Esperienza mistica dell'autoctonia - Heimat

Esperienza mistica dell'autoctonia - Heimat

Messaggioda Berto » mer apr 16, 2014 10:30 pm

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IDENTITÀ
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Identità, oggigiorno, è un termine sospetto. Che fa paura. Un termine tabù. Nello spazio sociale comune, sui mass media, rievoca all'istante le forze recondite che animano l'umano. Identità psicologica, identità culturale, identità etnica. Identità è l'uguale, secondo Aristotele.
Ma cosa è uguale, in un momento storico dove la differenza, l'alter, il molteplice, la trasformazione, la fluidità e il divenire sono eretti a paradigma? Identità richiama a legami "troppo" stretti, a categorie "troppo" forti e pregne di emotività, a vincoli arcaici, a resistenza al cambiamento, a costruzioni "posticce", a chiusura, a scarsa misura, a lentezza, tutte caratteristiche che la globalizzazione e la postmodernità, qualsiasi cosa siano, non contemplano. Richiama il pre-moderno, ormai morto e sepolto. Ma, soprattutto, richiama due fattori: il politico, le forze che strutturano e ordinano il reale, e l'esclusione, la delimitazione tra A e non-A.

L'antropologia, disciplina ipoidentitaria, la tratta spesso come una patata bollente, perché potenzialmente foriera, più di altri temi, di deragliamenti imbarazzanti dalle rotaie del politically correct, primo ingrediente, spesso sovradosato, di una certa scienza dell'Uomo accademica.

Nonostante ciò, essa è e rimane uno dei temi centrali della disciplina. Perché l'obiettivo dell'antropologia non è tanto lo studio dell'alter, quanto lo studio consapevole dell'alter attraverso l'Id (il noi) o, meglio, lo studio della relazione tra Alter e Id. Se si sopprime ideologicamente l'Id, l'Alter fluttua nel vuoto cosmico. L'antropologia occidentale traduce gli alter attraverso il noi, rispetto ai nostri Id. Ma l'antropologia insegna, tra le altre cose, che prima di andare per il mondo a "conoscere gli altri" sia opportuno, e sensato, capire da dove si venga, la propria storia biografica e sociale, in modo da essere meno proiettivi, superficiali e parziali nei confronti di chi è nella posizione di "rappresentato".

Antropologicamente curiosi, politicamente non schierati, riteniamo opportuno presentare qui delle ricerche e delle riflessioni attorno alle "identità" che popolano i nostri spazi sociali, qualsiasi esse siano, in qualsiasi modo sia costruiti, qualsiasi cosa rivendichino in quello che ormai è un "mercato delle identità", all'insegna della neutralità e dello sforzo costante, per dirla con Pierre Bourdieu, di "pensare il politico senza pensare politicamente".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia

Messaggioda Berto » ven giu 13, 2014 1:10 pm

Heimat

http://it.wikipedia.org/wiki/Heimat
Heimat è un vocabolo tedesco che non ha un corrispettivo nella lingua italiana (ma ente coela veneta si?). Viene spesso tradotto con "Casa", "Piccola patria", o "Luogo natio" e indica il territorio in cui ci si sente a casa propria perché vi si è nati, vi si è trascorsa l'infanzia, o vi si parla la lingua degli affetti.

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https://upload.wikimedia.org/wikipedia/ ... erStop.jpg

Il vocabolo "Heimat" non ha un corrispettivo in lingue come l'inglese o le lingue neolatine. Esiste invece un corrispettivo in alcune lingue slave: "dòmovina" in sloveno, croato e serbo e "domov" nella lingua ceca[1] e in lingua greca: "πατρίς, πατρίδος" (grc. moderno "πατρίδα")

http://de.wikipedia.org/wiki/Heimat
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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia

Messaggioda Berto » ven giu 13, 2014 1:11 pm

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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia - Heimat

Messaggioda Berto » ven giu 13, 2014 1:30 pm

Heimat, aimoi, kaimo, kaimas, ... umma, amma, ...
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =172&t=896
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Kaimas, dorf, village, vila, borgo, contrà, selo, sat, landsby, küla, vesnice, dedina, ...
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... VDZVU/edit
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Teuters, teuta, touta, totam, touto, toutatis, tuath, teutoni, tote, tutore, ...
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... f=86&t=141
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... FXREE/edit
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Teuta/touta, trabs/treb/tribus, opida, vico/vigo, pago/pagus, viła, çità, muniçipo, mansio, paexe, viła, viłàjo, dorf, borgo, maxo/maniero, corte, comun
viewtopic.php?f=172&t=990


Egetora, aimo, eik, goltanos, louderobos
Mego dona.s.to a.i./nate.i. re.i.tiia.i. pora.i. / e.getora. r.i.mo.i. ke lo/.u.derobos
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... RwUkU/edit
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Egetora, aimo, eik, goltanos, louderobos
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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia - Heimat

Messaggioda Berto » ven giu 13, 2014 1:32 pm

Yurta (ger in mongolo e yam in samoiedo e yaranga en ciukci)
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... lfaU0/edit

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Femena e fameja
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... U4ZGc/edit

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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia - Heimat

Messaggioda Sixara » gio ago 07, 2014 8:19 am

Alberto, almanco ti : metaghe la maiuscola a H-eimat, ke l xe sost. e i nomi i va tuti co la maiusc. n tedesco, te lo sè, anca drento la fraxe e nò solo ke dopo el punto o cofà nome-propio. :)
Ke i lo scrive dapartuto co la minuscola ma elora sarìa aj. par ex. : heimat-lich pàtrio.
Heimat - heimatlich - heimatlos .... sèto còsa, a pensarghe bèn te la parola Heimat e tuti i ajetivi ke la se tira drìo, no ghe xe tanto el concèto de pàre ma de posto - luogo- caxa.
El Posto - la Caxa .. bixognarìa sì pensare a na parola n LV ke, cofà n tedesco, no gà ke fare co l pàre ma col posto, la caxa indoe te sì nato.
Ke la Heimat no la xe la Vaterland. La Heim-at gà ke fare co le femene. Se dixe die Heimat, la parola la xe femena. La deventa neutra co la ciapa de Land : das Heimatland ( la tèra indoe te sì nato).
Ghe xela na difarensa fra Heim e Land? Fra caxa e tèra? Secondo mi sì.
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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia - Heimat

Messaggioda Berto » dom set 21, 2014 7:06 pm

DALLA TERRA ALLA CREAZIONE: L’origine dell’UOMO

http://scimmiaurlatrice.wordpress.com/2 ... e-delluomo

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https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... easion.jpg

DALLA TERRA ALLA CREAZIONE: L’origine dell’UOMO

L’idea, antichissima, che l’uomo sia stato creato dalla terra, è probabilmente il risultato della semplice osservazione che, dopo la morte, il corpo umano si disfà e torna a essere tutt’uno con la terra. Mentre la nascita sembra legata all’acqua, la morte è connaturata alla terra. I nostri antenati dovettero dedurre, e giustamente, che il corpo umano aveva la stessa natura e origine della terra impastata con l’acqua, morbida e malleabile. Ma al contrario di quella, che era solo materia inanimata, l’immagine umana era viva e calda, cosciente e dotata di ragione. C’era dunque, nella terra in cui era stato impresso lo stampo dell’uomo, un misterioso ingrediente che sosteneva la magia della vita e l’enigma della coscienza. Qualunque cosa fosse questo respiro vivente che permeava la materia umana, abbandonava il corpo al momento della morte, e l’uomo tornava a mescolarsi con la terra.

In ebraico la parola āḏām «uomo» è etimologicamente legata ad ăḏāmāh «terra», e anche in latino le parole homo e humus mostrano una certa correlazione (??? forse no). I miti antropogonici si premurano a spiegare il mistero di questa presenza soprannaturale che tiene insieme la materia altrimenti inanimata dei nostri corpi. I miti cercano di spiegare la natura e il perché di questa scintilla divina e lo fanno mettendo in atto una consustanzialità tra l’uomo e il dio che lo aveva plasmato.

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https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... mo-427.jpg

Nella Bibbia la creazione dei primi uomini viene narrata nel libro della Genesi in due brani: il primo in 1,26-28 ed il secondo in 2,7-22.
Secondo i teologi liberali e modernisti, si tratta di due racconti contraddittori, mentre secondo i teologi conservatori, tradizionalisti e fondamentalisti, si tratta dello stesso evento narrato in due modi diversi.

Nella prima versione la creazione dei primi uomini si inserisce nello schema dei sette giorni ed è visto come l’apice del lavoro di Dio:

« E Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra. » (Genesi 1,26-28)

Nella seconda versione Adamo viene plasmato con la polvere della terra:

« Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. » (Genesi 2,7)

E dalla sua costola venne generata la prima donna, Eva:

« Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. » (Genesi 2,21-22)

La tradizione islamica si distingue da quella ebraica e cristiana per la definizione che dà dell’uomo, in quanto lo colloca in una dimensione diversa. In un versetto della Sura VII del Corano (Al Araf, Il limbo), la rivelazione mette in evidenza un concetto primario ed essenziale che raccoglie il consenso di tutte le scuole di pensiero islamiche Ogni essere umano, nell’interiorità del suo essere e del suo cuore, possiede un soffio originario, che lo lega alla Trascendenza ed alla ricerca di spiritualità. Secondo Muhammad ibn Jarir al-Tabari, Adamo, il primo uomo, fu plasmato con la terra fatta raccogliere da Dio dagli angeli nel luogo della attuale Mecca, precisamente dove c’è la Ka’ba. Allah mandò per primo l’arcangelo Gabriele (Jibrìl) ma la terra parlò e giurò in nome di Allah che non le si sarebbe presa della materia, poi andò l’angelo Michele (Mikail), ma non ne prese perché nuovamente la terra giurò nel nome di Allah. Infine l’angelo della Morte (‘Azrà’ìl) andò e, fedele al comando di Allah, non rispettò il giuramento della terra, prese 40 cubiti e li consegnò ad Allah per plasmare Adamo. Una volta plasmato, Adamo restò a lungo inanimato sulla terra, come una statua di terracotta, finché Dio gli mandò il suo soffio vitale.

Nel Corano, il processo di creazione dell’uomo e la sua natura duale, cioè materiale e spirituale, è così descritta:

“È colui che ha perfezionato ogni cosa creata e dall’argilla ha dato inizio alla creazione dell’uomo, quindi ha tratto la sua discendenza da una goccia d’acqua insignificante, quindi gli ha dato forma e ha insufflato in lui del Suo spirito.” (Sura as-Sajdah, 32:7-9).

In terra d’Egitto secondo la cosmogonia tebana, basata su un’antica leggenda della città di Ashmunein (Ermopoli), si narra di una collina di fango che sarebbe emersa dalle acque, originando otto dei primordiali, quattro maschili con testa di rana e quattro femminili con testa di serpente. Queste otto divinità formarono l’Ogdoade ermopolitana.

Lo stretto rapporto tra acqua, terra e nascita dell’ uomo lo possiamo trovare anche in culture molto lontane dal bacino del mediterraneo, come ad esempio nel racconto inca della creazione, a noi pervenuto grazie ai racconti tramandati da sacerdoti e conquistadores, o alla iconografia delle ceramiche non chè grazie ai miti e alle leggende sopravvissute tra i nativi americani. Secondo questi racconti, nei tempi antichi da un lago chiamato Collasuyu (Titicaca), emerse il dio Con Tiqui Viracocha che al di fuori delle grandi caverne nei pressi del lago sacro, modellò la terra con l’acqua creando numerosi esseri umani, incluse alcune donne che erano già incinte.

Per i Sumeri, Ninmah, dea del parto e madre di Enki dio dell’acqua ma anche dio della saggezza, suggerì al figlio di creare dei servi che possano aiutare le divinità sulla terra, dunque Enki consigliò alla madre di creare delle forme con l’argilla dell’Abisso (l’Abzu), e di imprimere su di esse l’immagine degli Igigi (divinità minori celesti): queste forme saranno chiamate “uomini”.

In Asia sull’ isola di Papua Nuova Guinea, sulle rive del fiume Asaro vive una curiosa comunità che vanta l’appellativo di Mudmen, questi vengono paragonati dalle tribù vicine come uomini fantasma, uomini sfuggiti alla morte e nati una seconda volta. Questi guerrieri usano cospargere il proprio corpo con il limo del fiume sacro locale per cercare sicurezza e forza dall’ energia dei suoi fanghi.

Tuttavia non è concetto di tutte le religioni che l’uomo sia stato creato ex novo. Secondo la mitologia greca, per esempio, il mondo è da sempre esistito in forma di caos, ovvero un disordine primordiale, mutato poi in cosmo dando origine al ordinato ciclo della natura. Dunque per i greci la questione della nascita dell’uomo si formula paradossalmente nei termini della questione della nascita della morte Questa saldatura fa sì che il significato della morte prenda risalto, reciprocamente, dal significato della nascita. Per questa ragione non esiste e non può esistere né un’antropologia né un’antropogonia a sé e il racconto dell’origine dell’uomo fa parte di un racconto generale sulla nascita del mondo nel suo insieme. In effetti, presso i Greci non si pone una dottrina univoca della morte perché correlativamente non si immagina un “primo uomo”.

Abbiamo visto come in diverse culture lontane sulla faccia della terra la nascita dell’uomo viene associata al purissimo atto dell’unione tra terra ed acqua, questo gesto simbolico rappresenta comunemente l’elevazione spirituale e l’innata ricerca della conoscenza intrinseca nell’ animo umano. L’uomo che nasce dal fango è un seme che attecchisce in terreni deboli come l’ignoranza, come una fiore cresce verso l’alto attratto dal calore e dalla luce del sole, allo stesso modo gli esseri umani crescono ricercando per natura l’amore e il vero.

[FC]

Bibliografia:

Beveresco, A. – Fenoglio, A. I misteri dell’antico Egitto. Scienza, religione e magia, Torino 1980;; Bloch Raymond, Prodigi e divinazione nel mondo antico, Roma, Newton Compton editori, 1977; de Molina Cristóbal, Leggende e riti degli Incas (Cuzco 1574), a c. di Mario Polia, Il Cerchio, Rimini 1993; Pettinato Giovanni, Mitologia assiro-babilonese, Torino, UuoTET, 2005; Shorter, A.W. Gli dei dell’Egitto, Roma 1980; Tosi M., Dizionario enciclopedico delle Divinità dell’Antico Egitto, Torino 2004.
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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia - Heimat

Messaggioda Berto » lun set 22, 2014 10:06 pm

(Da l’opera : Le origini della cultura europea; di Giovanni Semerano; pagina 166).

ADONE
Adone e Afrodite, versione greca della coppia babilonese di Tammūz e Ištar.
Adone: (Da l’opera : Le origini della cultura europea; di Giovanni Semerano; pagina 166). Adone e Afrodite, versione greca della coppia babilonese di Tammūz e Ištar.
«Il mito di Adone Ἄδων fu ritenuto del tutto greco. Esiodo, sulla testimonianza dello Pseudo-Apollodoro, lo disse figlio di Fenice e di Alfesibea; per Paniasi, invece, citato dallo stesso Pseudo-Apollodoro e da Antonio Liberale, Adone è figlio del re siriaco Teante e della figliola Mirra o Smirna: Antimaco lo disse figlio del re fenicio Agenore.
Noto è il culto babilonese di Tammūz e di Ištar, la dea dell’amore che giace con il suo amato .
Nel nome di Adone è la trasparenza di rito primaverili, di feste e celebrazioni del ritorno del sole, in un’epoca dell’anno: adānu, adannu (‘a moment in time at dhe end of a specified period, a period of time of predetermined length or characterized by a sequence of specific events, referring to astronomical periods’, CAD., 1, 97 sgg).»
Sono possibili (ipotizzabili e indagabili) preistoriche connessioni culturali e di basi linguistiche corrispondenti, anche con le divinità: il germano Odino e l'egiziano Aton.--Paolo Sarpi II (msg) 09:32, 23 mar 2008 (CET)



ĀDĀM
In ebraico Adamo (’ĀDĀM) oltre che nome proprio, ha anche una connotazione semantica generica, di “genere umano, umanità”. Quando è preceduto dall’articolo determinativo, va inteso come nome proprio. In ugaritico adam ha lo stesso significato di “umanità”. I tentativi per penetrare la etimologia di tale nome sono stati infruttuosi: il senso che gli si attrinuisce è “mio padre” o “produrre” o “servo”. Si è finito col pensare che non era ebraico il linguaggio dell’Eden. Ma in effetti il nome ’ĀDĀM denotò originariamente ciò che costituisce l’unità di sangue di una comunità umana che dalla gens si dilata all’umanità tutta: tale nome ha origine dall’elemento iniziale ’Ă- che ritroviamo in ’Ădhōnāy e che ha il senso di «ille» latino, corrispondente ad aramaico, neobabilonese ’a, a-a (originariamente pronome dimostrativo “quello” ‘that’) e accadico damu (inglese: ‘blood, kin’= affinità, razza; 'kind'= genere) ebraico dām ([ז]zan = specie). In Ebla fra i personaggi storici è attestato il nome Adamu (Giorgio Pettinato, Ebla, pag. 148, 151, 154).
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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia - Heimat

Messaggioda Berto » dom ago 09, 2015 1:09 pm

Frenez precipita e muore durante il giro storico
https://www.facebook.com/TgrRaiTrentino ... nref=story
Era un sogno che coltivava da 25 anni. Quello di percorrere a piedi il confine del Tirolo Storico. Lunedì sera il suo sogno si è infranto. Stefano Frenez, ex presidente del Circolo Caismayr, insegnante, saggista, anello di congiunzione con le realtà autonomiste del sudtirolo e Nord Tirolo, è morto sui monti Lessini.
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Re: Espariensa mestega de l’aotoctonia - Heimat

Messaggioda Berto » sab dic 19, 2015 8:30 pm

Nessuno scandalo, cartelli come quello di Pontoglio andrebbero piantati ai confini nazionali
L’Italia è liquida come la società contemporanea descritta dal sociologo anglo-polacco Bauman, o come la diarrea, come fai a piantare un cartello nella diarrea
di Camillo Langone | 18 Dicembre 2015

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https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... toglio.jpg


http://www.ilfoglio.it/cronache/2015/12 ... e_c150.htm


Scandalo? Quale scandalo? Lo scandalo è che un sussulto di occidentalismo e cristianesimo debba provenire dal profondo del pagus, da un paesello fuorimano, Pontoglio, dove non sono mai stato nemmeno io che pure amo e frequento Brescia città, Brescia provincia e la brescianità tutta, e che nella limitrofa Palazzolo sull’Oglio, all’Osteria della Villetta, ho gustato una molto identitaria trippa in brodo e un cotechino proprio da cristiani. Il sindaco Alessandro Seghezzi ha suscitato un discreto pollaio per avere apposto ai confini comunali, sotto la bilingue scritta “Pontoglio – Pontoi”, la seguente dicitura: “Paese a cultura Occidentale e di profonda tradizione Cristiana. Chi non intende rispettare la cultura e le tradizioni locali è invitato ad andarsene”.

Avrei qualcosa da obiettare sull’abuso di maiuscole e sulla sovrapposizione Occidente / Cristianità ma sarebbe ingeneroso, questo è il momento di complimentarsi coi pontogliesi o quantomeno con gli elettori centro-destri di Seghezzi, capaci di dare una lezione alla nazione invasa e silente. Cartelli del genere, magari un po’ più asciutti, bisognerebbe metterli ai confini nazionali, se soltanto ci fossero, i confini nazionali. A Maastricht (teneva il sacco il presidente del consiglio Giulio Andreotti), a Schengen (idem) e ad Amsterdam (dove al posto di Andreotti c’era Romano Prodi) ce li hanno rubati e mentre l’Ungheria (primo ministro Viktor Orbán) se li è ripresi la situazione da noi è ancora molto fluida, baumaniana. L’Italia è liquida come la società contemporanea descritta dal sociologo anglo-polacco o come la diarrea, come fai a piantare un cartello nella diarrea, bisogna dunque accontentarsi di Pontoglio, paese dove si producono belle pipe fiammate (Luigi Viprati, dal 1984) e da oggi anche bei ragionamenti. Sul sito del comune gli esponenti della giunta sono elencati col cognome prima del nome eppure la logica del loro cartello profuma di Aristotele. All’istituto tecnico (evoco il mio Itas “Zanelli” solo perché anche Seghezzi va fiero di aver fatto l’istituto tecnico) non insegnavano filosofia ma basta Wikipedia per tentare un sillogismo: se questo è un paese occidentale e cristiano tu che sei anti-occidentale e anti-cristiano vedi di tornartene in Oriente ovvero in Allahland. Tornartene o anche, in certi casi, andartene: perché si è soliti pensare ai maomettani arrivati da fuori mentre di rado si pensa alle serpi allevate in seno, ai maomettani venuti da dentro, ai cosiddetti convertiti e in verità innanzitutto apostati che andrebbero invitati (con cartelli?) a salire sul primo aereo per l’Arabia Saudita (se sunniti) o per l’Iran (qualora sciiti).

E come si fa con gli irrispettosi non maomettani che, bramosi di automutilarsi, boicottano i presepi in piazza e le salsicce nelle mense scolastiche? E con gli araldi della deculturazione che vogliono aperti i negozi alla domenica e plaudono ai sodomiti che strappano i bambini dai ventri delle madri? Ma questi sono discorsi difficili, attengono alla definizione di Occidente che della Cristianità è figlio scapestrato, non possono essere affrontati a livello comunale. Intanto mi godo il cartello di Pontoglio, vituperato anche da amministratori limitrofi perché, come insegna il Siracide, “chi scruta la legge viene appagato, ma l’ipocrita vi trova motivo di scandalo”.



Pontoglio, cartello all’ingresso del paese: “Qui cultura occidentale e tradizione cristiana, chi non le rispetta se ne vada”
Il primo cittadino eletto con una lista civica di centrodestra ha ottenuto il via libera della giunta al progetto: "L'iniziativa rispetta le linee programmatiche di inizio mandato"
di Federico Gervasoni | 17 dicembre 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... da/2312551

“Paese a cultura occidentale e di profonda tradizione cristiana. Chi non intende rispettare la cultura e le tradizioni locali è invitato ad andarsene”. Sono queste le prime parole che chiunque arriva a Pontoglio, cittadina di 7mila abitanti in provincia di Brescia, si trova davanti quando entra in paese. Il cartello per “chiedere il rispetto dei valori occidentali”, è stato voluto dal sindaco di centrodestra Alessandro Seghezzi e approvato con una delibera dalla giunta comunale.
Pontoglio
Il sindaco è stato eletto nella lista civica di centrodestra ‘Pontoglio per le libertà‘. “L’iniziativa, in linea con le precedenti, rispetta – ha dichiarato il sindaco Seghezzi in una nota – le linee programmatiche di inizio mandato. E’ un invito a rispettare la cultura e le tradizioni locali. Una cultura che si fonda sul rispetto reciproco: dalla donna alla musica, dall’arte ai costumi, dalle usanze ai riti tradizionali. Il rispetto altrui, è per noi, la prima vera forma di civiltà e libertà”.

Digo mi:
Certamente Pontoglio è in Lombardia, nella penisola italica e in Europa. Pontoglio non è in Marocco, non è in Perù, non è in Cina, non è in Australia, non è in Etiopia o in Mongolia, tantomeno in Finlandia o in Messico. Ogni paese del mondo ha la sua storia e le sue tradizioni, la sua cultura e le sue lingue. Mi pare che questo sia un dato universale che valga per tutti i paesi della terra, ognuno diverso dall'altro e tutti da rispettare nelle loro bio diversità e specificità etno culturali laddove queste specificità non siano dannose come per esempio l'esportazione di virus, di terrore, di mafia, di inciviltà razista come quella di chi non riconosce le altrui diversità endigene e l'altrui diritto alle sue tradizioni e al rispetto da parte degli altri. Per esempio la discriminazione religiosa esistente nei paesi islamici è un disvalore che non va rispettato e non va importato, come pure le dottrine politico religiose del terrore sono disvalori che non vanno rispettati e importati; questi sono tutti disvalori che violano i Diritti Umani Universali. Rispettare le specificità e le diversità dei popoli di ogni paese fa parte dei Diritti Umani Universali e del loro Ordine Naturale e chi non li rispetta è un criminale.
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