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Ła fantaxia-travegoła del Canpo Roman de Skio-Santorso

MessaggioInviato: ven giu 27, 2014 11:06 pm
da Berto
So sto fiłon a tratemo de ła fantaxia-travegoła del Canpo Roman de Skio-Santorso
viewtopic.php?f=43&t=948

Par prima, posto coel ke łi dixe, coel ke se sente contar en volta;
dapò a posto i dati veri e reałi cusì se capise come ke 'l mito e l’edeołoja łi falba łi dati reałi canviandołi en calcosa de altro ke no ghè mai stà.


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Re: Ła fantaxia-travegoła del Canpo Romano de Skio-Santorso

MessaggioInviato: ven giu 27, 2014 11:09 pm
da Berto
1)

Da Michele Busato
https://www.facebook.com/venetkens.vene ... i?fref=ufi

Michele Busato Ciao Alberto .... finalmente trovo il tempo per discutere un po'. CAMPO ROMANO: posso garantirti che non è solo un'invenzione ??? (le ognole garansie ke val le xe coele de i dati de la realtà).
Gli Scavi archeologici degli anni 80 e soprattutto i sondaggi del 2012/2013 hanno messo in luce importanti strutture perimetrali e il fossato.
Fondamentale il rinvenimento di ceramiche grigie inquadrabili nel II sec. a.C. che ben si inseriscono nel momento della scomparsa dei villaggi retici della pedemontana altovicentina.

AREE FORTIFICATE: i termini sono molto importanti, io non parlo di castelli.
Anche in questo caso posso affermare con assoluta certezza che esistevano aree fortificate d'altura agli sbocchi della val Leogra e dell'Astico come chiuse che fornivano l'ultimo baluardo, alle spinte e incursioni dei popoli del nord, dell'ormai degradato e decadente impero romano IV-V sec. d.C.

Tali alture precedentemente insediate con modesti ma autosufficenti villaggi durante il Bronzo medio -recente XVI - XII sec. a.C., sono state poi utilizzate nel basso medioevo ancora a scopo militare con la costruzione dei castelli, rocche, torri, bicocche, ecc = da qui il frequente toponimo "castello"...

TOPONOMASTICA : la toponomastica di origine nordica è innegabile ma purtroppo non è assolutamente suffragata ed avvalorata dalle scoperte e rinvenimenti archeologici.

LONGOBARDI : concordo che nel basso vicentino si sono stanziati... purtroppo l'Alto Vicentino è l'eccezione... non vi sono sinora rinvenimenti significativi.... Queste sono le riflessioni di un appassionato interessato dei fatti, che avendo una formazione prettamente scientifica (l'archeologia è una scienza che fa storia) ha bisogno di prove prima di arrivare a conclusioni poco sostenibili... altrimenti meglio parlare di ipotesi od opinioni.



Tanto par scuminsiar el nome de Skio łè xerman e co łe coerçe (querce) nol ga gente a ke vedar: e semo ente l'alto vixentin e no entel bàso!
Skio-Schio-Schledo-Schledum
viewtopic.php?f=45&t=923

Xermani, Germani
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... RIY0E/edit

Medhoevo/Mexoevo
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... NHNWM/edit

Çexete e canpisanto longobardi, xerman-venete e venete
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... JNMm8/edit

Caxałi, masarie e borghi xerman-veneti e veneti
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... 94M1E/edit

Corti xerman-venete, venete e mantoane
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... 9JS28/edit

Castełi xerman-veneti e veneti
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... xZX3c/edit

Sulle tracce dei Longobardi
http://www.vicenzanews.it/a_188_IT_556_1.html
Obiettivo gen.: identificare le testimonianze storico artistiche lasciate dal popolo longobardo nel territorio vicentino.
Obiettivi did.: Conoscere la vita, costumi, organizzazione politica e sociale, arte, armi e onramenti del popolo longobardo.
Itinerario: Museo di archeologico, chiesa Cattedrale e Basilica dei SS. Felice e Fortunato.

CENNI STORICI

Nel 568 d.C. il popolo longobardo abbandona (???) la Pannonia e scende in Italia, stabilendo a Cividale del Friuli la sede del primo Ducato. Insieme con gruppi di Slavi e Sassoni, i conquistatori seguono la Postumia, via strategica che attraversa l'Italia settentrionale, da Aquileia e Genova. Fondano altri ducati: a Ceneda, vicino a Vittorio Veneto, importante incrocio di vie romane, a Treviso e a Vicenza, prima di occupare Verona, caposaldo strategico della regione.
Con la conquista longobarda inizia la divisione politica dell'italia: la Langobardia (Lombardia) si contrappone alla Romania (Romagna) ???.
Alcuni toponimi, come Monticello di Fara di Montebello, Fara vicentino, Gualda, Guizza (ghe xonto mi Sandrigo, Thiene, Skio, Marostega, Brojan, Soviso, Gaxo, Gaianigo, Grosa, Montegalda, ...) e molti vocaboli di origine longobarda fanno parte del nostro lessico quotidiano.
Nei dintorni di Vicenza sono state identificate alcune necropoli nelle quali i guerrieri furono sepolti con le loro armi comuni o con abbigliamenti di parata, evidenziando l'organizzazione territoriale di "fare-arimannie" dislocate a difesa del ducato vicentino.

A Sovizzo scavi, anche recenti, hanno portato alla luce tombe di guerrieri Arimanni. Questi si distinguono perchè, oltre allo scudo, alla spada, alla lancia, "scramasax", all'elmo e agli speroni hanno cinture con piastre e anelli di bronzo e in al cuni casi di oro massiccio lavorato a sbalzo.
Il corredo funebre delle donne comprende orec chini collane e armille. Crocette funerarie d'oro sbalzato sono state trovate sul velo sudario che copriva il volto del defunto.
(Çimiteri longobardi łi xe stà catà a Sandrigo, Doviłe, Montecio P.no e Montecio M., Brojan, Caldogno, Basan, ... .)
La cultura e l'arte dell'epoca longobarda sono espressione dell'originaria tradizione germanica con l'apporto di artisti bizantini e romani.
Delle chiese perdute e degli edifici costruiti nei secoli di dominazione longobarda restano esempi scultorei caratterizzati dall'intreccio vimineo, molto elegante ed armonioso negli arredi liturgici, nei plutei di recinzione degli altari, nei capitelli e nelle lastre tombali.
Quando la regina Teodolinda ottiene la conversione al cattolicesimo della corte e di buona parte della popolazione longobarda, matura un nuovo clima culturale che porta al rinnovamento decorativo di chiesa e di palazzi.

Nel Duomo di Vicenza, primo altare sul lato destro, si conserva una grande vasca di pietra donata dal Gastaldo Rodoaido, con la iscrizione:

"RADOALD V. M. GASTLDIUS HUNC LAVELLUM ET POTIALE FIEBI ORDENAVET"

Nella Basilica dei SS. Felice e Fortunato, inserita nella parete sinistra della navata centrale, risalta una piccola lastra tombale (cm 68x46) ricca di elemanti decorativi e simbolici.
La suggestiva badia di S. Maria Etiopissa, in località Tre Scalini di Vivaro, dopo Polegge, conserva un bellissimo pluteo di marmo greco di cm 75x195, con le figure di due pavoni che si disse tano in un simbolico giardino, ricco di piante e fiori. Sulla facciata della chiesetta di S. Martino di Brogliano risaltano due sculture del periodo longobardo: due pavoncelli bevono in un unico vaso; un guerriero impugna la sua lunga lancia.
Altri frammenti di sculture si trovano in molte chiese costruite in epoca longobarda e dedicate ai santi venerati da questo popolo di guerrieri che ebbe particolarmente cari S. Giorgio e S. Michele, S. Martino e S. Salvatore.

Nel vicentino ben diciotto chiese sono dedicate a S. Giorgio e ventisette a S. Michele.
Riteniamo utile segnalare anche i nomi di alcune chiesette "arimanne" perchè, secondo la tradizione, furono costruite nei punti strategici dove i guerrieri longobardi avevano i posti di guardia per il controllo del territorio. Anche se hanno subito trasformazioni nel corso dei secoli, sono una suggestiva testimonianza dell'architettura e dello spirito religioso dell'Alto Medio Evo: S. Silvestro a Vicenza, S. Giorgio in Gogna a Vicenza, S. Martino al Ponte del Marchese, S. Michele nel cimitero di Caldogno, S. Giorgio e S. Zeno a Costabissara, S. Vitale di Grancona ora S. Antonio Abate, S. Martino nel cimitero di Brogliano, S. Giorgio a Velo d'Astico (da xontar S.Agata).




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2)


http://www.comune.santorso.vi.it/web/sa ... rna_Body1_


Le prime tracce di insediamento umano risalgono al Neolitico recente (3800 – 3.000 a.C.) e sono state trovate nella Grotta Bocca Lorenza, una grotta usata dai primi abitanti di queste terre come ricovero per le loro attività di carattere prevalentemente pastorale.
Tra il V e il II secolo a.C. l’abitato si distribuì lungo il fianco meridionale e alle pendici del Summano, come dimostrano i resti di un abitato della seconda età del Ferro. Il villaggio era costituito da casette seminterrate di dimensioni abbastanza ridotte con un unico vano oppure con annessi dove presumibilmente venivano svolte specifiche attività artigianali. Intorno al II sec. a:C. si verificò l’abbandono del villaggio a cui fece seguito una rioccupazione dell’area attestata dal rinvenimento di alcune strutture romane a carattere rustico. La presenza dei romani nella zona è documentata anche dai resti di un “campo romano” (struttura militare) che sorgeva a cavallo dell’attuale confine sud tra i territori di Santorso e Schio.

Il nome di Santorso, che probabilmente era stato preceduto dal toponimo Salzena (dalle parole latine fundus saltienus), appare citato nei documenti già a partire dall’XI sec. e si ricollega al nome di un Santo di cui si narra una suggestiva leggenda. Il re di Dalmazia Orso, vissuto al tempo di Carlo Magno, dopo aver ucciso in un eccesso d’ira il padre, la moglie e il figlio si pentì e chiese il perdono al Papa. Orso ottenne l’assoluzione, ma gli fu imposto come penitenza di vagare pellegrinando di regione in regione finché non fosse giunto al Santuario Mariano del monte Summano senza chiedere ad alcuno dove si trovasse il luogo. Dopo lungo pellegrinare giunse a Salzena alle pendici del Summano. Il penitente comprese di essere arrivato alla sua meta ma appena iniziata la salita del monte il 3 maggio 800 morì e fu trovato dalla gente del luogo con il bastone da pellegrino fiorito. Le sue reliquie vennero deposte nella chiesetta di San Dionigi e poi trasportate nel Santuario a lui dedicato.

Secondo qualche storico il nome Orso potrebbe essere legato invece a quello dei membri di una famiglia vicentina di origine longobarda: i Beroaldi, che per primi sarebbero entrati in possesso di investiture nel territorio del Comune. Ber in tedesco significa orso e quindi il nome del Santo sarebbe derivato dalla traduzione del nome di questa casata. La vita religiosa in Santorso si sviluppò prestissimo come testimoniano la presenza di un santuario preromano sulla cima del Monte Summano e i numerosi edifici religiosi sorti lungo i secoli su tutto il territorio del Paese.

Recenti indagini archeologiche condotte in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto dimostrano, infatti, l'esistenza di un luogo di culto con frequentazioni a partire dal VI secolo a.C. fino al IV secolo d.C. A testimonianza di ciò gli archeologi hanno scoperto diversi materiali, tra cui due statuine in argento di età romana, decine di monete romane e resti di un'area sacra di età preromana.
La tradizione popolare fa risalire la storia del culto mariano sulla cima del Monte Summano a San Prosdocimo, discepolo di San Pietro e vescovo di Padova, che nel I secolo d.C. abbattè l'idolo pagano sulla vetta del monte per costruirvi un santuario dedicato a Maria.


Etimołoja de Santorso, Montorso, Valdorsa, Valdorso, Val Orsara, ...
Moxa (Mosa), Moxela, Moson (Mosson), Mosan (Mossano), Moussan, Musolente, Musi, Muzzi, Mexia (Mesia), Mixia, Muxon, Muxestre, Muxile, ... Mors, Orsara, Valdorsa, Santorso, Mala Ursara, Mortixe, Mortizza, Mortara, Mortigliano, Morterone, ...
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... 9YZHM/edit

Suman (Monte Suman) el monte sagro dei veneti – monte coxmego
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... pOUG8/edit
viewtopic.php?f=45&t=125


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3)

http://www.santorsoarcheologica.it/inde ... Itemid=100

A casa con i romani
Con la “romanizzazione”, il modello insediativo che aveva caratterizzato l’Alto Vicentino durante la II Età del Ferro, cambia radicalmente.
Partendo dai reperti esposti in Museo e dal plastico di una domus, l’attività si propone di scoprire, assieme ai ragazzi, com’erano le case romane e come si svolgeva la vita in esse e si concluderà con la realizzazione di un piccolo mosaico secondo modelli iconografici romani.

La necropoli di Sarcedo
Grazie alla collaborazione con il Comune di Sarcedo, dallo scorso anno il museo si è arricchito di una nuova esposizione dedicata allo scavo di una necropoli tardo romana scavata a Sarcedo in loc. Maddonnetta.
Dopo una visita alle vetrine di età romana, in particolare a quelle della necropoli e ai pannelli che illustrano gli studi condotti sui corredi e sui resti osteologici, saranno proposte alcune attività legate ai materiali dei corredi.

Gli accampamenti romani
Grazie alla collaborazione con il liceo Zanella di Schio e l’Istituto comprensivo Caltrano-Cogollo, in museo è stata allestita una mostra permanente sugli accampamenti romani con alcuni pannelli che illustrano l’evoluzione degli accampamenti e alcuni aspetti della vita militare e il plastico di un accampamento di epoca imperiale.
Si analizzerà anche il caso del “campo romano di Schio” con la realizzazione di un modello di accampamento di tipo “polibiano”.


Ke oror anvençe de contarghe a i nostri putini, de łe xenti venete ke abitava ła nostra tera, i ghe conta dei romani come se ła nostra tera veneta ła fuse stà abità dai romani e no da łe xenti venete difarenti dai romani. Łi fa pasar tuto par roman: ła xente da viva e da morta, łe caxe, łe strade, łe costumanse, i çimiteri ...

El mito roman (l’etno-soço rasixmo e ła ‘gnoransa, a łe raixe del mito)
viewforum.php?f=111

El falbo mito de ła romanixasion
viewtopic.php?f=111&t=400

Veneti coki de li romani
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... Q4NnM/edit

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4)

http://www.ilgiornaledivicenza.it/stori ... ndustriale

Le ruspe scoprono un tesoro romano
in zona industriale
LA SCOPERTA. C'è una necropoli del III secolo d.C. sotto via Maestri. Rinvenute urne, orecchini e spille La Soprintendenza procede ora con gli scavi archeologici ma i lavori per l'arteria proseguono

Le ruspe portano alla luce una necropoli romana. Il più grande cantiere scledense, quello per la realizzazione dell'ultimo stralcio di via Maestri del lavoro, la bretella di collegamento fra la viabilità dell'Alto vicentino e il casello autostradale thienese. A fare la scoperta, che dalle poche indiscrezioni trapelate potrebbe essere assai importante, sono stati i tecnici della ditta Schiavo Costruzioni srl. Sono stati loro a riportare alla luce alcune urne in via Lago di Alleghe, nelle vicinanze degli stabilimenti della Fas. Sul posto è intervenuta la Soprintendenza ai Beni archeologici del Veneto, che ha operato alcuni scavi nella zona, rinvenendo altre suppellettili e monili d'oro. Pare risalgano al III secolo dopo Cristo e facciano parte di una vasta necropoli romana.

La scoperta potrebbe fare nuova luce su un'area archeologica che si chiama appunto “Campo Romano” dov'era stata rinvenuta in passato una vasta sopraelevazione artificiale a pianta quadrata, di circa 400 metri di lato.
Gli esperti la indicarono come un antico trinceramento romano.

Da questo e altri ritrovamenti avvenuti in zona si arrivò a determinare che Schio, per i romani, abbia rappresentato un importante punto di fortificazione tanto che risulta ci sia stato un notevole insediamento militare chiamato proprio “Campo Romano”.
Il ritrovamento di una necropoli apre inediti spiragli per gli studiosi anche perché accanto alle urne cinerarie sono stati trovati orecchini e spille che fanno pensare ad un campo di sepoltura di famiglie civili e non militari.
Sarebbero risalenti al tardo impero, quindi fra il III e il IV secolo.
Per ora il cantiere non è stato sospeso ma solo spostato laddove non ci sono ostacoli per gli archeologi della Soprintendenza, come peraltro assicura il sindaco Luigi Dalla Via, che sta seguendo da vicino l'evolversi della vicenda: «Tutto il cantiere per l'ultimo tratto di via Maestri del Lavoro ha un'assistenza archeologica concordata con la Soprintendenza.
Ogni intervento nell'area viene monitorato attentamente ed è stata proprio questa attenzione a rendere possibile la scoperta e la conseguente messa in sicurezza archeologica». «Da subito abbiamo dato la massima disponibilità alla Soprintendenza per lo svolgimento di tutte le opportune indagini e verifiche - prosegue Dalla Via -. Si tratta di una grande scoperta per Schio, che valorizzeremo adeguatamente in accordo con la dott. Vallicelli della Soprintendenza. Nel frattempo, abbiamo già informato le forze dell'ordine e l'area è già stata messa sotto sorveglianza». Il timore è quello che si faccia vivo qualche tombarolo a caccia di tesori sepolti, pericolo che dovrebbe essere scongiurato dai sistemi di sicurezza messi in atto.
Mauro Sartori



El fantomatego canpo roman de Santorso Skio
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... FYUWs/edit



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5)


http://it.wikipedia.org/wiki/Schio

Allo sbocco della Val Leogra e non lontana dalla Valle dell'Astico, Schio si trovò da sempre in una posizione strategica rispetto alle vie di comunicazione, come la Pista dei Veneti.
I Romani giunsero nella pianura veneta nel II secolo a.C. e vi costruirono numerose strade, la via Postumia e altre che si dipartivano a raggiera da Vicenza, come quella che, uscendo dalla città, giungeva in zona pedemontana seguendo il torrente Orolo.
La presenza romana è documentata da una lapide, oggetti in marmo e in bronzo ritrovati presso S. Martino.
Ai confini tra Schio e Santorso in contrà Rio esiste una vasta sopraelevazione artificiale a pianta quadrata, di circa 400 m di lato, che si ritiene essere stato un antico trinceramento romano.


Łe raixe de łe çità venete
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... NBems/edit

Troxi veneti e d’Ouropa ente ła pristoria
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... BMVFk/edit

Ponti d’Ouropa
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... Y3c3M/edit

Caxe venete: da łe pałifate a łi caxoni
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... Rnblk/edit


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6)

http://www.archeologia.beniculturali.it ... 6cfa3a/372

Il primo rinvenimento (area A) consiste in una necropoli romana che ha restituito un nucleo di 31 tombe ad incinerazione indiretta, databili approssimativamente alla seconda metà del II - inizi del III sec. d.C., di cui ben 14 soggette, forse già in epoca antica, ad azioni di spoglio (fig. 2).

Le sepolture, emerse a poche decine di cm dall’attuale piano campagna, risultano troncate dalle attività agrarie che hanno intaccato tutta la superficie antica.

Le fosse, con dimensioni che raggiungono anche 1,30 m di lato, presentano forme abbastanza regolari: predomina la pianta quadrangolare, mentre dieci tombe presentano un perimetro circolare. I limiti regolari del taglio e la quasi totale assenza di ingressione della ghiaia all’interno delle strutture suggeriscono la presenza di un contenimento delle pareti e una copertura con assi lignee, se non addirittura di vere e proprie cassette lignee.

Particolare è la ricorrente bipartizione dello spazio interno, evidenziata dalla presenza sul fondo di un gradino, in alcuni casi sottolineato da un divisorio in ciottoli (fig. 3).

Per un inquadramento cronologico del contesto, al momento l’elemento datante più certo sono le quattro monete, che riferiscono la necropoli alla seconda metà del II se non agli inizi del III sec. d.C. Un più preciso inquadramento sarà possibile in seguito al restauro e allo studio tipologico del vasellame e degli altri elementi di corredo.

La sostanziale omogeneità dei materiali suggerisce comunque un limitato excursus cronologico, rafforzando l’ipotesi di un’area destinata alla sepoltura di una comunità ristretta, di carattere familiare, in uso per una o due generazioni.

Anche il contesto individuato nella seconda area (area B) è di carattere funerario e consistente in una sepoltura multipla: una fossa di forma sub-circolare con ossa prive di connessione anatomica appartenenti a più individui di età prenatale o prenati. Ad una decina di metri di distanza è emersa, inoltre, la sepoltura di un bovide, di carattere presumibilmente rituale, anch’esso parzialmente intaccato dalle attività di aratura moderna.

I due nuclei individuati suggeriscono l’esistenza di un paesaggio agrario caratterizzato da una presenza insediativa diffusa e persistente per tutta la romanità, a sottolineare l’importanza e la vivacità di questo comprensorio che costituiva un corridoio naturale tra il centro di Vicenza e il comparto più settentrionale del suo territorio, all’imbocco della valle dell’Astico, via di accesso alle regioni alpine.


Ciamàr roman sto çimitero łè na bàła, parké el çimitero lè veneto de di ani veneto-romani, contando bàłe no se fa arkeołoja ma se enbroja ła xente e se ghe roba ła veretà storega, l’edentetà e łe so raixe:

Re: Ła fantaxia-travegoła del Canpo Romano de Skio-Santorso

MessaggioInviato: ven giu 27, 2014 11:09 pm
da Berto
El canpo miłitar roman
http://it.wikipedia.org/wiki/Castrum


El somexo del canpo-ensediamento roman de Aguntum
http://www.aguntum.info
sto canpo lè sta xbandonà a łi so ani, dapò spianà e coverto da łe sabie e da łe jare del torente de Lienz; entel 19exemo secoło me par kel sipia stà descoverto co xe stà fati dei scavi stradałi.



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Ma a Skio-Santorso no xe stà catà gnente de tuto coel ke xe stà catà a Aguntum come se on canpo nol ghe fuse mai stà o come se na gran brentana de l’Astego ła ghese portà via tuto a ła raixa a łi fondaminti.
Ma se ghè sta elevasion scoadrà spianà o sterà o terasà vol dir ke l’Astego nol ga magnà gnente e ke se ghe fuse calcosa ła se dovaria catar o pi forse ke ła xe sta fata pì tardi co daromai l’Astego el gheva canvià corso entel VI secoło dC..


Vardar:
http://it.wikipedia.org/wiki/Rotta_della_Cucca


Astego, Astegheło, Lastego, Lastebàse e Alte, Laste, Lastarołi
viewtopic.php?f=45&t=340

Relazione geologica-Astego 1
...

Re: Ła fantaxia-travegoła del Canpo Romano de Skio-Santorso

MessaggioInviato: ven giu 27, 2014 11:09 pm
da Berto
El fantomatego canpo roman de Santorso Skio

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... FYUWs/edit

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Łe falbe çenturiasion romane
viewtopic.php?f=111&t=931
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Çenturiasion vixentine de Marostega e de Thiene
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... JGVnc/edit

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Re: Ła fantaxia-travegoła del Canpo Roman de Skio-Santorso

MessaggioInviato: ven giu 27, 2014 11:50 pm
da Berto
Łi xe màsa “forti”, łi scanvia on foseto o serioła o roxeta co ła maxiera ke ghe pasava darente par on wało roman (vallo: http://it.wikipedia.org/wiki/Vallo), màsa forti!

...


Ma ła mejo xe ke no ghè elementi arkeołojeghi par sostegner ł’epotexi de on campo miłitar roman, no xe stà catà armi, scudi, coràse e altri angagni purpi de na caxerma miłitar e gnanca ghè elementi par datar sto teràso a łi ani veneto-romani:

....


Łi scanvia na “garxiera/garziere” (cardatura de ła łana) par na tore de goardia longobarda:

...

E sti kì łi saria studioxi e arkeołoghi?
Xe da criar da ła desperasion!


Altro ke łi strołoghi, sti kì łi xe strołoghi-sprołoghi.

Re: Ła fantaxia-travegoła del Canpo Roman de Skio-Santorso

MessaggioInviato: dom giu 29, 2014 9:45 am
da Berto
Pensè ke sti “doti” łi xe cusita ensemenii da l’edeołoja e ‘gnoranti ke łi scanvia łi skei de ł’epoca veneto-romana come testemognansa del stansiamento de omani romani ente ła tera veneta;
xe come se ancò, ka ghemo łi euri, se ciàpase ła prexensa de sti skei ente łi xvari paexi de l’Ouropa come testemognansa de stansiamenti ente tuta Ouropa de belxi de Brusel.
Ancò ca ghemo łi euri, ente ła tera veneta a ghè łe xenti venete (pì coalke migrante) come ke en Bretagna ancò a ghemo łi Bretoni e łi euri; cusì ente łi ani del stato roman, łi omani łi doparava łi skei romani ma ente łe tere del stato roman ghe stava ła xente de ste tere e no i romani; pol darse ke ghe fuse anca coalke roman ma come megnoransa asè megnoła.
Prasiò dir ke en Veneto a ghe jera i romani e no i veneti parké se cata skei de łi ani romani xe da mati patoki, altro ke studioxi e saoni!


Drioman a posto łe paxene del livro come testemognansa de sta granda ensemensa!

El fantomatego canpo roman de Santorso Skio
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... FYUWs/edit

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Re: Ła fantaxia-travegoła del Canpo Roman de Skio-Santorso

MessaggioInviato: dom giu 29, 2014 11:14 am
da Berto
Łi veneti i xe cusità mone e toti da scançełarse da łuri memi, par farghe posto ai romani:

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Fundus Saltienus:
... la soluzione si presenta assai suggestiva e affascinante e lo diverrebbe di più il giorno in cui l’archeologia riuscisse a collegare questo “vicus Saltienus” col romano “praetectus legioni SALTIENUS” ...

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???
Cfr. co:

saltnerius feni, saltnerius pastorum, saltnerius vinearum
http://cipputi-antichimestieri.blogspot ... 6_T5ZR_uSo
Il saltaro
Oggi lo potremmo definire "guardia campestre" ma all'epoca la sua figura era soffusa da un alone di mistero che spaventava i bambini e affascinava i grandi.
Il saltario in una rappresentazione tradizionale e due
figuranti in una cartolina meranese del 1907.
Il suo compito era contrastare i furti nei campi, specialmente nelle vigne, un flagello assai diffuso e temuto nelle società contadine.
Doveva dunque essere robusto, deciso, meglio se imponente perchè più adatto ad incutere timore.
Per spaventare i malintenzionati vestiva in modo particolare, con ornamenti di pelliccia e grandi copricapi dalle fogge inusuali.
Portava sempre con sè un robusto bastone impreziosito da figure intagliate.
Spesso dedito al bere, il saltario era noto per accettare piccole mance da chi transitava nei campi a lui affidati.
Il primo riferimento all'ufficio di saltaro in ambito tirolese risale al 1215, in un documento che riguarda le entrate della Curia di Trento, che possedeva certi terreni ad Appiano. Tra gli antichi compiti del saltaro c'era quello di vigilare sui pascoli contro lo sconfinamento di mandrie estranee, la custodia delle recinzioni, del fieno, dei frutti e del grano, dei salici e dei vigneti, dei corsi d'acqua e dei boschi. Più era piccola la comunità e tanto più numerosi erano i compiti del saltaro. Viceversa, nei centri maggiori o ad opera del signore feudale, poteva esserci la compresenza di più figure che prendevano il nome dal bene sorvegliato: saltnerius feni, saltnerius pastorum, saltnerius vinearum (fieno, pascoli, vigne). L'ufficio era spesso stagionale, legato ai cicli naturali dell'economia agricola.
L'affidamento dell'incarico era regolato da norme consuetudinarie ed avveniva da parte del proprietario fondiario che poteva essere di volta in volta la comunità o il signorotto del luogo. L'affidamento dell'incarico si traduceva spesso nella riscossione di un balzello da parte del signore feudale. La figura del saltaro si mosse sempre in bilico fra signoria (Herrschaft) e comunità (Gmain) e spesso veniva osservato con uguale diffidenza da entrambe le parti.

Il Saltner
http://www.kalterersee.com/it/cultura-e ... il-saltner
Il custode dei vigneti di tempi passati.
Gran parte della gente probabilmente oggi non conosce più la figura del Saltner. Ma i più anziani che vivono lungo la Strada del Vino si ricorderanno di sicuro a questa persona.
Ogni anno venivano assunti i Saltner. Giovani, nubili e onesti uomini sono stati scelti per questo lavoro fino al 1950. Del lavoro non faceva parte solo custodire il vigneto giorno e notte, ma anche di proteggerli da ladri e di fare lavori come affilare il falcino delle vendemmiatrici.
Inoltre, il Saltner era vestito in modo inconfondibile: un completo di cuoio, catene con denti di animali e monete sul busto. Sulla testa avevano croci, colorate piume e due code di volpe. Così si sperava di spaventare chi veniva a rubare nei vigneti.
Il Saltner viveva quindi sul campo, e per questo motivo si possono vedere ancora oggi delle torri nei vigneti.
Oggi, la figura del Saltner si può ammirare presso il museo del Vino nel centro di Caldaro.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Saltaro_de_Zori-Gunale
Saltaro (... – ...) è stato Giudice di Gallura agli inizi del XII secolo, ma l'esatta datazione del suo regno ed i suoi legami famigliari, rimangono oscuri.
Da documenti storici sappiamo che fece una donazione all'Arcidiocesi di Pisa, poi confermata nel 1116 da Ittocorre de Gunale, nella quale si afferma che Saltaro risulta encus mortuus est, idest sine haeredibus ("già morto, senza eredi"). La sua famiglia comunque fu quella degli Zori e dei Lacon Gunale, quest'ultima imparentata con altri Giudici sardi.
Si ipotizza perciò che Saltaro possa essere un figlio e successore del Giudice Costantino I di Gallura e che precedette Torchitorio di Gallura sul trono; oppure potrebbe essere un figlio dello stesso Torchitorio che precedette per breve tempo il regno di Ittocorre. La terza ipotesi infine anticipa ulteriormente il suo regno, presumendo che Saltaro possa aver regnato brevemente tra i Giudici Manfredi di Gallura ed Ubaldo di Gallura.

Saltaro (o Saltner)
http://it.wikipedia.org/wiki/Saltaro
Il saltaro (o Saltner) era una antica figura amministrativa eletta nelle comunità rurali alpine della Lombardia e del Trentino-Alto Adige.
La sua funzione era quella di sovraintendere il controllo dei boschi e delle vigne, intervenendo contro ladri o animali.
Da fine '800 nel Burgraviato, a causa dell'influsso turistico, si abbigliava in modo particolarmente vistoso.

Saltaria
http://www.treccani.it/vocabolario/saltaria
saltarìa s. f. [der. di saltaro], region. ant. – Ufficio di saltaro; spazio di campagna affidato alla sua guardia.

Saltaro
http://www.treccani.it/vocabolario/saltaro
saltaro s. m. [lat. tardo saltuarius, lat. mediev. saltarius, der. di saltus -us «bosco; pascolo; podere»], region. ant. – Nei comuni rurali dei secoli passati, pubblico ufficiale preposto alla custodia dei campi (era detto anche campaio).

Saltaria frasion del comun de Rovereto.



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Hercynius saltus, m.,
la Selva Ercinia, TAC. Germ. 30.

2. saltus, us, m.,
1 regione boscosa e da pascolo, pascolo: silvestres saltus, pascoli boscosi, VARR.; saltus profundi, gli alti pascoli, VERG.; hiberni... aestivi saltus, pascoli invernali... estivi, IUST.; bosco: saepire plagis saltum, tendere reti intorno a un bosco, LUCR. 5, 1251; monti selvosi, gola, passo: saltus Pyrenaei e saltus Pyrenaeus, i valichi dei Pirenei, CAES.; saltus (il passo) Thermopylarum, LIV.; saltus Graius, le Alpi Graie, NEP.; saltus (balze) silvaeque, VERG.; allusivam.: ex hoc saltu damni, da questo pericoloso antro, PL. Men. 988;
2 podere, fondo: de saltu agroque detruditur, CIC. Quinct. 28; saltum laudemus, lodiamo il possesso, CATULL. 114, 6;
3 misura agraria (800 iugeri), VARR.
• Proverbio: uno in saltu apros duos capere, prendere due cinghiali nello stesso covo = prendere due piccioni con una fava, PL. Cas. 476
[cf. 1. saltus].

saltuarius, ii, m.,
guardiaboschi, guardia campestre, PETR., Dig.
[2. saltus + -arius].

Salii, orum (Salium, HOR.), m. pl.,
1 Salii, sacerdoti di Marte Gradivo, VARR., CIC., VERG. e a.; sacerdoti di Ercole, VERG. Aen. 8, 285;
2 i Franchi Salii, popolaz. germanica, AMM.

satelles, litis, m. e f.,
1 guardia del corpo di un principe, guardia, satellite; al plur., seguito, scorta: per medios ire satellites, passare attraverso i corpi di guardia, HOR. Carm. 3, 16, 9; satellites Numidae, scorta di un Numida, SALL.;
2 fig. compagno o compagna, servitore, ministro; guardiano, difensore: sensus tamquam satellites attribuit, (gli) diede i sensi come servitori, CIC. Leg. 1, 26; Iovis pinnata satelles, l'alato ministro di Giove = l'aquila, CIC. Div. 1, 106 (poet.); satelles Orci, il guardiano dell'Orco = Caronte, HOR.;
3 in senso cattivo, satellite, sgherro; ministro, complice: audaciae satelles atque administer tuae, scherano e strumento della tua audacia, CIC. Cat. 1, 7; satellites scelerum, ministri delle (sue) scelleratezze, CIC.

satellitium, ii, n.,
1 scorta; fig. Scripturarum satellitium, l'appoggio delle Scritture, AUG.;
2 servitù, soggezione, AUG. e a.
[satelles + -ium].

2. satio, onis, f.,
1 seminagione, semina; piantagione: aequabilis satio, seminagione regolare, CIC.; sationem o sationes facere, far la semina, CAT.; optima vinetis satio, il tempo più opportuno a piantare vigneti, VERG.; matura satio, seminagione fatta per tempo, COL.;
2 al plur., piantagioni: sationibus implere campos, riempire i terreni di piantagioni, SEN. Ep. 60, 2; campi seminati, CIC. Verr. 4, 38
[2. sero + -tio].

Re: Ła fantaxia-travegoła del Canpo Roman de Skio-Santorso

MessaggioInviato: dom giu 29, 2014 10:03 pm
da Berto
Refamenti de canpi miłitari romani:

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /cmr-o.jpg


Canpo de Maxada – Pałestina

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... maxasa.jpg

Canpo de Carnutum:

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... rnutum.jpg


http://www.buongiornoslovacchia.sk/inde ... ives/48303

Carnuntum, scoperto col georadar grande campo romano di 2000 anni fa

da redazione, il 24 giugno 2014

Gli archeologi austriaci ritengono di aver trovato i resti del più antico accampamento dell’esercito romano in Austria, accanto al sito archeologico di Carnuntum, posto sulla riva meridionale del Danubio tra Vienna e Bratislava. La squadra dell’Istituto Ludwig-Boltzmann per l’Archeologia virtuale, insieme all’Istituto Centrale di Meteorologia e Geodinamica, ha fatto la scoperta tramite una tecnologia di scansione radar non invasiva in grado di rilevare gli oggetti in profondità nel terreno. Lo stesso sistema permise già qualche anno fa di scoprire nella stessa area una grande scuola per gladiatori, l’unica mai ritrovata fuori del territorio italiano.

Il vasto campo militare, che si crede abbia una superficie di circa sei campi da calcio, risalirebbe secondo gli archeologici all’anno 6 d.C., il che, se confermato, lascerebbe credere che si trattasse del campo invernale dell’imperatore Tiberio.
Il radar usato consente ai ricercatori di mappare tridimensionalmente i resti della città romana, attraverso il monitoraggio delle onde elettromagnetiche sullo schermo del computer. Questo progetto è stato iniziato nel 2012 per conto del Land della Bassa Austria, e sei chilometri quadrati sono stati già scansionati. Entro la fine del 2014 si spera con questo metodo di coprire anche gli altri quattro chilometri quadrati dell’area, ad est dei ritrovamenti archeologici già aperti al pubblico sulla strada romana per Vindobona (Vienna).
Carnuntum divenne una città fortificata di 50 mila persone e un importante avamposto militare e commerciale che collegava i confini asiatici dell’impero romano con le sue terre nell’Europa centrale e settentrionale.
Fu uno dei pochi siti romani in Europa sul quale non vennero erette nuove costruzioni durante il Medio Evo, ed è ora un Parco archeologico (il più grande dell’Europa centrale) che attira 160.000 visitatori ogni anno.

Nelle immagini: ricostruzione al computer di come poteva essere il campo romano scoperto con il radar (carnuntum.7reasons.net)
http://carnuntum.7reasons.net/images/009_s.jpg

Die ersten Römer in Carnuntum | The first Romans in Carnuntum
https://www.youtube.com/watch?v=glr-vCcNKc4



AMMAIA - A Roman town in Lusitania
https://www.youtube.com/watch?v=TOE7MeRe9K8
Pubblicato il 28/gen/2014
Ammaia -- A Roman town in Lusitania is the title of a museological booklet and dvd that was produced by the Radio-Past Team in order to make the results of the Ammaia investigation known to a wider public.

In several small chapters, the history of Ammaia is told and explained in the light of the most recent knowledge that the Radio-Past team, in collaboration with other institutions and individual researchers, acquired through the application of a series of non-invasive technologies. The comparison and interpretation of the data led to their visualization and subsequent 3D reconstruction, which shows a digital reborn Ammaia based on the archaeological evidence that is still buried underground.

Download Booklet: http://www2.radiopast.eu/wp-content/u...

Download Interactive Version:http://www.7reasons.net/download/AMMA...

Project partners

Universidade de Évora - http://www.uevora.pt
Universiteit Gent - http://www.ugent.be/en
Univerza v Ljubljani - http://www.uni-lj.si/en/about_univers...
7reasons - http://www.7reasons.net
British School at Rome - http://www.bsr.ac.uk
Eastern Altlas - http://www.eastern-atlas.com
Past2Present - http://www.archeologic.nl

General info

Município de Marvão - http://www.cm-marvao.pt
Natureza -- Parque Natural da Serra de São Mamede -http://www.rtsm.pt/parque.htm
Fundação Cidade de Ammaia - http://128934ed.110mb.com/
CIDEHUS -- Centro Interdisciplinar de História, Cultura e Sociedades da Universidade de Évora -http://www.cidehus.uevora.pt/
UGent Department of Archaeology -http://www.archaeology.ugent.be/index...
UGent Department of Geography - http://www.geoweb.ugent.be/en
ULjubljana Department of Archaeology -http://www.culturalprofiles.net/slove...



Limesmuseum Aalen
https://www.facebook.com/Limesmuseum?fref=photo


castrumromano.lacrucca
https://www.facebook.com/castrumromano. ... fref=photo

Re: Ła fantaxia-travegoła del Canpo Roman de Skio-Santorso

MessaggioInviato: lun giu 30, 2014 6:58 am
da Berto
Łi scanvia na “garxiera/garziere” (cardatura de ła łana) par na tore de goardia longobarda:
...


Garxiero, Garxiera, Garsia, Garzia, Garxador,

http://www.significato.eu/cognome/GARZIERO

Garziera è tipico dell'area vicentino, padovana, di Sandrigo nel vicentino e di Padova, Garzieri e Garziero, quasi unici, sono probabilmente il frutto di errate trascrizioni del precedente, che dovrebbe derivare da un soprannome dialettale originato dal termine dialettale vicentino arcaico garzièr (cardatore, l'addetto alla cardatura dei filati), probabilmente motivato dal fatto che il mestiere del capostipite fosse appunto quello di cardare i filati.


Cognomi dei veneti
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... dLX00/edit

viewtopic.php?f=41&t=67
viewforum.php?f=41




Cognomi łigà a ła łaorasion de ła łana:

http://www.cognomiitaliani.org/cognomi/index.html

Foladore, Garxadore e altri

GARZA GARZELLI GARZI GARZILLA GARZILLI GARZILLO GARZINI GARZINO GARZO
Garza, abbastanza raro, sembra essere bresciano, Garzelli, altrettanto raro, potrebbe essere di origine barese, Garzi sembra invece specifico dell'aretino e perugino di Cortona soprattutto, con un ceppo anche a Roma, Garzilla, apparentemente unico, sembrerebbe del latinense, Garzilli ha qualche presenza nel frusinate ed un ceppo in Campania a Napoli e Sorrento nel napoletano ed a Solofra nell'avellinese, Garzillo ha un ceppo a Roma, uno campano a Napoli e Pozzuoli nel napoletano, a Salerno, Nocera Inferiore ed Eboli nel salernitano ed a Santa Maria Capua Vetere nel casertano, ha presenze nel potentino ed un ceppo a Barletta nel barese, Garzini è assolutamente rarissimo, Garzino parrebbe piemontese, in particolare del cuneese, Garzo ha un piccolo ceppo nell'imperiese, uno a Napoli, ma il ceppo principale è nel reggino a Seminara, Palmi e Sant`Eufemia d`Aspromonte, potrebbero derivare da un soprannome, anche dialettale, legato al mestiere di cardatore o di lavorante tessile, da Ludovico Antonio Muratori nella Dissertazione Di molte voci Italiane, delle quali si cerca l'origine: "...In Lombardia carduus sylvestris, si chiama garzo, sgarzo, onde sgarzare il panno....", ma è abbastanza sostenibile anche l'ipotesi del soprannome divenuto nome e quindi cognome come possiamo già riscontrare nell'anno 1128 a Milano nel Codice Diplomatico della Lombardia Medioevale: "Anno ab incarnatione domini nostri Iesu Christi milleximo centeximo vigeximo octavo, mense novembris, indictione septima. Placuit atque convenit inter Bombellum, filium .. .. et Ardericum qui dicitur Garzo, de civitate Mediolani, vicini et scolarii ecclesie Sancti Alexandri...".

GARZARI GARZARO
Entrambi veneti, Garzari è quasi unico e dovrebbe trattarsi di errori di trascrizione di Garzaro, che è specifico di Montecchio Precalcino nel vicentino e di Camposampiero nel padovano, potrebbero derivare da un soprannome veneto originato dal mestiere di garzatore (chi garza i filati o i tessuti) svolto dal capostipite.

GARZIERA GARZIERI GARZIERO
Garziera è tipico dell'area vicentino, padovana, di Sandrigo nel vicentino e di Padova, Garzieri e Garziero, quasi unici, sono probabilmente il frutto di errate trascrizioni del precedente, che dovrebbe derivare da un soprannome dialettale originato dal termine dialettale vicentino arcaico garzièr (cardatore, l'addetto alla cardatura dei filati), probabilmente motivato dal fatto che il mestiere del capostipite fosse appunto quello di cardare i filati.

GARZIONE GARZON GARZONE GARZONI
... forse anca sti ki łi xe de la fameja ...

http://www.etimo.it/?term=garzare
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http://www.etimo.it/?term=garza
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http://www.etimo.it/?term=garzerino
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http://www.etimo.it/?term=garzuolo
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http://www.etimo.it/?term=garzone
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http://www.etimo.it/?term=garzaia
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Re: Ła fantaxia-travegoła del Canpo Roman de Skio-Santorso

MessaggioInviato: mer gen 21, 2015 9:09 pm
da Berto
Pensè valtri, cosa ke saria capità, se dal bon, łi arkeołoghi de stato, coełi tałiani, łi ghese catà on vero canpo miłitar roman co tuto coel kel ciàma e kel conporta, cofà o tipo Aguntum e Carnutum, ... łi saria drio ponpar o supiar l’edeołoja tałego-romana a tuto spian, łi garia xa fato su on palco cofà coeło de Ponpei e de Akiłeja.
Xe ke łi sa ke łi no ghè gnente de roman e lora łi fa finta de gnente e łi làsa ke ła xente ła diga e ke ła ghe vaga drio a na çerta tradision de credense naseste da łe travegołe de łi “doti de na ‘olta” col so mito roman kel ghe fea vedar romani dapartuto, anca endoe ke no łi ghè mai stà.


El beło, entel senso eronego de tristo, lè ke a ghè anca on mucio de veneti “endependentisti” (dal bon o par finta) ke łi xe taconà o tarocà, tarà, envełenà, drogà da sto mito roman (kel sipia pagan o catołego poco canvia) e ‘l dano lè grando, dagnora soto el capełoto de Roma ne toca star anca se Cristo nol jera roman ma ebreo.