Islam, persecuzione e sterminio dei cristiani

Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » lun apr 10, 2017 10:00 pm

???

L'odio islamista per i cristiani che l'occidente non vede
Lo sgozzamento dei ventuno copti sulle coste libiche, l'assassinio di Padre Jacques Hamel, la cacciata dei cristiani dalla piana di Ninive. Non è solo disagio sociale. Appunti per l'imminente viaggio in Egitto di Papa Francesco
Matteo Matzuzzi
9 Aprile 2017

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/04/0 ... ico-129543

Due attentati, una quarantina di morti, i cristiani copti di nuovo nel mirino. Colpiti ancora una volta di domenica, mentre affollavano le chiese per la messa. Attacchi che colpiscono l’Egitto a venti giorni dall’arrivo del Papa, il cui fitto programma ha due punti cerchiati in rosso: l’incontro con il Grande imam di al Azhar, Ahmed al Tayyeb, e la visita di cortesia a Tawadros II, il Papa dei copti che questa mattina stava celebrando la messa mentre fuori dalla cattedrale di San Marco un attentatore suicida si faceva esplodere. “Niente di nuovo, è il solito triste refrain cui siamo abituati da decenni”, diceva lo scorso dicembre al Foglio Ashraf Ramelah, presidente di Voice of the Copts, organizzazione no profit attiva nella difesa dei copti egiziani. Ramelah commentava l’attentato che (sempre di domenica) aveva causato la morte di venticinque cristiani nella chiesa di San Pietro, al Cairo. L’obiettivo, diceva, è l’annientamento dei cristiani dall’Egitto, programma che – di rais in rais – va avanti fin dai tempi di Nasser.

Ora, però, con la globalizzazione del terrore, gli attacchi odierni prendono le sembianze dell’ennesima puntata di un’escalation che negli ultimi anni, soprattutto con ciò che le cosiddette Primavere arabe hanno lasciato in eredità, ha visto i cristiani l’obiettivo da colpire un po’ ovunque. Prima nella piana di Ninive, con lo sfratto dalle proprie abitazioni (contrassegnate con la “N” di nazareno), quindi con la tassa da pagare al Califfato, infine con l’aut aut: convertirsi o prepararsi alla morte. Poi in Libia, con il teatrale e macabro sgozzamento di ventuno copti egiziani trasmesso online, con il sangue a colorare le acque del Mediterraneo. E, ancora, l’assassinio di padre Jacques Hamel in una chiesa della Normandia, a ricordare la persecuzione dei cristiani non è affare dei mediorientali, ma è vivissima anche nell’Europa in preda alle pruderie laiciste. Era, quello, un monito chiaro lanciato dai combattenti islamisti: il cristiano che non muove guerra a nessuno è comunque l’infedele da colpire, meglio ancora se nei luoghi simbolici che ne definiscono l’appartenenza religiosa: una chiesa, appunto.

"Dobbiamo evitare il linguaggio politicamente corretto. Dobbiamo dire che è stato un islamismo radicale terrorista. Questo è il fatto”, diceva mesi fa Ignace Youssif III Younan, patriarca di Antiochia dei Siri. “Quelli che hanno commesso la strage a Dacca, 9 italiani, non erano né poveri né ignoranti. Erano di famiglia assai bene ed educati. Non si può parlare di gente smarrita, socialmente emarginata”. Toccava, il patriarca, un punto sensibile nel dibattito interno alla chiesa. In particolare, Youssif III Younan contestava le affermazioni del Papa secondo cui il terrorismo affonda le radici prima di tutto nel disagio sociale, nell’emarginazione e nella disoccupazione giovanile. L’ha ripetuto, lo scorso febbraio, anche all’Università Roma Tre, quando ha detto che “la mancanza di lavoro mi porta, mah vado dall’altra parte e mi arruolo nell’esercito del terrorismo, almeno ho qualcosa da fare e do senso alla mia vita: è terribile!”. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato, in un’intervista alla Stampa condivideva l’analisi, sottolineando che “il terrorismo trova un terreno fertile sicuramente nella povertà, nella mancanza di lavoro, nell’emarginazione sociale. Tuttavia – aggiungeva – vediamo, per esempio, con il fenomeno dei cosiddetti foreign fighters, che c’è una causa ben più profonda di malessere che favorisce il terrorismo ed è la perdita di valori che contraddistingue tutto l’occidente e che destabilizza soprattutto i giovani”.

Discorsi che, però, paiono distanti da quanto provano quotidianamente i cristiani del Mediterraneo orientale, prime vittime di una guerra più grande di loro: "Noi – diceva il patriarca di Antiochia dei siri – stiamo vivendo questa tragedia, voi in occidente state facendo delle elucubrazioni teoriche, a sangue freddo, quando noi dobbiamo subire ogni giorno, in ogni momento, i pericoli del terrorismo islamico".
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Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » sab apr 15, 2017 9:16 pm

Dopo ogni bomba, dopo ogni massacro, mentre ancora i cadaveri sono caldi e le rovine fumano, qualcuno ricorda le crociate. L’idea sarebbe che i musulmani hanno ancora il diritto di essere furiosi per i torti subiti durante le crociate. Questa vulgata è ripetuta da molti perché è stata ossessivamente imparata sui libri di scuola.

Silvana De Mari :

https://www.facebook.com/groups/2872381 ... 6909631538

Il mio amico Giancarlo Matta sottolinea giustamente i danni tragici del marxismo. La storiografia marxista ha da circa 60 anni il monopolio culturale dell’Europa. Ha creato una storiografia fantastica tesa a istillare nell’Occidente un tale odio di sé da spingerlo all’indispensabile suicidio. Le civiltà non muoiono per assassinio, muoiono per suicidio.

Tutti i demeriti dell’Occidente sono ingigantiti, i torti e le violenze che ha subito scompaiono dalla storia, tutti i meriti della civiltà occidentale sono negati. Un vero e proprio etnocidio. I pigolanti adolescenti (qualcuno ottantenne ma è un irrilevante incidente anagrafico), che mi spiegano che siccome siamo stati dei bricconi secoli fa è giusto che ora moriamo, commettono tre errori che più che errori sono crimini, negazione dell’etica.

L’idea sarebbe che i musulmani hanno ancora il diritto di essere furiosi per i torti subiti durante le crociate. Questa vulgata è ripetuta da molti perché è stata ossessivamente imparata sui libri di scuola.

Il suicidio dell’Occidente è l’affermazione che “la violenza islamica attuale è la conseguenza dei torti subiti”.

L’idea che i torti subiti mezzo millennio fa giustifichino la violenza attuale, contiene 3 aberrazioni:

1) L’idea che l’islam avesse il diritto di invadere e sottomettere col ferro e col fuoco e che chi osasse contrastarlo commettesse una colpa. Le crociate sono state guerre di difesa senza le quali non esisteremmo. Conquistata Gerusalemme, mai nominata nel Corano e dove Maometto non è mai stato in vita sua, per la bizzarra quanto universale teoria che sia una città santa dell’islam, il Santo Sepolcro è stato distrutto e i pellegrini cristiani crocifissi. Le crociate sono state fatte da uomini del Medioevo per motivi religiosi, non per motivi economici, come dimostrano i tre studiosi Bernard Lewis, Robert Spencer e Rodney Stark.

2) Che la colpa si erediti per via genetica, cioè l’idea di responsabilità personale cristiana ed europea è sostituita dal concetto di responsabilità tribale di tipo islamico. I nostri antenati sono stati cattivi cattivi, anzi Kattivi, con la K, perché così era scritto sui nostri libri di storia, che sono gli stessi libri che sostenevano che Lenin era sano di mente e un grand’uomo, e quindi i nostri figli è giusto che siano schiavi. I crociati mezzo millennio fa hanno fatto la bua all’islam e quindi la libanizzazione dell’Europa e la schiavizzazione dei nostri nipoti sono fenomeni corretti. Ho già accennato che l’economista Cipolla ha scritto leggi statistiche sull’imbecillità universale basate su ricerche statistiche che affermano che il calcolo della stupidità è sempre approssimato per difetto?

3) La terza idea delirante è che l’islam che è stato osteggiato nel suo atroce asservimento col fuoco e col ferro avesse il diritto di farlo. Istanbul si chiamava Costantinopoli: sono molto irritata che la Terza città santa della cristianità sia islamica e che i cristiani li abbiano ammazzati tutti, con l’ultima esplosione pirotecnica che è stato lo sterminio degli armeni.

Quindi che faccio? Vado a far saltare un bus scolastico in Turchia? Gli ebrei non sarebbe giusto che facessero saltare le metropolitane di Berlino? A Efeso, città santa della cristianità, dove è morta la Madonna, dove San Giovani ha scritto ai cristiani ci sono rimasti solo i turisti. La Siria era cristiana, il Nord Africa era cristiano e la civiltà cristiana è stata annientata. Pakistan e Afghanistan erano culle del buddismo, il Bangladesh era una culla dell’induismo. L’Indonesia era una culla dell’induismo. Il cristianesimo, annientato ovunque, ha resistito in Europa, perché noi siamo brutti, sporchi e cattivi, eredi di romani e barbari, abbiamo fatto le crociate.

Per la cronaca: non solo noi. C’erano anche gli armeni e i copti sudanesi dei regni di Dongola e Axum, e c’erano per salvare il sepolcro di Cristo, ma anche per salvare il ventre delle loro donne e la testa dei loro figli. Le crociate sono state guerre di difesa. Durante le crociate sono stati uccisi innocenti e in particolare ebrei innocenti e questo è uno dei numerosi motivi della mia fedeltà assoluta allo Stato di Israele, le crociate sono state fatte da uomini del Medioevo, con la violenza del loro tempo, ma sono state guerre di difesa.

La teoria che le crociate sono state una violenza terrificante ai mussulmani e che ne sono ancora sconvolti è una roba che poteva venire in mente solo agli storiografi marxisti, che erano dementi per definizione e che poi l’hanno venduta loro agli islamici, negli anni 60, in quel gioiello di posto che è stata l’Università di Mosca.

I mussulmani poveri pulcini sono innocenti e irascibili, e si sono irritati così tanto che per l’irritazione hanno sterminato anche uno strepitoso numero di buddisti e induisti, perché se è vero che la violenza musulmana è stata causata dalle crociate, anche gli apocalittici stermini di buddisti e induisti saranno stati una conseguenza? Se è vero che avere subito violenze nei secoli giustifica la violenza, non dovrebbe essere il popolo di Israele quello più irritato? L’islam ha picchiato molto di più di quante non le abbia prese. Io mi chiamo De Mari. La mia antenata Barbara De Mari nell’ XI secolo a Macinaggio in Corsica combatteva contro i saraceni con l’ascia perché lei era femmina e la spada non le toccava e combattendo riuscì a evitare che lei e i contadini del suo feudo facessero parte di quei milioni di schiavi che nessuno ricorda e che non hanno lasciato traccia perché nell’’islam gli schiavi non si possono riprodurre.

L’islam è stato nei secoli tanto buono e tollerante? Queste idiozie per favore fatele dire a Ridley Scott che è mantenuto a petrodollari, oppure raccontatele alle vostre sorelline minori se ce le avete. Non venitele a raccontare a me, perché appartengo a una famiglia che ha combattuto per secoli i saraceni. Li ha combattuti per mare e per terra. C’era anche uno di noi a crepare come un cane quel maledetto 29 maggio1453 a Costantinopoli, quando la città è caduta. Era un martedì. La Turchia, il posto che noi chiamiamo Turchia era l’Impero romano d’Oriente, la capitale, quella che adesso di chiama Istanbul, era Costantinopoli, la terza città santa della cristianità. Ora di Cristiani in Turchia non ce ne sono più perché li hanno sterminati. Nella città chiamata Efeso dove è stata scritta l’Apocalisse di San Giovanni di cristiani non ce ne è nemmeno uno.

E dopo un bel po’ di secoli gli islamici sono ancora irritati per essere stati intralciati dai crociati nella loro conquista del mondo sacrosanta e benedetta da Maometto.

Questo ci spinge a due considerazioni:

Primo: forse il momento è venuto di leggersela l’Apocalisse di San Giovanni.

Secondo: forse il momento è venuto di piantarla di dire idiozie.

La moderna antropologia è stata fondata da Claude Levi Strauss. Riporto alcune sue considerazioni su islam e crociate, ambedue prese da Tristi Tropici. Sono considerazioni fatte da un ebreo libero pensatore, non da un abate.

“L’evoluzione razionale è inversa a quella della storia. L’Islam ha tagliato in due un mondo più civile. Che l’occidente risalga alle fonti del suo laceramento: interponendosi fra il Buddismo e il Cristianesimo, l’islam ci ha islamizzati;

La cristianità ha avuto due strade: restare etica ed essere spazzata via, o imbarbarirsi, islamizzarsi e resistere.

Abbiamo resistito. Abbiamo ritardato l’attacco. Quando sono arrivati a Vienna, li abbiamo fermati.

La battaglia è cominciata l’11 settembre1683, ed è stata vinta. Senza quella vittoria noi non esisteremmo.

Quindi onore agli uomini che hanno protetto la civiltà dove viviamo, che è la civiltà che in assoluto ha avuto il più alto livello di scienza, di arte e di diritti degli uomini.

Noi siamo noi, noi siamo la nostra storia, noi siamo la nostra violenza noi siamo la nostra ferocia, noi siamo la nostra compassione. Il mondo non conosce più il vaiolo perché noi lo abbiamo abbattuto.

Quindi ricuperiamo l’orgoglio per la nostra storia. E per la nostra civiltà. E facciamo dono di questa civiltà come è nostro dovere. Se non lo faremo, moriremo e sarà giusto.

Se siamo credenti, non pensiamo che Dio è morto in croce solo per noi. È un’idea piuttosto idiota. È morto anche per i musulmani, e il nostro dovere è dirlo. La violenza non è convertire, ma non convertire, lasciare l’altro nell’errore, perché “è la sua civiltà”. Quindi usciamo dalla violenza, e passiamo il testimone. Passiamo il messaggio.
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Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » dom apr 23, 2017 2:09 pm

Indonesia, va in scena lo scontro religioso
Apr 22, 2017

http://www.occhidellaguerra.it/indonesi ... -religioso

L’Indonesia è il paese musulmano più popoloso al mondo. Secondo le stime ufficiali, la sua popolazione arriva a superare i 255 milioni di abitanti, e di questi, l’87% della popolazione è di fede islamica, mentre solo l’8,5% è cristiano, in maggioranza protestante. La sua capitale, Jakarta, vive al suo interno le stesse dinamiche del Paese, con una maggioranza musulmana ed una minoranza cristiana che però ha un ruolo primario all’interno dei luoghi di potere e nei flussi di denaro.

Nelle ultime settimane, queste dinamiche confessionali si sono trasformate in questioni politiche nella capitale dell’Indonesia. Il motivo è stato dettato dalle elezioni per la carica di governatore. Qui, infatti, il tema della divisione religiosa è diventato nel tempo il cardine e il centro del dibattito elettorale. Perché il governatore uscente, è di etnia cinese e di religione cristiana, e dunque di per sé rappresentava l’espressione più elevata di una minoranza. Fino alle scorse elezioni però non era stato un problema. La sua etnia e la su religione non erano state tanto importanti, né oggetto di perplessità, tanto è vero che fu eletto con un altissimo numero di voti.

In questa campagna elettorale però, tutto è cambiato. Sia nel primo turno sia nel ballottaggio, il governatore uscente, Basuki “Ahok” Tjahaja Purnama, è stato oggetto di duri attacchi dalle frange più radicali dell’islamismo indonesiano che hanno fatto della sua appartenenza religiosa ed etnica un motivo di disprezzo e di attacco personale. Attacchi continui e mirati, con una propaganda fitta e capillare che ha reso la campagna elettorale, il terreno di scontro di faide religiose che sembravano non dover attecchire in Indonesia.

Eppure non è stato così. Jakarta si è trasformata in un ring confessionale dove agli attacchi settari, si è unito un processo per blasfemia nei confronti del governatore cristiano, reo, secondo gli accusatori, di aver detto frasi offensive sul Corano lo scorso settembre. La blasfemia, in realtà, sarebbe dovuta all’aver citato un versetto del Corano in un comizio. In particolare, il versetto 51 della quinta sura del Corano in cui si dichiara di non avere come alleati cristiani ed ebrei. Tanto è bastato per chiedere un processo per blasfemia. A questo processo, si è aggiunto poi, in parallelo, un altro procedimento religioso per cui gli ulema indonesiani, uniti, hanno dichiarato che effettivamente il votare non musulmano è proibito ai musulmani. Da questo momento, quindi, Ahok non è stato solo il simbolo di una minoranza nella minoranza, perché cristiano e cinese, ma anche un perfetto esempio di un divieto imposto dal Corano di sostenere i nemici della fede.

In particolare, tra questi detrattori, il Fronte dei Difensori dell’Islam ha assunto un ruolo guida negli attacchi al governatore. Per mesi, la propaganda ha sostenuto che un popolo come quello indonesiano, musulmano e sunnita, non poteva essere governato da un cosiddetto kafir, un infedele. Per mesi hanno detto che un musulmano non avrebbe mai dovuto votare un infedele, perché proibito, e per mesi hanno sostenuto questo con manifestazioni contrarie alla sua candidatura e perfino gli imam appartenenti al ramo del Fronte hanno parlato apertamente contro di lui nelle moschee.

Questa propaganda e il giudizio per blasfemia hanno quindi giocato un ruolo molto importante. E per questo il risultato ha dato ragione alla frangia islamica. Ahok ha perso, nonostante nessuno se lo aspettasse, e con uno scarto di voti molto importante. Anies Baswedan, il rivale musulmano, sembra stia vincendo con una cifra intorno al 58% di voti. Ed è una vittoria che avrebbe del clamoroso, se si pensa che al primo turno i voti percentuali furono il 43% per Ahok e il 39% per Baswedan. Un segnale molto importante di come la propaganda abbia colpito duramente sull’opinione pubblica e su quanto abbia influito il processo per blasfemia.

Il Jakarta Post ha definito questa campagna elettorale come la campagna più sporca e radicalizzata che si ricordi in Indonesia. In particolare, molti analisti sono preoccupati dal crescente impegno delle frange fondamentaliste islamiche nell’agone politico. L’Indonesia è stata per anni un terreno di ottimi rapporti fra islam e cristianesimo, nonostante le cifre parlino di una stragrande maggioranza musulmana rispetto a una minoranza cristiana di poco più dell’8%. Queste elezioni di Jakarta potrebbero però essere un pericoloso laboratorio per le prossime presidenziali, che si terranno nel 2019. Se sarà il fondamentalismo a prevalere ancora una volta, allora il rischio è che l’Indonesia si trasformi in un Paese non più tollerante, ma tendenzialmente a impronta islamica. E cambieranno i parametri della vita non solo del Paese ma di tutto il Sud Est asiatico. Un rischio che, se inserito in un contesto globale, va preso molto attentamente, se si pensa che almeno duemila foreign fighters provengono dallo stato indonesiano.
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Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » lun mag 15, 2017 5:52 am

Il Genocidio Greco-Ottomano che la storia ha (già) dimenticato
Massacro di Focea, durante l'invasione turca, giugno 1914

http://www.riscriverelastoria.com/2017/ ... he-la.html

Con il termine genocidio greco (o il genocidio greco-ottomano) ci si riferisce generalmente all'uccisione sistematica dei greci del territorio dell'Asia Minore da parte dell'Impero Ottomano durante e dopo la prima guerra mondiale, nello specifico tra il 1914 ed il 1923. Esso fu istigato da due governi in successione dell'Impero ottomano: Il Comitato dell'Unione e del Partito di Progresso (C.U.P), e il Movimento Nazionale Turco di Mustafa Kemal Atatürk. Non furono tempi facili per la Grecia, che dovette subire massacri, deportazioni forzate e marce di morte, espulsioni sommarie, boicottaggi, stupri, conversione forzata all'Islam, consultazione in battaglioni di manodopera, esecuzioni arbitrarie e distruzione di monumenti culturali, storici e religiosi ortodossi cristiani. Purtroppo, nonostante la spietata violenza e le atrocità commesse, a questo avvenimento non viene quasi mai riconosciuta un'importanza degna nei libri e nelle testate che si occupano di storia e politica.

UN PO' DI STORIA: Bisogna ricordare, prima di inoltrarci nel racconto di questo sconosciuto genocidio, che la presenza greca in Asia Minore è da sempre un fenomeno costante e sedentario (datata addirittura al tempo di Omero intorno all'800 a.C.). Il geografo Strabone ha riferito che Smirne potesse essere la prima città greca in Asia Minore e numerose importanti figure greche nacquero infatti nell'Anatolia (Talete, Eraclito, Diogene di Sinope, ecc). La stessa città di Pergamo, la quale sorgeva sulle coste dell'Asia Minore, era per i Greci sinonimo di ricchezza, prosperità e democrazia. Durante il periodo ellenistico (334 a.C. - I secolo a.C.) che seguì alle conquiste di Alessandro Magno, la cultura e il linguaggio greco cominciarono a dominare anche l'interno dell'Asia Minore. L'ellenizzazione della regione accelerò sotto il dominio romano e bizantino, tant'è che, nei primi secoli successivi, le lingue anatoliche indoeuropee locali erano diventate estinte, sostituite dal linguaggio greco Koine. Il Koine Dialektos divenne il "Dialetto Comune", la "Lingua Internazionale" dell'epoca. La cultura greca risultante in Asia Minore fiorì durante il millennio seguente sotto l'Impero Romano e, successivamente, quello Bizantino (i cui cittadini erano conosciuti come greci bizantini). Saper leggere e scrivere in greco era considerato, al tempo dell'Impero unito, un privilegio di pochi e la Grecia, così come l'Asia Minore, erano diventate mete di pellegrinaggi e viaggi formativi dei giovani più facoltosi. Inoltre, gli abitanti dell'Asia Minore costituivano la maggior parte della popolazione greco-ortodossa e cristiana dell'Impero. Quando, dunque, i popoli turchi iniziarono la loro conquista dell'Asia Minore nel periodo tardo-medievale, i cittadini greci bizantini erano la popolazione più numerosa che viveva in quelle zone e, anche dopo le conquiste turche dell'interno, la costa montuosa del Mar Nero dell'Asia Minore rimase il cuore di uno stato tipicamente greco, l'Impero di Trebisonda, fino alla sua conquista da parte nel 1461 (quasi un decennio dopo la caduta di Costantinopoli ad opera di Maometto II). Durante la prima guerra mondiale, l'Asia Minore era etnicamente divisa e la sua popolazione comprendeva un crogiolo di popoli: Turchi, Azeri, Greci (Pontici, Cappadociani e Caucasici) in maggioranza, seguiti poi da Armeni, Curdi, Georgiani, Circassiani, Assiri, Ebrei e Laz. Tra le cause della campagna turca contro la popolazione greca e cristiana era soprattutto la paura che essi si sarebbero schierati e avrebbero aiutato i nemici dell'Impero Ottomano. Non va poi dimenticato la questione della fede: da sempre cristiani e musulmani si sono scontrati nella storia. A tutto ciò va aggiunto che i turchi del C.U.P al potere avevano intenzione di formare un vero e proprio stato moderno e, per fare ciò, era necessario spazzare via dai propri territori quei gruppi nazionali che avrebbero potuto minacciare l'integrità di un nuovo e moderno stato nazionale turco.

LE CIFRE: Secondo diverse fonti, circa un milione di greci-ottomani sono morti durante questo periodo. Secondo la Ligue Internationale pour les Droits et la Libération des Peuples, tra 1916 e 1923, quasi 350.000 greci del Ponto furono uccisi. GK Valavanis stima 5.238.000 vittime per gli omicidi, le impiccagioni, la fame e le malattie. Secondo Ismail Enver, un consulente per l'esercito tedesco, il ministro turco della Difesa ha riferito nel 1915 che voleva "risolvere il problema greco... allo stesso modo in cui pensava di aver risolto il problema armeno".


LA PRIMA FASE: La prima fase del genocidio greco ha avuto inizio nella primavera del 1914 nella Tracia Orientale e nella Anatolia occidentale quando è stato ordinato ai soldati turchi di boicottare le imprese greche. Centinaia di migliaia di Greci di queste regioni furono deportati. Con lo scoppio della Grande Guerra nel luglio del 1914, tutti gli uomini ottomani greci tra i 21 ed i 45 anni furono ricoverati in campi di lavoro forzato (o, più specificatamente, di concentramento). La maggior parte di questi uomini dovevano perire in condizioni spaventose, dopo essere stati costretti a lavorare senza cibo né acqua per giorni. Tali campi di lavoro servivano anche come mezzo per spezzare e disarmare le comunità greche, portando così alla loro eventuale disgregazione. Nel 1915, sotto la guida del personale militare tedesco, il C.U.P ordinò la deportazione delle comunità greche nelle regioni dei Dardanelli e Gallipoli, sotto il pretesto della necessità militare. Ai Greci non era concesso alcun diritto e, in alcuni casi, essi furono costretti a firmare dichiarazioni affermando che stavano lasciando loro la propria libera volontà. Tutte le merci nei loro negozi vennero vendute dalle autorità turche, tutte le comunità che vivevano lungo la costa occidentale dell'Asia Minore furono deportate nell'interno di Anatolia o nei villaggi turchi, dove furono costretti a convertirsi al credo islamico o ad affrontare la morte. Nella maggior parte dei casi, prima delle deportazioni, la gendarmeria turca (polizia) sequestrò denaro e oggetti di valore presso le comunità, oltre a commettere massacri generali. Nella regione del Ponto, in particolare, le comunità greche furono deportate solitamente durante il picco più freddo dell'inverno. Si ha notizia inoltre di iniezioni letali, corpi rimasti trainati verso il mare e scaricati, massacri di massa dei greci in strada e nelle chiese.


La mappa digitalizzata delle comunità greche soggette ad invasione e sterminio turco in Asia Minore


LA FASE FINALE: Con la sconfitta dell'Impero Ottomano nella Grande Guerra, i leader del Comitato dell'Unione e del Partito Progresso vennero poi condannati a morte per il loro ruolo nell'organizzazione del massacro di Greci, Armeni e Assiri durante la guerra. Ma la formazione del movimento nazionalista turco dopo la guerra sotto la guida di Mustafa Kemal Atatürk, avrebbe causato ulteriori atrocità. Questa fase finale, altrimenti conosciuta come la fase Kemalista, è stata una continuazione delle precedenti persecuzioni del C.U.P e ha provocato ulteriori massacri e deportazioni di comunità greche-ottomane. L'ultima fase, ma non per questo meno cruenta, del genocidio greco culminò con l'incendio della città cosmopolita di Smirne (oggi Izmir), rasa al suolo e con la conseguente espulsione della residua popolazione cristiana dalla Turchia.

Purtroppo, come già precedentemente accennato, nonostante questo avvenimento costituisca un genocidio dalle dimensioni enormi, molte nazioni al giorno d'oggi non riconoscono la gravità del fatto. Persino il reperimento di notizie e fonti risulta, nonostante il web infinito, assai complicato. Testimonianze scritte del genocidio greco si possono ritrovare nel libro di George Horton, console generale degli USA a Smirne nel 1922, e nel libro di Henry Morgenthau, ambasciatore statunitense a Costantinopoli. Nel dicembre 2007 l'associazione denominata International Association of Genocide Scholars (IAGS), ha approvato a larga maggioranza una risoluzione in cui afferma che la campagna del 1914-1923 contro i greci dell'Impero Ottomano costituì un genocidio. Da parte sua invece, la Turchia rigetta il termine di genocidio, ritenendo inoltre che indire la giornata commemorativa il 19 maggio sia una provocazione, poiché tale data coincide con la festa nazionale turca e accusa di "distorsione storica" la Grecia.


Di: Claudio Pira

Fonti:

Jones, Adam (2010). Genocide: A Comprehensive Introduction. Routledge. p. 163.

https://www.ncas.rutgers.edu/center-stu ... -1914-1923

http://greek-genocide.net/index.php/en/overview

https://en.wikipedia.org/wiki/Greek_genocide
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Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » sab mag 27, 2017 2:40 pm

'Copti uccisi perché rifiutarono Islam'
Parroco, 'se avessero accettato terroristi li avrebbero salvati'
26 maggio 201719:02
Antonio Gabriel

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews ... 3e309.html

(ANSA) - IL CAIRO, 26 MAG - "Sull'autobus c'erano anche tanti bambini. Gli hanno rubato soldi e oro. Hanno anche chiesto loro di rinunciare a Cristo e di diventare musulmani. Se avessero accettato li avrebbero salvati ma i pellegrini hanno rifiutato e così sono stati uccisi. Gli hanno messo la pistola sulla testa e sul collo per ucciderli in modo diretto". Lo ha detto il parroco della chiesa copta San Mina a Roma, Padre Antonio Gabriel, in un'intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, commentando l'attacco armato nel Sud dell'Egitto.
"Abbiamo saputo della notizia - ha aggiunto il parroco copto - solo un'ora dopo perché quella zona non è ben coperta dal segnale telefonico. Solo all'arrivo di un altro pullman hanno scoperto il disastro. Non ci sono spiegazioni, nessuno ha diritto di togliere la vita ad altri. Hanno scelto una giornata molto particolare per i musulmani perché domani comincia il Ramadan". "Sono ancora tante - ha concluso Padre Gabriel - le persone in pericolo di vita che si trovano in ospedale.


Alberto Pento
Così faceva anche il criminale Maometto.


L'ONU dovrebbe intervenire in difesa dei cristiani d'Egitto e la NATO dovrebbe prestarsi come braccio armato dell'ONU per impedire la strage dei cristiani. È una vergogna e un crimine che Bergoglio e l'Europa sostengano l'Islam.



I cristiani del medio oriente, i nuovi ebrei
22 Maggio 2017

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/05/2 ... rei-135688

Come gli ebrei prima di loro, i cristiani stanno fuggendo dal medio oriente, svuotando delle sue antiche religioni quella che una volta era una delle regioni più diversificate del mondo”. Così il Wall Street Journal racconta uno smottamento senza precedenti nella regione in una inchiesta ricca di storie e statistiche.

Secondo Todd Johnson, direttore del Centro per lo studio del cristianesimo globale presso il Seminario teologico di Gordon-Conwell a Hamilton, Massachusetts, entro il 2025 i cristiani dovrebbero rappresentare poco più del tre per cento della popolazione del medio oriente, dal 4,2 per cento che erano nel 2010. Un secolo prima, nel 1910, erano il 13,6 per cento.

“L’esodo lascia il medio oriente dominato in gran parte dall’islam, le cui divisioni rivali spesso si scontrano, aumentando la prospettiva che il radicalismo nella regione si acuisca. ‘La scomparsa di tali minoranze mette i gruppi più radicali in condizione di dominare la società’, ha dichiarato Johnson. ‘Le minoranze religiose hanno un effetto moderatore’. Lo scoppio della guerra civile in Siria nel 2011 ha spinto circa la metà della popolazione cristiana di 2,5 milioni di persone a fuggire dal paese, secondo le organizzazioni cristiane che seguono il flusso. Molti sono scappati nel vicino Libano, un’anomalia nella regione, dove i cristiani esercitano potere politico e praticano il culto liberamente. In Iraq, l’instabilità che ha avuto inizio nel 2003, quando un’invasione americana ha rovesciato il leader iracheno Saddam Hussein, si è approfondita più di un decennio più tardi quando lo Stato islamico ha preso possesso di circa un quarto del paese. Dei cristiani del paese ne rimane solo un quinto: erano all’incirca un milione e mezzo nel 2003. Per la prima volta in quasi due millenni, la seconda città irachena, Mosul, una volta sede di antiche religioni, manca di una popolazione cristiana”.

Oggi sino più numerosi i cristiani arabi che vivono al di fuori del medio oriente di quelli rimasti nella regione. “Circa venti milioni – spiega ancora il Wall Street Journal – vivono all’estero, contro i 15 milioni di cristiani arabi che rimangono nel medio oriente, secondo un rapporto dell’anno scorso di un trio di charities cristiane e dell’Università di East London. Nel 1971, i cristiani copti egiziani avevano due chiese negli Stati Uniti. Oggi ci sono 252 chiese copte, secondo Samuel Tadros del Centro per la libertà religiosa dell’Istituto Hudson. Tadros stima che circa un milione di copti siano fuggiti dall’Egitto fin dagli anni Cinquanta”.

Per altro verso, nota il giornale, “la diaspora araba cristiana negli Stati Uniti è già emersa come una potenza nella politica e negli affari. Dina Powell, l’influente membro del consiglio di sicurezza nazionale di Trump, è di origine copta egiziana”.
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Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » lun mag 29, 2017 7:09 am

Vittorio Feltri, la brutale verità sull'islam: "Guerra di religione, il Papa e la Chiesa negano e sono complici"
28 Maggio 2017
Vittorio Feltri
http://www.liberoquotidiano.it/news/sfo ... ragi-.html

Tra un po', un attentato con decine di vittime sarà accolto dalla gente con una scrollata di spalle. Ci si abitua a tutto, anche alle tragedie. Chi non è giovanissimo ricorderà che le Brigate rosse ne gambizzavano uno al giorno. Dopo qualche mese, i ferimenti del tipo descritto non facevano più notizia. I quotidiani liquidavano certi fatti di violenza come si trattasse di tamponamenti sull'autostrada. Succederà la stessa cosa con i massacri compiuti dai feroci Saladini. Venerdì per esempio, un commando paramilitare ha bloccato un autobus nel deserto egiziano, carico di cristiani copti e ne ha uccisi 35, così, per gradire, e ne ha azzoppati (sono gravi) altrettanti. Un eccidio spaventoso, che però in Italia non pare aver suscitato una grande reazione di sdegno. Routine. Tanto è vero che i mezzi di comunicazione, radio e tv e siti internet, l' hanno registrato con toni soft, senza enfasi quasi che fossero stati eliminati alcuni conigli a scopo alimentare.

A noi questa indifferenza impressiona quanto l'incredibile spargimento di sangue. Siamo basiti. Aggiungiamo una considerazione suggeritaci dalla osservazione della realtà. La maggior parte di coloro che si impegnano per far sì che qui giungano più migranti di quanti ne siano già arrivati, e mi viene in mente Majorino, assessore di sinistra del Comune di Milano (organizzatore della marcia pro stranieri), è convinta, come del resto Papa Francesco, che quella in atto non sia affatto una guerra di religione, bensì un conflitto marginale acceso da teste calde mosse non certo dalla fede, ma da altri fattori.

Quali? Non sono mai stati scoperti dagli intelligentoni amanti delle invasioni barbariche. Bene, ognuno ha le proprie idee e noi cattivoni contrari alle immigrazioni incontrollate siamo considerati alla stregua di nazisti. Però, se ci è consentito intervenire pacatamente, vorremmo domandare ai nostri critici perché ieri, e altre volte, gli islamici egiziani non hanno sterminato adoranti di Allah, e si sono invece accaniti contro cristiani, eliminandone un bel gruppo? Per sport? Per allenamento? Per antipatia personale? O non piuttosto per motivi religiosi? Guarda caso i musulmani estremisti affermano di avercela a morte con gli infedeli, maggiormente coi succitati cristiani. Rammentiamo che qualche tempo fa i terroristi entrarono in una università del Kenya e stecchirono una moltitudine di studenti, sparando in testa soltanto a quelli che non conoscevano il Corano per filo e per segno. I fatti dimostrano pertanto che questa è una guerra di religione della peggior specie. Lo stesso Papa farebbe bene a prenderne atto. Non lo diciamo polemicamente, ma per aiutarlo a scendere dal pero.
Sempre ieri, l'Avvenire, quotidiano dei vescovi, ha riportato una dichiarazione del cardinale Gualtiero Bassetti, nuovo presidente della Cei, abbastanza stupefacente. Questa: «Non sono le religioni a provocare violenze e terrorismo». Indubbiamente. Le religioni non c'entrano un fico secco con le montagne di cadaveri da cui siamo circondati. Sono tutte innocenti tranne una, quella che ammazza in nome di Allah. Chi lo nega è un complice ebete degli assassini.
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Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » ven giu 02, 2017 1:01 pm

"Più pregavamo Dio, più ci sparavano". Il racconto dei copti sopravvissuti alla strage in Egitto
di Matteo Matzuzzi
2017/06/01

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/06/0 ... tto-137785

Roma. “Mio figlio Sameh è stato il primo a essere martirizzato. Quindi hanno colpito Boshra, l’autista – che nonostante le numerose ferite è sopravvissuto –, e poi hanno ucciso mio marito”. Samia Adly è una dei superstiti della strage che venerdì scorso ha colpito nuovamente la comunità copta egiziana. Un pullman di pellegrini diretti al monastero di San Samuele, nei pressi di Minya. Una trentina le vittime, ventisei i feriti.

Heba Farouk Mahfouz ha raccolto per il Washington Post le testimonianze di chi è scampato quasi per miracolo all’attentato, magari fingendosi morto. Samia Adly ha perso anche la figlia maggiore, di quattro anni. Non un’eccezione, visto che “anche i bambini piccoli sono finiti nel mirino” della furia jihadista. “Quando i miliziani sono saliti sul pullman hanno chiesto ai sopravvissuti alla prima sparatoria di recitare il credo islamico, di vivere come musulmani praticanti. Oppure, sarebbero stati uccisi”, racconta Nadia Shokry, colpita tre volte.

La risposta è stata la preghiera: “Più noi pregavamo Cristo, più la rabbia si impossessava di loro e iniziarono a sparare ancora, in modo più violento”. “Noi abbiamo detto loro che eravamo cristiani e che saremmo morti da cristiani”. Quindi, come ricordava anche padre Antonio Gabriel, sacerdote copto-ortodosso di San Mina a Roma, i terroristi hanno iniziato a “prendere gioielli d’oro, soldi e cellulari dalle donne presenti, prima di colpirle”. I primi a essere presi di mira, dicono i sopravvissuti, sono stati gli uomini.

Eppure, davanti all’ennesima strage a cavallo di una festività religiosa, non c’è odio tra coloro che sono ricoverati al Centro ospedaliero “Nasser” del Cairo. “Prego che Dio tocchi i loro cuori, che li cambi in modo che possano vedere la giusta via”.
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Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » mer giu 28, 2017 7:21 am

Terrore in Egitto. Alcuni villaggi cristiani invasi dai mussulmani
https://www.facebook.com/obrazildeforad ... 9676224826
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Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » sab lug 01, 2017 7:43 am

La Turchia espropria le chiese alla comunità siriaca
Lorenzo Vita
Giu 27, 2017

http://www.occhidellaguerra.it/la-turch ... ta-siriaca

Sono ormai sempre più numerosi i casi di repressione delle comunità cristiane nel Vicino Oriente. Una repressione che non è soltanto persecuzione fisica, come nei casi di martirio avvenuti sotto le bandiere del Califfato, ma anche esclusione e pressione sui diritti della comunità. Questa volta, a pagare le conseguenze dell’escalation di tensione nei confronti del cristianesimo mediorientale, è stata la comunità ortodossa siriaca, presente in Turchia dagli albori del cristianesimo. Non violenza fisica, per fortuna, ma una sistematica repressione dei diritti acquisiti in secoli di permanenza sul territorio turco.

Secondo quanto denunciato da Kuryakos Ergün, il presidente della Fondazione del Monastero Mor Gabriel, sarebbero circa cinquanta le chiese, i monasteri, e in generale i luoghi di culto, appartenenti alla Chiesa Ortodossa Siriaca, finiti nelle mani del Ministero per gli Affari Religiosi del governo di Ankara. Questo soltanto nella provincia di Mardi, nella Turchia sudorientale. In un’intervista rilasciata al settimanale Agos, Ergün ha spiegato cosa sta avvenendo in Turchia in questi anni, in particolare riguardo ai luoghi di culto delle minoranze cristiane. Tutto è iniziato quando la provincia di Mardin, culla del cristianesimo siriaco in Turchia, è stata trasformata in Municipalità Metropolitana. Da quel momento, attraverso un Comitato di Liquidazione, costituito per ridistribuire le proprietà immobiliari che non erano considerate private, il governo turco ha potuto intraprendere la via dell’acquisizione degli immobili. Tutto questo, ha spiegato Ergün, senza che si facesse riferimento alla riforma legislativa del 2002 con la quale era stato concesso il diritto alle minoranze di costituire delle fondazioni per assumere la proprietà dei luoghi di culto: come appunto avvenuto con la Chiesa Ortodossa Siriaca.

Sono almeno dieci anni che il governo turco ha avviato una guerra legale nei confronti del monastero di Mor Gabriel e della comunità siriaca. Nel tempo, con continue riforme catastali, il governo ha fatto enormi pressioni sulla comunità, spesso minacciando l’esproprio delle terre. Oggi, dopo anni di totale silenzio da parte delle istituzioni pubbliche, la Chiesa siriaca ha scoperto che quei luoghi di culto che si ritenevano soltanto sotto attacco, sono passati direttamente nelle mani del governo. Prima al Ministero del Tesoro, poi, dopo alcuni passaggi burocratici, al Ministero degli Affari Religiosi. Un ministero molto potente, soprattutto in una fase in cui Erdogan ha deciso di re-islamizzare la Turchia dopo decenni di laicismo.

A destare preoccupazione nella comunità siriaca è proprio il fatto che la proprietà non sia soltanto passata al governo turco, ma soprattutto che sia diventata oggetto delle proprietà di questo ministero. La Chiesa Ortodossa Siriaca, come tutte le chiese cristiane turche, vive da decenni una costante minaccia di scomparsa, e il fatto che i loro immobili siano nelle mani di un ministero tendenzialmente filo-sunnita, preoccupa sul futuro di quei luoghi. L’espropriazione dei luoghi sacri non è soltanto una privazione giuridica, ma soprattutto la privazione di luoghi che fanno parte della cultura di una comunità millenaria. E che mette a rischio la sopravvivenza stessa di una comunità che negli anni ha perso decine di migliaia di fedeli. Se le statistiche degli anni Settanta del Novecento davano una popolazione appartenente a questa comunità intorno alle settantamila anime, oggi, in Turchia, le fonti parlano di circa duemila fedeli. Un crollo verticale degli adepti a questa confessione che dimostra quanto sia grave la scomparsa dal territorio turco di una fede che è presente dai tempi del Concilio di Calcedonia.

Ma non è solo la Chiesa Siriaca a vivere un profondo senso di disagio in Turchia negli ultimi anni. La stessa Chiesa Cattolica, nonostante l’incontro di Papa Francesco con Erdogan, vive tempi difficili, in cui l’esclusione dalla vita politica e sociale è sempre più evidente. I suoi numeri sono al ribasso e in molti preferiscono emigrare. Nonostante la comunità cattolica non sia stata colpita da violenze come in Egitto, in Siria o in Iraq, non sono mancato ultimamente omicidi legati alla fede anche sul territorio turco. L’uccisione del sacerdote Andrea Santoro nel 2006, quella del giornalista armeno Hrant Dink nel 2007 e quella ben più nota del Vicario apostolico in Anatolia, Luigi Padovese, nel 2010, sono testimonianze di quanto ancora sia alto il rischio di violenze nei confronti delle chiese cristiane in Turchia.
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Re: Ixlam (persecousion e stermegno dei creistiani)

Messaggioda Berto » ven ago 11, 2017 3:56 am

Il vescovo di Bangassou: “Stanno sgozzando uomini e bambini”
2017/08/09

http://www.lastampa.it/2017/08/09/vatic ... agina.html

I drammatici messaggi di Juan José Aguirre, il comboniano spagnolo che guida la diocesi centrafricana: “Hanno attaccato e saccheggiato la missione di Gambo, ci sono stati cinquanta morti”

Juan José Aguirre Muñoz, 63 anni, è un vescovo comboniano di origini spagnole che vive nella Repubblica Centrafricana. Nella serata di martedì 8 agosto ha inviato al fratello Miguel drammatici messaggi email e whatsapp. Miguel li ha a sua volta girati ad alcuni vaticanisti di lingua spagnola.

«Hanno attaccato una missione a 75 chilometri da Bangassou chiamata Gambo. Hanno sgozzato diversi uomini e bambini. I giovani musulmani non ascoltano nessuno e cercano lo scontro: si siedono proprio davanti alla cattedrale, perché nessuno possa passare. Sono tre domeniche che non possiamo aprire la cattedrale».

Monsignor Aguirre ha spiegato al fratello che la domenica si trasferisce in Congo per celebrare la messa dove ci sono 10.000 sfollati e ha detto di non aver fiducia nei soldati della Minusca, la forza coordinata dall’Onu con truppe africane.

A Gambo sono arrivate le milizie cristiane anti-balaka, «che l’altroieri hanno allontanato» i miliziani musulmani seleka, «però lunedì sono entrati i soldati egiziani della Minusca che hanno mandato via gli anti-balaka e così i seleka sono tornati e hanno tagliato una decina di gole». Il vescovo ha detto di essere rimasto asserragliato insieme a tre suoi preti, tutti dotati di telefono. «Abbiamo bisogno delle vostre preghiere» ha scritto al fratello.

Poi un nuovo messaggio: «La missione di Gambo è stata saccheggiata, ci sono stati cinquanta morti». E in una successiva comunicazione Aguirre ha informato il fratello che anche la missione di Bema rischia di essere attaccata.
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