it/2017/09/27/ester ... agina.html

La questione catalana sta provocando un inquietante scontro tra forze di polizia. Da una parte le forze dell’ordine nazionali fortemente impegnate nel contrasto al referendum di domenica prossima. Dall’altra i Mossos d’Esquadra, gli agenti della Comunità autonoma condannati a un dilemma a suo modo drammatico: eseguire gli ordini della magistratura, si tratta di polizia giudiziaria, o restare fedeli al governo della Catalogna. Si lotta su cavilli, ma la contraddizione di fondo emerge ormai ogni giorno. L’ultima polemica si è celebrata sull’ordine perentorio della procura: i Mossos devono recintare i seggi già dal sabato e impedire che si voti in strada in un raggio di 100 metri dalle scuole. La risposta della polizia di Barcellona è stata, a dir poco, prudente: «Così si mette a repentaglio l’ordine pubblico». Dopo giorni, o forse mesi, di diffidenze sottotraccia il contrasto è uscito alla scoperta oggi con un tweet. Dopo una riunione di coordinamento fra polizia regionale, Guardia Civil e Policia Nacional spagnole i Mossos su twitter raccontano di avere avvertito Madrid che «l’applicazione delle istruzioni non esime dalla responsabilità professionale di considerare che la loro attuazione può comportare conseguenze non desiderate».

Altro elemento di tensione, è lo sbarco in Catalogna di migliaia di poliziotti spagnoli (si calcola, per dirne una, che i due terzi dei reparti di tutta la penisola si stata mandata a Barcellona e dintorni. Il governo locale ne approfitta per dare l’immagine dell’assedio: «Vogliono provocare manifestazioni tumultuose e non pacifiche. La polizia viene con quella volontà, è evidente e lo vediamo ogni giorno», ha accusato il responsabile degli Interni della Generalitat, Joaquim Forn.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » gio set 28, 2017 8:22 pm

Catalogna, i pompieri si schierano per il referendum. Ue: «Rispettiamo costituzione Spagna»
28 settembre 2017

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/e ... 67505.html

Continuano le prese di posizione di istituzioni e associazioni a favore del referendum per l'indipendenza della Catalogna. Anche il corpo dei pompieri catalani si è schierato a favore del voto di domenica e ha proposto di contribuire a garantire la sicurezza degli elettori che si recheranno ai seggi.

I pompieri catalani oggi hanno esposto un grande striscione pro-referendum davanti alla facciata del Museo di Storia della Catalogna a Barcellona. Inoltre i vigili del fuoco catalani hanno aderito al manifesto «contro gli attacchi ai diritti fondamentali» promosso dal sindacato Comisiones Obreras.

Intanto in una lettera ai colleghi delle 27 capitali Ue il sindaco di Barcellona Ada Colau ha chiesto oggi una mediazione della Commissione Europea nella crisi catalana. Colau, eletta con Podemos, sottolinea che il conflitto catalano non è una questione interna spagnola e deve essere affrontato nella sua dimensione europea. L'Europa, afferma, non può non reagire alle minacce ai diritti e alle libertà fondamentali che l'offensiva di Madrid provoca in Catalogna.

Un portavoce della Commissione Ue, Alexander Winterstein, ha quindi ribadito la posizione dell'esecutivo comunitario: «Rispettiamo l'ordine costituzionale della Spagna».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » gio set 28, 2017 8:28 pm

Crisi in Spagna: la polizia catalana rifiuta la presa di Madrid, si impegna a "resistere" - Come Don Chisciotte -

https://comedonchisciotte.org/crisi-in- ... -resistere

Sabato, la Spagna si è trovata sull’orlo di una crisi di sovranità, dopo che la “regione ribelle” della Catalogna ha rifiutato di dare maggior controllo al governo centrale, sfidando le autorità di Madrid che stanno tentando di sopprimere il referendum sull’indipendenza dell’1 ottobre.

Mentre le tensioni salgono in vista di quella data e dopo che Madrid ha inviato navi cargo pieni di poliziotti militari, peraltro respinti in due porti, sabato la Procura della Repubblica ha detto al capo della polizia catalana Josep Lluis Trapero che i suoi ufficiali devono ora obbedire agli ordini di un coordinatore nominato dal governo.

La polizia catalana, tuttavia, non è d’accordo e, come riferisce Bloomberg , il sindacato SAP – che è quello maggiore tra i 17.000 poliziotti catalani, noti come Mossos d’Esquadra – ha detto che rifiuterà l’ordine, come suggerito dai politici separatisti.

“Non accettiamo questa interferenza dello Stato, che prevarica tutti i meccanismi di coordinamento esistenti”, ha commentato Joaquim Forn, capo dipartimento degli Interni della regione, in brevi commenti televisivi. “I Mossos non rinunceranno ad esercitare le proprie funzioni, in fedeltà al popolo catalano”.

I Mossos sono uno dei simboli dell’autonomia catalana e la decisione del procuratore può ricordare a molti abitanti di quella regione gli eventi della guerra civile spagnola del 1936-39 e della successiva dittatura di Francisco Franco, che abolì i Mossos.

In una conferenza stampa congiunta oggi con Trapero, Forn ha dichiarato che la mossa della Spagna è “inaccettabile”.

“Denunciamo la volontà del governo spagnolo di sequestrare i Mossos, come hanno fatto con le finanze della Catalogna”, ha detto Forn, aggiungendo che “il governo catalano non accetta questa interferenza, aggira tutte le istituzioni che l’attuale quadro giuridico ha già in atto per garantire la sicurezza della regione”. Anche Trapero ha espresso la sua intenzione di non accettare la misura.

Sempre sabato El Pais ha riferito che il colonnello della Guardia Civile Diego Perez de los Cobos, capo della sicurezza del Ministero dell’Interno, è stato nominato da un procuratore per coordinare gli sforzi della Guardia Civile, della Polizia Nazionale e dei Mossos locali. Anonime fonti agli Interni dicono che la misura non significa un formale ritiro dei poteri del Mossos, ma piuttosto una richiesta di coordinamento congiunto.

Tuttavia, poco dopo la riorganizzazione, Trapero, durante un incontro con i capi delle altre forze di polizia, ha detto di non voler cedere il controllo al governo centrale, aggiungendo che verranno esplorate tutte le opzioni legali.

Sabato mattina, dopo la riunione della polizia a Barcellona, Forn ha twittato un messaggio di sfida: “Troveremo molte difficoltà. Lo Stato vuole prendere il controllo del nostro governo, ma non ci fermeranno! #HolaRepúbica”.
Ens trobarem amb moltes adversitats. L’Estat vol intervenir la nostra autonomia, però no ens aturaran! #HolaRepúbica pic.twitter.com/7Wdodq3AA0— Joaquim Forn (@quimforn) September 23, 2017

Ironia della sorte, come scrive Bloomberg, anche se Trapero riferisce al governo regionale, il finanziamento della sua forza è fornito in gran parte da Madrid ed in teoria dovrebbe prendere ordini da giudici e procuratori provenienti da tutto il paese. L’articolo 155 della Costituzione spagnola consente al governo centrale di assumere il controllo di un’amministrazione regionale se essa costituisce una minaccia all’interesse nazionale. Rajoy ha già fatto mosse in quella direzione.

Precedentemente in questa settimana, il ministero del bilancio ha assunto la gestione delle finanze catalane e rilascerà stipendi a più di 200.000 lavoratori pubblici della regione, tra cui i poliziotti.

Detto questo, qualsiasi sfida più diretta ai Mossos sarebbe rischiosa perché Trapero, il loro leader, è diventato un eroe locale da quando ha condotto la risposta agli attacchi terroristici di agosto. I separatisti stanno vendendo magliette col suo viso stampato sopra.

Secondo la Reuters, il governo catalano crede anche che l’esautorazione dei Mossos aggiri lo statuto catalano – articolo 164 – e la legge costituzionale e che il procuratore che ha deciso in favore di Madrid ha oltrepassato i propri limiti legali.

Il procuratore ha ordinato che la polizia catalana, la polizia nazionale e la guardia civile spagnola siano gestite dal ministero degli Interni di Madrid. La decisione, secondo l’accusa, mira a “rafforzare le operazioni di prevenzione di atti criminosi e mantenere l’ordine pubblico” una settimana prima del referendum del 1° ottobre.

La decisione è stata annunciata durante un incontro tra il procuratore ed i capi delle tre forze di polizia.

Lo scontro è avvenuto il giorno dopo che Rajoy ha detto che invierà rinforzi per sedare le manifestazioni di strada e per eseguire un distinto ordine di tribunale che blocchi il voto.

Carles Puigdemont, presidente della Catalogna, ha chiamato il voto di indipendenza un tentativo di spingere in avanti il movimento secessionista, dopo decenni di lotte politiche e legali sulle tradizioni e la lingua della regione. Da quando Rajoy è entrato in carica nel 2011, ha avuto persistenti scontri coi separatisti. La Catalogna ospita circa 7,5 milioni di persone, ossia il 16% della popolazione, ma rappresenta un quinto dell’economia, paragonabile a quella di Portogallo o Finlandia.

Diversi gruppi indipendentisti hanno chiesto proteste diffuse domenica nel centro di Barcellona. “Rispondiamo allo Stato con un’inarrestabile ondata di democrazia”, recitava un messaggio Whatsapp usato per organizzare la dimostrazione.

Il governo catalano ha aperto sabato un nuovo sito con i dettagli su come e dove votare il 1° ottobre, andando contro diverse decisioni giudiziarie che avevano bloccato i precedenti siti e dichiarato il referendum incostituzionale.

“Non potete fermare la marea”, ha twittato Puigdemont nel dare il link al nuovo sito web.

Ma Rajoy ha ribadito che il voto non dovrebbe andare avanti. “Non succederà perché questo significherebbe liquidare la legge”, ha detto ad un evento del Partito Popolare a Palma de Mallorca. Su ordine del tribunale, la polizia spagnola ha già fatto irruzione negli uffici del governo regionale, arrestando temporaneamente diversi alti funzionari catalani accusati di organizzare il referendum e sequestrando schede elettorali, scatole di voto, elenchi e materiale elettorale. Il ministero delle Finanze a Madrid ha anche assunto il controllo delle finanze regionali per assicurarsi che i soldi pubblici non venissero spesi per pagare la logistica per il voto o per la campagna.

Il risultato di questo scontro definirà il destino della Spagna per gli anni a venire.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Catalogna, indipendenza e Islam in Catalogna

Messaggioda Berto » ven set 29, 2017 6:52 am

Alex Storti - DiarioCatalano
https://www.facebook.com/hashtag/diario ... 3746587149

Ed eccoci ai saluti prima di un’altra notte, con il conto alla rovescia quasi agli sgoccioli, e i cuori che palpitano. E i pensieri che corrono. E quante notizie che vorrei darvi. Ne scelgo alcune.

L’Alto Commissariato per le Nazioni Unite sui Diritti Umani ha pubblicato un’informativa di condanna della repressione poliziesca spagnola in Catalogna. E’ una notizia di enorme importanza, alla quale si accompagnano nuove prese di posizione internazionali: si sono schierati a sostegno del referendum il ministro dell’Educazione dell’Ecuador e l’ex presidente sloveno Milan Kucan; la banca danese Saxo Bank ha rilasciato un’analisi in cui sostiene che la Catalogna rispetti già buona parte delle condizioni giuridico-economiche per poter affrontare il mondo come stato indipendente. Persino il presidente del parlamento europeo, quell’Antonio Tajani lasciatosi andare ad improvvide dichiarazioni contrarie alla Catalogna soltanto pochi giorni fa, compie una mezza giravolta: ha dichiarato che il 2 ottobre Spagna e Catalogna dovranno trovare una soluzione concordata alla crisi -non esattamente ciò che la Spagna manettara e inquisitoria vorrebbe per i ribelli catalani-.

L’Unione europea di radiodiffusione (UER), ente che associa i più importanti operatori radiotelevisivi pubblici europei, ha accusato la televisione pubblica spagnola (RTVE) di operare “manipolazioni delle informazioni”. E a proposito di informazione, il Presidente della Catalogna, Puigdemont, oggi ha rilasciato una nuova dichiarazione contundente verso la censura spagnola, facendo osservare che oggi si celebra la Giornata Internazionale per il Diritto di Accesso all’Informazione, nella stessa settimana in cui lo stato spagnolo ha bloccato l’accesso a centinaia di pagine web. La censura non ha potuto però impedire al campione del Barcellona e della nazionale spagnola Piqué di invitare ad un voto massiccio domenica prossima.

I Baschi si avvicinano sempre di più alle posizioni catalane: dopo aver negato il voto favorevole nel Congresso spagnolo per l’approvazione della legge finanziaria, gli uomini del Partito Nazionalista Basco, che governano anche nella loro regione, hanno approvato oggi una mozione di “supporto e rispetto” verso il percorso referendario catalano. E sabato, a Bilbao, è in programma una marcia moltitudinaria basca in difesa del referendum di Catalogna, organizzata dal movimento Gure Esku Dago (una sorta di ANC di Euskadi), cui aderiranno lo stesso PNB e i movimenti di sinistra.

Per finire, il movimento #escolesobertes, che chiede l’apertura domenicale di scuole e istituti educativi per difendere il referendum del 1° Ottobre (secondo l’equazione “scuole aperte” = “seggi aperti e frequentati”, cioè difendibili fisicamente), ha già raccolto ben 50000 firme di sostegno fra tutti i protagonisti del mondo scolastico: professori, dirigenti, personale, studenti, genitori. Oggi, durante una grande manifestazione, in cui il Presidente Puigdemont ha ricevuto il sostegno di questo movimento, alcuni presidi gli hanno simbolicamente lasciato le chiavi dei relativi plessi scolastici, come a dire: ecco gli spazi per votare, noi siamo con la Generalitat.

Prima che tutto accada, prima che arrivi il momento decisivo, prendetevi un momento di pausa. Un momento di riflessione: chiudete gli occhi per qualche istante. Raccogliete tutta la vostra tranquillità interiore e lasciatevi permeare dalla calma,. Alimentate il sogno. Poi ridestatevi e sarete pronti per affrontare la più importante sfida storica dell’ultimo quarto di secolo. Aprite la porta al cambiamento. Sta arrivando.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Moti di liberazione in Europa

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron