Roma - il mito tra il vero e il falso

Roma - il mito tra il vero e il falso

Messaggioda Berto » dom apr 16, 2017 7:37 am

Corruzione italiana e romana
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Il sud della penisola italica - i meridionali (Roma compresa)
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Mafie e briganti teroneghi
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Il mito risorgimentale e le sue falsità italico-romane
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I primati dello stato italiano e dell'Italia in Europa e nel mondo
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Questa è l'Italia ed il suo stato dopo i mitizzati e cantati " Risorgimento (con i suoi falsi miti unitario romano e rinascimentale), Resistenza e Repubblica con la sua Costuzione"
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun mag 15, 2017 10:09 am

I demenziali italici fanatici dell'Impero Romano
https://www.facebook.com/RenovatioImperi


I primati dello stato italiano e dell'Italia in Europa e nel mondo
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Roma, città capitale da sempre la città più corrotta dell'occidente; Roma e il suo storico imperialismo politico romano che continua nel cattolicesimo, come Regno Universale della Chiesa Romana = Regno di Cristo;
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » ven mag 19, 2017 2:56 am

Immigrazione, Antonio Socci: "Limes" conferma, gli immigrati ci cacceranno da casa nostra
17 Maggio 2017
di Antonio Socci

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... socci.html

Nell’ultimo numero - appena uscito - di Limes, l’autorevole rivista di geopolitica dello stesso gruppo editoriale di Repubblica ed Espresso, viene pubblicato un saggio del professor Germano Dottori, che si occupa di Studi strategici presso la Luiss, è consigliere scientifico di Limes, membro di altri importanti centri studi ed è stato consulente presso commissioni della Camera e del Senato in materia di affari esteri e difesa.

Dunque il saggio di Dottori - intitolato «Perché ci serve il Vaticano» - ricostruisce lo stretto e decisivo legame fra la politica estera della Stato italiano e la presenza a Roma del papato che ha un’influenza planetaria.

Un rapporto anche conflittuale. Oggi, per esempio, Dottori ritiene che «il governo dei flussi migratori» crei un grosso attrito fra gli interessi dello Stato italiano e il Vaticano di papa Bergoglio.

È noto infatti che «Francesco è un sostenitori delle porte aperte», ma c’è una «difficoltà strutturale destinata a gravare sull’Italia: se Roma non tenterà di rallentare in qualche modo i flussi di disperati che raggiungono il nostro paese, non solo verranno certamente compromessi alcuni delicati equilibri sociali, come già si comincia a vedere nelle periferie… ma è molto probabile che i nostri partner europei finiscano con l’optare per la nostra espulsione dagli accordi sullo spazio unico europeo, con conseguente pregiudizio dei rilevanti interessi economici delle nostre imprese esportatrici».

Nel delineare il complesso intreccio Italia/Vaticano, Dottori si è soffermato pure sugli eventi che nel 2011 hanno portato alla caduta del governo Berlusconi e nel 2013 alla strana e traumatica «rinuncia» di Benedetto XVI.

LA PACE CON LA RUSSIA
Dottori scrive: «Le frizioni tra Chiesa e Stati Uniti non sarebbero venute meno neanche con la scomparsa di Giovanni Paolo II. Avrebbero invece avuto un seguito durante il pontificato di papa Ratzinger, nel corso del quale ad acuirle non sarebbe stato soltanto l’investimento fatto da Barack Obama e Hillary Clinton sull’islam politico della Fratellanza musulmana durante le cosiddette primavere arabe, ma altresì la ferma volontà di Benedetto XVI di pervenire a una riconciliazione storica con il patriarcato di Mosca, che sarebbe stata nelle sue intenzioni il vero e proprio coronamento religioso di un progetto geopolitico di integrazione euro-russa sostenuto con convinzione dalla Germania e anche dall’Italia di Silvio Berlusconi - ma non da quella, più filo-americana, che si riconosceva in Giorgio Napolitano. Com’è andata a finire» scrive Dottori «è noto a tutti. Governo italiano e papato sarebbero stati simultaneamente investiti da una campagna scandalistica, coordinata, di rara violenza e priva di precedenti, alla quale si sarebbero associate anche manovre più o meno opache nel campo finanziario, con l’effetto finale di precipitare nel novembre del 2011 l’allontanamento di Berlusconi da Palazzo Chigi e, il 10 febbraio 2013, l’abdicazione di Ratzinger».

In questo contesto Dottori evoca anche alcuni episodi: «Al culmine della crisi, l’Italia avrebbe visto progressivamente chiudersi le porte d’accesso ai mercati finanziari internazionali, mentre l’Istituto per le Opere di Religione (Ior) sarebbe stato tagliato temporaneamente fuori dal circuito Swift» (in nota Dottori approfondisce quest’ultima notizia).

Quello che colpisce non è solo l’evocazione del contesto geopolitico dentro il quale viene collocata la «rinuncia» di Benedetto XVI (e la caduta del governo Berlusconi), ma anche il fatto che a pubblicare tale analisi sia la rivista di Lucio Caracciolo, Limes, del Gruppo Gedi di cui è presidente Carlo De Benedetti (il gruppo di Repubblica ed Espresso).

Dottori qualche mese fa rilasciò un’intervista all’agenzia di stampa cattolica Zenit in cui, interpellato sui documenti di Wikileaks, faceva questa considerazione: «pur non avendo alcuna prova, ho sempre pensato che Benedetto XVI sia stato indotto all’abdicazione da una macchinazione complessa, ordita da chi aveva interesse a bloccare la riconciliazione con l’ortodossia russa, pilastro religioso di un progetto di progressiva convergenza tra l'Europa continentale e Mosca. Per ragioni simili, credo sia stata fermata anche la corsa alla successione del cardinal Scola, che da Patriarca di Venezia aveva condotto le trattative con Mosca».

Su queste colonne ho più volte sottolineato la profonda anomalia della «rinuncia» di papa Benedetto, delle circostanze in cui si verificò e infine della sua scelta di restare «papa emerito», spiegata con queste sorprendenti parole: «La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero non revoca questo».

IL MISTERO DELLA RINUNCIA
Una colossale anomalia che fa pensare a una rinuncia dimezzata, come s’intuisce anche dalla famosa conferenza alla Gregoriana del suo segretario mons. Georg Gaenswein.

Tale «rinuncia» va collegata al contesto geopolitico - come fa Dottori - su cui bisognerebbe riflettere per capire se e quali eventuali forme di pressione o di condizionamento furono esercitate.

Questo non significa che la suddetta «rinuncia» di Benedetto XVI sia stata estorta o costretta. Significa però che attorno a quella strana «scelta» c’è un colossale mistero che deve essere chiarito.

Le considerazioni di Dottori su Benedetto XVI (e anche sul governo Berlusconi) riportano alla nostra attenzione quella che è - a mio avviso - la chiave di volta per capire tanti eventi di questi anni: la guerra (fredda e calda) dichiarata dagli Stati Uniti di Obama e della Clinton contro la Russia di Putin, su tutti gli scenari del globo.

Il progetto del mondo unipolare a egemonia americana - che quindi deve spazzar via una Russia tornata indipendente e autonoma - è l’ultima follia ideologica della modernità.

È un progetto imperialistico suicida per gli Stati Uniti e pericolosissimo per il mondo, ma impregna così profondamente l’establishment americano (sia nella fazione neocon che in quella liberal) che perfino Donald Trump - il quale ha vinto contro di loro - deve oggi venire a patti e si trova pesantemente condizionato da questo blocco di potere, che sembra più forte del presidente eletto.
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » sab dic 23, 2017 9:23 am

Il mito risorgimentale e le sue falsità italico-romane
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » dom feb 18, 2018 12:19 pm

Roma è la città più indebitata, corrotta, parassita, mafiosa, fannullona, presuntuosa, arrogante, irresponsabile, incivile, sporca dell'occidente.
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » lun mag 21, 2018 3:46 am

Roma, viaggio nella corruzione diffusa nella Pa capitolina
di Massimo Solani
2018/05/20

https://www.ilfoglio.it/roma-capoccia/2 ... 0.facebook

Roma. Anni dopo, Claudio Turella è ancora suo malgrado un simbolo. Il simbolo di un governo cittadino da sottobosco, di un sistema codificato in pianta stabile che sottomette qualsiasi volontà politica all’ineluttabilità della scorciatoia criminale, alla mazzetta come unica via per piegare leggi e burocrazia. Pochi si meravigliarono quando all’esplosione di Mafia Capitale gli inquirenti scoprirono 527 mila euro nascosti in una parete di casa sua, funzionario dell’ufficio giardini del X Municipio poi imputato e condannato per corruzione. Tutti li paragonarono ai mille euro al mese che l’ex consigliere comunale Massimo Caprari si spingeva a chiedere a Salvatore Buzzi. Perché più degli emendamenti o delle mozioni in assemblea capitolina, al ras delle coop in affari con Massimo Carminati interessavano gli appalti. I capitolati che Turella poteva mostrare in anteprima di notte negli uffici del Comune, o i lavori da affidare “fuori sacco” sempre alle stesse ditte. “Voi comandate e noi eseguiamo”, assicurava. Eppure nonostante gli scandali, nonostante le inchieste e gli arresti, Roma è in gran pare ancora quella dei Turella. Quella dei Franco Nocera, ex responsabile dell’ufficio tecnico dell’edilizia privata del decimo municipio arrestato a dicembre e filmato mentre intascava una mazzetta. O quella del funzionario degli uffici commerciali del I Municipio che, è notizia di una settimana fa appena, è finito sotto inchiesta per corruzione perché era in grado di orientare le concessioni per occupazioni di suolo pubblico di tavolini e dehors nel centro storico. Dai mille euro in su il tariffario per velocizzare l’iter burocratico. E gli imprenditori pagavano, tutti o quasi.

Del resto nel 2016 era stata proprio l’autorità nazionale Anticorruzione a descrivere Roma come la capitale della corruzione, regno di appalti truccati, opacità amministrative e violazioni di legge che hanno favorito per almeno dieci anni il consolidarsi ad ogni livello del sistema corruttivo. “Gli appalti del Comune nascevano truccati: ribassi anomali, ma tante voci extra caricate per ‘ripagare’ i funzionari amici. Io stesso ho partecipato a passaggi di soldi. E, per quanto ne so, niente è cambiato oggi”, ha accusato sul Corriere della Sera la scorsa settimana Fernando Sonnino, ex direttore dei lavori e imprenditore. Normale che dopo gli scandali di Mafia Capitale qualcosa sia cambiato. Un impegno che l’Anac stessa di recente ha riconosciuto valutando i lavori del tavolo tecnico istituito con il Campidoglio per la prima volta ai tempi della giunta Marino. Però moltissimo c’è ancora da fare, come dimostrano i numeri contenuti nell’ultimo “Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione e per la Trasparenza” del Comune di Roma in cui sono state segnalate, nell’anno 2016, 337 violazioni accertate al Codice di Comportamento dei dipendenti della Pa capitolina per altrettanti procedimenti disciplinari. Soltanto 25 di questi, però, per fatti di corruzione o concussione e 29 per abuso o rifiuto di atti di ufficio. “Dopo la parentesi Tronca sostenevo che chiunque fosse arrivato al Campidoglio avrebbe dovuto fare una rivoluzione fra i dirigenti comunali, e invece la sindaca Raggi ha messo a capo del personale Raffaele Marra, poi addirittura arrestato per corruzione”, accusa il magistrato Alfonso Sabella. L’esperienza da assessore alla Legalità della giunta Marino l’ha raccontata nel libro “Capitale Infetta, si può liberare Roma da mafie e corruzione?” scritto con il giornalista Giampiero Calapà. “Per rendere la vita difficile ai corrotti e ai corruttori non bastano i piani triennali anticorruzione – spiega – Servono controlli costanti e capillari, serve competenza, formazione e anche il coraggio di decisioni impopolari. L’apparente competenza dei burocrati è la forza che mette sotto scacco l’ignoranza senza competenze dei politici che non avendo strumenti di conoscenza e di controllo lasciano che siano gli uffici comunali a fare e disfare tutto. Ed è lì che si annidano, pur nella stragrande maggioranza di funzionari onesti e competenti, il malaffare e i germi della corruzione. Se non si interviene con efficacia in quei settori non si riuscirà mai a frenare questi fenomeni. Noi ci abbiamo provato ribaltando le regole prima dell’assegnazione dei lavori per il Giubileo – conclude amareggiato – ma la giunta è caduta prima che partissero i cantieri…”.


Corruzione italiana e romana
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » mar mag 29, 2018 7:01 am

Il mito europeo e occidentale della civiltà greco-romana e giudaico-cristiana
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Cultura e civiltà - incultura e inciviltà
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Piercarlo Accornero
Demenzialità italiane che io condivido! Ti rendo noto che sono di famiglia longobarda e walser, e che ho imparato la lingua italiana alle elementari. Ti rendo noto che tutta la retorica filogermanica, che si mente risalire a Tacito, è un grosso FALSO storico, inconsistente e vuoto. Ti rendo noto che l'Italia è composta da più stirpi, come la mia, e che sono unificate in nomine populi Italici, in doctrina Italorum, in societate fati. Per andare ad Arminio, informati meglio su chi fosse, che grado aveva nell'esercito, che era tutto meno che un biondo casupolaro di Asgard!!!

Gino Quarelo
Arminio era un principe germanico che aveva servito come mercenario ausiliario nell'esercito romano. Mercenario ausiliario e non un patriota romano. Poi quando ha capito le intenzioni dei romani di invadere la sua terra, ha dato le dimissioni è rientrato a casa, ha riunito le tribù, organizzato un esercito e la trappola di Teutoburgo, dove le legioni dell'invasore romano guidate da Varo, sono state gloriosamente sterminate. Battaglia storica che ha fermato per sempre l'espansione militare dell'impero romano a est del Reno e che ha salvato la Germania dalla occupazione, colonizzazione e depredazione romana.

Piercarlo Accornero
Questa è la versione romantica, prima di alcun valore storico, essendo non una cronaca basata su dati oggettivi. I germani erano un'accozzaglia di gente, la cui cultura può essere descritta solo in termini antropologici. Nulla a che vedere con la fine cultura celtica o con quella mistica degli aborigeni australiani. Ladri erano e ladri sono. Ben diversi dai Longobardi, che a un certo punto si fusero originalmente con la plebe latina. Arminio era anhe cittadino romano, quindi doppiamente traditore.

Gino Quarelo
Un'espressione come la tua " accozzaglia di gente", non ha nulla di storico e di culturalmente valido e valevole. Più ladri dei romani non esisteva nessuno.

Piercarlo Accornero
E' descrittiva dell'organizzazione di quella gente.

Gino Quarelo
Arminio il germano, a Teutoburgo che ferma i romani e che salva l'Europa
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Roberto Lojudice
Scusate l'intromissione ma basta pensare che fine gli hanno fatto fare le sue care tribù germaniche ad Arminio.
( tutti i popoli antichi invadevano e depredavano, gli stessi germani avevano depredato e invaso le terre dove vivevano i celti, e si badi bene " terre dove vivevano" perché il concetto di stato non lo conoscevano ne celti ne germani quindi di loro terre non si può parlare in maniera vera e proprio se ci attendiamo alla storia. Roma portava Ius e lex, acquedotti e strade, accademie e letterati, diritti e doveri, tribunali, tecnologia, la filosofia dei greci, l' architettura, la scrittura, l' arte. Diciamo la verità roma avrà perso la Germania, ma la Germania ha perso roma.)


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Gino Quarelo
Arminio era un principe germanico che aveva servito come mercenario ausiliario nell'esercito romano. Mercenario ausiliario e non un patriota romano. Poi quando ha capito le intenzioni dei romani di invadere la sua terra, ha dato le dimissioni è rientrato a casa, ha riunito le tribù, organizzato un esercito e la trappola di Teutoburgo, dove le legioni dell'invasore romano guidate da Varo, sono state gloriosamente sterminate. Battaglia storica che ha fermato per sempre l'espansione militare dell'impero romano a est del Reno e che ha salvato la Germania dalla occupazione, colonizzazione e depredazione romana.

Enrico Gritti
Arminio era un cittadino romano come suo fratello e non è stata la sua grandezza a fermare Roma quanto la miseria delle sue genti. Non ha "dato le dimissioni" era un ufficiale delle legioni a Teoutoburgo, praefectus cohortis e consigliere militare di Varo. Suo fratello Flavio "Monoftalmo" (aveva perso un occhio all'assedio di Andetrium) lo sfidò a duello per vendicare l'onta famigliare ma egli non scese in campo. Ad Idistaviso fuggi mascherando il volto con il fango dei pantani per fuggire alla cattura. Cadde ucciso a tradimento, chiudendo la sua parabola come conveniva a chi grazie al tradimento era diventato qualcuno. L'impero si fece romano-germanico ed oggi I tedeschi tanto fieri hanno una scrittura ed una grammatica. Entrambe latine ça va sans dire..

Enrico Gritti
Ah...il trono dei Cherusci lo ereditò suo nipote, il figlio di Flavio, che si chiamava Italicus
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » ven apr 05, 2019 10:32 am

Il governo si accolla i maxi-debiti di Roma e salva Virginia Raggi
lorenzo boratto
2019/04/05

https://www.lastampa.it/2019/04/05/econ ... NsJpM8qbLk

Non c’è il Salvatruffati nel Decreto crescita, in compenso spunta un Salva-Roma e (finalmente) arriva la decisione del Tesoro sul prestito ponte da 900 milioni di Alitalia, che potrà essere convertito in azioni in maniera tale da far avanzare il piano di salvataggio della compagnia aerea. Il resto del pacchetto crescita, approvato comunque «salvo intese», e quindi ancora perfettibile, è quello noto. Il testo è però lievitato in maniera considerevole ed ora supera i 50 articoli. Ci sono nuovi incentivi fiscali, una spruzzata di semplificazioni, nuovi fondi (per i Comuni e le Zone economiche speciali), il rafforzamento del Sisma bonus e nuove risorse per la prima casa, e fondi per favorire economia circolare e start up innovative.

Raggi: addio bad company

A metà mattina sono il viceministro all’Economia Laura Castelli e la sindaca Virginia Raggi ad anticipare la prima novità: Roma Capitale e Governo hanno infatti trovato l’intesa per evitare la crisi di liquidità «fortissima» che entro il 2022 avrebbe soffocato la città. In pratica entro il 2021 verrà chiusa la «bad company» che ha in carico i 12 miliardi di euro di debito storico di Roma: lo Stato se ne accollerà la gran parte riducendo però il suo contributo di 300 milioni l’anno destinato al commissario, a cui si aggiungono i 200 stanziati dalla città. In questo modo i conti di Roma vengono messi in sicurezza sino al 2048 e (in prospettiva) ai romani viene prospettata una possibile riduzione dell’addizionale Irpef che oggi è la più alta d’Italia (0,9%). Per la Castelli si tratta di un’operazione «win-win» perchè «i cittadini italiani non pagheranno l’operazione» . Per la Raggi «libererà risorse per 2,5 miliardi fino al 2048» in favore di Roma , un «regalo che facciamo alle amministrazioni che verranno dopo noi».

Fondi ai comuni

Via libera anche allo stanziamento di circa 500 milioni su cui ha lavorato il ministro per i Rapporti col Parlamento Riccardo Fraccaro destinato ai comuni per investimenti destinati all’efficientamento energetico e all’illuminazione pubblica, a progetti di mobilità sostenibile , messa in sicurezza di scuole ed altri edifici e per l’abbattimento delle barriere architettoniche). A seconda delle dimensioni i Comuni riceveranno da 50mila a 250mila euro, a patto che i progetti vengano avviati entro il 15 ottobre.

Spinta sulle Zone speciali

Alle Zes vengono invece destinati 300 milioni di euro in tre anni. «L’obiettivo - ha spiegato la ministra Barbara Lezzi - è per rendere ancora più attrattive per le imprese che vogliono investire al Sud la possibilità di insediarsi e programmare investimenti».

Cambia l’Ires

Come già annunciato il decreto rivede il regime dell’Ires sostituendo la flat tax al 15% con una tassazione che si applica solo agli utili accantonati. Nel primo anno l’aliquota sarà al 22,5%, per poi calare di un punto sia nel 2020 sia nel 2021 e arrivare al 20% nel 2022.

Sgravi alle imprese

Aumenta la deducibilità dell’Imu sui capannoni che passa dal 40 al 50% e arriva al 60% nel 2020. E poi torna il superammortamento al 130% sugli investimenti in beni materiali nuovi (esclusi mezzi di trasporto) fino a 2,5 milioni. Per spingere il ricambio dei vecchi edifici con palazzi nuovi ad alta efficienza energetica arriva poi uno sconto su imposte di registro, ipotecarie e catastali (200 euro l’una).

Rottamazione tasse locali

Arriva il condono per multe auto, Imu, Irap, Tasi: la rottamazione delle cartelle viene estesa anche a Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni che non si avvalevano della ex Equitalia. Anche questa sanatoria prevede lo sconto di sanzioni e interessi.

Cervelli in fuga

Vengono rafforzati gli incentivi per il rientro dei cervelli: docenti e ricercatori che dal 2020 trasferiscono la residenza in Italia godranno pre 6 anni di un aumento dal 50 al 70% della quota della base imponibile esclusa dalla tassazione. Quindi si estendono ulteriormente le agevolazioni in base al numero dei figli o in caso di acquisto di una casa.

Tutela marchi storici

Di Maio l’ha ribattezzata «norma Pernigotti»:per tutelare marchi storici di interesse nazionale viene istituito un registro ad hoc per i marchi con almeno 50 anni e un fondo per la tutela da 100 milioni. Per contrastare invece l’«italian sounding» arriva un contrassegno di Stato «made in Italy», da usare (a pagamento) sui mercati extra-Ue.
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Re: Roma - el mito tra el vero e el falbo

Messaggioda Berto » sab ott 26, 2019 9:13 pm

Nicola Lagioia “Qui a Roma la cocaina è un collante sociale. Così nasce la violenza”
Lo scrittore: "Non ci sono più morti e feriti di prima. Semplicemente da 15 anni tutto qui è più difficile, molto non funziona e cresce l’aggressività.
CORRADO ZUNINO
26 ottobre 2019

https://www.repubblica.it/cronaca/2019/ ... 4UKmnt-a0M

La periferia è una costante dei racconti e dei romanzi del Premio Strega Nicola Lagioia, 46 anni. La periferia della sua Bari, dove è cresciuto e viaggiato da ragazzo, curioso. La periferia della Roma che oggi abita e assicura di amare, «anche se di fondo sembra fatta per darti dolore».

Dice che la periferia di Roma è speciale, specialmente difficile, perché Roma è una città speciale, «l’unica capitale dell’Occidente dove si viaggia con due linee metropolitane e mezzo». E il centro del suo ragionamento su Roma, la violenza, la droga, i suoi ragazzi così violenti e così affini alla droga, è questo: a Roma non ci sono più morti e feriti di prima, non c’è più eroina e cocaina e fumo rispetto alle altre città italiane, le metropoli d’Europa e del Nordamerica. A Roma, semplicemente, da quindici anni si vive male. «Il malessere produce aggressività, l’aggressività produce violenza».

Vive da tempo tra Roma e Torino, Lagioia, come è cambiata la capitale ai suoi occhi?
«C’è una una tensione continua. Roma è una città carica di violenza dal punto di vista psicologico. Molti ci vivono male e in questo habitat tutto è più difficile. Muoversi da una parte all’altra della città è un’odissea, la spazzatura è paesaggio e i servizi semplicemente non funzionano. La crisi economica senza fine ormai è spalmata su tanti, troppi. L’insieme delle cose che non vanno in città si avverte. Roma non è la New York degli Anni Ottanta».

La droga è sullo sfondo di tutti gli ultimi omicidi, il vicebrigadiere Cerciello, Diabolik, ora l’agguato dei Colli Albani.
«Non è strabordante a ogni angolo. Io credo che la cocaina che si può trovare in un mercato enorme come quello della capitale sia, pro capite, la stessa che si può acquistare a Milano, a Torino dove organizzo il Salone del libro, a Berlino. La cocaina la compri facilmente dappertutto e costa relativamente poco, anche 50 euro. Era così anche negli Anni ‘80, mella mia Bari si spacciava a un passo dai carabinieri. Oggi, a Roma e altrove, la cocaina è diventata persino un elemento di socialità».

Cioè?
«È un paradosso, probabilmente disturbante, ma oggi la cocaina fa conoscere persone che altrimenti non entrerebbero mai in contatto. Non è più la droga dei ricchi, è un collante interclassista. La può usare un colletto bianco, un fuoricorso universitario, un dirigente, un dipendente pubblico. Ecco, acquistarla o venderla sembra dare un senso a una città che non ha un senso, non ha una direzione, una carica. Scopo della giornata. per alcuni, diventa rimediare o guadagnare con un grammo di coca. C’è, se non una banalità, una normalità in questa droga. La coca fa marciare altri sottomercati, è un’economia sommersa che tiene in piedi una fetta di cittadinanza. No pensiamo ai grandi trafficanti, ai pusher, ma c’è una zona grigia di piccoli spacciatorelli che bendono froga per arrotondare, comprarsi i vestiti, avere i soldi per una vacanza. La cocaina è un paesaggio sempre presente che qualcuno non vede».

Torniamo a Roma, è davro una questione di malessere di fondo. O c’è dell’altro?
«Non è facile trovare un senso in una città dove è difficile muoversi, avere figli, partecipare a una vita culturale collettiva. La cultura ti dà un senso. Roma, negli ultimi quindici anni, è la vera eccezione culturale. È una città spolpata, con un turismo usa e getta, senza cultura d’impresa. Sembra nutrirsi di sé, praticare l’autocannibalismo. Può essere affascinante per uno scrittore, ma viverci da cittadino è un dolore. E questo nonostante abbia una socialità unica, una facilità alla conoscenza».

A Roma i coltellini in tasca sono quotidianità per i minorenni.
«Credo girino più armi nelle banlieu di Parigi o nell’East London. La droga, le armi, la violenza, non è lì il centro. Il centro della questione è il malessere diffuso, l’aggressività diffusa».

La sua periferia?
«È il luogo dove succedono le cose, quelle interessanti e quelle pesanti. Lo ha descritto molto bene Valerio Mattioli. in “Remoria, La città invertita”. Accade lo stesso a New York. Il problema della capitale italiana è che le case continuano a costare molto e le opportunità diminuiscono. Il centro è riservato a pochi ricchi , qualche turista e ai politici. La politica è l’unica che si può permettere di dormire a Roma, oggi. Quando sono arrivato a Monti, tanti anni fa, una casa si affittava a 800 euro il mese, ora per quella cifra non ti danno neppure una stanza. Per capire dove va il futuro bisogna andare in periferia. Domani Roma tutta potrebbe assomigliare a Torre Maura, il bus che non arriva, i cassonetti strabordanti, i caloriferi dei consomini comunali che non funzionano. La periferia resta il laboratorio delle cose più interessanti e più dolorose».
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Re: Roma - il mito tra il vero e il falso

Messaggioda Berto » ven ott 29, 2021 6:38 am

.
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